Bulgaria: in Europa ma con un piede in Russia e un altro in Asia
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Martedì 05/09: Sofia
Poco meno di due ore di volo ci portano da Fiumicino a Sofia. L’orologio avanza di un’ora, l’aeroporto ci appare un po’ squallido e non molto animato. Per arrivare in città occorrono circa 30 minuti di auto e, a dire il vero, il primo impatto non è dei migliori. Le vie sono vuote di persone e auto e sembra in un certo verso di essere tornati negli anni dei regimi comunisti quando le città dell’est Europa presentavano un volto spento e triste. Ma poi ci viene spiegato che oggi è una festa nazionale e che i sofioti (abitanti di Sofia) approfittando del ponte se ne sono in gran parte andati verso le località turistiche. In effetti il giorno dopo vedremo ben altra animazione per le strade. Ciò non toglie che una parte della città, e di tutta la Bulgaria, è costituita da palazzi e case in stile sovietico eredità degli anni passati che ingrigiscono il panorama cittadino. Il paese è fuori dalla zona euro e usa una moneta locale, il Lev, che vale circa 50 cent di euro, cambiamo dei soldi e ci accorgiamo subito che i prezzi sono molto convenienti a titolo di esempio si mangia in un ottimo locale con 15-20 euro in un locale di media categoria con 10 euro il classico hamburger e patatine da Mac Donald costa 3-4 euro!
Mercoledì 06/09: Sofia
Accompagnati da una guida iniziamo il giro turistico della città. La cattedrale Alexander Nevskij è forse l’edificio più famoso di Sofia. Relativamente moderna terminata di costruire nel 1902 è dedicata all’omonimo principe russo, eroe della patria, vincitore di svedesi e cavalieri teutonici fatto santo dalla chiesa ortodossa (ma non da quella cattolica) il suo nome vuole simboleggiare l’amicizia russo-bulgara che all’epoca (anno 1878) dopo una guerra sanguinosa portò all’indipendenza del paese dall’impero turco. La chiesa è stata costruita in uno stile misto russo-bulgaro-bizantino la sua imponenza viene amplificata dal grande spazio vuoto circostante e dal campanile alto 50 metri, molto vasta, può contenere fino a 5000 persone, le decorazioni interne sono relativamente semplici quello che più colpisce sono i due troni per il re e per il patriarca della chiesa ortodossa bulgara il primo più grande per simboleggiare come da tradizione ortodossa il predominio del trono sul clero. Andiamo poi a Santa Sofia, l’antica cattedrale costruita da Giustiniano nel VI secolo, distrutta da incendi e terremoti trasformata in moschea dopo la conquista turca ricostruita più volte in effetti è rimasto ben poco di originale, nella cripta si possono vedere gli scavi che hanno riportato alla luce le fondamenta della prima chiesa. La Sofia a cui è intestata la chiesa e la città non è una santa in carne e ossa ma è un concetto, “sofia” nel greco antico è la sapienza e quindi la Santa Sofia è la sapienza divina a cui nel periodo bizantino si dedicavano molte chiese prima tra tutte naturalmente la Santa Sofia di Costantinopoli (ora Istambul). Passiamo davanti al palazzo presidenziale (a mezzogiorno il cambio della guardia) al parlamento e ad altri palazzi istituzionali tutti ottocenteschi, nei pressi la chiesa russa di San Nicola con le sue brave cupole a cipolla dorate crea un scorcio colorato nella via un po’ grigia. Circondata dal palazzo presidenziale si trova la cosiddetta “Rotonda” ufficialmente chiesa di San Giorgio costruita in laterizi nel IV secolo è considerato l’edificio più antico della città. Sorge dove era il foro della città romana di Serdica (vecchio nome di Sofia) e forse precedentemente vi era un tempio o altro edificio romano. Non è stato possibile visitare l’interno perché vi sono dei restauri in corso. In auto ci dirigiamo al quartiere di Bojana, in collina a circa quattro km dal centro è un ex quartiere residenziale della nomenclatura comunista con molte ville immerse nel verde, il suo must è l’omonima chiesa di epoca medioevale rimasta pressoché intatta. Si trova all’interno di un bellissimo parco con grandi pini e tigli, la chiesa è di piccole dimensioni, si entra dieci persone alla volta. L’interno è completamente rivestito di affreschi dipinti da un anonimo monaco nel 1250-60 quindi precedente all’epoca di Giotto in occidente. Gli affreschi riproducono scene della vita di Cristo di San Nicola e di altri santi e sono tra i più belli ed espressivi dell’arte bizantina. Tornando in città visitiamo il museo nazionale situato in un grande palazzo, ex residenza del segretario del partito comunista bulgaro. Nel museo al primo piano bellissimi pezzi provenienti da scavi in varie parti della Bulgaria, oggetti d’oro, armi e utensili trovati nelle tombe tracie e reperti ancora più antichi risalenti al periodo neolitico al secondo piano tappeti, arredi e oggetti della tradizione bulgara.
