Atene, la metropoli fantasma
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24 marzo
Partenza nel primo pomeriggio del 24 marzo. Aereo Ryanair da Bergamo, che salutiamo col sole – sole che ritroveremo appena atterrati ad Atene. Viste le previsioni meteo estremamente pessimistiche per i giorni successivi, abbiamo deciso di approfittare del sole per vedere capo Sounio e il tempio di Poseidone, all’estremità meridionale dell’Attica. I 15°C e il vento insistente non ci hanno impedito la visita in questo luogo che è rimasto il mio preferito dell’intera vacanza. Il tempio, del quale non rimangono che rovine, si erge pur sempre maestoso sul promontorio che da una parte cala a picco sul mare, e dall’altra scende placidamente per qualche centinaio di metri, creando pendii erbosi. Abbiamo percorso i vari sentieri che ci hanno portato vicino al mare, dal quale abbiamo ammirato la disabitata isola di Makronisos al tramonto.
Verso le 19 siamo arrivati al nostro albergo, a due passi da Piazza Omonia. La zona ci ha accolto con i suoi austeri palazzi grigi e squadrati inframmezzati ad anonimi edifici dell’inizio del secolo scorso. Dopo una doccia e una cena in albergo (gustosa seppur limitata), abbiamo approfittato delle ultime ore senza pioggia e abbiamo camminato per un quarto d’ora fino a Syntagma, la piazza del Parlamento greco, dominata da un lato dal palazzo parlamentare e dall’altro dal superstore di elettronica Public. Dopo avere assistito divertiti al cambio della guardia, che consiste in una goffa camminata di una cinquantina di metri portata a termine in tempi biblici (della serie, fare un attentato al Parlamento ellenico dev’essere una passeggiata vista la celerità di queste guardie), siamo tornati in albergo per la nostra prima notte ad Atene.
25 marzo
Il giorno successivo era il giorno dell’indipendenza per la Grecia. Abbiamo dedicato la mattina alla visita del Museo Archeologico Nazionale, molto ben strutturato e dagli ampi spazi. Qui sono conservati i frontoni originali del Partenone, che si possono visitare ammirando al contempo l’imponente struttura nell’Acropoli dall’ampia vetrata. Usciti dal museo, ci siamo fiondati affamati nel ristorante Arkadia, consigliato da tripadvisor, situato in una via tranquilla a poche centinaia di metri. Il ristorante, dalle dimensioni ridotte, si divide in una sala principale e in un soppalco con quattro tavoli, dove abbiamo avuto la fortuna di mangiare specialità greche di ogni tipo. Abbiamo trovato ogni piatto squisito (consiglio in modo particolare qualunque tipo di polpetta) e, a differenza della feta, il conto non è stato per nulla salato.
Nel pomeriggio abbiamo camminato per mezz’ora fino a Syntagma, nella speranza di fare un po’ di shopping. Non solo i negozi erano chiusi, ma non c’era un’anima viva in giro. Che cosa faranno mai gli ateniesi nel giorno della loro festa nazionale?! Delusi dalla poca vitalità del cuore della nuova Atene, ci siamo rimessi in cammino senza meta, fino a giungere alla collina di Filopappos. Si tratta di un enorme parco costeggiato da una parte da case tradizionali e taverne e dall’altro dal Partenone, di cui si può godere di una splendida vista sedendosi sulle scoscese rocce in cima alla collina. Da lì abbiamo ammirato la bellezza e la gloria di un’Atene antica, ma anche la decadenza e il degrado dell’Atene di oggi, che non è altro che un’accozzaglia di brutti edifici senza personalità, costruiti nel secondo dopoguerra senza un preciso piano urbanistico, a cui s’infrappongono verdi colline dalla cima rocciosa. Questi quartieri vengono usati “a rotazione”: i palazzi di una certa zona vengono rinnovati, attraendo compratori e rendendola quindi un’area “chic”, che viene abbandonata entro una ventina d’anni per una zona più nuova, e così via. Questo spiega il numero di edifici abbandonati ad Atene (ci sono aree addirittura in cui non vive nessuno!), tra i quali un palazzo di dieci piani davanti al nostro hotel.
