Hurtigruten: un viaggio per intenditori
Finalmente il grande giorno sta per arrivare. E tra l’altro in una forma ancora piu’ bella di quella che inizialmente avevamo immaginato: non una crociera commerciale su una nave piena di migliaia di Italiani chiassosi, ma un viaggio sentimentale a stretto contatto con la realta’ norvegese.
Con molto anticipo ho prenotato le cose...
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Finalmente il grande giorno sta per arrivare. E tra l’altro in una forma ancora piu’ bella di quella che inizialmente avevamo immaginato: non una crociera commerciale su una nave piena di migliaia di Italiani chiassosi, ma un viaggio sentimentale a stretto contatto con la realta’ norvegese. Con molto anticipo ho prenotato le cose sostanziali. Per prima la cosa la crociera sull’Hurtigruten e i voli di andata e ritorno. Per i voli, dopo aver scorrazzato molto su internet, la prenotazione e’ scattata all’apparire di una ottima offerta della Lufthansa sul sito Expedia, che con 306 euro in due ci porta via Francoforte, da Roma a Bergen all’andata, e da Oslo a Roma al ritorno. Subito dopo ho prenotato la crociera, le cui tariffe e disponibilita’ stavo da tempo tenendo d’occhio sul sito www.Hurtigruten.com, alla sezione Norvegia, in lingua inglese. Appena decise le date ho quindi dato la prenotazione, con un acconto di circa 380 €, per una minisuite sulla motonave Nordnorge, in partenza da Bergen il 31 maggio 2008. Cosi’ facendo, guarda caso!, il giorno del nostro anniversario ci saremmo trovati proprio a Capo Nord! Passo successivo e’ stata la prenotazione tramite Booking.com degli alberghi a Bergen e a Oslo, visto che il servizio non prevede pagamento e che la disdetta sarebbe stata possibile fin subito prima della partenza. Ho prenotato alberghi della linea Confort, che dalle testimonianze trovate su Tripadvisor.it, risultavano essere molto vantaggiosi come rapporto qualita’-prezzo nella costosissima Norvegia. La scelta e’ caduta quindi sul Confort Hotel Holberg, di Bergen (153 euroa notte) e il Confort Hotel Borsparken a Oslo (112 euro a notte). Infine ho risolto il problema del trasferimento da Kirkenes a Oslo, non appena e’ uscita sul mercato l’offerta stagionale della Norwegian (181 euro in due)in partenza alle 12,30. A posteriori, vista l’ottima organizzazione all’arrivo al porto di Kirkenes e la breve distanza tra la citta’ e l’aeroporto, saremmo riusciti ad imbarcarci anche sul volo diretto della Sas delle 11,30. A fine Aprile, con un po’ di ansia, ho saldato il resto della crociera, incrociando le dita , E poi, finalmente e’ arrivato il 30 maggio! E qui inizia il mio diario. 30 maggio 2008 – venerdi’ La partenza fila liscia come l’olio. Arriviamo quindi a Bergen in perfetto orario alle 12,30. Cambiamo allo sportello bancario dell’aeroporto 300 euro, al cambio di 7,9 Nok per Euro, sui quali ci vengono applicate 50 nok di spese. Appena fuori l’uscita dell’aeroporto , c’e la fermata del Flybussen, che con 80 nok cad. Ci porta fino in centro citta’. Le prime impressioni che ci colgono sono date dal verde intenso, i cespugli enormi di rododendri, le casette di legno. Scendiamo alla fermata del Radisson Sas Norge, nella piazza col laghetto, e ci dirigiamo a piedi verso l’albergo. Notiamo subito la presenza di molte statue di bronzo a decorare gli spazi, che per lo piu’ sono utilizzate per arrampicate dai bimbi. Un po’ stanchi arriviamo al Confort Hotel Holberg. La posizione rispetto al centro e’ molto buona, e scopriremo poi che e’ anche molto vicino al molo di’imbarco dell’Hurtigruten. La stanza che ci e’ stata assegnata e’ un po’ piccola, e all’ora in cui arriviamo veramente surriscaldata. Non ci sono persiane, come in tutta la Norvegia e la finestra non si puo’ aprire molto, ne’ si puo’ tirare la tenda perche’ entrerebbe ancora piu’ sole. Comunque, piano piano ci ambientiamo e scopriamo che le forniture , pur se essenziali, sono nuove e pulitissime. C’e’ il fono , la Tv, manca il frigo. In bagno, come accessori, solo il dispenser di sapone al lavabo e alla doccia. Scopriremo poi che l’acqua di rubinetto e’ veramente fantastica ! Il letto e’ comodo e la stanza molto silenziosa. Usciamo e affrontiamo questo primo assaggio di Norvegia! Andiamo subito verso il Bryggen, il quartiere degli antichi magazzini della Lega Anseatica lungo il porto, patrimonio dell’Unesco. Attraversiamo il mercato del pesce, che al momento mi delude un po’ , anche perche’ , data l’ora e’ in smobilitazione… Ci sono vasche con enormi pesci vivi e le narici vengono colpite dal profumo del salmone. Lungo il molo, c’ e’ anche un mercatino di prodotti tipici e qui non possiamo resistere alla tentazione di assaggiare delle specie di frittelle, che poi scopriamo essere di baccala’, unte unte, fritte fritte, servite da un vichingo col grembiulone (10 nok). Poi per addolcirci, da un omino dolce dolce, prendiamo un pancake con una squisita marmellata di fragole locali e burro (15 nok). Poi, con lo stomaco rifocillato, ci addentriamo