Giovedì 07/09: Troyan, Etara
A circa 150 km dalla capitale la cittadina di Troyan si trova in mezzo ai boschi dei Balcani. Fino agli anni ‘90 funzionavano numerose segherie e aziende per la lavorazione del legno; con la liberalizzazione del mercato non hanno retto la concorrenza e sono attualmente quasi tutte chiuse, fatiscenti e in stato di abbandono. Poco fuori il paese l’omonimo monastero cinquecentesco è un bell’edificio circondato da mura e dotato di una chiesetta a parte. L’origine del monastero è miracolosa in quanto si narra di tre monaci che trasferivano un’icona da Sofia alla Romania, fermatisi per riposarsi al mattino dopo afferrata l’icona questa aveva acquistato un peso talmente grande che era impossibile spostarla, i monaci conclusero che il volere dell’icona era di rimanere in quel luogo e così fu fondato il monastero. La miracolosa immagine raffigurante la Vergine con il Bambino si trova tuttora all’interno del monastero ed è molto venerata dalla popolazione di tutta la Bulgaria. Entrando si vedono numerosi fedeli che al modo della chiesa ortodossa vanno ad inchinarsi di fronte all’icona per poi baciarla, pregare ed accendere candele. L’interno è decorato di affreschi ottocenteschi (i precedenti sono andati distrutti) naturalmente sempre ispirati allo stile ortodosso. C’è da notare che la chiesa ortodossa rimanendo nei secoli sempre uguale a se stessa e ai suoi riti a fatto sì che anche l’arte sia rimasta sempre molto simile con le stesse rappresentazioni e gli stessi volti atemporali per cui spesso è difficile per un non esperto capire anche a grandi linee l’epoca di creazione di quadri e affreschi. Fuori dal monastero notiamo un piccolo edificio dove, seduti su panche all’esterno, vi sono numerosi anziani che sembrano in attesa, ci informiamo è un ufficio postale e gli uomini e donne sono lì per riscuotere la loro pensione che purtroppo è davvero bassissima ai limiti della sopravvivenza, si parla di 100-150 euro al mese! Proseguiamo lungo strada e raggiungiamo la località di Etara, in uno scenario bucolico dentro uno scosceso dirupo è stato ricostruito un villaggio tradizionale, dalle ripide montagne circostanti scendono diversi ruscelli che fanno funzionare vari macchinari (forni, mole, arcolai) con cui gli artigiani di una volta costruivano gli oggetti le calzature gli abiti di uso quotidiano. Si cammina su un sentiero fiancheggiante un fiumiciattolo con acque spumeggianti, ci sono ponticelli in legno, fiori sui balconi delle case, gli immancabili negozietti, insomma un luogo certamente finto e costruito a consumo del turista ma comunque piacevole e rilassante.
