Etiopia inaspettata e meravigliosa Dancalia
18/11/2012
Da un po’ si pensava all’Etiopia e in particolare alla Dancalia e finalmente abbiamo trovato chi ci ha organizzato un viaggio perfetto e indimenticabile. All’arrivo ad Addis Abeba troviamo la nostra guida con il “cartello d’ordinanza” che ci aspetta con i fuori strada e gli autisti che resteranno con noi per tutta la prima parte del nostro viaggio. Prima tappa una magnifica pasticceria dove assaggiamo il nostro primo buonissimo caffè etiope. Fuori dai finestrini vedo un’Africa diversa da quella che mi aspettavo pensando ai paesi africani già visitati, tutto è pulito e ben tenuto, la gente è operosa e non bivacca su luridi giacigli ai bordi delle strade, ha una prospettiva e una speranza di futuro. Attraversiamo colline dai tanti colori e villaggi caratteristici e saliamo, arriveremo fino a 3.100 metri. Ci fermiamo in un localino davvero carino per uno “spriz” , una bevanda locale mista di tè, caffè e spezie. Arriviamo al passo, l’aria è tersa e frizzante, siamo alle “finestre di Menelik” e vediamo sotto di noi tutta la vallata. Proseguiamo e il paesaggio offre tutte le sfumature possibili del verde, bellissimo. Visitiamo un mercato a Senbete dove si incontrano etnie diverse, stanno smontando ma così abbiamo l’occasione di vederli all’opera: caricano i dromedari, riempiono i sacchi, radunano tutte le loro cose per il viaggio di ritorno; quanti asini, pecore, mucche, dromedari! Oggi il trasferimento è stato lungo, arriviamo a Kombolcha per il pernottamento e a cena proviamo per la prima volta la injera, la focaccia di tef (cereale locale) che ha un sapore acidulo strano, buono lo spezzatino e la salsina rossa piccante e speziata che ci accompagnerà sempre.
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19/11/2012
Andiamo a Bati dove si svolge il grande mercato del lunedì. Lungo la strada ancora lo splendido panorama di ieri, colline e vallate, terrazze coltivate e tanta gente in cammino. Il mercato si svolge in un saliscendi e il colpo d’occhio delle bancarelle, della gente che appartiene a varie etnie e quindi con caratteri somatici così diversi, è spettacolare. I cereali, le verdure, le merci in genere sono disposte in ordine e con cura, per quanto possibile c’è pulizia. Gli animali da trasporto sono parcheggiati in disparte. Andiamo al mercato del bestiame e dall’alto ammiriamo il miscuglio di bestie, corna e gente. Ci passiamo in mezzo cercando di evitare le enormi e ricurve corna delle mucche. Ogni tanto le bestie si agitano e creano subbuglio ma i proprietari prontamente intervengono.
Incontriamo per la prima volta gli Afar che sono gli abitanti della Dancalia, i ragazzi hanno grosse capigliature a cespuglio a volte pettinate in treccioline unte di burro. Proseguiamo direzione Dancalia o Afar Region. Ci fermiamo per il pranzo al sacco in un villaggio Afar, sotto una tettoia con sgabellini bassi, bassi con il sedile in pelle animale, le capre passano in mezzo! Proseguiamo in mezzo al nulla, ogni tanto qualche capanna Afar, mucche, dromedari, grandi alberi a ombrello. Passiamo la notte ad Asayta all’Hotel Basha Amareh e dormiamo sul tetto con vista sul fiume, avvolti in zanzariere a baldacchino e il soffitto di stelle! Che spettacolo! Durante la notte si sentono i versi di noti e sconosciuti animali, c’è che dice anche di un ippopotamo, un circo pazzesco!
20/11/2012
Sveglia al sorgere del sole e dopo un’ottima colazione andiamo nel centro del villaggio a vedere il mercato afar; le donne sono meravigliose nei loro abiti multicolori. Anche in questo mercato non regna il caos e la concitazione di quelli di altri Paesi africani (ad es. il Mali), gli ambulanti e i compratori sono tranquilli, gli spazi sono ampi, la gente non urta e spinge, non ci sono odori terrificanti.
