Finalmente Giappone!
CONSIGLIO: Ricordate di fare un’assicurazione che abbia anche la copertura sanitaria. Quando sceglierete gli alberghi, se siete in 2, sappiate che i letti “matrimoniali” in realtà sono poco più che “una piazza e mezza”, davvero stretti per due adulti, quindi è consigliabile prendere “doppie con letti singoli”, questo vi garantirà anche stanze più spaziose (che, dati gli standard giapponesi, non guasta). Per Tokyo oltre alle guide di viaggio tradizionali dovete assolutamente leggere “I Love Tokyo” de La Pina, ormai un must.
21 e 22 maggio – Tokyo – Partenza da Verona nel tardo pomeriggio di martedì 21 maggio con Air Dolomiti, scalo di un paio di ore a Monaco e poi diretto su Tokyo-Haneda con ANA-All Nippon Airways … o almeno questo era il nostro programma, MA il giorno precedente la partenza, alle ore 16, una ferale telefonata ha scatenato qualche ora di panico: l’agenzia online con cui avevamo prenotato i voli ci avvisa che il nostro volo è stato cancellato, causa uno sciopero nazionale di tutti gli operatori del settore aereo! Fortunatamente, con correttezza e prontezza, ANA ha provveduto a riprogrammare la nostra partenza alle ore 6 del mattino di martedì 21/05, con scalo a Francoforte e arrivo ad Haneda con ore di anticipo rispetto alla nostra tabella di marcia iniziale … Alla fine tutto è andato liscio. CONSIGLIO: Il viaggio è davvero molto lungo, se potete prendete un diretto, altrimenti scegliete voli con poche ore di scalo, soprattutto al ritorno. Infine, dato che il fuso di 7 o 8 ore (dipende dal periodo) in direzione oriente è piuttosto impattante, cercate di arrivare nel pomeriggio così da avere poche ore di veglia e poter poche ore dopo andare a letto riducendo al minimo l’impatto del Jet-lag. All’aeroporto di Haneda i controlli e il ritiro bagagli scorrono velocemente e ci dirigiamo subito a ritirare il nostro poket wi-fi (noi abbiamo scelto quello di Japan Wireless e ci siamo trovati benissimo) e il JR-Pass (il pass ferroviario dedicato ai soli turisti per spostarsi con tutti i mezzi della Japan Rail ed in particolare con i mitici treni veloci Shinkansen) presso gli sportelli dedicati. Iniziamo ad avere caldo e la stanchezza delle tante ore di viaggio si fa sentire e, sfortunatamente all’ufficio JR troviamo pure la coda che ovviamente svanisce un minuto dopo il nostro turno. CONSIGLIO: Scegliete la compagnia che preferite, ma assolutamente munitevi di poket wi-fi (piccolo router portatile per essere sempre online) vi servirà per tutta la vacanza per avere a disposizione le mappe e il traduttore, più varie info per necessità estemporanee, davvero non avremmo potuto farne a meno (prima leggenda metropolitana sfatata: non è vero che in Giappone in pochissimi parlano inglese…). Per il JR-Pass ricordate che si acquista in Italia con qualche settimana di anticipo, non è possibile acquistarlo in Giappone. Ottimo sito con tante informazioni utili, mappe e brochure è quello del JNTO Ente Nazionale del Turismo Giapponese, consultatelo! . Ho trovato molto affidabile anche il loro servizio di previsioni meteo https://www.jnto.go.jp/
Fatto tutto! È il momento di andare al nostro albergo che si trova nel quartiere centrale di Chiyoda. Distrutti decidiamo di prendere un taxi. Sono appena le 9 del mattino (del 22 maggio), siamo svegli già da oltre 20 ore e ci aspetta l’intera giornata di visite. Il sole splende e ci sono già 25 gradi, durante la giornata toccheremo i 30. Lasciamo i bagagli in Hotel (il check-in che è previsto per le ore 15), e ci fermiamo un po’ nella hall dell’hotel per fare il punto della situazione. CONSIGLIO: Noi siamo atterrati ad Haneda, mi sento di consigliarlo invece di Narita perché molto più comodo e vicino alla città. I collegamenti sono tanti, a seconda di dove si trova il vostro albergo http://www.haneda-airport.jp/inter/en/access/ . Una buona soluzione è prendere la monorotaia che parte dall’aeroporto e arriva in centro città e poi prendere uno dei numerosi taxi presenti all’esterno della stazione per andare all’albergo. Altrimenti per una totale comodità, a questo link potete vedere le anche le tariffe forfettarie dei taxi da Haneda al centro città: https://www.haneda-tokyo-access.com/ Fatto il punto della situazione, stanchi ma armati di coraggio, ci lanciamo cartina (e google map) alla mano alla scoperta di Tokyo. Prima però andiamo a comprare la nostra PASMO (tessera ricaricabile che funge da carta prepagata per tutti i mezzi pubblici delle città giapponesi, in molti negozi e distributori automatici). Si acquista e ricarica nelle numerose macchinette tipo ATM presenti in prossimità dei tornelli d’ingresso della metropolitana. Scegliete tra PASMO e SUICA i due principali circuiti, praticamente si equivalgono. Non preoccupatevi del credito residuo, per la Pasmo a fine vacanza potrete recarvi alla biglietteria JR dell’aeroporto per riavere i soldi che avete avanzato in maniera molto facile e veloce, compresa la restituzione dei 500 Jen di cauzione