nel dedalo di viuzze del Bryggen, un pezzo di storia rimasto a testimoniare di quando a Bergen si svolgevano traffici intensi di merluzzo. Molte case sono storte, a seguito di esplosioni e assestamenti, e in certi punti sembra de trovarsi in posti della fantasia o di eurodisney. I locali a piano terra sono occupati da gallerie d’arte, piccoli atelier di neo stilisti . Ci fermiamo in una piazzetta a fianco al Visitor Center (chiuso), dove semplici panche e tavoli di legno ci invogliano a prendere una birra (67 nok), insieme ad altri avventori locali. E qui una osservazione e’ d’obbligo: scopriremo nel corso del viaggio di essere , per la prima volta, forse, gli unici turisti italiani, veramente immersi in una realta’ locale e cosmopolita allo stesso tempo. Resistendo alla tentazione di assaggiare una zuppa che supponiamo di pesce, servita in ciotole , e che prendono tutti, ci alziamo e andiamo a visitare il museo Anseatico, situato lungo il molo , in un antico palazzo (50 nok). Visitiamo degli ambienti perfettamente conservati che illustrano la vita e l’attivita’ degli antichi mercanti . Ho trovato molto interessanti le nicchie dove dormivano riparati da ante di legno a chiusura totale, che diventavano poi veri e propri loculi nelle stanze multiple dei lavoranti. Ceniamo in albergo presso il ristorante di tipo spagnolo-internazionale Chilly. L’atmosfera e’ carina, frequentato da locali, il servizio poco professionale, anche se simpatico, le tapas veramente molto buone (517 nok in due). Andiamo poi a dormire, ma a mezzanotte non riesco a resistere: mi alzo e mi affaccio e scopro la citta’ ancora illuminata in un prolungato crepuscolo di luce naturale: sembra di essere proiettati dentro un quadro di Magritte. 31 maggio – Sabato La colazione in albergo mi delude per la assenza di alcune cose a cui sono abituata: dolci e latte caldo. Ma poi scopriro’ essere questa proprio una costante della colazione scandinava. Fa piacere l’attenzione data dall’albergo alla proposta di cibi biologici. Usciamo, e’ una giornata di sole bellissima, ottima per andare sulla collina Floyen. Riattraversiamo il mercato del pesce, che a quest’ora e’ pieno di vita e di colore e , soprattutto di odori… Prendiamo la funicolare ( 70nok a/r) e saliamo in cima al monte. Qui il paesaggio e’ veramente stupendo, complice anche la luce che inonda tutto a 360 gradi. Scopriamo tutto l’insinuarsi del mare tra la terra a formare quella sostanza dei fiordi che poi ci accompagnera’ per buona parte del nostro viaggio. Facciamo una breve passeggiata in mezzo al bosco, meta di gite di famigliole e comitive, o di persone che vogliono fare camminate in mezzo alla natura riscendendo a piedi fino alla citta’. Ci fermiamo su una panchina a strapiombo sul panorama e dopo parecchio, a malincuore, riscendiamo con la funicolare. Io sono “vagamente” attratta dai succulenti panini che avevo adocchiato attraversando il mercato e ce ne spariamo uno ai gamberetti e uno al salmone (10+15 nok) serviti da due pulitissime e simpatiche ragazzine. Poi, passeggiando tra le viuzze, andiamo a visitare al museo di arte contemporanea una bella mostra su Picasso (50 nok). Ritorniamo poi verso il porto, superando piccoli palchi dediti all’esibizione di giovani gruppi di ballerini e cantanti, e ci fermiamo a mangiare al pub Pigmalyon, a fianco dell’ostello della gioventu’. Qui dopo una lunga attesa, finalmente mangiamo una buona insalata e una crepe “caribbean temptation” (300 nok in due). Poi , seguendo il fiuto, raggiungiamo un tipico forno molto frequentato, dove ci concediamo due buoni dolcetti casarecci. Abbiamo ancora un po’ di tempo per un giro in una strada commerciale e la visita al Galleriet, un centro commerciale di livello medio-basso (che pero’ qui rappresenta lo standard dell’offerta di abbigliamento e accessori in Norvegia), dove troviamo un ottimo Illy caffe’ (29 nok). Torniamo infine in albergo, per una breve sosta prima di riprendere i bagagli. Rilassati nella bella sala d’attesa, apprezziamo lo stile dell’albergo, che rappresenta, in definitiva un ottimo punto di appoggio per il viaggiatore, dotato di tutti i confort necessari al riposo, senza indulgere a nulla di superfluo e di costoso. Il tragitto verso il molo dell’Hurtigruten si e’ rivelato una tragicomica: coi bagagli pesanti abbiamo dovuto prima salire, e poi ridiscendere una ripida collina, lastricata di sampietrini. Ma finalmente riusciamo ad arrivare al molo dell’Hurtigruten. Vediamo per la prima volta da lontano la nostra nave, facciamo unl check in molto sportivo, tant’e ‘ che non ci chiedono neanche un documento di riconoscimento e mi rassicuro sul fatto che davvero la mia prenotazione e’ andata a buon fine solo quando vedo i documenti di imbarco con i nostri nomi!. Salendo a bordo faccio la prima gaffe, tentando di rifiutarmi a quel rituale ossessivo della disinfettazione delle mani prima di salire a bordo. Saliti a bordo, ci facciamo da soli la prima foto apprezzando l’assenza dei fotografi e dei camerieri che