Balcani: il meglio di…
Premessa
Ci sono viaggi che si intraprendono per il piacere di rilassarsi in una spiaggia deserta e lasciarsi accarezzare dal sole per tutto il giorno; ci sono viaggi che si intraprendono per il gusto di conoscere nuovi sapori, altri per il desiderio di conoscere nuove culture, altri ancora per fini religiosi. Il viaggio che stiamo per raccontare è un insieme di tutto questo: mare stupendo, cucina da scoprire, culture diverse da conoscere (attraverseremo ben quattro nazioni) e patrimoni dell’UNESCO da ammirare. Solo una cosa manca a questo nostro indimenticabile viaggio: il relax (inteso come la classica giornata in spiaggia). Abbiamo percorso circa 3.000 Km in auto in sei giorni riuscendo a cogliere il meglio che ogni luogo potesse offrirci. La “vacanza” come la definiamo noi, non significa necessariamente riposo; per il riposo c’è tempo, a casa, a riguardare foto e filmati di un viaggio indimenticabile. “Vacanza” per noi significa “momento di distacco”, prendersi del tempo e gestirlo al meglio per vedere e conoscere diverse culture. Non è il classico viaggio mordi e fuggi stile crociera, è il saper gestire il tempo lasciando spazio non solo ai monumenti ma anche allo shopping, alla cucina e alle passeggiate romantiche. Sono tante le cose che si possono fare nell’arco della giornata, l’importante è organizzarsi. Per chi volesse un assaggio di Croazia, Montenegro, Bosnia Erzegovina e Slovenia, in questo nostro racconto troverà, speriamo, consigli e suggerimenti utili. 1° giorno Italia – Isola di Krk (Croazia) Partiamo dall’Italia ricchi di aspettative per quanto questo viaggio potrà regalarci . Ci attendono, per questa nostra prima giornata, oltre 500 Km. Prima di giungere al confine con la Slovenia acquistiamo la “vignette” (€ 15,00) valida per 7 giorni da posizionare ben in vista sul vetro dell’auto. Non passiamo attraverso la costa (Porec, Rovigno e Opatija erano già state meta di un nostro precedente viaggio) e ci inoltriamo invece in un entroterra interessante, non privo di scorci caratteristici, di paesini incantevoli e di abitazioni con barbecue e l’immancabile “porceddu” pronto per il pranzo. La nostra prima tappa è l’isola di Krk. L’sola è ideale per chi vuole in poco tempo avere un’idea del mare incantevole di questa nazione (Croazia); non è necessario fare lunghe code di attesa per l’imbarco in quanto l’isola, dal 1980, è comodamente collegata alla terra ferma attraverso un ponte, un’opera monumentale lunga piu’ di un Km in una sola campata. Giungiamo a Krk, la capitale dell’isola, verso le ore 12:30. E’ necessario cambiare degli Euro in Kune, (la moneta locale) non tanto per pagare ristoranti, negozi o bar (dove l’euro è sempre ben accetto), ma piuttosto per i parchimetri ed evitare così spiacevoli sorprese. Iniziamo a conoscere questa graziosa località balneare passeggiando sul lungomare alla ricerca di un ristorante per il pranzo; troviamo il “Restaurant Galeb” con vista sul porticciolo dove al prezzo di 371,00 Kune (1 € = 7,22 kune) ci vengono serviti coktail di gamberi in salsa rosa, calamari alla griglia, acqua e caffè. Terminata la necessaria pausa ristoratrice iniziamo la visita vera e propria di Krk. Innanzitutto diciamo che questa località il mese di settembre non è di certo la stessa che il turista si trova a visitare ad agosto quando le sue splendide stradine sono affollate. Noi abbiamo avuto la fortuna di passare sei giorni in giro per i balcani praticamente da soli (esclusa Dubrovnik che, come ovvio, viene spesso invasa dai croceristi). Le stradine di Krk regalano angoli pittoreschi e affascinanti. La visita puo’ partire da piazza Vela caratterizzata da una torre di guardia medioevale ed un raro orologio e da qui puo’ proseguire all’interno della città vecchia con i suoi vicoli. Da vedere il castello, non tanto per i suoi interni quanto per la splendida vista che si ha dalle sue mura. Vicino al castello si trova anche la cattedrale. Un gelato, una passeggiata lungo il porticciolo e si riprende la strada per Baska, incantevole cittadina a sud