Azzorre: un giardino nell’Atlantico
Nove isole sparse nel blu dell’Atlantico, a largo del Portogallo (al quale appartengono amministrativamente) e ad un quarto di strada dalle coste americane. Di origine vulcanica, tutte verdissime e dalla natura prorompente, ognuna diversa per cultura, paesaggi ed attrazioni. Disabitate fino al 1400 (secolo della loro scoperta), colonizzate da olandesi, spagnoli e portoghesi, al centro prima dei traffici verso le “Americhe” e poi dell’industria baleniera, oggi le Azzorre, anche grazie agli enormi investimenti degli ultimi vent’anni, si collocano tra le mete turistiche emergenti, a cavallo tra modernità e tradizione, tra nuovi e vecchi stili di vita. Complice il clima mite per buona parte dell’anno (da maggio a ottobre) ed il potenziamento dei collegamenti aerei da e per i due continenti, le isole (tutte dotate di aeroporto) stanno attraendo, infatti, un sempre maggior numero di turisti di varie nazionalità, per lo più interessati alla loro ricca offerta escursionistica, enogastronomica, balneare e termale. Nonostante non siano vicinissime all’Italia (due ore di fuso orario) è possibile raggiungere Sao Miguel, l’isola principale dell’arcipelago, nell’arco di una giornata (generalmente volando su Lisbona, Madrid o Barcellona) e con costi ragionevoli. Da lì, la compagnia Azores Airlines (gruppo SATA) garantisce, poi, collegamenti frequenti con le altre isole.
Io ho visitato le Azzorre nella seconda metà di maggio, periodo non ancora adatto al mare (la stagione ha inizio a giugno inoltrato), ma particolarmente indicato per esplorarne le bellezze in tutta calma, lontano dal relativo affollamento estivo. E’ bene, comunque, precisare che le isole non sono una meta balneare nel senso tradizionale: le spiagge non sono tantissime e, più spesso, l’accesso al mare avviene (non sempre comodamente) attraverso le numerosissime piscine naturali (piscinas), tipiche insenature della frastagliata costa lavica dove l’acqua si accumula al riparo dai marosi. La temperatura dell’acqua, inoltre, per quanto più mite di altre realtà oceaniche, non è confrontabile con quella del Mediterraneo.
Ciò premesso, ho organizzato il mio viaggio con cura scegliendo un itinerario che mi permettesse di ottimizzare gli spostamenti in funzione delle principali attrazioni e del tempo a disposizione (una decina di giorni). Dopo i primi quattro giorni a Sao Miguel ho raggiunto, pertanto, nell’ordine, Terceira (dove ho trascorso due giorni), Pico (tre giorni) e Faial (due giorni). In tutto quattro isole, una nella parte orientale dell’arcipelago (Sao Miguel) e tre in quella centrale (Terceira, Pico e Faial). Per gli spostamenti interni ho utilizzato automobili a noleggio, per quelli tra le isole, l’aereo, ad eccezione del trasferimento da Pico a Faial per il quale, data la breve distanza, ho preferito imbarcare il veicolo sulla nave della compagnia Atlanticoline. I collegamenti in aereo non hanno richiesto più di un’ora e mezza di volo, quello in nave, una ventina di minuti. Voli ed autonoleggi li ho prenotati con un certo anticipo da casa (on-line), gli imbarchi in loco. Ma vediamo più da vicino le singole isole e le loro caratteristiche.
Sao Miguel
E’ l’isola più grande ed importante dell’arcipelago, quella più popolosa, meglio attrezzata dal punto di vista ricettivo e con la migliore offerta per il tempo libero. Ma è anche quella che racchiude la maggior varietà di paesaggi e di attrazioni e che meglio sintetizza, a mio avviso, lo spirito e l’identità delle Azzorre. L’isola, di forma allungata, si estende da est ad ovest per un’ottantina di chilometri, attraversata da rilievi che si fanno più dolci nella parte centrale. Più incontaminata e meglio conservata la costa settentrionale, più trasformata e popolata quella meridionale. I collegamenti tra le varie località sono assicurati da una lunga e panoramicissima strada tortuosa che contorna l’intera isola, integrata da tratti più recenti, a scorrimento veloce, che agevolano gli spostamenti tra le due coste. I centri principali sono Ponta Delgada (capoluogo e sede dell’aeroporto) e Ribeira Grande, rispettivamente, sulla costa meridionale e settentrionale dell’isola. Altri centri importanti sono Lagoa, Vila Franca do Campo (capoluogo storico dell’isola), e Provoaçao (primo insediamento), sulla costa meridionale e Nordeste, all’estremità orientale dell’isola. Eleganti i loro nuclei storici disseminati di edifici dalle bianche facciate incorniciate nel basalto, secondo il tipico stile dell’isola. Molto belle le chiese e le piazze, arricchite con elementi in pietra lavica sapientemente lavorati. A Ponta Delgada davvero scenografica la chiesa madre (igreja matriz), dedicata a Sao Sebastiao, con lo sfondo delle “portas da cidades” e del municipio ma anche il “campo di Sao Francisco” con il suo contorno di edifici religiosi, aperto verso la fortezza di Sao Bras. A Ribeira Grande, invece, la piazza della “camara municipal” con la vista del caratteristico ponte sulla “ribeira” e la bella scalinata della chiesa madre (dedicata a Nossa Senhora da Estrela), dalla cui cima si gode la veduta della città. A Lagoa da non perdere il borgo di Santa Cruz, con la panoramica chiesa madre, ed il convento dei francescani mentre, a Vila Franca, l’intero centro storico, che si apre sullo scenografico isolotto (ilheu)“da Vila”, vale una sosta, così come il soprastante eremo (ermida) di Nossa Senhora da Paz, con le sue scenografiche rampe maiolicate. A Provoaçao, infine, notevole la chiesa dedicata a Nossa Senhora de Rosario, la più antica e tra le più belle dell’isola.
Ma è l’intera Sao Miguel ad essere punteggiata di cappelle, chiese e chiesette bianco-nere, tutte diverse ed ugualmente pittoresche, attorno alle quali si aggregano i centri minori con le loro casette bianche dai bordi colorati e le facciate contrassegnate dai caratteristici ”santini” maiolicati. Soprattutto lungo la costa settentrionale, dove il tempo sembra essersi fermato, vale la pena abbandonare la strada principale ed addentrarsi nei tanti villaggi (freguesias) che si susseguono: non resterete delusi. Personalmente ho trovato Mosteiros, con gli scenografici “ilheu” a fare da sfondo, Capelas, con il suo caratteristico porticciolo scavato nella roccia, Fenais da Luz, Maia e Porto Formoso, con la bella chiesa madre (dedicata a Nossa Senhora da Graça) che svetta sul piccola baia a ferro di cavallo, davvero deliziose.
