Escursione alle Kornati
L’isola di Pag è di una bellezza selvaggia, un paesaggio che stordisce per i suoi colori forti. Attraversato il ponte che la collega alla terraferma, raggiungiamo gli amici in un grande campeggio vicino al paese di Novalja, in una insenatura nel nord dell’isola. I villeggianti sono migliaia. Eppure tutto funziona piacevolmente, a cominciare dalla funzionalità dei servizi igienici, come avremo modo di scoprire in tutti i campeggi che abbiamo successivamente frequentato. Numerosi i giochi per i bambini, i ristoranti, i bar, gli spacci alimentari sparsi qua e là, lungo la spiaggia sassosa come tra gli alberi della pineta. Camping Straško – Trg Loža 1 – Novalja tel. 00385 53663380 Intorno a mezzanotte i giovani si spostano in paese per la movida notturna che si protrae fino all’alba, per la quale Novalja è conosciuta come l’Ibiza croata. Un paio di km. Sono comunque distanza sufficiente per fare dormire sonni tranquilli a chi, come noi, ha interessi diversi. Tra i ristoranti di Novalja, al Riva, cucina semplice a base di pesce. L’ambiente è accogliente. La disponibilità del personale di aiuto nella scelta dei piatti. Si trascorre una gradevole serata. Buono. Restaurant Riva – Obala Kneza Domagoja 4 – Novalja
Due giorni di riposo tra mare e sole. Si riparte in direzione sud: Zara. Il centro storico conserva l’originaria planimetria romana. Le strade lastricate in marmo, rigorosamente pedonalizzate, si aprono allo shopping. Visitiamo la Piazza dei Cinque Pozzi, che fino al 1838 rifornivano di acqua l’intera popolazione. Il centro della vita pubblica è sempre stato in Narodni Trg. Nella piazza ammiriamo il palazzo del Comune, tra la Torre dell’Orologio e la Loggia, da dove un tempo venivano annunciati gli editti. Sul lungomare prenotiamo per l’indomani l’escursione alle isole Kornati. Qui il diario della settimana in Croazia s’imbatte nella storia della nave “Michelle” e del suo capitano Giovanni Zorić . Ma andiamo per ordine. Ci s’imbarca a Filip Jakov, a una trentina di km. Sotto Zara. Si parte alle 9,00. Il ritorno è per le 19,00. Tre ore di navigazione in un arcipelago di 147 tra isole, isolette, scogli e secche aride punteggiate da macchie di bassa vegetazione. Il terreno carsico forma dirupi e scogliere contro le quali si frange il mare dai colori intensi, quasi violenti. I blu, i turchesi e i verdi, privi di sfumature, sono netti e disegnano sulla superficie dell’acqua precise demarcazioni. A mezzogiorno la sosta al Lago Salato con relativo bagno, approfittando che qui l’acqua è davvero invitante, per quanto riguarda la temperatura, rispetto al freddo cha caratterizza il mare croato. Segue il pranzo sulla motonave. Il “menù piratesco” illustrato dal depliant è di ottima qualità. Sulla via del ritorno ci siamo messi a parlare con il capitano, e abbiamo avuto l’occasione di conoscere una splendida persona e una storia che merita di essere raccontata. Quella di “Michelle”, la nave sulla quale ci troviamo, che si avvia a compiere i suoi primi 100 anni di vita avventurosa. La sua costruzione è ordinata nel 1916 da un commerciante di vino albanese. Esce dal Cantiere Picinic di Lussino e per anni solca l’Adriatico agli ordini del capitano Andrea Gržan. Partita nel febbraio 1929 dal porto di Sibenik con un carico di salnitro proveniente dal Cile, è colta da una tempesta al largo di Punta Salvori, a quindici miglia da Istria. Riparatasi in porto ormai disalberata dalla violenza della bora, con grande difficoltà è trainata da un rimorchiatore da Trieste fino a Pola. Il capitano dichiara con orgoglio come l’imbarcazione “partita motoveliero, è tornata motonave”. Cambia il suo nome, in ringraziamento della “Madonna del Rosario”, e continua a solcare l’Adriatico, sulla tratta tra Fiume e l’Albania. Il contratto