Passiamo in mezzo alle case e vediamo gli abitanti intenti alle loro occupazioni quotidiane, le donne preparano injera che cuociono su enormi testi di pietra e conservano in caratteristici cestoni, ci sono capre ovunque, passano carretti trainati da asini e piccoli cavalli e ci sono tanti bambini.
Partiamo e ci fermiamo all’ultima pompa di benzina poi ci sarà solo la depressione. Facciamo il pieno e la scorta e via. Oggi ci ha raggiunto anche la terza auto con il cuoco e l’autista. Viaggiamo in mezzo al deserto più deserto, vulcanico, lunare e ci fermiamo per il pranzo sotto un capannone in mezzo al nulla e troviamo un ambiente accogliente con tavoloni bassi e divanetti di stuoie. Proviamo la cucina del nostro cuoco che ci riserverà sorprese incredibili, è eccellente. Proseguiamo e arriviamo nel cuore della depressione, sotto il livello del mare, qui fa un caldo pazzesco e d’estate è impossibile resistere. Adesso il caldo è sopportabile, il clima è asciutto per cui ci adattiamo molto bene. Arriviamo al lago Afrera che si trova 105 metri sotto il livello del mare, è un lago salato, il sale lascia sulle rive del lago una spuma che sembra schiuma ed ha la stessa consistenza dello zucchero filato. Il panorama è insolito, le rive sono bianche di sale e frastagliate, vi cresce una rigogliosa vegetazione che contrasta con l’aridità che ci circonda. Ci laviamo in una pozza di acqua dolce e caldissima (nostro ultimo bagno!) e dormiamo nelle tende sulla riva del lago. Il nostro staff è tutto occupato alla preparazione della cena che si rivelerà deliziosa.
21/11/2012
La nostra fantastica equipe: Daniel, altresì detto Mastro Lindo, Tesemma, detto Gimmi e Taserra (gli autisti), Aman (il cuoco) e Danilo, la nostra straordinaria guida di passaporto italiano ma con i colori dell’Africa, smontano il campo. La cucina da campo è incredibile, dotata di tutto, anche degli accessori più raffinati.
Passeggiamo in mezzo alle saline e arriviamo al “villaggio”, un agglomerato di “case” di lamiera in mezzo al deserto e ci fermiamo a bere in un bar capannone di lamiera. Un ragazzo ci offre del pop corn scoppiato sul momento, siamo i soli turisti.
Per il nostro soggiorno in Dancalia abbiamo arruolato la guida Afar, Alfred, e due poliziotti che ci scorteranno.
Lasciamo la strada e ci avventuriamo in mezzo alla lava, la sabbia e il deserto completamente privo di qualsiasi tipo di vegetazione. Mai visto così tanto nulla, ha un fascino indescrivibile, come lo racconto! Arriviamo in un “avamposto” sperduto dove c’è una scuola, una stazione di polizia e alcune strutture dove ci organizziamo per il pranzo. Il nostro super cuoco ci allestisce uno splendido buffet, da ora in poi niente birra e coca e soprattutto acqua temperatura ambiente!
Qui si aggiungono al nostro gruppo anche due militari, giovanissimi e magrissimi con pareo e sandaletti da spiaggia e il kalashnikov, immancabile.
Prendiamo la strada per il vulcano, per percorrere 11 km occorreranno 2 ore!
Un sentiero sassoso di lava e in mezzo alla lava con saliscendi e scossoni a non finire; nel fuoristrada siamo in 7 belli pigiati! Arriviamo al campo base dove ci sono piccoli nuraghi ricoperti di paglia che saranno i nostri rifugi per la notte, questo posto davvero non è per tutti, sembra di essere sulla luna! Qui non c’è acqua, solo quella delle taniche che abbiamo con noi e quindi ci si sciacqua come si può, ma non è certo un problema!