dell’isola. Quando si percorre la strada che da Krk giunge a Baska vi è un punto in cui, dall’alto, si ammira un angolo di adriatico decisamente suggestivo. Qui il mare si chiude, quasi a formare un lago, formando una conca di incredibile bellezza. A baska è presente una delle poche spiaggie di sabbia della Croazia. Degustiamo un buon caffè in un grazioso locale, scendiamo la scalinata che porta sul lungomare e lo percorriamo sino al molo. C’è pochissima gente, nonostante la giornata stupenda, e questo rende tutto ancora piu’ suggestivo. Il paese è famoso per la cosidettta tavola di Baska, una delle scoperte piu’ importanti dell’archeologia croata; questa tavola, oltre al fatto di essere il primo testo che nomina un re croato in lingua croata, è soprattutto la piu’ antica iscrizione in carattteri glagolitici (a Baska però vi è solo una copia, l’originale è custodito a Zagabria). Verso le 18:00 lasciamo la cittadina e l’isola, ripercorriamo il ponte e arriviamo a Jadranovo, paese di fronte all’isola di Krk dove abbiamo prenotato un b&b l’ “Anda Villa Club Jardin” (534,00 kune). La stanza è piccola ma la pulizia, il terrazzino affacciato sul mare, la piccola piscina coperta dalla quale ammirare il tramonto fanno di questo luogo un’ottima sistemazione. 2° giorno Jadranovo – Dubrovnik Oggi giornata quasi esclusivamente di trasferimento. Ci attendono circa 7 ore di viaggio. Siete pazzi, direte voi, ma se la meta è Dubrovnik, merita il sacrificio. L’autostrada che percorriamo è praticamente deserta. Purtroppo i lavori per collegare Fiume a Dubrovnik sono ancora in corso e all’altezza di Ploce siamo costretti a prendere l’uscita. Sono le 13:30 e troviamo un ristorante dove pranziamo alla modica cifra di 159,00 Kune (per due persone). La strada è ancora lunga, dobbiamo percorrere buona parte della costa e giungiamo a destinazione quando sono le 17:30. L’Hotel prenotato a Dubrovnik, e che sentiamo vivamente di consigliare, è il “Lapad”, posizionato a 3 km dal centro, camera superior e parcheggio € 208,00. Finalmente siamo a Dubrovnik, principale destinazione di questo nostro lungo viaggio. Della città sappiamo solo che chiunque l’abbia visitata ne è rimasto incantato; per non toglierci la sorpresa abbiamo evitato di informarci troppo su quanto ci avrebbe atteso. Troviamo un parcheggio (nella parte alta della città) dal quale, a piedi e in pochi minuti, raggiungiamo l’ingresso al centro storico. Non sapendo cosa ci attende l’impatto, con le luci della sera, è veramente forte. Entriamo dalla porta che si affaccia direttamente sullo Stradun, la via principale. Mi sembra di vivere una fiaba, è veramente stupenda come viene da tutti descritta. Iniziamo a scattare foto in continuazione, ogni angolo ha quel non so che di magico. Attraversiamo tutto lo Stradun e usciamo dall’altra parte della città. Qui assistiamo ad una specie di cambio della guardia dove soldati con lance e divise percorrono il centro storico al suono dei tamburi. Per la cena consigliamo il ristorante taverna “Arsenal”, affacciato sul porto del centro storico dove si possono gustare ottimi carpacci di pesce, cozze alla Buzara, scampi, creme caramel, crepes spendendo un prezzo piu’ che ragionevole: 460,00 kune. Terminata la cena la serata è ancora lunga; i negozietti sono aperti sino alle 23,00 e permettono di fare acquisti con calma lasciando il tempo per la visita della città all’indomani. Quando rientriamo al nostro Hotel ci attende musica dal vivo che allieta ulteriormente la nostra serata e ci lasciamo coinvolgere dall’atmosfera ballando romanticamente da soli a bordo piscina e in ascensore…(cosa fa fare questa città!). 