Alla scoperta della Serbia, oltre Belgrado!
Dato il tempismo che da sempre mi contraddistingue, sono finita in Serbia esattamente durante le semifinali di Wimbledon, ovvero mentre l’attuale orgoglio nazionale – Novak Djokovic – si giocava il titolo a dritti e rovesci. Titolo che poi vincerà, battendo “sua maestà” Roger Federer in una gara che resterà nella storia… A dire il vero durante la finale mi trovavo già sul divano di casa, ma non ho potuto fare a meno di pensare a quanto le persone che ho conosciuto durante questo viaggio potessero esserne felici! Se c’è una cosa che ho capito dei serbi, infatti, è che l’orgoglio nazionale e l’attaccamento al proprio paese qui sono roba seria! Non che sapessi poi molto della Serbia, in realtà… Negli anni ‘90 ero adolescente e più o meno tutti i paesi nati dalla dissoluzione della ex Jugoslavia evocano in me ricordi di TG che parlano della guerra nei Balcani. Fatti vicini, ma anche lontani, perché non facili da mettere in fila per una ragazzina… Oggi questi paesi sono più o meno tutti tornati ad essere destinazioni turistiche affascinanti e accoglienti, ciascuna con le proprie specificità. Secondo me però un bravo turista due domande sulla storia recente e sul contesto ha da farsele, per inquadrare meglio dove si trova. Ad esempio questa caratteristica del forte orgoglio nazionale che trascende i confini geografici e si estende da sempre a tutte le persone di origine serba ha un suo valore, dal tennis alla geopolitica.
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Tornando al viaggio, ci sono due cose che dovete sapere quando organizzate un giro attraverso la Serbia: uno, non riconoscerete mai e poi mai alcun nome letto sulle mappe! In parte perché sono piuttosto impronunciabili (compro una vocale), in parte perché ogni posto si chiama almeno in un paio di modi diversi. E poi – due – preparatevi alla grappa. Non è un paese per astemi: grappa in qualsiasi circostanza e a qualsiasi ora, grappa di benvenuto e grappa di commiato, grappa di cortesia, grappa conviviale e grappa di rinforzo se fa freschino, senza battere ciglio e – spesso – senza fondino!
Quanto all’itinerario, fate base a Belgrado, la capitale. A 80 km verso nord ci sono sia la famosa cittadina di Novi Sad che il parco nazionale di Fruška Gora, ma io sono andata prevalentemente verso il centro-sud del paese, dove ci sono alcune tappe molto interessanti che vi racconterò. Per gli spostamenti considerate che, fuori dalle autostrade, la velocità di percorrenza si riduce e anche distanze sulla carta abbastanza brevi potrebbero richiedere invece qualche ora di strada. La buona notizia è che troverete spesso qualche posto dove vale la pena fermarsi lungo il tragitto.
Cominciamo da Belgrado
Per visitare Belgrado serve un po’ di tempo, in un paio di giorni si ha giusto una visione d’insieme, ma sufficiente a capire alcune cose. Ad esempio che è una città interessante, piena di giovani e molto viva, soprattutto la sera. Data la sua estensione, per potersi muoversi prevalentemente a piedi tra le principali attrazioni è meglio risiedere in pieno centro. Consiglio l’Hotel Zepter, quasi sulla piazza di Terazije, la via del centro per eccellenza, che conduce con una bella passeggiata fino al grande Parco Kalemegdan e all’incontro dei due fiumi… Belgrado si trova esattamente sulla confluenza fra il fiume Sava e il Danubio, che poi continua il suo corso verso il Mar Nero. Una posizione strategica in tutte le epoche – attraverso gli imperi romano, bizantino, serbo e austriaco -, qui infatti trovate anche la storica Beogradska Tvrđava, una fortezza che domina la città dall’alto di una collina. Potete visitarla, godervi il parco o fare un giro in battello sui fiumi… Nei paraggi ci sono anche la cattedrale ortodossa di San Michele Arcangelo e la Fondazione Muzej Zepter, che consiglio di visitare: una galleria d’arte moderna dedicata completamente alle opere di artisti serbi e balcanici. Si trova in un bel palazzo storico e l’allestimento è curato molto bene, ma merita una visita soprattutto perché rappresenta uno spaccato affascinante dell’estetica contemporanea di queste terre. Noterete presto che il nome Zepter è ricorrente da queste parti: si tratta di una coppia di imprenditori molto attivi nel mecenatismo dell’arte e della cultura; a Belgrado, oltre al museo di cui sopra, hanno dato vita tra le altre cose anche al Teatro dell’Opera Madlenianum.