ci avevano rapiti nella nostra prima crociera. Le stanze saranno pronte dopo le 18, quindi cominciamo a fare un giro per renderci conto di cosa ci aspetta. L’ambiente generale e’ molto confortevole e a dimensione d’uomo, come speravamo. Cominciamo a oziare sulla terrazza del 7° piano, facciamo qualche telefonata per i saluti e finalmente riscendiamo e prendiamo possesso della nostra cabina , sul ponte 5, minisuite 517 “TIOTTA”. La cabina e’ veramente deliziosa e accogliente, piena di luce e spaziosa, ben organizzata e decisamente migliore di quello che potevamo sperare. La prima cena a bordo e’ un po’ caotica, ma il cibo e’ buono (salmone, salmone, salmone, e per variare maccarello) . Espletiamo un po’ di pratiche organizzative , facciamo la cruise card (che forse non conviene fare), acquistiamo il pacchetto acqua ( 175 nok) che sicuramente non conviene fare, visto che comunque a tavola viene sempre servita l’acqua dai camerieri, e poi partecipiamo alla riunione informativa, dove scopriamo la vera eta’ media dei partecipanti alla crociera : almeno 75 anni! Alle 8,30 la nave salpa dal porto di Bergen, e col cuore colmo di emozione guardiamo allontanarsi le colline di Bergen, e ci proiettiamo verso la nostra avventura. 1 giugno – domenica Oggi sara’ una giornata molto intensa. Approdiamo ad Alesund un po’ in ritardo. La colazione e’ per me un po’ triste, molto salato e pesante, ma ben presto mi adattero’ anch’io alle nuove abitudini locali! Il tempo non promette niente di buono: nebbia , pioggia e freddo, ma nel resto della giornata migliorera’. Salpiamo da Alesund per inoltrarci nel mitico fiordo di Geiranger. Nonostante il grigiore del cielo, le montagne verdi che fiancheggiano il fiordo sono bellissime. Qua e la’ scorgiamo piccole case o fattorie colorate, in lontananza si scorgono cime innevate e silenzio ovunque. Col binocolo ho l’emozione di individuare la prima cascata nascosta tra le rocce, ma ancora non so che sara’ solo la prima di una serie infinita di scrosci d’acqua che ancora mi rimbombano nelle orecchie ! Via via che ci addentriamo nel fiordo, le montagne diventano sempre piu’ imponenti, la vegetazione diminuisce a favore della pietra, le pareti sono sempre piu’ scoscese. Poco prima della fine del fiordo , avvistiamo le celebri “Sette sorelle”, le sette cascate fronteggiate dall’impetuoso e spumeggiante spasimante. All’inizio,dove il fiordo era piu’ largo, abbiamo trascorso il tragitto sdraiati sulla terrazza , e poi , quando i panorami diventavano piu’ intensi , nella nostra postazione di vedetta, piena di vento, all’esterno sulla punta del ponte 5, dove abbiamo cominciato a conoscere i nostri compagni di viaggio curiosi come e piu’ di noi. Geiranger e’ un piccolo porto alla fine del fiordo, circondata da montagne coperte di boschi, nei quali si insinuano decine e decine di rivoli, che solo a volte riescono a trasformarsi in cascate impetuose. Trasbordiamo su un piccolo traghetto , che ci porta a riva, e qui saliamo su un Pullman che ci porta nella nostra escursione di terra. Facciamo la prima sosta presso un punto panoramico dove appena scesi siamo sorpresi dallo scroscio di una cascata che rovescia la sua potenza direttamente sulla strada. Il panorama permette di vedere dall’alto la fine del fiordo, da Geiranger fin o alle sette sorelle, ed e’ maestoso. Risaliamo e continuiamo a inerpicarci su strade fiancheggiate da boschi e cascatelle. Poi riscendiamo verso una vallata occupata da un laghetto le cui rive sono costellate da piccole fattorie con i tetti ricoperti d’erba. Attraversiamo poi una zona, che protetta dalle montagne, ha un particolare microclima favorevole alla coltivazione delle albicocche e delle fragole. Un’altra tappa e’ presso un orrido, dove imponenti pietre deviano il percorso di un torrente e lo trasformano in una impetuosa e rumorosa massa d’acqua ribollente. Tutta la zona e’ costellata da piccoli campeggi per roulotte o bungalow minuscoli, sempre coperti d’erba. Poi cominciamo a salire verso le cime delle Alpi di Romsden, attraversando prima una zona coperta da massi di pietra erratici che la leggenda vuole essere troll pietrificati, poi salendo sempre piu’ , la vegetazione cede il passo alle nevi perenni concedendoci l’inaspettata sorpresa di un paesaggio di montagna. Alla sommita’ del percorso, la neve non sciolta sul bordo della strada forma un muro alto piu’ di un uomo. Cominciamo a ridiscendere sull’altro versante della montagna fino a giungere ad affrontare la parete dei Troll (Trollingsten), percorrendo la mitica strada delle aquile che si snoda su una parete ripidissima attraverso 7 tornanti a gomito strettissimo. Come se non bastasse per rendere piu’ bella la situazione, ci sono delle cascate sul bordo strada fragorose e imponenti. Su una, una pietra , ricorda il profilo di un troll. Finiamo la discesa con la foto rituale al segnale stradale “Pericolo Troll” e una sosta per una merenda a base di pancake e panini presso il Trollingsten Camping. Risaliti sul pullman iniziamo il nostro sonnolento rientro, attraverso ordinate strade costellate di linde case e piccoli alberghi di legno. Ceniamo mediocremente a Molde in un Hotel pretenzioso, poi finalmente arriva a prenderci la nostra bellissima Nordnorge, che premurosa ci riaccoglie a bordo per una buona notte riposante. 