Dieci giorni fra Tokyo e dintorni

Iniziamo l'anno con una gita nella terra del Sol Levante!
Scritto da: chiskyw
dieci giorni fra tokyo e dintorni
Partenza il: 31/12/2010
Ritorno il: 10/01/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Itinerario di base: All’arrivo a Narita ci siamo trasferiti subito a Yudanaka tornando a Tokyo 2 giorni dopo e fermandoci le restanti notti sempre nello stesso hotel; in giornata abbiamo poi fatto gite a Nikko, Kamakura e nella zona dei 5 laghi.

Guide di viaggio: Lonely Planet, “Giappone” e “Tokyo” della collana “Incontri”. Siti web consultati: http://www.jreast.co.jp/e/ http://www.japan-guide.com/ http://www.viaggisicuri.com/ http://www.japanican.com/index.aspx http://www.booking.com/hotel/jp/ http://www.yudanaka-shibuonsen.com http://www.tokyometro.jp/en/index.html http://myoko-nojiri.com/ http://www.jigokudani-yaenkoen.co.jp/frameset.html

Clima: Ha fatto decisamente freddo, specialmente a Nikko (- 11˚!) e a Tokyo nei giorni di vento forte nonostante il sole pieno che ci ha sempre accompagnati A Kamakura il clima é stato piú mite (maglione di lana e piumino comunque d’obbligo!), ma in generale quando il sole verso le 17 tramontava cercavamo sempre di essere giá al chiuso, salvo limitate corse fino al piú vicino ristorante per cena!

Spesa complessiva (1 euro = 107 Yen circa): – volo Alitalia diretto da Milano Malpensa su Tokyo Narita: 670 € a testa A/R; – contanti cambiati in Yen e spesi fino all’ultimo spicciolo: 300 € a testa; – assicurazione sanitaria stipulata con viaggiaresicuri.com: 70 € a coppia; – JR East Pass formula “4 Days Flexi”: 360 € a coppia; – 2 notti al riokan Shimaya di Yudanaka: 600 € la quadrupla; – 7 notti al My Stays Inn a Tokyo: 500 € per la doppia (notare che son costate mostruosamente di piú 2 notti a Yudanaka che non 7 a Tokyo!); – spese carta di credito per mezzi di trasporto/pranzi/cene/ingresso ai musei/varie&eventuali: circa 150 € a testa. Note: 1.in Jap la lingua inglese non é assolutamente diffusa e chi la parlotta ha comunque spesso una pronuncia abbastanza incomprensibile. Bisogna essere pronti a gesticolare e, soprattutto, a essere molto, ma molto intuitivi. Per fortuna, peró, la maggior parte dei menú ha per lo meno le figure e quindi si puó indicare la propria scelta fra ripetuti inchini e arigató. 2. Anche a Tokyo, nonostante sia la megalopoli mondiale simbolo della tecnologia piú lussurreggiante e sfrenata sogno di ogni nerd, le carte di credito non vengono accettate ovunque, anzi, e la situazione é anche piú drastica nei paesi piccoli. Conviene portarsi dall’Italia un bel pó di contanti. 3. Molte stazioni della metro hanno indicazioni solo in kanji. Avendo peró una mappa in italiano (ad esempio quella comodissima della Lonely “Incontri” che si puó staccare dalla guida), ci si riesce ad orientare senza problemi nonché a pagare la tariffa corretta. In ogni caso, se avete dei dubbi, pagate la tariffa minima e poi all’uscita andate allo sportello “Fare Adjustment” per l’eventuale differenza. 4. Se usate il JR East Pass, prima di ogni viaggio sullo Shinkansen ricordatevi di andare a fare la “Seat Reservation” nell’uffico apposito e poi di passare non dai normali tornelli, ma dal controllore nel gabbiotto che timbra il pass all’andata e da quello che controlla che il timbro ci sia all’uscita dalla stazione. 