La “cartolina” di Belgrado è il Tempio di San Sava, non per niente la più grande chiesa ortodossa del mondo, ancora in costruzione al suo interno, ma progettata per arrivare a contenere qualcosa come 10mila fedeli. Una struttura imponente, su una pianta a croce con la grande cupola verde al centro e le altre cupole e semi-cupole intorno che ne delineano il profilo, riconoscibilissimo. Scendete nella cripta decorata a mosaico, vi lascerà stupefatti per il tripudio di ori, lampadari a candelabro e volte immacolate. Visitate anche la piccola chiesa di San Sava accanto, dove in effetti si tiene il culto in attesa di completare i lavori. Per arrivarci muovetevi in bus (la metropolitana ancora non c’è) e, già che siete in questa zona, potreste approfittarne per visitare il Museo della Jugoslavia e il Museo dedicato a Nikola Tesla, fisico, ingegnere e brillante inventore di origine serba (appunto).
La sera invece passatela a Skadarlija, il “quartiere bohémien” di Belgrado, dai primi del ‘900 animato e vissuto da scrittori, artisti e intellettuali. L’atmosfera è ancora oggi calda e rilassata, un susseguirsi di ristorantini, bistrot e locali molto animati lungo una strada acciottolata. Se dovete sceglierne uno in cui fermarvi per cena vi consiglio il ristorante Tri šešira (ma è un consiglio banale, è il più famoso che c’è e – in questo caso almeno – non potete sbagliare). Più tardi potreste spostarvi verso il lungofiume per provare l’esperienza degli splavovi: zattere o barche trasformate in club galleggianti e locali notturni, di solito ancorate alle sponde sia del Sava che del Danubio. Tra una discoteca e l’altra, ci sono anche dei semplici bar dove bere qualcosa galleggiando sul fiume tra le luci della notte riflesse sull’acqua. Ne vale la pena!
I monasteri
In Serbia ci sono decine di monasteri ortodossi, anzi, si può dire centinaia. Per la maggior parte concentrati nella zona del Kosovo, dove troviamo diversi Siti UNESCO. Nel mio tour ho visitato il Monastero Žiča, nel centro del paese, molto importante per la storia e per la fede locali perché luogo di incoronazione dei reali e custode di svariate reliquie religiose. Esattamente a metà strada fra Istanbul e Roma, è stato distrutto diverse volte perché, diversamente dal solito, non si trova in posizione isolata e ritirata, ma nei pressi di centri abitati. Il tragitto per raggiungerlo è una strada tortuosa che attraversa un infinito faggeto, finché non si intravede svettare questa costruzione di un bel rosso aranciato acceso. Una volta lì è tutto molto facile e ordinato: il parcheggio, la passeggiata per raggiungere il chiostro, la zona circostante… Si può visitare con calma, c’è anche un negozietto per souvenir a tema religioso, ma tenendo presente che è popolato e vissuto da un ordine di suore che ne scandisce tempi e modalità. Ad esempio, arrivarci come me esattamente all’orario della preghiera – le 17 – non è la migliore delle idee… Le suore completamente vestite di nero scandiscono il richiamo alla preghiera sbattendo tra loro dei legnetti, poi si aggirano fuori e dentro il monastero come ombre furtive tra suoni di tamburo, la nenia ipnotica delle preghiere, spostamenti rituali di icone da un punto all’altro e spargimenti vari di incenso… Nel caso, trovate un angolino dove piazzarvi e mettete in tasca lo smartphone per non intralciare il misticismo.