2 giugno – lunedi Oggi la giornata sara’ dedicata alla visita di Trondheim. Mentre la nave si avvicina al porto, esco sulla terrazza del ponte 7 e comincio ad assaporare la citta’ attraverso da lontano scrutando l’isola di Munkoholmen o il piccolo faro che apre il molo principale del porto. Una volta scesi , in un quarto d’ ora di passeggiata veloce, raggiungiamo il centro della citta’. Ci colpisce subito l’ariosita’ del posto: ampi viali alberati, strade larghe e pianeggianti, pulizia, gente simpatica e aperta. Attraversando alcuni viali, di cui alcuni pedonali, superiamo il grazioso giardino della Residenza Reale, costituita da un’ antica e grande casa di legno barocca coloro ocra. Raggiungiamo poi il Torvet, centrale piazza del mercato. Lo spazio e’ enorme e viene da domandarsi a cosa e chi debba servire , vista la penuria di anime (Trondheim e’ la terza citta’ di Norvegia ed ha in tutto solo 146.000 abitanti in tutta la regione !). Al centro della piazza svetta altissima la statua dedicata al Re o Santo Olav, a cui e’ dedicata la citta’. Anche sui tombini e’ rappresentata l’effigie del Santo con alcune scene simboliche della sua vita. Sulla piazza si incrociano due viali, uno dei quali conduce lo sguardo fino alla Cattedrale di Nidaros, meta per secoli di pellegrinaggi di fedeli cattolici. Nel raggiungere la chiesa, confermiamo la nostra iniziale impressione avuta a Bergen sull’amore dei Norvegesi per le statue bronzee: lungo il viale troviamo una statua dedicata alla massaia e una a una cerva con il suo piccolo. La chiesa e’ circondata da un’ampio spazio verde, con aiuole di bei tulipani rossi, dedicato a luogo di sepoltura. A fianco c’e’il centro visitatori dove e’ possibile pagare il biglietto d’ingresso per la visita della chiesa. La cattedrale e’ imponente, la facciata e la sua “location” ricorda molto Notre Dame di Parigi, infatti, se non ricordo male, per l a sua costruzione furono chiamati alcuni tra i piu’ grandi architetti francesi e inglesi dell’epoca. Anche l’interno e’ molto grande e suggestivo, e quello che mi ha colpito e’ l’utilizzo di elementi decorativi sui capitelli molto diversi da quelli che siamo abituati a vedere qui da noi. Molto bello il presbiterio con deambulatorio e le vetrate colorate e anche il moderno sistema di illuminazione con lampadari essenziali ma ben intonati al contesto antico. Abbiamo visitato anche la cripta, dove sono raccolte lapidi e reperti sfuggiti all’incetta effettuata nei secoli per avere materiale di pietra da costruzione. La cattedrale credo sia l’unica costruzione di pietra importante della Norvegia, dove tutta l’edilizia era realizzata in legno e mattoni. Anche nelle altre citta’ , solo i ricconi si facevano costruire case in pietra per motivi di immagine, ma poi all’interno ci si morivano di freddo! (http://www.gotik-romanik.de/TrondheimThumbnails/Thumbnails.html). Sotto una bella tramontana, raggiungiamo il vecchio ponte di legno , Gamle Bybro da cui si ammira una stupenda veduta del Bryggen, una serie di magazzini del XVIII secolo che ricordano quelli di Bergen. Il ponte univa la citta’ a dei quartieri operai posti su una collina che oggi sono stati riqualificati, e all’inizio della principale strada per salire sulla collina, abbiamo potuto ammirare l’unico impianto di risalita al mondo per biciclette! Poi, attraverso una tranquilla stradina laterale , riattraversiamo il fiume Nidelva, torniamo sul viale principale e risaliamo sulla nave, giusto in tempo per il pranzo! Dopo pranzo, col fortunato pretesto che le camere non erano ancora state riordinate, costante di questo viaggio, ci sdraiamo sulle poltrone all’aperto del ponte 5 e, sonnecchiando a tratti, ci godiamo l’attraversamento dello splendido fiordo di Trondheim. Tra l’altro prendiamo anche un bel po’ di sole! I paesaggi che ci scorrono davanti sono veramente molto suggestivi. Qui , rispetto al Geiranger, gli spazi sono in genere molto piu’ aperti, ma le sponde sono piu’ popolate di villaggi, fari…il pomeriggio scorre lento tra riposo e suggestioni. Il consiglio del nostro tour Leader, di non dormire in questo pomeriggio di apparente riposo si e’ rivelato saggio, perche’ si tratta di un tranquillo percorso da scoprire attimo per attimo. Ci svegliamo dal nostro torpore sognante quando stiamo per arrivare allo Stokksundet e ci rechiamo al nostro punto di vedetta. Qui le coste si fanno cosi’ ravvicinate che ci rimane difficile riuscire ad intuire dove la nave andra’ ad insinuarsi, ma poi, passo dopo passo, il percorso si snocciola tra dolci isole, villaggi e porticcioli coloratissimi, fari , ponti avveniristici, simpatici ragazzi che ci salutano dalla cima di una collinetta. Superato lo stretto, il mare si allarga e si va verso Rorvik, che raggiungiamo durante la cena. Oggi e’ la prima sera che ceniamo con il tavolo assegnato e scopriamo sia di essere gli unici italiani a bordo, sia di avere un romantico tavolo per due a fianco ad una finestra panoramica! Cosa vuoi di piu’? Alle 23,45 passiamo a fianco del Torghatten , la montagna bucata, (http://images.google.it/images?ndsp=20&um=1&hl=it&q=torghatten&start=0&sa=N) ma purtroppo mi sveglio tardi, quando siamo gia’ al porto di Bronnoyusund. Sono le 4,30 del mattino , ma sulla passeggiata c’ e’ sempre gente in osservazione . 