Giappone e giapponesi

E’ febbraio, e sono già in crisi di astinenza da viaggi. Non che senta necessariamente l’esigenza di fare ferie sempre e comunque, no, quello che mi manca è l’adrenalina dell’organizzazione, dello studio dell’itinerario migliore, della scelta dei luoghi da visitare e fino alla più materiale scelta dei pernottamenti e della logistica a...
Scritto da: zaza001
giappone e giapponesi
Partenza il: 20/05/2009
Ritorno il: 01/06/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
E’ febbraio, e sono già in crisi di astinenza da viaggi. Non che senta necessariamente l’esigenza di fare ferie sempre e comunque, no, quello che mi manca è l’adrenalina dell’organizzazione, dello studio dell’itinerario migliore, della scelta dei luoghi da visitare e fino alla più materiale scelta dei pernottamenti e della logistica a supporto.

Non ricordo chi, o se qualcuno abbia mai esclamato che la parte più interessante di un viaggio è la preparazione e l’attesa. Lungi da me criticare i viaggiatori alla Chatwin ma forse quel qualcuno esagerava un pochino.

Dicevamo … dove possiamo andare quest’anno? Vietnam? Costa Est degli USA fino a risalire in Canada? Siria e Giordania? Sì tutte mete interessanti e che spero prima o poi di fare, ma non so come la mia attenzione si concentra sul Giappone. Forse lo so perché mi balena questa idea … frammenti di un film che ho amato molto come “Lost in translation”, e le pagine dei libri di Tiziano Terzani sono due validi motivi che mi spingono in quella direzione.

E poi, voglio partire il prima possibile, non ho voglia di fare vaccinazioni e voglio organizzarmi tutto da solo. Infine, è ovvio, l’interesse per il Giappone e i giapponesi immaginando più che un viaggio, un’esperienza.

Si dice che loro, i jappo, si sentano diversi dagli stranieri, i gai-jin. Sono attratto più dall’aspetto “sociologico” e dallo “scontro” culturale prima che dai paesaggi, dai templi e dagli altri monumenti (pochi). Verificata la fattibilità della cosa, inizio a darmi da fare per il primo e importante aspetto dell’organizzazione: il volo aereo.

Prima ancora della scelta del volo, il passo zero di ogni buon organizzatore è la valutazione economica dei costi di tutta la vicenda. Non voglio andare in Giappone e poi scoprire che è veramente così caro da rendere il viaggio in un salasso.

Ebbene, grazie al tanto vituperato euro (n.D.R. 130 Yen/EUR il cambio medio nel periodo del viaggio) sfatiamo il primo mito: il Giappone non è un paese caro per fare il turista. Non voglio dire che comprare una casa a Tokyo sia un affare per un italiano, ma soggiornare in un hotel decente non è affatto costoso, soprattutto se confrontato con sistemazioni analoghe a Milano o a Roma. Idem per un pasto di medio livello.

Torniamo alla scelta del volo. E’ una voce che va a incidere molto sull’intero budget e quindi merita un’attenzione speciale e una meticolosità di ricerca della soluzione più adeguata.

Verifico i costi con le compagnie aeree principali, confrontando i prezzi con i vari motori di ricerca specializzati. Parliamo di circa 800 EUR, ma si può risparmiare cercando qualche offerta per i periodi fuori stagione e compagnie specializzate in quelle tratte come Finnair. Tramite la compagnia finlandese si trovano biglietti a costi di circa 670 EUR, con scalo a Helsinki e rotta su Osaka. Quando mi convinco che è forse la scelta migliore scopro che SwissAir ha in essere un’altra offerta a un prezzo di 560 EUR.

Mi dico che un prezzo più basso sarà impossibile trovarlo e sono pronto alla prenotazione quando subentra il terzo e più importante requisito per una buona scelta: il colpo di fortuna.

La mattina della prenotazione sono al bar a far colazione, di solito non la faccio mai al bar e quindi ulteriore colpo di fortuna, quando un mio collega mi segnala una pagina di pubblicità Alitalia su un giornale free-press (ora ho scoperto che anche questa stampa può essere utile !) con super offerte per Tokyo al prezzo di 399 Eur.

Detto e fatto, controllo il volo su internet e addirittura trovo una combinazione di date che mi consentono di spuntare un prezzo complessivo (comprensivo di tasse, supplemento e tutto il resto) pari a 370 EUR (trecentosettanta euro !) per un volo diretto A/R Milano-Tokyo. Non ci penso due volte, clicco, pago, e prenoto.

Il primo obiettivo è stato raggiunto.

Passo quindi a definire una prima bozza dell’itinerario, abbozzando le tappe principali in funzione dei giorni (11) a disposizione. Raccolgo da internet tutte le informazioni utili su distanze, luoghi da visitare, consigli e suggerimenti di vario tipo. Inoltre mi è veramente di utilità l’insieme di brochure, mappe ed altro che mi sono fatto spedire dall’ufficio del turismo giapponese di Parigi (www.Tourisme-japon.Fr/), competente per l’Italia, visto che nel nostro paese non esiste una presenza diretta nonostante siamo il quinto paese per numero di viaggiatori nel Sol Levante.