5. Questo é stato il mio secondo viaggio a Tokyo; la prima volta ero stata a fine ottobre e l’affollamento – e il clima – erano ovviamente ben diversi rispetto al caotico e freddissimo periodo natalizio. Potendo, consiglierei sicuramente una visita fuori stagione, autunno e primavera sono i periodi migliori. Consiglio anche il riokan in cui ero stata, il Toukaisou nella zona di Asakusa (splendida!), comodissimo per qualunque spostamento in cittá e davvero conveniente. Una zona di Tokyo che questa volta non ho visitato ma che vale sicuramente la pena vedere (specie di domenica perché diventa pedonale) é quella del parco del palazzo imperiale, Kitanomaru, una vera oasi di pace! 6. Di seguito non ho mai indicato i prezzi del cibo, ma mangiare non costa assolutamente caro, a meno, ovviamente, di non scegliere un ristorante ultra chic. Quello che costa abbastanza sono invece i treni (per questo conviene il pass…il solo Tokyo-Nikko A/R se non sbaglio era sui 70 € a testa!) e la metro (i biglietti singoli costano 2-3 € a seconda della distanza, l’abbonamento giornaliero per la sola Tokyo Metro 6 €, mentre il giornaliero anche per la Toei 9 €). Occhio che se in una stessa stazione ci sono sia linee della Tokyo Metro che della Toei e voi inavvertitamente cambiate linea (senza uscire dalla stazione) ma avete il biglietto per una sola delle due, all’uscita vi chiederanno sicuramente di fare il “Fare Adjustment”. Il fatto che ci siano due compagnie diverse per la stessa metropolitana é davvero assurdo… 1˚ giorno, 31 dicembre 2010/1 gennaio 2011: Malpensa – Narita – Yudanaka Dopo aver lasciato la macchina al Park to Fly (11 giorni, 49 € ), io, Metá e gli amici bolognesi partiamo con il volo delle 14.30, trovato a un prezzo “stracciato” per noi amanti dei veglioni di capodanno alternativi: lo stesso volo il giorno precedente sfiorava i 900 €, ma siccome, appunto, nessuno di noi 4 é tipo da party sfrenato, cappellini, trombette e petardi, perfetto festeggiare a Pepsi Cola in coda all’aereo la mezzanotte italiana mentre l’aereo sorvola la Mongolia. Atterriamo alle 10.30 di mattina il 1 gennaio e andiamo subito ad attivare il JR East Pass nell’ufficio apposito a Narita. Questo pass é decisamente economico se si vogliono utilizzare piú treni appartenenti alle tratte elencate sul sito http://www.jreast.co.jp/e/routemaps/index.html e per capire come prenotarlo e ritirarlo basta leggere la pagina http://www.jreast.co.jp/e/eastpass/index.html#category04. Noi scegliamo la tariffa “4 days Flexible” che ci sembra la piú utile ai fini del viaggio che programmiamo di fare. Nell’ufficio della JR basta presentarsi con il passaporto e la ricevuta del pagamento on-line che arriva via mail perché l’addetto rilasci il pass dopo aver fatto compilare a ognuno di noi un modulo con i dati personali e ci prenota anche i posti sia sull Narita Express per Tokyo Station (1 ora circa di viaggio), sia sul successivo Shinkansen Tokyo-Nagano (2 ore circa). A prima vista la stazione centrale di Tokyo é un delirio, ma basta seguire i segnali verdi con il muso dello Shinkansen per capire dove dirigersi. A Nagano invece, bisogna uscire dalla stazione e dirigersi sulla destra fino all’ingresso della Detentsu Line (come suggerisce il video amatoriale contenuto in http://myoko-nojiri.com/) che si paga a parte perché non fa parte della tratta JR; costa peró abbastanza poco (se non sbaglio sui 12 € per un’altra oretta scarsa di viaggio). Quando arriviamo a Yudanaka, delizioso paesino termale, ha iniziato a nevicare, meraviglia! Il riokan che abbiamo scelto si chiama Shimaya e si trova a circa 1 km sulla strada che costeggia sulla sinistra il supermercato della catena Lawson (aperto 24 ore su 24, é stato la nostra costante sicurezza per tutto il viaggio!) appena fuori dalla stazione. I proprietari sono i signori Yumoto, persone cordialissime e molto ospitali che peró parlano un inglese ignobile (qualcuno su tripadvisor ha avuto il coraggio di scrivere che il loro inglese é perfetto…non so davvero come sia possibile! La signora sa due parole in croce