3 giugno – martedi’ Circa alle sei ci svegliamo perche’ stiamo per attraversare il circolo polare artico. Mi reco al nostro punto di osservazione, ma all’inizio sono da sola e mi sorge il dubbio di avere sbagliato orario o punto di osservazione. Da lontano vedo qualcosa che riluce ( il sole e’ gia’ luminoso!) , poi arriva un’altra signora, anche lei munita di curiosita’ e macchina fotografica … e no… il punto dovrebbe essere proprio questo : e’ solo che la gente e’ ancora sonnolenta! La sorpresa e’ che il punto luminoso che scorgevo da lontano e’ il globo, che finalmente, dopo tanti anni, sapendo che stavamo per arrivare noi, hanno riposizionato al suo posto. L’emozione e’ enorme, non per il particolare punto geografico, ma per il silenzio e la scabrosita’ del paesaggio stepposo che ci circonda. Oggi e’ il giorno dell’escursione al ghiacciaio Svartisen che si e’ rivelata forse la piu’ bella di tutto il viaggio, e pensare che ero in dubbio se ne valesse la pena! In prossimita’ di Ornes, ci hanno trasbordato su un traghetto piu’ piccolo sempre della Hurtigruten , mentre la nostra nave ci ha lasciato diretta a Bodo. Sul traghetto ci siamo addentrati in un fiordo molto suggestivo, cinto da montagne verdissime che si rispecchiavano in maniera perfetta sulle acque limpide e ferme. La giornata serena ci ha fatto apprezzare la molteplicita’ dei colori della natura e delle casette locali. Ogni passaggio all’interno della costa riserva spettacoli suggestivi, non solo quello imponente di Geiranger o quello pacato di Trondheim: ogni percorso e’ da scoprire! Sbarcati presso il ghiacciaio, c’e’ un percorso da seguire su un viottolo sterrato fino al punto di osservazione piu’ vicino , al ristorante davanti al laghetto che si fa in circa 15 minuti. C’e’ anche l’opportunita’ di usare un pullmino riservato, che noi cogliamo, cosa che ci consentira’ di arrivare al laghetto in 5 minuti per primi e poterci godere la visione del ghiacciaio e di tutto il contesto circostante in assoluta solitudine. Il posto e’ splendido, fa caldo , c’ e’ da prendere il sole. Col binocolo cerchiamo di scoprire ogni piu’ piccolo particolare. Poi , all’arrivo degli altri si fa merenda, con dei prodotti tipici norvegesi, focaccine ripiene di qualcosa di simile a formaggio e marmellata. Il ghiacciaio si strizza in una cascata che si riversa nel laghetto, il laghetto fa da specchio alle montagne creando un doppio perfetto di tutto. Sulla via del ritorno , sempre tra paesaggi mozzafiato, abbiamo fatto diversi avvistamenti di aquile di mare, le regine di questi luoghi. Abbiamo fatto poi una sosta ad un villaggio di pescatori, Stott, quattro case di legno , con una struttura che risale ai tempi antichi, immerse tra canali e prati coperti di violette. Un piccolo market gestito da anziani signori ci ha permesso di prendere un fresco gelato, oltre che di assaggiare i tipici snack al merluzzo! Dopo un pomeriggio di tutto riposo che ci ha fatto riprendere dalla levataccia mattutina, in serata abbiamo raggiunto le Lofoten, dove pero’ non abbiamo avuto il tempo di scendere e fare escursioni. Abbiamo velocemente attraccato a Stamsund e poi a Svolvaer. Qui, gia’ dalla terrazza , ci ha colpito l’odore forte del merluzzo messo ad essiccare sui graticci di legno. I panorami sono sempre bellissimi, caratterizzati dalle aspre montagne di pietra che hanno preso il posto delle foreste viste nella mattinata e le case ristrutturate dei pescatori su palafitte. Ripartiti da Svolvaer siamo andati incontro ad una delle esperienze piu’ emozionanti del nostro viaggio: l’attraversamento dello stretto Rathfundset e l’inoltro nel Trollfjiord, lungo 2km, largo 100m, stretto tra due pareti di roccia ripidissime. Sempre sul nostro punto di osservazione, insieme ai nostri compagni di viaggio in quasi religioso silenzio, desiderosi di prendere con gli occhi tutte le meraviglie che in questo punto ci aveva riservato la natura. Un’atmosfera surreale, luce bassa rosata, mare fermo, la nave silenziosa col motore al minimo: siamo penetrati nel fiordo con timore reverenziale. Il buio delle pareti rocciose, contro la luce smagliante delle cime innevate spazzate dalla luce del sole delle 23,30. Raggiunta la fine del fiordo, la nave si e’ rigirata su se stessa in silenzio, riportandoci dal buio del fiordo alla luminosita’ rosea del Rathfundset. E’ stato difficile anche se era ormai mezzanotte passata, decidere di tornare in cabina! 