E’, tuttavia, la natura la vera protagonista di Sao Miguel, sempre presente con il fogliame brillante ed i profumi della sua vegetazione lussureggiante, con i cespugli di ortensie fiorite, i prati punteggiati di mucche al pascolo, gli specchi d’acqua smeraldina (lagoas) nelle vecchie caldere vulcaniche, le fumarole e le pozze termali (caldeiras), le forme ardite dei verdi promontori che si gettano nell’oceano, le frastagliate coste basaltiche di colore scuro. L’invito è quello a cogliere e contemplare quanto più potete tanta bellezza approfittando dei numerosissimi punti di belvedere (miradouros) sparsi per l’isola, tutti ben segnalati e, quasi sempre, attrezzati con servizi per la sosta. Imperdibili, a mio avviso, quello di Pico do Carvao (con bellissimo colpo d’occhio sulla costa settentrionale e meridionale dell’isola), di Ponta do Escalvado (con vista sul tratto di costa nord-occidentale tra Ponta da Ferraria e Mosteiros), di Santa Iria (sull’omonima baia, con veduta sul tratto di costa compreso tra Ponta do Cintrao e Porto Formoso), di Salto do Cavalo (affacciato sulla parte sud-occidentale dell’isola) e di Ponta do Sossego (su un tratto della bellissima costa occidentale a strapiombo). Ma sono i percorsi in auto ed, ancor più, quelli a piedi a regalare gli scenari più indimenticabili. La strada che da Ponta Delgada, passando per Relva, sale verso Sete Citades è un autentico susseguirsi di meraviglie: superato il “miradouro” di Pico do Carvao, con brevi escursioni si possono raggiungere la bella Lagoa das Empadadas e, più facilmente, la piccola e graziosa Lagoa do Canario. Da qui, con una passeggiata di una ventina di minuti ci si ritrova al “miradouro” di Boca do Inferno, con splendida vista sulla grande caldera di Sete Cidades e sulle “lagoas” di Rasa e Santiago. Proseguendo sulla strada principale si apre, infine, la visuale sulla magnifica Lagoa das Sete Cidades, autentico tripudio di colori e simbolo dell’isola di Sao Miguel: nelle giornate di sole lo spettacolo dal frequentatissimo “miradouro” Vista del Rei è assicurato, con il contrasto surreale tra la parte “verde” e quella “azul” dello specchio d’acqua. Nella parte centrale dell’isola è, invece, la strada interna tra Ribeira Grande e Lagoa a meritare di esser percorsa, con il bellissimo colpo d’occhio sulla incontaminata Lagoa do Fogo e sulla parte occidentale dell’isola. Poco distante, da Vila Franca do Campo, si può raggiungere la Lagoa do Congro: con una discesa di un quarto d’ora si giunge agevolmente allo specchio d’acqua che vi si aprirà d’incanto tra il fogliame. Un posto magico, tra i più belli dell’isola. E ancora, la suggestiva cascata del Salto da Farinha, nei pressi di Achada (costa settentrionale), al cui cospetto ci si ritrova dopo una ventina di minuti di agevole saliscendi. Completamente immersa nella vegetazione, infine, la strada che collega Provoaçao a Nordeste attraversa la parte più selvaggia dell’isola: se potete, fermatevi in una delle tante aree di sosta ed addentratevi per qualche centinaio di metri nella fitta boscaglia.
La vera attrazione di Sao Miguel resta, tuttavia, la Vale das Furnas: un’ampia caldera vulcanica dove si concentrano i principali fenomeni geotermici dell’isola e che richiama, con le sue attrezzature per il tempo libero, un gran numero di visitatori. Suggerisco di visitare l’area nella prima mattinata, magari iniziando dalla bella Lagoa das Furnas e dalle sue caratteristiche “caldeiras”, pozze di acqua e fango bollente che creano un suggestivo scenario di fumi e vapori sulfurei. Da qui, in pochi minuti, si raggiunge Furnas, la località sorta attorno alle numerose sorgenti di acqua calda e minerale della caldera ed autentica stazione termale dell’isola. Consiglio una visita al Parque Terra Nostra, con il suo meraviglioso giardino botanico e la grande vasca di acqua calda ferruginosa nonché una sosta prolungata alla Poça da Dona Beija, con il suo bel percorso rigenerante tra vasche e getti d’acqua calda, entrambi i centri pulitissimi ed attrezzati con bagni, docce e spogliatoi. Gli ingressi sono a pagamento (8 euro per il Parque e 4 per la Poça) ed è possibile trattenersi fino a tarda ora (chiusura alle 18 per il Parque ed alle 23 per la Poça). Un bellissimo colpo d’occhio sull’intera valle di Furnas può essere goduto dal “miradouro” di Pico do Ferro che si affaccia audacemente sulla “Lagoa”. Da non perdere. Si raggiunge in pochi minuti risalendo da Furnas, magari dopo una breve sosta alle altrettanto interessanti “caldeiras” poco fuori l’abitato.
Altre località dell’isola sono frequentate per la loro attività termale. Molto bello il sito di Caldeira Velha, sulla strada che da Ribeira Grande porta alla Lagoa do Fogo, con le sue due pozze di acqua minerale immerse tra alberi e felci giganti: la più piccola caldissima, la seconda, tiepida, ed alimentata da una deliziosa cascata. Anche quest’area è attrezzata, vi si accede con un piccolo pedaggio (2 euro) e potete trattenervi fino alle 20. Un piccolo paradiso nelle ore meno affollate. A Ponta da Ferraria (estremità occidentale dell’isola), invece, le sorgenti termali si mescolano all’acqua del mare ed è possibile bagnarsi, se le onde lo consentono, nelle sue calde piscine naturali (piscinas). L’area si raggiunge facilmente seguendo le indicazioni per il vicino stabilimento termale ed è attrezzata con bagni, docce e spogliatoi oltre che con facilitazioni per l’ingresso in acqua.
Altre belle e frequentate piscine naturali (stavolta di acqua fredda) sono quelle di Mosteiros, dove l’incontro tra il mare e la costa frastagliata crea un gran numero di incantevoli pozze d’acqua.
