Cipro nord
ABBRONZATURA Come sempre quando si migra in territori calienti, nessun tipo di crema, olio o protezione ti dura più di dieci minuti. Poi cola facendoti sembrare un cono mentre si scioglie il gelato, per cui devi andare in acqua e ripulirti. Risultato: solita abbronzatura tipo “ho messo la testa nel microonde, mi squamerò entro poco”.
ACQUA Mare limpido, anche se i fondali non sono mai particolarmente allupanti (cribbio, allontanandosi non più di 50 metri dalla riva cosa ci si aspetta? Popolazione ittica tipo abissi?). Acqua caldina, che non sempre riesce nell’impresa di rinfrescare un corpo che fa fumo. Ma mettere il culo a mollo ogni mezzora al massimo è fondamentale.
AEREO Turkish Airlines. Con scalo a Istanbul e arrivo nell’aeroporto “clandestino” di Ercan (un baraccone che ti fa veramente sperare che l’aereo sia meglio dell’aeroporto). Ottimo, anche se la Sachertorte che ci danno all’andata non mi sembra esattamente un esempio di cibo turco, o no? ALAGADI Spiaggia sulla costa nord, presa d’assalto da tartarughe vogliose di fare l’uovo più che da turisti. Qui ci sono dei cestelli che difendono le uova deposte da eventuali predatori, e un baraccozzo che ha alle pareti un manifesto richiamante le Caretta Caretta di Lampedusa. Un ragazzone anglosassone ci spiega il processo di nascita degli anfibi corazzati in inglese, e gentilmente un ragazzino corre a tradurci tutto. In turco.
ALSANCAK Il nostro paesino, arroccato sulle colline, non proprio vicino al mare – dove invece stava l’hotel. Ci sono pochi paesi sulle coste nord: per paura dei pirati, tendevano a farli un po’ più in dentro. C’è il solito busto di Ataturk, e più su una interessante scoperta. Il cimitero. A destra quello greco, ovviamente abbandonato dal 1974, con molte croci spezzate. A sinistra quello turco, bello splendente, con tombe di gente morta a non meno di 90 anni (???). Al centro, quello che era un chiesolino ortodosso. Ora è vuoto: ci sono escrementi per terra e, alle pareti, invece di icone greche ci sono posizioni del Kamasutra vergate da mani profane.
ANIMALI Pochi gabbiani. Poche zanzare, grazie alle burrasche di vento che si ribaltano sulla costa, sistematicamente, ogni notte. Strani animaletti a mezza via tra la lucertola e il brontosauro che girano per strada, non prima di aver alzato il testone per vedere cosa capita e fuggire via. Capre, tante. Pecore, un po’ meno. Asini selvativi. Insomma: per strada il traffico è “animalesco”, ma nel senso letterale. E suonare il clacson non serve: se c’è una sfilata caprina stai lì e aspetti.
ARAPKOY Paese scalcinato nel centro isola, dove vediamo un chiesolino ortodosso adibito a stalla, e dove in un negozietto ci regalano una bottiglia d’acqua (in Italia non capiterà MAI!), mentre Sonia prende un balsamo “per capelli con problemi”. Nel senso che, se i problemi non li hai, te li fa venire. E’ comunque uno dei tanti paesozzi da cui passiamo, sotto gli occhi di assonnati indigeni per cui, evidentemente, la visione di soggetti stranieri è l’attrazione del giorno.
ATATURK Importante uomo politico della Turchia del primo ‘900, non ha a che fare nulla con Cipro. Ma i turchi, per convincere i ciprurchi ad essere più turchi che non ciprioti, hanno messo centinaia, centinaia di busti di questo “padre di tutti i turchi” in ogni piccolo paesino. La sua frase “fortunato chi si può vantare di essere turco” appare pressochè ovunque. La sua faccia è particolare, sopracciglia all’insu tipo vampiro con sguardo buono, e appare su tutti i tagli di banconote. Una invasione, un culto importato dalla madre patria, una ruffiana devozione da fare invidia anche a Emilio Fede. L’aeroporto di Istanbul si chiama Ataturk, tutte le strade si chiamano Ataturk… Una lagna.
