Da Tokyo a Kyoto passando per Hiroshima

Dodici giorni fra ciliegi in fiore, uomini d’affari e templi antichi… consigli pratici e curiosità
Scritto da: BALDI&AMISTADI
da tokyo a kyoto passando per hiroshima
Partenza il: 08/04/2012
Ritorno il: 19/04/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Spesa totale per ciascun viaggiatore: euro 2600,00; 900 euro Volo con Alitalia – Andata: partenza da Milano Malpensa arrivo a Tokyo Narita Airport (durata totale 11 ore) – Ritorno: partenza da Osaka Kansai Airporto – scalo a Roma – arrivo a Milano Malpensa (durata totale 13.30 ore); 100 euro Assicurazione Sanitaria; 300 euro Japan Rail Pass (abbonamento per 7 giorni ai treni veloci della Japan Rail); 600 euro costo totale degli hotel per pernottamento di 10 notti; 700 euro prelievi per spese in loco (pasti, souvenir, trasporti, etc.).

Il nostro tour di 12 giorni prevedeva in realtà 10 notti sul territorio nipponico. L’inizio della primavera e soprattutto il mese di aprile sono il periodo migliore perche i ciliegi in fiore creano un paesaggio estremamente suggestivo. Per chi ha intenzione di fermarsi solo ed esclusivamente a Tokyo sconsigliamo di acquistare il Jrp poiché è più conveniente l’uso della metro per spostarsi e vistare i vari quartieri della città. Il Jrp diventa invece molto utile se si hanno in programma spostamenti fra città piuttosto lontane come nel nostro caso. I treni super veloci permettono di raggiungere Hiroshima da Tokyo in sole 4 ore e mezza e di arrivare a Kyoto da Hiroshima in sole 2 ore. Pagare ogni singola tratta dei treni superveloci senza il Jrp risulta effettivamente molto più costoso. A Tokyo abbiamo trascorso 5 notti e abbiamo visitato i quartieri più caratteristici (Shinjuku, Asakusa, Ueno, Akihabara, Ginza, Tokyo City, Arajuku e Shibuya) e abbiamo incluso anche una gita fuori porta a Nikko a circa 2 ore dalla capitale.

La visita del Parco e il Museo della Pace a Hiroshima è possibile in un solo giorno ed è per questo che qui abbiamo trascorso soltanto una notte. Anche se può sembrare sciocco spostarsi fino a qui per vedere solo un museo e un parco con molteplici monumenti in nome della pace, vi assicuro che ne vale veramente la pena.

Le ultime 4 notti sono state a Kyoto in un Ryokan (hotel in stile giapponese). Qui consigliamo di visitare il quartiere di Gion con i suoi templi, le geishe e il Budda gigante e il Parco di Maruyama. Di notevole interesse anche il Nijo Castle mentre del Palazzo Imperiale si possono vedere solo le mura. A circa un’ora da Kyoto c’è Nara con il suo suggestivo Parco dei Cervi. Nel ritorno vale la pena fare fermata ad Inari per visitare il Fushimi Inari Shrine, uno dei santuari shintoisti più importanti del Giappone che si sviluppa in altezza su di un versante del Monte Inari.

Sushi e dintorni

L’impatto con la cucina giapponese è sicuramente forte sia per la diversità che per la varietà delle pietanze offerte. Moltissimi ristoranti mettono in vetrina le loro specialità esponendo delle dettagliate riproduzioni in plastica dei piatti offerti. Questi, oltre ad agevolare la scelta del turista che non ha a disposizione il menu in inglese, spesso vengono acquistati come souvenir in appositi negozi. Appena seduti al tavolo è usanza diffusa in tutti i locali giapponesi portare un bicchiere di acqua fresca come segno di benvenuto e arrotolato, un tovagliolino di panno umido e tiepido che serve per pulirsi le mani durante e dopo il pasto. Il riso come contorno o come base accompagna moltissimi piatti. Viene servito scondito e un po’ scotto (soprattutto se si ama la cottura al dente). Altra tipicità sono i noddles una specie di pasta con una consistenza più elastica rispetto alla nostra che viene servita calda o fredda a seconda del gusto di chi ordina. Se mangiati caldi sono immersi in un brodo marrone piuttosto saporito. Ordinando noddles vi chiederanno (ovviamente sempre e solo in giapponese) se preferite udon o soba. Gli udon sono leggermente più grossi dei nostri bucatini mentre i soba assomigliano agli spaghetti. Con i noddles si abbina ogni sorta di pesce, tempura, carne fritta o impanata, tofu, verdure e alghe. Il tutto va ovviamente consumato con le bacchette.