Ma Sao Miguel è anche meta ambita da surfisti e bagnanti (soprattutto locali ed amanti delle acque oceaniche), grazie alle sue ampie spiagge di sabbia scura. Tra le più belle, il grande arenile di Santa Barbara, a Ribeira Grande, le frequentatissime Populo e Sao Roque, tra Ponta Delgada e Lagoa, l’incantevole Praia dos Moinhos, vicino Porto Formoso e le più piccole spiagge di Mosteiros e Caloura, con i loro scenari pittoreschi. Da non perdere, infine, la Praia do Fogo, a Ribeira Quente, con le sorgenti termali che riscaldano gradevolmente le fredde acque oceaniche. A Caloura, inoltre, tra le località più “esclusive” dell’isola,merita una sosta il piccolo porticciolo di pescatori ed il vicino convento con la meravigliosa facciata maiolicata. Insomma, un’isola davvero per tutti i gusti, che offre ampi spazi di scelta per chi ama rigenerarsi a contatto con la natura. Per brevi soggiorni suggerisco di fissare il pernottamento in uno dei centri principali dell’isola (quelli minori offrono davvero molto poco) da scegliere in funzione del vostro itinerario di visita, anche in considerazione del fatto che i punti di interesse sono distribuiti un po’ dovunque sull’isola e che quest’ultima, sebbene non grandissima, richiede tempi di percorrenza (soprattutto se intervallati da soste ed escursioni varie) che possono non essere brevi. Io ho scelto, come unica base per i miei spostamenti, Lagoa, località meno frequentata ma ottimamente collegata ai principali centri dell’isola (in pochi minuti d’auto si raggiunge Ponta Delgada e circa un quarto d’ora la separano da Ribeira Grande e Vila Franca do Campo) e, quindi, strategica per esplorare tanto la costa meridionale quanto quella settentrionale. Evitate di frazionare troppo il soggiorno, a meno che non abbiate tanto tempo a disposizione. Suggerisco, in ogni caso, di non dedicare a Sao Miguel meno di tre giorni, magari suddividendo gli itinerari tra la parte occidentale e quella orientale dell’isola e concedendo almeno mezza giornata abbondante alla valle di Furnas. In particolare, se desiderate godervi in totale relax i siti termali dell’isola (soprattutto Caldeira Velha e la Poça), fatelo nelle prime ore del mattino (oppure a tarda sera), lontano dall’affollamento delle ore più centrali. Infine, per chi fosse interessato, a Sao Miguel ci sono le uniche piantagioni di tè (cha) del continente europeo: tra Gorreana e Porto Formoso è possibile ammirarle e magari visitare una delle poche fabbriche ancora attive sull’isola. Anche in questo caso attenzione agli orari.
Terceira
E’ la seconda isola più popolosa dell’arcipelago, meno estesa ed incontaminata di Sao Miguel, ma dal paesaggio altrettanto caratteristico, segnato dal contrasto tra gli estesi pascoli organizzati in “cerrados” (ovvero recintati da muretti a secco o da filari di siepi ed arbusti) e la rigogliosa vegetazione dei suoi rilievi. Di forma tondeggiante e con dislivelli poco importanti, Terceira offre comodi itinerari di visita tra le sue diverse località, per lo più distribuite lungo la costa e collegate da una scorrevole rete stradale. I centri principali sono Angra do Heroismo (capoluogo amministrativo e fulcro storico-culturale) e Praia da Vitoria (snodo commerciale e nucleo più moderno), rispettivamente, nella parte meridionale ed orientale dell’isola. Angra è un autentico gioiello architettonico in stile coloniale, patrimonio dell’UNESCO dal 1983, con il suo bel centro storico dalle facciate variopinte, adagiata in una scenografica baia alla quale fa da sfondo la verdeggiante sagoma del Monte do Brasil (il piccolo vulcano spento che chiude la rada a sud-ovest). Anche se un po’ faticoso, consiglio di perdervi tra i saliscendi delle sue strade: dalla bella terrazza del “patio de Alfandega” fin su al santuario di Nossa Senora da Conceiçao. Ed ancora, giù verso la cattedrale da Sé per poi risalire fino ai bastioni dell’imponente fortezza di Sao Joao Baptista, ai piedi del Brasil: se potete, raggiungete la sommità del Monte (pochi minuti di auto) da dove, soprattutto nelle ore pomeridiane, si possono ammirare begli scorci della città e dell’isola, con l’immancabile sagoma azzurra della chiesa da Misericordia, affacciata sul porto. Ma è dal belvedere di Alto da Memoria, poco fuori dal centro, che si può godere la vista più bella su Angra e la sua splendida baia: da non perdere il panorama nelle prime ore del mattino. Assai più modesto il centro di Praia da Vitoria, con le pur belle chiese do Senhor Santo Cristo e de Santa Cruz, che si apre su un’ampia rada attrezzata per le attività balneari e diportistiche, con spiagge, pontili ed un bel lungomare. Anche qui vale la pena una sosta al soprastante “miradouro”do Facho, con bella veduta sull’ampia “praia”.
Le rimanenti località dell’isola, alcune molto piccole, non offrono grandi motivi di interesse riproponendo, per lo più, gli elementi architettonici tipici del capoluogo (chiese a doppio campanile ed edifici pubblici e privati, dalle più svariate rifiniture colorate). Molto caratteristiche, invece, a testimonianza della grande spiritualità che, più che altrove, sopravvive a Terceira, le numerose e coloratissime cappelle (imperios) dedicate al culto do Divino Espirito Santo che, nel periodo estivo, diventano punti di riferimento per folkloristiche feste religiose. Ne ho contate una ventina e tutte rigorosamente diverse tra loro.
