Ciclovia del Danubio da Vienna a Budapest
Il tratto che da Vienna conduce a Budapest è un percorso che in circa 340 km attraversa gli stati di Austria, Slovacchia ed Ungheria. E’ un tragitto piùttosto “selvaggio”, che richiede al ciclista di essere “protagonista” del proprio viaggio, nel senso che ci sono diversi modi di percorrere i km che portano a Budapest ed il ciclista, a seconda delle proprie preferenze, può scegliere quale è il percorso che fa al caso suo, costruendo il proprio personale viaggio. In primo luogo bisogna dire che due sono i percorsi standard ed “obbligatori”, che non prevedono alternative: il tragitto Vienna Budapest (il primo) e Szentendre –Visegrad (l’ultimo). Nei km intermedi il ciclista può scegliere se seguire il Danubio sul versante Slovacco o su quello Ungherese, con le relative differenze che lo caratterizzano: può comunque anche decidere, grazie ai numerosi ponti disseminati lungo il tragitto, di cambiare versante quando qualcosa lo attrae dall’altra parte. In linea generale si può dire che il versante slovacco procede molto vicino al Danubio, consentendo al ciclista di osservarlo nei sui cambiamenti estetici, nelle curve che compie e negli ambienti che crea. A chi ha compiuto il tratto percedente ed ha percorso i 300km da Passau a Vienna sempre a stretto contatto con il maestoso fiume, il versante slovacco può sembrare la diretta prosecuzione del proprio viaggio. Nello stesso tempo però il questo versante non tocca città di rilievo storico e culturale, se non Komarno, che non si può dire essere una bella città. L’attrattiva di questo versante è sicuramente la natura ed il fatto di essere vicino al Danubio. Il versante ungherese invece tocca alcune città belle, vivaci e storicamente interessanti come Gyor, Tata, Eszergom e Visegrad che per essere raggiunte però costringono il ciclista ad allontanarsi dal fiume e ad entrare verso l’interno, con alcuni “sali e scendi”. Al ciclista la scelta! Sempre in linea generale possiamo dire che la “Ciclovia del Danubio” è abbastanza segnalata (Donauradweg, E6, Dunajska Cyklomagistrala), anche se sicuramente meno e peggio rispetto alla meravigliosa Passau Vienna: non è tutta pista ciclabile, ma ci sono parti di sterrato e parti che devono essere percorsi su strada, sia a scorrimento veloce (camion) che strade di campagna con poche auto. Ci sono molti ponti che permettono di passare da un versante all’altro in maniera veloce (ma non molto tranquilla perché spesso sono ponti dove passano camion) e questo è molto affascinante: nel giro di 30 minuti si può cambiare lingua, cultura e moneta! Si attraversano riserve naturali (regione del Lobau all’uscita di Vienna) con una natura incredibilmente bella, isolette (Szentendrei Sziget dopo Visegrad), insenature naturali (dopo Eszergom) e campagne molto rurali. Una delle cose per me più affascinanti è stato entrare in poco tempo in 3 capitali (Vienna, Bratislava, Budapest) con la bicicletta.L’ingresso in città grandi con la bici è un’esperienza emozionante: mi è sembrato di sentirmi meno piccola e dispersa arrivando in una di queste città entrando seguendone “il senso” dettato dal fiume. Riuscivo a capire dov’era e qual’era il verso della città. Il tragitto è sì abbastanza segnalato, ma sicuramente non molto servito rispetto, nel senso che ci sono poche strutture ricettive come bar e ostelli per le bici ed in alcuni tratti se non ci si organizza si rischia di non trovare per 50 km un bar dove prendere dell’acqua, che ad agosto è necessaria! Si incontrano molti meno ciclisti, in alcune tappe si contano sulle dita di una mano, ma forse questo rende anche più piacevoli gli incontri: inoltre più ci si avvicina al mar nero, più s’incontrano persone veramente “impallate”, che hanno sulle spalle tantissimi chilometri ed hanno gli obiettivi più disparati (io ho incontrato un ragazzo simpaticissimo che è partito da solo da casa sua in Inghilterra e che voleva raggiungere Istanbul). Non è un tragitto “per famiglie” come il tratto Passau Vienna, e chi teme la solitudine potrebbe trovarsi un po’ in difficoltà. Io ho fatto il viaggio da sola, ma non ho avuto nessun problema di “sicurezza” e nei momenti di solitudine sono stata bene con me stessa, anche perché a me piace avere momenti di raccoglimento e di contatto con la natura. Ho comunque fatto incontri interessanti e l’ingresso nelle capitali dà molti stimoli sotto tutti i punti di vista, dal culturale al gastronomico. Per questo tratto non vanno bene le bici da corsa perché come dicevo ci sono alcuni tratti sterrati e quindi una bici “polivalente” è l’ideale. In generale non ci sono problemi di lingua nel chiedere informazioni perché ci si arrangia con l’inglese e nella compagna ungherese dove parlano solo ungherese comunque ci si arrangia a gesti e sono gentili, a me hanno spesso accompagnato per alcuni tratti. Per dormire non ho avuto problemi: ho sempre trovato ostelli o alberghetti o stanze private (zimmer). L’unico problemino è che negli uffici turistici dove sono stata io non facevano prenotazioni per le città successive, quindi in questo caso bisogna arrivare piuttosto presto (per le 15) alla fine della tappa, andare all’ufficio informazioni e farsi dare delle indicazioni. In media ho speso 25€ a notte (una volta 11€ e un’altra 27), ma mai più di 30 euro per una singola. Ci sono anche molti campeggi e quella di portarsi una tenda può essere una buona idea, se non pesa troppo… Anche il mangiare è economico e poi comunque in genere si mangia “per benino” alla sera, mentre durante il tragitto io mi sono portata frutta, biscotti e cioccolata. Infine, come equipaggiamento, avevo delle sacche della Bitwin, molto buone ma non impermeabili. E’ meglio avere tutto materiale impermeabile perché anche ad agosto piove spesso e a volte fa fresco. Anche il contakilometri è necessario per pianificare la propria tappa. Per quanto riguarda il tempo io ho percorso questo tragitto in 5 tappe, facendo una sosta di un giorno a Bratislava dopo la prima tappa perché non ero abituata a 80 km di botto ed ho avuto la necessità di riposare. Le tappe più lunghe sono state di circa 80 km mentre le altre più o meno di 60km: io non sono molto allenata e mi piace gustarmi quello che c’è durante il tragitto, quindi sicuramente si può fare in meno tempo.
