Da Trapani ad Agrigento: un tuffo tra mare e natura all’insegna di un passato ancora presente
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Dopo qualche scorcio di cultura e storia ci attende infine una serata davvero frizzante; la movida dei locali che si animano di musica dal vivo, le pasticcerie con le coloratissime paste di mandorla, gli affollatissimi bar storici in cui vanno a ruba i tipici cannoli siciliani e le freschissime granite artigianali non possono che sorprenderci piacevolmente. E ancora, poco più in là, la sagra del cibo di strada “Stragusto” attrae moltissimi turisti e permette di gustare sapori locali e non, come la tipica rascatura, il cous cous e il panino ca’ meusa.
… ALLA SCOPERTA DELLE EGADI
Affascinati dalla città, punto strategico per i primi giorni della nostra vacanza, non possiamo che volgere finalmente la nostra attenzione al vero protagonista indiscusso di Trapani e dintorni: il mare. Dalle belle spiagge poco distanti dal centro, al semplice lungomare che permette di ammirare meravigliosi tramonti, talvolta resi ancora più suggestivi dalla presenza di mulini a vento che, quasi isolati, si affacciano alla costa. E infine , il porto con il caratteristico Castello della Colombaia, una fortificazione con torre ottagonale le cui origini risalgono probabilmente alla prima guerra punica, restaurata dopo un lungo periodo di abbandono dagli Arabi e, alcuni secoli più tardi, dagli Aragonesi.
Allontanandosi dal porto di Trapani con il traghetto, si delineano davanti a noi i contorni di alcune delle isole facenti parte dell’arcipelago delle Egadi. Dapprima gli isolotti di Maraone e Formica, osservabili soltanto dall’imbarcazione. Poi Levanzo, che con la caratteristica grotta del genovese ed i suoi graffiti ed incisioni ci riporta alla preistoria rivelandoci la presenza di insediamenti umani che risalgono, taluni alla fase finale del Paleolitico, altri al Neolitico. Ed infine Favignana, la caratteristica isola a forma di farfalla alla quale decidiamo di dedicare un paio di giornate della nostra vacanza.
Approdiamo in un suggestivo porticciolo in cui sono ancorate piccole imbarcazioni, la maggior parte di queste rigorosamente bianche e blu. Sono le barche dei pescatori: a Favignana così come a Trapani, la pesca è ancora oggi una delle attività principali. La tradizione in tale settore e in modo particolare nella pesca del tonno rosso è testimoniata sull’isola dalla presenza di un’antica tonnara originariamente appartenente alla famiglia Florio ed attualmente splendido esempio di archeologia industriale. Poco distante da lì la lussuosa villa Florio che con il suo stile liberty è indice di un’attività all’epoca molto redditizia.
Ci avventuriamo in bicicletta per visitare quanto più possibile dell’isola e ci inoltriamo mano a mano in un paesaggio dominato dall’azzurro del mare da un lato, e dall’altro da colori che variano dal giallo marroncino dei campi secchi, al verde dei pochi arbusti che affiancano i sentieri di terra rossastra. Accanto alla pesca scopriamo quella che per Favignana ha rappresentato un’altra importante risorsa economica: l’estrazione del tufo, roccia arenaria che dà il colore a molte delle abitazioni dell’isola e soprattutto a molte città costiere siciliane. L’architettura delle cave di tufo conferisce al paesaggio un aspetto molto caratteristico anche ad una delle cale più belle di Favignana, Bue Marino. Qui, le rocce a picco sul mare ed i fondali profondi sono perfetti per gli amanti dei tuffi. Proseguiamo e ci imbattiamo in altre paradisiache calette. Cala Rossa il cui nome deriva dal sangue che ne colorò le acque durante la prima guerra punica, Cala Azzurra dai bassi, limpidi e sabbiosi fondali e Grotta Perciata con il caratteristico ponte di roccia circondato da meravigliosi specchi d’acqua. Non rinunciamo infine a visitare, questa volta in motorino, anche i luoghi meno turistici dell’isola: da Cala Rotonda a Punta Sottile, un paesaggio incontaminato e sovrastato, come del resto l’intero territorio, dal Castello di Santa Caterina, un’antica struttura sita sull’omonimo monte che divide in due l’isola.
ERICE: A METà TRA IL CIELO E IL MARE
Un aliscafo ci ricondurrà a Trapani. Erice sarà la nostra prossima destinazione. Non muniti di auto raggiungiamo la meta grazie a una suggestiva funicolare che da Trapani sale in circa 10 minuti a 700 metri sul livello del mare per un percorso di poco più di 3000 metri inclinati che regala da un lato una meravigliosa vista dall’alto sulla città e sul mare, dall’altro un tuffo nel passato in uno dei borghi più belli d’Italia adagiato sulla vetta dell’omonimo monte. Perdersi tra le vie di Erice è davvero suggestivo e romantico: cinto da possenti mura all’interno delle quali si snodano fitte stradine e vicoli acciottolati, il paesino regala ai suoi visitatori un atmosfera d’altri tempi, e quasi come per magia, tra gli scorci che si aprono tra chiese, tra i caratteristici cortili interni, archi e palazzi antichi fanno capolino qua e là panorami mozzafiato verso le le Saline, le Egadi, lo Stagnone e tutto il trapanese.