Ad ogni modo, anche qui, come del resto in tutto l’arcipelago, è la natura la vera protagonista e molti sono gli itinerari che meritano di essere esplorati. Particolarmente bello il tratto di costa tra Porto Martins e Porto Judeu dove il paesaggio agricolo e vulcanico si mescolano deliziosamente: il colpo d’occhio sulla Ponta das Contendas ed i suoi isolotti così come quello sui verdi Ilheus das Cabras, con il Monte do Brasil in lontananza, sono davvero incantevoli. Dall’altra parte dell’isola, invece, sulla costa occidentale, è la “mata da Serreta”a caratterizzare il paesaggio, con la sua fitta vegetazione a strapiombo sul mare: i miradouros di Ponta da Serreta (o do Queimado) e Ponta do Raminho valgono una sosta, per ammirare uno dei tratti di costa più belli di Terceira. Più a nord, è la costa alta tra Biscoitos ed Agualva ad offrire i più interessanti colpi d’occhio: tra i più belli, quello che si gode dal miradouro daRocha Alta. All’interno dell’isola sono, invece, i rilievi vulcanici con le loro antiche caldere a caratterizzare il paesaggio. La più imponente è la Serra de Santa Barbara (nella parte nord-occidentale) raggiungibile con una tortuosa stradina carrabile, dalla cui sommità si gode una meravigliosa vista verso l’interno della lussureggiante caldera (con la piccola Lagoa Negra sul fondo) nonché sulla parte meridionale dell’isola. Ai piedi della Serra, la strada principale lambisce l’incantevole Lagoa das Patas (o da Falca), un piccolo specchio d’acqua immerso tra le conifere e ricoperto di ninfee: consiglio una breve sosta nella vicina area attrezzata. Poco distante, una strada secondaria conduce, invece, alla deliziosa ed altrettanto piccola Lagoa do Negro dalla quale ha inizio il percorso per l’esplorazione dei caratteristici “misterios negros” (tipiche formazioni vulcaniche che emergono dalla densa vegetazione). In prossimità della lagoa si trova anche l’accesso alla Gruta do Natal che, insieme al più piccolo e non lontano (una decina di minuti) Algar do Carvao, rappresenta una delle principali cavità sotterranee (grutas), di origine vulcanica, dell’isola. Entrambe sono visitabili (ingresso singolo 6 euro, combinato 9) con brevi e poco impegnative escursioni: più scenico l’Algar, con il caratteristico laghetto sul fondo, più grande e sobria la seconda. L’orario di visita è generalmente compreso tra le 14 e le 18. Lungo la strada tra le due grutas è possibile, inoltre, visitare le Furnas do Exonfre, un sito dal fascino particolare con le sue numerose fumarole che si aprono nella vegetazione. Se non avete tempo o voglia di camminare, consiglio di percorrere una delle sterrate che dalla costa conducono al centro dell’isola: personalmente, ho trovato quella che, in circa mezz’ora, da Agualva (sulla costa settentrionale) conduce all’Algar, particolarmente suggestiva. Da non perdere, infine, il bel miradouro della Serra do Cume che, dal bordo di una delle più vecchie caldere dell’isola, si affaccia su un ampio e scenografico pianoro tappezzato di verdi “cerrados”.
Il perimetro dell’isola di Terceira è pressoché inaccessibile e i tratti di costa alta si alternano a tratti di costa bassa estremamente frastagliati. Le uniche spiagge, in parte artificiali, sono racchiuse nelle baie di Angra (Prainha) e di Praia (Praia Grande), protette dalle relative strutture portuali. In compenso, molte sono le piscine naturali (piscinas) e le piattaforme attrezzate con facilitazioni per l’ingresso in acqua. Le più belle piscinas sono senz’altro a Biscoitos, sulla costa settentrionale, organizzate in un vero e proprio stabilimento balneare, dove le numerose pozze naturali, tutte di acqua cristallina, sono collegate tra loro con scalette e passerelle in cemento. Più piccole, ma ugualmente ben tenute, le piscinas di Porto Martins, quelle di Porto Judeu e di Cinco Ribeiras, così come le banchine di Porto Novo, Baia da Salga, Silveira e Porto Negrito, tutte distribuite nella parte meridionale dell’isola.
Terceira, dunque, è un’isola che mostra quasi con discrezione la sua bellezza, concentrando in piccoli spazi elementi di grande pregio culturale, paesaggistico e naturalistico, tutti da scoprire ed apprezzare. Per questo, non dedicatele meno di due giornate piene, avendo cura di soggiornare in una delle località principali dell’isola (io ho scelto Angra do Heroismo che, in alta stagione, non è particolarmente affollata). Da lì sarà piuttosto agevole muoversi, considerando che le distanze tra i principali punti di interesse non sono eccezionali ed i tempi di percorrenza altrettanto modesti (per spostarvi da una parte all’altra dell’isola non impiegherete più di trenta-quaranta minuti). Consiglio di non dedicare ad Angra più di mezza giornata di visita (soprattutto se la sceglierete come base per i vostri spostamenti) e di concedervi almeno un’escursione ad uno dei percorsi naturalistici della Serra di Santa Barbara (quello ai “misterios” è davvero molto suggestivo). Quanto alle grutas, se non vi rimane molto tempo, scegliete uno soltanto dei due siti. Se, invece, desiderate provare a bagnarvi in una delle tante piscinas dell’isola, suggerisco di puntare su Biscoitos: forse troverete le acque ancora fredde, ma sarà senz’altro piacevole sdraiarsi un po’ al sole in compagnia dei bagnanti locali.
Pico
Seconda per estensione, ma tra le meno popolate dell’arcipelago, con il suo paesaggio estremamente vario ed i suoi spettacolari colpi d’occhio sulle vicine isole di Sao Jorge e Faial, Pico è forse l’isola più affascinante delle Azzorre. Su tutto, l’imponente sagoma del vulcano che le dà il nome (e che i locali chiamano “montanha”): un cono lavico che si eleva per oltre 2300 metri nella parte centro-occidentale dell’isola le cui pendici degradano fino al mare. Di forma allungata, attraversata da un suggestivo altopiano lungo il quale si allineano piccole lagoas ed antichi edifici vulcanici, Pico concentra in poco spazio ambienti naturali diversissimi: dalle formazioni laviche della costa, alla rigogliosa vegetazione delle pendici, ai verdi pascoli delle alture. La viabilità è essenziale: una strada costiera consente, in circa un paio d’ore, il periplo dell’isola, con un unico collegamento tra la costa settentrionale e quella meridionale, nella parte centrale. I centri principali sono Lajes (capoluogo storico) e Sao Roque, rispettivamente, sulla costa meridionale e settentrionale e Madalena, all’estremità nord-occidentale. Lajes è la più caratteristica, con la sua incantevole baia ed il suo piccolo nucleo di case colorate, cui fa da sfondo l’immancabile montanha: se scegliete di farvi sosta non mancate una visita al convento di Sao Francisco, con le belle rifiniture in pietra lavica nel tipico stile dell’isola, ed al piccolo bastione de Santa Catarina, dal quale si gode una bella veduta sull’intera baia. Sao Roque, invece, è un tranquillo abitato disteso lungo la costa ed immerso nelle verdi pendici del Pico: non offre grandi spunti di interesse, ma la vista sulla vicina Sao Jorge (magari dall’alto del caratteristico mulino di Ponta do Raso) è davvero molto bella. Da non perdere, inoltre, il convento de Sao Pedro de Alcantra, tra gli edifici religiosi più belli dell’isola. Madalena, infine, la più frequentata, raccolta attorno alla grande chiesa di Santa Maria e sovrastata dalla piramide del Pico, porta d’accesso alla vicinissima Faial: da qui transitano quotidianamente i viaggiatori tra le due isole, molti dei quali la scelgono come base per le escursioni alla montanha.