6/8/2010 GENOVA- MILANO MILANO VIENNA
Viste le difficoltà che avrei incontrato sia all’andata che al ritorno utilizzando la bici intera (tanti cambi e nessuna tariffa smart), ho deciso di tentare l’avventura con la bicicletta smontata, costruendo una sacca fai da te (che altrimenti sarebbe stata costosa e pesantissima, se acquistata da decathlon). Ovviamente però, per una persona come me, alle prime armi, non è per nulla scontata la fase dello smontaggio e del rimontaggio: mi sono dovuta esercitare per una settimana per essere sicura di non fare danni, ma alla fine è andato tutto bene, senza nessun inconveniente. Per la sacca ho cercato su internet dove sono disponibili indicazioni su come costruirla, sia sul sito Fiab che su you tube addirittura con un video. L’ha costruita mia mamma con un materiale molto robusto e funzionale, che non occupa molto spazio e non pesa molto (fondamentale, perchè dovrò trasportarla con me per tutto il viaggio). Quindi sono arrivata in stazione con la bicicletta montata (con i bagagli sul portapacchi) ed in circa 30 minuti ho smontato le ruote, il portapacchi, legato le ruote al telaio, insaccato, chiuso con i lacci e reso trasportabile il pacco. Quindi alla fine io avevo da trasportare la bici smontata, le sacche da bici ed uno zainetto. Per trasportare la bici mi sono procurata una cinghia molto lunga e robusta che “abbraccia” la bici e che posso appoggiare alla spalla, mentre tengo il pacco per i legacci. Le sacche della Bitwin sono belle ma scomode da trasportare. Comunque il viaggio sull’Intercity è andato molto bene, c’è lo spazio per mettere la bici e nell’Euronight per Vienna trovo posto per metterla sotto la cuccetta, dove non dà fastidio a nessuno. Arrivio a Vienna quasi in anticipo rispetto all’orario, alle 830 circa. Mi muovo con metro e tram ed arrivo senza problemi all’ostello, con la bici sempre smontata. Il tempo è brutto, piove e fa freddo. Ho fatto subito colazione in un AIDA, catena di pasticceria viennese, con sacher e cappuccino e poi in ostello a montare la bicicletta. Ho avuto subito un po’ di difficoltà con i freni e col portapacchi, poi ho incontrato un gruppo di ciclisti italiani simpatici che ci hanno aiutato a sistemarla. L’ostello dove ho dormito è perfetto per chi è in bici, perché non molto lontano dal centro. E’ il PORZELLANEUM (Porzellangasse 30): è una residenza universitaria che d’estate diventa ostello. Ci sono anche stanze singole, doppie. Per essere un ostello è molto tranquillo e si può avere la propria privacy. E’ più simile ad un albergo. C’è un giardino molto carino, di sera accendono le candele e ci si triva sempre gente seduta a chiacchierare. Poi c’è anche una saletta con divano e televisione ed una sala con internet. Davvero consigliabile, soprattutto se si è in bici, perché il centro è raggiungibile pedalando circa 15 minuti sul Dunau Kanal. Si spende 30 euro per la singola. Vienna è splendida. Ci sono rimasta 3 giorni e l’ho girata in lungo ed in largo, tra piazze, angolini, musei e monumenti. Segnalo: ZANONI (Lugeck 7, vicino al Duomo): gelati italiani abbondantissimi e prezzi ragionevoli. PEDAL POWER (Ausstellungstrasse): negozio che affitta biciclette, nella zona del Prater. E’ un negozietto piccolo, ma che funziona molto bene. L’affitto di una bicicletta standard da uomo è 27 euro al giorno. Poi ci sono anche altre tariffe se si affittano per più giorni: è possibile anche affittarle a Vienna e lasciarle in altre città (pagando un supplemento). Con me sono stati gentilissimi. MUSEO BELVEDERE, dove ci sono un po’ di opere di Klimt, Shiele, Kokjoska, Manet, Monet e altri. Ammiriamo l’ultimo bacio e discutiamo di quanto questi autori riescano a comunicarci attraverso queste tele e di quanta distanza sentiamo invece nei confronti degli artisti medioevali o di quelli che dipingevano su commissione. QUARTIERE DEI MUSEI (MUSEUMSQUARTIER, MQ), dove ci sono tante panchine, più di tutta Genova messa insieme e tanti ragazzi seduti a chiacchierare, leggere e navigare col pc. C’è un’atmosfera davvero bella, lo trovo un bel modo di passare il tempo da solo o insieme ad altri. Il quartiere dei musei è una zona da vivere e non solo da guardare…E’ una specie di piazza delle erbe (senza punkbestia) circondata da musei…mi piace!! BERMUDA DREIECK, ossia il Triangolo delle Bermuda.Troviamo un quartiere particolare, diverso rispetto all’ordine geometrico di Vienna. E’ piccolo, fatto di poche stradine, però in salita, tipo vicoletti, dove ci sono tanti locali “giovani” dove bere birra e ballare (non discoteche né karaoke). Locale KRA KRA in Rabensteig, che significa collina di corvi, infatti è in salita! Ci sono un sacco di birre (io assaggio un’ottima murau dopplemaltz) e suonano musica italiana tipo Rino Gaetano. DEMEL, pasticceria su 3 piani, che all’epoca degli Asburgo riforniva la famiglia imperiale. E’ molto antica, lussuosa, però