3° giorno Dubrovnik – Montenegro – Cavtat Lasciamo l’Hotel Lapad e ci dirigiamo verso il centro storico, questa volta parcheggiamo l’auto all’ingresso delle mura (5 ore 20,00€). Iniziamo a conoscere Dubrovnik in tutto il suo fascino quando viene dolcemente accarezzata dal sole. Il modo migliore per capire l’anima della città e soprattutto l’imponenza delle sue mura è quello di iniziare una visita dall’alto. Il giro delle mura costa € 10,00 a testa e permette di percorrere tutto il perimetro lungo all’incirca 2 km. Noi lo percorriamo in 1 ora e mezza in tutta tranquillità, fermandoci ogni metro a scattare fotografie. Dalle mura la prima cosa che colpisce è la fortezza di Lovrijenac che si innalza su una rupe alta 37 metri, circondata da un mare cristallino che si scaglia contro le rocce. Da qui il giro prosegue verso il museo marittimo e il forte di San Giovanni; proseguendo si giunge al forte Revelin e dopo un ultimo sforzo si arriva alla famosa torre Miceta dalla quale si ha il miglior panorama della città. A colpire il visitatore sono sicuramente i vicoli che dallo Stradun salgono fin quasi sotto le mura, i tetti rossi delle abitazioni e la vista stupenda sul mare e sul porto vecchio. Vedere Dubrovnik senza salire sulle mura è come viverla a metà; si perdono tante emozioni, emozioni uniche che, forse, nessun altra città affacciata sul mediterraneo sa darti. Dopo questa splendida vista d’insieme scendiamo la scalinata delle mura e ci troviamo davanti alla bellissima fontana d’Onofrio. Siamo tornati coi piedi per terra anche se la nostra mente e il nostro sguardo ancora è come fossero rimasti lassù, su quelle mura. Ci riprendiamo dalla forte emozione e iniziamo dunque la visita a piedi tra le stradine della città vecchia. Come detto il primo monumento che incontriamo è la grande fontana d’Onofrio accanto al convento francescano e a Porta Pile. E’ da qui che iniziano quasi tutti i giri della città. Lasciando sulla destra la fontana e sulla sinistra il convento e una piccola chiesa si percorre tutto la Stradun ricco di negozietti (alcuni con pregevoli oggetti artigianali) sino ad arrivare a piazza Luza con la torre dell’orologio, palazzo Sponza e, al centro, il pilastro d’Orlando e la piccola fontana d’Onofrio. Svoltando a destra si vede la Cattedrale di Dubrovnik al cui interno è visitabile una sala dei tesori. Si continua il percorso perdendosi tra i vicoli della città, ammirando la splendida scalinata che porta alla chiesa gesuita e ancora, scendendo, ci si immerge nell’atmosfera quotidiana con il mercato della frutta, oltre alle immancabili bancarelle per turisti, i ristorantini affacciati sulle viuzze e il via vai della gente. Tra una passeggiata lungo le mura, acquisti, chiese e palazzi si è fatta ora di pranzo. Preferiamo qualcosa di veloce (per non togliere tempo alla visita del Montenegro) e, sbagliando, scegliamo uno di quei tanti locali che richiamano in continuazione il turista. Evitateli se potete!! A parte il tempo impiegato per servirci (e notare che eravamo gli unici clienti a quell’ora) riescono quasi ad avvelenarci con una cucina carattterizzata solo da cipolla e aglio. Un consiglio: scegliete sempre locali dove non ci sia personale all’esterno che vi richiama. Dove si mangia bene non c’è bisogno di attirare con la forza il turista, i locali rinomati si possono trovare semplicemente acquistando una buona guida. A parte questa parentesi culinaria lasciamo Dubrovnik con la consapevolezza di ritornarci perché una città così, da sola, merita il viaggio. Stiamo per uscire dalle mura della città vecchia, con già la malinconia nel cuore, quando scorgiamo dei gruppi con la classica paletta sollevata dalla guida. E’ il popolo dei croceristi appena sbarcato a Dubrovnik. Sbirciamo tra la folla dei turisti in attesa di entrare nella città quando scorgiamo qualcuno a noi familiare. A 1000 km di distanza da casa, quando stavamo per salire sull’auto, chi incontriamo? Mio nipote e la sua ragazza che appena sbarcati dalla nave da crociera si prestano a visitare la città. Li sorprendiamo alle spalle e il loro stupore nel vederci è tale che restano senza parole. Li tranquillizziamo (avere una zia che li sorveglia in vacanza non è la cosa piu’ piacevole), gli diciamo che stiamo partendo per il Montenegro e li salutiamo (con loro grande gioia!). La giornata che ci attende è ancora lunga. La nostra prossima tappa, come anticipato, è il Montenegro. Alla dogana ci viene fatta pagare una specie di “Ecotassa” (10,00 