Durante la cena vediamo un ombra aggirarsi per il campo, è una iena striata.
Prepariamo un po’ di avanzi fuori dal campo e riusciamo ad attirarla, la vediamo alla luce della luna, è davvero grossa.
Spenti i generatori resta il buio e la luce delle stelle, in lontananza il vulcano ogni tanto brilla, intorno si sentono le voci di tutti i nostri accompagnatori.
22/11/2012
Sveglia alle 4, la salita al vulcano deve iniziare presto per evitare il troppo calore. La prima parte del cammino è sabbioso ed è ancora buio poi spunta il sole. Si prosegue in mezzo alla lava. Impieghiamo 3 ore, la camminata è assolutamente alla nostra portata. Aggreghiamo altri 2 militari sempre ben armati.
Al campo sul vulcano i soliti rifugi, capannine di Betlemme, dove ci appoggiamo.
Scendiamo alla bocca del vulcano, si cammina sulla lava e man mano che ci si avvicina diventa più fragile e scricchiola sotto i passi.
Ecco la caldera, crepe rosse cominciano a rompersi qua e la, poi inizia a ribollire e partono zampilli sempre più alti e frequenti; poi esplode in un fuoco d’artificio meraviglioso, la lava continuamente salta e zampilla e ribolle e sobbolle, escono soffi di fumo puzzolenti e frammenti di lana di vetro volano intorno e ancora si sentono scricchiolii, borbottii, ruggiti e un rumore simile alla risacca, che spettacolo!
La nostra equipe ha trasportato con i dromedari la cucina da campo fin quassù, sono davvero incredibili! Torniamo a rivedere il vulcano nel pomeriggio e poi al buio. Proviamo a dormire qualche ora perché poi all’alba scenderemo ma la notte si leva un vento fortissimo e dentro le capannine vola paglia e polvere, che notte!
23/11/2012
Scendiamo, ancora una volta senza particolare fatica. Al campo ci aspettano con catini di acqua pulita e bottiglie d’acqua che hanno rinfrescato nel frigorifero da campo attaccato al generatore. I militari se ne vanno e ci salutano calorosamente. Partiamo per Hamed Ela, ripercorriamo la strada dell’andata e poi deserto e polvere, quanta polvere! E che caldo!
E’ incomprensibile come gli Afar possano vivere in condizioni così estreme in villaggi sperduti in mezzo al deserto, sotto il sole cocente, senza ombra. Si muovono in questo territorio con i loro greggi di pecore, asini e mucche.
Arriviamo al villaggio e mi ricorda un luogo di Guerre Stellari, sabbia, sassi, nessun tipo di vegetazione, baracche e basta. Bivacchiamo dentro una capanna con letti di paglia e finalmente la doccia, da campeggio ma efficace.
Il cuoco fa magie, non ci ha mai proposto un menù uguale all’altro, ha sempre allestito banchetti succulenti curando anche la presentazione, a colazione prepara pan cake espressi e non mancheranno tagliatelle, gnocchi e lasagne fatti in casa!
Dormiamo su letti di legno e paglia sotto le stelle.
24/11/2012
Che bella notte, mi piace svegliarmi all’alba!
Andiamo alla piana del sale e ci fermiamo ad osservare la preparazione delle lastre di sale, il suolo viene sollevato e i tagliatori creano lastre perfette che vengono impachettate e caricate sui dromedari per il trasporto.
Siamo a Dallol, che posto, sembra una barriera corallina, è un insieme di piccoli vulcani che eruttano acqua bollente a spruzzi, sono formazioni multicolori nelle sfumature dei gialli, verdi e rossi, sembrano funghi, coralli, fiorellini, muffe,muschi, il tutto a formare un luogo di fiaba. Sotto è tutto un ribollire sommesso, è il vulcano che lavora e spinge fuori i vapori che fanno si che i minerali disciolti diano questi colori e formino questa meraviglia. Un odore acre di zolfo pervade l’aria.