4 giugno – mercoledi Oggi sara’ una giornata’ un po’ piu’ tranquilla. Passiamo la mattina abbronzandoci e leggendo tranquilli sul ponte 5. Facciamo sosta a Fissnes, una tranquilla cittadina nel verde, che fotografiamo dal ponte senza scendere dalla nave. Poi arriviamo a Tromso e sbarchiamo. In pochi passi giungiamo alla fermata del bus 26, una linea che per 110 nok ci porta dal centro citta’ alla cabinovia in bus, con la cabinovia fino in cima alla montagna, e ritorno. Qui conosciamo due simpaticissimi signori inglesi, con i quali, insieme ad altri passeggerei della nave condividiamo l ‘escursioen. La visuale dalla stazione superiore della cabinovia e’ stupefacente, ci sono le casette del Monopoli, due ponti a piu’ campate, e tutt’intorno cime innevate. In basso, la nostra nave nel porto che ci aspetta. Riscendiamo e a piedi ci dirigiamo verso la Cattedrale Artica, attraversando stradine residenziali fiancheggiate da colorate casette di legno con piccoli giardini e tanti tappeti elastici per i giochi dei bimbi. La chiesa e’ suggestiva, formata da lastre di cemento leggermente sovrapposte per lasciare degli spazi per far filtrare la luce. Nell’abside c’ e’ una splendida vetrata, i lampadari di vetro sembrano ghiaccioli pendenti, l’organo e’ una scultura di acciaio hi-tech. Riprendiamo il 26 e torniamo in centro, passiamo per la piazza del mercato, visitiamo la bella chiesetta cattolica in legno, tutta bianca e azzurra all’interno, poi vediamo dall’esterno la grande chiesa protestante, sempre in legno. La citta’ e’ piccola, multietnica, popolata da giovani forse troppo in tiro, e da qualche faccia strana, complessivamente e ‘ quella che mi ha dato meno serenita’. Risaliamo sulla nave in anticipo rispetto all’orario di partenza e ne approfittiamo per rilassarci un po’. Dopo cena si approda a Skjervoj, un piccolo porto tra rupi coperte da colonie di uccelli. Oramai il paesaggio e’ cambiato, la vegetazione rigogliosa della zona dei fiordi ci ha abbandonato. Qui la pietra e la natura stepposa sono gli unici elementi in grado di contrastare i rigori del clima. Ripartiti dal porto, in mare aperto , il sole si riflette sull’acqua ed e’ il momento di immortalare il fatidico “sole di mezzanotte”. Subito dopo e’ arrivata la mezzanotte e, scoccata l’ora , abbiamo festeggiato il nostro anniversario di matrimonio stappando una bottiglia di vino, rimediata a bordo da Roberto in maniera un po’ rocambolesca. Abbiamo cosi’ brindato alle 00,04 , con autoscatto per testimoniare l’evento, con il sole ancora splendente nel cielo! 5 giugno – giovedi Oggi e’ il nostro anniversario, faticosamente ma felicemente raggiunto, e sara’ anche la giornata di Capo Nord. La mattinata scorre lenta, con gli orari dei pasti stravolti, per consentire le uscite per le escursioni. Noi andiamo al ristorante alla fine della colazione ed assistiamo ad una veloce sostituzione dei vassoi per dare inizio al pranzo: facciamo cosi’ un vero e proprio Brunch alla lettera! In questa zona la natura e’ diventata veramente brulla, ci sono solo montagne coperte di neve, erica e una marea di uccelli. Il porto di Honningsvag si presenta grazioso, con tante casine colorate in modo diverso una dall’altra: pare che non se ne trovino due dello stesso colore, a causa di una disposizione urbanistica che e’ stata emanata in qualche tempo , per la quale le case dovevano avere la stessa struttura, per cui i proprietari si sono poi sbizzarriti con i colori. I colori delle case poi, ho letto da qualche parte, rappresentano anche un segno distintivo della ricchezza del proprietario, essendo le rosse realizzate con tinture a base di sangue di pesce che si trovava facilmente sul posto, quelle gialle con un pigmento che si trovava comunque in zona, anche se non proprio alla portata di tutti, mentre le bianche, a base di polveri di marmo, erano realizzabili solo dai piu’ ricchi. Ci rechiamo a Capo Nord con l’escursione organizzata. Percorriamo inizialmente una strada tortuosa costellata di laghetti, alcuni dei quali ancora ghiacciati, con poche casette sparse e l’immancabile camping. Man mano che saliamo aumenta la neve e purtroppo la nebbia. Alcuni gruppi di renne (senza corna?) ci sfilano davanti e brucano. Arrivati al North Cape Hall, fortunatamente la miriade di Italiani sbarcati prima di noi dalla Costa Atlantica che abbiamo scorto ormeggiata in rada ad Honnigsvag se ne sta andando, cosi’ rimaniamo solo noi del nostro gruppo. Purtroppo, a causa della nebbia, non si vede niente, ne’ si sente il rumore del mare. Possiamo solo dire che c’eravamo, e a testimonianza ci sono le foto scattate sotto il famoso globo. Poi le simpatiche signore inglesi che avevamo conosciute si sono ricordate del nostro anniversario ci hanno fatto commosse gli auguri e baciato 3 volte alla francese . La vecchina novantenne e’ deliziosa e affettuosa e, nonostante l’eta’ non perde nessuna delle occasioni che le si presentano! Poi dopo una chiacchiera in italiano con un indiano che vive in Inghilterra, oziamo un po ‘ nel negozio di souvenir, prima di vedere il bellissimo video di Ivo Caprino sulle quattro stagioni di Capo Nord, nei suoi fondali, flora, uccelli, renne , pescatori… veramente bello. Sulla via del ritorno, gia’ in mezzo alle case di Honningsvag vedo sul bordo della strada una branco di renne (con le corna, questa volta), ma, purtroppo non ci fermiamo , perche’ questa non e’ una visuale “turisticamente produttiva” come quella che abbiamo fatto prima presso lo pseudo-accampamento Sami, con tanto di indigeno in costume tipico con relativa renna in posa. Il successivo porto e’ Kiollefjiord, dove i colori delle case spiccano nel grigiore del cielo e del mare. Su uno scoglio, sono riuscita anche a vedere dei cormorani. 