Il pane è praticamente inesistente. Quello che si trova nei negozi di alimentari ha per lo più un sapore dolciastro e credo sia consumato per lo più come snack. La carne è meno apprezzata del pesce o meglio il consumo di carne è nettamente inferiore. Più diffusi sono il pollo e il maiale che spesso vengono impanati e fritti o aromatizzati con salse varie. La salsa di soia è una delle più diffuse. I locali in cui si può mangiare la carne sono pochissimi, ma se vi capita, le bistecchine di manzo di Kobe sono le più pregiate e sono davvero ottime.

Non è possibile visitare il Giappone senza lasciarsi tentare almeno una volta dal sushi o dal sashimi. Di solito i locali che cucinano sushi non offrono alternative, ma la varietà di pesci tra i quali si può scegliere è ampissima. Nel sushi il riso accompagna sempre il pesce crudo e spesso nello stesso piatto di portata vengono aggiunte anche delle polpettine di riso alle verdure (cetrioli, carote, etc) avvolte da uno strato di alghe. Ingrediente fisso in ogni bocconcino di sushi è il rafano mentre la salsa di soia viene servita in una ciotolina a parte.

In quanto ai dessert (perlomeno quelli presenti nei menu dei ristoranti), la cucina giapponese non sembra offrire particolari specialità. Una peculiarità però è quella di servire il gelato accompagnato da una “pappetta” violacea che non è altro che una crema di fagioli piuttosto insipida. I gusti più diffusi sono il gelato al the verde e allo zenzero.

La colazione tipica giapponese è senza dubbio diversa da quella occidentale. Negli hotel che offrono la colazione inclusa il buffet è composto per un 90% dalle più svariate pietanze salate (insalate miste, spezzatini di carne, uova strapazzate, calamari fritti, zuppe di riso, pesce aromatizzato, etc). Rimangono quindi delusi i fans del cappuccino e della brioche che devono accontentarsi di pane tostato e marmellata. Chi prenota una stanza con solo il pernottamento (e deve quindi pagare un sovraprezzo per la colazione) e chi non vuole comunque rinunciare alla colazione all’occidentale può contare sui numerosi minimarket aperti 24h su 24 (Family Market, Lawson Station, 7 Eleven, etc) che a prezzo bassissimo offrono merendine di ogni tipo e tutto quello che generalmente si trova nei buffet della colazione occidentale. Questi stessi market, sparsi per qualsiasi città del territorio nipponico, vendono anche degli ottimi tramezzini, comodissimi se si hanno in programma gite fuori porta. In quanto alle bevande non c’è pericolo di rimanere senza poiché di frequente per le strade si incontrano fornitissimi distributori di acqua, succhi di frutta, caffè (caldo e freddo) birra e coca cola.

HOTEL & RYOKAN

Per quanto riguarda l’hotel dove pernottare a Tokyo, il quartiere di Shinjuku è sicuramente la scelta migliore. Oltre ad essere particolarmente vivo e affollato ad ogni ora del giorno, si presta particolarmente ad accogliere il turista che vuole esplorare la vita quotidiana dei giapponesi. Sempre qui si trovano numerosissimi ristoranti e trattorie per uscire a cena e assaggiare le prelibatezze del luogo. Il quartiere di Shinjuku con la sua immensa stazione centrale si dimostra anche un ottimo punto di partenza per la visita agli altri quartieri della città. Da qui infatti si accede facilmente alla metro, ai treni locali e ai mezzi veloci e super veloci della JR. Lo stesso Narita Express che collega appunto l’aeroporto alla città fa fermata a Shinjuku.