Alla fine l’itinerario di dettaglio è facilmente completato, condensando il Giappone moderno (Tokyo), quello classico (Kyoto e Nara), e quello tristemente contemporaneo rappresentato da Hiroshima. Avrei voluto vedere “da vicino” il Monte Fuji, andare nelle Alpi Giapponesi e magari arrivare fino all’isola tropicale di Okinawa ma il tempo a disposizione è limitato e quindi va necessariamente fatta una scelta.

Indispensabile per muoversi è il treno, superveloce, super puntuale, insomma terribilmente efficiente tanto che il trasporto aereo interno è l’alternativa meno praticata. Serve il famoso JR Pass, che per un periodo di una (come nel nostro caso), due o tre settimane vi consentirà di prendere quasi tutti i treni delle varie compagnie giapponesi. Costo 220 EUR per il pass di 7 giorni, acquistabili presso .

Persi nella traduzione, terrorizzati dall’incomprensibile alfabeto Kanjii e dallo sconosciuto mondo degli ideogrammi? Niente paura, a meno che non vogliate muovervi in auto o visitare villaggi interni, tutte le stazioni e i luoghi di passaggio delle principali città hanno anche le scritte con i caratteri latini e la traduzione in inglese. Per il cibo e il resto il problema si supera abbastanza agevolmente con i piccoli accorgimenti di cui vi renderemo partecipi nel seguito.

Via si parte.

Mercoledì 20 maggio 2009 / Giovedì 21 maggio 2009 Puntuali siamo a Malpensa, pronti all’imbarco del volo diretto JAL (in code sharing con Alitalia) per Tokyo. Subito prendiamo confidenza con un elemento distintivo dell’abbigliamento del giapponese di ogni ordine ed età: la mascherina copri bocca e naso, di varie forme, design e colore.

Siamo tra i pochissimi occidentali in mezzo a qualche centinaio di giapponesi, rigidamente intruppati in qualche tour di ritorno dal nostro paese, e soprattutto tutti con la dotazione sanitaria di cui sopra.

Non nascondo che il primo impatto è simpaticamente sgradevole, e mi chiedo se gli alieni siano loro, o siamo noi. Ovviamente propendo per la prima ipotesi.

Ma perché i giapponesi indossano le mascherine? In caso di malanni, che in qualsiasi altro paese del mondo sarebbero assolutamente normali come tosse e raffreddore, la mascherina evita la trasmissione del contagio a terzi. Si va bene ma … è mai possibile che quasi tutti i passeggeri di un boing 747-400 Double Deck (più di 300) abbiano la tosse e il raffreddore? Ovviamente la risposta è no, ma siccome i giapponesi sono previdenti ed efficienti, e siccome siamo nel periodo di diffusione dell’influenza suina, allora una bella mascherina fa proprio al caso (loro).

Inutile dire che le stesse scene le rivedremo in larga scala nei primi giorni del nostro soggiorno in terra nipponica, e dopo il primo smarrimento non ci faremo più caso, e riporteremo a casa il ricordo come fosse l’immagine della torre di Pisa per loro … Dopo circa dodici ore di volo tranquillo, e nonostante il pasto “No Fat” propinatoci per un errore di prenotazione, arriviamo all’aeroporto Narita di Tokyo in perfetto orario.

Rapido controllo doganale dove, oltre alla verifica passaporti, siamo sottoposti a scansioni termiche per individuare eventuali casi di sospetta influenza.

Cambiamo il voucher del nostro pass dei treni JR indicando la data di inizio validità, la quale è indicata rispetto all’anno giapponese. Se trovate pertanto scritto 21 come anno di scadenza non è un errore ma il numero dell’anno imperiale, ovvero il ventunesimo anno dall’insediamento dell’ultimo imperatore (1988).

Proseguiamo con le pratiche di ingresso, e cambiamo i nostri Euroni in Yen, verificando come atteso che è assolutamente conveniente farlo direttamente all’arrivo, evitando le assatanate commissioni delle banche italiane e le prenotazioni (della serie “Lo Yen ? E ci vorranno almeno 10 giorni per averlo …”).

A questo punto siamo pronti per raggiungere Tokyo. Ci sono varie alternative di mezzi, autobus o treno, ma personalmente mi sento di consigliare quest’ultimo in quanto si evita l’incognita del traffico metropolitano. Ci dirigiamo pertanto a prendere il treno Narita Express (NEX) che dall’aereoporto giunge nella capitale fermando nei principali quartieri. Decidiamo di acquistare il biglietto del treno e la tessera ricaricabile per metropolitana e treni urbani (SUICA) al prezzo di 3500 Yen.

In circa un’ora e un quarto arriviamo alla stazione di Shinjuku, dove nelle vicinanze alloggeremo.

Abbiamo il primo impatto con la folla di Tokyo, una moltitudine di gente che in maniera ordinata entra ed esce dai numerosi punti di attraversamento della stazione. Si dice che questa stazione sia la più affollata del mondo con i suoi tre milioni di transiti giornalieri. Più che la folla il problema è trovare l’uscita giusta, e dopo qualche tentativo a vuoto riusciamo a emergere in superficie grazie alle mappe che avevamo stampato.

L’uso delle mappe è fondamentale in un paese come questo dove non esistono, o sono vaghe, le indicazioni delle vie. Mappe che spesso si rifanno a edifici commerciali come punti di riferimento e indicazione del tragitto.

Così facendo, e grazie a qualche informazione del passante di turno, arriviamo finalmente al nostro hotel (xxx).