richiesti al momento del rilascio della tessera. Per la SUICA non so esattamente come funzioni il rimborso. Tutte le info comunque potete trovarle facilmente online. Iniziamo la nostra passeggiata e capiamo subito che, per ogni necessità, alimentare e non, potremo contare su centinaia di “Family Mart” e “7eleven” (minimarket più o meno grandi, in cui troverete di tutto) distribuiti per tutta la città e, poi scopriremo, in tutto il Paese. Già dopo pochi chilometri percorsi nella metropoli ci accorgiamo che, mai come qui, tutto è sicuro, ordinato e soprattutto pulito. In molti ve lo diranno, ma finché non entrerete in un bagno pubblico giapponese non potrete capire … anche i bagni della metropolitana (che in Italia non credo nemmeno esistano) sono lindi! Piastrelle con fughe bianche … magnifico. Prima tappa è il santuarioshintoista Yasukuni (Santuario della pace nazionale) dedicato alle anime di soldati e civili che morirono combattendo al servizio dell’Imperatore. Per pranzo, invece, ci spostiamo nell’antico quartiere delle geishe, colorato e vivo e affrontiamo il primo impatto con la cultura culinaria giapponese (che ameremo). Ci incuriosisce un localino tipico che serve principalmente ramen e che all’esterno ha installato una macchinetta su cui ordinare e pagare (tutto corredato da foto dei piatti, come in praticamente tutti i luoghi turistici e non in cui abbiamo mangiato). Ottima scelta. Nei giorni successivi mangeremo tanti ramen, sempre buonissimi e rigeneranti, a prezzi molto abbordabili. Rifocillati, facciamo due passi per i quartiere e decidiamo di riposarci un po’ su una panchina, all’ombra di un viale pedonale. Togliamo le scarpe e restiamo li un’ora, io ne approfitto per ripassare un po’ il programma di viaggio per i giorni successivi. Gli occhi si chiudono. Guardiamo l’ora: sono quasi le 15… la nostra stanza sarà finalmente pronta, torniamo verso il nostro hotel per una super doccia. Alle 17 siamo sotto le coperte. Domani si vedrà.
23 maggio – Tokyo – Ore 4.30 del mattino: siamo svegli. Il fuso si fa sentire! Restiamo a bighellonare in stanza ancora un paio di ore e, alle 6.30, ci arrendiamo all’evidenza: abbiamo riposato abbastanza. Colazione e alle 7.30 siamo già in strada. La temperatura ci pare già estiva, forse dovevamo vestire ancora più leggeri, ma intanto andiamo. Dato che è così presto decidiamo di dirigerci subito al Mercato ittico di Tsukiji, l’area esterna (quello interno, famoso per l’asta quotidiana dei tonni a ottobre 2018 è stato spostato https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/tokyo-chiude-tsukiji-ecco-nuovo-moderno-mercato-pesce/AEQ2cDHG?refresh_ce=1) L’atmosfera non delude, un dedalo di viuzze ricche di cibo che, nonostante l’ora ci attraggono: tanto pesce fresco, ma anche carne, frutta (carissima), tè e colori. Ci piace tantissimo e vi consiglio vivamente di vederlo prima delle 10 del mattino, quando ancora è poco affollato. Decidiamo di proseguire il nostro giro con l’obiettivo di tornare al mercato per il pranzo, ma prima di andarcene compriamo un magnifico onigiri di uova di salmone per lo spuntino di metà mattina. CONSIGLIO: Gli onigiri sono il tipico “spuntino” giapponese che consiste in una polpetta di riso (a triangolo) ripiena di pesce o verdure. Sono ottimi per pranzi/spuntini veloci. Potete acquistarli anche nei Family Mart o 7Eleven,un po’ meno buoni di quelli acquistati al mercato ittico, ma comunque pratici ed economici. (In generale il cibo non è particolarmente caro rispetto all’Italia, anzi se parliamo di sushi e ramen il prezzo giapponese è certamente molto conveniente).A piedi proseguiamo verso il l’Hamarikyu Gardens, giardini realizzati nel 1654 per lo Shogun e la sua famiglia e dal 1946 aperti al pubblico (con il pagamento di un piccolo ticket). Molto bello e ben curato ci permette di rilassarci tra laghetti, prati, alberi curatissimi,e il primo approccio a una tipica casa giapponese in legno, carta di riso e tatami, per poi tornare al Mercato e gustare un magnifico Chirashi, bevendo il nostro primo tè macha. Tutto buono, buono, buono. È ora di dirigerci verso il Palazzo Imperiale per visitare i giardini orientali, belli ma non ci entusiasmano, per un Paese così famoso per la cura del verde della natura e dei dettagli vedere i viali del Palazzo ricoperti di asfalto ci ha lasciati molto perplessi; sarà che nel frattempo la temperatura è salita oltre i 30 gradi, e il calore de viali asfaltati si fa sentire, complice anche il fuso che pesa ancora, decidiamo di tornare in albergo per una rinfrescata e per cambiarci. Freschi, in bermuda, t-shirt e sandali ripartiamo un paio di ore dopo alla volta del quartiere Rappongi e del centro commerciale Rappongi Hills. Nulla di particolare, la zona è certamente più interessante la sera, però ci permette di fare una prima scoperta “sociale”: i giapponesi sono attentissimi al look. Ragazzi e ragazze, fino a uomini e donne di mezza età, con stili diversi ma tutti curatissimi, fighetti e molto