A Tokyo la nostra scelta è caduta sul Shinjuku Astina Hotel Tokyo della catena Best Western, che si trova a soli 5 minuti a piedi dalla stazione. Le camere sono piuttosto piccole (anche se per onore del vero va detto che noi avevamo prenotato una stanza “economy”) ma l’arredamento moderno è nuovissimo e dispone di tutti i comfort. La colazione, servita nel ristorante annesso all’hotel, è inclusa ed offre oltre ad una miriade di pietanze salate la possibilità di mangiare una colazione all’occidentale.

Nella città di Hiroshima è meglio optare per un hotel vicino alle principali attrazioni turistiche ovvero il Parco e il Museo della Pace che possono essere visitati entrambi in una giornata. Qui abbiamo prenotato una stanza all’Hotel Sunroute (consigliato anche dalla guida turistica del National Geographic) che si trova praticamente quasi di fronte al Museo della Pace. Anche in questo caso la stanza “ economy” non era molto grande e l’arredamento era un po’ datato ma tutto funzionava e non mancava nulla.

C’e anche la possibilità di sperimentare la stanza in stile giapponese con pavimento in tatami e letto futon (sempre se di “letto” si può parlare essendo in realtà un semplice materassino non troppo alto che viene direttamente steso sul pavimento). A Kyoto numerosi sono i ryokan nei dintorni della stazione centrale che offrono questa opportunità. In questi casi è obbligatorio togliersi le scarpe nell’ingresso dell’edificio e indossare un paio di ciabatte da camera per entrare in stanza dove ciascun ospite trova un altro paio di ciabatte apposite da utilizzare solo ed esclusivamente nel bagno. Rispetto agli hotel tradizionali i ryokan sono generalmente un po’ più costosi ma il Matsubaya Ryokan, (l’alloggio da noi prenotato per la visita alla città di Kyoto) offre un ottimo rapporto qualità – prezzo.

In tutti gli hotel e i ryokan del Giappone è abitudine lasciare agli ospiti tutto ciò che serve per la pulizia personale. Nella stanza da bagno è facile trovare oltre al dentifricio e allo spazzolino, anche lamette e balsamo dopobarba, pettini, dischetti di cotone per il trucco e shampoo, balsamo e sapone per il corpo in grandi quantità. La maggior parte delle toilette inoltre vanta un high-tec wc con bidet integrato. Ciascun ospite trova in stanza anche una sorta di pigiama, uguale per uomo e donna, che assomiglia a una vestaglia più o meno leggera che si chiude sul davanti per mezzo di bottoni o grazie ad una cintura da allacciare in vita.

CURIOSITà DAL PAESE DEL SOL LEVANTE

Il turista che visita il Giappone per la prima volta non può fare a meno di notare che la vita della popolazione nipponica ha per certi versi una marcia in più.

La pulizia è una costante che appartiene alla cultura giapponese in qualsiasi ambito. Le stanze degli hotel sono sempre pulitissime. Per strada è impossibile trovare un cartaccia per terra così come in qualsiasi luogo pubblico. In ogni stazione gli addetti alle pulizie sono sempre al lavoro e non c’è traccia di polvere. C’è perfino colui che si occupa di pulire il corrimano delle scale mobili. Al capolinea, sui treni che di lì a poco devono ripartire, il personale di sicurezza impedisce alla gente di salire sul mezzo per lasciare spazio alle squadre di pulizia che in pochi minuti riescono a cambiare i poggiatesta dei sedili, aspirare eventuali briciole lasciate da chi ha pranzato, raccogliere i rifiuti (che al massimo sono bicchieri e lattine acquistati e consumati a bordo) e pulire i vetri. Nei giardini pubblici e attorno ai siti di maggiore interesse turistico c’è chi si occupa di pulire i sentieri di terra battuta o le strade bianche dai petali di ciliegio se è primavera o dalle foglie se è autunno. Qualsiasi oggetto, piccolo o grande che sia, che può dare al potenziale visitatore un’impressione di disordine viene sistematicamente rimosso. In Giappone è praticamente impossibile trovare una toilette in disordine, maleodorante o sporca. La maggior parte dei bagni pubblici (molti sono quelli per strada) è dotata di high-tec wc con tavoletta riscaldata, bidet per uomo e donna integrato con la possibilità di regolare il getto dell’acqua in azione e perfino simulatore del suono dello sciacquone per assorbire eventuali rumori durante l’uso della toilette (in questo caso è perfino possibile aumentare o diminuire il volume del suono). Molti bagni pubblici dispongono anche di un seggiolino appeso alla parete del bagno stesso, dove una mamma o un papà possono lasciare il loro bimbo in sicurezza durante l’utilizzo della toilette. Non mancano mai i dispenser di salviette igienizzanti per le mani e disinfettanti per la tavoletta del wc.

