Cracovia e dintorni 5
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A mio marito non dico che ho prenotato il volo nè tantomeno l’albergo, ma le settimane passano e qualcosa devo pur accennare, fino al momento in cui vuoto il sacco. Achille è un pò scocciato, forse quest’anno si poteva rinunciare ma, ormai è fatta. Con qualche scusa riesco a convincerlo, oppure lui finge di convincersi. Ormai siamo al 5 luglio: la fatidica mattina è arrivata. Non so perché ma la voglia di partire non è alle stelle, non vorrei avere la delusione di Budapest, ho prenotato l’albergo con un sito diverso dal solito quindi per dar pace alla mia curiosità non mi resta altro che mettermi alla guida ad arrivare ad Orio per tempo. Il tragitto non riserva sorprese se non che, essendo luglio, il posteggio C è quasi al completo, dobbiamo addentrarci di parecchio per trovare posto; le comodissime paline che delimitavano i settori, sono sparite: dobbiamo memorizzare un riferimento per ritrovare facilmente l’auto fra cinque giorni. Siamo all’imbarco. Il check-in on line è una grande comodità ma, prendendosela un pò troppo comoda si rischia,come noi, di arrivare all’uscita ad imbarco già iniziato. siamo tra gli ultimi a prendere posto.Il volo decolla ed atterra in perfetto orario: ci sono diversi posti liberi e i passeggeri sono per lo più famiglie con bambini, adulti, di giovani pochissimi.
Nonostante la poca voglia di partire nelle settima precedenti ho studiato bene, sono preparata, non dovrei avere problemi e superare brillantemente l’esame Cracovia.
Sono le 9.45 stiamo uscendo dal piccolo aeroporto con trffico scarso e stiamo cambiando i primi 50 euro.Lo sappiamo che il cambio in aeroporto è meno favorevole ma, dobbiamo fare l’abbonamneto settimanale. La fermata del bus 292 è, uscendo dall’aerostazione di traverso a destra, una pensilina blu. La macchinetta sul mezzo accetta solo monete, quella a terra sia monete che carta, la pensilina è al sole, la fila è lunga e lenta e fa un caldo boia. Se perdiamo questa corsa dovvremo aspettare altri 40 minuti per la successiva, quindi rientriamo in aerostazione, saliamo dal giornalaio e compriamo al costro di 3,40 sloty cad, un biglietto per la città. Il bus pian piano si riempie e incurante di passeggeri che devono ancora salire, all’orario prefissato parte. Dopo 45′, tante fermate ed un verde panorama arriviamo al copolinea: Krakow Glowny, ovvero la stazione di tutti i mezzi pubblici. Uscire dal piazzale del bus non è molto semplice. Più che indicazioni, quelle che troviamo sono “approssimazioni”, rigorosamente in polacco, inglese quasi inesistente. Chiediamo a qualche inserviente con la gialla pettorina ma, nulla capiscono e nulla sanno. Alla fine, però, ne saltiamo fuori. Ora, costi quel che costi dobbiamo assolutamente fare l’abbonamento e trovare la pensilina del tram 13. Siamo accaldati, ma non ancora cotti, quindi seguiamole rotaie; arriviamo a diverse pensiline, meno che a quella del 13. Finalmente un giovane, sveglio, ci indica dove si trova: dobbiamo aggirare l’incrocio. Capiremo nei giorni a venire che spesso dove il tram ci lascia, difficilmente dirimpetto c’è la fermata di ritorno,spesso è 50 mt. più avanti, indietro o nell’incrocio; tanto più che non hanno marciapiedi per l’attesa solo pensiline: si sale da in mezzo alla strada, sono gli automobilisti che devono fermarsi, dare la precedenza a chi prende i mezzi. All’inizio la cosa è un pò titubante ma, poi ci si fa l’abitudine. Per l’abbonamento che serve a noi dobbiamo farci aiutare da un ragazzo: l’extra urbano che comprende Nova Huta è solo in lingua polacca. Finalmente siamo a posto e per 52 sloty cad. possiamo salire sul 13! Nel frattempo il caldo è aumentato. Alle 11 siamo davanti al Kazimier II, hotel senza insegna, sulle cui vetrate sono raffigurati candelabri a sette braccia. Achille mi fulmina con lo sguardo e mormora: “accidenti ma, è proprio ebreo quest’hotel! Guarda quanti candelabri”. Non rispondo, entriamo. Il check-in non riserva sorprese di sorta: la receptionist è cordiale, l’interno è stato recentemente ristrutturato, stampe di Chagall, tra cui un disegno in originale, abbelliscono le pareti, la facciata esterna, invece, necessita di un’urgentissima tinteggiatura, la stanza è libera, pagare abbiamo già pagato, dobbiamo solo dare i 16 sloty della tassa di soggiorno. Affidandomi ad una agenzia più economica, la stanza si trova in un’ala decentrata dell’albergo. Dobbiamo “slalomare” non poco prima di arrivare in stanza, ma è pulita e silenziosa. Una doccia rinfrescante ci attende nel mini bagno dagli accessori, salviettoni compresi al minimo. Booking, promesso, non ti tradirò più. Otel.com va bene solo in caso di ristrettezze economiche. Siamo venuti a Cracovia per tre cose: la città, la dama con ermellini di Leonardo ed Auschwitz. Notizie internet danno obbligatoria la prenotazione per vedere il dipinto che si trova al Wawel (il museo in cui dimora abitualmente è chiuso per restauri). La ragazza dell’hotel non ci è d’aiuto, quindi non ci resta altro che andare a vedere come funziona la cosa.
All’angolo della strada ci imbattiamo nel primo dei tantissimi banchetti che vendono brezel gestiti per lo più indifferentemente da uomini o donne ma tutti anziani o meno giovani. Queste corone di pane intrecciato non si sa mai quando è il momento giusto per acquistarle: alla mattina presto possono essere del giorno prima, al pomerigio sono calde e alla sera sono immngiabili. Accanto ad ogni banchetto quasi sempre c’è quello della frutta. Ora, con brezel, frutta ed acua in abbondanza ci incamminiamo verso il castello, non prima però di aver consumato il nostro pranzo su una panchina dei tanti viali che circondano la città. A prima vista ci pare che il verde a cracovia sia davvero tanto.
Arrivati in cima, sotto un sole cocente, dopo aver fatto una lenta coda, scopriamo che la prenotazione non è per nulla necessaria, che tutte le persone avanti a noi vanno a visitare il castello e la taverna del drago e la tipa allo sportello senza darci tempo di riflettere ci rifila i due biglietti per la dama. L’intenzione era di venire di mattina con il fresco, di goderci la passeggiata e l’itinerario ma, visto che il caldo è tanto, il castello ci interessa poco, la caverna ancora meno e, sopratutto, non c’è coda decidiamo di entrare. Per l’equivalente di pochi euro abbiamo la fortuna di poter ammirare, in una stanza buia a 18° costanti senza gente intorno uno dei più bei dipinti, se non il più bello in assoluto di Leonardo: la dama con l’ermellino.
Stiamo tutto il tempo che ci è concesso. Siamo soddisfatti e molto contenti anche se il book shop in fondo alle scale nulla ha da offrire se non sporadiche cartoline del dipinto. Compriamo quelle e consigliamo la visita a chiunque volesse andare a Cracovia. Tanto più che il quadro non lascierà la città per molti anni a venire. Gironzoliamo per la zona e ci divertiamo alla vista dei tanti taxi elettrici condotti da giovani che invogliano i turisti a salire per un tour. Una velocissima cena e poi a nanna, domani si inizia a fare sul serio.