fashion victims, quantomeno qui a Tokyo (noi in t-shirt e bermuda – calzoni che gli uomini giapponesi indossano praticamente solo per fare sport – ci fanno sentire un po’ fuori luogo). Ci spostiamo verso la Stazione di Tokyo, bell’edificio di mattoncini rossi, costruito nel 1914, ristrutturato di recente, nodo di collegamento primario per tutto il Giappone con oltre 350.000 viaggiatori ogni giorno. Ne approfittiamo per prenotare i posti del treno (gratuitamente grazie al JR Pass) per il 25 maggio, giorno in cui ci sposteremo a Kanazawa e, seguendo il consiglio della classica Lonely Planet ci dirigiamo verso “Ramen street”. Le indicazioni subito ci disorientano, poi capiamo che Ramen Street in verita è nei sotterranei della metropolitana sotto la Stazione e qui facciamo la seconda scoperta “sociale” del Giappone: lo avevamo già intuito il giorno precedente, ma ormai ci è chiaro, esiste una Tokyo in superficie e una Tokyo, forse ancor più “viva”, sotto il livello del suolo. Le stazioni delle metropolitane sono città nella città. Non sappiamo se dovute alla necessità di trovare riparo nei vari periodi dell’anno prima dal caldo afosissimo dell’estate, poi dai potenti cicloni, sta di fatto che ogni stazione è un mega centro commerciale, con court-food anche da 20-30 ristoranti, negozi di ogni genere e livello fino ad arrivare ai più noti Luxury brand…giù nella stazione della metropolitana. Scendiamo quindi nei sotterranei della stazione alla ricerca della “Ramen street”, praticamente un quartiere sotterraneo con ristoranti dedicati al ramen. Ne scegliamo uno tra tanti e anche questo ci conquista. È sera e per la prima Tokyo by night ci immergiamo nei colori delle centinaia di neon di Shinjuku, una babele di luci, suoni e odori che da prima stordisce e poi conquista, inoltrandoci nelle strette viuzze del caratteristico Golden Gai, un “quartiere” affogato tra i grattacieli, caratterizzato da basse costruzioni a due piani, a ricordare la vecchia Tokyo, pre anni 60/70, prima che si consegnasse agli archi-star una volta deciso di misurarsi con l’occidente. Rimane questo piccolo sobborgo con i suoi oltre 200 minuscoli fumosi bar, piccolissimi con non più di quattro-cinque sgabelli al bancone, assolutamente da vedere, un contrasto che aiuta a farsi piano piano un’idea, tassello dopo tassello, di pregi, difetti, contraddizioni di un popolo e una cultura molto diversa dalla nostra. CONSIGLIO: ricordate che a Tokyo dopo la mezzanotte non troverete più mezzi pubblici se non i taxi.
24 maggio – Tokyo – Oggi partiamo dalla zona più a ovest della città. Di primo mattino ci dirigiamo al santuario shintoista Meiji dedicato alle anime dell’Imperatore Mutsuhito e di sua moglie, l’Imperatrice Shōken, immerso in un vero e proprio boschetto all’interno della città. Dall’uscita nord-est ci troviamo direttamente su Omotesando, una delle strade più importanti per quanto riguarda lo shopping della capitale nipponica. Dopo una piccola deviazione ad Harajuku, rinomata per la colorata street art, ci dirigiamo nuovamente sulla principale Omotesando e rimaniamo stupiti da una lunga fila di persone che non capiamo esattamente cosa stiano aspettando… giriamo l’angolo incuriositi e li vediamo entrare, ad uno ad uno, in una piccola casetta, annegata anche questa tra immensi e modernissimi grattacieli, con tutte le imposte chiuse in cui, le persone in fila, entrano ad uno ad uno, per uscirne dopo circa un minuto molto felici con un braccialettino di gomma al polso, oppure affranti senza braccialetto. Cerchiamo di capire, insieme a degli altri occidentali fermi sul marciapiede con noi e, l’unica cosa che riusciamo a comprendere, è che tutte quelle persone erano in fila per incontrare una specie di santone/oracolo. Ed ecco un altro tassello, è incredibile come nel cuore pulsante di una città ricca e moderna si incontrino ancora così grandi fenomeni di superstizione e autosuggestione. Passeggiando arriviamo a Commune 2d, una “food court” a cielo aperto, allestita con furgoncini per lo streetfood: non resistiamo e facciamo “merenda” con una bella porzione di patatine fritte (si, ok, questo non è molto Japan)! CONSIGLIO: Andate a Omotesando dopo le 11 del mattino, prima tutti i negozi sono chiusi. Nella tarda mattinata ci spostiamo a Shimbuya, famosa per l’incrocio che si dice essere il più affollato del mondo e la statua del cane Hachiko. Un salto in questa zona è di dovere, ma sinceramente non ci ha particolarmente entusiasmato, troppa confusione (unico luogo caotico e poco pulito della città). Sostanzialmente una buona “trappola per turisti” durante il giorno e presidio di Under20 alla sera, ma vale comunque la pena andarci a fare un giro. Per pranzo ci sediamo su una panchina in un piccolo parchetto uno dei pochi angoli tranquilli del quartiere e oltre a sperimentare nuove varianti di onigiri, proviamo anche una di quelle bibite ipercolorate che vendono nei numerosissimi distributori automatici disseminati in tutta la città….e ci è