AUTOMOBILE Una Renault 9 (anzi, Reno 9, come dicono loro) dei tardi anni ’70, direi… Targata ZCS 472… Puzza assurda, roba che alla faccia di “controlliamo gli scarichi”, beve come nemmeno Jim Morrison all’apice… Per fortuna la benzina non costa come da noi – circa 1560 lire al litro -, per cui non ci dissanguiamo. Un giorno non ne ha voglia mezza di partire, ma a parte quello non ci lascia mai a piedi. Anche se, ogni volta che era da mettere in moto, i tremori ci venivano. Specie se eravamo in luoghi dimenticati da Dio quanto da Allah… BELLAPAIS Paesino di collina, famoso nel mondo anglosassone perché descritto nel libro “Bitter lemons” di un certo scrittore Lawrence Durrell. C’è una abbazia abbandonata, tenuta abbastanza bene, al cui interno hanno fatto un ristorante. Quando la visitiamo, alla cassa il bigliettaio mi prende la guida in italiano, la sfoglia con calma, poi ridacchiando riconosce in “Mustafà, un mio amico” un vecchietto in una foto. Il mondo è piccolo… BIG SANDS Gigantesca, lunga e incredibilmente deserta spiaggia sabbiosa nella penisola Karpas. Incredibile: una discesa di sabbia di quelle che si vedono nei film di predoni del Sahara ti porta dalla strada al mare, da dove si vede questa immensa distesa solitaria. Immaginate come se la spiaggia romagnola fosse totalmente deserta… Uno spettacolo incredibile, di quei posti per cui ti chiedi “ma il mondo lo sa?”, e poi ti rispondi “meglio che non lo sappia”. Se pensiamo ad altri posti dove non riesci nemmeno a girare il lettino senza pestare il piede al “vicino”… Qui incontriamo anche un buonissimo micetto rosso. “La madre è finita sotto una macchina”, ci dice il proprietario-ristoratore. Mah! Visto che lì ci passa una auto all’anno, sarei più dell’idea che questa sia finita dentro un panino… BUFFAVENTO Castello diroccato sulle montagne. Ci volevamo andare, poi abbiamo desistito. Ci si arriva solo da un sentiero lungo, scosceso, e abitato a quanto pare da vipere. Saputo ciò, Sonia fugge a gambe levate… CAFFE’ In tutta l’isola si beve “caffè turco”, ma ovviamente guai a definirlo tale nella parte sud, anche se di quello si tratta. Si divide in “kahve” e “nescafe”. Il nescafe è una specie di cappuccino nostro. Il kahve invece è… tanto fondo, e acqua sopra. Quell’intruglio che noi creiamo quando laviamo la moka, o la macchinetta, loro lo definiscono prelibatezza tipica turca. Boh. Magari è anche buono, basta fermarsi prima che in bocca ti entri il fondo.
CHIESE Una delle dispute tra cipreci e ciprurchi riguarda chiese e moschee. Chiese distrutte al nord e moschee distrutte al sud? Nella parte turca, di chiese non sembra ne siano state buttate giù tante. Piuttosto, “ripensate”. Svuotate di ogni paramento sacro, tolte in molti casi croci e campane, vengono a volte riutilizzate nei modi più disparati: da museo a stalla, magari da qualche parte ci abitano anche… In molti altri casi sono solo svuotate, chiuse e abbandonate. Tranne qualche monastero che, scalcagnato, cerca di attrarre qualche raro viandante più per vedere “che fine ha fatto” che non per reale splendore.
CIBO Molta carne, estremamente tenera. Verdure, salse, spezie di ogni tipo. A dire la verità, la cucina ellenica e quella turca non sono poi tanto diverse: sapori, aglio e cipolla, tanto yogurt. E i dolci… i dolci… Tutti rigorosamente al sapore di saponetta. Che siano torte, ciambelle, budini, gelati… Niente: la saponetta (che pare un aroma estratto dalla vaniglia) apparirà d’incanto facendoti storcere la bocca. In compenso, dopo aver visto capre abbeverarsi in mare, si capisce come mai una presunta specialità dell’est Mediterraneo sia il formaggio salato… CIPRECI Come detto, si intendono gli abitanti di Cipro di etnia greca. A Nord non ce ne sono praticamente più, se non in qualche isolata decina a Dipkarpaz.
CIPRO Terza isola del Mediterraneo, dopo Sicilia e Sardegna. 80% della popolazione di ceppo greco, 20% turco. Fino al 1960 colonia britannica, poi indipendente. Ma i cipreci volevano passare sotto la Grecia (a mò di Creta, per intendere), i ciprurchi invece non volevano essere svenduti ad un plurimillenario nemico, preferendo al massimo una divisione dell’isola, creando un “protettorato” turco. Dopo 14 anni di combattimenti sparsi, la giunta fascista greca – sponsorizzata dagli USA – attua un colpo di stato per mettere, al posto del titubante arcivescovo Makarios, un capo più incazzato verso i turchi. Risposta: l’esercito turco invade l’isola, prendendosi la parte nord (più ricca: comprende le coste migliori, i due porti principali, e fette di pianura fertili). A questo punto cominciano migrazioni di massa dei ciprurchi rimasti a sud e cipreci a nord: chi decide di restare in territorio “nemico” può farlo, ma diventa cittadino di serie C, senza diritti e a rischio ritorsioni. Da allora, un muro divide le due parti, e pochi sono coloro ai quali è permesso di fare su e giù. In entrambe le parti, altissima è la percentuale di militari. Ma, malgrado la turbolenza passata, nessun pericolo per i turisti. E, anche tra loro, sembra ormai ci sia una stabilità: i cipreci vorrebbero riavere le coste del nord ma senza scannarsi, ai ciprurchi basta vivere in pace.