qui i camerieri sono sorridenti, gentili e per nulla formali. Spettacolare il fatto che il laboratorio “gioielleria” sia ben in vista e ci si possa fermare dietro alle vetrate ed osservare i pasticceri nel loro momento creativo. DONAUINSEL, la spiaggia dei viennesi. Si tratta del lungo Danubio che in mezzo ha una lingua di terra che è stata resa “vivibile” con tanti prati e panchine. Pensiamo che ci abbiano fatto una diga perchè qui il Danubio è tranquillo e le acque pulite…ed infatti le persone fanno il bagno!!Qui sembra che tutto quello che c’è non sia casuale, ma sia stato pensato per far star bene le persone: ci sono le chiatte di plastica per tuffarsi, gli spazi per fare la griglia, i tavoli, le panchine, le rastrelliere dove legare le biciclette…sembra che dietro a quello che vediamo ci sia un pensiero!!non so se è così o se è semplicemente l’effetto “turista”. Inoltre sull’isola ci sono tantissimi baretti e localini colorati dove poter mangiare, bere o fumare il narghile. Dopo mangiato (qui ti spiumano per un espresso!!costa più della birra!), cerchiamo un prato dove stenderci al sole, che oggi finalmente è uscito e picchia parecchio.Poi facciamo un bel giro in bici sul lungo fiume, attraversiamo il ponte ed anche qui tutto è pensato a misura d’uomo: chiatte per fare il bagno, panchine per leggere ed addirittura un impianto per fare sci d’acqua!
10/8/10 I TAPPA
VIENNA-BRATISLAVA KM 81,5, 6H
Percorso pianeggiante, costeggiando il Danubio. S’incontra moltissimo verde, attraversando la regione del Lubau: s’incontrano spiagge, laghi e le prime montagne. S’incontra Hainburg, città medioevale, circondata da montagne, dopo di che si passa dal confine Austriaco a quello Slovacco e si arriva a Bratislava, capitale, attraversando un suggestivo ponte. La tappa di oggi è stata piuttosto noiosa. Si esce da Vienna attraversando il Prater ed i suoi violoni pieni di verde, un parco enorme dove i viennesi, dalle prime ore del mattino, fanno sport, persino le mamme corrono in tenuta ginnica spingendo i loro passeggini. Si costeggia il DonauInsel (l’Isola del Danubio) e dopo diversi km si entra gradualmente dentro la regione del Lobau (foresta con ecosistema naturale dove vivono molte speci di animali e piante). L’uscita da Vienna è molto bella perchè si costeggia il Danubio: è bello riprendersi il fiume, dopo aver avuto a Vienna soltanto il canale! Si passa dunque attraverso prati ben tenuti, pieni di gente che fa sport, si sollazza e prende il sole: c’è anche una lunga spiaggia di nudisti (sono tantissimi!!). Poi il paesaggio cambia: per attraversare la regione Lubau bisogna rientrare verso l’interno e lasciare il Danubio. Il paesaggio è verdissimo, ma piuttosto paludoso. Si attraversano boschi e prati, ma per tutto il tragitto non si vede l’ombra del Danubio e questo trasforma il paesaggio. Inoltre in questo pezzo ho trovato l’acqua alta, perché nelle scorse settimane ha piovuto molto. Aiutata da un signore tedesco, ho dovuto fare un mostruoso giro dell’oca per non attraversare la fanghiglia, allungando, secondo me, di almeno 10 km, fino ad arrivare a Shonau. Ed in questo tragitto la strada era piuttosto deprimente, meno male che l’ho fatta con una coppia tedesca che capiva le indicazioni delle persone, anche se erano piuttosto confuse e ci siamo comunque persi. Dopo Shonau inizia l’incubo di circa 30 km di strada tutta uguale: davanti a me montagne che non si avvicinavano e per circa 2/3 ore ho pedalato senza che il paesaggio cambiasse. Poi arrivo ad Hainburg, che neanche lei mi sembra un granchè. Non ho il tempo di visitarla per bene, perchè voglio arrivare a Bratislava non dopo le 19. Credo che possa avere il suo fascino, con le rovine, le torri medioevali, ma l’aria che si respira è triste. Così mi rivolgo all’ufficio informazioni che è ancora aperto per cercare un posto dove dormire a Bratislava. Qui noto la prima decisiva differenza rispetto al percorso Passau Vienna: non è possibile prenotare per la tappa successiva. L’anno scorso mi ero organizzata in modo da prenotare dove dormire durante la tappa, perchè gli uffici informazioni anche del paesino più sperduto, offrivano questo tipo di servizio, a volte gratis, a volte pagando qualche euro per la chiamata e lo sbattimento. Qui la signora invece da informazioni solo su Hainburg, nonostante Bratislava sia a 20 km di distanza e sia una capitale!! Nonostante questo la signora mi permette di utilizzare internet gratis ed io cerco un ostello a cui telefono da una cabina e prenoto. E’ in centro e costa 18 euro in una camera da 8…ma va bene così. A questo punto riparto alla volta di Bratisalva. Dopo Hainburg il percorso si fa un po’ più movimentato perché subentrano le montagne. Il paesaggio si apre, ma del Danubio neanche l’ombra. L’arrivo Bratislava è interessante perché si cambia paese e si passa dall’Austria alla Slovacchia. La periferia