andata bene praticamente era uguale all’EstaThe (meglio invece sospendere il giudizio sulla bevanda presa al secondo tentativo) Proseguiamo la nostra passeggiata per Shimbuya e ci imbattiamo nel nostro primo Tokyu Hands, grande magazzino giapponese in cui potete trovare di tutto, davvero gigante, forse troppo dispersivo. Un po’ mi ha deluso, le mie aspettative forse erano eccessive, dovute ai molti racconti mirabolanti di conoscenti, comunque un po’ di shopping riesco a farlo. Di certo è incredibile in reparto cancelleria con interi scaffali dedicati alle penne. Ci hanno spiegato che la complessa scrittura giapponese richiede ancora molta propensione alla scrittura a mano, le moderne tastiere non possono contenere le migliaia di logogrammi (kanji), due sillabari (hiragana e katakana) e, in minima parte, l’alfabeto latino (rōmaji), ma di certo non avevo mai visto prima una così grande quantità e varietà di penne. Per cena torniamo a Tsukiji e ci affidiamo a Sushi Zanmai, catena di ristoranti Sushi presente in tutto il Paese. Ci era stata consigliata da alcuni amici e ci ha pienamente soddisfatti, ambientazione tipica, gustoso e abbondante cibo, al giusto prezzo. Ci fanno accomodare al bancone dove un cuoco si dedica alla nostra cena e riflettiamo sul fatto che, mentre in Italia i ristoranti con “cucina a vista” sono una gran moda degli ultimi 10 anni, in Giappone sono la normalità. Mangiamo una gran quantità di sushi e sahimi, e una buona zuppetta di miso e di pesce, innaffiato con la mitica Ashai e al termine viene offerto il the Macha.
25 maggio – Kanazawa – È il momento di lasciare Tokyo in direzione Kanazawa, e siamo pronti per il nostro primo Shinkansen. Nonostante fossimo preparati, la puntualità, l’ordine, il silenzio e la pulizia dei mezzi giapponesi ci stupisce ancora una volta. In meno di 3 ore arriviamo a destinazione. Kanazawa ci accoglie con una grande e modernissima stazione e un bell’ufficio informazioni turistiche. Scopriamo che grazie al JR Pass potremo viaggiare gratuitamente sulla linea 4 dell’autobus locale. Arriviamo nell’appartamento prenotato per la notte. La scelta di non prendere un Hotel è voluta, per una notte vogliamo vedere e provare un’abitazione giapponese dei nostri giorni. Le normali case giapponesi hanno dimensioni molto ridotte, bagno minuscolo, soffitto basso e probabilmente per la sicurezza rispetto al rischio terremoti, gran poco cemento, pavimenti e muri sottilissimi. Anche il nostro appartamento è così e iniziamo a capire perché la vita sociale in Giappone non contempli l’invito a casa di amici per cene, etc.; sarà anche per una questione culturale e di privacy, ma anche perché semplicemente non ci si stà! Sostanzialmente a casa solo per dormire. Giusto il tempo di lasciare le valigie e ci dirigiamo verso il Mercato cittadino, pronti per il pranzo. E anche stavolta il mercato non delude: assaggiamo ottime ostriche e spiedini di gamberi e gironzoliamo per il mercato coperto (fuori fa caldo). Unica pecca è l’inaspettata e massiccia presenza di turisti, soprattutto due enormi gruppi di italiani arrivati in pullman. Inaspettata perché Kanazawa si aperta al turismo da poco, cosi come sono solo pochi anni che arriva la linea ferroviaria ad alta velocità dei Sinkansen. Vabbè, l’atmosfera autentica del luogo è po’ guastata. Ci spostiamo poi a piedi verso il Castello, costruito nella seconda metà del XVI secolo, e al Kenroku-en, antico giardino considerato uno dei tre giardini più belli del Giappone. Tutto davvero molto suggestivo, la passeggiata nel verde stimola la fame ed è qui che mi gusto il primo di molti gelati al Te Matcha della vacanza. Raggiungiamo il suggestivo quartiere dei Samurai, Nagamachi, ed infine nel famoso distretto delle Geishe, Higashi, ancora ben conservato. Kanazawa è oggi una città di medie dimensioni, incastonata tra il mare e le Alpi giapponesi, mantiene intatto l’antico fascino del Giappone feudale, epoca in cui fu centro economico e culturale di grande importanza a livello nazionale. Il passaggio dalla capitale a questa città di provincia ci ha inizialmente disorientati, ma col passare della giornata abbiamo avuto sempre più la sensazione di esserci immersi nel “vero Giappone”. CONSIGLIO: In Giappone esiste un efficientissimo sistema di spedizione dei bagagli da una città all’altra, o dall’hotel all’aeroporto e viceversa, a prezzi davvero ragionevoli. Questo servizio può essere molto utile per chi volesse viaggiare “leggero” senza doversi caricare di valigie ingombranti, come ad esempio nel nostro caso in cui da Tokyo a Kanazawa ci siamo spostati solo con lo zaino. Le nostre valigie ci attendevano comodamente nella nostra stanza a Kyoto! Comfort e sicurezza insuperabili. Il servizio si chiama Takkyubin. Tutto è molto semplice vi basterà richiedere il servizio alla reception del vostro hotel e penseranno loro a tutto. Per valigie medio/grandi la spesa è di circa 15/17 euro a collo. Maggiori informazioni sono facilmente reperibili online.