CIPRO NORD “Repubblica Turca di Cipro Nord”. Dopo la “spartizione” del 1974, si accorsero che a nord c’era troppo spazio e pochi abitanti. Quindi, la Turchia spedì a Cipro molti poveracci, contadini e a volte anche criminali dall’Anatolia e dalla Cappadocia. Per cui ora questa parte è popolata sia da ciprurchi che da turchi veri e propri, spesso più poveri e scaraventati nelle zone più isolate con le loro capre. Terra molto particolare, ancora quasi intatta dal punto di vista dell’edilizia turistica, che a causa dell’embargo imposto dal mondo dipende economicamente solo ed esclusivamente dalla Turchia (che non è proprio un gran che, da questo punto di vista). Da decenni si cerca una soluzione, ma gli osservatori esterni sono molto scettici. Il dramma di Cipro? L’assenza di una coscienza comune: “non esistono ciprioti. Esistono greci che vivono a Cipro, e turchi che vivono a Cipro”, ipse dixit il capo di stato di questa parte.
CIPRURCHI Come detto, si intendono gli abitanti di Cipro di etnia turca. Sono alquanto gentili, anche se non è che sappiano l’inglese al di là di un blando “yes, no”, e qualche numero.
DIPKARPAZ Villaggio dell’est, ultimo tratto di civiltà prima del lungo dito di penisola. E’ uno dei rari luoghi del nord in cui vivono ancora cipreci. In non grandi condizioni: non hanno medico, non hanno telefono e, insomma, non stanno poi tanto bene. Restarono qui perché, all’epoca, la guerra non toccò questa zona, e loro speravano in chissà cosa… Nel paese c’è una chiesa “attiva”, senza campane per non infastidire i musulmani. Vicino a questa, non particolarmente ricca, è stata per dispetto costruita una colossale moschea.
EFES PILSEN Non esiste una birra tipica di Cipro Nord (ce ne sarebbe una, ma è irrisoria), come era la Keo a sud. Per cui il marchio principale è questo, proveniente da Istanbul. Sonia che l’ha provata dice che è buona e leggera. E anche utile per altre cose… FAMAGOSTA Città nella costa est, era porto e meta turistica principale prima della guerra. Ora è abbastanza cupa. Al suo interno la cittadella antica, attorniata dalle mura. In generale, molti luoghi di interesse storico a Cipro Nord sono lasciati andare. Un po’ perché di origine ortodossa, roba che ai turchi interessa poco. Un po’ perché non ci sono poi tanti turisti da spremere e da cui prelevare soldini. E anche perché solo da poco cominciano ad arrivare sovvenzioni internazionali per il conservamento. Per cui ci sono palazzi cinquecenteschi trasformati in parcheggio, rovine rovinate, et similia. In mezzo a Famagosta (ribattezzata Gazi Magusa in turco, e Ammochostos in greco: Famagosta / Famagusta era il nome storico), il buco nero di Varosha. Che merita capitolo a parte.
FOTOGRAFIE Alla fine la mia Signora ne fa 11 rullini. Una esagerazione, spesso con foto doppie o tragicamente ripetitive. Come sempre, grande interesse rivolto a sassi, porte, archi di palazzi in decomposizione. Ah, beato chi vedrà l’album “depurato” dai doppioni… GIORNALI Di stranieri non ne arrivano, tranne qualche testata inglese. Il resto è tutto in turco, e per chi non maneggia la lingua è difficile a prima vista distinguere tra giornali “turchi” e giornali “di Cipro turca”. Poi ci sono certe piccole cose che te li fanno distinguere. Su quelli dell’isola, troneggia sempre e comunque il nome di Rauf Denktas, presidente di Cipro Nord e soggetto bravo a tenere sott’acqua ogni tipo di opposizione. Nell’unico giornale dell’isola in inglese si parla quasi sempre di lui… “Denktas di qua, Denktas di là…”. Insomma: il TG4 versione stampata. Sui giornali turchi appaiono anche molte belle fanciulle, non sempre per motivi prettamente legati agli articoli… GIRNE Principale città della costa nord, con maggiore concentrazione turistica. Questo non deve far pensare a casermoni e distese di alberghi con caos, traffico e centinaia di pub presi d’assalto da alcolisti anglogermanici. C’è una strada principale, con qualche negozio, una passeggiata sul lungomare, e il porto. Che sarebbe poi una insenatura attorniata da tanti piccoli ristorantini, tutti rigorosamente a lume di candela, con un particolare effetto ottico. Qualche casinò sparso qua e là, ma la tranquillità è assoluta. C’è un colossale castello sul mare, anche lui abbastanza spoglio da turisti. C’è uno strano gelataio che prima di darti un cono con gelato gommoso ti ci fa i giochi di prestigio, lanciandolo in aria, nascondendolo, facendolo riapparire eccetera (almeno prendetelo per questo, dato che il gusto, insomma…). C’è un passeggio di tantissimi uomini soli o in coppia, per cui prima ti viene in mente Roby Facchinetti urlare “Dio delle cittàààà”, e poi ti chiedi “ma le donne dove sono rimaste?”. C’è un negozietto dove un ragazzotto ciprurco mi descrive la formazione del Bologna che ha giocato il giorno prima in Intertoto. C’è un pub che, sarà un caso, ma ogni volta che passiamo suona “Fuoco nel fuoco” di Ramazzotti. C’è un negozio di frattaglie dove un vecchietto ultrabicentenario ci mette mezzora a fare i conti. C’è una parata militare dove ci si mette in fila per avere: 1 biscotto, 1 boccia d’acqua, 1 portachiavi, 1 maglietta, 1 cappellino di non so quale sigla militare. Carino, insomma… GUIDA Anche qui si guida con volante a destra e si tiene la sinistra. Visto che non era la prima volta, la cosa è stata meno traumatica, anche se il primo impatto stavolta è stato nel deserto entroterra, di notte… Ma sì, inizialmente fai fatica ad ingranare le marce con la sinistra e fai partire il tergicristallo anziché la freccia, ti spaventi a vedere queste macchine che ti vengono addosso in contromano, ma poi ci si rassegna… GÜZELYURT Ribattezzata subito Yogurt perchè Guzeleccetera era troppo complesso. Paesozzo nell’ovest, non toccato dal mare, pieno di negozi anche assolutamente moderni ma… totalmente vuoti.