Siamo a metri 120,36 sotto il livello del mare. Il panorama, il vento, il contesto sono suggestivi, stiamo compiendo un viaggio al centro della terra!
Attraversiamo le rovine di una cittadina mineraria del periodo coloniale italiano, ci sono carcasse di automezzi arrugginiti abbandonati nella sabbia, è quasi mezzogiorno e il sole picchia implacabile; proseguiamo lungo un percorso attraverso montagna frastagliate in un panorama assolutamente brullo e completamente privo di ombra, camminiamo su quella che era la strada usata dagli italiani per raggiungere la miniera.
Vediamo poi un laghetto di acqua acida e un altro che ribolle di “idromassaggi” gialli, il tutto in un caldo pazzesco.
Ecco la carovana di dromedari carichi di lastre di sale che tornano dalla piana al villaggio e poi continueranno il lungo viaggio verso gli altopiani.
25/11/2012
Oggi ci aspetta il trekking nel canyon, 15 chilometri.
Inizia il cammino in mezzo a pareti alte e frastagliate, si entra e si esce dal fiume che è poco più di un rigagnolo, ogni tanto incontriamo una carovana di dromedari e asini che scendono verso la piana del sale, alcune sono in sosta sotto le alte pareti, hanno scaricato le bestie e stanno riposando.
Vediamo preparare il pane, mettono a scaldare dei sassi sul fuoco poi ci avvolgono intorno la pasta e ne esce una pagnotta. Che suggestione tutto ciò, sembra di essere in mezzo ad un Presepe!
Dopo 6 ore di buon cammino arriviamo al villaggio di Malabiday dove passeremo la nostra ultima notte in Dancalia. Trascorriamo il pomeriggio sotto un albero a chiacchierare, sullo sfondo le montagne. Arrivano i bambini e i ragazzi del villaggio, i miei amici hanno portato un frisbee e iniziano a giocare coinvolgendo tutti. Uno splendido ragazzo Afar mi chiede di parlare in inglese con lui per fare esercizio, frequenta la scuola superiore fuori dal villaggio.
Difficile raccontare questi momenti, sono vissuti tanto intensamente e ci arricchiscono enormemente ma per chi non è mai stato in Africa è difficile da comprendere, essere qui lontano dal progresso, dalle luci, dai negozi, da tutto ciò che riempie il nostro quotidiano, in questo luogo magico circondati da bimbi bellissimi e adulti gentili e cordiali, come si sta bene!
Passeggiamo per il villaggio dove la vita è regolata dal ritmi del sole e della natura, vivono in casette di stecchi, una specie di igloo, ricoperte di stuoie che di giorno vengono bagnate per sopportare il caldo, c’è un pozzo dove vengono a far scorta di acqua trasportandola in taniche sulla groppa degli asini, capre ovunque.
Ancora una volta dormiamo sui letti di legno e paglia, fuori, rivolti verso la montagna, c’è tanto silenzio e pace.
26/11/2012
Alle 5 si sentono canti in lontananza, forse preghiere, belati di greggi, lo scalpiccio delle carovane del sale che continuano il loro viaggio; alle 6 è giorno e arrivano i bimbi.
Gustiamo l’ultima colazione preparata dal nostro cuoco e ci salutiamo, andiamo alla scuola del villaggio, i bimbi cantando l’inno tutti in fila e viene alzata la bandiera. Lasciamo un po’ di penne e colori alla maestra che le distribuisce ordinatamente.
Partiamo, verso gli altopiani, la temperatura rinfresca, ci sono le città, la vegetazione dopo una settimana di indimenticabile Dancalia.
Arriviamo al Gheralta Lodge che è una meravigliosa struttura in un luogo magnifico direttamente sulle montagne. E qui ritorniamo alle abitudini occidentali, camera con bagno, aperitivo, cena da albergo.
