Croazia e arcipelago dalmata
Quindici giorni di vacanza in motoveliero. Salpiamo dal porto di Zara nel pomeriggio di sabato 7 agosto dopo aver caricato le biciclette sul motoveliero dal vezzoso nome, il “Dalmatino”. Perché è con un gruppo di “cicloamatori”, che condividerò la prima settimana (Tour Abaco Viaggi) di vacanza nell’arcipelago dalmata! Navighiamo verso Pag. Mi ambiento in quello che sarà l’”habitat” del mio soggiorno. Ottimizzo al massimo lo spazio a mia disposizione, una piccola cabina con servizi, pensando che non utilizzerò, sicuramente, tutto il guardaroba che ho portato. Familiarizzo con il personale di bordo. Il Capitano, uomo alto dai capelli bianchi, il viso solcato da profonde rughe e lo sguardo penetrante. Il marinaio, giovane e timido ragazzo tutto fare. Mira, provetta cuoca dagli splendidi occhi verdi. Ed infine il simpatico ed instancabile Yure che, nel suo ruolo di padrone di casa, con un accattivante sorriso elargisce, in uno stentato italiano, informazioni su percorsi ed orari. La colazione alle otto del mattino, il pranzo all’una del pomeriggio e la cena alle sette di sera, daranno un ritmo alle giornate a bordo ed il mare sarà regista e protagonista del quotidiano vivere. Rimangono sullo sfondo le montagne dalla roccia carsica del Velebit mentre ci avviciniamo al villaggio di pescatori di Mandre. E’ tardo pomeriggio. Pennellate dai colori accesi tingono il cielo mentre il sole si immerge nell’orizzonte. Mille riflessi rosso arancio colorano l’acqua che lo coglie dentro di se. Non c’è spazio, non c’è tempo. Ed è all’unisono che spariscono in un tramonto che mi ammalia. Stanca per l’intensa giornata, trovo conforto nel piccolo letto a castello, trascorrendo la mia prima notte nella quiete del mare croato. Il mattino ha ancora il sapore dell’alba quando sento delle voci al mio risveglio. Sul molo i pescatori vendono il frutto del lavoro notturno. Un susseguirsi di compratori si avvicina alle casse allineate sul molo. Ed il sole fa brillare le argentee squame. Partono i ciclisti, ci raggiungeranno nel prossimo approdo. Povljana. Proseguiremo poi tutti insieme verso Molat. Mentre il natante prosegue nel tragitto con il suo lento rollio, cattura il mio sguardo il paesaggio che mi circonda. Isole grandi e piccole ricoperte da fitte pinete. Le piante si protendono verso l’azzurro del mare quasi a volersi rispecchiare. Sono come merletti gli scogli dalle rocce bianche che orlano le coste, ospitano i bagnanti distesi al sole ad abbronzarsi. Affiorano tra il verde della macchia i tetti color rosso mattone e i colori tenui delle case. Mi coglie di sorpresa un branco di delfini che si insegue cavalcando le onde. C’è serenità e compostezza nelle immagini che si susseguono. Numerose sono le imbarcazioni che incontriamo nel nostro navigare. Moltissime sono le barche a vela. Le troviamo silenziose, ancorate nelle piccole baie dalle acque cristalline. Lussuosi natanti solcano il mare o fanno bella mostra di sé nelle località più rinomate. Piccole barche di pescatori disseminate nelle tranquille insenature, svolgono la loro quotidiana attività. Implacabili scrutatori sono i gabbiani che le seguono in cerca di cibo. I motovelieri al loro arrivo nei porti, vengono attraccati al molo uniti in fila gli uni agli altri. E la sera si tinge di suoni, voci, musica e risate. Rientrano dai loro percorsi i miei compagni di viaggio. Vivo i loro colorati racconti. Non sempre la pedalata è stata facile. I pendii attraversati hanno presentato spesso faticose salite. Ma a ripagare il loro sforzo e la loro caparbietà ci pensano nuotate rigeneranti, nelle limpide acque delle nascoste e silenziose calanche. C’è armonia nel gruppo. Cinzia, la nostra accompagnatrice, con dolcezza e pazienza ci segue creando sintonia tra tutti noi. Non sono mancati momenti di coinvolgente e spassosa allegria. Abbiamo cercato tutti insieme, nella notte di S. Lorenzo, la nostra stella cadente scrutando un cielo incredibilmente stellato.
Dugi Otok o Isola Lunga. Bozava – Brbinj – Sali.