ITALIANI Esiste solo un tour operator italiano che batte la rotta Cipro Nord. Per cui in giro non ce ne sono, ma quelli che ci sono sembrano essere quasi solo nel nostro albergo. Ovvero: magari c’erano 10 italiani in tutta Cipro Nord, ma erano tutti al Maremonte Hotel… Qui vengono tutti messi in una stessa ala dell’albergo. Evidentemente, questi qua ce l’hanno nel sangue, il senso di divisione etnico-linguistica… KARAKUM Spiaggetta del nord, con lettini a maglie di ferro. In acqua ci sono piccoli pesciolini, come quelli che magari troviamo ovunque vicino a riva. Ma questi sono un po’ più bricconi: arrivano, ti annusano, ti mordono. Boh! KARAOGLANOGLU Non è il verso del tacchino: trattasi di paesino tra Girne e Alsancak, ribattezzato con il nome del primo soldato turco ucciso durante l’invasione del 1974. Paese che a Sonia ricorda il Far West (sulla costa cipriota?), famoso perché è qui che sono sbarcate le truppe turche. Nel punto preciso c’è un monumento: una specie di pezzo di artiglieria, a mò di canne d’organo, che si innalza verso il cielo. Ribattezzato dagli stessi turchi “Turkish erection” per una strana assomiglianza fallica… Attorno, disegni di quello che dovrebbe essere successo all’epoca: i poveri ciprurchi erano felici e contenti, poi assaliti dai cipreci fino al salvifico arrivo dell’esercito, nemici spazzati via, e ora tutti felici e contenti. Come un qualsiasi episodio di Goldrake… Avranno usato le lame rotanti e l’alabarda spaziale? KARPAS E’ il lungo “dito” che rappresenta l’estrema parte est di Cipro è praticamente disabitato, a parte un paesino e tanti asini selvatici, abbandonati qua dai greci che durante l’invasione turca fuggirono lasciandoli soli. Luogo veramente selvaggio che si conclude con un monastero “dell’Apostolo Andrea” (ma esisteva un apostolo di nome Andrea?), dove una stanchissima e scassata suora greca sopravvissuta a chissà cosa dorme e ci fa entrare.
KEBAP Piatto nazionale turco, si direbbe. Di agnello o di pollo. Ne mangiamo uno, senza nemmeno poi sapere se fosse kebap o cosa, in un polveroso ristorantino di Famagosta. Paghiamo 5.000.000 con la Visa. Detto così sembra chissà cosa. In realtà si tratta di seimila lire… KORUÇAM Villaggio dell’ovest, sulle colline, assolutamente unico. Qui vive l’unica comunità cristiano-maronita dell’isola. Di lingua greca ma non ortodossi, vivono con foto del Papa e bandiere del Libano (da là arrivarono, nella notte dei tempi), sopportati dai turchi perché abbastanza neutrali, anche se forse un po’ più vicini all’ellenico che non all’ottomano… Una specie di isolotto isolato dentro l’isola, dove pare che la convivenza sia fattibile (insomma, però ogni parte ha il suo bar) e dove ci sono scritte in greco assolutamente impreviste. Possono fare su e giù dal muro, e hanno le uniche macchine di targa greca che girano al nord. “Ma come fate?” “Aspettiamo che greci e turchi si ammazzino tra loro, poi l’isola sarà nostra”, mi dice un tizio (dopo essersi assicurati che siamo cattolici, cominciano a parlare…). “Ma quanto aspetterete?” “Duemila anni che aspettiamo, di tempo ne abbiamo!”. “Ma non avete paura?” “Qui se qualcuno ci tocca, arriveranno in pochi minuti l’esercito libanese, il Vaticano, un miliardo di cattolici”. Sicuro lui… In bocca al lupo.