Quella sera abbiamo deciso di vedere Atene by night, quindi siamo scesi alla stazione della metro Efangelismou e ci siamo diretti verso una delle innumerevoli colline non urbanizzate della città: Lykavittou lofos. Nonostante ci fosse una funicolare che ci avrebbe portato in cima, abbiamo deciso di fare la strada a piedi. In quindici minuti siamo giunti alla sommità, dove si trovano una chiesetta bianca e una terrazza panoramica, da cui si può godere della vista della città illuminata, che sembra più bella di notte che di giorno.
26 marzo
Abbiamo dedicato il giorno successivo all’esplorazione della Grecia continentale. Siamo innanzitutto passati per Corinto, dove abbiamo apprezzato l’istmo, opera ingegneristica a dir poco formidabile. Fa decisamente impressione trovarsi su un ponte sotto al quale hai decine di metri di vuoto e uno stretto corso d’acqua. In un paio d’ore siamo giunti ad Epidauro, dove si trova il famoso antico teatro dall’acustica eccellente: mettetevi al centro della struttura e parlate, vi sentiranno fino agli spalti più alti! A pochi chilometri da Epidauro abbiamo raggiunto Micene, la capitale del famoso popolo guerrafondaio del Peloponneso, oggi ridotta a una collinetta con delle rovine. È più interessante il museo adiacente, che mette in mostra i reperti archeologici della cultura micenea. Per via dell’incessante pioggia, siamo tornati in città nel pomeriggio passando per il Pireo, il malfamato porto della capitale greca, che sostanzialmente ne ha assunte le sembianze. Ad Atene io e un mio amico ci siamo lanciati alla ricerca di dischi, lui di musica vintage, io di musica greca. Siamo inizialmente andati da Public, dove si è scoperto che di greco non vendono quasi nulla: in Grecia i CD li comprano solo i giovani fan di idoli adolescenziali internazionali. Finalmente, dopo aver girato altri tre negozi, ho trovato senza difficoltà l’intera discografia di Helena Paparizou, la regina indiscussa della musica greca di questo millennio.
27 marzo
Il penultimo giorno siamo andati a Delfi. Per arrivare a destinazione abbiamo percorso tornanti e stradine strette con un panorama mozzafiato: la Grecia è, dovunque tu vada, la terra dove le montagne incontrano il mare. Come ogni sito archeologico che si rispetti, Delfi è munita di un museo, che ha anticipato la nostra scalata verso i resti della famosa città dell’Oracolo. Quando siamo giunti nel punto più alto, le nubi hanno avvolto le rovine, creando un’atmosfera spettacolare. Dopo esserci fermati a mangiare in una graziosa taverna poco distante, siamo tornati ad Atene per la nostra ultima serata in Grecia. Ci siamo addentrati in una delle vie che danno su piazza Syntagma, al termine della quale abbiamo trovato la graziosa chiesetta greco-ortodossa di Panagia Kapnikarea, risalente all’XI secolo, situata in una piccola piazza e incastonata tra gli edifici moderni della zona dello shopping di Atene. Davanti alla chiesa, una pasticceria offre ottimi dolci della tradizione greca e mediorientale, come kataifi e baklava. La serata è proseguita fra locali e ouzo, il liquore tradizionale greco, con il quale è meglio non andare oltre i due bicchieri grandi.
28 marzo
Avendo il volo nel pomeriggio, abbiamo riservato l’ultima mattina al Partenone. Un sole elusivo si faceva spazio tra le rovine, finché, all’improvviso, il cielo non si è coperto del tutto ed è venuto giù un temporale di quelli che non se ne sono mai visti. In mezz’ora la città si è praticamente allagata. Siamo subito fuggiti verso l’aeroporto, e proprio al nostro arrivo a destinazione, come canta Helena Paparizou, anixan i ourani… il cielo si è schiarito, scoprendo un sole che spaccava le pietre. E così ce ne siamo andati da Atene, lasciandoci dietro il ricordo di una città ora inquietante, ora fatiscente, ora d’atmosfera, ora sorprendente.
Morale: Atene la si vede fin troppo bene in un giorno e mezzo, il bello sta nei dintorni, fuori dai grandi centri urbani, che nella Grecia continentale non sembrano avere molto da offrire.