e lui ha una pronuncia assurda, in 4 cercavamo di capire una parola a testa e poi facevamo un collage per mettere insieme la frase usando l’intuito!); la quadrupla é uno stanzone spazioso, con il tatami, i 4 futon uno accanto all’altro e una carinissima “zona té” separata dalla zona letto con pareti scorrevoli in carta di riso. E qui troviamo il primo dei famosi assi copri-water ipertecnologici giapponesi, riscaldato e con una pulsantiera ricca di gadget bidet e massaggi vari! Ci sono anche 4 kimono in dotazione che indossiamo subito per fare delle foto da perfetti buffoni e poi andiamo a cercare un posto per cenare, visto che Yudanaka non ci sembra il paese in cui i locali restano aperti fino a tardi. Troviamo un ristorante tipico dove si mangia seduti per terra in stupendi separé di legno a due passi dal Lawson…ma purtroppo non ne ricordo il nome, scritto solo in kanji (lasciandosi il supermercato sulla sinistra bisogna prendere la prima stradina in salita sulla destra di fronte alla stazione e lo si trova poco distante, sempre sulla destra della via; se il vostro viaggio vi portasse a Yudanaka, ve lo consiglio davvero!); proviamo i ramen e piacciono moltissimo a tutti. Nel tornare verso il riokan, sempre sotto un’abbondante nevicata, e dopo aver comprato al Lawson alcune cose dall’aspetto commenstibile per colazione il giorno dopo (volendo, comunque, si puó fare colazione tipica giapponese o continentale classica allo Shimaya prenotandola il giorno prima), cominciamo a notare i tombini che fumano cosí come i rigagnoli…e le fontane, che buttano acqua bollente…fantastico! Allo Shimaya ci rimettiamo i kimono e scendiamo nell’onsen termale annesso (diviso fra uomini e donne) per un rilassante e rigenerante bagno caldo; l’acqua della vasca é peró decisamente troppo bollente per i miei gusti (non sono tipo da saune o hammam prolungati!), per cui dopo una scrupolosa lavata japanese-style sedute sullo sgabellino in dotazione, io e la mia amica saliamo in stanza per goderci finalmente una meritata dormita; i ragazzi invece arrivano 40 minuti abbondanti dopo perché, piú attenti di noi, hanno notato un rubinetto di acqua fredda con la quale ammortizzare quella bollente della vasca. Alla faccia del jet-lag dormiamo splendidamente, avvolti nei nostri futon. 2˚ giorno, 2 gennaio 2011: Yudanaka Appuntamento alle 9 con il signor Yumoto che gentilmente si é offerto di accompagnarci in pullmino al parco Jigokudani delle scimmie di montagna. Continua a nevicare abbondantemente ma il signor Yumoto ha uno stanzino apposito in cui tiene decine di gambali di gomma di tutte le taglie. Io, che pur avevo ottimi scarponcini da trekking alti sulla caviglia e in Gore-tex impermeabile, commetto l’imperdonabile errore di dargli retta e di sostituirli con suddetti gambali che sarebbero stati sicuramente un’ottima soluzione per chi fosse arrivato a Yudanaka in Manolo Blahnik…ma io mi sono surgelata i piedi e ho dovuto spesso e volentieri levarmi ‘sti dannati gambali dalla para inesistente per riattivare la circolazione alle dita! Comunque, nulla di grave. Il parco delle scimmie si raggiunge con una camminata di circa 1,5 km dal punto in cui si lascia l’auto e il bosco sotto la neve é davvero un posto incantato. L’ingresso costa, se non sbaglio, l’equivalente di 5 € a testa. C’é un piccolo centro accoglienza (salvezza dei nostri piedi congelati!) e poi si comincia a scendere in mezzo alle scimmie che sono ovunque e si avvicinano moltissimo alle persone (ovviamente bisogna evitare di toccarle); lo spettacolo delle loro facce beate mentre si spulciano a mollo nell’acqua bollente é unico! A pranzo mangiamo di nuovo ramen in brodo nell’unico onsen presente nel parco (non