LAPTA Villaggio del nord poco sopra la costa, accanto ad Alsancak. Qui pare si nasconda un faccendiere palazzinaro che ha fatto varie bancarotte nel corso degli anni. Qui troviamo una specie di lunapark che potrebbe ricordare quelli dei film anni ’60, dove magari Gianni Morandi portava la Laura Efkrian. E dove tutti i baracconi hanno ragazzotti che ci intortano gridando “one million! One million!” per strani tiri del cerchio. Chissà cosa si poteva vincere… LEFKE Paese del nord ovest. Attorniato dal Muro, importante centro universitario, famoso per un altro motivo. Qui ha sede uno strano santone di non so quale religione, che ha tra gli adepti Cat Stevens e Bob Geldof. Questo spiega i tanti cloni di Bin Laden che girano per strada con barba e berretto. Ah, se Bush potesse mettere piede qua… Invece, piede e altro lo mettono alcune fans del Santone (Kibrisi Seyh Nazim, per la precisione), interessate non solo ad una “revisione” spirituale ma anche fisica, da quello che si racconta… Nei dintorni, oltre che la solita statua di Ataturk, militari turchi ovunque.
LEMAR Supermercato dove ci riforniamo di bevande, dove Sonia sviene a causa degli sbalzi di temperatura, rischiando di crollare sul tappetino della cassa e di essere letta con la penna ottica dalla cassiera. Chissà quanto me la avrebbero fatta pagare… Qui vedo, in un’altra cassa, la più bella ciprurca della vacanza… MALATYA Piccolo paesino del nord, in collina, reso famoso da una vecchia canzone di Bertin Osborne (“Eterna Malatya tu mi prendi e tu mi dai”, Sanremo 1983). Qui pare ci siano delle cascate. E, seguendo un sentierino, si nota una roccia sporca, quasi arrugginita… Ma l’acqua? Se Allah, Ataturk e Denktas vorranno, verrà fuori… MAREMONTE HOTEL Pare che nemmeno dovesse aprire, dato che chissà cosa vogliono farci. Quindi è strano, le lenzuola non sono della misura del letto e sugli asciugamani ci sono scritte richiamanti altri alberghi. E’ molto vasto, comprensivo di bungalow (stanzette a schiera) di fronte al mare, reception sperduta, ristorante e bar, discoteca, spiaggia, bar sulla spiaggia. C’è tutto, anche se alquanto dispersivo. Spartano, ce lo descrive una attempata coppia di romani in partenza mentre noi arrivavamo. Alla fine viene promosso.
MILITARI In verità Cipro Nord sembra un immenso territorio militare, e le zone “civili” delle gentili concessioni. Per cui ci sono caserme piazzate nei posti più impensati, militari dappertutto, poveri soldatini con fucile spianato che fanno una annoiata guardia a baracche che chissà a chi possono interessare… Facile quindi trovare degli STOP (anzi DUR, in turco), cozzare non solo contro il Muro ma contro qualsiasi cosa che interessi l’esercito, dover fare inversioni mentre un tizio in divisa ti dice “military zone”. Ma sono tutti estremamente gentili, forse perché magari siamo gli unici soggetti che ravvivano giornate altrimenti piatte. Comunque, avete mai visto in Italia militari, poliziotti, qualsiasi tizio con addosso una divisa che ti sorrida? Magari lo fanno, dopo averti manganellato, però… Ah, la cosiddetta “civiltà superiore”… MONETA Si usa la lira turca. 1.600.000 lire turche sono un euro. Fare i calcoli è complicato, per cui devo escogitare una equazione più immediata. Prendiamo la cifra, togliamo tre zeri, moltiplichiamo per 1,2: ci sarà l’importo in lire italiane. Ovvero: 1.000.000 sono 1200 lire, 5.000.000 sono 6000 lire. Non ci sono “monete”, o comunque poche. Invece carta, carta, carta. Al cambio (100 euro) ci vengono dati 160 milioni, un pacchettino di banconote strapazzate grosso come una Bibbia… Su tutti i tagli c’è il solito Ataturk. I prezzi sono convenienti se si chiedono prodotti turchi o ciprurchi. Medio alti per roba “europea”, forse perché farla arrivare qua è costoso. Però, ogni volta che prendiamo qualcosa, è un trauma. Un’aranciata? “Two millions”. Eh? L’impatto è sempre comico… Ma con che faccia ti permetti di chiedermi due milioni per una Yedigun (bibita gasata al mandarino)? Insomma. Qui andrebbero a nozze gli Skiantos, che cantavano “i gelati sono buoni ma costano milioni”… MOSCHEA Ne vediamo tante. Nuove e vecchie, originali e ricostruite laddove prima c’era una chiesa ortodossa. Sono poi molto simili: stanzoni con tappeti, ventilatori, baldacchino che dovrebbe segnalare La Mecca… Fuori il lavapiedi. Ci si può entrare senza problemi, fare anche foto. Basta solo, a quanto pare, non camminare davanti a chi è inginocchiato. In questo caso magari arriva il Mullah Omar… Una preghiera musulmana è una specie di esercizio di fitness: ti sdrai, ti rialzi, ti inginocchi, ti rialzi, ti pieghi tre volte… Per questo qui sono tutti magrolini? Fuori, di solito alle 18, un altoparlante irradia la voce di un muezzin che magari prega, ma a me sembra Fantozzi dopo aver ingoiato le famose polpette a 10000 gradi Fahrenheit.