L’hotel è abbastanza recente, le camere pulite e il personale cortese. La spazio in camera è, come atteso, a livelli giapponesi con stanze piccole che richiedono una certa abilità da contorsionista e movimenti sincronizzati.

Con una certa fame arretrata usciamo immediatamente alla ricerca del primo impatto culinario del Sol Levante. Dopo aver girato a vuoto per quasi un’ora, rapiti dalle gigantesche insegne luminose di tutti i tipi e intimoriti dalle corrette procedure da seguire, decidiamo di buttarci in un piccolo locale dotato della famosa macchinetta ordina pasti.

In vetrina osserviamo le minuziose ricostruzioni in cera dei piatti proposti, ognuno opportunamente catalogato con numero. Diligentemente procediamo con l’ordinazione alla macchinetta la quale, dove aver fatto qualche strano verso all’inserimento dei soldi, ci restituisce il prezioso tagliando.

Immediatamente lo consegniamo all’oste che con perizia e rapidità ci serve il nostro cibo: Udon, Ramen e l’immancabile riso. Costo totale: 450 Yen.

Ritorniamo a gironzolare per le vie di Shinjuku, osservando il via vai della gente. Ragazzi e ragazze tremendamente fashion victim e con le acconciature più improbabili, impiegati (salary-men) tutti vestiti allo stesso modo con abito prevalentemente nero. Dopo una certa ora qualcuno è vistosamente traballante per la serata post ufficio, spesso imposta, di eccessi alcolici. Abbiamo subito l’impressione di una città che non dorme mai. Noi si, e stanchi del viaggio rientriamo in hotel.

Informazioni alloggio Pernottamento: 21/5-25/5 Hotel Rose Garden Shinjuku 1-3 Nishi-Shinjuku 8-chome, Shinjuku, Tokyo, 1600023 Phone: +81-3-33601533 Fax: +81-3-33601633 www.Hotel-rosegarden.Jp/en/english.Html Prezzo: Camera doppia 16mq2 senza colazione. Costo totale 38000 Yen. Costo camera/notte pari a 73 EUR Giudizio: Ottimo rapporto prezzo-qualità. Consigliato.

Venerdì 22 maggio 2009 Sveglia all’alba, pronti per andare a visitare il mercato del pesce di Tokyo (Tsukiji), il più grande del mondo.

Prendiamo la metropolitana e rapidamente giungiamo a destinazione poco dopo le 7.30. Forse è già un po’ tardi ma se non volete assistere all’asta dei tonni e non siete dei maniaci del settore va bene lo stesso.

La prima cosa che mi impressiona è la quantità di piccoli trabiccoli motorizzati che si muovono fra gli stretti vialetti del mercato. Bisogna fare attenzione perché i simpatici ometti alla guida non sembrano molto contenti di rallentare se un pedone, magari curioso e straniero, si trova sulla loro strada.

Muovendoci con circospezione tra i vari negozi e banchi del mercato osserviamo ogni tipologia di pesce immaginabile, nei colori e nelle forme più disparate. Grazie ad un’imponente macchina logistica ogni pesce possibile e pescabile in qualsiasi angolo del mondo finisce su questi banchi.

L’immaginabile odore e le scene di taglio e lavorazione non sono certo un buon risveglio per i deboli di stomaco. Per chi si vuole calare ancor più nella parte consigliamo una colazione a base di sushi freschissimo nei numerosi localini nelle vicinanze.

Terminato il giro al mercato decidiamo per la visita del giardino del Palazzo Imperiale, senza sapere però che il venerdì è giorno di chiusura. Così dopo aver fatto qualche rapida foto dall’esterno, insieme ad una mezza dozzina di scolaresche in gita, iniziamo a girovagare nella zona dei palazzi governativi ad iniziare dal Palazzo della Dieta.

Nulla di particolarmente interessante da segnalare.

Proseguiamo il tour arrivando fino al quartiere di Ginza, location preferita (insieme ad Omotesando) dei negozi di lusso delle griffe occidentali più alla moda.

Certo di trovare un caotico traffico automobilistico rimango piacevolmente deluso. L’assenza di parcheggi in strada, la sola presenza di quelli a pagamento e molto cari, oltre che l’efficiente servizio di trasporto pubblico scoraggiano la maggior parte delle persone ad usare l’auto all’interno della città.

Risaliamo fino al quartiere di Harajuku, uno dei ritrovi preferiti dai giovani di Tokyo. Ogni tanto avvistiamo qualche cartone animato umano, i famosi cosplay, giovani che si vestono e si ispirano ai personaggi dei numerosi fumetti giapponesi.

Accanto ad Harajuku vi è il bel parco di Yoyogi, un polmone verde in cui rifugiarsi per sfuggire dal cemento metropolitano.

Concludiamo il nostro giro arrivando al famoso incrocio di Shibuya, dove allo scattar del semaforo verde una moltitudine di persone lo attraversa in ogni direzione.

Se volete la vista migliore della scena vi consiglio di salire al primo piano del locale Starbucks.

Riprendiamo la metropolitana, vivendo l’esperienza dell’ora di punta. Nonostante la folla, la gente è tremendamente ordinata e rispettosa di regole e divieti, come quello di mantenere silenziosa la suoneria del cellulare e di non usarlo per conversazioni.