27/11/2012
Andiamo a visitare una chiesa rupestre di cui questa zona dell’Etiopia è ricchissima, una bella scarpinata in salita fra rocce rosse scortati da gentili ragazzi che danno una mano all’occorrenza.
La chiesa di Abuna Abraham è scavata nella roccia e alcuni preti e monaci fanno da custodi. Ci mostrano un antico ventaglio di pergamena che riproduce i santi.
Poi vediamo la chiesa di Abrha Atzba dove è in corso una funzione religiosa e poi la chiesa di Maryam Papaseyti che raggiungiamo dopo una bella camminata attraverso campi coltivati e fiumiciattoli da guadare come sempre accompagnati da uno stuolo di ragazzi.
Arriviamo ad un villaggio, poi alla porta d’ingresso della chiesa, aspettiamo il prete e al di là della porta ancora un tratto in mezzo ad una rigogliosa vegetazione. Entriamo in chiesa che ha un’aria di abbandono, è buia ed illuminata soltanto da una candela.
28/11/2012
Oggi si parte per Axum percorrendo una tortuosa strada di montagna costruita dagli italiani. Saliamo fino a 2.900 metri e in cima al passo ci fermiamo in un singolare baretto che prepara un ottimo caffè con una Faema cimelio storico. Fa un freddo cane!
Proseguiamo e facciamo sosta a Yeha dove c’è un tempio del tutto insignificante. Qui assistiamo velocemente ad un funerale probabilmente di un personaggio importante. Ci sono un gruppetto di uomini con bandiere dell’Etiopia e ombrelli colorati da cerimonia, più lontano la bara coperta da un drappo e altri ombrelli; le donne e gli uomini coperti da drappi bianchi sono in gruppi separati. Transitiamo nella piana di Adua dove si svolse la famosa battaglia contro gli italiani vinta dalla Regina Taitù.
Ecco Axum, visitiamo il Parco delle Steli dove è collocata anche quella restituita dall’Italia.
Vediamo la chiesa di Santa Maria di Zion dalla quale esce un fiume ininterrotto di persone in abiti bianchi, è una bella immagine, le donne sono avvolte in grandi scialli bianchi dalle svariate bordature che coprono anche il capo, alcuni si appoggiano a lunghi bastoni da preghiera.
Qui c’è la chiesa dove si dice sia custodita l’Arca dell’Alleanza, non ci si può neanche avvicinare.
La città è piena di pellegrini perché il 30 è la festa della Madonna di Zion, alcuni bivaccano nel parco intorno alla chiesa e altri ne arriveranno.
Passeggiamo per il centro città e assistiamo alla cerimonia del caffè: viene allestito uno spazio con sgabelli, elementi decorativi come ciotole, cestini, caffettiere, fiori, una ragazza tosta il caffè su un braciere poi lo prepara nella caffettiera tradizionale di terra cotta.
29/11/2012
Salutiamo commossi i nostri autisti che qui ci lasciano e prendiamo un volo per Lalibela. La città è famosa in tutto il mondo per le chiese rupestri patrimonio Unisco. Le chiese del gruppo nord occidentale sono davvero spettacolari, scavate interamente nella roccia ma staccate dalla montagna, non parte di essa, unite da camminamenti sempre scavati nella pietra, hanno un’aria di mistero. Come è stato possibile scavarle così perfette e così decorate solo con martello e scalpello, la leggenda narra che di giorno lavoravano gli uomini e di notte gli angeli. Lalibela è una cittadina tranquilla in saliscendi, circolano solo le auto che trasportano i turisti e c’è tanta gente a piedi che saluta gentilmente.
