Ichigo ichie: Giappone, il sogno diventa realtà
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Il tutto inizia con infanzia e adolescenza condite ad anime e manga, ma forse così la tirerei troppo per le lunghe… Diciamo che la storia inizia con una guida Lonley Planet ricevuta come regalo di Natale. Dopo aver confrontato un po’ le varie offerte di voli, decidiamo di optare per la compagnia di bandiera (volo Venezia-Roma-Tokyo, unico scalo, circa 13 h) e, a metà gennaio, con un click del mouse ci accaparriamo i biglietti (500€, a/r). Bene, è fatta, ora bisogna partire… ora si parte! Si parte per il Giappone! I mesi seguenti sono stati dedicati alla programmazione del viaggio, piuttosto minuziosa, considerando il tempo a disposizione e le tante cose da vedere.
Alcuni siti utili (per non dire “indispensabili: segnateveli a fuoco sulla pelle”): japanguide (sito interamente dedicato al Giappone e sempre aggiornatissimo, tant’è che la LP non l’abbiamo praticamente mai aperta) e hyperdia (collegamenti e orari treni… Qui andate sul sicuro, mica come Trenitalia!).
Il viaggio in breve: Nikko – Nagano, Jigokudani Monkey Park & Shibu Onsen – Kanazawa & Shirakawago-Kyoto – Nara – Hiroshima – Miyajima – Tokyo (Kurayama Matzuri & Shibazakura Matzuri) – Hakone.
Consiglio: in Giappone vi troverete distributori di bibite (e bagni pubblici) ad ogni angolo; concedetevi come noi, almeno una volta al giorno, una bevanda originale! Ne avrete per tutti i gusti: dai classici thè verdi, alle Fanta aromatizzate ai gusti più improbabili, dalla bevanda al gusto gelato, alla soda cremosa al melone! Lasciatevi catturare dalle loro confezioni accattivanti! Non ve ne pentirete (o quasi…)! 😉
Venerdì 24/04 – Sabato 25/04
Partenza da Venezia ore 12:10 e, quasi senza accorgermene, alle 10:30 (+1gg) siamo a Tokyo Narita. Dopo aver sbrigato abbastanza velocemente tutte le formalità doganali, ci dirigiamo a ritirare la nostra Sim card per il traffico internet e a convertire il vaucher del Japan Rail Pass (costa parecchio, ma facendo i conti dei singoli viaggi che abbiamo fatto, abbiamo più che recuperato la somma spesa). Col JR Narita Express abbiamo raggiunto la stazione di Tokyo, ma la capitale avrebbe dovuto aspettare un po’ perché, nonostante il lungo viaggio, non eravamo ancora arrivati alla nostra prima meta. Siamo saliti sul nostro primo Shinkansen in direzione Nikko (a Utsunomiya si cambia e si prende un treno locale). Dopo esserci sistemati in hotel (diciamo guesthouse, che è più appropriato), nonostante la stanchezza cominciasse a farsi sentire, ci siamo avventurati fuori alla ricerca di un ristorante (qui chiudono prestissimo, quindi fate attenzione!). Dopo una cena coi fiocchi e un giretto serale per le viuzze del paese, il nostro futon era la degna conclusione per la prima giornata nipponica.
Domenica 26/04
I proprietari della guesthouse ci informano di due eventi particolari: 1) alla mattina, al tempio principale, tutti i cittadini (loro compresi) si sarebbero radunati per una “sessione di pulizie”, 2) a pranzo ci sarebbe stata una sorta di manifestazione locale relativa alla preparazione della soba poco lontano da lì e ci offrono biglietti d’ingresso scontati ed un passaggio. Inizialmente eravamo un po’ titubanti, temevamo di non riuscire a vedere tutto se avessimo fatto questa deviazione, ma non potevamo certo farci sfuggire questa immersione nella vita giapponese! Un po’ di tempo riusciamo già a recuperarlo grazie ad un passaggio in auto da parte di Hitomi (kawaii!). Arrivati alla zona dei templi ci dirigiamo con loro verso il Toshogu Shrine, dove una nutrita schiera di cittadini (formata da donne, uomini, vecchi e bambini) armati di cesti, raccolgono gli aghi di cedro spostando silenziosamente i ciottoli del terreno. Sì, la pulizia consiste del togliere gli aghi degli alberi, perché in Giappone vi sfido a trovare anche solo una cartaccia per terra (e se la trovate è di certo opera di un turista irrispettoso)!