Frettolosamente lasciano il traghetto le auto, all’attracco di Brbinj, per dirigersi verso le località di Bozava o di Sali situate alle estremità opposte dell’Isola. E’ nel meriggio che mi inoltro in una passeggiata verso il piccolo abitato che costeggia la baia. Incessante e incalzante il frinire delle cicale. Pergolati di vite dai copiosi grappoli riparano dall’assolata giornata, i cortili delle silenziose e minuscole case. Lascio alle mie spalle panni stesi ad asciugare, orti coltivati, ulivi secolari, aggrovigliati rovi dai dolci frutti, piante di fico e cipressi. L’aria calda profuma di ginepro e rosmarino. Il percorso termina in prossimità del piccolo cimitero proteso verso il mare. Mi fermo nella frescura dell’ombrosa e selvaggia pineta. E mi lascio emozionare osservando la decorosa semplicità del luogo.
Parco Nazionale Isole Kornati
Breveincontro con queste affascinanti e sinuose isole dal brullo e disabitato paesaggio. Intrepidi ragazzi si tuffano in mare dalle scoscese e alte scogliere. Suddividono il loro territorio lineari muretti di pietra, come in una scacchiera. Numerosi sono i fari posti sulle loro coste ad aiutare i naviganti. Approfondirò la conoscenza dell’intero arcipelago nella seconda settimana di vacanza. Vodice – Isola di Murter – Tkon – Preko.
Mi entusiasma la cittadina di Vodice, dal passato contadino, tutta presa nel rendere piacevole e vivace il soggiorno dei turisti che la invadono. Oggi la sua economia si basa principalmente sulle attività collegate al mare ed al turismo. Lunghe spiagge e locali alla moda sono animati di vita cosmopolita. Straordinaria la bellezza della gioventù indigena. Un gruppo di “cantori” mi riporta alla tradizione dalmata, con i tipici cori a cappella. Nel succedersi delle giornate, mentre il motoveliero procede verso Zara, immagini e luoghi mi riserveranno altre emozioni. In una notte di bonaccia, un cielo inverosimilmente stellato, specchiato in un mare nero come la pece, una spiaggia dalla bianca e finissima sabbia caraibica bagnata da un mare dalle celestiali azzurre trasparenze e un silenzioso monastero francescano. Tocchiamo nella seconda settimana altre località famose della Dalmazia. Navigando lungo un fiordo arriviamo al parco del fiume Krka. I cigni sembrano i padroni del luogo. Mi accompagnano nel tragitto e spiccando acrobatici voli si tuffano nelle fragorose e numerose cascate. Un sentiero fatto di scalini e passerelle di legno mi porta a scoprire la rigogliosa natura del luogo. L’isola di Vis. Rimasta isolata per molto tempo, ospitava un aeroporto militare durante il governo di Tito, è integra nella sua bellezza. Si susseguono numerosi i pennoni delle barche a vela ormeggiate nel porto principale. Alle spalle del molo le caratteristiche case di pietra, tipiche di queste isole, ognuna con il proprio abbaino a scrutare il mare. Purtroppo alcune risentono della pesantezza del tempo trascorso. Alla sera curiosando tra le vecchie vie lastricate, nella semioscurità di un portico, incontro un gruppo di pescatori intento al canto. E’ un momento magico. Sono sola ad ascoltare le loro melodie e prima di salutarmi mi concedono un bis. Trogir o Traù, cittadina patrimonio dell’Unesco. Lo svettante campanile dalla cima rossa, che sovrasta le antiche case, mi parla di Venezia. Percorro strette vie di pietra simili alle calli veneziane per raggiungere l’antica cattedrale romanica di San Lorenzo. Nell’attigua piazza l’elegante Loggia pubblica con la torre dell’orologio. Visito la cattedrale e poi mi spingo nella temeraria salita del campanile. Dalle eleganti bifore scorgo i numerosi edifici medievali di impronta veneziana. In contrapposizione alle belle e antiche architetture, moderni e lussuosi natanti ancorati lungo il canale d’ingresso. In ricordo di Trogir e della terra che mi ospita compro il mio souvenir. Un cuore lavorato nella tipica pietra dalmata. Approdiamo a Zara. Una città che racchiude in sé la storia spesso drammatica della regione dalmata e dello stato croato. Sono ancora visibili sui muri dei palazzi le ferite delle granate del recente conflitto. Mi faccio inghiottire dal suo cuore vivace ed ospitale. E’ antica la sua vita. Ne sono testimoni le preziose vestigia del monumentale tempio e spazio del Foro. La chiesa rotonda di S. Donato, famosa per la sua acustica. Affollate sono le strette vie della città vecchia con i numerosi caffè e ristoranti all’aperto. Mi intrufolo in un negozio ricavato in una piccola chiesa sconsacrata. Mischiandomi alle numerose persone che percorrono il suo importante molo, raggiungo il posto più magico di Zara, l’”Organo Marino”. Questa città merita di essere salutata in maniera sentita. E con le note della musica del mare e i colori che riproducono i suoi tramonti ne “Il saluto del sole”, mi stringo a Lei in un irreale ma sincero abbraccio.
Giovanna Carlot