ricordo il nome ma é impossibile non vederlo, é l’unica costruzione dalla parte opposta del fiume di fronte al centro di accoglienza). Qui ci sarebbe anche una piscina termale, ma noi preferiamo tornare a piedi allo Shimaya passando da Shibu Onsen, un caratteristico paesino prima di Yudanaka che vale davvero la pena visitare (non foss’altro per vedere gente scalza e vestita con un semplice kimono aggirarsi sotto la neve con il proprio asciugamano per passare da un onsen all’altro), gustandosi il bellissimo tempio buddista e le viuzze coloratissime e fumanti di vapore. Chiediamo al signor Yumoto se possiamo stare tutti e 4 insieme in un unico onsen e lui non ci fa il minimo problema, mettendo semplicemente un cartello “privato” davanti all’ingresso di quello femminile. A cena torniamo nel ristorante della sera precedente in cui io prendo riso al curry (ottimo!) e gli altri una grigliata mista che peró li soddisfa solo per la parte “pollo”…il resto aveva obiettivamente un gusto un pó troppo lontano dai nostri sapori nostrani per essere graditissimo. 3˚ giorno, 2 gennaio 2011: Yudanaka – Tokyo, Asakusa Il signor Yumoto ci accompagna con il pullmino alla stazione dopo averci scattato le foto di rito per il suo album personale insieme alla famiglia (il figlio piccolo si chiama Shuto ed é simpaticissimo!) e, dopo aver compiuto il viaggio a ritroso, arriviamo a Tokyo Station dove prendiamo la Yamanote Line (il nostro JR East Pass vale anche su questa linea) fino ad Akihabara e quindi proseguiamo a piedi verso il My Stays Inn, hotel in stile occidentale prenotato dall’Italia su booking.com. L’hotel, modernissimo, pulito e con personale che stenta a parlare inglese ma si fa comunque in 4 per dare supporto, si trova a circa 1 km da Akihabara (la famosa “Electric Town”), proprio di fronte alla stazione di Asakusabashi e a 200 metri circa dalla fermata della Tokyo Metro della linea Asakusa, quindi estremamente comodo per muoversi in cittá. La vicina stazione non dá assolutamente fastidio a livello di rumore notturno (almeno nelle nostre camere, la 711 e la 811) e l’antistante Lawson permette i soiti comodissimi acquisti di cibarie e bevande, anche calde, dell’ultimo minuto. Per trovarlo basta uscire da Akihabara dalla parte opposta rispetto all’Electric Town e andare sempre dritti passando sotto al cavalcavia…noi abbiamo un attimo di esitazione e mentre ci fermiamo dubbiosi a consultare la mappa che mi ero stampata a casa, un signore gentilissimo si ferma e ci accompagna personalmente fino all’hotel. Fantastico. Gesti di cortesia assolutamente gratuita come questo saranno una costante del viaggio…la proverbiale gentilezza orientale. Visto che ormai é tardo pomeriggio decidiamo di fare semplicemente un salto veloce ad Asakusa, nella splendida zona del tempio Sensoji e del Kaminarimon. Nonostante il delirio di folla, la strada che porta al tempio, affiancata da coloratissime bancarelle di dolci e gadget tipici su entrambi i lati, é uno spettacolo unico nel suo genere. Arriviamo al tempio e ci dirigiamo sulla sinistra per vedere la zona dei negozi coperti che si susseguono a labirinto uno dopo l’altro, per poi tornare sulla via principale che porta al fiume e al grattacielo Asahi (situato a fianco dell’assurdo Gloden Flame di Kenzo), dove saliamo al 22˚ piano per gustarci una birra con vista (sembra strano, ma in questo modernissimo bar non accettano la carta di credito!). A cena scegliamo un ristorantino di tempura sulla via principale del Kaminarimon e mangiamo soddisfatti enormi gamberoni e verdure in pastella. 