Dopo il Toshogu abbiamo visitato il Rinnoji e poi, passando vicino allo Shinkyo Bridge, ci siamo diretti verso la guesthouse, dove il nostro passaggio in auto ci stava aspettando. Alla fine eravamo solo noi due e un’altra coppia di francesi ad aver colto questa bella occasione, tant’è che all’evento, essendo i soli occidentali, ci hanno fatto entrare gratis. In un palazzetto dello sport, con lunghe tavolate di giapponesi e un’aria di festa abbiamo assaggiato la soba fatta a mano sul momento. E abbiamo anche riempito una tabella di valutazione della soba in questione! Fortuna che il mio vicino di tavolo masticava bene l’inglese e ci ha dato una mano nella traduzione, oltre ad aver chiacchierato della sua esperienza di lavoro con un’azienda italiana di pasta ed averci offerto il suo biglietto da visita (al profumo di fragola!). Dopo aver mangiato ci hanno chiesto di dire un paio di parole alla platea e noi, con la pancia piena e dopo questa calorosa accoglienza, non avevamo certo intenzione di deluderli! Saluti e presentazioni in giapponese (l’avrò studiacchiato un po’ prima di partire per qualcosa, no?), qualche commento e confronto con la nostra amata pasta italiana, tutti contenti, foto di rito di gruppo e via di nuovo alla scoperta delle bellezze di Nikko (sempre con un gentile passaggio in auto da parte del ragazzo della guesthouse). Visita del Futarasan e del Taiyuinbyo e poi via verso Kanmangafuchi Abyss. Dopo aver raccattato le nostre valige e aver ringraziato infinitamente per la loro cortesia ed ospitalità i proprietari della guesthouse, siamo corsi a prendere il treno che ci avrebbe portato a Nagano. Sistemati in hotel, cena in una “bettola” con ramen e poi a nanna.
Lunedì 27/04
Alla mattina, dopo una ricca colazione comprata a un combini, acquistiamo lo Snow Monkey Pass a Nagaden Station, saliamo sul primo treno utile per Yudanaka da dove poi raggiungiamo Kanbayashi con un bus (…e ve lo consiglio! Sembra essere tornati indietro nel tempo! Con la moquette verde lungo il corridoio!). Dopo una breve camminata sotto gli alberi in fiore (quasi onirica in queste tranquille strade, sotto una pioggia di petali prodotta dai rami mossi dal vento) abbiamo raggiunto l’ingresso del parco. La mia idea era di vedere ancora qualche macchia di neve qua e là, mi avevano detto che era possibile essendo nella zona delle alpi giapponesi… In realtà se non c’erano 30 gradi poco ci mancava, tanto che abbiamo guadagnato una bellissima abbronzatura a maglietta! Yeeh! Dopo millemila foto alle scimmie e ai loro piccolini, ci siamo diretti verso Shibu Onsen per passeggiare lungo la famosa via con i 9 bagni pubblici. Shibu Onsen è famoso per passarci la notte facendo tutti e 9 i bagni pubblici e girando in yukata… Sarà che non era ancora scesa la sera, o semplicemente non era ancora stagione turistica, ma noi non abbiamo vista quasi anima viva. Comunque abbiamo assaporato anche la vita di una piccola cittadina tra le montagne. La sera siamo rientrati a Nagano e ci siamo concessi una cena “ignorante” low budget con noodles istantanei e altre cavolate da combini.