Venerdì 08/09: Veliko Tarnovo
La città (circa 100.000 abitanti) di Veliko Tarnovo è situata sulle sponde rocciose del fiume Jantra ed è stata la capitale del secondo regno bulgaro dall’anno 1185 al 1393. Il 17 luglio di quell’anno le truppe turche dopo tre mesi di assedio conquistarono e bruciarono tutta la città ponendo fine al regno e iniziando la lunga occupazione turca della Bulgaria che durò quasi 500 anni, va detto che un ruolo importantissimo nella difesa dell’identità della cultura e della lingua bulgara in questo lungo periodo lo ha avuto la Chiesa ortodossa che ha saputo tenere insieme la popolazione ed evitato che tutta la nazione diventasse una appendice della Turchia come è successo alla regione della Tracia meridionale oggi Turchia europea. Visitiamo la chiesa di San Pietro e Paolo con affreschi occidentalizzanti con influssi forse veneziani, dipinti in un periodo in cui il Papa di Roma e il Metropolita ortodosso di Veliko cercarono di unire le loro chiese proprio al fine di affrontare insieme la minaccia turca. Su di una collina sorgono le mura e i resti della fortezza dello zar bulgaro, recentemente restaurato il sito è interessante e permette di vedere un bel panorama sulla città e sul fiume, di sera ci sono degli spettacoli di Son e Lumiere il biglietto di ingresso qui come in tutti i musei e siti archeologici è di 5 o 6 leva (2,50 – 3 euro). A pochi chilometri da Veliko il paese di Arbanassi possiede la meravigliosa chiesa della Natività, all’esterno un edificio molto modesto, basso senza campanile costruito così appositamente per non irritare le autorità turche. L’interno è completamente coperto di affreschi colorati sulla vita di Gesù e con un grande affresco rappresentante la Ruota della Vita, un tema raramente rappresentato nell’arte occidentale, con l’uomo che nasce, cresce, diventa prima adulto e poi anziano e alla fine comunque cade nella fauci di un drago che rappresenta la morte.
Sabato 09/09: Varna, Nessebar
Altri 200 chilometri ci portano sul Mar Nero nella città di Varna fondata dai Greci circa 600 anni prima di Cristo, il territorio era comunque già popolato in epoca ben più antica come testimonia la necropoli scavata nelle vicinanze e risalente all’età del rame, in alcune tombe sono stati trovati oggetti d’oro lavorati che sono considerati i più antichi al mondo. E’ oggi la terza città della Bulgaria per popolazione con un porto importante, diverse industrie e un fiorente movimento turistico. Per la prima volta in questo viaggio qui vediamo quello che si può definire turismo di massa, c’è una bella spiaggia sabbiosa con un parco con alberi secolari che arrivano fino alla sabbia, un grande lungomare, chalet, ristoranti, piscine e tutto quello che ci si può aspettare da un grande centro turistico marittimo. Nel porto una nave militare bulgara, in giro vediamo numerosi marinai in uniforme e, sorpresa, anche alcuni militari italiani forse in addestramento congiunto dato che da alcuni anni anche la Bulgaria fa parte dell’alleanza NATO. Al centro della città la grande e moderna cattedrale dell’Assunzione un po’ più lontane i resti delle terme romane che, ci dicono, sono le maggiori di tutti i paesi balcanici ma che agli occhi di noi italiani abituati a ben altri siti archeologici (ad esempio le terme di Caracalla a Roma) sono certo un po’ scarsine. Approfittiamo del mare per mangiare dell’ottimo pesce arrosto in un buon ristorante sempre a prezzi estremamente competitivi rispetto all’Italia, proseguiamo il viaggio verso Nessebar una cittadina che sorge su di una penisoletta di fronte a un golfo luminoso. Anche Nessebar è un antico insediamento prima dei Traci e poi dei Greci. Attualmente è famosa per la presenza nella sua città vecchia di numerose chiese medioevali rimaste pressoché intatte. Noi visitiamo Santo Stefano, molto bella sia esternamente, con fasce di mattoni colorati, sia internamente con le pareti affrescate da artisti del quindicesimo secolo. Anche qui i turisti sono numerosi e riempiono le stradine acciottolate del notevole centro storico. Proseguendo verso l’interno a Pomorie vediamo una grande tomba di epoca tracio/romana e in stile misto, costruita con il classico tumulo esterno delle tombe tracie l’interno però è un grande locale unico circolare e ricorda il circo di Massenzio a Roma. Nel sito non sono stati trovati nessun corpo, nessuna urna e nessun oggetto rituale quindi molto probabilmente per qualche motivo sconosciuto una volta costruita non è mai stata utilizzata.