4˚ giorno, 3 gennaio 2011: Tokyo: Akihabara, Shibuya, Shinjuku, Ginza Prima tappa della giornata, Akihabara (Akiba per gli amici nerd!) che raggiungiamo a piedi, fiondandoci innanzitutto nel mitico centro commerciale Yodobashi che vende qualsiasi tipo di oggetto elettronico/digitale/fotografico esistente al mondo a prezzi peró assolutamente non competitivi (per quello bisogna andare a Hong Kong!). Proseguiamo quindi verso l’Electric Town vera e propria che é un delirio di gente, colori, suoni, negozi di elettronica usata e non, grattacieli interi di videogiochi e librerie di manga e pieno di ragazze vestite da cameriere che pubblicizzano i caffé gestiti da cos-players. Chiediamo a una di loro come funziona la cosa solo per pura curiositá e lei ci spiega – nel solito inglese stentato – che costa un tot semplicemente salire, poi si paga la consumazione e che non si puó toccare (e vorrei vedere!) né fotografare. Passi per il “toccare”, cosa che ovviamente nessuno di noi ha intenzione di fare, ma che non si possa neanche fare una foto…comunque proseguiamo e andiamo a pranzo (scegliamo un mix di ramen e tempura) in uno di quei locali dove si paga alla macchinetta e poi si ritira l’ordine al bancone. Anche in questo caso meno male che sulla macchinetta ci sono le figure! Facciamo un veloce salto a Shibuya, giusto per vedere il famoso attraversamento pedonale delirante (e lo é davvero!) e la statua di Hachiko, e poi andiamo a Shinjuku, l’elegantissimo quartiere che svetta sullo skyline di Tokyo; in particolare ci togliamo lo sfizio di prenderci un drink al New York Bar del Park Hyatt hotel (dove la Coppola ha girato “Lost in Translation”). Da questo 52˚ piano la vista é mozzafiato…quasi come il conto. Per cena decidiamo di fare sosta a Ginza, anche per dare un’occhiata veloce al posto, ma il freddo intenso ci fa chiudere un pó troppo velocemente e sventatamente in un trafficatissimo ristorantino cinese che non ci dá molta soddisfazione, anzi…per cui subito dopo facciamo tappa da Mc Donald’s per rifarci la bocca (tutto detto!). 5˚ giorno, 5 gennaio 2011: Kamakura Oggi avevamo in programma la gita a Nikko, ma capire come raggiungerla é stato piú difficoltoso del previsto. Ci era sembrato di capire che si potesse partire anche dalla stazione di Asakusa, che dista dal nostro hotel solo due fermate di metro, ma lí ci spiegano che con il JR East Pass si deve passare per forza da Tokyo Station o da Ueno, verso cui ci dirigiamo il piú in fretta possibile ma arrivando comunque troppo tardi per prendere un treno dall’orario congeniale alla gita (bisogna infatti contare due ore buone di viaggio). Pazienza, cambiamo meta e decidiamo per Kamakura che dista invece un’oretta scarsa da Tokyo…ma dobbiamo andare a prendere il treno a Tokyo Station facendo l’ennesimo giro in metro della mattinata. Il JR East Pass varrebbe su questa linea, ma il biglietto costa meno del Narita Express che pensiamo di prendere l’ultimo giorno per andare all’aeroporto e quindi decidiamo di non usare il 3˚ giorno del “4 Days Flexi” (se non sbaglio A/R per Kamakura costa l’equivalente di 16 € a testa, mentre il Narita Express é sui 25 € sola andata). Kamakura é ricchissima di templi, uno piú bello dell’altro, e noi li visitiamo per ordine, cominciando dal primo che si trova a due passi dalla stazione di Kita-Kamakura e si chiama Engaku-ji (ingresso a 300 yen). Il secondo, il Tōkei-ji che é ad ingresso gratuito (qui si rifugiavano le donne maltrattate dai mariti!) ed é immerso in una foresta meravigliosa: incredibile come in queste oasi di pace i rumori della trafficatissima strada sottostante scompaiano del tutto. Non merita invece a parer mio la visita del tempio piú grande, che se non vado errata è il Kencho-ji (altri 300 yen di ingresso), insignificante rispetto ai precedenti. Bellissimo invece il santuario Tsurugaoka