Venerdi 6 luglio
La mattina la dedichiamo, visto che siamo in zona e che Achille è allergico alla causa, al quartiere ebraico. Mi accompagna più per dovere coniugale che per interesse. Faccio finta di non accorgermene. Kazimierz è molto bello con le sue vechie case, ora in parte ristrutturate ma, tanto è ancora da fare, con le sinagoghe, il cimitero ebraico, i ristoranti che espongono il menù per lo più in yddish; alla mattina presto è ancora più caratteristico, silenzioso, fresco e accogliente. La vista di qualche anziano ebreo con la lunga barba bianca, di giovani cappello nero e cernecchi è ilare e malinconica allo stesso tempo. Plac Novy ospita un variopinto mercato rionale dove si vende un pò di tutto. La merce è però di bassa qualità. Terminiamo il nostro tour con la Cracovia di Schindler /set del famoso film di Spielbeg). Entriamo nel market accanto all’hotel per frutta, acqua e dolcetti, pare che oggi faccia ancora più caldo di ieri. I brezel li abbiamo comprati da un altro banchetto nella speranza che siano più freschi o meno caldi. Dopo un meritato riposo, la stanza non è nemmeno calda sebbene ci batta il sole del mattino-primopomeriggio, e la questione ebraica archiviata, ora tocca ad Achille: piazza, antiquariato (poco per la verità) chiese, mercatini delle pulci.
La piazza della città vecchia lascia meravigliati per la sua bellezza e grandezza 200mt x200, tutta chiusa. La costruzione dell’antico mercato dei tessuti la divide in due, i palazzi che la circondano la impreziosiscono, i tanti bar e ristoranti con tavoli all’aperto invoglino a fermarsi. Tante carrozzelle conservate in ottimo stato e trainate da pariglie di bellissimi cavalli condotti indifferentemente da uomini o donne in costume scarrozzano i turisti per la città; anche i giovani che conducono gli scapottati mezzi elettrici hanno qui il loro punto di ritrovo. La bella costruzione d’epoca che ospita un mercato coperto con commercianti di ambra e articoli inlegno, nonchè souvenirs vari la fa da padrona: è interessante, caratteristico e piacevole passeggiare sotto la galleria anche perchè c’è un bel fresco. Il turismo locale e non ne è attratto. Alla sera, quando i banchi chiudono rimane illuminata ed è molto bella. Chioschi di fiori gestiti da anziane signore e come da noi non se ne vedono più attirano un pò tutti. Tanti uomini e giovani si fermano per un mazzetto di fiori di stagione.La basilica di Santa Maria con le sue due torri, bella di fuori ma, un pò troppo pesanti negli arredi interni, le vetrate non sono male, però. Il trombettiere che dalla sommità di una delle due torri della chiesa suona una chiamata allo scoccare di ogni ora allieta le giornate dei turisti senza essere invadente, anzi, se lo si saluta con la mano, lui con un cenno risponde. Ogni ora cambia finestra in modo che tutti i passanti possano sentire il suo squillare: da secoli è il simbolo della città.
In ogni angolo ci sono artisti di strada: chi suona, chi mima, chi sui trampoli diverte i bambini. All’angolo del caffè Szara un bravissimo musicista con la sua chiatarra allieta i clienti con un piacevolissimo e vastissimo reportorio. Il suo pubblico è affezzionato e numeroso ogni sera. La stauta al centro della piazza è ritrovo dei giovani, la fontana con i suoi zampilli rinfresca grandi e piccini. Da ogni lato si dipartono le vie dello shopping.Lasciata la piazza, per puro caso ci troviamo davanti al ristorante U Zalipianek, dove cucinano piatti tradizionali. L’arredo floreale dei locali è completato da una veranda in stile liberty, molto comoda per le sere estive. Ci sediamo e ordiniamo i pierogi, il loro piatto tipico. Altro non sono che tortelli di pasta povera, con pochissime uova, con ripieno di vario tipo. I miei sono ai mirtilli, quelli di Achille di patate e formaggio. La cena ci sota veramente poco, 28 sloty= a 7 euro in due! Prima di rientrare ci soffermiamo parecchio alla fontana immergendo anche noi i piedi per trovare un pò di refrigerio.
