Amsterdam, gioiellino fra i canali
Il Nieuwe Zijde (Quartiere Nuovo) è il centro di Amsterdam, un mix caotico di tram, biciclette, artisti di strada e organetti. I contrasti si susseguono, estremi: dalle maestose chiese ai negozi di profilattici. La grandiosa Centraal Station (Stazione Centrale) è la porta d’ingresso alla città: ha le sembianze di un castello, in mattoni rossi, con due torri imponenti che sovrastano l’entrata principale, e rilievi raffiguranti scene di mercanti. Ma questa stazione fu costruita soltanto nel 1889: un tempo qui c’era il porto, qui i velieri provenienti dall’Indonesia, dalla Tasmania e dalle Americhe scaricavano le loro preziose merci. Ora il porto si trova alle spalle della stazione.
Amsterdam è una città sull’acqua, e davanti alla stazione moltissimi battelli attendono i turisti per un primo tour attraverso i canali della città. Il trasporto sui canali è per lo più riservato ai turisti, mentre i residenti se ne servono raramente, preferendo spostarsi tramite la bicicletta (laggiù è quasi una religione, ce ne sono migliaia! E i ciclisti possono contare su una fitta rete di piste ciclabili, con incroci e semafori appositi).
Uscendo dalla Stazione Centrale ci si immette sulla Damrak, l’arteria principale della città, la via più turistica e affollata, tutto un susseguirsi di negozietti, chioschi, ristoranti e alberghetti. Sulla sinistra è costeggiata da un canale, e anche da qui partono i battelli per il tour della città. Percorrendo la Damrak si giunge a Piazza Dam, la più importante della città, nella quale centinaia di persone si ritrovano. Il nome “Dam” significa “diga”, e infatti la piazza fu edificata nel luogo dove sorgeva l’originaria diga sul fiume Amstel (che dà il nome alla città). Qui sorge anche il Koninklijk Paleis (Palazzo Reale). Oggi il palazzo non è più la sede della regina (la residenza ufficiale della Regina Beatrice si trova a L’Aia), ma viene utilizzato per occasioni solenni. Passeggiando oltre Piazza Dam, dopo un paio di chilometri si giunge al pittoresco Bloemenmarkt ( il Mercato dei fiori galleggiante). Qui si tocca con mano la passione degli olandesi per i fiori. Decine di chioschi (che in realtà sono chiatte galleggianti ormeggiate sul canale Singel), un mix multicolore di fiori, vasi, bulbi e piante ornamentali. Re incontrastato è il tulipano, simbolo d’Olanda, di svariate qualità e colori, esportato in tutto il mondo. Una curiosità: la passione olandese per questo fiore risale al Seicento, quando, fra tutte le merci esotiche di cui i mercanti olandesi rifornivano la città, ben poche erano pregiate come i bulbi che venivano dalla Turchia. I cittadini di Amsterdam mettevano insieme collezioni di tulipani, come fossero monete o francobolli. Il desiderio dei collezionisti di possedere gli esemplare migliori era tale che i bulbi erano quotati alla borsa merci di Amsterdam. Verso gli anni ’30 del Seicento – all’apice della “febbre del tulipano”- i bulbi spuntavano cifre più alte degli smeraldi! Oggi naturalmente non è più così, ma al tulipano è riservato un posto d’onore permanente nella cultura olandese.
Tornando alla Stazione Centrale, sulla sinistra (e parallela alla Damrak) sorge un’altra importante e movimentata via: la Warmoesstraat (“Strada degli Orti”), che si trova al confine con il Quartiere a luci rosse. Anche qui è tutto un susseguirsi di ogni genere di ristorante – dalla cucina malese a quella del Suriname, dalla vietnamita a quella del Bahrein.., e poi ancora piccoli hotel, negozietti – tra questi ultimi, uno dei più pittoreschi è senza dubbio la Condomerie Het Golden Vlies (Negozio di profilattici “Al Vello d’Oro”), un serissimo negozio che vende un’inimmaginabile gamma di preservativi in confezione regalo.
Sempre sulla Warmoesstraat – ma è così in tutta Amsterdam- sorgono moltissimi Coffee-shop, i famosi locali in cui svariati tipi di marijuana e hashish vengono venduti in tutta tranquillità, anzi, vengono ampiamente pubblicizzati lungo le strade. Nei coffee-shop si possono trovare anche tortine (i celebri muffin) alla marijuana, mentre altri prodotti a base di marijuana (caramelle e dolciumi vari) si trovano in appositi punti vendita, così come ecstasy, funghi “magici” e afrodisiaci chimici. L’atteggiamento “disinvolto” degli olandesi è dovuto al fatto che essi ritengono che l’utilizzo di droghe leggere non sia dissimile dall’alcool (una specie di droga “ricreativa”), e anzi sostengono che chi è dedito al bere registra un più alto livello di danni rispetto a chi “fuma”.