26 maggio – Kyoto – Si riparte: direzione Kyoto che ci ospiterà per i prossimi sei giorni, facendoci anche da pivot per le visite in giornata a Osaka, Nara e Hiroshima. Altro Shinkansen, altro viaggio perfetto, altro arrivo in una mega stazione! Quella di Kyoto è una stazione futuristica disposta su diversi livelli, sopra e sotto terra. Siamo stati in questa stazione quasi ogni giorno durante la nostra settimana qui e quasi ogni giorno ci siamo “persi”. La stazione già di per se, è una delle principali attrazioni della città. Appena fuori scorgiamo la Kyoto Tower e veniamo avvolti da un’aria calda e afosa. Ci dirigiamo verso il nostro hotel all’incrocio Shijo. Per fortuna la nostra stanza era già pronta. Una rinfrescata veloce e siamo di nuovo on the road. Destinazione Mercato. Da subito Kyoto ci risulta molto più caotica e “disordinata” rispetto a Tokyo e gli spostamenti con i mezzi di trasporto (quasi solo autobus) sono molto più complicati. Sono presenti 3 linee metropolitane e 3 compagnie di autobus gestite da società diverse. Non hanno stretto tra loro accordi a favore dei turisti ed è dunque impossibile prendere l’abbonamento giornaliero visto che in questo caos di linee bisognerebbe averne diversi. L’unica soluzione è pagare ogni singolo viaggio (con la Pasmo o Suica), un disservizio che in un paese noto per la sua precisione e programmazione lascia spiazzati. È quasi ora di pranzo e il mercato è in pieno fermento. Scegliamo un piccolo localino per un veloce, ma sempre gustoso ramen e proseguiamo verso il Palazzo Imperiale, residenza ufficiale fino alla seconda metà dell’800. La visita è molto interessante soprattutto dal punto architettonico, è infatti una perfetta espressione delle tecniche costruttive tradizionali in gran parte composta da legno e carta. Suggestivi anche i giardini con classici laghetti giapponesi. Per la cena ci dirigiamo nella caotica e colorata Ponto-cho con i suoi bei localini-palafitta sul lungo fiume Kamogawa, dove centinaia di giovani e meno giovani si trovano la sera per bere qualcosa e chiacchierare.
27 maggio – Kyoto – Ci alziamo di buon mattino e partiamo in direzione sud est della città per visitare il sempre affollatissimo Fushimi Inari Taisha, il santuario ai piedi del monte Inari. È caratterizzato da un percorso in salita, lungo alcuni chilometri tra i torii rossi che lo trasformano in un lunghissimo e colorato corridoio, davvero suggestivo, se non fosse per la quantità di persone che li percorrono … ci si trova immersi in una vera e propria fiumana umana che fa perdere qualsiasi fascino al luogo (non oso pensare come sia qui la situazione durante il periodo della fioritura dei ciliegi e ci fa capire come, a conti fatti, il periodo scelto per il viaggio fosse corretto). Certo, il bellissimo corridoio rosso resta uno dei simboli del Giappone che non si può mancare di visitare, consiglio quindi di andare il mattino poco dopo l’alba o nel tardo pomeriggio prima del tramonto, per evitare la folla. A proposito di alba e tramonto: il Giappone non adotta il cambio dell’ora solare/legale e ha uno strano orario in quanto, anche a fine maggio inizio giugno, quando le giornate sono molto lunghe, mantiene un orario per cui alle 4.30 inizia ad albeggiare, alle 5 del mattino il sole è già alto nel cielo e la sera prima delle 19 è già buio … regolatevi di conseguenza. Torniamo in treno verso il centro cittadino e, arrivati nella stazione principale, andiamo a visitare il vicino tempio buddista Higashi Hongan-Ji. Qui l’atmosfera è davvero diversa. Pochissime persone passeggiano nel cortile davanti al tempio e nonostante il traffico cittadino si entra in una bolla silenziosa che ci conquista subito. Il tempio è un complesso architettonico con una delle più grandi strutture in legno del mondo. Andato completamente distrutto, alla fine dell’800, da un vasto incendio che ha colpito tutta la zona circostante, è stato ricostruito grazie a corde create con capelli umani donati dai credenti di tutto il Giappone, misti a canapa, create per ovviare alla mancanza di corde, anch’esse andate tutte bruciate. All’interno del tempio è presente una teca al cui interno sono conservati alcuni metri di questa incredibile corda. Togliamo le scarpe e passeggiamo sui magnifici tatami all’interno del tempio principale. Dopo esserci ristorati decidiamo di visitare il Castello Nijo, il palazzo-fortezza Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Ammiriamo il palazzo maestoso, bianco, con ampi giardini tra ponticelli e canali, che immerge i visitatori nella cultura classica giapponese. Nel pomeriggio ci spostiamo sulle colline occidentali di Kyoto per visitare il tempio Kiyomizudera che però è in gran parte in fase di restauro e quindi possiamo goderci poco dello spettacolo che rappresenta il sito buddista, ma il panorama sulla città ripaga la salita. Scendiamo dalla collina attraverso le caratteristiche viuzze piene di piccoli negozi di souvenir e artigianato che hanno mantenuto l’architettura tradizionale giapponese, molto turistico, ma piacevole e con tanti scorci interessanti. Passeggiamo per Gion, dove ci fermeremo anche per la cena.
