Giappone second time, ritorno in autunno
Domenica 01 ottobre
Partenza volo Alitalia, diretto da Milano Malpensa. Volo perfetto, posti comodi prenotati con buon anticipo.
Indice dei contenuti
Lunedì 02 ottobre: Arrivo a Tokyo
Arrivo a Narita alle 10:40. Acquisto della comodissima Pasmo card e trasferimento a Ueno con treno Kaisei, direttamente dal terminal alla stazione Ueno Park. Sappiamo dove andare, l’hotel è lo stesso della volta scorsa, l’accettabile Mystays Ueno East, che ci consegnerà le camere alle 15:00, non un minuto prima.
Poco male, il nostro programma ne teneva conto e quindi, lasciati i bagagli in reception, via a piedi verso Asakusa. Nella megalopoli Tokyo sopravvivono ancora molte zone vivibili a misura d’uomo, Ueno ed Asakusa rientrano in questa categoria. La passeggiata, nonostante la stanchezza, è molto piacevole, e nel tragitto troviamo uno di quei locali dove il tempo sembra si sia fermato a qualche decennio fa: da una parte rivendita di generi diversi, spezie, the, dolciumi, dall’altra una saletta attigua ad piccolo laboratorio in cui due signore preparano dolci e bevande della tradizione nipponica. Dopo l’ottima merenda, passando da Kappabashi arriviamo a Ueno. Irrinunciabile visita al Senso-Ji, passeggiata nelle stradine limitrofe e poi rientro in hotel.
Martedì 03 ottobre: Tokyo
Tokyo. Oggi si visitano alcune zone tralasciate durante il viaggio precedente. Quindi il discusso Yasukuni, tempio eretto per onorare i caduti per il Giappone e che col tempo è diventato punto di riferimento dei nazionalisti nipponici che qui celebrano alla loro maniera le ricorrenze belliche del Paese. Effettivamente si tratta di un Tempio particolare, che vede la presenza di molti gruppi (di preghiera, li chiameremmo noi) guidati da un officiante, celebrare nelle inavvicinabili sale del Tempio le loro ricorrenze. Nell’attiguo museo si ripercorre la Storia, con marcata accezione bellica, del Paese. Al piano terra domina la scena uno “Zero”, famigerato caccia della seconda guerra mondiale, mentre al piano superiore si passa da pregevoli armature da samurai a reperti delle ultime avventure belliche del Paese.
Da qui a piedi, in circa 20 minuti si giunge in Kagurazaka, che ci accoglie tra i suoi vicoli pedonali ed i suoi locali tradizionali. Quindi, in metro ci spostiamo in Rappongi per assolvere ad un preciso mandato: l’acquisto della inevitabile maglietta Hard Rock Cafè. Scappiamo in fretta da uno dei quartieri che meno ci attira, insieme ad Akihabara. Per rientrare nella “nostra” Ueno per cena.
Mercoledì 04 ottobre: Trasferimento in Shinkansen Tokyo-Kanazawa
Tokyo-Kanazawa. Trasferimento in Shinkansen a Kanazawa. Come sempre viaggiare sui treni giapponesi, in particolare sui loro treni veloci, ci trasmette, in quanto italiani, sentimenti tra l’ammirazione e l’umiliazione. Assistere a partenze tarate sul secondo, assistiti da personale che all’ingresso ed all’uscita di ogni vagone saluta con un inchino i passeggeri (no, non è leggenda, è proprio così), accomodarsi su sedili che ad ogni fine tratta vengono puliti ed igienizzati da apposite squadre in pochi secondi, servirsi di toilette dotate di ogni comfort non solo pulitissime ma profumate, ci sollecita ogni volta la stessa considerazione : ma è così difficile?
Giovedì 05 ottobre: Kanazawa
Kanazawa è una città dove si respira tradizione, una piccola Kyoto. Ed infatti, oltre al quartiere dei samurai, l’altra attrattiva di questa cittadina ai piedi delle Alpi giapponesi è il rione delle geishe, molto bello anche se molto turistico. Poi il castello ed infine la principale attrazione del luogo, i giardini Kenroku-En.
Qui davvero la cura dei particolari è a livelli elevatissimi anche per gli standard nipponici. I giardini non sono solo curati, ma amati, riveriti, rispettati. Le piante, i prati, i laghetti, i corsi d’acqua con i loro giochi, i ponti in pietra non presentano nulla che non sia quello che era stato progettato fin dall’inizio, tutto è curato al millimetro, e non è un’iperbole, i prati sono regolati a mano da centinaia di addetti con dei piccoli attrezzi con cui liberano centimetri quadrati di superficie da piccole erbe infestanti. Poteva mancare in questo ambiente una tradizionale casa da the? No, ed infatti ci accomodiamo sui suoi tatami, dove ci vengono serviti the e dolci tradizionali, con vista su giardino zen. Fantastico.