dell’armatore con l’Agip l’adibisce al trasporto di petrolio. Con l’entrata in guerra dell’Italia va a far parte della nostra flotta militare. Nel 1943, nel Canale di Sicilia è bombardata e gravemente danneggiata. Ripara fortunosamente in porto. Il comandante, per impedire la requisizione dei tedeschi, le toglie pezzi non facilmente sostituibili del motore, che nasconde nel cantiere dove è stata trasportata. Al termine della guerra, la ritroviamo a Fiume dove viene nazionalizzata dal nuovo Governo. Ora si chiama “Selce”, una località della costa del Quarnaro. Si arriva al 1975. Giovanni Zorić l’acquista e le dà il nome della figlia “Michelle”. Quando l’emergente leader croato Frannjo Tudman tiene un comizio nel porto di Zara, nel giorno di Pasqua del 1990, lo fa da bordo della nave, davanti a 120.000 persone. Passati gli anni della guerra, “Michelle” continua la sua onorata carriera portando i turisti per l’arcipelago delle Kornati, guidata da un comandante entusiasta e appassionato del proprio lavoro. Passione che ha trasmesso a tutto il personale della nave. Che si distingue per cortesia e disponibilità. Anche Rade, il cantante, che dalla mattina ci intrattiene con un vasto repertorio internazionale a cominciare, e chi ne poteva dubitare, dal nostro “O sole mio”, ci mette il massimo impegno, cercando di soddisfare le tante richieste. Mentre la nave scivola lentamente verso il porto di ritorno, osservo con occhi diversi e più attenti “Michelle”. Il suo rivestimento in legno di tek e rovere, che ogni inverno in cantiere è tirato a lucido per combattere la salsedine e l’usura. Il timone con la fascia circolare di ottone che riporta l’atto di nascita: “M. Lušini 1921”. Un’escursione da proporre a chi ama il mare. Unica. Martina Tours – Put Murata 20 a – Zadar
La mattina successiva si continua in direzione sud. La strada costiera. Piccole città, paesi e gruppi di case nei pressi delle insenature, dove una stretta striscia di terra separa le montagne dal mare. Ogni volta, nell’attraversare i centri abitati, sale la voglia di fermarsi. Per un tuffo in mare. O per passeggiare in questi minuscoli centri storici sempre lindi e puliti. Sibenik e Trogir, tra tutti, meritano la vostra sosta. Alla sera siamo a Split. Sotto le antica mura del Palazzo di Diocleziano scorre intensa la vita notturna. Nel dedalo delle viuzze e sull’elegante lungomare, a ogni passo s’incontrano artisti di strada, bancarelle e stand gastronomici. Sul finire della mattina a seguire, nei pressi di Dubrovnik ci concediamo un aperitivo. Una breve deviazione per gustarci una dozzina di…ostriche. Arrivano sul banco dall’allevamento poco più sotto, non più di un centinaio di metri. Sono aperte sotto i nostri occhi. Ci sediamo all’unico tavolo sotto il pergolato. Ostriche a Km. Zero! Skoljkarstvo “Antonio” – Zamaslina 4 – Doli
Raggiungiamo la nostra meta nel pomeriggio. Il campeggio scelto, il Solitudo, si trova a Lapad, sul promontorio alle porte della città. Anche questo si confermerà dotato di buoni servizi, compreso lavatrice e asciugatrice. Si caratterizza per la tranquillità e la bellezza della baia che si stende ai suoi piedi. Da lassù osserviamo le grandi navi passeggeri che si alternano in rada, scaricando sulla terraferma, giornalmente e per una manciate di ore, migliaia di croceristi. Quando vogliamo raggiungere il centro, il bus n. 6 ci porta in pochi minuti. Piacevole. Camping Solitudo – Dubrovnik