Bajina Basta e la navigazione sul fiume
Un’altra cosa che non manca in Serbia sono le aree naturali, tra parchi e riserve. Se come me arrivate all’aeroporto di Niš (nella parte meridionale del paese), ne avrete un’anteprima chiarissima già atterrando, con l’aereo che plana fra montagne verdissime. Nel mio giro ho esplorato il parco nazionale di Tara, al confine occidentale con la Bosnia, facendo base nella cittadina di Bajina Basta in piena valle del fiume Drina. Anche in questo caso vi consiglio di soggiornare nello Zepter Hotel locale, una struttura moderna e confortevole, con un elegante e ottimo ristorante interno. Forse il fiume Drina vi evoca reminiscenze letterarie? Bravi! È proprio quello del libro “Il ponte sulla Drina” del premio Nobel Ivo Andrić. Il ponte però si trova a Visegrad, già oltre il confine, in Bosnia Erzegovina, ma potreste valutare di raggiungerlo via fiume, come ho fatto io! Una bellissima esperienza di crociera fluviale da Perućac al famoso ponte, patrimonio UNESCO. Navigando sul fiume lasciate che il vento vi spettini i pensieri e fatevi ipnotizzare dalle infinite sfumature di verde dell’acqua e della vegetazione che a un certo punto si specchia e si riflette come in un caleidoscopio. Per un lungo tratto, bianche falesie che precipitano a picco e niente più, praticamente un canyon; poi il paesaggio si apre e iniziano a spuntare sporadiche abitazioni immerse nella natura. Informatevi sul posto per la possibilità di fare anche voi un giro in battello, credo sia possibile nei fine settimana. Considerate che passare dalla Serbia alla Bosnia, anche se per poco, significa attraversare una frontiera: portate con voi un documento (meglio il passaporto) per i controlli. Un ultimo paio di consigli: nella zona di Bajina Basta si trova la distilleria BB Klekovača, dove viene prodotto il liquore più famoso del paese, merita una visita e vale come tappa per acquistare qualche souvenir di qualità (astenersi astemi). Per un pranzo tradizionale, invece, consiglio il ristorante Vrelo, a Perućac, praticamente incastonato fra cascatelle naturali del Drina.
Etno-house, villaggi veri e villaggi “inventati”
Vrnjacka Banja è una località termale di “villeggiatura” 200 km a sud di Belgrado, dove gli stessi serbi vengono a trascorrere piacevoli weekend di relax. Un posto tranquillo che si gira a piedi, dall’atmosfera slow. In realtà dispone di centri benessere e trattamenti estetici davvero all’avanguardia, tra ozono, stimoli luminosi e acqua termale (il che spiega forse la sconcertante bellezza di tutte le ragazze che ho incontrato!), in particolare vi segnalo anche qui il centro legato alla catena alberghiera Zepter. Fra un massaggio e un bagno in piscina, fate una passeggiata nel curatissimo parco cittadino e magari fermatevi a bere qualcosa nei vari localini all’aperto che hanno l’aria dei bier garten. Il momento migliore per un giro a Vranjacka Banja è in luglio, durante le celebrazioni del Carnevale locale che anima la cittadina giorno e notte al ritmo del Balkan Folk Pop.