Venerdì 06 ottobre: Kanazawa-Shirakawa-go-Takayama trasferimento in bus di linea
Il trasferimento di oggi si divide in due tratte, tramite bus. La prima ci porterà da Kanazawa a Shiragawa-go, cittadina di montagna famosa per le sue case dai tetti spioventi di paglia, gasshō-zukuri. Pace e molto relax si respirano appena scesi alla piccola stazione, ovviamente organizzatissima per informazioni ed assistenza. Le nostre due valigie trovano posto, per 800 Yen, presso il deposito bagagli, consentendoci una agevole visita della località. Qui i flussi turistici sono davvero imponenti, molti i visitatori tra le vie del paese, ma la gente non sembra farci caso, e continua le proprie attività, dalla raccolta del riso nei campi alla gestione dei tanti (troppi?) negozi lungo la via principale. Il luogo merita la visita. Qualcuno si ferma per la notte, noi proseguiamo verso Takayama, dove ci aspetta Aki, il nostro host Airb&b.
Arriviamo al nostro alloggio in centro, e mentre Aki ci descrive la città, arriva la mamma, che si presenta con una simpatia travolgente. Trova pane per i suoi denti; caffè italiano? Grazie, si. E via di moka, per trascorrere in compagnia una buona ora del nostro tempo parlando delle nostre città, delle nostre famiglie, delle nostre piccole storie. Molto piacevole. Alla fine si offre di accompagnarci alla stazione il mattino della nostra partenza.
La serata si conclude in un piccolo locale, specializzato in okonomiyaky, una sorta di frittata servita su una piastra calda al centro della tavola i cui ingredienti variano da zona in zona.
Sabato 7 ottobre: Takayama
Al mattino, poco distante dal nostro alloggio, lungo la riva orientale del fiume Miya-Gawa si tiene un piccolo mercato all’aperto, iniziamo da lì la visita di questa bella e piacevole cittadina. Dopo una itinerante colazione tra le bancarelle che offrono davvero di tutto, ci spostiamo nella zona storica, quella delle antiche dimore private in legno, Samachi-Suji. Sforzandosi di “non vedere” i tanti visitatori, si può davvero immaginare il Giappone feudale tra queste case in legno ormai nella quasi totalità destinate a negozi o locali i per turisti. Rimane comunque un’atmosfera molto suggestiva. Continuiamo verso le alture orientali, in area Higashiyama Teramachi. Si tratta di una vasta superficie collinare con molti templi e cimiteri, che va visitata a piedi, in circa un’ora e mezza di cammino seguendo un percorso molto ben indicato. Così dicono le guide; noi di ore ne impieghiamo ben più di due, perché la zona è ricca non solo di templi molto belli e curati, ma anche di piccoli giardini, case private che si lasciano ammirare per la cura con cui sono tenute, suggestivi cimiteri, tra cui quello dei Woodworkers, piccolo e struggente. Si continua con il museo dei carri destinati alla sfilata dell’imminente Matsuri d’autunno, che inizierà il giorno dopo la nostra partenza, vedendo l’arrivo in città di decine di migliaia di persone, quindi ci si perde tra le vie meno battute fino a sera.
Domenica 8 ottobre: Trasferimento a Nagoya in Shinkansen
Puntualissima Naoko si presenta a casa per accompagnarci in stazione. Ai saluti ed ai ringraziamenti per aver scelto la sua casa accompagna alcuni regalini, piccoli pensieri ma che ci fanno un gran piacere, e che ci mettono anche un po’ in imbarazzo; alcune stampe della nostra città che avevamo programmato di portare con noi proprio per donarle ai nostri host sono rimaste… a casa! Evviva Cristina!
Un paio d’ ore di treno e si giunge a Nagoya, che tra l’altro oggi ospita il G.P. di Giappone. La città si presenta subito per quel che è, ricca città industriale, anonima, ma ci serve quale base di partenza per il trekking di domani. Quindi cena e passeggio nei dintorni dell’enorme stazione, tra tanti grattacieli frutto dei migliori studi di architettura moderna, negozi di charme, tanta gente dall’aspetto curato e ricercato. Si vede che qui gli affari predominano, ed il benessere è esibito a fronte di tanti homeless quanti non ne abbiamo visti finora nelle cittadine percorse. Anche la pulizia non sembra essere una priorità, a differenza di quanto si nota in altre grandi città, prima fra tutte Tokyo.