Addentrandosi oltre la Warmoesstraat si entra nel Quartiere a luci rosse. Durante il giorno sembra un rione come gli altri, ma di sera si accendono le insegne luminose che reclamizzano i sexy shop e gli spettacoli “dal vivo”. La città ha riconosciuto l’industria del sesso, scegliendo di portarla allo scoperto, piuttosto che fingere che non esista. La prostituzione è autorizzata, e in questo quartiere le prostitute hanno ciascuna una loro vetrina, hanno una regolare licenza e la loro salute viene controllata; il loro reddito viene sottoposto a verifica e tassato. Hanno anche le loro rappresentanti alla Camera di Commercio. Ad Amsterdam c’è un atteggiamento di “tolleranza zero” verso il degrado urbano: gridare o disturbare la quiete pubblica, parcheggiare senza aver pagato il biglietto, urinare per le strade o passare col semaforo rosso sono comportamenti puniti con pesanti multe. Invece fare uso di droghe leggere o visitare una prostituta, è considerato irreprensibile.
Se anziché in un Coffee-shop si entra in un Bruin-cafè, si potranno gustare le bevande tipiche del luogo. I Bruin-café sono una peculiarità di Amsterdam, sono piccoli, hanno un’atmosfera particolare e accogliente, come un salotto pubblico in cui rilassarsi, chiacchierare, socializzare. Anche l’arredamento è particolare: rivestimenti in legno, pareti dal colore caramellato, soffitti scuri, stufe antiche. I tavolini sono ricoperti da tappeti orientali e ciò ha il significato di “ospitalità” e di intimità. La bevanda tradizionale che viene qui servita è il jenever (gin olandese), ma caratteristico è anche il Koffie verkeerd, ossia il caffè “malfatto” o “sbagliato”, che altro non è se non caffè fatto con il latte: c’è infatti l’idea che il caffè chiaro sia qualcosa di “sbagliato” e inferiore al caffè nero.
Come già accennato, giungendo ad Amsterdam, una delle cose che balza subito all’occhio è l’originalissima architettura: le case hanno spesso la stessa larghezza e altezza, sono alte e strette e con enormi vetrate. Ma ogni dimora è “personalizzata”, differente dalle altre: nella parte superiore i frontoni sono elaborati e decorati con disegni e motivi che in passato stavano ad indicare che l’edificio apparteneva a una determinata categoria (ad esempio, se la casa apparteneva a un ricco mercante venivano disegnate velieri, balle di seta, pesci, ecc..). Più il proprietario della casa era benestante e più gli ornamenti stilistici erano sofisticati. Anche più in basso, al di sopra della porta di ingresso, venivano inserite lastre rettangolari con scolpiti disegni che identificavano il nome, la casa o la professione del proprietario.
Un altro elemento che colpisce l’attenzione del visitatore è la presenza – nella parte superiore degli edifici- di un enorme gancio. Oggi questi grossi ganci servono per issare pesanti mobili attraverso le finestre, ma in passato servivano a issare le merci (infatti le case avevano spesso gli uffici al pianterreno e i magazzini nelle soffitte). Inoltre, per impedire che le merci issate sbattessero contro pareti e finestre, molte case venivano costruite con la facciata inclinata in avanti di un paio di centimetri. Il reddito procapite di Amsterdam è elevatissimo (ai massimi livelli dell’Unione Europea), e lo status symbol più ambito è un’elegante casa sul canale nel centro storico.
Ma una cosa bizzarra è che migliaia di persone vivono in case galleggianti: case insolite, centinaia, ormeggiate lungo i canali. Un modo di vivere originale e alternativo che risale agli anni ’70, all’epoca degli hippy. Durante il mio tour in battello ho potuto notare una vasta gamma di queste abitazioni: da quella curata e di lusso, fino alla bagnarola arrugginita. In realtà, abbracciare questo stile di vita non è per niente economico: a parte il fatto che occorre sottostare a rigidi limiti di altezza e lunghezza e a svariati obblighi di manutenzione, i costi delle licenze di ormeggio sono parecchio cari. Se poi si considerano le imposte, i costi del carburante, acqua, corrente, elettricità, telefono e tv, allora vivere sull’acqua non è tanto più conveniente che vivere sulla terraferma.