28 maggio – Osaka – Oggi al nostro risveglio il cielo è grigio, ancora non piove, ma la giornata non promette bene. Decidiamo di andare a Osaka (poco più di mezzora con lo Shinkansen). Arrivati a destinazione, diluvia! Optiamo subito per la visita al Castello e al museo interno, nella speranza che all’uscita il meteo sia un po’ più clemente. Forse se il cielo fosse stato limpido non ci saremmo dedicati al museo interno del Castello e sarebbe stato un peccato perché, invece, ci ha piacevolmente intrattenuto per un’oretta ripercorrendo alcune tappe importanti della storia culturale, sociale e artistica del Paese. All’uscita la pioggia scende incessante, facciamo una breve passeggiata in città e ci infiliamo a Dotombori nella gigantesca galleria commerciale tra grandi insegne pubblicitarie e negozi per tutti i gusti. Osaka, con il suo porto, è stata la prima città ad accogliere le navi americane dopo la decisione del Governo di “riaprirsi” al mondo, ed infatti i segni di questa contaminazione sono evidenti, Osaka è considerata, bene o male lo si voglia considerare, la più “Americana” tra le città nipponiche. Ci fermiamo in una via secondaria per il pranzo e per assaggiare il tipico piatto di Osaka: l’okonomiyaki, una specie di frittatona con dentro di tutto e cosparsa di maionese ovunque. Sinceramente non è esattamente di nostro gusto, forse abbiamo sbagliato il “ristorante”, ma non lo riassaggeremo. Gironzoliamo ancora un po’ sotto la pioggia e nel tardo pomeriggio torniamo a Kyoto. Speriamo domani il sole torni a splendere.
29 maggio – Hiroshima – E sole fu. Partiamo per Hiroshima con il treno Shinkansen delle 8 del mattino e, in meno di due ore, arriviamo a destinazione. Ci sposteremo in città gratuitamente grazie al JR Pass (l’assessore al traffico di Kyoto dovrebbe passare qui un paio di giorni e prendere spunto) sulle tre linee del JR Loop Bus che compiono un tragitto circolare che comprende le maggiori attrazioni turistiche. Prima tappa ovviamente è il Parco della Pace e la Bomb Dome, lo scheletro della Camera di Commercio e centro congressi costruito in cemento nel 1915, su progetto di un’architetto europeo, che fu fulcro culturale cittadino e oggi è uno dei pochi “superstiti” della Bomba atomica che il 6 agosto 1945 rase al suolo l’intera città costruita principalmente in legno e carta. Tutta l’area del memoriale è davvero suggestiva, ma particolarmente toccante è l’Hiroshima National Peace Memorial Hall for the Atomic Bomb Victims che si trova all’interno del parco, prima di giungere al vero e proprio Museo. Passeggiamo nel parco, scattiamo la classica foto che immortala l’arco della Pace e la fiammella che sarà spenta solo il giorno in cui non vi saranno più conflitti nel mondo. Ci avventuriamo nel Museo, certamente molto interessante, ma purtroppo per noi assai “trafficato”. Centinaia di persone (erano gruppi di pensionati europei e un paio di scolaresche) si sono accalcate nei corridoi del building principale impedendoci di godere a pieno dei reperti esposti.
La cosa strana è che finito il giro, 30/40 minuti, notiamo l’assenza di coda all’ingresso e ci chiediamo perché gli steward non facciano entrare(meglio, non abbiano l’ordine) di far entrare piccoli gruppi in modo cadenzato per apprezzare meglio un museo che merita di essere visto con un minimo di attenzione e non in mezzo alla calca…questa leggenda dei giapponesi perfetti nell’organizzazione!
Poco male, è stata comunque una mattinata di riflessione intensa ed è ora di pranzare. Ci infiliamo in una classica “tavola calda” giapponese e seduti al bancone ci gustiamo l’ennesimo ottimo ramen cucinato proprio sotto il nostro naso. Un po’ di relax, una ripassata all’itinerario e ci incamminiamo verso il Castello per poi raggiungere il porto per imbarcarci sul traghetto che, in una ventina di minuti, ci porterà all’Isoletta Miyajima con il suo santuario Itsukushima idola, famoso per il Torii rosso sul mare. L’isoletta è molto verde e con tanti piccoli e miti cerbiatti. Passeggiamo per le bancarelle e assaggiamo degli ottimi dolcetti alla crema e delle ostriche grigliate, tipiche della zona. Molte scolaresche “invadono” l’isola e dopo un paio di ore torniamo verso Hiroshima per riprendere il treno che ci riporterà a Kyoto. Si è fatto tardi e per cena optiamo per uno dei tanti e colorati bento venduti in stazione da gustare in treno.
30 maggio – Nara – È il giorno della visita a Nara, antica capitale nipponica, a poche decine di chilometri a sud-est di Kyoto. La maggior parte dell’area storico-archeologica si trova in una grande area verde abitata da migliaia di piccoli cervi, considerati animali sacri e tesoro naturale. L’area si può visitare comodamente a piedi direttamente dalla stazione. Anche qui le gite studentesche la fanno da padrona. L’attrazione più affascinante è il tempio Todaiji, costruito nel 752 è il più grande edificio in legno del mondo e al suo interno si trova una delle più grandi statue in bronzo del Buddha in Giappone. La visita di un giorno a Nara è imperdibile per assaporare l’antico Giappone.