Lunedì 9 ottobre: Magome-Tsumago
Oggi percorreremo un piccolo tratto (poco meno di 8 kilometri) della Nakasendo, una delle vie che in periodo Edo univano l’attuale Tokyo a Kyoto, quello compreso tra le due stazioni postali di Magome e Tsumago. Le due cittadine, in realtà piccoli agglomerati di abitazioni ora adibite a ristoranti e piccoli negozi di souvenir, sono una bella rappresentazione di come doveva presentarsi il Giappone in epoca feudale. Il percorso, che si snoda attraverso bei sentieri di montagna, è intervallato dalla presenza di piccoli nuclei di case, alcune abitate da contadini, altre adibite a locande e guest house, gestite da giovani del posto che dopo la conclusione del loro ciclo formativo ritornano dalle grandi città intraprendendo piccole attività, ed è sempre un piacere fermarsi a fare due chiacchiere con loro. Il tempo che occorre per percorrere in tutta tranquillità il tratto è poco meno di tre ore, incluse soste e contemplazioni varie.
Martedì 10 ottobre: Osaka
Trasferimento in Shinkansen ad Osaka, dove prendiamo possesso del piccolo appartamento Airbnb. Osaka è una città di cui si dice non vi sia nulla da visitare tranne il suo castello ed i suoi… ristoranti. In effetti la cucina locale è tra le più rinomate del Giappone. La testimonianza che possiamo lasciare è sicuramente positiva; varietà, qualità delle materie prime, prima tra tutte la famosa carne di manzo della vicina Kobe, ma soprattutto un’offerta strabordante (sembra che in questa città non si faccia altro che cucinare e mangiare) ci lasciano sorpresi. Continuiamo la giornata lasciandoci trasportare letteralmente dai fiumi di gente che si riversa tra Namba e Dotonbori.
Mercoledì 11 ottobre: Osaka
Castello di Osaka, davvero bello. Tra i più belli del Giappone ed il sito più visitato del Paese, stando alle statistiche, più del Fuji, più del bellissimo e poco distante castello di Himeji. Ed in effetti le attese non vengono tradite, anche se la struttura, andata più volte distrutta, conserva poco dei materiali originali. Mezza giornata è più che sufficiente per una visita, includendo anche i giardini. E quindi via verso l’ acquario della città, anch’esso di fama meritata. L’originalità della struttura consiste nel suo progetto; si tratta di un’ enorme costruzione a forma di farfalla suddivisa in padiglioni verticali, cosicché partendo dall’alto si vede sotto la superficie dell’acqua ciò che si era in precedenza visto sopra ed all’esterno dell’ambiente marino. Sono rappresentati vari ambiti, dal Pacifico all’artico ai mari tropicali, e varie Ere. All’uscita, in apposite vasche e solo dopo un’accurata pulizia delle mani, si possono accarezzare razze, piccoli squali ed altre varietà di pesci.
La serata si trascorre come al solito in compagnia. Di decine di migliaia di persone che incessantemente percorrono strade e gallerie coperte, riempiono gli enormi store departement, sciamano verso le migliaia di ristoranti prima o dopo aver riempito le diffusissime sale di Pacinko, gioco d’azzardo nazionale. Questa sera Okonomiyaki, preparata in open space con studiata esecuzione. La destrezza dei cuochi, gli inviti ad entrare ed i saluti a chi lascia il locale utilizzando il locale dialetto enfatizzato all’uopo è di per sé uno spettacolo, almeno quanto l’Okonomiyaki che ci viene servita.
Giovedì 12 ottobre: Monte Koya – Koyasan
Il monte Koya, o Koyasan, è un luogo sacro. Tra i più sacri del Paese, e tra un po’ ce ne accorgeremo. È il luogo scelto da Kobo Daishi per praticare in Giappone quanto appreso in anni di studio in Cina, una sorta di buddismo esoterico. Ciò risale al IX secolo circa. Quel che vi si ritrova oggi sono 117 Templi, un senso di pace e tranquillità assolutamente aliena alle folle di Osaka, e una comunità tra le più serene incontrate in Giappone, ed è tutto dire.