Domenica 10/09: Kazanlak, Plovdiv
La città di Kazanlak è il centro di produzione ed estrazione dell’olio di rose che è uno dei simboli nazionali bulgari più conosciuti al mondo. Negli anni del regime comunista era anche sede di alcune industrie statali di armi che davano lavoro a diverse migliaia di persone. Caduto il regime anche qui le fabbriche sono andate in crisi per la concorrenza di altri paesi e hanno cessato la produzione. Gli effetti in città si vedono: palazzoni multipiani dismessi, grigi e maltenuti, costituiscono gran parte del panorama urbano. Anche in centro molte case sono fatiscenti e con evidenti problemi di manutenzione, nelle vie i negozi sono pochi ed essenziali. Il Museo delle rose mostra tutto quello che c’è da vedere sulla lavorazione del fiore e sulla sua storia, diversi negozi offrono profumi, saponi, creme tutto all’aroma di rosa ma gli stessi prodotti con gli stessi prezzi li trovate praticamente ovunque in Bulgaria. A pochi chilometri di distanza, nel paese di Shipka, durante la guerra russo-turca del 1877 si svolse una grande battaglia che, vittoriosa per i russi, portò l’anno seguente alla fine della guerra e all’indipendenza della Bulgaria. Su una collina sorge la chiesa russa dedicata ai caduti della battaglia, immersa nel verde con le sue cupole dorate i suoi muri a fasce colorate le sue croci in stile russo sembra proprio un angolo di Mosca o San Pietroburgo portato in occidente, nel mese di luglio anniversario della battaglia si svolgono qui importanti manifestazioni. Proseguendo sulla strada per Sofia si entra nella cosiddetta Valle dei Re Traci dove ci sono i resti di 1500 tombe a tumulo di epoca tracia. I Traci erano una popolazione indoeuropea che in epoca protostorica occupò una vasta zona corrispondente più o meno all’attuale Bulgaria, Macedonia, Turchia europea. Le varie tribù non riuscirono mai a fondersi e a creare un solido stato, raramente l’autorità di qualche re riuscì ad unificare per qualche tempo i Traci ma poi sempre vinsero le spinte disintegranti. I Traci non ebbero mai un sistema di scrittura e quindi quello che sappiamo su di loro e sulla loro cultura lo si deve agli storici greci antichi e alle scoperte archeologiche, fin dai primi secoli della storia greca sono presenti i rapporti con le tribù trace a volte conflittuali a volte amichevoli, alcuni miti greci (in particolare quello di Orfeo ma forse anche quello di Dioniso) sembrano originare da miti traci. Attorno al terzo secolo avanti Cristo i traci furono sottomessi prima dai Macedoni di Filippo e Alessandro e poi, definitivamente, dai romani il territorio fu poi soggetto ad invasioni di popolazioni slave e, appunto, bulgare, e quindi dei traci si sono perse lingua e cultura. La tomba che visitiamo, probabilmente di un Re, è molto interessante. Un grande tumulo di terra alto una decina di metri, un lungo corridoio e una stanza centrale costruiti con pietre megalitiche di diverse tonnellate. All’interno sono stati trovati una grande testa in bronzo del re, spade, pugnali, schinieri e staffe tutti oggetti di guerra che dovevano accompagnare il riposo eterno del guerriero. Ci spostiamo a Plovdiv, la seconda città della Bulgaria (circa 350.000 abitanti), attraversata dal fiume Mariza, che più a sud costituisce il confine tra Grecia e Turchia. E’ una città vivace con vie pedonali dedicate allo shopping. L’antico nome è Filippopoli in onore di Filippo di Macedonia e dopo la conquista romana fu fatta capitale della provincia imperiale di Tracia che arrivava fino al Danubio. Sono rimaste importanti vestigia della città romana, in particolare, quasi completo (anche se restaurato), il teatro costruito al tempo dell’imperatore Traiano con gradinate, cavea e scena e che si affaccia sui monti con un bellissimo panorama. Interessanti anche se poco visibili anche i resti dello stadio che si trovano incastonati in mezzo a palazzi ottocenteschi. In centro anche una bella moschea con il suo minareto che testimonia ancora la lunga presenza turca.