Siamo presi dalla bellezza mozzafiato di Dubrovnik. Una perla adagiata nell’Adriatico. La visita comincia con l’attraversamento del ponte levatoio e della porta d’ingresso del XVI sec.. Lo Stradun è la strada principale, la via dello shopping per eccellenza. Dalla Fontana di Onofrio arriva fino alla Piazza Luža, un tempo sede del mercato cittadino. Al momento di scegliere il locale dove cenare, mi affido ancora una volta alla Lonely Planet. La guida ci regala una piacevole sorpresa. Una trattoria nel Porto Vecchio, dove sorgeva un tempo il mercato del pesce. Troviamo il locale seguendo la coda degli avventori in attesa, residenti e turisti, molti con la mia stessa guida tra le mani, nelle diverse lingue a seconda del paese di provenienza. Una cucina di pesce che riserva sorprese per la qualità senza fronzoli, saporita, abbondante: risotti, calamari, cozze, acciughe. Imperdibile. Lokanda Peskarija – Gorica Svetoga Vlaha 77 – Dubrovnik
La mattina successiva abbiamo in programma il camminamento delle antiche mura. Costruite fin dal XII sec. A difesa degli attacchi dal mare e dalla terraferma, rafforzate nel XV sec. Per il pericolo crescente dell’invasione turca, si estendono possenti e maestose per oltre due km. Una passeggiata suggestiva oltre ogni previsione. Dall’alto, Dubrovnik si concede agli occhi dei turisti in tutto il suo splendore. Cancellata ogni traccia della guerra che ha devastato la ex Iugoslavia tra il 1991 e il 1995, sia le abitazioni private che gli edifici pubblici sono tornati a nuova vita. Le rosse tegole dei tetti scintillano al sole al pari delle facciate degli edifici barocchi che punteggiano le stradine del centro storico. Eppure la città subì a lungo pesanti bombardamenti che arrecarono gravissimi danni all’interno dell’area urbana. Se ogni segno visivo della violenza bellica è scomparso, qui come in tutti i paesi che abbiamo attraversato, le sue tracce riemergono, a Dubrovnik come altrove, con una Sala che ovunque è dedicata alla memoria dei caduti della guerra. Si trovano sempre all’interno di un luogo pubblico. La visitiamo al pianterreno dell’ex sede della dogana, il Palazzo Sponza, oggi centro culturale. Le foto dei giovani morti a difesa della città, mentre su uno schermo scorrono le immagini delle devastazioni e degli incendi per le 314 bombe che qui si abbatterono. Un monito contro ogni guerra futura, come scriviamo sul libro per i visitatori posto all’entrata. La nostra vacanza volge al termine. Risaliamo la Croazia e, seppure a malincuore, optiamo per l’autostrada. Il tempo a disposizione ci è tiranno. La scelta ci permette una deviazione al Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, nella regione della Krajina. Un ecosistema di laghi, cascate, sorgenti, fiumi sotterranei, ruscelli, paludi, canneti e rivoli d’acqua che s’inseguono in un labirintico intreccio tra boschi, grotte, colline rocciose e passerelle di legno a pelo d’acqua. Il regno del muschio e delle alghe. Si ascolta l’acqua che cade a precipizio da una piccola cascata. Si fa attenzione al silenzio che improvviso ci circonda. La tutela e il controllo della salvaguardia di questo microcosmo irripetibile risale alla fine dell’Ottocento. Nasce il Parco, arrivano i primi visitatori, si costruisce il primo albergo. Eppure, proprio qui scoppia la scintilla che ha dato inizio all’ultima guerra. Nel giorno di Pasqua del 1991, gruppi armati occupano il Parco dando di fatto il via al conflitto. Oggi non ne rimane alcun segno. All’entrata, i pullman scaricano senza sosta viaggiatori appassionati delle bellezze naturali. I trenini si arrampicano, a breve distanza l’uno da l’altro, con il loro carico di turisti fino al Lago Gavanovac, discendono alla Cascata Novakonića, raggiungono il maestoso Kozjak, il Lago più grande della riserva. Eppure, invariabilmente, nonostante le tante presenze giornaliere, bastano pochi minuti per imboccare un sentiero che soltanto noi stiamo percorrendo, tra microscopici laghetti, pozze lacustri e alberi che affondano le radici nelle acque immobili e turchesi. Unico. Il modo migliore per concludere una settimana tra mare e sole che ha superato le aspettative. Da tornare.