Hachimangu circondato da un grande parco in cui troviamo bancarelle di cibarie e ci facciamo tentare da ottimi noodles con verdure saltati sulla piastra. Ci dirigiamo quindi verso il famoso Buddha Gigante Daibutsu alto 11 metri (per raggiungerlo prendiamo il trenino locale alla stazione di Kamakura, mentre nel mio precedente viaggio ero andata a piedi, non é un’impresa impossibile). La statua merita assolutamente la visita per la mole impressionante, ma evitate tranquillamente di entrare all’interno…il biglietto costa pochissimo ma la visuale é del tutto priva di interesse. Andando sempre dritti dall’uscita del parco in cui siede serafico il Buddha, si arriva al mare; camminiamo un pó sulla spiaggia ma poi il vento troppo forte ci fa rifugiare nel simpaticissimo Daisy’s Cafe dove ci rinfranchiamo con degli ottimi cappuccini bollenti. Tornati a Tokyo, ci facciamo consigliare un ristorante tipico dal personale dell’hotel che ci indirizza in un locale al secondo piano di un palazzo sulla via di fronte all’ingresso alla metro (perdonate la mia assoluta imprecisione, ma le strade e i locali hanno dei nomi ovviamente impronunciabili…se mai vi servissero indicazioni piú precise saró lieta di cercare di rintracciare quanto vi serve!), in cui mangiamo ottimamente e io rimedio anche una specie di “pizza” davvero buona! 6˚ giorno, 6 gennaio 2011: Tokyo: Tsukiji, Ueno, Roppongi Hills Levataccia per andare a vedere il mercato del pesce di Tsukiji che é un posto pazzesco (se aveste UN solo giorno da passare a Tokyo non potete assolutamente perdervelo!), anche se ultimamente i turisti sono ammessi solo a partire dalle 9 del mattino, quando ormai l’affascinante caos dell’asta del tonno o anche solo della vendita all’ingrosso sono terminate. Resta peró un’esperienza unica muoversi in quei capannoni immensi fra decine di banchetti che vendono ogni sorta di prodotti del mare, inclusi molluschi mai visti neanche a Superquark. Dopo una veloce colazione a base di sushi in uno dei ristorantini appena oltre il mercato (e se non é fresco il pesce qui…), ci dirigiamo verso Ueno. Mentre io e la mia amica andiamo a farci un giro al National Museum (il biglietto costa sui 6 € a testa e a parer mio vale una visita se siete appassionati come me di Ukiyo-e, in quanto qui sono esposte le stazioni con vista Fuji originali di Hokusai), i ragazzi gironzolano per il bellissimo parco, l’ennesima oasi di pace dal caos della cittá. Qui si trova anche lo zoo, se vi interessasse. Ci spostiamo quindi verso Roppongi dove mangiamo un americanissimo hamburger in un pub trovato per caso nei dintorni prima di dirigerci verso il Mori Museum e lo spettacolare osservatorio, situati entrambi al 52˚ piano. L’ingresso costa l’equivalente di 15 € a testa e permette l’accesso a entrambe le attrazioni; ricordavo che una volta si potesse accedere all’osservatorio solo attraversando il museo, invece i due ingressi sono separati e quindi, se non vi interessasse vedere le opere (assurde e talvolta anche di pessimo gusto, se mi permettete un commento) delle mostre d’arte contemporanea lí esposte, potete tranquillamente dedicarvi alla sola, splendida visuale del sole che tramonta all’orizzonte e alle mille luci della cittá sottostante che si accendono a perdita d’occhio. Pagando un sovrapprezzo (che non mi sembra fosse uno sproposito), si puó accedere al tetto del grattacielo ma fa troppo freddo per tentare 3 di noi; il nostro amico invece, appassionatissimo fotografo, decide di sfidare il gelo e riesce in effetti a scattare foto prive dei riflessi dovuti ai vetri. All’uscita, il vento micidiale mi dissuade dal visitare Odaiba, cosí io e Metá torniamo in hotel a poltrire mentre i nostri amici osano, perché vogliono fotografare il Rainbow Bridge da vicino e in notturna. Durante il mio primo viaggio avevo invece avuto tempo e voglia di visitare Roppongi in direzione della Tokyo Tower e credo che una passeggiata in zona meriti, non foss’altro per i negozietti che vendono qualunque tipo di vestitino simil-manga! 