30/11/2012
Oggi facciamo un’escursione fuori porta con un pulmino 4×4 per visitare una chiesa. La strada è terribile con scossoni a non finire, c’è tanta gente a piedi con bestie al seguito. Capanne sperdute in mezzo alle montagne e bambini che salutano sorridendo. Dopo un villaggio la strada peggiora ulteriormente, sembra di non arrivare mai. Ci fermiamo in uno spiazzo con qualche negozietto di souvenir e percorriamo l’ultimo tratto a piedi per una ripida scalinata a gradoni. La chiesa è bellissima, costruita dentro una grotta alta fino a sfiorarne la cima, è a strati bianchi e neri, bello l’interno di legno e pietra con dipinti di figure di santi. In fondo alla grotta c’è una specie di ossario dove si vedono teschi e corpi ancora interi mummificati. Qui venivano a morire i monaci nei tempi passati. Tornati a Lalibela ci fermiamo ad assistere ad una cerimonia alla chiesa della Madonna perché oggi è la festa della Madonna di Zion. C’è un gruppo di sacerdoti su tappeti che salmodiano litanie nel latino amarico, poi vengono usati i lunghi bastoni, alzati e sporti in avanti, poi qualcuno suona i sistri e vengono battuti i tamburi; il tutto è molto ipnotico. Vediamo il secondo gruppo di chiese che è altrettanto spettacolare, le prime due sono unite da un tunnel buio e per raggiungere la chiesa occorre arrampicarsi su enormi gradini. Tutte le chiese sono più belle fuori che dentro, all’interno tutte contengono dipinti e qualche suppellettile ma sono per lo più spoglie. Infine vediamo la chiesa di San Giorgio, a forma di croce, la più bella e ben conservata di tutte.
01/12/2012
Ancora un giorno a Lalibela, forse troppo. Andiamo al mercato che non è nulla di entusiasmante, poi visitiamo un’altra chiesa fuori porta dove ci accoglie il prete bardato di tutte le suppellettili che la chiesa possiede: elmo crociato, grosse croci, mantello da principe; ci mostra i tamburi ricoperti di lamine d’oro, un libro sacro con bei dipinti e in mezzo a tutto questo misticismo… gli suona il cellulare! Dopo cena andiamo in un tukul allestito a locale tipico per turisti dove assistiamo a danze locali, ci siamo solo noi.
02/12/2012
Prendiamo il volo per Addis Abeba. Visitiamo il Museo Nazionale che conserva una copia dell’ominide Lucy. Visitiamo la città, che non offre nulla di entusiasmante, e ci fermiamo al Tomoka Caffè, tipica caffetteria costruita nele 1953 e gustiamo il nostro ultimo caffè etiope. Per finire la giornata andiamo in un centro commerciale vicino all’hotel che abbiamo in day use, ma è domenica e molti negozi sono chiusi. Ceniamo in un locale tipico molto bello e con un eccellente buffet etiope. E’ frequentato da “varia umanità”, non solo turisti ci sono anche tanti locali e stranieri che non sono qui per turismo. Assistiamo ad uno spettacolo di musiche e danze tipiche. Fra poco andremo all’aeroporto e la nostra vacanza finirà.
Lasciamo a malincuore questo splendido paese che ci ha sorpreso per le sue peculiarità e la sua gente. Non abbiamo trovato l’Africa disperata vista in altre parti di questo continente, per quello che siamo riusciti a capire in questo breve periodo ci è parso un paese che non è abbandonato a se stesso da governanti privi di umanità. Le strutture sanitarie e le scuole sono presenti anche nelle zone più remote, nei villaggi ci sono i pozzi, la gente pur vivendo in capanne è operosa e si prende cura di se stessa, della propria abitazione e delle proprie attività. Gli etiopi sono cordiali e gentili, i ragazzi che spesso seguono i turisti nelle escursioni non sono assillanti. La visita della Dancalia è stata una meravigliosa esperienza, non è facile spiegare con le parole le sensazioni provate in questo territorio dalle caratteristica infernali! Credo che vedere così da vicino un vulcano attivo e sentire sulla pelle il calore del magma sia una esperienza indimenticabile, così come dormire sotto le stelle senza neppure la protezione di una tenda e ammirare le carovane cariche di sale che si muovono in questo incredibile paesaggio.
È un luogo unico al mondo e noi abbiamo avuto il privilegio di esserci stati.