MURO Lunga fila di bidoni arrugginiti, filo spinato, tutto quello che si trovava sotto mano quando ci fu da tirarlo su. Taglia in due l’isola. Nella parte sud ci si può avvicinare molto, a nord invece un qualche militare, gentile ma fermo, interrompe la tua strada prima che questo muro ti cada all’occhio. Resta una cosa unica, incredibile, che dove passa per le città (Nicosia, Famagosta) crea situazioni demenziali. Per il resto, passa attraverso colline e sentieri deserti, obbligando il solito militarino a stare con fucile spianato a sorvegliare chissà cosa. Molte strade di campagna sono così, ad un certo punto l’asfalto diventa più scassato, e senza preavviso ti trovi ‘sto tizio verdevestito che ti dice “sorry”. Tu vedi la cartina e ti accorgi “muro”… MUSICA La musica turca non è male. Un misto di ritmi moderni (tumb tumb) ben miscelati con sonorità turcheggianti, e sotto una voce che lancia messaggi incomprensibili. Potrebbe ricordare Ofra Haza. Il caso tipico è di tale Tarkan. Importante cantante turco che incide canzone sbaciucchiante, la traduce anche in inglese per aprirsi a mercati più floridi, nessuna risposta. Poi arriva figona australiana chiamata Holly Valance, ci ansima sopra, fa un video dove appare nuda e piluccata da ballerini famelici, intitola il tutto “Kiss Kiss” e vende. A parte questo, anche le canzoni più lente sono carine, sebbene sembra sempre che chi le canta voglia comunicare al mondo “aggio male ‘a panzaaaa”. Peccato che la discoteca dell’albergo preferisca inquinare l’aere con ritmi yankee-rap. Purtroppo, questa scelta la si capisce vedendo come tutti i ragazzotti ciprurchi indossino magliette di Eminem… NICOSIA Capitale, divisa in due da un muro che taglia in modo geometricamente perfetto la città vecchia racchiusa nelle mura antiche. Qui in molti casi è possibile vedere cosa c’è al di là, magari come finiva la strada che ora è spezzata in due. A Nicosia Nord (turca) c’è un parco sopraelevato, una rete di protezione, e sotto il bastione la Nicosia Sud. E’ il punto dove i due “stati” sono maggiormente a contatto, da dove si può vedere cosa capita al di là, magari parlottare anche con i “nemici”. Come se, a Bologna, la Montagnola fosse turca e via Indipendenza greca. Roba da matti.
NICOSIA NORD Capitale della zona turca. A differenza della parte greca, qui tutte le vie che si concludono con il muro sono abitate, fino all’ultima possibilità, Per cui capita – vero – che il tuo portone sia a un metro da ‘sto muro, che la tua casa sia tagliata in due, e che magari da 30 anni tu non possa andare nel ripostiglio perché preso nella invalicabile “zona cuscinetto”. I bambini giocano accanto ai soliti militari annoiati, ovunque la scritta “no photo” ed un impressionante senso di degrado all’interno dei quali questi vivono senza andare fuori di testa. Il “distretto arabo”, quello più povero e più a ridosso del muro, è qualcosa di indescrivibile. Più fuori, una città caldissima dove i ciprurchi passano il tempo a fare code al bancomat, magari scommettendo su quanti milioni di lire turche usciranno, dove le ciprurche con il foulard in testa fanno spese in mercatini scalcagnati, dove ovunque senti l’atmosfera di città decapitata, un corpo senza testa. Da vivere.
PERSONALE In pochi sanno l’inglese, per cui c’è poco da fare interscambi culturali. L’unica fanciulla lavora al bar della spiaggia, e alla mia unica domanda (“come mai i vostri dolci sanno di saponetta?”) fugge via alla ricerca di aiuto. Poi tanti maschietti. Il capo ristorante che sembra una checca isterica, mi chiede solo di Rivaldo al Milan, e che non fa una faccia allegra quando ammetto che sì, è vero, ho visto anche la parte greca… Altri ragazzotti che ti rivolgono la parola in modo molto timido, con rabbia di Sonia che aveva messo gli occhi su quasi tutti loro. Un soggetto che ti mette la carne nel piatto che assomiglia a Pilone (chi ha visto Porky’s capirà). Uno alla reception che, la prima sera, si è visto arrivare un italiano che gli dice “ma se non posso tirare l’acqua in camera, la cosa marrone come la mando giù?”.