Martedì 28/04
Dopo esserci svegliati di buon mattino, grazie al nuovo collegamento Shinkansen alle 9:30 arriviamo a Kanazawa. Sistemiamo come al solito le valige in hotel e partiamo in esplorazione del quartiere Nagamachi per poi fare un salto all’Omicho Market, dove ci riempiamo lo stomaco prima di salire sul Nohi bus che ci porterà a Shirakawago in poco più di 1 ora. Le mie aspettative erano alte, quindi può darsi che un po’ il mio giudizio sia stato influenzato, inoltre i campi di riso erano ancora un ammasso di fango, ma la cittadina mi ha un po’ deluso. L’afflusso di turisti è enorme e questo riduce drasticamente la magia del posto, immagino che nelle stagioni giuste, rimanendo a dormire là, se ne possa apprezzare di più lo spirito. Dopo il giro del villaggio, la visita ad alcune delle case, l’aver osservato la ristrutturazione di uno dei famosi tetti e l’aver scattato alcune foto dallo Shiroyama viewpoint, ci imbarchiamo sull’ultimo bus disponibile per il rientro a Kanazawa. Ceniamo in un ristorante all’interno di un centro commerciale poco distante dall’hotel e poi, dopo un bagno ristoratore, ci buttiamo sul letto per recuperare le energie.
Mercoledì 29/04
Anche per oggi la sveglia suona piuttosto presto, per consentirci di visitare il parco Kenrokuen (considerato uno dei 3 più bei giardini giapponesi) senza una folla di gente. La scelta si è rivelata azzeccata, perché c’erano davvero poche persone e le prime frotte di turisti si sono addentrate nel parco quando noi ce ne stavamo andando. Una scelta meno azzeccata è stata invece quella di prenderci i dango: per me 3 bastoncini con 3 pezzi ciascuno di tre colori diversi (rosa, bianco e verde… il sapore non è che cambiasse molto, ma comunque commestibili, sebbene non sia una grande fan di questa pasta), Fabio invece va per la stessa porzione ma di semplici dango bianchi coperti di caramello… Peccato che non si trattasse di caramello ma bensì di una salsa di soia molto densa! Vi dico solo che 2 bastoncini su 3 sono finiti nel cestino. Dopo questa delusione facciamo un salto a vedere il castello, dove adocchiamo in cielo pure una coppia di poiane che si cimenta in varie acrobazie. Il tempo a disposizione per la bella Kanazawa è terminato, recuperati in bagagli saliamo sul fidato Shinkansen in direzione Kyoto, dove nel pomeriggio ci attendono due eventi prenotati da tempo. Dopo esserci sistemati in hotel, di corsa raggiungiamo la sede della nostra lezione sulla cerimonia del thè. Fortuna vuole che siamo gli unici ospiti ad attendere la lezione di quell’ora (e abbiamo pagato come lezione di gruppo anziché privata, meglio di così!). Tutto molto interessante, dalla storia della cerimonia alla sua messa in pratica. Abbiamo avuto la possibilità di fare molte domande, l’insegnante è stata disponibilissima e la nostra lezione si è così protratta oltre il dovuto senza neppure accorgercene. Finita questa immersione di cultura ce ne aspettava subito un’altra, non avevamo quindi tempo da perdere! Ci siamo diretti verso il quartiere Gion dove, passando sopra un ponte abbiamo assistito ad un ammasso di fauna locale: aironi che si contendevano cibo, poiane che volavano qua e là, e alcune nutrie che prendevano placidamente il sole lungo la riva. Il tempo disponibile per godersi questo buffo spettacolo nel centro di Kyoto era poco, di lì a breve sarebbe iniziato lo spettacolo del Miyako Odori (danza di maiko e geiko che si tiene nel mese di Aprile per festeggiare la primavera ed i ciliegi in fiore; se siete interessati, prendete pure i biglietti più economici, il teatro è talmente piccolo che la visuale è ottima anche da lì). Finito lo spettacolo ci siamo dedicati ad assaporare Gion e lo Yasaka Shrine di sera. Per cena ci siamo trovati con un amico che lavora qua e ci siamo buttati su un kaiten sushi dove abbiamo riempiti per bene la pancia! Slurp!
Giovedì 30/04
Intera giornata dedicata alla zona est di Kyoto. In successione abbiamo visitato:
1) Ginkakuji (personalmente lo abbiamo apprezzato forse di più del Kinkakuji perché, sebbene il padiglione dorato sia più bello rispetto al suoi cugino “argentato” – che poi argentato non è -, il giardino del Ginkakuji è molto più bello, di un verde talmente vivo da essere quasi saturato con Photoshop)
2) camminata del filosofo (ahimè ormai senza neppure un petalo, ma addirittura già con qualche ciliegia qua e là) dove abbiamo incontrato una carrozza-baldacchino sospesa a degli alberi con a bordo 3 gattoni assonnati (aah, questi neko sanno come godersi la vita!)