Il giapponese di Tokyo in metropolitana si limita a fare solo tre cose: dormire, leggere voracemente un fumetto manga, pigiare come un disperato i tasti del cellulare.

Ritorno a Shinjuku, cena a base di Udon con beef e tempura (costo 1200 Yen).

Sabato 23 maggio 2009 Oggi abbiamo appuntamento con la nostra guida giapponese per un giorno. Qualche settimana prima della partenza avevamo contattato una guida volontaria all’indirizzo www.Tokyofreeguide.Com. Sono perlopiù giovani che nel tempo libero si rendono disponibili a fare da cicerone ai turisti stranieri e sono assolutamente non retribuiti, tranne ovviamente il giusto rimborso dei trasporti e dei pasti a carico nostro.

Facciamo così conoscenza con una ragazza che lavora all’Università di Tokyo. Parla un comprensibile inglese e non è assolutamente formale, pertanto non ci dobbiamo far venire il torcicollo con continui inchini.

Come nella tradizione giapponese si presenta con dei piccoli regalini e ci facciamo cogliere colpevolmente impreparati non ricambiando immediatamente. Non siamo ancora entrati nella mentalità jappo.

Iniziamo la visita di Tokyo salendo sulla torre nord del Tokyo Metropolitan Government, uno degli edifici più alti della città da dove si può ammirare un’ottima vista della sterminata metropoli e oltre. Purtroppo la leggera foschia non ci consente di scorgere il Monte Fuji.

Scesi dalla torre ci ridirigiamo alla stazione di Shinjuku.

Lungo la breve strada la nostra guida ci fa notare la presenza di uno strano apparato, a disposizione del pubblico, e che piacevolmente scopriremo essere un pulisci occhiali e lenti automatico. Il risultato è spettacolare e il tutto completamente gratis.

Con la metropolitana raggiungiamo il quartiere di Asakusa, forse l’unico della città che mostra ancora una parvenza di antico grazie alla presenza del tempio Senso-ji.

La guida che ci spiega le principali differenze fra scintoismo e buddismo e il rapporto (rarefatto) del giapponese con la religione.

Tentiamo, con molta fatica, di calarci in un’atmosfera da giappone tradizionale ma a Tokyo è veramente molto difficile. Il moderno copre decisamente l’antico.

La strada che porta al tempio e costellata da numerosi negozietti, perlopiù di souvenir più o meno kitch. Entriamo a caso in uno di quelli che espongono riproduzioni di spade e oggetti simili, e scopriamo che è gestito da un italiano. Rapidi convenevoli e ne usciamo con una discreta scorta di paccottiglia da turista.

Riprendiamo il nostro giro per la città, e questa volta andiamo a vedere un normale quartiere residenziale di Tokyo con la speranza di capirne un po’ di più della società giapponese.

Il quartiere è sviluppato in orizzontale, case basse senza box e strade strettissime. La nostra guida ci mostra più volte la presenza di antifurti e dispositivi di sicurezza come fossero uno status symbol. La cosa che non capisco è cosa se ne fanno dal momento che vivono nel paese più sicuro al mondo.

Gironzolando nel quartiere notiamo anche la presenza di un piccolo cimitero e di un piccolo tempio buddista, la guida ci dice che sono istituzioni private gestite come se fossero un negozio.

Verso il tardo pomeriggio rientriamo in hotel, non prima di aver ringraziato la nostra guida per un giorno per le sue utili spiegazioni tra cui quella del perché l’iPhone non abbia avuto tra i giapponesi lo stesso successo come negli altri paesi. Risposta: perché loro sono troppi rapidi nel digitare i tasti del cellulare (confermo) e il melafonino con il suo schermo touch rallenta l’esercizio.

Per la cena scegliamo il quartiere di Roppongi, quello dove tradizionalmente gli stranieri che vivono a Tokyo si ritrovano per passare la serata. Dopo un rapido giro nell’enorme complesso commerciale delle Roppongi Hills, vetrocemento ovunque, decidiamo di sfidare il nostro orientamento in terra giapponese dirigendoci verso un locale tradizionale specializzato in Yakitori che alcuni amici italiani ci avevano consigliato.

Meta raggiunta e con nostra grande soddisfazione la cena è ottima, abbondante ad un prezzo onesto (circa 25 EUR a testa).

Domenica 24 maggio 2009 Oggi abbiamo in programma un gita fuori Tokyo, e più precisamente alla città di Nikko con il suo ricco complesso di templi e santuari arricchiti da giardini tipici giapponesi, eletto a patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Con i treni urbani raggiungiamo Tokyo Station, dove prendiamo il nostro primo Shinkansen, il treno superveloce, con destinazione Utsonomiya, sfruttando il nostro primo giorno di JR Pass. Da Utsonomiya grazie ad un treno locale arriviamo a Nikko, dopo circa 2 ore e 50 di viaggio.

Nikko is Nippon, promettono i manifesti promozionali che troviamo nella piccola stazione in stile liberty della cittadina.

Dalla stazione si raggiunge il complesso di templi e santuari dopo una camminata di circa 25 minuti.

L’arrivo al sito ci viene annunciato dal classico ponte rosso, presente in numerose foto ricordo del Giappone, che la tradizione vuole sia stato attraversato a dorso di un serpente da uno dei signori di Nikko, e patrocinatori della nascita di questo insieme di monumenti finemente decorati e ricchi di preziosi fregi.

