Bellezze nascoste nei dintorni del Garda

In Valpolicella dal parco delle cascate di Molina fino ai vitigni che producono vini DOC e poi scoprire, nella roccia, il Santuario della Madonna della Corona.
Scritto da: alvinktm
bellezze nascoste nei dintorni del garda
Partenza il: 03/10/2019
Ritorno il: 04/10/2019
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Questi due giorni sul lago di Garda, devo ammettere, sono stati improvvisati. Abbiamo seguito la voglia di posticipare il rientro in Valtellina dopo essere atterrati a mezzanotte all’aeroporto di Orio Al Serio da Saragozza in Spagna. L’idea iniziale era quella di trascorrere un week end lungo in Liguria, ma la pioggia prevista al mare ci ha dirottato nei dintorni del Garda. Vi anticipo che non siamo rimasti delusi dalla deviazione sebbene i panorami siano ben diversi da quelli del litorale ligure.

Trascorriamo la breve notte del rientro in Italia all’hotel Residence Borgo Brianteo, un albergo quattro stella di recente costruzione sito in Ponte San Pietro, a 15-20 minuti d’auto dall’aeroporto. Sfruttando un’offerta sul sito Booking.com prenotiamo una camera con colazione a un prezzo molto vantaggioso. Il check-in attivo ventiquattro ore su ventiquattro e la vicinanza a Orio lo rendono un punto di appoggio perfetto se bisogna volare. È stato un piacere scoprire una struttura moderna, curata nei dettagli, dotata di stanze ampie, pulitissime e insonorizzate, provvista di biblioteca e area gioco accanto alla luminosa sala che ospita la colazione. Quest’ultima merita un particolare elogio essendo varia e di qualità, l’offerta del dolce e del salato è ben bilanciata e il personale, molto gentile, vizia i clienti con prodotti di pasticceria, cioccolatini e brioches farcite: una vera delizia.

Peccato non poterci trattenere di più ma il PARCO DELLE CASCATE DI MOLINA, in provincia di Verona, ci attende per una giornata di passeggiate nella natura. 145 chilometri, la maggior parte percorsi sull’autostrada A4, conducono al grazioso borgo medievale di Molina, adagiato su un altopiano prativo a poco meno di 600 metri di altezza nelle Prealpi venete, in un territorio chiamato Lessinia. Il paese si colloca tra vallate boschive, all’apice di pendii scoscesi dove si scorgono pareti di roccia levigate dagli agenti atmosferici. E’ famoso anche per i suoi mulini, dai quali deve il nome, tutt’oggi conservati e visitabili. Un tempo venivano utilizzati per macinare il grano e le noci, da cui ricavare l’olio, per la follatura della lana, ovvero la ‘compattazione’ delle fibre lanose, e persino per la lavorazione del ferro. Essendo fuori stagione non è stato possibile durante i giorni feriali. Puntiamo allora all’ingresso della riserva, raggiungibile seguendo un percorso tra le case ben ristrutturate di Molina. Il costo del biglietto è di 6 euro per gli adulti e per gli orari di apertura consiglio di consultare il sito internet: parcodellecascate.it, in quanto variano a seconda del periodo. Vi sono tre percorsi suddivisi in base alla lunghezza, la difficoltà e il tempo di percorrenza. Noi scegliamo quello nero, il più impegnativo e fattibile in due ore, che consente di esplorare tutte le attrazioni del parco. L’inizio è in discesa, fino al fiume nel fondo del canyon. Da lì si comincia pian piano a risalire e a scoprire cascate e laghetti, ad arrampicarsi lungo una scala in ferro ancorata nella roccia, a osservare i salti d’acqua da più prospettive, a spingersi sino alla piazzola panoramica e alla ‘grotta delle tette more’, a sperimentare l’altalena che sfiora la ‘cascata nera’, a scoprire siti archeologici e a rimanere a bocca aperta nel ‘doppio covolo’, osservando enormi marmitte modellate dallo scorrere dell’acqua. Alla fine della camminata è piacevole sedersi sulle panche in legno del terrazzo antistante il bar e concedersi un meritato spuntino. Panini, toast, gelati, bibite calde e fredde non mancano. Io e mio marito ci siamo rilassati al sole mentre Leonardo, nostro figlio di 3 anni, si divertiva sulla carrucola e accarezzava le caprette. Il Parco delle Cascate di Molina è una meta da consigliare alle famiglie con bambini. Questi ultimi avranno modo di sfogarsi, e soprattutto di stancarsi, tra i sentieri nel bosco, avvicinandosi con consapevolezza alle bellezze naturali. Prima di salutare Molina concediamo del tempo a Leonardo per testare le altalene e gli scivoli del parco giochi in paese, ancora baciato dal sole. Nel canyon infatti l’ombra è già calata e l’aria fredda ci spinge a risalire sull’altopiano.