3) Nanzenji e Tenjuan (dove abbiamo visitato, tra le altre cose, il giardino zen… Sarà che siamo poco zen, ma non ci ha per nulla colpito)
4) Hejian Shrine con il suo impressionante tori (da vedere! Qui abbiamo anche potuto apprezzare come i giapponesi siano in grado di rendere kawaii anche un cantiere, abbellendolo di coniglietti, ranocchie, elefantini, hello kitty, ecc. che fanno da supporti alle barre di delimitazione… Assurdo)
4) tappa diurna al parco Maruyama e al Yasaka Shrine (qui mangiamo degli ottimi takoyaki da una bancarella di un arzillo vecchietto)
5) Higashiyama
6) Sanjisangedo (famosa per le sue 1001 statue)
7) Kyomizudera (altro must di Kyoto, peccato per i lavoro di ristrutturazione in corso di uno degli edifici, fortunatamente non il principale che sarebbe stato interessato dai lavori sono in un secondo momento. Consiglio: controllate lo stato di avanzamento dei lavori sul sito japanguide!)
8) scalinate Ninenzaka&Sannenzaka e la vicina via storica con sguardo (dall’esterno, data l’ora) della pagoda Yasaka
9) giretto serale per le vie di Pontocho. Morale della favola: bellissima giornata, ma davvero intensa, Morfeo ci ha accolto tra le sue braccia non appena toccato il futon.
Venerdì 01/05
Anche oggi ci attende un intenso tour della città nelle zone a nord ed a ovest. Alla mattina presto ci facciamo trovare pronti all’apertura dei cancelli del Kinkakuji, in modo da evitare le folle di turisti. Mestamente rinunciamo alla visita del Ryoanji per mancanza di tempo e, con l’autobus, ci avviamo verso il Ninnaji (l’accesso a quasi tutta l’area è gratuito). La tappa successiva (un po’ “out off the beaten truck”) la raggiungiamo a piedi attraversando la Saga-Toriimoto Preserved Street. L’Otagi Nenbutsuji Temple è davvero una perla, considerata da pochi (infatti eravamo in 4 gatti a visitarlo) ma davvero piacevole perché diverso dal solito tempio/tori/giardino, qui infatti potete trovare oltre 1200 statue, ciascuna con un’espressione facciale diversa (la cosa buffa è che sembrano tutte statue in versione chibi… KAWAIIII!). Da qui ci siamo diretti verso la foresta di bambù di Arashiyama (bella ma affollata, forse le aspettative erano troppo alte o forse avevamo già visto un sacco di meraviglie, ma è mancata un po’ la magia che mi sarei invece aspettata) e, dopo averla attraversata, abbiamo dedicato un po’ di tempo alla visita del Tenryji (bello, ma niente di eccezionale, dopo un po’ vi renderete conto che certi templi si assomigliano tutti). Il tour si è concluso al famoso ponte Togetsukyo. Per cena ci siamo ritrovati con il nostro amico e ci siamo concessi un ottimo yakiniku!
Sabato 02/05
Giornata dedicata alla visita di Nara. Dopo un giretto nelle aree esterne del Kofukiji e i primi incontri con i famosi cervi, ci dirigiamo al giardino Yoshikien (ingresso gratuito per i turisti stranieri), dove ci rilassiamo un po’ tra azalee dalle mille sfumature di rosa. La tappa successiva è il punto forte della vecchia capitale, il Todaiji. Le dimensioni del tempio e del Buddha conservato al suo interno sono davvero impressionanti, questa visita è un must che non deve mancare se passate per Nara! All’uscita del tempio ci troviamo dinanzi una bella sorpresa: su di una piattaforma in mezzo ad un laghetto c’è uno spettacolo di danze tradizionali in costume (sarà perché eravamo in Golden Week?). Alla fine dello spettacolo ci siamo concessi un po’ di “street food” nelle innumerevoli bancherelle che costellavano la via di accesso al Todaiji (non so se ci siano sempre o se, anche in questo caso, la loro presenza era dovuta alla Golden Week). Dopo aver saziato l’appetito, ci siamo diretti al Kasuga Taisha al quale però non abbiamo potuto dedicare il tempo che avrebbe meritato. Nel tardo pomeriggio siamo risaliti sul treno per Kyoto, però, prima di rientrare in città, ci aspettava una tappa imperdibile: Fushimi Inari! Davvero molto bello, in più l’ora “tarda” ha aiutato a non trovare le consuete orde di turisti permettendoci di godere interi tratti senza incontrare anima viva. Quando è calato il buio l’atmosfera era davvero onirica… Se però progettate anche voi una visita “alla luce delle stelle” procuratevi una torcia, perché in certi punti è davvero utile! Noi abbiamo sopperito usando quella dei cellulari, ma la magia svanisce un po’… Per mantenerla intatta servirebbe una lanterna o qualche candela, ma la praticità verrebbe meno! Eheheh! Alla sera ci siamo buttati su un’izakaya… pessima scelta. Birra, un soft drink, piccola ciotola di edamame, 4 mini (ma mini mini!) spiedini di carne ed un conto non proprio econonico… In definitiva ci ha salvato il solito combini (lode ai combini!).