POPOLAZIONE ALBERGO Quasi tutti di lingua turca, vai te a capire se ciprurchi o turchi in vacanza. C’è uno strano soggetto ribattezzata “fiera delle sue tette”, che va in giro petto in fuori da sola alla ricerca magari di qualche cameriere da sollazzare. Un canottino biondastro ribattezzato Turkish Tortello… Qualche italiano che si lamenta… Un giorno veniamo invasi da una gita di iraniani. Donne con foulard e vestiti alquanto costosi, baffuti sosia di Saddam. Pensano di essere a casa loro, e non hanno un particolare senso del “fare la fila”. Ma questa, a quanto pare, non è una qualità che qui hanno in tanti.
RADIO Poche litanie religiose. Curioso, ma di lamenti musulmani se ne sentono di più nella parte greca. Di italiano? Solo una canzone, e anche abbastanza inflazionata. “Perdono”, del Tiziano Ferro. Almeno non si sente Nek, mi verrebbe da dire… RAGAZZE Beh, niente male. Certo, bisogna scremare le fuori classifica con foulard sulla testa da brave seguaci di Maometto. E magari quelle i cui caratteri e lineamenti turchi sono un po’ troppo marcati. Però la media non è male, almeno per i miei gusti. Morettine, non particolarmente evidenti… Peccato solo che la totale mancanza di topless nell’isola non permetta panoramiche più intense. Cado nella trappola di una dal capello lungo che al bar della spiaggia ci insegue chiedendo se io e Sonia siamo fratello e sorella. E’ cieca, ci assomigliamo davvero o forse voleva sondare il terreno? Non colgo l’occasione al volo per un adulterio ottomano.
RAGAZZI Idem con patate per Sonia, che già due anni fa era rimasta più colpita dai pochi turchi visti al di là del muro che non dai greci. Li definisce magri, con sguardo intenso, interessanti insomma. E sbava sia per un cameriere dai capelli a spazzola maggiorenne da poco che per uno del bar della spiaggia, con il monociglione. Peccato per lei che i ciprurchi non sono molto invasori, e una volta vistala con me nemmeno le rivolgono lo sguardo, figuratevi la parola.
SADRAZAMKOY Paese nell’estremo nord est, tra i più poveri dell’isola. Per passarci incrociamo una spiaggetta dove una bimba fa il bagno non in mare ma dentro un bidone, tante capre, e finalmente ecco il paesozzo, annunciato dal solito inesorabile busto di Ataturk. Gente sbilenca, baracche, e in fondo, là verso il mare, un villaggio turistico tanto nuovo quanto semideserto. Ci avviciniamo, poi uno strano soggetto ci fa ampi ed incazzati cenni di “via!”. E se fossimo stati i figli del sultano Fat-ti-piu-in-lah che volevano comprare il tutto? SALAMIS Importante sito archeologico vicino a Famagosta, abbastanza malridotto. Ma c’è poco turismo, le sovvenzioni internazionali sono molto limitate, come facciamo a mantenerle ‘ste cose, dicono i ciprurchi… SANT HILARION Altro castello diroccato in montagna. Per arrivarci si deve passare attraverso zone militari, fili spinati, una stradina che a volte l’esercito chiude e chi c’è si arrangi. Hanno messo una bella fune tra le cime di due monti, e ci hanno messo a sventolare due immense bandiere (quella turca e quella ciprurca). Arriviamo al castello (che pare abbia ispirato quello di Biancaneve) troppo tardi per vederlo, torniamo subito indietro finchè la strada è accessibile.
SIPAHI Paesino dell’est dove ci fermiamo, vediamo un tizio dormire dentro una moschea, e dove Sonia profana il solito busto di Ataturk facendosi fotografare vicino a lui.
SOLI “E poi si resta Soli”, cantava Drupi. Sito archeologico a ovest, dove hanno messo una gigantesca tettoia per evitare che i mosaici si sciolgano, e dove fa troppo caldo per vedere il solito anfiteatro grecoromano.
SPIAGGIA Sotto l’albergo, spiaggetta sabbiosa di una dozzina di metri di larghezza, che quando il mare si alza si dimezza, annacquando lettini e concedendo una unica striscia di ombrelloni. Abbastanza affollata, specie di pomeriggio, soprattutto di domenica. Non abbiamo mai capito se si pagasse o meno: un tizio chiede un ticket al termine della scalinata da cui si raggiunge la spiaggia, ma serve poco dato che ci si arriva anche da un altro, insorvegliato, lato. Qui scopro un fatto interessante: tu puoi prendere il lettino, l’ombrellone, ma non sei proprietario dell’ombra, se sei al sole. Tradotto: ti giri un attimo, e ti puoi trovare qualche balenottera cinquantenne accanto, beata all’ombra, proprio quando magari volevi dare riposo ad una pelle ormai in combustione. L’acqua è tra le più sporche dell’isola, ahimè: mancando una cultura ecologica, fino a mezzogiorno circa si nuota letteralmente tra sportine di plastica e cartacce. Poi, curiosamente, più il luogo si affolla, più il mare si pulisce, per diventare perfetto dopo le 15. Mah! STANZA 225. Fornita di frigorifero sbrodoloso, di aria condizionata bella pompante, di gatto miagolante da mane a sera che, fatta confidenza, alla fine decide di trasferirsi o davanti al frigo o direttamente sulla mia pancia. Fornita anche di qualche formica di troppo (o con qualche chilo di troppo, viste le dimensioni?). E di gabinetto dove l’acqua non va giù, specie se si osa provare a gettare della carta igienica. Detto questo si potrebbe pensare ad una specie di baracca gelida piena di bestie… Ma no, ci si sta bene, specie quando alla sera c’è il vento che fa sbattere le finestre e tu pensi che voli via tutto. Ma no, ci si sta bene, ripeto. Peccato disti un chilometro dal resto dell’albergo, e tu stai lì al buio, dimenticato sia da Dio che da Allah che da Ataturk… Ma no, ci si sta bene. Per qualche strano motivo, cambiano le lenzuola ogni giorno, e non sempre si ricordano di fare uguale con gli asciugamani.