L’Olanda è anche la patria dei mulini a vento. In città non se ne vedono più, ma basta allontanarsi di poco e percorrere le campagne circostanti per ammirare splendidi paesaggi contornati da colorati campi di tulipani e vecchi mulini a vento. Prendendo un treno, in 30 minuti sono giunta a Leiden (Leida), città carina, famosa per la sua Università nella quale studiò anche Rembrandt. Qui ho avuto l’occasione di ammirare e visitare un bel mulino a vento di sette piani, abitato fino a pochi anni fa e ora adibito a museo: il Molenmuseum De Valk. Fu costruito nel 1743, vide 10 generazioni di mugnai, ed è l’ultimo mulino della città.
A nord della città, nel quartiere Jordaan, sul Prinsegracht (Canale del principe), c’è una casa come tante altre, modesta e di esigue dimensioni. E’ l’edificio più visitato di Amsterdam: la Casa di Anna Frank. 80 mila visitatori l’anno vengono qui a ripercorrere la storia commovente della ragazzina che nel suo diario ha documentato come nessun altro gli orrori del Nazismo. All’interno purtroppo non è possibile fare foto.
E’ stato di forte impatto camminare su quei pavimenti, vedere quelle porte, entrare in quella che fu la sua stanza e osservare i ritagli originali che lei era solita attaccare alle pareti… Attori hollywoodiani del tempo, fiori, orsacchiotti… Perchè Anna era una ragazzina, e come tutte le ragazzine aveva sogni e speranze per il futuro… E poi la sua scrittura, pagine e pagine di inchiostro fittissimo e accurato, e contornato da tante foto e commenti… E da quella scrittura così tesa e spigolosa emerge tutta l’angoscia e la preoccupazione che era in lei. Attraverso scale ripidissime siamo saliti in diversi piani. E’ stato stranissimo vedere quel famoso armadio girevole (o meglio, la sua ricostruzione) grazie al quale Anna e la sua famiglia riuscirono a star nascosti e a sfuggire alle SS per ben 2 anni, fino alla “soffiata” e al tragico epilogo. Non si seppe mai chi fu a far la spia e a far catturare la famiglia Frank. Furono tutti deportati in differenti campi di concentramento (Anna finì a Bergen Belsen, dove morì di tifo, tristemente un mese prima della liberazione avvenuta il 15 aprile ’45 ad opera degli Inglesi). Una cosa che mi ha colpito molto è che secondo la testimonianza di un’ex compagna di scuola che si trovava con lei a Bergen Belsen, Anna riteneva che tutti i familiari fossero morti. L’amica crede che, se solo Anna avesse saputo che suo padre era ancora in vita, avrebbe trovato la forza per sconfiggere la malattia. Otto Frank fu infatti l’unico sopravvissuto a quell’orrore, colui che ritrovò il diario di Anna e che – dopo qualche iniziale ritrosia- lo propose agli editori facendolo diventare il bestseller che è tuttora.
Piccola riflessione: il passato, la storia, gli orrori che furono, vanno conosciuti. Ciò è indispensabile per non mettersi nella condizione di ripetere gli stessi errori. Leggere le testimonianze -di Anna Frank e di altri- visitare i luoghi delle tragedie per averne dimensione, è necessario. Sapere cosa successe, e vedere a quali orrori può portare la mente umana. In gita al liceo il mio prof. Di filosofia ci portò a visitare un campo di concentramento, uno dei più duri: Mauthausen. Un’esperienza unica, commovente. Nessuno di noi studenti proferì parola durante il tempo della visita. Il filo spinato, le torrette di controllo, le baracche, i forni crematori, la “scalinata della morte”, le fosse comuni, le camere a gas…. Credo di aver avuto una grande fortuna nel fare quell’esperienza. Triste constatare come al giorno d’oggi presso la stragrande maggioranza delle persone si sia persa la coscienza del passato, e le barbarie dell’uomo contro l’uomo continuino a rinnovarsi.