L’arrivo in questo luogo è già una prima esperienza. Si parte dal centro di Osaka, dalla iperattiva, cosmopolita metropoli, per arrivare in questo luogo di pace. Da Namba station si prende un treno della compagnia privata Nankai, che dopo un tortuoso e bellissimo tragitto su rotaie che violano e si insinuano tra foreste di cedri altissimi conduce alla piccola stazione di Gokurakubashi, da lì bisogna prendere una funivia che condurrà a Koya-San. Non è finita, all’uscita dalla funivia, che in realtà è una funicolare, si trovano in attesa un numero di autobus variabile, sufficienti per trasportare i viaggiatori dalla stazione al centro del Paese vero e proprio. Il tortuoso tratto di strada percorso da questi bus è interdetto a qualsiasi altra forma di locomozione, inclusa quella pedestre. La nostra fermata è Okunoin, ingresso principale dell’omonimo, immenso cimitero. Immenso e bellissimo, emozionante. Migliaia di tombe e lapidi, alcune coperte da muschio secolare, statue e monumenti percorsi da un sentiero lastricato in pietra tra enormi cedri. In fondo ai circa 2 kilometri del percorso si giunge al mausoleo di Kobo Daishi; migliaia di lanterne in ottone fiocamente illuminate pendono dai soffitti, l’odore dell’incenso ed i mantra recitati dai monaci creano uno di quei momenti perfetti in cui si fa la pace col mondo. Il tempo trascorso qui dentro è inquantificabile, sospeso. All’uscita riprendiamo il bus per il “nostro” monastero. Abbiamo scelto di pernottare qui, nella foresteria di un monastero, alcuni di essi offrono questa possibilità. Il nostro è proprio al centro del paese, poco distante dal Tempio principale, il Kongobu-ji e dal Garan, il principale complesso monastico del luogo. Check-in alle 15:00, cena rigorosamente vegetariana alle 18:00, chiusura del Tempio e della sua foresteria alle 22:00. Queste le regole, stop. C’è la possibilità di assistere alle preghiere dei monaci, alle ore 06:00 del mattino successivo, ed al nostro assenso veniamo educati alle poche regole da seguire per questa cerimonia. Lasciamo gli zaini ed iniziamo le visite ai Templi più rappresentativi. Quindi cena e poi di nuovo al grande cimitero, che va visitato due volte, una di giorno ed una di notte, e sono due esperienze diverse. La solitudine, interrotta solo da altri visitatori notturni, il buio violato di solo dalle fioche lanterne ai lati del sentiero, l’incombente presenza delle migliaia di cedri, ora neri e percorsi da venti che li rendono quasi animati, creano delle suggestioni che difficilmente dimenticheremo. Il mausoleo di Kukai, nome in vita di Kobo Daishi, ci accoglie con le sue lanterne che pendono dai soffitti, e con il suo alone di rispetto.
Venerdì 13 ottobre: da KoyaSan a Osaka
Ore 06:00, inizio delle preghiere dei monaci del nostro monastero. Prevenuti, ci aspettavamo una cerimonia piuttosto turistica. Non ci è sembrato affatto così, poche concessioni alla decina di ospiti astanti, una quarantina di minuti di ininterrotti mantra recitati seguendo un rito quotidiano. Solo alla fine della cerimonia, il più anziano dei monaci si è intrattenuto con noi spiegandoci dove ci trovavamo ed a cosa avevamo assistito.
Il resto della mattinata lo dedichiamo alla visita di altri monasteri e del piccolo abitato che si sta organizzando pian piano ad accogliere il crescente numero di turisti che arriva ogni giorno.
Rientro in serata ad Osaka. Dopo tanta spiritualità cosa faremo questa sera? Ovvio: Dotombori…
Sabato 14 ottobre: Himeji
Ad Himeji si va soprattutto per il suo castello, l’airone bianco. E l’airone ci accoglie già dalla stazione, in lontananza, in cima al lungo viale che ci piace percorrere a piedi, benché esista il classico loop bus, si staglia candido nel terso blu del cielo, siamo fortunati. La struttura è imponente, magnifica. Ed originale, in quanto si tratta di uno dei pochi castelli giapponesi rimasti in piedi dalla propria costruzione. Si raggiunge percorrendo, come detto, un dritto viale dalla stazione dei treni. Ma dopo l’ingresso inizia il vero percorso per arrivare alle sue mura. Si tratta di una serie di camminamenti tortuosi, che avrebbero costretto eventuali assalitori a sottoporsi, allo scoperto, al tiro degli arcieri a difesa del maniero. Gli interni, come per la maggior parte dei castelli giapponesi, sono desolatamente vuoti, e tuttavia molto belli, ripide scale in legno consentono di salire fino al piano più alto. Ci rendiamo conto che si tratta davvero di uno dei più scenografici castelli del Giappone, per cui vi è spesso ricaduta la scelta di ambientarvi vari film, da uno 007 con Sean Connery a “L’ultimo samurai” a Ran di Akira Kurosawa. Anche i limitrofi giardini Koko-En, inclusi nel biglietto cumulativo acquistato al Castello sono gradevoli da visitare, maniacalmente curati come tutti i giardini giapponesi.