Domenica 03/05
Alla mattina presto si sale su un fidato Shinkansen (con il Japan Rail Pass salite e scendete senza pensieri, ma ricordatevi di prenotare i posti, soprattutto se viaggiate in giorni festivi come noi!) in direzione Hiroshima. Arrivati in stazione prendiamo il collegamento per Miyajima. Questo è stato l’unico posto in cui abbiamo trovato pioggia, un vero peccato perché avevo programmato la camminata fino alla cima del monte Misen… Poco male, ci siamo dedicati un po’ di riposo in più (cosa che non è guastata dopo le intense giornate trascorse in precedenza). Appena arrivati, abbiamo provato le famose e delizionse ostriche… Mhà, ma a noi non sono piaciute. Come calcolato nei minimi dettagli, abbiamo potuto godere sia della alta (notturna e diurna) che della bassa (diurna) marea, gustandoci il famoso tori da tutte le angolazioni possibili. Non siamo entrati nel Itsukushima Shrine perché non avevamo interesse a farci il selfie sul famoso pontile con il tori alla spalle, quindi ce lo siamo goduto dalla distanza, apprezzando anch’esso con l’alta e la bassa marea. Pranzo con piatto a base di grongo (una deliiiiiiiiziaaaaaa!!!), giretto nella città vecchia (anche qui, come a Nara, troverete cervi ad elemosinare cibo; se vi interessa, il loro piatto preferito sembrano essere le cartine dell’isola che spuntano dagli zaini dei turisti) e poi relax in camera (considerato il tempo piovoso ed il fatto che le strutture da visitare sono aperte non oltre le 17:00).
Lunedì 04/05
Il cielo è ancora grigio, ma fortunatamente quando usciamo non piove. Dopo una colazione con i famosi momiji manju (al cioccolato, al thè verde, ai fagioli rossi, alla crema… Ce n’è per tutti i gusti!) ci incamminiamo verso il Daisho-In. Questo agglomerato di strutture ci è piaciuto molto: dalle sue innumerevoli statue ornate da coloratissimi berretti fatti a maglia, ai sutra da ruotare mentre si scendono/salgono le scale, dalla grotta piena di lanterne alle varie sale per i rituali. Ci concediamo un pranzo anticipato a base di nigiri-ten (bastoncini di carne/pesce/uova/verdure) e nikuman (bomboloni ripieni di carne, molto buoni, ma davvero roventi… Attenzione quando li addentate!). Recuperate le valige ci imbarchiamo di nuovo nel traghetto per dedicare il resto della giornata a nostra disposizione alla visita di Hiroshima. Quando arriviamo in città splende di nuovo il sole, questa è un’ottima notizia, la brutta è invece che non troviamo un singolo coin loker libero per i nostri bagagli! Ahimè, ce li portiamo appresso, sperando di essere più fortunati con i coin loker al museo. Passiamo davanti all’A-bomb Dome e attraversiamo il parco, addobbato da lanterne, fiori e una miriade di gru giganti fatte ad origami (in seguito capiamo il perché: era il 70° anniversario dello sgancio della bomba). Ci sono concerti ed una miriade di gente in giro. L’idea iniziale era di riempirsi la pancia con un ottimo okonomiyaki, ma vista la fila infinita all’ingresso del ristorante (che avevamo scelto da tempo basandoci sulle reviews in internet, dove veniva definito “il migliore in assoluto”), ci siamo diretti verso il museo. Fortunatamente qui c’erano diversi coin loker disponibili (e pure gratis! Yuppi!), così, liberi dal nostro fardello, ci siamo dedicati ad affrontare questo tuffo nella triste storia. Il museo merita davvero, fa riflettere e commuovere (se siete dalla lacrima facile ve ne scenderà più di qualcuna).