è un po’ povera,stile paese dell’Est, mentre il centro fa invidia a Vienna per la sua modernità. L’ostello è vicinissimo al centro, in un strada molto colorata e piena di negozi semplici, un po’ vecchi e non turistici e dove passano i tram. Non è molto curato ed è molto piccolo, però la receptionist è simpatica ed in camera ho 4 ragazzi inglesi che stanno facendo l’inter rail. In ostello ritrovo dei ragazzi che avevo incontrato sulla strada per Bratislava e a cui avevo chiesto indicazioni. Sono simpatici e ci fermiamo a chiacchierare in inglese e spagnolo. Tutti e tre stanno facendo la ciclabile dall’inizio e vogliono arrivare fino al mar nero!! Due sono partiti insieme dalla Francia (in bici!) e l’altro ragazzo è partito da solo dall’Inghilterra (in bici!) e si sono incontrati lungo il cammino ed ora vogliono proseguire insieme. Si chiamano Tarek, Julien e Dan. Dopo le chiacchiere io sono stravolta ed ho bisogno di solitudine e relax, così faccio il mio giro per la città e mi fermo a mangiare in un localino dove mangio un piatto slovacco e una pilsner! Sono distrutta ma contenta, soprattutto di non essermi fermata ad Hainburg che era proprio triste.
11/8/10 BRATISLAVA
Decido che oggi ho bisogno di una pausa dopo il tappone di ieri e che voglio godermi un po’ la città, visto che è la capitale della Slovacchia e farmi un’idea di dove sono, prima di ripartire con la II tappa. Vado all’ufficio informazioni e cerco di organizzarmi la giornata. Faccio una bella colazione in Palanska ut, al caffè Plaffy dove a €2,90 faccio una signora colazione nel giardino interno, dove le proprietarie sono molto gentili e mi offrono anche un dolce tipico (qui è pieno di uvetta che a me non piace!ma i pitti tipici si assaggiano senza storie!). Poi gironzolo per la città a piedi, che è piccina, è piena di ristorantini e locali dove bere e mangiare, è molto viva, però mi manca un po’ la dimensione umana, riesco a trovare quasi solo quella turistica. Dove sono i ragazzi? Dov’è il quartiere culturale? Per strada ci sono molte statue di bronzo a misura umana e ci sono anche diversi bravi artisti di strada, che cantano, suonano o fanno il mimo. Poi prendo la bicicletta e faccio qualche giro fuori dal centro: vivere la città con la bicicletta è tutta un’altra cosa, mi dà l’idea della forma della città e posso spostarmi senza problemi dal centro turistico e cercare la dimensione più vera e umana delle città. E poi in bici mi perdo ed è forse il modo migliore per scoprire una città. Oggi avevo bisogno di riposo, di sdraiarmi, leggere un libro e ascoltare l’ipod e così vado alla ricerca di un luogo dove poterlo fare. Su indicazione della ragazza dell’ostello vado a cercare dei laghetti dove posso fare il bagno. Dopo un po’ di strada mi rendo conto che sono lontani e quindi decido di andare sul lungo Danubio, dove non mi posso fare il bagno, ma almeno prendere un po’ di sole e sdraiarmi. Ottima scelta! Infatti attraversando il Novi Most (ponte nuovo) arrivo sul lungo Danubio, la strada che dovrò fare domani per proseguire con la II tappa, che è stato trasformato in una sorta di spiaggia artificiale. Ci hanno messo la sabbia, hanno costruito docce , messo spogliatoi, bagni, panchine e sdraio gratuite…woowww proprio quello che desideravo. Arrivo all’1 e rimango a lassare fino alle 5 circa. Felice, riposata ed abbronzata ritorno in centro dove scopro dei vicoletti che nel giro mattutino non avevo visto ed incontro i tre “chicos locos” dell’ostello. Mi dicono che stanno partendo e cominciano la tappa successiva. Probabilmente si fermeranno in qualche campeggio o piccolo villaggio. Ci salutiamo augurandoci di rincontrarci ancora. Io torno in ostello e poi mangio un gustoso kebab seduta nella piazza principale, dove mi si avvicina un ragazzo con cui parlerò tutta la sera. E’ un artista di strada Viennese, che è venuto a Bratislava con la bicicletta e la chitarra. Dice di essersi innamorato di questa città e di volerci ritornare ad Ottobre a suonare nelle piazze. Io tesso le lodi di Vienna come città a misura di persona e lui invece mi dice di odiarla, di sentirla come una città chiusa, dove tutti vanno di corsa e nessuno si interessa di quello che gli succede attorno… interessante questo scambio di opinioni. Gli chiedo come mai a Vienna è pieno di iraniani e lui mi dice che in realtà le donne col velo che vedo io non sono iraniane ma turche: la comunità turca è molto presente a Vienna perché nel dopo guerra sono stati fatti molti lavori di ricostruzione della città e sono arrivati moltissimi turchi come manodopera, che poi sono rimasti a vivere lì ed hanno formato delle colonie. Infine parliamo del mio viaggio e lui mi consiglia di proseguire sul versante slovacco che rispetto a quello ungherese è molto più bello e più vicino al Danubio. Raccolgo i suoi consigli, lo saluto e gli auguro buon viaggio e buon ritorno a Vienna.