Qualche momento di relax e poi il ritorno in pianura, nel cuore della Valpolicella, famosa per i vini DOC e dove il paesaggio è caratterizzato dalla coltivazione di viti e, qua e là, di ulivi. Per chi fosse appassionato vengono organizzati diversi tour di visita alle case vinicole con ingresso alle cantine e alle vigne, accompagnati da degustazioni. Pernottiamo all’hotel Valpolicella International a San Pietro in Cariano, una struttura tre stelle senza infamia e senza lode, dall’arredamento datato ed eccentrico, le stanze appena sufficienti e adatte al soggiorno di massimo una notte. L’unica nota positiva è la colazione, con brioches e caffè buoni. Compensiamo l’impatto negativo dell’albergo cenando nel paese vicino, al ristorante pizzeria Settimo Cielo. Nel menù pizze con farine particolari e piatti gustosi. Assaggiamo degli ottimi gnocchi al pesto di pistacchio e ricotta affumicata, il tris di bruschette e la calamarata cacio e pepe del Madagascar, nella sala sotterranea con grande area bimbi.

Il sole del mattino illumina le colline foderate di pampini d’uva, ora rimasti orfani dei grossi grappoli. In quel panorama è incastonato il paese di SAN GIORGIO DI VALPOLICELLA, annoverato tra i borghi più belli d’Italia e nostra prima meta di giornata. Dal promontorio a cui è aggrappato si gode di un panorama meraviglioso che spazia dalla conca meridionale del lago di Garda alla pianura Padana, fino a Verona. Le case e i viali si raccolgono attorno alla Pieve, risalente al periodo romanico. L’edificio appare compatto e lineare, con un campanile squadrato, ed è costruito con blocchi di pietra calcarea. Un semplice ma elegante chiostro con corridoio coperto solo su due lati e un pozzo al centro per la raccolta dell’acqua, ingentilisce il complesso. All’interno della chiesa si cammina su un pavimento di lastre rettangolari, fra mura sulle quali si scorgono ritagli di affreschi. L’atmosfera che si respira è mistica, invita alla meditazione, e ci colpisce. Accanto c’è l’Antiquarium che raccoglie, fra i tanti, reperti archeologici reperiti in Valpolicella. Nulla di eccezionale, perché il vero gioiello del borgo è ovviamente la Pieve.

Bisogna inerpicarsi sui fianchi del Monte Baldo affacciati sulla Val d’Adige per giungere a un luogo che promette di emozionarci.

Il SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA CORONA si trova nel comune di Ferrara di Monte Baldo e nulla si scorge dalla strada, tranne la veduta suggestiva sugli altopiani prativi e i versanti boschivi del versante opposto della vallata. Quella stessa vista la si gode pure dall’edificio religioso, annidato nell’incavo di una parete rocciosa verticale.

Testimonianze confermano la presenza di un monastero già nel 1200, accessibile soltanto tramite un pericoloso sentiero a strapiombo. L’edificio che tuttavia ammiriamo nella sua interezza ha origini molto più recenti, negli anni ’70.

Si deve scendere lungo un serpentone pedonale scandito dalle sculture della Via Crucis, poi attraversare un tunnel scavato nella pietra e finalmente si sbuca nello slargo che precede il santuario.

La prima impressione non è delle migliori. Troppi turisti, ristoranti, chiasso. Superiamo il trambusto per trovarci ai piedi dello scalone che conduce alla chiesa dalla facciata rossastra con decori chiari, e una volta entrati la meraviglia invade i nostri occhi. L’architettura è semplice, il bianco è il colore dominante e i pilastri squadrati si ancorano alla roccia viva, ben visibile. La si può sfiorare con le dita, percepirne il freddo e le venature. La scultura dipinta della Madonna della Carona è aggrappata alla pietra e gli angeli scuri che la circondano contrastano con entrambe. L’atmosfera invita al raccoglimento, dentro ci sono poche persone e quasi tutti osservano il silenzio. Per fortuna pare esistere ancora il rispetto per i luoghi di culto e di pellegrinaggio. La chiesa infatti è il punto di arrivo di una camminata impegnativa nei boschi di circa due ore e 600 metri di dislivello in salita dal villaggio di Brentino: uno sforzo degno di essere chiamato, appunto, pellegrinaggio.

Sia che si venga qui spinti dalla fede o solo per curiosità, l’esperienza crea un ricordo profondo, difficile da dimenticare.

Se la contrada punto di accesso al Santuario è presa d’assalto dalla gente, basta spostarsi di quattro chilometri, nel grazioso borgo di Ferrara di Monte Baldo, per ritrovare la tranquillità. La chiesa parrocchiale di Santa Caterina domina dalla cima di un’irta scalinata le poche case e le vie lastricate, pulitissime e sottoposte a interventi recenti di sistemazione. In un paese minuscolo come questo non ci si aspetta di trovare un parco giochi enorme e nuovissimo, in grado di fare concorrenza a quelli dell’Alto Adige e dei paesi nordici.

La fuga improvvisata nei dintorni del Garda non poteva concludersi in modo migliore per Leonardo, e pure noi ci siamo divertiti a scalare su legni e funi… facendo ovviamente molta più fatica di lui!

Arrivederci al prossimo viaggio, alla prossima emozione, alla prossima scoperta del mondo.

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Veduta dal paese di San Giorgio di Valpolicella verso il Garda

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Veduta sulla Val d'Adige dal Santuario della Madonna della Corona

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Pieve di San Giorgio di Valpolicella

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Santuario della Madonna della Corona

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PARCO DELLE CASCATE DI MOLINA



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