Un pezzo di Sol Levante classico si presenta ai nostri occhi, un misto di opulenza dei tempi che furono e di vaga aria dimessa contemporanea. Tempo grigio, negozi e ristoranti deserti, cartelli e poster ingialliti intristiscono.

Una visita appena sufficiente necessita di almeno due ore di tempo, e forse la nostra fretta non ci consente di ammirare la ricchezza dei particolari, quasi esclusivamente esterni, a cui migliaia di artigiani e artisti dedicarono le loro cure per numerosi anni. Nel primo pomeriggio rientriamo a Tokyo, impiegando poco più di due ore sempre in treno.

Arrivati nel “nostro” quartiere di Shinjuku vagabondiamo per qualche ore fra i vari centri commerciali della stazione e della zona adiacente, tentando di spiegare a diversi commessi che cerchiamo un’adattatore per la presa di corrente. L’inglese è parlato poco e male, anche fra i giovani, e quindi l’impresa diventa ardua.

Ci muoviamo fra la solita immensa folla, nel solito incredibile ordine e fra le varie cose che notiamo vi è il divieto di fumo in strada, se non in apposite aree attrezzate e ben delimitate.

Una strana contraddizione visto che nei locali pubblici è ancora ammesso fumare.

Per cena scegliamo di andare a Shibuya e di mischiarci fra i giovani giapponesi che sciamano da ogni dove. Ormai stiamo diventando esperti di cibo giapponese e senza timore alcuno scegliamo senza incertezza fra uno dei numerosi locali e apprezziamo un piatto di soba (costo 1200 Yen).

Esistono quartieri come questo dove la quantità di ristoranti, bar, karaoke e di ogni altro esercizio commerciale è impressionante, tanto che mi chiedo se ci sia qualcuno che ci abiti e basta.

Ci becchiamo anche il nostro primo acquazzone, anticipo della prossima stagione delle piogge.

Lunedì 25 maggio 2009 Lasciamo Tokyo con destinazione Kyoto, dalla capitale di oggi a quella di un tempo.

Raggiungiamo Tokyo Station e muniti della nostra prenotazione ci posizioniamo nel punto esatto della banchina dove la nostra carrozza si fermerà. Con incredibile precisione la carrozza apre le porte dove i passeggeri si fermano a formare la coda. Il treno parte con la solita inquietante puntualità, e dopo circa due ore e mezza arriviamo a Kyoto.

Lungo il tragitto tentiamo di “avvistare” il Monte Fuji, ma senza successo. Osserviamo invece la quasi assenza di zone di campagna o non costruite, con una lunga teoria di agglomerati urbani che confermano l’elevata densità abitativa di questo paese.

La prima cosa che sorprende arrivati a Kyoto è la stazione, riduttivo definirla solo come tale.

E’ una piccola cittadella modernamente progettata in vetro cemento e riempita di centri commerciali, hotel, ristoranti. E’ il punto di riferimento principale di Kyoto, il capolinea della maggior parte delle linee di autobus.

Infatti, a differenza di Tokyo, la metropolitana è molto meno estesa e capillare, mentre gli autobus raggiungono tutti i principali punti di interesse, soprattutto quelli turistici.

Un’altra cosa che ci sorprende è la relativa calma con la quale questa città ci accoglie, meno gente in giro e meno frenesia.

Alloggiamo in un ryokan poco distante dalla stazione, e così proveremo per un paio di giorni la sistemazione tipica giapponese dormendo sul futon. Iniziamo subito il giro di templi e santuari, prendendo gli autobus 100 o 206 in partenza dalla stazione. Kyoto mi appare subito più sofisticata e aristocratica di Tokyo, con gli abitanti che danno l’impressione di godersi di più la vita e fieri di sentirsi vagamente migliori dei cittadini della capitale moderna.

La quantità di templi, santuari e giardini lasciano libera scelta al viaggiatore di assaporare il gusto classico del Giappone.

Grazie ai numerosi e ben fatti itinerari turistici scaricabili dal sito dell’ente del turismo giapponese (www.Jnto.Go.Jp, cerca “Kyoto Walks”) non abbiamo alcuna difficoltà logistica. Iniziamo il nostro percorso dall’area di Higashiyama, visitando Kiyomizu Temple, Sannenzaka e Maruyama Park.

Una rigogliosa vegetazione da cui intravediamo giardini essenziali ma curatissimi fa da sfondo a numerosi templi di varie fatture e dimensioni. Il rumore e le luci di Tokyo sono lontani, silenzio e rilassatezza ci fanno respirare a pieni polmoni l’aria del Giappone classico.

Usciti da Maruyama Park ci perdiamo nelle viuzze in salita di questa zona di Kyoto e osserviamo numerosi abitanti vestiti ancora in modo tradizionale.

Kyoto ci piace proprio, e prima di cena decidiamo di esplorare la zona centrale di Gion dove, tra uno sguardo e l’altro, riusciamo anche ad incrociare qualche maiko elegamente vestita.

Terminiamo la serata in uno straordinario ristorante nella zona della stazione, gustandoci la carne alla piastra che ci viene cotta dinanzi a noi con innata perizia dall’oste. Cena abbondante e ottima per un costo totale (per due) pari a 8400 Yen.