12/8/2010 II TAPPA BRTISLAVA-GYOR KM 80 H 5,30
Percorso sul versante slovacco, strada pianeggiante che costeggia il Danubio per circa 50 km (tutti uguali, senza incontrare nessun bar o punto di ristoro: portarsi acqua!!): poi si attraversa una diga e si entra nella campagna slovacca, fino a Medvedov, dove attraverso il ponte per andare sul versante ungherese (molto bello) e raggiungere Gyor, attraverso un percorso trafficato e poi sterrato, fino all’ingresso in città su strada con auto. Tragitto piuttosto duro. A questo punto del viaggio cominciano le scelte: il tragitto fino a Budapest può essere percorso sul versante slovacco o su quello ungherese, oppure è possibile fare un po’ e un po’, a seconda delle città che si vogliono visitare o del tipo di strada che si vuole percorrere. La mia guida è fatta molto bene, però è in Inglese e quindi più che leggere i contenuti, guardo le mappe…L’anno scorso la mia guida suggeriva fortemente un percorso, pur dando le possibilità alternative, quest’anno invece ho dovuto decidere io durante il tragitto, ma anche questo ha avuto il suo fascino. Inoltre le tappe segnalate dalla mia guida erano alcune volte eccessivamente lunghe per me (100 km) e così non ho potuto seguire ciecamente il libro, ma ho dovuto inventarmi le mie tappe, essendo decisamente più protagonista. La mia idea per questa tappa era quella di arrivare a Gyor, città che, da quanto letto in internet su resoconti di altri cicloturisti, è molto bella e viva e si trova sul versante ungherese: volevo percorrere il tratto da Bratislava a Medvedov sul versante slovacco e poi attraversare un ponte ed arrivare a Gyor entrando in Ungheria. Questo perché il tratto sul versante slovacco è costeggia il Danubio, mentre quello ungherese si allontana di molto, procedendo all’interno, nelle campagne. Così mi sono svegliata molto presto, ho fatto colazione , alle 8 ho cominciato la tappa, finendola per le 16. L’uscita da Bratislava è stata molto semplice, sempre dritta , sulla pista ciclabile dove già dal mattino presto le persone fanno sport, quasi come a Vienna e molti vanno sui roller. Addirittura ho notato che i ciclisti ed i pattinatori hanno due piste differenti su cui andare, tutte e due non percorribili da auto!! Ho percorso una bella strada parallela al Dunja (Danubio in slovacco), che in questo tratto è molto piccolo e pulito. A circa 11 km da Bratislava, sulla destra incontro una bellissima spiaggia con acqua limpida dove alcune persone, mi pare nudiste, fanno il bagno alle 9 di mattina!! Avrei oglia di tuffarmi, ma ho appena cominciato la tappa…Sul finire di questa pista ciclabile (ottimo farla di mattina presto perché il sole brucia!) ho qualche difficoltà a KUNOVO trovare la strada perché cerco la ciclabile ed invece è una strada con auto. Si attraversa una diga piuttosto impressionante (“imprigiona” il Danubio!!) e poi comincia una strada che costeggia il Danubio vero e proprio e che continua tutta uguale per 52km (!!!) fino a GOBACIKOVO. In questo tratto non incontro anima viva e non c’è nessun paesino o baretto dove fermarsi…ogni tanto penso… e se mi si buca la gomma? E se finisco l’acqua? In effetti questo tratto va pianificato con attenzione perché se succede qualcosa è difficile che qualcuno possa darti aiuto. La cosa positiva di questo tratto è che ho il Danubio di fianco e che posso cantare a squarciagola le canzoni dell’ipod e stare in costume, visto che non c’è nessuno!! Ad un certo punto un miraggio…da lontano vedo 3 ciclisti che stanno uscendo da un paesino…sono i 3 ragazzi che erano all’ostello di Bratislava e che sono partiti ieri sera!! Insieme trascorriamo tutta la tappa slovacca ed è veramente bello percorrere queste strade con loro, anche perché abbiamo lo stesso ritmo, il tempo corre parlando, anche nei pezzi più noiosi e con Trek posso parlare in spagnolo, che mi stanca molto di meno rispetto all’inglese! I km corrono e quasi non me ne accorgo, nonostante la monotonia della tappa. A GABACIKOVO facciamo una sosta e c’è un piccolo baretto dove non parlano inglese però capiscono water, cosa importante. Attraversiamo il ponte e ricomincia una strada lunga e dritta, questa volta in aperta campagna, con il Danubio a destra. Il sole picchia e ci scottiamo come 4 gamberetti. In bici però c’è vento e questo allevia i 30 e passa gradi che credo ci siano. Incontriamo il paesino di SAP e poi il ponte all’altezza di MEDVED’OV, dove ci dobbiamo separare, perché loro proseguono sul versante slovacco, mentre io preferisco raggiungere la cittadina di Gyor e dormire lì. Facciamo qualche foto, ci scambiamo le mail e speriamo di incontrarci nuovamente a Budapest. A questo punto attraverso il ponte ed entro in Ungheria, ma l’impresa si rivela difficile. Intanto si tratta di una strada dove passano macchine e camion ed è un po’ pericolosa e poi ad un certo punto trovo un cartello che vieta il passaggio alle bici e così devo cominciare a percorrere prima strade sterrate e poi stradine all’interno di villaggi moderni e bruttini. All’inizio ho un po’ di timore perché sono sola e le stradine sterrate sono vuote e non so esattamente se siano quelle giuste e dove mi portino. Penso che avrei potuto continuare con i “chicos locos” invece cherincorrere una città carina… Poi quando entro nei villaggi ed incontro persone, comincio a chiedere e qualcuno parla anche inglese ed alcuni sono gentilissimi e mi accompagnano addirittura (faccio 15 minuti di strda con un signore che mi parla in ungherese!!). Ad un certo punto trovo un cartello che indica che sono a Gyor, ma è un villaggio…non capisco…ed è anche troppo vicino rispetto a quanto indicato dalla mappa! Chiedo ad un signore e mi dice che si, siamo a Gyor…Dopo un po’ capisco che siamo a Bacsa Gyor e che la Gyor vera è un po’ più distante (ma il signore era fiero nel dire che il villaggio era Gyor!!). Dopo un po’ di giri e di richieste di informazioni per le 16 arrivo in città, attraversando un ponte di ferro. La città è davvero carina, molto colorata e viva. C’è tantissima gente in giro, nelle piazze, ma pochi turisti. Le piazze sono grandi e le persone le affollano. Trovo subito un ostello economico (€11) e comincio a girare. Mi colpisce la spaziosità delle piazze ed il grande centro pedonale. Noto però che ci sono più poveri rispetto a Vienna e gente “viscida”, soprattutto gli uomini che guardano. I ragazzi sono truzzi, tipo canotta bianca e pantaloncini e ce ne sono un sacco per strada. Trascorro una piacevole serata in questa città dove mi sento quasi l’unica turista, ma dove si respira un’aria allegra e vacanziera.