Recuperati i bagagli torniamo al ristorante. Sono le 15:30 e c’è ancora fila, ma nulla a confronto di quella precedente, quindi decidiamo di provarci (i tempi erano stretti perché avevamo il treno di ritorno a Tokyo poco dopo le 17:00). In definitiva, l’okonomiyaki era uno spettacolo di sapori, l’unico cruccio è stato che ce lo siamo dovuto gustare troppo in fretta! Con una roccambolesca corsa contro il tempo, prendendo pure il bus sbagliato (mannaggiaanoi!), siamo riusciti a salire in tempo sul nostro treno. Tokyo, stiamo arrivando!
Martedì 05/05
Di prima mattina andiamo nei pressi del parco di Ueno a concederci una colazione molto kawaii: dolcetti a forma di panda, orso, riccio, tartaruga e chi più ne ha più ne metta! Dopo un giretto per Ameyoko, entriamo nel parco e ci perdiamo un po’ tra le grandi vie costellate dagli alberi di ciliegio. La tappa successiva è Yudanaka, quartiere piuttosto particolare in quanto non sembra neppure appartenere ad una megalopoli come Tokyo. Al tempo della programmazione del viaggio mi ero segnata un paio di matsuri a cui poter partecipare, sebbene in questo caso si trattasse di un piccolo festival e sebbene fosse il penultimo giorno di apertura, siamo entrati al Nezu Shrine dove si stava svolgendo il festival delle azalee. Nonostante non fosse più al massimo del suo splendore, dato che diverse aree erano ormai spoglie dai fiori, si è rivelato un’ottima scelta perché ci ha permesso di assaporare qualcosa di autentico e che ancora resiste, anche all’interno di una megalopoli (abbiamo assistito anche il classico gioco di “pesca il pesciolino rosso con il retino di carta” che tutti abbiamo visto almeno una volta in qualche cartone animato). Saliti sulla Yamanote ci siamo diretti verso la prossima tappa: Harajuku. Qui ci siamo persi tra gli originali negozietti lungo la Takeshita Dori e le vetrine delle grandi firme presenti a Omotesando Dori. Non abbiamo visitato il parco e lo shrine perché ormai ne avevamo già visti parecchi, inoltre… Avevamo ben altro in serbo per la serata! Raggiunta Shinjuku, siamo saltati su un treno diretto verso la periferia, destinazione finale: Kurajama Matsuri (festival dell’oscurità)! Durante questo festival, molto bello e piuttosto famoso, potete assistere ad una sfilata di mikoshi (piccoli shrine riccamente decorati, montati su portantine) al ritmo di enormi tamburi e sotto la flebile luce delle lanterne. La zona in prossimità della sfilata era molto affollata, ma l’ordine dei giapponesi non mancava affatto (e direi neppure la loro gentilezza, dato che diverse persone ci hanno fatto passare avanti per vedere meglio). Al termine della sfilata principale ci siamo buttati tra le innumerevoli bancarelle di cibo e lì ci siamo abbuffati spendendo pochi euro. Stanchi, ma entusiasti della serata, siamo tornati in hotel per un sonno rigeneratore.