euro), ci viene rilasciato un opuscolo tutt’altro che di buon augurio con scritto “slow down, life is one” e raffigurante alcuni dei tanti incidenti stradali e con indicato il numero di vittime della strada dell’anno precedente. Sicuramente l’immagine conta piu’ di tante parole e guardare quel foglietto serve a farti rallentare. I controlli alla dogana sono piuttosto veloci (anche perché pare proprio che non ci sia molta gente diretta in Montenegro), oltre all’ecotassa viene controllata la carta verde e ci viene richiesto se abbiamo generi alimentari o bevande, ma spieghiamo loro che il nostro scopo è visitare una città e poi ritornare in Croazia la sera. Ci lasciano passare, senza problemi o controlli ulteriori, e subito dopo aver varcato il confine ci rendiamo conto che paese che vai usanza che trovi. Ci eravamo piacevolmente abituati alla pulizia delle strade croate e qui, invece, qualche bottiglia di plastica o sacchetto per strada lo troviamo. L’auto che va per la maggiore è la golf (di qualche annetto fa ovviamente) e, a volte, circolano pure senza targa boh… La nostra meta in Montenegro è Kotor; per raggiungerla si percorre una strada che costeggia uno splendido fiordo al centro del quale si trovano graziose isolette. Le montagne arrivano sino al mare creando un paesaggio di rara bellezza. Quando giungiamo a Kotor, dopo aver attraversato alcuni paesi, la cosa che piu’ ci colpisce è la presenza di un porto sul quale si trovano ormeggiate non solo piccole imbarcazioni ma anche navi da crociera e Yacht; ebbene si, il Montenegro sta diventando una nuova meta turistica; probabilmente, tra qualche anno, quest’angolo di paradiso sarà diverso, i bei litorali verranno deturpati dalla costruzione di villaggi turistici e strutture ricettive varie, la cordialità della gente, aperta e sorridente verso il turista, diventerà solo un ricordo del passato, ma speriamo che questo accada il piu’ in la possibile nel tempo. Posteggiamo l’auto proprio all’ingresso delle mura cittadine, attraversiamo la strada e ci troviamo direttamente nel cuore pulsante del centro storico di Kotor. Questa città è dal 1979 sotto la protezione dell’UNESCO e chi la visita puo’ capirne il motivo. Tralasciando la sua posizione (sul golfo di Boka Kotorska, definito “il piu’ bello del mediterraneo” e ai piedi della gigantesca montagna di Lovcen), tralasciando il fascino delle mura che la circondano, tralasciando la ricchezza architettonica (la basilica cristiana, i suoi edifici sacrali quali Sat Kula, la cattedrale di San Tripun, la Chiesa di San Luca ecc..) Kotor è, tralasciando tutto questo, ancora affascinante. All’interno delle proprie mura ci si sente protetti, come a casa. Si dice Montenegro e si pensa ad un paese povero che non ha nulla da dare; il Montenegro povero lo è, dal punto di vista economico, ma è ricchissimo di posti di ineguagliabile bellezza. Non ci eravamo preparati particolarmente per la visita di questa città e ci lasciamo dunque trasportare dalle emozioni del momento. La prima tappa è alla cattedrale e al suo museo d’arte sacra. Qui scambiamo due battute con il custode che, con nostro grande stupore, conosce l’Italia meglio di noi!. Saliamo nella parte alta della cattedrale dove sono esposti simboli dell’arte sacra montenegrina e dalla quale è possibile scattare foto alla piazza sottostante. Ci perdiamo tra i vicoli della città, entriamo in altre graziose chiese (anche ortodosse) e ci sediamo in uno dei tanti locali all’aperto che consentono attimi di relax per ammirare, con tranquillità, scorci suggestivi della città. Kotor sta già attraversando quella fase di cui prima abbiamo accennato, è già in la nel tempo con negozi a prova di turista ma questo, nonostante tutto, non altera il fascino del suo centro storico protetto dall’Unesco. Lasciato il tempo sufficiente alla visita di Kotor riprendiamo la strada percorrendo altri angoli di Monenegro per dirigerci verso la famosa Sveti Stefan. Qui ammiriamo un isolotto (adibito a resort) di un fascino d’altri tempi soprattutto se visitato, come abbiamo