FAMULUS KOLLEGIUM, BUDAI UT 4-6 (residenza universitaria pulitissima e nuova che d’estate si trasforma in albergo. Costa pochissimo, 11€ ed è vicina al centro se si va in bici).
13/8/20010 III TAPPA GYOR-KOMARNO KM 60 TH 4H30M
Percorso che inizia sul versante ungherese, su sentiero sterrato attraversando le campagne ungheresi, tra fattorie, campi di girasole e pale eoliche, lontano dal Danubio perché all’interno della regione. Si prosegue su strada con auto, ma poco trafficata, passando per paesini piccoli e semplici. Poi 10 km di strada trafficata con auto e camion ed infine dopo Acs mi dirigo sul versante slovacco fino ad arrivare a Komarno. A Gyor sveglia presto con l’idea di arrivare a Tata, città sul versante ungherese, che a quanto trovato su internet dai resoconti di viaggio di altri ciclisti doveva essere molto carina. Fatico a trovare un posto dove fare colazione (a cena mangiano tutti, ma qui colazione non la fa nessuno?), mi rifocillo in un mc donald cafè (!) ed esco dalla città. L’uscita è molto semplice perché, inspiegabilmente, è pieno di cartelli E6 (eurovelo, la vecchia Donauradweg) e praticamente non uso la cartina e mi lascio guidare dalle indicazioni. Inoltre trovo un signore gentilissimo che, senza che io gli chieda nulla, mi accompagna per un pezzo (parla solo ungherese). La strada è su pista ciclabile e si attraversa la periferia, piena di industrie, penso alimentari, perché c’è un odorino delizioso. Poi comincia un sentiero sterrato molto bello in mezzo ai campi e si passa dentro alla campagna ungherese, in mezzo a casette ben tenute ed esteticamente graziose: quando passo le persone mi sorridono e salutano dicendo aloo. Siamo comunque sempre distanti dal Danubio, perché sono nell’entroterra ungherese. Poi verso BONYRETALAP si entra dentro ad una strada con macchine, ma poco trafficata, con qualche lieve salita. Intorno è pieno di pale eoliche (che non simuovono), pannocchie e girasoli. Passo per i paesini di BANA, BABOLNA e ACS, dovela strada comincia e girare in su verso il Danubio, sempre su strada, ma molto tranquilla: praticamente ci sono solo case e piccoli villaggi anonimi con casette. Mi fermo per una pausa ed incontro due ciclisti spagnoli che, quando dico loro che mi sto dirigendo verso Tata, mi chiedono perché. In effetti io volevo andarci perché avevo letto su internet che Komarno è brutta e triste, mentre Tata merita una sosta. Però guardo bene la cartina e vedo che proseguire la tappa sul versante ungherese vorrebbe dire praticamente fare tutto il percorso su strade con auto, continuando ad allontanarmi dal Danubio, che già mi manca molto. Proseguo con questi ragionamenti ed intanto continuo a pedalare ed il tratto tra Babolna ed Acs mi dà la mazzata finale: più di 10 km su strada trafficata, brutta e pericolosa, perché passano camion, così mi decido a cambiare programma e ad andare sul versante slovacco. Ad Acs incontro un ciclista tedesco (cosa veramente rara) e ci scambiamo informazioni: alla fine anche lui decide che è meglio il versante slovacco e facciamo la strada insieme fino a Komarno. Mi stupisco perché i cartelli in queste lande desolate ci sono!!Si continua su pista ciclabile e c’è un pezzo sterrato un po’ avventuroso perché è pieno di fango, ma ce la facciamo. Dopo lo sterrato la cartina dice una cosa, mentre i segnali ne dicono un’altra: decidiamo di seguire i segnali, che in effetti ci portano, su sentiero, più vicino alla parte slovacca.Arriviamo a KOMARNO (KOMARON), che è una città dalla doppia identità, ossia ha una parte sul versante slovacco ed una in quello ungherese, infatti si chiama in due modi, Komarno e Komaron. Arrivati alla Komaron ungherese attraversiamo il ponte per andare in quella slovacca: finalmente più vicina al Danubio!! Komarno, come avevo letto su internet, ha davvero un’aria desolata: zona portuale ed industriale che sembra ferma al passato, ci sono solo slovacchi, all’ufficio turistico non parlano e non capiscono l’inglese e non accettano fiorini nonostante siamo a pochi metri dal confine ungherese, e gli alberghi/pensione che mi indicano costano circa €35 per singola…ma sono matti? Sonodavvero tentata di andar via, anche perché sono solo le 14, ma poi guardo la cartina e vedo che più avanti non ci sono posti dove dormire e la prossima città è davvero troppo lontana. Così decido di finire qui la mia tappa odierna, pazienza, qualcosa imparerò anche da Komarno e se non altro avrò più tempo per lettura e relax. Dopo aver girato un po’ di alberghi ne trovo uno a € 25 incluso colazione. La cosa divertente è che sul deplian si spaccia come grande albergo con ristorante e terme, tanto che pensavo che fosse un po’ sopra il mio target, mentre