Informazioni alloggio Pernottamento: 25/5-27/5 Ryokan Shimizu Inn Postal address: 644 Kagiya-cho, Shichijo dori Wakamiya agaru, Shimogyo-ku, Kyoto, Japan 600-8317 Tel: +81-75-371-5538 Fax: +81-75-371-5539 http://www.Kyoto-shimizu.Net Prezzo: 6300 Yen per camera a notte Giudizio: Uno dei ryokan più convenienti della città, pulito ed economico. Poco distante dalla stazione e quindi dal terminal degli autobus. Consigliato Martedì 26 maggio 2009 Seconda giornata a Kyoto, altri templi, santuari e giardini ci aspettano. Prima però acquistiamo un biglietto giornaliero (costo 500 Yen) valido su tutti gli autobus della città.

Partiamo sempre dalla stazione , e con l’autobus 101 ci dirigiamo verso l’area del tempio di Kinkakuji, il famoso padiglione d’oro, dove arriviamo dopo circa 40 minuti.

E’ sicuramente uno dei più famosi monumenti di Kyoto, una delle immagini più classiche di tutto il Giappone.

Il tempio, nonostante sia stato quasi totalmente ricostruito nel 1950, è affascinante e splendente grazie alla sua copertura in foglie d’oro.

Si trova al centro di un grazioso parco dotato di laghetti pieni delle immancabili carpe, giardini in puro stile giapponese, autenticamente originali.

Non siamo in periodo di alta stagione e questo sicuramente contribuisce alla vivibilità di questi posti. Da buon turista mi concedo qualche acquisto nel negozio del sito dove sono protagonista di un curioso episodio. Una delle signore del negozio mi aveva addebitato sulla carta di credito 1000 Yen in più per una stampa che avevo acquistato.

Quando me ne sono accorto e fatto presente l’intero staff commerciale del negozio (circa 4 persone) si è profuso in una serie di inchini di scuse per circa cinque minuti. Per la serie la soddisfazione del cliente … e soprattutto altra educazione.

Non distante dal tempio di Kinkakuji si trova il tempio di Ryoanji, famoso per il suo giardino zen di sabbia e pietre, molto minimalista e zen per il quale ognuno dà una propria interpretazione diversa. Onestamente con tutta la mia buona volontà non sono riuscito a trovarne una all’altezza.

Finiamo il nostro tour di templi recandoci a Toji-in, dove nelle vicinanze ammiriamo la pagoda in legno più alta del Giappone.

La maggior parte dei siti storici chiude alle 16.30 o alle 17, pertanto nel tardo pomeriggio ne approfittiamo per visitare il museo internazionale dei fumetti manga. Vediamo da vicino la passione con cui i giapponesi letteralmente divorano le pagine di questi fumetti, e con curiosità troviamo anche delle serie tradotte in italiano.

Mercoledì 27 maggio 2009 Da Kyoto ci spostiamo a Himenji, per una gita in giornata.

Nella città di Himenji, a circa un’ora di treno, si trova l’unico castello originale giapponese, risalente al 1601. L’aspetto esteriore è la sua caratteristica principale, il suo segno distintivo le poderose mura bianche e i numerosi tetti (il castello è anche chiamato l’Airone Bianco).

E’ stato il set di numerosi film fra cui “L’ultimo samurai”, colossal americano con Tom Cruise.

La sua imponenza è distinguibile fin dal viale che lo congiunge alla stazione di Himenji, ed è solo leggermente “addolcita” dalla serie di nove parchi e giardini che gli fanno da elegante corollario e che meritano una visita. Terminiamo la visita nel primo pomeriggio e facciamo ritorno a Kyoto dove ci aspetta un’altra attrazione della città: il castello di Nijoo.

Nonostante la denominazione più che un castello è la residenza imperiale di quando Kyoto era la capitale di tutto il Giappone, ovvero fino alla prima metà del diciannovesimo secolo.

Come tutti i palazzi e monumenti visitati, sobri, spogli ed essenziali al loro interno, circondati da armoniosi giardini e laghetti all’esterno.

Usciti dal castello di Nijoo girovaghiamo un po’ a caso nella zona adiacente a Gion, e non possiamo fare a meno di osservare la marea di taxi circolanti, per lo più vuoti, con i loro conducenti rigorosamente in abito blu, cappello e guanti bianchi.

La via principale della città è piena di negozi di lusso, moda e accessori occidentali, pronti a soddisfare i clienti giapponesi esasperatamente amanti di abiti, borse, scarpe made in Italy e made in France. Come a Tokyo ci sono tantissimi giovani in giro, spesso con capigliature improbabili; ma il Giappone non era un paese di vecchi ? Per cena proviamo uno dei numerosi locali a Gion, scelta non proprio felice in quanto siamo costretti a cucinarci da soli della carne di pollo su un piccolo fornello al centro del tavolo.

Informazioni alloggio Pernottamento: 27/5-29/5 Hotel Granvia Kyoto 901 Higashi-shiokoii, Shiokoji Sagaru Karasuma-dori, Shimogyo Kyoto 600-8216 Japan Tel: +81 75-344-8888 www.Granviakyoto.Com Prezzo: 290,60 EUR, costo complessivo per due notti.

Giudizio: Uno dei più belli della città, direttamente nella stazione di Kyoto. Un po’ costoso ma spazio della camera a livello occidentale.