Le altre località dell’isola, per lo più distribuite lungo la costa, si aggregano attorno alle caratteristiche chiesette dalle bianche facciate (alcune maiolicate altre intonacate) o agli arditi porticcioli che si aprono tra le rocce. Meritano una breve sosta: Santo Antonio, lungo il versante settentrionale del Pico, con la graziosa chiesa affacciata sulle pendici verdeggianti del vulcano, Calheta de Nesquim, nella parte sud-orientale dell’isola, con il suo incantevole borgo marinaro vegliato dalla chiesa di Sao Sebastiao, Ribeiras, sempre a sud, con la piccola chiesa di Santa Cruz e le sue casette bianche e Sao Caetano, a sud-ovest, con la suggestiva chiesetta di Santa Margarida sovrastata dalla vicinissima montanha. Altrove, i muretti e le case in pietra lavica e malta, nel tipico ed originario stile isolano, si alternano alle più recenti abitazioni intonacate. Alcuni villaggi si fondono con il paesaggio circostante, come nel tratto di costa tra Prainha e Piedade, a mio avviso, uno dei più affascinanti. Consiglio di allontanarvi dalla strada principale perdendovi nei saliscendi tra la macchia, i campi ed il mare: da Prainha, passando per Canto da Areia, fino a Santo Amaro e poi, ancora, da Ribeirinha, a Calhau, fino a Piedade. Poco oltre è il percorso che da Piedade, passando per Manhenha, raggiunge il bel faro di Ponta da Ilha, estremità orientale dell’isola, ad offrire bei colpi d’occhio.
Da Sao Mateus a Santa Luzia, passando per Madalena, si attraversa, invece, il “paisagem da vinha” (paesaggio vinicolo), patrimonio dell’UNESCO dal 2004, lungo tratto di costa interamente tappezzato da quel che rimane degli storici vigneti dell’isola (in parte recuperati alla produzione del tradizionale vino verdelho). Suggerisco di imboccare uno dei tanti percorsi in terra rossa che li attraversano e di non perdere la vista delle vigne dall’alto del mulino do Frade a Criaçao Velha (a sud di Madalena): da lì, oltre ad apprezzare i caratteristici muretti di recinzione in pietra lavica, lo sguardo potrà spaziare fino all’isola di Faial, in uno scenario davvero suggestivo. Ma è l’itinerario costiero da Madalena a Santa Luzia ad offrire gli scorci più incantevoli: da un lato i vigneti, dall’altro le curiose formazioni basaltiche che si gettano nel mare e, sullo sfondo, la maestosità del Pico con le sue verdi pendici. Da Cachorro, passando per Lajido, Arcos e Cabrito, infine, il paesaggio si arricchisce con i caratteristici edifici in pietra dagli infissi rossi, le chiesette, le corti e le stradine in terra battuta: da non perdere.
L’intera costa dell’isola offre, tuttavia, continui motivi di interesse con le belle vedute dai numerosi punti panoramici che si incontrano lungo la strada principale: tra i più meritevoli quello su Ponta do Misterio, presso Prainha, che si affaccia su un suggestivo flusso lavico proteso nel mare, quello di Terra Alta, tra Santo Amaro e Ribeirinha, dal quale si gode una vista completa sulla costa settentrionale dell’isola e sul lungo profilo di Sao Jorge, e quello di Ponta do Arrife, nei pressi di Lajes, con bella prospettiva sulla costa meridionale. Un altro bel colpo d’occhio si può guadagnare dall’alto del mulino di Ponta Rasa, tra Silveira e Sao Joao, con l’inconfondibile copertura rossa (vermelho) su corpo in pietra, nel tipico stile dell’isola.
Nei pressi di Criaçao Velha, lungo la strada che risale le pendici del Pico, c’è anche l’accesso alla Gruta das Torres, la più lunga cavità sotterranea delle Azzorre scavata dalla lava: oltre cinque chilometri di cunicoli e la possibilità di visitarne una piccola parte (circa 500 metri) con percorsi guidati e secondo gruppi ed orari prestabiliti.
Ma è nell’interno che si consuma la vera magia di Pico: la strada che da Sao Roque sale verso il centro dell’isola scollina, dopo una decina di minuti, su un altopiano di rara bellezza dove, tra verdi prati punteggiati di cespugli e mucche al pascolo, svetta l’imponente sagoma della montanha. In particolare, il rettilineo che tagliando la radura traguarda e poi costeggia il vulcano, prima di piombare ripido su Madalena, è tra i percorsi più affascinanti per chi desidera contemplare comodamente la cima da diverse angolature. Quasi all’inizio del rettifilo, da non perdere la sosta alla scenografica Lagoa do Capitao, incantevole specchio d’acqua incastonato tra i verdi pascoli dal quale il cono del Pico, ben visibile sullo sfondo, sembra emergere: praticamente l’immagine simbolo dell’isola. Dalla parte opposta, invece, è l’itinerario delle lagoas ad offrire gli scenari più suggestivi: un lungo saliscendi attraverso piccoli laghi, pascoli accidentati e verdi rilievi vulcanici. In poco tempo si raggiunge la bella Lagoa do Caiado, dalle cui rive lo sguardo può spaziare dalla cima della montanha ai rilievi di Sao Jorge. Una breve deviazione porta, invece, alla piccola Lagoa do Paul, ai piedi del Monte Topo. Tornando sul percorso principale si giunge, infine, alla splendida Lagoa Rosada, sul fondo di una piccola caldera, e, quindi, dopo oltre mezz’ora di marcia, alla modesta Lagoa do Peixinho. Da qui, con un’altra mezz’ora, si può raggiungere Piedade, tornando sulla strada principale: un percorso a tratti ripido ed accidentato ma che regala scorci molto belli, tanto sulla costa settentrionale che su quella meridionale dell’isola.