31 maggio – Kyoto – È l’ultima giornata a Kyoto e visitiamo la famosa Foresta di bambù di Arashiyama che si raggiunge comodamente in treno, un reperto degli anni 60, bellissimo e splendidamente conservato, che dal centro di Kyoto, in circa mezzora, ci porta a destinazione. La foresta di bambù è un vero e proprio bosco con bambù alti fino a 50 metri. Uno dei luoghi più famosi e fotografati del Giappone che non volevamo perdere. Facciamo una passeggiata nel vivace quartiere e attraversiamo il Ponte Togetsukyo, il ponte di legno che attraversa il fiume Hozu, non molto profondo, caratterizzato da dolci cascatelle e contornato dal panorama delle montagne. Per pranzo torniamo verso il centro di Kyoto per poi spostarci nel distretto di Higashiyama a est della città, e fare una passeggiata sul Sentiero del Filosofo. Peccato che nel frattempo il tempo sia peggiorato e inizi a piovere insistentemente. Proviamo comunque ad approcciare il percorso di circa 2 km che costeggia un canale d’acqua e il cui nome è dovuto al filosofo Nishida Kitaro, uno dei filosofi più famosi e apprezzati del Giappone, che all’inizio del 900 percorreva questo sentiero in meditazione ogni giorno (oggi probabilmente farebbe l’influencer). La nostra visita a Kyoto finisce qui. La sera ci concediamo un ottimo drink su una delle belle terrazze/palaffita sul fiume a Ponto-cho. By by Kyoto. Domani si va in montagna … Kyoto riunisce moltissime tra le maggiori costruzioni storiche rappresentative della cultura nipponica ed è sicuramente una tappa fondamentale per il primo viaggio in Giappone. Tante sono le cose che abbiamo visto e troppe ancora ce ne sarebbero, ma diciamo che l’antica capitale non è riuscita ad ammaliarci come, invece, ha fatto Tokyo.
1 giugno – Hakone – Programma della giornata: Shinkansen da Kyoto per Odawara. Da li con un treno dela linea JR arrivo a Hakone in circa mezzora. Hakone è una nota località termale, a solo 40 minuti di treno veloce da Tokyo, molto frequantata soprattutto nel week end dai cittadini della metropoli che qui trovano rifugio, relax, ritmi e tradizioni del secolo scorso. Il programma prevede la visita dei dintorni della cittadina, esperienza di pernottamento e cena in un tipico ryokan con compresa l’esperienza dell’Onsen (il bagno termale). Insomma, giornata votata al relax all’aria aperta. Spediamo, ancora una volta, le nostre valigie a Tokyo con il servizio Takkyubin, così da viaggiare leggeri verso Hakone. La mattina però inizia male … Dopo il check out, con non poca fatica, prendiamo un autobus per la stazione e … appena scendiamo mi accorgo di aver dimenticato una borsa in hotel!!! II nostro treno partirà tra 20 minuti. Proviamo, comunque, una fuga in taxi verso l’albergo per recuperarla (ci sentiamo in uno di quei game show in cui la lotta contro il tempo si scontra con il traffico cittadino e la calma del nostro autista), corriamo, corriamo, corriamo, ad un certo punto il nostro autista capisce la situazione, e con uno sguardo tra il panico e la sfida, si immedesima nel ruolo e improvvisamente si lancia in stradine assurde, strettissime e come per magia arriviamo alla mega stazione di Kyoto proprio allo specifico ingresso per i Shinkansen (in sei giorni di frequentazione della stazione mai riusciti a trovare l’ingresso più vicino), autista mitico, ci lanciamo fuori dal taxi ringraziamo il nostro eroe…ma arriviamo con 2 minuti di ritardo e ovviamente il nostro puntualissimo shinkansen è già partito … perso! Tralasciamo la tensione e l’incazzatura degli attimi successivi. Ok sangue freddo. Andiamo in biglietteria e dopo qualche incomprensione capiamo che possiamo prendere il treno successivo che partirà dopo circa 50 minuti, che sarà un po’ più lento, ma la buona notizia è che non dovremo pagare un nuovo biglietto*. *La settimana di abbonamento era infatti scaduta il giorno prima e, come programmato, non servendoci due settimane, ma solo il biglietto di andata per quel giorno, avevamo optato per l’aquisto del singolo biglietto….che si fa però pagare parecchio, circa 100 euro a biglietto per tratta (a prescindere dalle tasche di ognuno, capirete il leggero sollievo quando abbiamo capito che non dovevamo prendere un nuovo biglietto). Arriviamo ad Hakone che è quasi l’ora di pranzo. Lasciamo i nostri zaini negli armadietti della stazione (comodissimi di varie dimensioni e dal costo adeguato, pochi euro per tutto il giorno) e iniziamo subito il classico circuito ad anello che prevede l’escursione tra le montagne e il lago Ashinoko. Ci muniamo di Hakone Free Pass che per le prossime 24 ore ci permetterà di prendere in sequenza: l’autobus che ci porterà al molo di imbarco del battello (kitschissimo) sul lago per poi proseguire con una funicolare che ci porterà sulla montagna, proseguendo, in teoria, con una bella e panoramica cabinovia che ferma sulle solfatare del vulcano, ma che purtroppo