6 giugno- venerdi Oggi purtroppo e’ il giorno in cui dovremo lasciare la nave, e sinceramente un po’ di malinconia ci prende. Approdiamo a Vadso, dove le ridenti casette ravvivano il grigiore e la desolazione delle montagne circostanti. Il porto di Vadso e’ l’unico ch e ho visto munito di frangiflutti, quasi l’unico in mare aperto di tutto il percorso. In questa zona le montagne e gli scogli sono popolati da uccelli. Avendo la Cruise Card il check out e’ gia’ automaticamente fatto e quindi abbiamo tutto il tempo fino alle 10 di rilassarci e salutare le simpatiche persone conosciute a bordo. Arrivati a Kirkenes, pronto ad aspettarci c’e’ il pullman per l’aeroporto (85 nok) che percorre circa 20 minuti di strada attraverso gli ultimi paesaggi brulli costellati di laghi ghiacciati e alberi senza foglie. Dopo un volo tranquillo, arriviamo ad Oslo. Prendiamo il Flybussen (130 nok) che molto lentamente ci porta in centro. Molto simpatico l’ipercinetico guidatore. Scendiamo presso il Buss Terminal, e il caldo ci travolge: siamo passati dalle nevi di Kirkenes a 29 gradi centigradi di botto! Faticosamente percorriamo il breve tragitto fino al Confort Hotel Borsparken, dove con velocita’ e gentilezza ci assegnano la stanza 327. La stanza , come quella di Bergen, e’ essenziale, ma pulitissima e confortevole. Dopo esserci rinfrescati un po’, usciamo per avere una prima impressione della citta’, dirigendoci verso Karl Johans Gate, e ci assale, subito dopo il caldo, il disagio per la grande confusione che regna sovrana. Migliaia di giovani rumorosi affollano locali all’aperto disseminati ovunque, molti mendicanti e persone un po ‘ borderline. La citta’ ci colpisce anche per la disarmonia con la quale e’ gestita sia l’edilizia, sia l’arredo urbano. L’impressione iniziale e’ solo caos, ma forse e’ dovuta alla calma opposta e assoluta da cui proveniamo! In compenso facciamo la nostra prima esperienza di prelievo con il bancomat in un ATM posto dentro una drogheria. (cambio buono rivelatosi poi senza alcuna spesa addebitata). Il parlamento e’ una gradevole costruzione in mattoni che si affaccia su una piazza occupata da un giardino densamente utilizzato da gruppi di ragazzi piu’ o meno Hippies. Sulla piazza si affacciano anche il Grand Hotel e il teatro Nazionale. Ci sono anche diverse fontane zampillanti che rinfrescano l’atmosfera. Qui cominciamo a percepire la grande passione degli oslesi di sdraiarsi sui prati. Dopo esserci affacciati sul viale per sbirciare la residenza Reale, ci dirigiamo su strade laterali , alla ricerca del Tram 12 che ci condurra’ al Parco Vigeland. Acquistiamo il biglietto a bordo dal conducente (30 nok), e, tramite la cartina stradale che riporta le fermate persa all’ufficio informazioni e’ facile seguire il percorso fino all’ingresso del parco. Il parco e’ molto grande e scenografico, con un percorso centrale che segue una linea prospettica culminante nell’obelisco. Al di la’ delle innumerevoli sculture di Vigeland, che lo rendono un vero e proprio museo all’aperto, ci colpisce subito la fruizione totale del parco da parte dei cittadini come luogo per prendere il sole in costume, fare sport, giocare , deliziarsi in pic nic. L’odore conseguente a questa sana abitudine e’ per noi veramente imbarazzante! Tutti sono organizzatissimi per vivere al meglio le loro ore all’aperto in questa breve estate scandinava. Riprendiamo il tram (30 nok) e ci dirigiamo verso Aker Brygge, attraversando un elegante quartiere residenziale, popolato da gruppi di signorine snob elegantemente vestite per la loro serata fuori. Aker Brygge, lungo il molo, e’ un caos di gente allucinante, ma fortunatamente, lasciando il viale principale e inoltrandoci in una stradina laterale, troviamo un bel ristorantino (Jensens Biffhus 819 nok) strategicamente posto ad un crocevia, da cui possiamo spiare il via vai locale, spettegolando sulle mode (scarpe rosse a iosa) e sull’aspetto della gente che passa, tutti freneticamente avviati alla destinazione finale della propria serata. Oltre alla buona e tutto sommato tranquilla posizione, abbiamo anche il piacere di mangiare molto bene. Facendo poi quattro passi , passiamo davanti al Palazzo del Nobel della Pace, al Municipio, di nuovo alla piazza del Parlamento e poi , lentamente raggiungiamo il nostro alberghetto. La zona non e’ ottimamente frequentata, ma con un po’ di attenzione, lo raggiungiamo e ci riposiamo tranquilli in quella che si e’ rivelata la struttura piu’ onesta del nostro viaggio : camera 895 nok a notte, acqua bottiglietta ½ L 20 nok, caffe’ e te’ gratuiti tutto il giorno, colazioni abbondanti. 