Altrettanto emozionanti i percorsi secondari che dalla costa si arrampicano verso l’interno dell’isola e che, dopo aver attraversato la fitta vegetazione delle pendici, guadagnano le radure ed i pascoli delle alture: particolarmente interessante l’itinerario che, staccandosi dalla strada proveniente da Sao Roque, procede lungo il versante settentrionale fino ad incrociare il percorso delle lagoas, nonché quello, più accidentato, che, in circa mezz’ora, da Sao Caetano sale fino alla Casa da Montanha (oltre quota 1200), lungo il versante sud-orientale del vulcano. In entrambi i casi, ho trovato le vedute dall’alto, rispettivamente, di Sao Jorge e Faial, molto belle.
Ma Pico è anche importante tradizione baleniera. Per anni tra i principali luoghi dell’Atlantico attrezzati per la caccia dei grandi cetacei (baleçao), ne porta ancora evidenti i segni nei porticcioli attrezzati con gli argani e i grandi scivoli in pietra e negli stabilimenti di trasformazione (oleos e farinhas) che numerosi si incontrano sull’isola. Molte delle strutture originarie sono state recuperate a centri di visita (tra i più importanti quelli di Lajes e Sao Roque), mentre alcuni approdi sono diventati punti di partenza per il “whale watching” (i principali a Lajes e Madalena) e relative escursioni e/o immersioni.
Come Terceira, anche Pico presenta una costa poco adatta alla balneazione. Ad eccezione di alcuni piccoli arenili (come Pocinho, a sud di Madalena, ed Areia, presso Prainha) sono, pertanto, le piscine naturali (piscinas) i punti più comodi per l’accesso al mare: le più belle e meglio attrezzate sono a Santo Antonio, presso la suggestiva insenatura della Nariz de Ferro, a Sao Roque, in prossimità del porto (Cais do Pico) e a poca distanza dalla igreja matriz, a Prainha, presso la Poça Branca, a Calheta de Nesquim, sotto il mulino do Murricao, a Lajes, verso Ponta do Castelete ed a Madalena, presso Areia Funda, con vista sui caratteristici “Ilheus” e su Faial.
Moltissime sono, dunque, le attività che è possibile svolgere a Pico. Consiglio, pertanto, di scegliere con attenzione cosa fare durante la vostra permanenza sull’isola, soprattutto se non avete molto tempo a disposizione. Cercate, ad ogni modo, di non dedicarle meno di tre giornate (magari non intere) scegliendo come base per i vostri spostamenti uno dei centri principali o, comunque, località a loro vicine. Io ho alloggiato a Santo Antonio, nei pressi di Sao Roque, a breve distanza dall’aeroporto (che è a metà strada tra Madalena e Sao Roque), cosa che mi ha permesso di ottimizzare tempi e spostamenti. Una giornata conviene senz’altro dedicarla al giro completo dell’isola, concedendosi tutte le soste del caso. Se vi incuriosisce la cultura vinicola e la tradizione baleniera, non mancate l’ingresso in uno dei tre centri museali dedicati: le visite sono economiche (un paio di euro), relativamente interessanti e non richiedono molto tempo. In alternativa, anche una sosta in una delle tante cantine (adegas) del paisagem può essere piacevole. Se, invece, siete interessati a visitare le grutas sappiate che occorre prenotare con un certo anticipo e che vi porteranno via almeno un’ora e mezza: i gruppi sono al massimo di 15 persone e le fasce orarie prestabilite. Il percorso guidato è, comunque, molto suggestivo ed il costo congruo (7 euro). Suggerisco, ancora, di dedicare almeno un’altra giornata alla scoperta dell’interno dell’isola: da non perdere l’itinerario delle lagoas e l’esplorazione dell’altopiano. Se poi avete tempo e voglia per sperimentare percorsi alternativi, magari percorrendo una delle tante sterrate che dalla costa si arrampicano verso le alture, fatelo con cautela (eventualmente evitando i tratti più impervi) e, comunque, senza fretta: ne verrete senz’altro ripagati.
Quanto ai percorsi escursionistici, l’isola offre una vasta gamma di alternative, tanto sulla costa che nell’interno. Se siete intenzionati a scalare il Pico, tuttavia, considerate almeno tre aspetti fondamentali: il percorso è molto ripido ed impegnativo (oltre mille metri di dislivello su roccia) per cui un minimo di allenamento, attrezzatura ed attitudine, sono richiesti; la scalata completa (fino al famigerato Piquinho) e la discesa, nella migliore delle ipotesi, vi richiederanno l’intera mattinata; non è insolito che la montanha rimanga avvolta dalle nubi per ore (anche inaspettatamente) nel qual caso lo sforzo profuso potrebbe non essere del tutto ripagato. Ad ogni modo, le escursioni partono obbligatoriamente dalla Casa da Montanha (aperta h24 solo nel periodo estivo) al costo di 12 euro, possono essere anche indipendenti e sono precedute da una breve preparazione a cura del personale del rifugio. Per quanto mi riguarda, raggiunta la Casa, a causa delle incerte condizioni meteo, con grande rammarico, ho dovuto desistere dall’impresa. Un’ultima considerazione sul whale watching, da più parti pubblicizzato in giro per l’isola: le escursioni sono tutt’altro che economiche (soprattutto se non siete in gruppo) e gli avvistamenti di cetacei non garantiti. Consiglio, pertanto, di chiarire bene con gli organizzatori la natura dei servizi offerti in relazione alle vostre aspettative.