Mercoledì 06/05
Oggi si riprende un treno, c’è una gita fuori porta in programma! Mentre ci gustiamo la nostra colazione da combini, guardando fuori dal finestrino già riusciamo a vederLo, Lui, con la sua cima ancora innevata e quasi perennemente nascosta dietro qualche nuvola, quasi a non volersi farsi vedere, inconsapevole della sua mole… il Fujisan! In meno di 2 ore siamo a Kawaguchiko, la zona dei cinque laghi in prossimità del famoso vulcano, ma… Neanche ora siamo arrivati a destinazione. Dopo l’acquisto dei biglietti combinati, aspettiamo, un po’ emozionati e incuriositi, il nostro turno per salire sul bus che ci porterà allo Shibazakura Matsuri in prossimità del lago Motosuko! La fioritura non ha ancora raggiunto il suo picco massimo, ma ci manca davvero poco! Lo spettacolo è da togliere il fiato! Distese di prati fioriti, un mare di rosa, bianco e fuxia. Nonostante la bella giornata di sole, un leggero venticello ci costringeva a tenere indosso il giacchetto… Poco male, lo abbiamo perdonato dato che, grazie a lui (o a chi per lui), la vista del Fujisan senza nuvole ci si è presentata davanti agli occhi più volte! Saziato gli appetiti alle solite “bancherelle di cibo da matsuri”, ci siamo concessi un ultimo giretto tra queste distese fiorite, per poi fare ritorno in città. La sera l’abbiamo trascorsa per le strade di Shinjuku, colorate anch’esse, ma dai neon!
Giovedì 07/05
Questa mattina ci siamo concessi un orario un po’ più umano per la sveglia, considerato che ad Akiabara, prima tappa della giornata, i negozi non sono particolarmente mattinieri. Se siete dei patiti di elettronica&co. come il buon Fabio, passerete le ore in questo quartiere senza neppure rendervene conto… Se invece siete come me, dopo un assaggio del quartiere, l’idea di spararvi 4 ore consecutive di cellulari, macchine fotografiche, computer, ecc. non esalterà particolarmente. Non appena sono riuscita a trascinare fuori Fabio da quel quartiere di depravazione tecnologica, ci siamo diretti verso Asakusa. Passando sotto il Kaminarimon e attraversando le due stradine/trappola per turisti Nakamise e Shin-Nakamise, raggiungiamo l’area del templio Sensoji. Dopo la visita ci concediamo un ottimo bento lungo il fiume, nel Sumida park, da cui si gode un’ottima visuale del Tokyo Skytree e dell’Asahi Beer Tower.
Rinfrancati corpo e spirito durante questa pausa pranzo, siamo pronti per partire verso “il futuro”: Odaiba, arriviamo! Arrivati in quest’isola artificiale vi sembrerà di essere stati davvero catapultati nel futuro o sul set di un qualche film. Nei pressi del centro commerciale Diver City Tokyo Plaza, una foto di rito ai piedi del Gundam ad altezza naturale è d’obbligo per chi è nato nei mitici ’80 come noi. Lì ci siamo fermati parecchio, per assistere allo spettacolo: filmato proiettato sulla parte del centro commerciale di un’avventura di Gundam dove è il robottone stesso ad interpretare il suo ruolo, il tutto condito da luci ed effetti sonori… Un must per i nostalgici! Calato il buio, ci siamo goduti la splendida vista della città e del Rainbow Bridge illuminati… Da togliere il fiato! Consigliatissimo! Rientrando a Shinjuku, ci concediamo anche un’occhiata della città dall’alto della torre nord del Tokyo Metropolitan Building (gratis, essendo il primo giovedì del mese) e poi a nanna.