Altro tratto tipico dell’indole giapponese è l’orgoglio nei confronti del lavoro. Il giardiniere così come il direttore d’hotel, il poliziotto al pari dell’addetto alle pulizie, la cameriera tanto quanto l’operaio di un cantiere sembrano svolgere la loro mansione come se fosse quello per cui sono nati e sembrano essere soddisfatti di quello che fanno come se proprio quello fosse da sempre e per sempre stata la loro massima aspirazione. Ognuno sembra essere fiero di ciò che fa e tutti con la loro compostezza ed eleganza sembrano essere al proprio posto. Le attività della città vengono svolte in modo preciso e sistematico con una puntualità impressionante.

Per le strade gli unici vestiti in modo informale (jeans e maglietta) sono i turisti. Gli uomini giapponesi dai 20 anni in su vestono in giacca e cravatta e quasi sempre portano in mano una 24 ore. Allo stesso modo le donne indossano completi eleganti, quasi solo ed esclusivamente con gonna (difficile vedere una giapponese che porta i pantaloni) e scarpe col tacco alto. Gli studenti, maschi e femmine, hanno una divisa diversa a seconda della scuola che frequentano ma, rispettivamente, la cravatta e la gonna rimangono un must. Si distinguono dalla massa alcuni adolescenti che nel tempo libero vestono in maniera piuttosto stravagante con abbinamenti di colori di gusto discutibile e con capigliature che non passano inosservate per taglio o tinta.

La gentilezza è un’altra caratteristica del popolo giapponese. Anche se in pochi sono in grado di capire e parlare l’inglese, tutti si dimostrano disponibili nel riuscire a fare ciò che viene chiesto. L’inchino è un segno di saluto comune non soltanto fra estranei ma anche fra amici. La stretta di mano, tipicamente occidentale, è poco diffusa. L’inchino è usato anche per manifestare la propria disponibilità o il proprio ringraziamento. Di fatto, sui treni le addette alla vendita delle bibite e i controllori si inchinano sempre all’entrare e all’uscire da ogni vagone mentre nei negozi e nei ristoranti il personale si inchina di fronte all’ospite ogni qualvolta che inizia o finisce una conversazione.

Lasciare la mancia non è una consuetudine. Per questo motivo se siete intenzionati a lasciare qualcosina al taxista o al cameriere che al ristorante vi presenta il conto, fareste bene a specificarlo se non volete essere rincorsi dagli stessi che, denaro in mano, cercheranno in tutti i modo di restituirvelo pensando che lo abbiate dimenticato sul tavolo.

Altra curiosità tipicamente nipponica è data dal fatto di non poter fumare per strada. Tale divieto, disegnato a intervalli regolari sul marciapiede, è supportato dalla scritta in giapponese e in inglese: “ Smoking on the street is prohibited”. Come conseguenza diretta in molte piazze o nelle stazioni all’aperto, coloro che non possono rinunciare alla sigaretta devono rinchiudersi in una sorta di scatola trasparente dotata di aspiratori dove è possibile fumare senza andare incontro ad alcuna sanzione.

Non è vietato fumare invece nelle sale di Pachinko, uno dei passatempi preferiti dei giapponesi. Si tratta nientepopodimeno che di un incrocio fra una slot-machine e un flipper dove si tenta la fortuna giocando con centinaia di piccole biglie di acciaio. Le sale di Pachinko, frequentate a qualsiasi ora del giorno e della notte, occupano talvolta fino a due piani dello stesso edificio. Sono diffuse ovunque sul territorio nipponico ed è impressionante come, nei centri urbani più grandi, possano anche essere a soli dieci metri di distanza le une dalle altre. I frequentatori più assidui sono senza dubbio gli anziani che, con tanto di scorta di viveri e di monete, giocano instancabilmente per ore ed ore senza fermarsi mai.