Faial
Raccolta attorno alla sua grande “caldeira”, ricoperta di pascoli e di rigogliosa vegetazione, con la suggestiva sagoma del Pico sullo sfondo, Faial racchiude in poco spazio luoghi e paesaggi tra i più belli delle Azzorre. Grazie ad una varietà di ambienti naturali davvero insoliti, l’isola “blu” (così chiamata per il caratteristico colore delle ortensie in fiore) è, infatti, tra le più frequentate dell’intero arcipelago dal quale richiama numerosi visitatori. Spostarsi a Faial è abbastanza semplice: un’unica strada collega agevolmente le località principali della costa (in poco più di un’ora si completa il giro dell’isola) ed una buona viabilità secondaria consente i collegamenti verso l’interno (l’ascesa alla caldeira richiede circa mezz’ora). Horta è il centro più importante dell’isola nonché crocevia delle principali attività culturali e ricreative: affacciata sulla vicinissima Pico e riparata a mezzogiorno dal Monte da Guia, la sua bella baia, un tempo tra le più trafficate dell’Atlantico, oggi è uno degli scenari preferiti per la vela d’altura. La città, elegante, con i suoi caratteristici edifici pubblici dalle bianche facciate e le rifiniture in pietra nera, si distende alle spalle del bel lungomare che dalla storica marina (con i coloratissimi “murales” del suo molo) raggiunge il porto turistico: consiglio di perdervi tra le sue strade e di arrampicarvi dalla chiesa di Sao Francisco su, fino al bel convento di Nossa Senhora do Carmo, dalla cui terrazza si gode una vista incantevole sull’abitato e l’intera baia. Scendendo verso la solitaria torre “do relogio”, fatevi condurre dalle animate vie del centro fino all’imponente chiesa madre dedicata a Sao Salvador. Dalla parte opposta, invece, superata la bella chiesa di Nossa Senhora das Angustias, è il caratteristico borgo di Porto Pim a meritare una visita: le sue casette bianche (un tempo abitate da pescatori) e i bastioni che si affacciano sulla piccola e tranquilla baia circolare, creano un contesto davvero unico. Consiglio di percorrere la bella spiaggia adiacente (ai piedi del selvaggio Monte Queimado che chiude il fondo della baia) e di raggiungere, dalla parte opposta, le pendici del Monte da Guia: con una salita di circa mezz’ora guadagnerete uno scenografico colpo d’occhio su Porto Pim ed Horta (sullo sfondo). In alternativa, la sommità del piccolo rilievo vulcanico (su cui sorge il piccolo eremo di Nossa Senhora da Guia) può essere raggiunta, in auto ed in pochi minuti, dalla marina: da non perdere, una volta in cima, la vista sulla suggestiva Caldeira do Inferno.
Le altre località dell’isola non presentano elementi di grande interesse: più frequentate quelle nella parte sud-occidentale (praticamente attorno a Horta), meno sviluppate le rimanenti. Per lo più piccoli gruppi di case concentrate attorno alle locali chiese parrocchiali e cappelle. Personalmente, ho trovato degne di una breve sosta Cedros, con la chiesa di Santa Barbara ed il suo interno di belle maioliche e Feteira, con la chiesa del Divino Espirito Santo, rispettivamente, sulla costa settentrionale e meridionale.
E’, tuttavia, la natura con le sue ardite manifestazioni la vera protagonista di Faial. Su tutte il suggestivo complesso vulcanico del Capelinhos, all’estremità occidentale dell’isola, emerso dal mare durante la violenta eruzione del 1957: il paesaggio lunare che si spalanca a chi proviene da Capelo, con l’inconfondibile sagoma del vulcano sullo sfondo ed i resti del grande faro (che un tempo segnalava la fine dell’isola) in primo piano, è davvero unico. Consiglio di addentrarvi (dalla parte immediatamente sotto il promontorio del faro) tra le surreali distese di sabbia vulcanica e lapilli e di raggiungere il cratere principale con le sue scenografiche rocce rosso-brune a strapiombo sul mare: dal piccolo parcheggio nei pressi dell’osservatorio non impiegherete più di mezz’ora di agevole cammino. Non meno affascinante dell’escursione al Capelinhos l’ascesa alla grande “caldeira” che, imponente, si eleva al centro dell’isola. Seguendo la tortuosa strada che da Flamengos si arrampica, tra verdi pascoli e fitta boscaglia, fino alla sommità del rilievo potrete affacciarvi sul suo enorme cratere circolare (circa due chilometri di diametro ed oltre cinquecento metri di profondità), interamente tappezzato di lussureggiante vegetazione. Sul fondo, un paio di piccoli specchi d’acqua e l’antico cono vulcanico, completano la vista. Suggerisco di imboccare il sentiero (anche solo per un breve tratto) che, tra saliscendi e folti cespugli di ortensie, percorre l’intero bordo della caldera fin su al Cabeço Gordo (punto più alto del percorso e dell’isola): da un lato il colpo d’occhio verso l’interno del cratere e dall’altro quello sulle verdi pendici dell’isola, con Pico e Sao Jorge, in lontananza, non vi deluderanno. Per chi volesse raggiungere il Cabeço più agevolmente, consiglio il percorso, per buona parte non pavimentato, che da Capelo sale verso la caldeira. A ritroso, la tortuosa discesa (da percorrere con prudenza) offre una splendida veduta sulla parte occidentale dell’isola (a mio avviso la più bella) con il suggestivo allineamento delle caldere minori che emergono dalla fitta vegetazione: il tratto terminale che piomba sulla riserva forestale del Cabeço do Fogo è senz’altro il più affascinante. Sempre nei pressi di Capelo è, invece, la salita al vicino Cabeço Verde (o da Fonte) a regalare gli scenari più belli: in una decina di minuti un agevole percorso conduce alla sommità della verdeggiante caldera da dove si gode una notevole vista sulla parte occidentale dell’isola (con i rilievi del Caldeirao, del Cabeço do Canto e del Capelinhos, in sequenza), sulla grande caldeira e sulla costa.
Altri punti di interesse sono distribuiti lungo la costa e meritano senz’altro una sosta. Tra i più belli il “morro” di Castelo Branco, nei pressi dell’omonima località: la caratteristica formazione vulcanica di colore chiaro collegata alla terraferma da un sottile lembo di roccia. Consiglio una breve escursione al bel percorso naturalistico che conduce, attraverso la ricca vegetazione, ai piedi dell’ammasso: alcuni degli scorci sono davvero incantevoli. Poco dopo, sempre lungo la costa meridionale, è la bella baia di Varadouro, con la sua falesia verdeggiante e la sagoma del morro sullo sfondo, a fare da scena. Dalla parte opposta, invece, nei pressi di Praia do Norte, la baia di Faja regala uno scenario altrettanto suggestivo, con il suo lussureggiante tratto di costa a strapiombo sul bell’arenile di sabbia scura.
Nonostante non sia particolarmente estesa e piuttosto impervia e frastagliata, Faial offre numerosi punti di accesso al mare, per lo più localizzati in prossimità di piccole strutture portuali. Piscine naturali (piscinas) sono ad Eira e Salao, sulla costa settentrionale, a Lajinha e Castelo Branco, su quella meridionale, ma anche a Porto do Comprido, dove le acque sono riscaldate dall’attività sottomarina del vicinissimo Capelinhos. La località meglio attrezzata per la balneazione resta, tuttavia, Porto do Varadouro, nella splendida cornice dell’omonima baia: qui troverete le piscinas più belle, grandi ed accessoriate dell’isola. Merita, infine, una visita l’incantevole Porto da Ribeirinha (o da Boca da Ribeira), nella parte orientale, allo sbocco di una lussureggiante valle che si apre verso la suggestiva sagoma del Pico. Ma Faial offre anche alcune delle spiagge più belle delle Azzorre. Oltre alle suggestive praias di Porto Pim e di Faja (particolarmente adatta agli amanti del surf per la sua esposizione a nord), da non perdere la piccola spiaggia di Conceiçao, affacciata sulla baia di Horta e, dalla parte opposta, l’ampio arenile di Praia do Almoxarife, lunga striscia di sabbia scura con splendida veduta sulle isole di Pico (in primo piano) e Sao Jorge.