Lunedì 11/09: Rila
Il sito storico-artistico forse più importante della Bulgaria è il monastero di Rila che sorge a 1100 metri di altezza in una zona montuosa, un massiccio la cui vetta più alta è il monte Mussala che raggiunge i 2900 metri. Tutta la zona è ricoperta di grandi foreste di faggi e pini in uno scenario molto suggestivo. Il monastero fu fondato da San Giovanni di Rila, un anacoreta vissuto nel nono secolo e venerato sia dalla chiesa ortodossa sia da quella cattolica. Aveva rinunciato a tutti i suoi beni terreni, come San Francesco di Assisi, per vivere in povertà e solitudine in una grotta del monte. Dal suo esempio alcuni seguaci fondarono la comunità e poi costruirono il monastero che nel corso dei secoli fu più volte distrutto e ricostruito le reliquie del fondatore dopo alcune vicissitudini e viaggi furono qui riportate e sono attualmente conservate nella chiesa del monastero. Con le sue alte mura di cinta l’edificio dall’esterno sembra più una fortezza che un monastero. Entrando ci accoglie subito un grande cortile con una chiesa e una torre. Le pareti esterne in gran parte affrescate e colorate con scene vivaci di giudizi universali con diavoli e angeli che si contendono le anime dei peccatori morti. Anche l’interno è affrescato e vi è inoltre una grande e pregevole iconostasi intagliata in legno. Un interessante museo ci ricorda poi che il monastero di Rila fu un centro spirituale e culturale che anche durante l’occupazione ottomana tenne vivo lo spirito del popolo bulgaro e dove i monaci crearono o trascrissero grandi opere storiche e religiose. Anche qui assistiamo all’arrivo di pellegrini, alcuni a piedi, che vengono a rendere omaggio al santo patrono della Bulgaria. Nelle gallerie in legno a quattro piani ci sono le celle per i circa 300 monaci che una volta affollavano il monastero ma adesso anche qui la crisi di vocazioni si fa sentire e sembra che attualmente ci siano non più di una decina di monaci.
Martedì 12/09: Sofia
Il decollo dell’aereo per il ritorno è previsto nel tardo pomeriggio, approfittiamo per una bella passeggiata in città aiutati dal tempo splendido. Sofia è circondata dai monti Vitosha che si stagliano nel vicino orizzonte. Molti parchi e giardini ben tenuti abbelliscono le vie e donano un ricco polmone di ossigeno. Raggiungiamo piazza Serdika nelle vicinanze. Quasi uno davanti all’altra, c’è la Sinagoga e la Moschea sopra al ponte sul fiume è stata recentemente eretta una statua alla Sapienza (Sofia). Praticamente rappresenta la città stessa, in ottone brillante somiglia ad un angelo con le ali e su una spalla un’aquila simbolo di Sofia. Da lì parte la via Vitosha, via pedonale e commerciale affollatissima di persone e piena di negozi, bar, ristoranti e tutti i servizi e gli svaghi pensabili. Nelle vie della città le targhe sono solo in caratteri cirillici e sembra che oltre al bulgaro, lingua incomprensibile per noi latini, non molti parlino l’inglese. Occorre dire che l’impressione da noi avuta è che non sempre il modo di fare e di porgersi verso il turista straniero corrisponde a quanto ci si aspetta. Probabilmente per un vero sviluppo turistico occorre anche un cambio di mentalità in molti addetti al settore. Complessivamente, comunque un viaggio che ci ha soddisfatti e interessati in un paese ancora non molto conosciuto.