7 giugno – sabato Oggi e’ l’ultimo giorno e visto l’approccio traumatico di ieri , cerchiamo un itinerario un po’ defilato dalle principali attrattive della citta’, che ci consenta di sottrarci un po’ alla folla e alla confusione. Presso la torre dell’ufficio informazioni davanti alla stazione, facciamo un biglietto giornaliero, Dagskort, che per 60 nok ci permettera’ di utilizzare tutte le linee di tram, autobus, metro e traghetto per l’intera giornata. Raggiungiamo la fermata metro, che nel centro citta’ e’ costituita da una sola linea, che poi ,piu’ in periferia, si diramera’in varie direzioni dalla 1 alla 6. Quindi in centro bisogna solo fare attenzione alla direzione del treno. Scendiamo alla fermata Toyen, dove in meno di 5 minuti di passeggiata nel verde, raggiungiamo il Museo Munch. (70 nok). Il museo e’ molto interessante e siamo fortunati perche’ possiamo ammirare L’urlo e la Madonna , che sono da poco stati riesposti dopo l’ultimo furto e il conseguente restauro. Alla fine della visita cerchiamo la fermata del bus 60 per raggiungere il museo di Arte contemporanea. Sull’autobus facciamo un letterale bagno di folla in mezzo a tutti i giovani poco vestiti in tenuta da spiaggia , muniti di sdraio e accessori da pic nic. Attraversato un quartiere piuttosto turco, superata la stazione, scendiamo dall’autobus in Bank Plass, una piazzetta deliziosa, nonostante l’imponente presenza del palazzo della Norge Bank , ora sede del Museo di Arte Contemporanea. Vedo subito l’antico Caffe’ Engeret, che avevo gia’ adocchiato sulla guida (Lonely Planet, naturalmente), situato in un delizioso palazzetto dell’Ottocento. E’ impossibile non fermarsi qui per la nostra pausa pranzo, mangiando sotto il fresco degli alberi e della fontana centrale, dei piatti peraltro molto buoni (355 nok). Poi visitiamo il museo, che con nostro stupore e’ gratuito, caratterizzato dal suggestivo contrasto tra la severita’ teutonica della struttura e l’avanguardiqa delle opere esposte. All’uscita ci riposiamo un po’ sul bordo della fontana: il caldo anche oggi si fa sentire, ed e’ difficile resistere alla tentazione di immergersi nell’acqua fresca. Invece ci rialziamo e ci dirigiamo al museo dell’Architettura, anche questo gratuito. Sempre in una struttura riadattata troviamo una personale dell’architetto Sehn Fehn, ormai ottantenne, a cui si deve il riallestimento della struttura che ci accoglie, che come le altre sue opere esprime serenita’ e armonia con la natura. Poi andiamo sulla collina della fortezza di Akersus, e da una buona postazione sulla cima ci godiamo la partenza del palazzone della Costa Mediterranea. Solo dopo che la nave se ne’ andata, possiamo scoprire l’animazione del fiordo di Oslo , e sentire il vento del mare che la parete di cabine ostruiva del tutto. Ridiscesi fino al Municipio, svicoliamo in mezzo alla Woodstock di questa estate frenetica di Oslo, e prendiamo il tram 12 in direzione di Grunnerlokka, un vecchio quartiere operaio riqualificato che ora sta diventando una base cosmopolita per le serate degli abitanti di Oslo. Qui, dopo una passeggiata, ci siamo conquistati una posizione di prima fila per lo struscio locale presso il Bistro Brocante (472 nok) dove abbiamo cenato. Poi risaliti sul tram 12, siamo tornati verso l’albergo. Ma prima di rientrare ci siamo voluti affacciare sul cavalcavia che fronteggia il nuovo edificio dell’Opera di Oslo. Si tratta di un enorme iceberg bianco che sembra protendersi verso il mare e che rappresenta una importante superficie polifunzionale per la popolazione di Oslo. Lascia un po’ perplessi la vicinanza di un edificio cosi’ grande alle strutture adiacenti alla stazione centrale, senza alcuna soluzione di continuita’ ,fatta salva la sottile striscia della strada. 8 giugno – domenica Oggi e’ il giorno del rientro e fra poco riabbracceremo le nostre ragazze. Usciamo alle 10 dopo un velocissimo check out, ci rechiamo alla stazione centrale e acquistiamo il biglietto del Flytoget (170 nok) , il trenino che in 25 minuti ci porta all’aeroporto. In aeroporto dopo uno spuntino e l’ultimo salasso (una birra 79 nok), partiamo in ritardo, e a Francoforte riusciamo a prendere il nostro volo solo grazie ad una folle e quasi disperata corsa per tutto il terminal. Naturalmente, all’arrivo il nostro bagaglio non c’e’, quindi denuncia e poi rapidamente verso il trenino per Roma. E ora … tutto torna normale, ma con una carica di felicita’ e di positivita’ che ci dara’ una marcia in piu’ per affrontare gli scogli che ci attendono. Se volete qualsiasi tipo di informazione , in particolare sull’Hurtigruten per il quale ci sono poche notizie su interent, potete contattarmi : cekc@libero.it