fatto noi, al tramonto. Si è fatto tardi e dobbiamo rientrare in Croazia. Lungo il percorso abbiamo qualche intoppo, non vediamo un’indicazione stradale e iniziamo a salire un passo che non ricordavamo di aver percorso all’andata; piu’ saliamo e piu’ capiamo che qualcosa non va. Non incontriamo anima viva, è buio e siamo soli su una strada di montagna. Facciamo inversione e riscendiamo; finalmente riprendiamo la strada costiera e giungiamo all’Hotel di Cavtat quando sono le 22:00. Prendiamo possesso della nostra stanza e usciamo subito a cercare un ristorante. Troviamo il “Restaurant Dalmacja”, nel centro storico. A differenza del ristorante di mezzogiorno qui nessuno ci chiede di entrare perchè, come volevasi dimostrare, non ne hanno bisogno. Scopriamo un grazioso locale che ci serve un ottimo filetto al pepe verde, per non citare il dolce… delizioso. 4° giorno Cavtat – Bosnia Erzegovina – Trogir Giornata che si preannuncia impegnativa ma che, causa errori stradali, si rivelerà ancor piu’ dura del previsto. Dalla base di partenza prescelta, ovvero Cavtat, ci dirigeremo verso la Bosnia Erzegovina. I controlli doganali sono piu’ lunghi del previsto (per le auto che ci precedono, per quanto ci riguarda non controllano nemmeno i documenti). Alle 11:00 raggiungiamo Medjugorje famosa in tutto il mondo per le apparizioni mariane. Non ci siamo preparati. Della storia di queste apparizioni conosciamo ben poco tanto è vero che, parcheggiata l’auto, ci dirigiamo verso la chiesa convinti che quello fosse il luogo delle prime apparizioni. Facciamo però una sosta in una gelateria italiana dove una signora (di probabili origini venete) ci dice che le apparizioni sono avvenute su un monte. Dove sarà? Le difficoltà incontrate per raggiungere e lasciare il centro di Medjugorje non sono state poche a causa della totale assenza di indicazioni stradali, sarebbe bene quindi trovare qualcuno che ci indichi con precisione dove andare. Dopo aver fatto un giro veloce della chiesa, senza disturbare la celebrazione della S. Messa, usciamo per chiedere informazioni. Vedo una suora e sento che parla italiano. Mi avvicino e gli chiedo “scusi, per il monte delle apparizioni mi sa indicare dove dobbiamo andare?” “ non so aiutarla” mi risponde, “ma provi a chiedere a quella signora”. La signora in questione si gira e iniziamo una piacevole conversazione; si trova con un gruppo di persone che vengono dalla nostra stessa provincia. La signora, gentilissima, si offre di salire in macchina con noi e mentre ci accompagna ci racconta, in maniera sintetica, la storia delle apparizioni. Parcheggiamo l’auto nella parte alta del paese, percorriamo la via costeggiata dagli immancabili e innumerevoli negozi di corone, madonnine e santini. Ad un certo punto la signora si ferma e ci indica la salita per il monte. La ringraziamo tantissimo e ci salutiamo; la salita la lascia a noi, lei è a Medjugorje per una settiman e la percorre ogni giorno. Inizio sbalordita a guardare la salita. “Ma cos’è?” mi chiedo; possibile non ci sia un sentiero?. No, si deve salire sopra dei sassi, cosa già di per se difficile, figuriamoci se la salita deve essere effettuata con dei sandali aventi una zeppa di 10 cm. Arrivo a metà percorso e decido di fermarmi, innanzitutto per non rompermi una caviglia (la discesa poi sarebbe stata ancora piu’ impegnativa) e, soprattutto, perché, diversamente da molti altri che qui trovano l’illuminazione, non sentivo nulla che mi spingesse a salire e/o a pregare. Il mio ragazzo, anche lui senza la fatidica illuminazione, sale sino alla cima del monte, scatta una foto e ritorna. La discesa, sotto un sole cocente, si rivela come previsto veramente impervia, un calvario. Coloro i quali credono in questo luogo mi consentano la battuta: quando uno torna da Medjugorje dicendo che pur non avendo mai frequentato le chiese si è fatto tutto il monte a piedi scalzi, beh! lo capisco; anch’io, se non fosse perché sono piuttosto schizzinosa, l’avrei fatto volentieri, perché sarebbe stato veramente piu’ comodo! Non voglio qui iniziare una