stanno sistemando (in vista delle Olimpiadi del 2020) e quindi ci dobbiamo accontentare di un piccolo pullmino per poi tornare, con un antico romantico trenino, verso la stazione da cui recuperiamo in nostri zaini e dopo tanti sballottamenti andiamo nel nostro ryokan. E qui la giornata, finalmente, svolta. Ok, i primi 10 minuti sono di “panico”: il ryokan è una tipica locanda giapponese, la nostra completamente restaurata risale alla fine del ‘800. È meravigliosa, affacciata sul un fiume che con il suo scorrere impetuoso copre ogni possibile rumore di “modernità”. Entriamo e ci fanno subito togliere le scarpe e ci affidano a una gentile signora che indossa un bellisimo Kymono e sarà la nostra “ospite”, sarà cioè sempre lei a seguirci e a servirci. Ci accompagna nelle varie zone della struttura e ci illustra tutte le regole… in giapponese! Si, la signora parla solo giapponese! Ci vuole quindi un attimo per “ambientarci”, ma poi ci godiamo tutto il “lusso” e la coccola di questo luogo incantato. La camera è una tradizionale stanza con tatami e le pareti di carta e legno. Prima di cena ci concediamo un bagno nell’onsen privato dell’albergo, davvero rigenerante! Mangiamo seduti a terra sul tatami, con la nostra “ospite” a descriverci, in giapponese, le portate della cena, e dopo cena, nello stesso spazio, allestirà con l’aiuto di un signore il nostro futon. La cena è ottima e molto abbondante, passiamo davvero una piacevole e originale serata. Un’esperienza unica che probabilmente non ci capiterà più di fare, ma che vale davvero la pena di provare almeno una volta. Super consigliata!
2 giugno – Tokyo – Per tornare a Tokyo scegliamo un viaggio un po’ più lento rispetto allo Shinkansen e prendiamo la Romance Car, un treno panoramico che ci porterà nella capitale in poco più di un’ora passando tra le campagne, le risaie per poi, piano piano, addentrarsi nei sobborghi della metropoli e arrivare a Shinjuku. È domenica mattina e quando costeggiamo i paesini sul percorso notiamo un’altra conseguenza dell’influenza americana sui Giapponesi: il Baseball. Un sacco di campetti con bambini in divisa alla NY Yankees che giocano e i genitori sul bordo che li guardano composti. Con l’efficiente metropolitana raggiungiamo poi il nostro hotel nel quartiere Akasaka, ci ricongiungiamo con i nostri bagagli, veloce check della stanza e ripartiamo alla scoperta di altri quartieri di Tokyo. Passeggiamo tra i grattacieli e le boutique di Giza in un’atmosfera davvero cosmopolita. A pranzo torniamo al vicino mercato Tsukiji per un’altra scorpacciata di sashimi. Nel pomeriggio, invece, ci addentriamo a NakaMeguro, un quartiere tranquillo che si stende lungo le rive del fiume Meguro in un’atmosfera lontana dai frenetici grattacieli del centro. Decine di negozietti e piccoli caffè all’ombra di grandi alberi.
3 giugno – Tokyo – Ultimo giorno a Tokyo e vorremmo vedere ancora tantissime cose, troppe… partiamo da Yanaka, uno dei pochi quartieri di Tokyo in cui si può ancora sentire la vecchia atmosfera e in cui acquistiamo un po’ di oggetti di artigianato da portare ad amici e parenti. Per souvenir originali vi consigliamo di venire proprio qui. Ci spostiamo poi a Ueno con il suo grande parco in cui si trova un suggestivo lago di ninfee, un vero e proprio polmone verde nel cuore della capitale, cui fanno da contorno i principali musei nazionali. A sud del Parco si apre, sotto i binari sopraelevati del treno, un vero e proprio bazar. Al mercato di Ueno potete trovare di tutto. Nato come mercato del contrabbando americano subito dopo la seconda guerra mondiale, oggi mantiene un’atmosfera caotica e colorata in cui perdersi tra le bancarelle. Saliamo ancora un po’ e raggiungiamo Asakusa per vedere il Tempio buddista Sensō-ji, il più antico della città. Bello, ma troppo, troppo, troppo, turistico e affollato, scappiamo quasi subito sulle rive del fiume Sumida, per ammirare il moderno skyline disegnato dalla Sky Tree Tower e dal discusso quartier generale della birra Asahai progettato da Philippe Starck. Passeggiamo ancora un po’ e per chiudere la vacanza ci immergiamo nel mondo nerd di Tokyo tra i tanti negozi a tema anime e videogiochi di Akihabara. Interi grattacieli dedicati agli amanti dei fumetti e dei giochi di ruolo digitali o meno. Una babele di personaggi particolari che ci lasciano la curiosità di capire meglio anche questo aspetto della città. Per l’ultima sera a Tokyo ci concediamo un’altra ottima cena a base di pese a Sushi Zanmai, una passeggiata a Ginza e si va a chiudere le valigie.
4 giugno – La vacanza è finita. Il Giappone ha soddisfatto tutte le nostre aspettative, ha sfatato qualche luogo comune e leggenda metropolitana che lo accompagna, in fondo nessuno è perfetto (per fortuna) e ci lascia almeno un paio di certezze: abbiamo già tanta voglia di un altro vero ramen e, prima o poi, torneremo a Tokyo!