in realtà si trattava di un albergo brutto e vecchio in un quartiere desolato…alla faccia della manipolazione della pubblicità! Però il receptionist è molto gentile e mi porta i bagagli pesanti fino in camera! Sulla strada invece, non so se è una mia impressione, continuo ad incontrare uomini che mi osservano e squadrano. Addirittura oggi nel tragitto, non mi ricordo dove, ho trovato per terra un sacco di playboy! Dopo il relax all’albergo faccio un giro ed in breve esaurisco la visita alla città: praticamente ci sono solo negozi che vendono gelati e la piazza è silenziosissima. All’ora di cena mi siedo in un ristorante ed ordino un piatto slovacco fatto di pasta e formaggio. Incontro dopo poco un ragazzo Basko che scopro essere un cicloturista come me, anche lui solo, che è partito dalla foce del Danubio, in Germania. Lui in realtà alloggia alla Komaron ungherese, ma preso dalla desolazione aveva deciso di andare a vedere se la parte slovacca era meno deprimente…Passiamo una piacevole serata a commentare increduli questa decadente città e le tappe precedenti e ci salutiamo augurandoci di rincontrarci sul cammino. Vediamo dei bagliori, ma pensiamo che siano i flash di alcuni turisti che sono dentro al ristorante…
14/8/10 IV TAPPA KOMARNO (SH)- VISEGRAD (H) KM 80 TH 6H
Tappa lunga ma bellissima e piena di paesaggi e città interessanti, sul versante slovacco. Si inizia su sterrato nel verde, attraversando campi con balle di fieno, riavvicinandoci gradualmente al Danubio. Poi s’incontrano spiaggette ed insenature deliziose. Si raggiunge la graziosa Sturavo e la bella Estergom con la sua maestosa basilica. Infine si percorre una specie di Istmo che costeggia il Danubio con paesaggi mozzafiato, fino ad arrivare, con il traghetto, a Visegrad. Non erano flash, ma lampi…Durante la notte ha piovuto tanto, con lampi e fulmini , che credevo che portasse via l’ostello. Ho capito che qui funziona così: lampi, poi vento fortissimo che preannuncia la tempesta, 10 minuti di pausa e poi acqua a catinelle, e dopo mezz’ora o qualcosa di più smette. Al mio risveglio ho trovato invece un sole caldissimo. Esco da Komarno per le 8 e, attraversato il ponte sul versante slovacco, comincia un sentiero sterrato molto panoramico, con il Danubio a fianco. Incontro un signore tedesco di circa 60 anni che sta facendo tutta la via del Danubio e che appunta tutto dentro un quadernino delizioso, dove si fa mettere i timbri dei posti in cui è stato a dormire, tipo cammino di Santiago. Poi incontro il Basko di ieri sera, con cui faccio un pezzo di strada: praticamente ci sono 3 opzioni per proseguire: strada con auto, sterrato oppure ciclabile vicino al Danubio. Passiamo spiaggette molto carine dove la gente si fa il bagno. Poi, verso MOCA, il Basko ed io ci dividiamo perché lui va un po’ veloce e preferisce andare su strada delle auto, mentre io preferisco stare vicino al Danubio, anche se è strada sterrata. Poi finisce lo sterrato e tra OBID e STUROVO c’è una strada molto trafficata con le solite macchine che sfrecciano e camion. Alle 13 arrivo a STUROVO e la trovo piena di vita, bar, ristorantini. STUROVO alla fine è semplicemente una strada, però ha qualcosa di vivo, e poi ha un bellissimo lungo fiume da cui si gode una vista spettacolare sulla basilica di Estergom, che è raggiungibile attraversando il ponte di STUROVO. Quindi attraverso il ponte ed arrivo a ESTERGOM, anche questa città viva e carina, la cui attrattiva principale è questa mastodontica Basilica che si affaccia sul Danubio (il portone dà sul Danubio!). E’ enorme ed imponente. Salgo fino sopra alla cupola da cui vedo il Danubio, la strada che ho fatto per arrivare qui e quella che dovrò percorrere per arrivare a Budapest. Mi piace molto soprelevarmi ed avere un altro punto di vista di quello che sto facendo. Faccio una sosta anche se sono già le 15, ma voglio godermi tutto quello che posso. Vorrei arrivare a VISEGRAD, che dista ancora una 30 di km, ma non ho timore, penso che anche se arriverò alle 19 troverò un posto dove dormire. Sulla cartina vedo che anche in questo caso ho due opzioni: continuare sul versante ungherese, allontanandomi come al solito dalla “costa” e facendo strada con macchine, oppure prendere un traghetto, andare sul versante slovacco e fare una specie di istmo tutto completamente sul Danubio e su pista ciclabile. Incontro un ciclista slovacco che mi dice che la prima opzione è di sicuro più breve, ma la seconda più panoramica. Non ci penso due volte e mi fiondo a prendere il traghetto a SZOB. La strada da Estergom a Szob è molto bella: pista ciclabile, spighette, montagne…una goduria per gli occhi. Prendo il traghetto che in 5 minuti mi porta