LA SICILIA DEL SALE E L’ENTROTERRA AGRICOLO
La nostra avventura prosegue verso sud, ma questa volta in auto. In tutta comodità ci regaliamo così altri meravigliosi scatti dell’entroterra siciliano e del suo mare, a partire dalle Saline di Trapani e Paceco. Incuriositi da uno dei mestieri più antichi della storia dell’uomo, quello dell’estrazione e lavorazione del sale, decidiamo di farvi tappa. Nella calura siciliana ci addentriamo in quest’area protetta, una vera e propria riserva naturale che, caratterizzata da enormi vasche di varie tonalità, dal rosa al bianco, è anche zona di particolare interesse ornitologico in quanto habitat naturale per varie specie di uccelli come i martin pescatori, gli aironi e i fenicotteri rosa. Qui la natura e il lavoro dell’uomo sembrano essere un connubio quasi perfetto: i vecchi mulini a vento utili soprattutto per il pompaggio dell’acqua salata da una vasca all’altra, i mucchi di sale che emergono dall’acqua così come le montagne bianchissime di quanto è stato ormai completamente estratto e le tecniche di lavorazione rivelano una presenza dell’uomo e una tradizione ancorata al passato esistente ma non invasiva.
Proseguendo verso sud, i tipici paesaggi siciliani dominano la scena. E’ nei pressi di Catalbellotta che la regione mostra il suo entroterra ed anche uno dei suoi lati più ritratti dal cinema: tipici paesaggi isolati e arsi dal sole, un pastore burbero con lunghi baffi, un gregge che attraversa senza fretta la strada; la strada stessa che stretta e tortuosa si snoda fino all’orizzonte senza lasciar intravedere la fine. E ancora colline sovrastate da un cielo azzurrissimo tra la calura di agosto, campi di erba secca, arbusti rachitici e il colore giallo delle sterpaglie residuo dalla mietitura del grano. Poi, come all’improvviso, il verde brillante di alcuni vigneti che sopravvivono grazie ai pratici sistemi di irrigazione installati dagli agricoltori locali. Una dimensione quasi senza tempo che lascia spazio ai pensieri e giù, in fondo, lontano, all’infinito del mare.
LE MERAVIGLIE DI AGRIGENTO E DINTORNI
Ed è proprio il mare a farsi ammirare ancora, riproponendo però davanti a noi paesaggi sempre diversi e singolari; questa volta, in sottofondo, Pirandello e la sua casa natia. Impetuoso e osservato dall’alto della scala dei Turchi, a Porto Empedocle, il contrasto del blu e del bianco della schiuma delle onde che si infrangono sulla falesia altrettanto bianca è un vero e proprio spettacolo. La scala è infatti una scogliera naturale a picco sul mare la cui roccia argillosa e calcarea attrae i turisti per il suo colore bianchissimo e le sue peculiari forme.
Non molto distante da lì, una ventina di chilometri circa, il mare si presenta invece più selvaggio. Davanti a noi, la Riserva di Torre Salsa, un territorio piuttosto rigoglioso dove le distese di verde, la macchia mediterranea e i vari arbusti di origine africana fanno da padroni fino ad arrivare alle lunghissime spiagge sabbiose e quasi isolate dell’aera protetta. L’unico inconveniente? Fate attenzione alle paludi per raggiungere le spiagge. Potrebbero essere una pericolosa insidia inaspettata per la vostra auto. Strade irregolari come l’ingresso Pantano e Cannicella sono infatti gli unici modi per accedere alla riserva e, seppur promettano esperienze emozionanti a contatto con la natura, presentano allo stesso tempo una vegetazione e una conformazione del territorio davvero molto varia e imprevedibile.
Ed eccoci arrivati alla nostra ultima tappa. Anche in questo frangente l’indissolubile legame tra uomo, natura, storia e cultura che più volte si è presentato nel corso della nostra vacanza lascia ancora le sue impronte. Siamo nella Valle dei Templi. Patrimonio dell’Unesco, il parco presenta nei suoi 1300 ettari un’inestimabile ricchezza sia paesaggistica che archeologica. Traccia della Magna Grecia, i protagonisti del nostro ultimo tramonto in Sicilia, – il tempio della Concordia, quello di Giunone e quello di Ercole, il tempio di Giove e quello di Dioscuri – si erigono davanti a noi con la loro maestosità e imponenza tra le tombe della necropoli scavate nella pietra, i cactus, gli agave e le strane forme delineate dai tronchi e dai rami degli ulivi centenari. Nell’aria, pur nel profano, si respira una certa sacralità; si respira il continuo manifestarsi del legame tra terra e cielo da sempre celebrato dall’uomo e di cui conserviamo ancora oggi antichi luoghi di culto che testimoniano il nostro passato e la magnificenza e ingegnosità dei popoli che ci hanno preceduto e tramandato nei modi più diversi il loro patrimonio culturale. In quest’atmosfera idilliaca il percorso obbligato tra le rovine greche volge al suo termine. Così, come guidati da una stella che compare alta nello scurirsi del cielo, la prima del crepuscolo e incredibilmente centrale al viale principale della Valle dei Templi, assaporiamo gli ultimi attimi e i profumi di una terra che siamo ancora curiosi di scoprire.