Da Sarajevo a Srebrenica, “City of Hope”

Impossibile passare da questa cittadina senza riaprire una delle pagine più nere della storia recente
Scritto da: Daniele Vallet
da sarajevo a srebrenica, city of hope
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Riparto da Sarajevo in direzione Srebrenica, la temperatura si è decisamente abbassata, pedalando nei Balcani si vedono i preparativi per l’inverno, si spaccano i ciocchi di legno che finiranno in stufe e camini per riscaldare le case. La strada, sempre stretta, si snoda tra boschi e villaggetti: è la via che porta anche verso Belgrado, un panorama gradevole e ricco di colori autunnali, fisicamente impegnativo. Lungo la via si incontrano spesso cani, nei Balcani non tenuti a catena, che rincorrono le ruote sia di biciclette che di autoveicoli. Per noi ciclisti è un problema, gli animali in questione mostrano i denti oltre a far perdere l’equilibrio. I ciclisti locali mi consigliano di munirmi di un bastone sottile per intimidirli. Vi ricordo che in queste zone internet e il wi-fi sono difficili da trovare, mentre nelle cittadine più grandi troverete il wi-fi nei locali pubblici. È quindi utile prima della partenza attrezzarsi con un provider di telefonia che consenta chiamate di emergenza se fosse necessario.

Il percorso di oggi è di circa 130 km, e mi conduce a Srebrenica, città serba, il cui nome significa “miniera d’argento”, situata nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. Purtroppo la città è passata alla storia come teatro del più imponente genocidio in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, compiuto dalle milizie serbo-bosniache sotto gli occhi dei soldati ONU, nel luglio del 1995. Più di 8000 bosniaci musulmani furono uccisi. Non è quindi possibile ignorare i monumenti commemorativi di tale pagina di storia presenti nella città: il Memoriale di Potokari e cimitero dedicato ai caduti di quei giorni, circa 6 km prima dell’ingresso in città con le sue impressionanti croci bianche. Vi giungo durante una cerimonia commemorativa a cui presenziano delegazioni militari di diversi paesi di tutto il Mondo, quasi a rappresentare una lezione imparata: mai più una cosa del genere! Percorrerlo è un viaggio all’interno di quei giorni da non dimenticare all’insegna di un messaggio espresso nella preghiera incisa sulla pietra all’ingresso, l’aria grigia di pioggia dà un peso maggiore a questo luogo. Tutta la strada per Srebrenica è un cammino nel ricordo e nel cercare di capire quanto l’essere umano può essere distruttivo. I casolari ai bordi della strada hanno ancora i buchi di proiettile e sono abbandonati. Non si può fingere che non sia accaduto, né io posso ignorarlo in questo mio diario di viaggio. “Idemo dalje“, noi andiamo avanti. Questo è lo spirito di questa città ormai abitata de poche persone, è poco più di un villaggio dove tutti si conoscono e quindi ricordano, e proprio per questo è un luogo difficile, ma forse anche il più adatto per parole da costruire come tolleranza, rispetto, fiducia, pace. Sono parole che per essere rese reali chiedono impegno, determinazione e fatica. Questa cittadina che ha un supermarket, un bar e poche altre cose allora era una città di 40.000 abitanti…

Malgrado queste mie parole possano sembrare cupe, questa tappa di viaggio, mi è stata utile mi ha insegnato il senso della parola: Rinascita e Memoria. Una rinascita conquistata fianco a fianco da chi vive qui, non importa se di etnia o religione diversa, che da vita a progetti come Srebrenica City of Hope, “Viviamo in un tempo molto pericoloso – così dice uno dei fondatori – Sembra che l’essere umano sia in lotta perpetua contro la natura, ogni giorno si aliena sempre di più dal mondo reale per vivere nel mondo virtuale, si dimentica di ciò che è essenziale nella vita. Nella nostra municipalità si può ritornare alla vita autentica, quella profondamente legata alla natura, alla terra, al ritmo lento delle stagioni”. La Città della Speranza si basa su quello che viene definito turismo sostenibile e si spera che questo progetto diventi il perno della ruota sulla quale si sviluppano poi diverse realtà come Escursionismo e camminate… Non solo il ricordo del genocidio, ma la realtà di un territorio splendido nel suo contesto naturale, ricco di tradizioni e anche diversità, vita. Questa sera dormirò in ostello, ho bisogno di riposare e di una doccia calda, incontrerò un giovane del luogo che mi parlerà di cosa fu ma soprattutto dei suoi sogni, di cosa sarà.

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