E dopo quello vero, vi consiglio di visitare anche un villaggio “inventato”: nei pressi di Mokra Gora sulla collina Mećavnik (di nuovo a circa 200 km da Belgrado, stavolta verso il confine bosniaco, nella zona di Užice), c’è l’etno-villaggio Drvengrad, il “paese feticcio” di Emir Kusturica! Il famoso regista serbo l’ha fatto costruire dopo aver trascorso molto tempo da queste parti durante le riprese del suo film “La vita è un miracolo”, andando a creare qualcosa che oscilla fra un etno-museo e un villaggio turistico… Un villaggio tradizionale completamente di legno dove le vie e le varie unità – ci sono un teatro, un cinema, un ristorante, una piscina, una piccola galleria d’arte etc. – sono intitolate a personaggi famosi particolarmente stimati da Kusturica: da Federico Fellini a Stanley Kubrick, da Diego Maradona a Novak Djoković, da Ernesto Che Guevara a Ivo Andrić, a cui è dedicata la strada principale. Si può soggiornare in una delle case tradizionali o anche solo fare un giro, la visita è sicuramente un’esperienza curiosa. Dal 2008 al 2016 si è svolto qui ogni gennaio anche un importante evento, il Küstendorf Film and Music Festival, chissà che non ci siano prossime edizioni… Ah già, Drvengrad è conosciuto anche come Küstendorf, vi avevo messo in guardia sui posti che hanno sempre almeno un paio di nomi!
La formula degli etno-villaggi e delle etno-house in Serbia funziona molto bene, devo dire. La natura riesce ancora a essere dirompente, il bagaglio tradizionale è notevole e la gastronomia sorprendentemente ricca… vi consiglio un paio di quelli che, volgarmente, possiamo chiamare “agriturismi”: l’Etno village Sunčana Reka (Banja Koviljača, a nord di Bajina Basta sempre lungo il confine) e l’Etno House Avlija Eric (Ples, 25 km a sud di Vrnjacka Banja). Quest’ultima in particolare è davvero interessante: difficile trovargli un tema, in bilico fra un giardino zen e una trattoria tirolese, un po’ Osho e un po’ Heidi, ma in salsa Balcanica!
Notizie utili
La cucina tipica serba è molto ricca e gustosa, prevalentemente di carne, ma non solo. Una costante, l’abbondanza! Di solito si comincia con una minestra – la čorba – o con dei piatti a base di pasta sfoglia ripiena, il burek con la carne macinata o la srpska gibanica, con il formaggio. Il piatto principale tendenzialmente è la carne, ma si va anche oltre ai soliti (sempre ottimi) ćevapčići… carne grigliata o arrostita, allo spiedo, brasata, sotto forma di spezzatino… La tradizione prevede anche preparazioni a base di pesce (ci sono i fiumi), verdure e formaggi saporiti come il kajmak. Quanto ai dolci si fa sentire l’influenza turca (baklava, anyone?), assaggiate le famose palačinke, squisite crepes dolci ripiene.
La lingua è il serbo-croato, assolutamente incomprensibile. Le indicazioni sono riportate nel doppio spelling, ma tanto difficilmente ci si raccapezza, anche senza scomodare l’alfabeto cirillico. Nei luoghi turistici ve la caverete in inglese, a Belgrado poi è tutto tradotto anche in cinese (metti che). La moneta è il dinaro serbo, al momento un euro corrisponde a 117 dinari. Potete scambiare i soldi direttamente negli appositi centri di cambio o prelevarli sul posto, nei centri più grandi anche pagare con le varie carte di credito. Gli italiani non hanno bisogno di visti turistici, si può viaggiare anche solo con la carta d’identità, ma se avete il passaporto preferitelo. I serbi che ho conosciuto sono stati sempre affabili e ospitali, vi consiglio in particolare la guida turistica che ha accompagnato il mio gruppo di viaggio, Maja Rogan, scrittrice e grande esperta di storia e cultura locale. Da Maja ho scoperto ad esempio che i serbi sono famosi per avere uno spiccato senso dell’umorismo, l’avreste mai detto?! E hanno diversi modi di dire tra i più efficaci che io abbia mai sentito: una persona stupida, ad esempio, viene definita come “Uno che non sa giocare a scacchi”. Come glielo spiego adesso che io non ho mai imparato?