STRADE Ne hanno fatte di nuove, a due corsie per direzione, con fondi arabi, per raggiungere le città principali (Nicosia, Girne, Famagosta). E sono clamorosamente vuote, dato che di macchine in giro ce ne sono poche, e anche quelle che ci sono evidentemente non hanno tanta voglia di andare su e giù. Un minimo di traffico attorno a Girne, ma roba che anche qua ce la sognamo. Automobilisti abbastanza tranquilli, spesso troppo lenti, spesso con autoradio a palla. In giro, auto scardozze, modelli strani (la Fiat Siena? La Toyota Corsa? E tante di quelle Fiat Palio…). Ma si va più o meno dappertutto: solo la zona nord est è un pochino meno battuta, facendoci pensare che se la Reno 9 si fosse fermata, forse solo qualche asino selvatico poteva aiutarci.
STRANIERI Difficile capire chi sia ciprurco e chi turco. Per il resto qualche inglese, rarissimi tedeschi, e italiani solo nel nostro albergo. Questo rende difficile trovare soggetti che parlino un inglese decente.
TASKENT Paesino del centro dove sono stati “ricollocati” gli abitanti ciprurchi sopravvissuti al “massacro di Tochni” (il paese dove eravamo due anni fa). Vicino a Taskent, c’è una montagna sulla cui roccia è stata dipinta una immensa (la si vede praticamente da tutta l’isola) bandiera di Cipro Nord, e la solita massima di Ataturk. Certo che la voglia di andare lì di notte e scrivere a caratteri cubitali “ATATURK BABBEO” mi è venuta, eccome… TEMPERATURA Caliente, perbacco. Per fortuna le notti sono ventose, e si sopravvive. Ma ci si scioglie. Comunque, meno focoso del Sud, mi sembra.
VAROSHA Era il principale quartiere turistico di Famagosta, dal 1974 è insaccato in una zona off limits. Per cui c’è questa fila di circa 3 km di alberghi casermoni, in riva al mare, dove da 30 anni nessuno mette piede. Scenario spettrale, da autentica città fantasma. Impressionante, e dicono che sia ancora peggio di notte, quando le luci di Famagosta si interrompono bruscamente per far spazio a questo buco nero. Scritte in greco, insegne cadenti di alberghi già caduti. L’ultimo hotel attivo (il Biffer Palm) ha un bellissimo mare, una bella spiaggia attorniata da scheletri di cemento. E, verso destra, una piccola rete che finisce in mare: il solito, ormai amico, muro.
VENTRE, DANZA DEL Prova a farla una ballerina in albergo, una sera. Trattasi in realtà di un dimenare la pancia di qua e di là, e non so quanto sia realmente sensuale.
VIGILI Vestiti con strano gilettino fosforescente, come quelli che a Bologna vendono il Carlino per strada… Mi fermano due volte (sulle tre che ho guidato!). La prima è un trauma, il tizio chiede la patente poi dice una frase inquietante… “youareverystrong”… Eh? Sono forte? Andavo forte? Ma se nemmeno so farla partire, ‘sta carcassa con il volante a destra… Poi Sonia capisce, stava chiedendo “You are where from”, risponde rapida “Italy” e si merita la liberazione con sorriso e “goodnight”… VOUNI Sito archeologico nell’estremo ovest, a ridosso del muro. Pare si paghi, ma forse il bigliettaio non ne aveva voglia. Soliti ruderi e scavi lasciati andare, anche perché sono pochi gli archeologi che vengono a Cipro nord, sapendo che poi rischiano di non poter più entrare in Grecia.
YEDIDALGA Spiaggia dell’ovest, qualche buona struttura completamente circondata da caserme e military zone. Sonia viene bruscamente interrotta da un militare-bagnino mentre, su un pontile scassato, stava facendo una foto ad un soggetto di alto interesse militare: io che sguazzavo in acqua. Spie di tutto il mondo erano pronte a fare follie per questa immagine…
YESILIRMARK Paesino nell’estremo lembo ovest, dove attorno c’è solo montagna impolverata e muro. L’unica strada diventa sempre più malandata, prima di diventare buche, sentierino, militare con fucile.