Domenica 15 ottobre: Kobe
A poca distanza da Osaka si trova Kobe, cittadina ormai quasi fagocitata dall’estensione tumultuosa della metropoli. La città vanta un porto di rilevanza internazionale, che tra i primi ha consentito l’apertura commerciale del Giappone verso l’Esterno. L’intera area, nei fine settimana è frequentata da cittadini e visitatori, ed è interessata da molte iniziative ludiche, risultando molto gradevole da visitare se si cerca qualcosa di diverso ed alternativo poco distante da Osaka. Interessante anche il quartiere cinese, la Chinatown cittadina, molto affollata dai giovani. Poco altro, in realtà.
Lunedì 16 ottobre: Osaka-Tokyo
Si rientra a Tokyo. Due giorni prima del nostro rientro a casa torniamo nella capitale, sempre ricca di attrattive anche se già la si conosce per averla visitata più volte. Trascorriamo il pomeriggio nella zona di Sugamo, ed appena scesi dalla metro ci rendiamo conto che sì, davvero si può tornare decine di volte in questa città trovando ogni volta nuovi stimoli, nuove atmosfere. È un salto indietro nel tempo di una trentina di anni, Sugamo, ma nessuna ricostruzione ad hoc, qui i negozi sono davvero vecchi, non ricostruiti. Vecchie mercerie, superate rivendite di materiali elettrici, vecchi negozi di abbigliamento e di generi alimentari che servono essenzialmente una clientela locale, stanziale. Percorrendo la strada principale di questo quartiere ci si imbatte nel Koganji, famoso per la statua di Togenuky Jizo, compassionevole monaco in grado di lenire ogni vostro dolore a patto di versare l’acqua della vicina fontanella sulla parte interessata. Anche qui potrete aggiungere uno Shuin sul vostro “libro dei timbri”. Proseguendo si raggiungono i binari, e la fermata, di un bel tram di superficie, della Toden Arakawa line, che potrebbe ricondurci in zone più centrali. Potrebbe, perché a quest’ora del tardo pomeriggio è letteralmente preso d’assalto da diverse decine di persone, le quali formano una coda che sarà smaltita solo dopo parecchie corse, e quindi si rientra in metro. Peccato.
Martedì 17 ottobre: Kawagoe
Attratti da descrizioni che la dipingono come “la piccola Edo” dedichiamo quest’ultima giornata a Kawagoe, poco distante da Tokyo, raggiunta con treni locali della JR in circa un’ora. Sarà per le attese elevate, per il tempo all’inizio inclemente, ma l’impatto è davvero deludente. E certamente in ciò concorre notevolmente un sostenuto traffico commerciale e privato che infesta la zona storica della cittadina; persino nella centralissima via che ospita la Torre dell’orologio bisogna lottare con furgoni, piccoli bus strapieni di turisti (che devono essere sbarcati proprio lì sotto, ovvio!), auto private. La via che ospita la maggior parte dei Karazukuri, antichi e ben conservati magazzini cui la città deve la sua antica fortuna commerciale, è percorsa in continuazione da un sostenuto traffico veicolare. Solo la Candy Alley, vero paradiso per le tante scolaresche in gita, viene risparmiata da questo vero e proprio flagello. Ci sembra davvero un peccato. Siamo vittime del partito degli “ADORO-IMPERDIBILE” un eterogeneo gruppo in cui militano tutti coloro che per il solo fatto di essere stati in posto devono per forza qualificarlo con uno dei due suddetti termini. In città si trovano anche alcuni Templi molto belli; su tutti il Kita-In, dove si trovano le cinquecento (in realtà 537) piccole statue di Rakan, discepoli di budda, ognuna con un’espressione diversa. In serata rientro a Tokyo, cena a Shinjuku, Golden Gai. Solito grande spettacolo di insegne, folle di giovani, vita insomma!
Mercoledì 18 ottobre
Rientro. Anche questo viaggio è terminato. Ci imbarchiamo sul diretto Alitalia per Malpensa, ed anche per il ritorno riceviamo la sensazione di un ottimo servizio, sia per l’aeromobile nuovo e pulito che per la professionalità dell’equipaggio. Peccato per il momento buio che quest’Azienda sta vivendo; a noi è stato fornito un servizio in grado di confrontarsi con le più blasonate Compagnie asiatiche.
Buona fortuna.