sull’altra riva e comincio a pedalare. In effetti ne valeva la pena: inoltre la luce delle 17 è ancora più bella. Pedalo con andatura sostenuta, arrivo per le 18 a NAGYMAROS dove incontro nuovamente il ciclista slovacco un po’ appiccicoso che mi accompagna in traghetto fino all’altra sponda, dove arrivo finalmente a VISEGRAD!!! Seguire il mio intuito ed i miei ritmi mi ha ripagato. Riesco a “spiccicarmi” lo slovacco e trovo in poco una “zimmer” in una casa privata molto carina, dove per 24€ ho una casetta tutta per me e la colazione per la mattina dopo. Dopo il relax della doccia decido di fare un giro: con mia sorpresa mi accorgo che Visegrad è praticamente una strada. Qui non c’è neanche una piazza ma una chiesa e 2 bar…però l’aria non è desolata, tutt’altro. In lontananza vedo un castello antico, chiedo quanto dista e mi dicono 9 km…lascio sicuramente perdere e mi dirigo in un bar, dove incontro il Basko che stava bevendo una birretta. Mi siedo con lui, ci raccontiamo i rispettivi viaggi e mi accorgo che nel tavolo di fianco ci sono 2 italiani, con cui cominciamo a chiacchierare e ci scambiamo impressioni ed informazioni. Ceniamo e poi, inaspettatamente, ci accorgiamo che nel pub dove abbiamo preso la birra c’è un concerto!! Il bar è davvero carino, potremmo essere in un barrio di Madrid, con molto stile…incredibile. Fino all’1 suonano ed io rimango fino alla fine, ancora stupita di questo fuori programma che non mi aspettavo a Visegrad. Tra l’altro non ci sono altri stranieri…bellissima serata, tra l’altro questa è l’ultima sera prima dell’arrivo a Budapest e non potevo trascorrerla meglio!
SCHUSZTERL KAROLYNè (06 20 393 47 65): una casa privata molto bella ed economica, dove i padroni di casa sono gentilissimi. €25 incluso colazione, danno una casetta privata e fanno una prima colazione eccezionale.
15/08/2010 V TAPPA VISEGRAD-BUDAPEST KM 45, TH 3H20
Tappa breve, ma con paesaggi e natura molto belli. Si prende il traghetto per raggiungere l’isola di Szentendrei, che è una sorta di riserva naturale, piena di vegetazione: non c’è la pista ciclabile, ma si percorre una strada con auto molto poco trafficata. Si arriva a Szentende, città degli artisti, piena di violetti e souvenir. La strada per Budapest è a tratti ciclabile e a tratti con auto…non molto segnalata. Ed infine l’arrivo di fronte al Parlamento…Emozione allo stato puro. Stanotte ho dormito in un casa privata, di una famiglia molto gentile, che al mattino alle 7 mi ha preparato un’ottima colazione energetica. Intanto dalle 5 circa ha cominciato a piovere forte con i soliti fulmini. Alle 8 sono partita e sono andata a prendere il traghetto per andare a KISOROSZI e passare sull’altra riva per fare un tratto di strada sull’isola (SZIGET) di SZENTENDREI. Mi aspettavo meglio a dir la verità, da quello che avevo letto sulla guida, perchè doveva essere tutto verde, con un ecosistema da paura, ma alla fine era tutto un tratto su strada, non si vedeva il Danubio e il tempo era tutto grigio e forse questo ha tolto un po’ di poesia al tutto. Comunque c’era molta natura e molto verde. Ho trovato tantissima umidità e sul Danubio c’era la nebbia, molto suggestivo. A SZIGETMONOSTOR ho preso un altro traghetto per andare alla città di SZENTENDE, che ho letto essere una città di artisti. L’ho trovata piuttosto turistica, ma molto suggestiva, perché tutta lastricata di pietre, si estende in salita con violetti, che portano ad una piazza con una chiesa in mezzo, che si affaccia sui tetti della città. Dopo i miei giri incontro il Basko, che è partito dopo di me ed è arrivato prima…Ci sediamo a bere qualcosa e a chiacchierare tranquillamente, anche perché è l’ultima tappa per entrambe e mancano solo 20 km a Budapest, quindi non dobbiamo correre! Riprendiamo il cammino insieme e dopo un po’ di giri a vuoto e di strada mancate (c’è lo SZIGET festival e c’è un po’ di confusione e strade interrotte) arriviamo a Budapest, che emozione!! La cosa che più mi emoziona è entrare in una città così grossa, dispersiva e mastodontica con la bicicletta e capirne il senso!seguendo il Danubio entro nella città capendo come è orientata. La prima cosa che vediamo è il parlamento e poi cominciamo a vedere i ponti, a vedere Pest alla nostra sinistra e le alture di Buda a destra! L’impressione è di abbandono e decadenza, nonostante la grandezza e monumentalità colpisca. Non sembra tutto perfetto, per niente. Arrivare in bici mi fa sentire meno spaesata e piccola di fronte a questa grande città. Già solo l’arrivo in bicicletta a Budapest mi fa pensare che è davvero valsa la pena di intraprendere questo viaggio, che è stato una scoperta continua, non solo dei posti, ma anche di me stessa!