7˚ giorno, 7 gennaio 2011: Nikko Tentiamo di nuovo la sortita per Nikko e stavolta azzecchiamo tutto al primo colpo: prendiamo lo Shinkansen dalla stazione di Ueno, cambiamo a Utsunomiya e prendiamo un secondo treno per Nikko, sempre compreso nel pass. Appena usciti dalla stazione si puó prendere il bus che fa il giro dei templi, patrimonio dell’Unesco, il cui biglietto (se non sbaglio era sui 5 € a testa) si acquista direttamente alla biglietteria della stazione. Ci facciamo lasciare al tempio Rinno-ji, in cui prendiamo un pass (mi sembra costasse sui 10 € a testa) che consente l’ingresso a un tot di templi, santuari e giardini zen e iniziamo la visita. Fin dai primi passi si capisce come mai Nikko sia stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanitá: é un posto SPLENDIDO. I templi e i santuari (uno fra tutti il Tōshō-gū) hanno una ricchezza incredibile di statue e ornamenti lignei e sono immersi in un verde fantastico nonostante sia pieno inverno…le foto si sprecano! Dopo aver mangiato vicino al tempio Futarasan-jinja un ottimo riso al curry e carne di maiale, cerchiamo le statue di Buddha del Gammam-Ga-Fuchi Abyss di cui abbiamo letto sulla Lonely che peró non sono assolutamente ben segnalate. Dal ponte rosso Shin-Kyo bisogna sempre seguire il fiume contro corrente sulla sinistra per poi attraversarlo fino a raggiungere un quartierino periferico che si trova poco lontano dall’Abisso (che in realtá non é poi cosí profondo e a picco sul fiume come ci saremmo aspettati dal nome!). In tutto saranno 20 minuti a piedi dal ponte. Le statue sono carinissime, ognuna con il proprio berrettino e “bavaglino” rossi lavorati a mano, anche quando si tratta ormai non piú di una statua ma di un cumulo di macerie. L’unico problema di questa gita é stata il freddo incredibile che abbiamo patito e che purtroppo ha pregiudicato la nostra voglia di visitare ulteriormente alcunché. Torniamo in stazione e il controllore, gentilissimo, ci prenota i posti sullo Shinkansen da Utsunomiya a Tokyo. A cena andiamo a provare l’okonomiyaki, una specie di frittatona di pastella che cuoce il cliente stesso direttamente sulla piastra unta d’olio al centro del tavolino basso attorno a cui ci si siede; il locale, che ci facciamo consigliare di nuovo al My Stays, é un buco fumoso (purtroppo in Giappone si puó fumare nei locali!) e in cui aleggia un odore intensissimo di griglia, ma l’okonomiyaki che riusciamo a gesti a farci portare dalla simpaticissima padrona (che in inglese sa solo dire “cheese”, per cui optiamo “spontaneamente” per pastella al formaggio) é buonissimo e ne prendiamo subito un secondo. Per nostra incredibile fortuna, una ragazza giapponese al tavolo vicino ci sente parlare, capisce che siamo italiani e ci dice che lei vive a Perugia dove ha spostato un italiano…e ordina per noi i successivi okonomiyaki, cosí proviamo anche altri “gusti”, sempre ottimi. Quando usciamo da lí, i vestiti sono da buttare ma lo stomaco canta l’Inno alla Gioia. 