Giovedì 28 maggio 2009 Oggi abbiamo in programma una nuova gita fuori Kyoto, la destinazione è Nara,. E’ un’altra antica capitale del Giappone, ed è facilmente raggiungibile con solo un’ora di treno.

Purtroppo il tempo è piovoso, e ci costringerà a una fugace visita alle principali attrazioni del luogo. In prima battuta visitiamo una delle più grandi statue di Budda al mondo, con la sua altezza di ben sedici metri. La cosa più sorprendente è che si trova al chiuso, in un enorme padiglione/tempio coperto.

A Nara vi è anche un esteso e bel parco, dove scorazzano liberamente cervi che oramai sono più domestici dei nostri cani, e considerati animali sacri.

Per la verità i simpatici quadrupedi scorazzano per tutta la città, così come i loro simpatici ricordini sono presenti e diffusi.

Al ritorno verso la stazione ci fermiamo in uno dei numerosi negozi che vendono tè, facciamo una discreta scorta di diverse varietà e ascoltiamo – forse intuiamo- i consigli della proprietaria sul miglior modo di conservazione e di infusione.

Nel primo pomeriggio ritorniamo a Kyoto, abbiamo ancora il tempo di goderci qualche scorcio della città. Ci dirigiamo a percorrere il “Sentiero del filosofo”, un percorso pedonale così detto da quando un professore di filosofia dell’Università di Kyoto si mise a fare le sue meditazioni giornaliere proprio camminando per questa via parallela ad un canale.

Se non lo fate durante la fioritura dei ciliegi potete tranquillamente farne a meno. O al più fatelo lo stesso ed immaginate di vedere ciliegi in fiore dappertutto e una “nevicata” fuori stagione.

Dopo esserci persi un paio di volte, prendiamo l’autobus alla prima fermata utile e ritorniamo in hotel per una breve sosta.

Cena e dopo cena sempre a Gion. Venerdì 29 maggio 2009 Lasciamo Kyoto per una nuova tappa del nostro tour, Hiroshima. Ci eravamo quasi affezionati all’antica capitale del Giappone, aristocratica, sofisticata quanto basta, zen, molto zen ma soprattutto rassicurante e amica con il suo fascino tradizionale che ci ha dolcemente rapito dopo i giorni del caos moderno di Tokyo.

Arriviamo alla stazione di Hiroshima dopo circa due ore di treno veloce. Ormai mi sto abituando alla comodità di questo mezzo, non fai in tempo a sistemarti a bordo, goderti la tua colazione take-way con il caffè che non si raffredda mai e sei già arrivato.

Lasciamo i bagagli in stazione perché non andremo subito ad Hiroshima, dirigendoci invece verso l’isola di Mijajima. E’ facilmente raggiungibile con un altro treno locale dalla stazione fino al porto di imbarco del traghetto che, in altri dieci minuti, porta finalmente sull’isola.

Mijajima è famosa soprattutto per il suo riconoscibilissimo torii rosso che, a seconda della marea, sembra galleggiare sull’acqua.

E’ una delle vedute più fotografate dell’intero Giappone, e anche noi non ci sottraiamo alla regola.

Mijajima non è solo il torii, l’isola è disseminata da templi di varia grandezza, ed è considerata sacra sia per la religione scintoista che buddista tanto che si dice nessuno possa nascere ed essere sepolto o cremato sul suo suolo.

La giriamo in lungo e in largo, e capirete non è molto estesa anche se vi è una funicolare che porta sulla sommità di una delle sue colline.

L’atmosfera vagamente meditativa che induce la visita di questi luoghi non ci fa dimenticare i morsi della fame. Ne approfittiamo per assaggiare una delle specialità dell’isola, le ostriche grigliate, consigliate.

Torniamo sulla terra ferma, ripreso il treno locale arriviamo nuovamente alla stazione di Hiroshima. Recuperiamo i bagagli (servizio impeccabile) e ci dirigiamo verso il nostro hotel.

Altra città altro mezzo di trasporto locale, così dopo la metropolitana di Tokyo, l’autobus di Kyoto, ad Hiroshima è la volta del tram.

Ovviamente se volete prendere un taxi, non avete che l’imbarazzo della scelta. Così come nelle altre città mi chiedo se in Giappone i tassisti sono in qualche modo sovvenzionati dallo stato, vista la moltitudine di queste auto in circolazione.

Arriviamo alla nostra sistemazione verso le 17, e per la cronaca troviamo la prima giapponese che parla italiano. Abbiamo poco tempo a disposizione per visitare il museo della pace, praticamente adiacente all’omonimo parco e non molto distante a piedi dal nostro hotel (sceglietelo in quella zona).

Il museo della pace racconta la tragedia della bomba atomica.

Foto, filmati, reperti, documenti e audio originali accompagnano il visitatore in un percorso di orrore che non si immagina, si vive. Ogni altro commento è superfluo.

Usciamo in tempo per le ultime luci della giornata, è il cielo di Hiroshima, è il cielo sopra l’A-Bomb: il punto esatto dove è scoppiata la bomba atomica.

E’ un’immagine che ho visto tante volte in televisione e sui giornali, ma esserci di persona fa sicuramente un altro effetto.

Camminiamo un po’ senza meta e rientriamo in hotel.