Uno dei modi migliori per godere a pieno dei meravigliosi scenari che Faial è in grado di proporre rimane, tuttavia, la sosta in uno dei punti di belvedere (miradouros) che, numerosi, si incontrano comodamente in giro per l’isola. Tra questi consiglio di non perdere quello di Nossa Senhora da Conceiçao, sul promontorio di Ponta da Espalamaca, punto ideale per ammirare Horta e la sua baia, da un lato, e la Praia do Almoxarife, dall’altro, con l’immancabile scenario dell’isola di Pico sullo sfondo. Altro colpo d’occhio che vale la pena di sperimentare è quello, sempre su Horta e la sua baia, dall’alto del Monte Carneiro, alle spalle dell’abitato: suggerisco di raggiungerlo al crepuscolo. Ancora, particolarmente suggestiva, la vista che si gode dalla frastagliata costa meridionale presso Lajinha, con la sequenza dei profili del Monte da Guia e del Pico, sullo sfondo. Dalla parte opposta dell’isola, il belvedere di Ribeira Funda, affacciato su una profonda e lussureggiante gola, offre, infine, un bello scorcio sulla costa nord-occidentale in uno scenario davvero incantevole.
Come Pico anche Faial è stata in passato importante centro baleniero dell’Atlantico. Ai piedi del Monte da Guia è, infatti, ancora ben visibile la vecchia “Fabrica da Baleia” di Porto Pim, oggi trasformata in un interessante museo a tema, mentre a Porto do Comprido è possibile riconoscere il grande scivolo in pietra dal quale salpavano le imbarcazioni attrezzate per la caccia ai cetacei. Per chi fosse interessato, nei pressi della Fabrica è possibile visitare (con poco più di tre euro) anche il bell’ Aquario di Porto Pim e la vicina casa dei Dabney, famiglia importante nella storia dell’isola.
Faial offre, dunque, al pari delle altre isole dell’arcipelago, numerosi spunti di interesse. In considerazione della sua modesta estensione suggerisco, tuttavia, soprattutto se intendete associarla alla visita di Pico, di non dedicarle più di due giornate intere. Una volta individuate le priorità le piccole distanze consentono, infatti, di gestire gli itinerari senza particolari affanni. Personalmente consiglio di non tralasciare le escursioni al Capelinhos e alla grande Caldeira, peraltro poco impegnative e di non eccessiva durata, e di dedicare a Horta e Porto Pim tutto il tempo che meritano. Se poi desiderate prendere contatto con il mare, puntate direttamente su Almoxarife e Varadouro. Per il pernottamento, Horta è la scelta ideale anche se non del tutto economica. In alternativa, date le brevi distanze, altre località dell’isola possono essere ugualmente indicate. Io ho alloggiato a Varadouro, a circa una ventina di minuti dal capoluogo, senza grandi complicazioni.
Concludendo, il viaggio alle Azzorre si è rivelato davvero entusiasmante e, nonostante le condizioni climatiche non fossero ancora le migliori (un abbigliamento da mezza stagione è indicato), mi sento di consigliare il periodo tardo primaverile, soprattutto se desiderate poco affollamento e non intendete organizzare il vostro soggiorno in funzione delle località balneari. Anche la scelta delle isole da visitare e dei relativi itinerari si è rivelata efficace, sebbene qualche giorno in più mi avrebbe permesso maggiore relax. Ad ogni modo, a meno che non disponiate di pochissimo tempo o abbiate intenzione di ritornare, suggerisco di non limitarvi ad una sola destinazione e di includere, comunque, Sao Miguel nel vostro programma. Il periodo è risultato, inoltre, ideale per contenere i costi del viaggio tanto negli spostamenti quanto nel soggiorno. I prezzi sono, infatti, abbastanza livellati tra le diverse isole ed è possibile pernottare a cifre comprese tra 30-35 euro (costo di una sistemazione singola) e cenare con 20-25 euro. Da tenere, tuttavia, presente che le principali attività ricettive si concentrano nelle località principali e che, ad eccezione di Sao Miguel (la cui offerta turistica è decisamente superiore a quella delle altre isole), molte di queste potrebbero non essere ancora a pieno regime in bassa stagione (in particolare a Terceira e Pico). Gli usi e costumi delle Azzorre sono molto vicini a quelli continentali europei e, più in particolare, a quelli del Portogallo. Esistono, tuttavia, due realtà parallele il cui discrimine è segnato dal maggiore o minore coinvolgimento nei servizi di accoglienza. La maggior parte degli abitanti dell’arcipelago (quasi tutti di origine meticcia) conduce, pertanto, stili di vita tradizionali e riservati, per lo più dediti alla pesca, all’allevamento bovino ed all’agricoltura. Consiglio a riguardo qualche sosta in uno dei numerosi café frequentati esclusivamente da locali: un’esperienza davvero surreale.
Sebbene presenti pochi piatti tipici (per lo più rielaborazioni di analoghi portoghesi), la cucina delle Azzorre è molto gradevole. Le isole producono, infatti, la maggior parte degli alimenti che consumano e la buona qualità a buon prezzo è quasi sempre garantita. Potete spaziare tra terra e mare anche se, personalmente, suggerisco di approfittarne per fare grandi scorpacciate di pesce fresco: tonno, merluzzo (bacalao) e molluschi (soprattutto polpi e calamari) sono davvero eccezionali, così come le zuppe. Anche i formaggi sono squisiti. Oltre al queijo branco che, insieme alla tradizionale salsa di peperoni (pimenta moida), introduce immancabilmente ogni pasto, ciascuna isola ha la sua varietà di latticini che vale la pena sperimentare. Ad ogni modo, prestate attenzione alle ordinazioni: i piatti sono generalmente abbondanti e la comunicazione con gli azzorriani non è delle più semplici (l’inglese è poco parlato ed il portoghese ha un accento assai poco comprensibile).