Sabato 7 luglio
Siamo davvero cotti. Ci addormentiamo subito. Sono ancora un pò assonnata quando la luce filtra dal tendone. Mi pare che la notte sia volata: sta albeggiando, un’alba un pò biglia, forse pioverà, magari ,mi dico. Guardo l’orologio, lo riguardo sono le 3.40! Accidenti, siamo a nord-est ed albeggia molto prima che da noi. Non mi resta altro che cercare di riaddomentarmi, non voglio svegliare Achille che se la dorme beato; a fatica ci riesco ma, alle 6.30 un azzuro cielo mi dà il buyongiorno. Achille ancora dorme ma, dopo poco pure lui si sveglia. Ce la prendiamo comoda per una colazione tipicamente dell’est: con molto salato e poco dolce, il pane nero è squisito, il caffè accettabile, il latte molto intero, i salumi sono digeribilissimi, il rast-beaf eccezionale, le brioches, invece, poco fresche, la frutta abbonda così come sottaceti, wurstell, uova sode e salamini piccanti. Trascorriamo l’intera mattinata passeggiando per i viali attorno alla città: ad ogni incrocio di via chioschi di bibite con tavolini offrono ristoro a chi ne ha bisogno, giovani in bici o a piedi fanno sport, pochi sono gli anziani in giro. I conducenti dei taxi elettrici non danno tregua. Tutto è molto rilassante e piacevole, il tempo scorre e dobbiamo riavviarci all’hotel dove alle 11.30 l’autista del nostro tour ci preleverà per portarci ad Auschwitz. La visita ci emoziona non poco.
Puntuale l’autista si presenta, sul mini bus siamo in 8, italiani 5. Il viaggio dura più di un’oretta, il paesaggio è collinare e rupestre. Socializziamo un pò con i nostri connazionali: una famiglia di Roma. Arriviamo a destinazione che fa molto caldo e c’è tanta gente, me la vedo brutta. Invece no, tutto è bene organizzato: l’autista ci procura le cuffie per l’audio guida, chi deve ancora pagare lo fa a lui, ci affida alla guida italiana e ci dà appuntamento per il tardo pomeriggio. Siamo capitati molto bene: la guida è una persona di mezza età, ebreo di certo, forse un professore che integra nei mesi di vacanza il suo stipendio, il quale in un perfetto italiano ci spiega tutto quando qui è successo, stanza per stanza, casermetta per casermetta, campo per campo. Sebbene faccia questo lavoro da tanti anni ed abbia appena terminato il tour del mattina, mette tanto cuore nella spiegazione, patisce proprio il percorso che riesce a coinvolgerci emotivamente. Raggiungiamo anche Birkenau sotto un cocente sole e anche qui le emozioni la fanno da padrone. Il tour che ci ha tenuti impegnati per diverse ore è finito. La navetta ed un improvviso temporale ci riportano al punto di ritrovo carichi di emozioni ma, ecco che le mie argentate scarpette perdono una suola… mi viene quasi da ridere ma, non qui non non posso farlo. Silenziosi e tristi prendiamo posto sul bus e facciamo rientro in città. Nulla di tutto quanto si è letto, studiato, visto al cinema o in tv vale la visita a questo campo di sterminio, solo di persona ci si può rendere conto. Dopo un meritato riposo, più psicologico che fisico, ci ripresentiamo al nostro ristorantino. Siamo capitati nel fine settimana folkloristico: un duo di musicisti in costume allieta la nostra cena con suonate locali. Questa sera proviamo i bigos, praticamente uno spezzatino di carni varie e wursterl con tanto pomodoro e crauti. Ad Achille il piatto piace tanto, io con i crauti ho un pò di difficoiltà, a fatica lo finisco. la piazza con i suoi intrattenimenti ci permette di finire la giornata.
Domenica 8 luglio
I giorni volano siamo già a domenica, ci piace tanto di quello che vediamo, siamo contenti di essere qui e dire che non volevamo partire!