Infine, il turista che vive la quotidianità giapponese incontra alcuni piccoli pratici accorgimenti che nella loro semplicità si rivelano però utilissimi. Per esempio, quando piove, all’entrata di ogni edificio, negozio, ristorante o hotel che sia, si trovano sempre dei sacchetti di plastica trasparente e di forma allungata nei quali vanno infilati gli ombrelli bagnati per evitare a chi entra di lasciare gocce d’acqua all’interno dei locali. Nella maggiorparte dei ristoranti sotto o a fianco di ogni tavolo c’è un contenitore di forma e di materiale conforme all’arredamento del locale nel quale i clienti possono mettere la 24h, la borsetta o quant’altro ci si porta appresso. Tale soluzione, oltre ad essere comoda per gli ospiti è pratica per il personale poiché permette di risparmiare spazio ed evitare la possibilità che ci siano impedimenti durante il servizio.

CONSIGLI PRATICI

– Inglese: l’inglese è poco diffuso. Negli uffici turistici dove il personale capisce e in alcuni casi parla correntemente, l’inglese può essere utile per chiedere orari e informazioni varie ma nel resto delle realtà cittadine difficilmente si trova qualcuno in grado di comprendere altro all’infuori del giapponese. Nonostante questo, la comunicazione non è difficile poiché i giapponesi sono estremamente gentili e disponibili e in qualche modo riuscirete a farvi capire. A prova del fatto che l’inglese non è molto diffuso in molti ristoranti non esiste un menu in inglese così come per strada molti cartelli segnaletici (anche nei centri di attrazione turistica dove l’afflusso di turisti è abbastanza cospicuo) sono scritti solo ed esclusivamente in giapponese.

– Denaro: cambio, pagamenti e prelievi. Per il cambio del contante è preferibile rivolgersi all’ufficio dell’aeroporto che di solito offre condizioni molto più vantaggiose rispetto a quelle previste in alcuni hotel dove c’è la possibilità di cambiare i soldi. In genere comunque in tutte le stazioni centrali di qualsiasi città si trova un ufficio di cambio. Per quanto riguarda i pagamenti in molti ristoranti accettano la carta di credito (le carte prepagate non sempre funzionano) e ovviamente il denaro in contante. Per prelevare è necessario trovare un Atm (simile al nostro bancomat) però attenzione perché non tutti anche se espongono la scritta Atm accettano le carte internazionali. È utile quindi sapere che nei market 7 Eleven (diffusi un po’ ovunque) si trovano bancomat che funzionano con qualsiasi carta di qualsiasi Paese.

– Telefono: i cellulari con sim italiana in Giappone non danno segnale quindi per chiamare a casa è necessario comprare una carta internazionale che è acquistabile in alcuni hotel e nei Convenient Store. Per telefonare è possibile utilizzare sia gli apparecchi delle strutture ricettive che le cabine telefoniche in strada.

– Presa elettrica: Le prese elettriche giapponesi sono diverse da quelle italiane e per ricaricare batterie di macchine fotografiche o per far funzionare apparecchi elettrici portati da casa è necessario acquistare un adattatore (transformer in inglese). Nei grandi negozi di prodotti di elettrodomestici e simili, specificando al commesso la nazione di provenienza lo troverete senza difficoltà. A Tokyo uno dei magazzini dove sicuramente è possibile acquistarne uno è nel Palazzo Electricity City nel quartiere di Akihabara.

DA NON PERDERE

– Fish Therapy Se vi capita di imbattervi in un centro estetico che espone il cartello Fish Therapy non lasciatevi scappare l’occasione di provare la pedicure con i piedi immersi in una vasca di acqua tiepida e punzecchiati dolcemente da decine di piccoli pesci. All’inizio può sembrare fastidioso ma una volta abituati all’azione instancabile dei pesciolini la Fish Therapy è estremamente rilassante.

– Karaoke In città troverete numerosi centri di Karaoke che offrono più stanze private, ciascuna con video e impianto audio, che vengono affittate per mezz’ora, un’ora o più a coloro che vogliono scatenarsi nel canto da soli, in coppia o con gli amici. Fra i giapponesi tale attività sembra essere molto apprezzata.

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