Il VanGogh Museum varrebbe da solo una visita ad Amsterdam: S-T-U-P-E-N-D-O!!! Già ai tempi delle scuole medie ero rimasta affascinata da questo artista. Mi avevano colpito i suoi colori, la particolare tecnica, la sfortunata vicenda umana. In quelle pennellate quasi ossessive emerge tutto il tormento di un artista che era un genio e non seppe mai di esserlo: il successo arrivò postumo; niente riconoscimenti per lui in vita, poche soddisfazioni. E una depressione lo stroncò: all’età di 37 anni, credendo di essere un fallito, si suicidò. Sono rimasta incantata a pochi centimetri di distanza da opere che, riprodotte sui libri o nelle stampe, rendono un decimo della loro reale bellezza… Colori intensi, abbaglianti, vitali… Il messaggio che esprimono… Da cui traspare una sensibilità non comune. Il Museo è stato inaugurato nel 1973, ma nel corso degli anni si sono resi necessari ampliamenti per far fronte al sempre maggior numero di visitatori. Dall’esterno ha l’aspetto di un cubo bianco; ha tre piani, circa 200 opere di VanGogh più un gruppo di opere dei suoi contemporanei. Le code per accedervi sono lunghe. Il Museo è organizzatissimo. Una volta entrati si ha la possibilità di usufruire dell’audioguida in svariate lingue, indispensabile per comprendere il significato delle varie opere. Le opere di VanGogh iniziano dal primo piano. All’ultimo piano c’è anche una sala multimediale per chi volesse dedicarsi agli approfondimenti; al piano terra c’è un fornitissimo emporio che vende stampe di ogni dimensione, cartoline e moltissimi gadgets raffiguranti le opere dell’artista. Il VanGogh Museum si trova nel Quartiere dei Musei, a sud della città. Qui un grosso spazio verde ospita ben tre musei: oltre al Van Gogh, vi sono anche il Rijksmuseum (Museo Statale) e lo Stedelik Museum (Museo Comunale). In quest’ultimo erano in corso restauri e non mi è stato possibile visitarlo.
Ho invece potuto visitare il Rijksmuseum, le cui opere (dipinti, sculture, oggetti antichi) parlano della storia olandese. In particolare, spiccano le opere di Rembrandt: qui la società del ‘600 è ritratta non senza doppi significati, e con volti al limite della caricatura. Tele enormi, ritratti dagli sguardi penetranti, attenzione maniacale verso i particolari, ricerca della luce giusta, effetti tridimensionali…Tra le opere più ammirate: “La ronda di notte” e “I sindaci dei drappieri”.
Per il mio soggiorno mi sono affidata alla ricerca su internet, prenotando volo e sistemazione alberghiera. Ho alloggiato all’hotel De Koopermolen, sistemazione centrale sulla Warmoesstraat (distante 5 minuti a piedi dalla Centraal Station e dalle fermate di tutti i mezzi di trasporto). Sistemazione carina ed economica, personale gentilissimo e disponibile, e soprattutto camere pulite, comode e spaziose. Trattamento di pernottamento e prima colazione. Postazione internet gratuita.
Consigli pratici per un viaggio ad Amsterdam:
– portare sempre con sé un ombrellino (non piove continuamente ma il cielo è spesso coperto), e portare qualche indumento un po’ più pesante perchè alla sera fa freschino;
– i ristoranti dalla cucina tipicamente olandese non sono facili da trovare. In compenso si troveranno con facilità tutte le altre cucine del mondo, anche le più remote. Non perdetevi l’ottimo salmone;
– Amsterdam è una città cara. Nelle vie principali una bottiglietta d’acqua da mezzo litro può costare anche 3 euro;
– Se avete in mente di acquistare i bulbi di tulipano, fatelo al Bloemenmarkt (il Mercato dei Fiori). La scelta è immensa. Un sacchetto con 10 bulbi costa circa 3 euro;
– ad Amsterdam la rete dei trasporti è all’avanguardia. Se arrivate all’aeroporto di Schipol, direttamente da lì potete prendere il treno che in 15 minuti vi porterà in città, alla Centraal Station. Proprio da quest’ultima partono tram e autobus per ogni zona della città. C’è un’ampia scelta di biglietti e abbonamenti, secondo le esigenze di ognuno, e sono validi su tutti i mezzi di trasporto (costo di un biglietto ordinario: 1,85 euro). Anche la rete dei canali è ben organizzata, ed è orientata prevalentemente al trasporto turistico, con fermate ai musei e ai siti più interessanti. Le crociere che partono davanti alla Centraal Station hanno prezzi più elevati (anche 15 euro) mentre quelle partono un po’ più in là (lungo la Damstraat) sono più convenienti (circa 7 euro). Ma Amsterdam non è una città immensa, consente di spostarsi anche a piedi per piacevoli passeggiate tra un quartiere e l’altro. Sconsigliata invece la bicicletta: sebbene sia il mezzo di trasporto più utilizzato dalla popolazione, i furti sono moltissimi.
Infine, non posso non fare un elogio alla gentilezza degli olandesi. In altre città non ho trovato la medesima disponibilità nel fermarsi e dare informazioni, o semplicemente salutare spontaneamente e darci il benvenuto in città. Nei negozi, nei ristoranti, in treno: “You’re welcome!”.Proprio una bella accoglienza.