8˚ giorno, 8 gennaio 2011: Tokyo: Sengakuji, Odaiba Forse perché ormai rasentiamo la 40ina, ma oggi io e Metá non abbiamo assolutamente voglia dell’ennesima levataccia che invece i nostri amici (MOLTO piú giovani!) intendono fare per andare a vedere le pendici del Fuji da vicino. Oltre tutto riteniamo di essere stati giá abbastanza fortunati ad averlo visto da Tokyo (evento rarissimo causa smog e umiditá dell’atmosfera!) sia dal treno andando verso Nikko, sia la sera del Park Hyatt, per cui restiamo a poltrire in hotel fin nella tarda mattinata per poi decidere di spingerci fino ad Odaiba dopo aver visitato il toccante cimitero dei 47 ronin a Sengakuji (che ancora oggi vengono venerati, infatti era pieno di gente che posava incenso sulle loro tombe). Per arrivare a Odaiba, invece, bisogna scendere a Shimbashi e prendere la monorotaia della linea Yurikamome (il biglietto si paga a parte e costa sui 6 € A/R), che offre un bellissimo panorama sul Rainbow Bridge e sulla baia di Tokyo. E’un quartiere ultra-moderno che vale una visita, a parer mio, se vi piace questo stile futuristico e avete voglia di un pó di tranquillitá; la spiaggetta di fronte al palazzo della Fuji Tv (sul quale si puó salire), ad esempio, é deliziosa e ci si puó fermare a bere qualcosa in uno dei bar che vi si affacciano. Tralasciando la copia in piccolo della Statua della Libertá (un pó kitsch!), si puó percorrere il ponte sospeso fino alla ruota panoramica (che se non sbaglio era la piú alta del mondo prima che costruissero il London Eye) e che dá il meglio di sé la notte quando si illumina, e alla zona di centri commerciali fantascientifici che si trovano lí attorno. Dopo essere tornati tutti e 4 in hotel (i nostri amici ci raccontano che il viaggio in bus da Tokyo Station per raggiungere il lago Kawaguchiko é stato eterno, quasi 3 ore di viaggio sia all’andata che al ritorno; credo che la zona dei 5 Laghi sia in effetti magnifica ma che meriti 2-3 giorni appositamente dedicati al viaggio), andiamo a cena in un ristorante verso Akihabara che ci ispirava e in effetti mangiamo un ottimo sushi che ci sembra addirittura migliore di quello di Tsukiji. 9˚ giorno, 9 gennaio 2011: Tokyo: Harajuku, Asakusa Essendo domenica ci dirigiamo appositamente verso Harajuku per vedere le famose cosplayers all’opera sul ponte…ma restiamo fregati perché non ci sono. Forse le vacanze di Natale valgono anche per loro! Peccato, perché durante il mio primo viaggio erano state davvero uno spettacolo per gli occhi; sembrava di essere dentro a un cartone animato! Un pó delusi facciamo comunque una passeggiata nel bellissimo parco Yoyogi Koen (nel quale, essendo domenica, assistiamo a un bel pó di matrimoni tipici), a Harajuku Street (caotica ma incredibile, popolata da ragazzi vestiti e pettinati in maniere allucinanti) e su Omotesando, la via dello shopping elegante, per poi scappare verso Asakusa, un pó troppo infastiditi dal caos del posto. Non che ad Asakusa ci sia maggiore tranquillitá: facciamo molta fatica a trovare un posto dove pranzare e alla fine optiamo per (sigh!) Mc Donald’s visto che la fame ormai ci fa sragionare. Volevamo peró tornare nella zona del Kaminarimon per comprare tutti i regalini per parenti e amici…e in effetti é il posto giusto per comprare i classici “pensierini” senza spendere molto e comprando oggetti tipici e non puri e semplici gadget da turisti. A cena torniamo nel ristorante della sera precedente e mangiamo l’ultimo malinconico sushi per dire addio a Tokyo. 10˚ giorno, 10 gennaio 2011: Tokyo – Italia Purtroppo iniziamo la mattinata con una mail (e meno male che il nostro amico ha il Blackberry e la riceve) dell’Alitalia che ci informa che il volo per Malpensa ha 6 ore di ritardo. Riusciamo a chiamare il call center con Skype e ci facciamo spostare in extremis sul Tokyo-Roma e sul successivo Roma-Malpensa, arrivando peró in Italia verso mezzanotte anziché alle 9 di sera come previsto…un piccolo disguido, ma alla fin fine, l’unico di questo divertentissimo viaggio in posti e con personaggi davvero incredibili.



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