discussione di tipo religioso, che mi sembra fuori luogo, ma quel che è certo (e non voglio dire sia questo il caso) le apparizioni portano soldi e business. Tra gli innumerevoli negozi di souvenir abbiamo deciso di sceglierne uno solo (farli passare tutti sarebbe stato troppo impegnativo). Compra il ricordo per la mamma, per la sorella, il fratello e regalino qua regalino la quella del negozio è riuscita a spillare 110 euro a due come noi ai quali Medjugorje non ha trasmesso nulla, figuriamoci alle tante comitive di pellegrini che partono apposta da ogni parte del mondo. Sono le 13:30 ormai e decidiamo di mangiare qualcosa qui. Troviamo un locale con la scritta inequivocabile: qui se parla veneto!!! Mangiamo abbastanza velocemente mentre mi accorgo che qualcuno è in uno stato di estasi (mi passino sempre la battuta coloro i quali credono a queste apparizioni): mi guarda e mi dice “Dio c’è”, “lo so”, dico io, “non c’è bisogno di venire a Medjugorje per credere” e lui risponde, “si ma esistono anche tante madonne”, a quel punto capisco tutto; fuori dal nostro ristorante si sta svolgendo un matrimonio; per dirla in breve la ragazza piu’ brutta poteva partecipare a Miss Italia (un metro e ottanta e minigonne ascellari…). Sarà per questo che molti tornano volentieri a Medjugorje e dicono di essere cambiati? Quando il mio ragazzo si riprende dallo shock facciamo gli ultimi acquisti (santini vari per la mia collezione) e partiamo per Mostar la vera meta di questa giornata. Si dice Mostar e subito si pensa al ponte. Le immagini di Mostar sotto i bombardamenti hanno fatto il giro del mondo. Molte case portano ancora i segni della guerra. E’ qui che mi accorgo delle diversità culturali tra le tre nazioni che abbiamo attraversato. A Mostar non si vedono molte chiese cattoliche ma prevalentemente moschee, non si sentono campane ma meutzin. L’atmosfera è veramente cambiata e, forse pensandoci bene, era un’utopia sperare di tenere unite realtà culturali così diverse tra loro, ognuna con le sue caratteristiche, ognuna bella nel suo modo di essere. La guerra ha lasciato scie di sangue in tutta la ex Jugoslavia e Mostar è il simbolo di questa atroce barbarie. Sembra impossibile immaginare che li, poco piu’ di 15 anni fa, tutto era diverso. Il ponte è sicuramente l’angolo piu’ fotografato di Mostar; dal ponte alcuni pazzi si lanciano per farsi un tuffo sotto l’incitamento dei tanti turisti presenti. L’atmosfera non è certamente quella lasciata a Dubrovnik o in Montenegro, qui, piuttosto, sembra di percorrere la medina di qualche paese tunisino. E’ questa diversità di culture e popoli che ha fatto di questo viaggio un viaggio indimenticabile. Su Mostar ci sarebbe molto da dire e ancora di piu’ ma ci limitiamo a consigliarla perché, per la simbologia storica che rappresenta, deve essere visitata. Se si arriva sino a Dubrovnik uno sforzo in piu’ per attraversare il confine bosniaco deve essere fatto. Riprendiamo la strada del ritorno verso le 17:30. Guardiamo la cartina e il tempo di percorrenza previsto è di 2:00; in realtà ci impiegheremo circa due ore in piu’ a casua dei soliti errori stradali dovuti non al tom tom (quello ci aveva lasciati da tempo) ma piuttosto all’autista che ostinandosi, nonostante sappia benissimo che io non sbaglio mai, perde tutte le entrate dell’autostrada. Una parentesi: in Croazia non vedere un’entrata dell’autostrada significa percorrere almeno altri 50 Km (quando va bene) prima di trovare un casello. Cosi, strada facendo, ci troviamo a percorrere tutta la suggestiva costa dalmata sino a Trogir e arriviamo a destinazione alle 21:30. Questa deviazione dal programma verrà poi ribattezzata dal colpevole come “una parentesi romantica per vedere la costa e il tramonto croato”. Le difficoltà non sono però finite, siamo giunti alla meta ma dobbiamo ora trovare il b&b prenotato. Il centro storico non è accessibile con l’auto e così, mentre il mio ragazzo attende in auto fuori dalla porta d’ingresso, io mi immergo nell’atmosfera di questa città che da subito mi colpisce. Non ho il tempo