Venerdì 08/05
Visita mattutina a Shibuya, con Hachiko ed il famosissimo attraversamento pedonale, poi ritorniamo a Shinjuku in hotel per ritirare le nostre valige e partire alla volta di Hakone. Il giorno prima avevamo acquistato l’Hakone Pass e all’ufficio eravamo stati informati della chiusura al pubblico della ropeway a causa di attività vulcanica nella zona, registrata un paio di giorni prima. Sebbene il viaggio in ropeway fino a Owakunadi e la visita di quest’ultima fossero il must del tour, non abbiamo rinunciato alla visita della zona (anche perché ormai non potevamo disdire il ryokan che avevamo prenotato, il più costoso del viaggio perché accompagnato da cena kaiseki e colazione tradizionale). Arrivati in stazione, e dopo una rapida visita al negozietto di gadget di Neon Genesis Evangelion (perché è esattamente in questa zona che è ambientata la famosissima serie animata), veniamo accalappiati da una (prima) troupe televisiva. A Fabio vengono fatte diverse domande relative all’attività vulcanica (“hai paura?”, ecc.), a me invece concedono solo una veloce ripresa da piedi a testa (? no comment). Finita l’intervista, ringraziano, tanti saluti ed inchini e si allontanano. Bene, siamo liberi di cercare il bus navetta per il ryokan… E invece no, fatti 10 metri ecco che spunta un’altra troupe! Questa volta vogliono intervistare me (oh, quale onore). Questa troupe è meno “pro” della precedente, non c’ha nemmeno il traduttore, inoltre le capacità linguistiche dell’inviato non sono propriamente sufficienti a sopperirne la mancanza, ma ci accontentiamo, no? E invece no, vogliono partire male dal principio chiedendo a Fabio il permesso di intervistare ME (ahahah, stolti, non sapete chi comanda qui! ;P). Finita anche questa intervista, ci dileguiamo in fretta, temendo che qualche altra telecamera fosse pronta a spuntare da dietro l’angolo, e riusciamo alla fin fine a raggiungere il ryokan. Sebbene fosse una struttura tradizionale con onsen privata, cena e colazione inclusa, non era molto impressionante, tuttavia non avevamo speso cifre esorbitanti e ne eravamo consapevoli, ci siamo quindi semplicemente lasciati andare al relax che poteva offrire. Infilati gli yukata, ci siamo salutati dirigendoci ciascuno nella propria onsen, dandoci appuntamento in camera per l’ora di cena. Dopo la ricca kaiseki, essendo stati poco entusiasmati dalle vasche offerte dal ryokan, abbiamo deciso, asciugamano al collo, di andare in una VERA onsen con rottemburo. Una breve camminata lungo la strada, ormai deserta e illuminata solo da qualche lampione qua e là, e arriviamo a destinazione. La struttura è davvero bella, con diverse stanze dedicate al relax tra un bagno e l’altro, magari sorseggiando un thè o leggendo un buon libro. I bagni sono ovviamente separati tra maschi e femmine (non se ne trovano quasi più di misti), quindi ci salutiamo e andiamo per la nostra strada. Essendo ormai le 21:30 c’è davvero poca gente, il silenzio è spezzato solo dal rumore dell’acqua e delle foglie di bambù mosse da una leggera brezza, sopra di noi il cielo stellato. Probabilmente è stata l’esperienza più rilassante di tutta la mia vita… Tant’è che mi sono trattenuta nelle vasche oltre l’orario stabilito con Fabio e così abbiamo dovuto fare una corsa per rientrare al ryokan in tempo per il “coprifuoco”.
Sabato 09/05
Dopo aver affrontato un’impegnativa colazione tradizionale giapponese, partiamo in esplorazione della zona di Hakone. Il cielo è grigio e tira un po’ di vento, ma ormai questo Hakone Pass dobbiamo almeno sfruttarlo un po’, quindi si sale al bordo di un bus e raggiungiamo il Jinja Shrine. Terminata la visita del templio, attraversiamo la viuzza pedonale delimitata da grossi cedri, passiamo vicino all’Hakone Checkpoint e saliamo sul pittoresco galeone, guidato da un ancor più pittoresco capitano di vascello (tra)vestito di tutto punto. Il viaggio lungo il lago Ashi non ci consente purtroppo di dare un ultimo saluto al Fujisan, a causa della coltre di nubi, tuttavia cerchiamo comunque di goderci il tragitto individuando qualche falco che cerca invano di pescare. Scesi a Togendai, con la ropeway fuori servizio, siamo costretti a ripiegare su di un bus che ci porta a Gora, qui saliamo sulla cablecar fino a Sounzan, speranzosi di avere un minimo di vista sulla zona interdetta al pubblico. Come si dice “l’ottimismo è il profumo della vita”… Ovviamente non si vede nulla, quindi scendiamo nuovamente a Gora e da qui con un treno (trainato da muli probabilmente, considerata la velocità) raggiungiamo la stazione di Hakone-Yumoto. Recuperate le valige, torniamo a Tokyo per la nostra ultima notte in terra nipponica.
Domenica 10/05
Sveglia. Colazione. Ultimi scorci di una città di cui abbiamo solo avuto un assaggio. Un saluto ad un Paese e ad un Popolo che ci hanno saputo offrire tanto (anche di più di quanto ci saremmo potuti immaginare). Si parte. Si torna a casa… Ma con la promessa a noi stessi di tornare di nuovo, un giorno, in questa splendida terra.