Devo assolutamente comprarmi un paio di scarpe, causa restrizioni di peso di Ryanair non ho cambio. La sera scorsa, per non zoppicare, Achille ha staccato anche l’altra suola! Non voglio perdere tempo in negozi. Ci dirigiano al centro commerciale di kazimierz e quando ormai sto perdendo le speranze di trovare ciò che cerco, ecco che un paio di bianche scarpette sportive fa al mio caso. Provo, calzo, pago ed esco, sono a posto. Per l’equivalente dei nostri 24 euro ho appena comprato delle bellissime scarpette sportive e di marca! Bene, ora i mercatini dell’antiquariato ci attendono. Ne visitiamo due quello di Plac Novy e quello di Torgowa. Con tutto l’impegno che ci mettiamo non riusciamo a trovare nulla da comprare, pazienza. La merce che propongono è di bassimo qualità, anche i commercianti a posto fisso non hanno nulla di interessante. Al mercato di Torgowa un discreto successo lo riscontra un venditore di vecchissime riviste porno: l’unico che ha clienti intorno… Ci inteneriscono anziane signore che con umiltà espongono i loro prodotti nella speranza di realizzare qualche sloty. Per fortuna oggi fa meno caldo, il temporale della sera precedente ha un pò rinfrescato. Il pomeriggio lo passiamo gironzolando a caso e scattando tante foto: ogni angolo si presta ad essere ripreso. Passiamo davanti alla curia, all’abitazione dove visse Giovanni Paolo II prima di diventare papa. Siamo un pò delusi perchè del Papa non troviamo nulla. Nessun libretto, nessuna cartolina o souvenir, testimonianza. Pensiamo che forse l’abbiamo già dimenticto. Ma, proprio loro, i polacchi, così cattolici?! No, non può essere, ed infatti veniamo a sapere che un grande centro, dedicato al santo padre sulla scia del nostro di Padre Pio, è in fase di ultimazione fuori città. Sarà pronto per il 2014. Volevamo ben dire…
Cerchiamo un posto per cenare, ma questa volta vera cena polacca: cotoletta, contorno freddo e caldo, dolce. Tutto molto buono ed esageriamo con la spesa: 52 zsloty!!! La gente in piazza questa sera, che è domenica è meno del solito,domani si lavora, quindi a letto presto e noi come loro.
Lunedì 9 luglio
Ora che siamo alla fine del soggiorno il tempo si è rinfrescato e siamo diretti a Nova Huta. Sebbene le guide prendano poco in considerazione la località a noi non è dispiaciuta. Dal punto di vista paesaggisctico ricordiamo più malmessi e decadenti certi palazzoni di Berlino est, la cittadina ha tanto verde, ed è ben tenuta, il vialone che Stalin ha voluto e che porta alle acciaierie è tipicamente russo. Solidarnosc e tutte le sue battaglie sono presenti ovunque: chiese, monumenti, viali, giardini. Certo, le miniere di sale dal punto di vista turistico rendono molto ma molto di più ma, non fanno per noi, troppo turistiche. Pomeriggio di shopping e poi cena con la famosa zapiekanka che ancora non abbiamo assaggiato. Questa baguette, che altro non è che una nostra pizza su pane, non è neanche male. Tutti la mangiano, in piedi, per strada a qualsiasi ora del giorno, farcita in ogni modo. Noi troviamo un localino con due tavolini, mangiare la zapiekanka in piedi, ancora non abbiamo l’abilità giusta, quindi meglio sederci….
Martedì 10 luglio
Ecco, martedì mattina è arrivata, come è giusto che sia. Faccio scorta di pane nero alla panetteria accanto all’albergo e ci dirigiamo al terminal del bus. Trovare la pensilina del 292 lo sapevo che sarebbe stata un’impresa. Abbiamo però la fortuna di trovare un bellissimo giovane di orgini napoletane che vive e lavora a Cracovia, il quale molto gentilmente ci accompagna quasi alla fermata. Anche lui conviene con noi che le indicazioni a Cracovia sono approssimazioni.
Che dire di Cracovia se non che siamo stati molto bene, ci è piaciuto tutto di quello che siamo riusciti a vedere, che è una città con tanti giovani, con pochi turisti italiani, non sappiamo se è un bene o un male, che ha tanto verde, che è vivibile, non rumorosa accogliente e a poco prezzo. Secondo noi il ‘poco prezzo’ finirà quando sarà ultimato il centro di Giovanni Paolo II, quello sarà per la loro fonte di guadagno vero e allora gli italiani accorreranno numerosi.
Atterriamo ad Orio in perfetto orario e ci accorgiamo che con il caldo il nostro biglietto del parcheggio si è smagnetizzato, l’omino ce ne stampa un altro dopo aver sborsato i 45 euro che mi ero messa da parte sempre per il “non si sa mai”… a casa ci vogliamo ritornare.