di guardarmi in giro ma il fascino di Trogir con le luci della sera non è da meno di quello di Dubrovnik (ovviamente in dimensioni ridotte). Dopo qualche difficoltà riesco a trovare il b&b ma è chiuso; che fare? Il check-in chiudeva alle 19:00 e non c’è un numero di telefono. Dopo un attimo di panico (con la stanchezza del viaggio non avevo voglia di cercare un’altra sistemazione) finalmente un signore inglese prova a spingere la porta e scopre che la si deve far scorrere… incredibile, la stanchezza gioca brutti scherzi. Chiamo l’addetto alla reception che gentilmente mi accompagna all’auto, prende i nostri bagagli (quando li vede il suo volto si incupisce) e insieme al mio ragazzo torna al b&b mentre io attendo in auto per andare al parcheggio. Ad un certo punto li vedo rispuntare entrambi, il ragazzo ci accompagna anche al parcheggio (leggermente fuori dal centro), gentilissimo. Finalmente insieme entriamo nella città vecchia. In piazza c’è una festa, cantanti e ballerini si esibiscono sul palco. Dopo una veloce visione della camera (decisamente graziosa) usciamo per il secondo giorno di fila alle 22:30 per cercare un ristorante. Dobbiamo dire addio alla cenetta romantica, non abbiamo il tempo per cercare qualcosa di carino ed entriamo nel primo ristorante che troviamo. Terminata la cena, dopo una mia crisi di stanchezza, iniziamo la visita di Trogir by night. Passiamo da una porta all’altra della città e usciamo a passeggiare lungo il molo. Trogir è decisamente una città giovane e viva, da consigliare non solo per la sua belllezza architettonica ma anche per la sua anima vivace. Un buon gelato da “Dovani” lo stesso proprietario del nostro b&b e subito a riposare. 5° giorno Trogir – Sibenik – Karlovac Mattinata dedicata alla visita di Trogir. La città vecchia è completamente circondata dal mare ed è a ragione patrimonio dell’Unesco. Trogir, come altre città della Croazia è da scoprire poco a poco passeggiando nelle tortuose viuzze. Ogni angolo è da fotografare soprattutto quando, finito un temporale, il cielo si apre e i colori della città risaltano fortemente. Siamo stati particolarmente fortunati; appena svegli sentiamo piovere a dirotto e ci preoccupiamo non solo per le valigie (oltre 500 mt da fare sotto una pioggia insistente) ma anche perché tanto ci era piaciuta la sera tanto avremmo voluto visitarla di giorno. I nostri pensieri pero’ quasi non fanno in tempo a formarsi che il cielo lascia spazio al sole. Abbandoniamo il K-way e iniziamo a girovagare per le viuzze. Da vedere la piazza con la sua splendida cattedrale, il palazzo municipale, il campanile, il lungomare con il suo castello e molto altro. Verso le 11:00 lasciamo Trogir e ci dirigiamo a Sibenik. La città, inizialmente non colpisce, si discosta fortemente dalle classiche città croate; addentrandosi però nelle viuzze si scoprono anche qui parti della città che meritano una visita; da consigliare, il ristorante “Gradska Vijecnica” servizio curato, pesce freschissimo e personale cordiale. Se ci si trova di passaggio e non si sa dove fermarsi per il pranzo questo ristorante (in pieno centro, di fronte alla cattedrale) è un’ottima scelta a prezzi ragionevoli (414 kune in due per una porzione di peperoni ripieni, delle crepes ai gamberi, una porzione di vongole alla marinara e una di scampi alla buzara, caffè e acqua). Lasciamo Sibenik alle 15:00 prossima destinazione Karlovac. La scelta di questa località non è stata dettata da motivi particolari, semplicemente ci serviva un posto vicino alla Slovenia, comodo da raggiungere, e buon punto di partenza per l’ultimo giorno. Da Sibenik prendendo subito l’autostrada si raggiunge facilmente Karlovac. In viaggio ci fermiamo nuovamente in quell’autogrill panoramico che tanto ci era piaciuto il secondo giorno. Abbiamo però qualche problema in piu’ a causa di un vento fortissimo che ci lascia a stento raggiungere l’ingresso. La temperatura sta cambiando; il caldo e sole che ha accompagnato in prevalenza questi nostri giorni pare ci stia lasciando. Quando arriviamo a Karlovac non fa