Usciamo per cena, e forti del nostro sopralluogo di poco prima, andiamo dritti al locale scelto per gustare la specialità del luogo: okonomiyaky.

Si tratta di un piatto composto da noodles (soba) ricoperta da una delicata frittura e farcita di carne di maiale, con gamberetti e calamari.

Il tutto è cotto a vista su una piastra calda (teppan) che è parte del tavolo in cui si siede.

Nonostante possa sembrare un piatto particolarmente “robusto” è decisamente gradevole, forse il migliore assaggiato in Giappone.

Cena ottima, abbondante e costo di 3500 Yen.

Nel dopo cena facciamo un giro nelle vie centrali di Hiroshima, vivace e godereccia.

Informazioni alloggio Pernottamento: 29/5-30/5 HOTEL SUNROUTE HIROSHIMA 3-3-1 Ote-machi, Naka-ku, Hiroshima City, Hiroshima Pref. JAPAN map TEL. 082-249-3600 fax. 082-249-3677 http://www.Sunroute.Jp/HotelInfoSVE Prezzo: 88,62 EUR, costo camera doppia per notte.

Giudizio: Classico business hotel un po’ anonimo ma in posizione ottimale, vicino al Parco della Pace.

Sabato 30 maggio 2009 Salutiamo Hiroshima, con il treno shinkansen delle 9.15 partiamo per Tokyo.

Quasi 900 km che, in due tratte, copriamo in poco meno di cinque ore con il solito tranquillo viaggio. Rimpianto: non aver preso un bento-box da mangiare in treno.

Arrivo a Tokyo alle ore 14.10 … ci mancava la simpatica moltitudine di persone della stazione di Shinjuku. Alloggiamo sempre nello stesso quartiere ma in un altro hotel, più scadente rispetto a quello dei primi giorni. Stanza veramente piccola e vista su un piccolo cimitero.

Anche invogliati da questi particolari usciamo subito per recarci alla città dell’elettronica, nel quartiere di Akihabara. Siamo più incuriositi dalla frenesia tecnologica d’acquisto dei giapponesi che dagli ultimi articoli hi-tech. Rimpianto 2: mancato acquisto di un orologio Casio multifunzione ad un prezzo impossibile per l’Italia.

Vaghiamo un po’ storditi dalla gente e dalla quantità di negozi grandi, piccoli e minuscoli, prima di rifugiarci in un negozio su più piani che vende esclusivamente robot dei cartoni animati. Quando vedo Goldrake alto un metro e mezzo mi scende la lacrima. Cena e dopo cena a Shibuya … il Giappone non è un paese per vecchi ! Domenica 31 maggio 2009 Ultima giornata prima della partenza. Il tempo è grigio, pioggia leggera … siamo un po’ tristi.

Avendo già visitato la maggior parte delle attrazioni principali di Tokyo decidiamo di andare a vedere come è zona della baia.

Nonostante tutto Tokyo è una città di mare.

Prediamo la metro fino a Shinagawa Station, poi la Yurimanote Line fino ad Odaiba .

Questa linea è costituita da una monorotaia con vetture senza conducente, e passa tra i grattacieli di questa parte della città, attraversando un lungo ponte.

Una sensazione da film, certamente futuribile per i nostri standard italiani. In alcuni tratti sembra di essere su uno di quei trenini dei parchi di divertimento, soprattutto quando arriviamo a destinazione e scorgiamo una finta statua della libertà. Una pacchianata.

La zona della baia, con la sua spiaggia, è piena di campi da beach volley ed è un piacevole diversivo all’aria aperta per i giapponesi costretti a luoghi più o meno angusti.

La torre della Fuji Television svetta sulla baia, ed è un interessante punto di osservazione.

Ritorniamo nella città fermandoci nella zona del Parco di Ueno, dove ci sorprende un infinito acquazzone che ci costringe al primo riparo di fortuna.

Cena a Shinjuku, rapido giro ricordo e domani si ritorna a casa.

Informazioni alloggio Pernottamento: 30/5-1/6 NISHI-SHINJUKU HOTEL 7-14-14,Nishi-Shinjuku,Shinjuku-ku,Tokyo,160-0023,Japan Tel +81 3 5389 1010 : Fax +81 3 5389 0670 http://www.Nshotel.Com/english/index.Htm Prezzo: 26600 Yen, costo complessivo per due notti camera standard twin bed.

Giudizio: Camera piccolissima, vista su un cimitero. Appena sufficiente.

Lunedì 1 giugno 2009 Il giorno del ritorno in Italia. Prendiamo il treno Narita Express e in un’ora e venti siamo in aeroporto. Consumiamo gli ultimi yen dei gadget più assurdi e via verso l’imbarco.

Partenza puntuale, volo Alitalia tranquillo e schermi tv funzionanti a tratti. Bentornati a casa.

E infine qualche luogo comune vero o falso: • Il Giappone è caro ? o Falso, se seguite i consigli del viaggiatore avveduto.

• In Giappone si mangia solo sushi e pesce ? o Falso, esiste dell’ottima carne e la cucina è abbastanza varia.

• In Giappone si parla poco inglese ? o Vero, anche fra i giovani.

• In Giappone i treni sono sempre puntuali ? o Vero, con precisione maniacale.

• In Giappone ci ritornerai ? o Vero … Arigato



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