caldissimo tanto è vero che la prima cosa che chiediamo alla reception è la possibilità di fare una sauna. L’Hotel prescelto è il “Korana” un quattro stelle, tipico hotel per uomini d’affari, ma molto accogliente. Abbiamo sauna e piscina tutta per noi per poterci rilassare… Decidiamo di non uscire per la cena e, anche qui, niente di meglio. Il ristorante dell’Hotel è eccellente e per nulla caro. Due zuppe ai porcini (squisite), due filetti al pepe verde con contorni, una banana flambeè e una crepes oltre a caffè ed acqua a sole 460,00 Kune (compreso un tortino di salmone che ci hanno offerto come antipasto). 6° ed ultimo giorno Karlovac – Postumia – casa Quando usciamo dall’albergo ci sono solamente 8 gradi. Usciamo da Karlovac e ci dirigiamo verso il confine Sloveno. Alla dogana veniamo fermati e ci contestano l’uso di lampadine blu; dopo avergli spiegato che eravamo disposti a sostituirle (avevamo le bianche di ricambio) si impietosiscono e ci dicono ok ok e ci lasciano andare. Attraversiamo graziosi paesini sloveni che ricordano un poco quelli svizzeri da cartolina stile Heidi. La nostra attenzione cade ogni tanto su fiumi e laghi che a mio dire dovevano essere naturali e che per il mio ragazzo invece erano anormalmente alti. In effetti raggiunte le grotte di Postumia a 600 metri dall’arrivo veniamo fermati e invitati a posteggiare la macchina altrove causa allagamenti. Avevamo visto in televisione la sera prima delle alluvioni ma mai avremmo pensato che erano li dove avevamo programmato di andare l’indomani. I parcheggi di fronte alle grotte erano completamente allagati (l’acqua raggiungeva anche i 3 metri) e anche un’abitazione adibita a ristorante era quasi totalmente sommersa. Le grotte, pero’, erano agibili e quindi paghiamo velocemente (€ 25,00 a testa vivaio proteus compreso) e riusciamo a prendere il trenino delle 12:00 (ne parte uno ogni ora). La visita alle grotte inizia appunto con una parte in treno; la temperatura interna si aggira intorno agli 8-10 gradi centigradi. Mi illudo per un attimo di dover fare una visita comodamente seduta ma, dopo qualche minuto, il treno si ferma e scendiamo. L’organizzazione è svizzera! Cartelli in quattro lingue invitano i visitatori a posizionarsi laddove si verrà accompagnati da un guida parlante la propria lingua. Se il mio ragazzo si è lustrato gli occhi in Bosnia io mi godo il panorama delle grotte di Postumia e della nostra guida, un bellissimo sloveno. La visita alle grotte (treno compreso) dura circa un’ora e mezza. Queste sono le grotte piu’ visitate d’Europa e, anche se quelle di Capo Caccia in Sardegna non hanno nulla da invidiare, queste colpiscono per la loro dimensione e non solo per le stalagmiti e stalagtiti presenti. Terminata la visita pranziamo presso il ristorante che si trova sullla sinistra uscendo dalle grotte. Oltre al menu a prezzo fisso, questo ristorante, offre anche ottime scelte di piatti tipici della zona carsica. Dopo pranzo visitiamo il Proteus vivaio, una piacevole alternativa al solito acquario. Il vivaio degli animali cavernicoli (temperatura interna pari a quella delle grotte) consente di vedere (aiutandosi anche con una pila) alcuni esemplari vivi che rappresentano la fauna ipogea delle Grotte di Postumia: proteo, pesci cavernicoli, coleotteri delle caverne, crostacei ecc… Alle Grotte di Postumia termina questa nostra avventura. Abbiamo percorso quasi 3000 km, attraversato quattro nazioni e conosciuto posti incantevoli. Da consigliare: CROAZIA: Dubrovnik per il romanticismo che emana e perché è semplicemente stupenda; non lasciatevi convincere dai tanti ristoranti che richiamano i turisti, cercate locali caratteristici che vi faranno tornare in Italia con la nostalgia della cucina croata. MONTENEGRO: Kotor per un assaggio di questa splendida nazione; BOSNIA ERZEGOVINA: Mostar per non dimenticare gli orrori della guerra; SLOVENIA: Le Grotte di Postumia un incanto della natura. Mentre passate da una nazione all’altra soffermatevi sui particolari, su quelle diversità che costituiscono la ricchezza del mondo!!!