Amsterdam e il Queen’s Day
Domenica 24 aprile 2011
Atterriamo a Schiphol in perfetto orario con Easyjet da Malpensa la domenica di Pasqua alle 16.00. E’ caldo e soleggiato (25 gradi). Alle macchinette automatiche compriamo i biglietti del treno che ci porterà in città: istruzioni in olandese e in inglese, costo 3,70 €, pagamento in contanti, carta di credito o bancomat. Il treno impiega 15 minuti e passa ogni 15/20 minuti circa, la terza fermata è Amsterdam Central Station. Siamo subito sul Damrak e cominciamo a guardarci attorno. La prima impressione è di una città vivace, festaiola: c’è allegria, rumore, tanta gente per strada, odore di patatine fritte dappertutto, si sentono tante lingue mescolate insieme e i negozi di souvenir, già vestiti di arancione, ammiccano al turista.
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Il nostro hotel è raggiungibile a piedi: hotel Nadia in Raadhuistraat, tra il Kaisergracht e il Prinsengracht: dalla stazione sono 20 minuti a passo tranquillo. Amsterdam non è servita dalla metro, o meglio la metro c’è ma collega per lo più quartieri periferici; il centro ha un efficiente servizio di tram ma si gira benissimo anche a piedi.
Scorgiamo il palazzo della Borsa, in piazza Dam l’obelisco del National Monument, mentre il Palazzo Reale è oscurato da una ruota panoramica e vari baracconi da fiera presi d’assalto dalla folla. Svoltiamo a destra e siamo sul Singel, il più antico dei canali. Da lì è tutto dritto fino all’albergo, che abbiamo scelto per la posizione strategica, il prezzo e i giudizi postivi di Tripadvisor. Amsterdam è una città cara per ciò che riguarda l’alloggio, non regala niente. Il Nadia è un tre stelle dalla posizione eccellente che consente di muoversi a piedi in ogni direzione, trovandosi proprio al centro tra la Oude Zijde, la Nieuwe Zijde, la Cerchia dei canali Ovest, dei canali Centrali e il Jordaan. La gentilezza dello staff è notevole, il prezzo equo, le camere -almeno le standard- minuscole, le scale da capogiro (potete leggere “una descrizione obiettiva: pro e contro” su Tripadvisor). Si trova a 200 mt in linea d’aria dalla Westelkerk e ogni quarto d’ora le campane della chiesa vi allieteranno a dovere (chi ha il sonno leggero non dimentichi i tappi per le orecchie). L’hotel offre connessione wi-fi gratuita e colazione compresa nel prezzo, più uno sconto del 10% a chi paga cash.
Posati i bagagli, siamo subito fuori e, per una prima panoramica della città, ci concediamo un giro in battello sui canali (un’ora, a seconda delle compagnie dagli 8 ai 13 euro con guida multilingue). Oltre al giro classico, quasi ogni compagnia organizza delle candlelight cruises, con assaggio di vini e formaggi, oppure una cena completa (prezzi dai 26 euro ai 70 euro a persona, secondo la formula prescelta). E’ bellissimo osservare gli abitanti di questa città che vivono i canali come noi viviamo i parchi e, nelle giornate di sole come questa, si riversano sugli argini e siedono coi piedi penzoloni a parlare, a leggere, a bere un drink in compagnia, oppure scorrazzano in barca sorseggiando un bicchiere di vino, crogiolandosi al caldo, o addirittura ballando in comitiva a ritmo di musica rock.
Dopo il tour, che si concentra sui canali del centro città, sfiorando monumenti che scopriremo meglio nei prossimi giorni, e si spinge fino alla zona portuale (dove scorgiamo il Nemo, museo della scienza progettato da Renzo Piano, la Biblioteca e il Sea Palace, famoso ristorante cinese galleggiante), abbiamo un’idea più precisa della morfologia di questa città ancora per noi sconosciuta; prima di cena torniamo a gironzolare nei pressi di piazza Dam, percorriamo la Kalverstraat, una delle principali arterie commerciali, arriviamo al portone del Beghinhof (che è chiuso, ci torneremo domattina), sbuchiamo in piazza Spui e ammiriamo la statua del monello e la chiesa neogotica Krijtberg; poi risaliamo il Rokin, fino alla statua della regina Guglielmina a cavallo e di nuovo siamo al punto di partenza. Per cenare scegliamo un tavolino all’aperto sul Prinsengracht: De Vergulde Gaper. Ambientazione decisamente romantica e buon rapporto qualità/prezzo (15 € a testa). Torniamo in hotel, senza lesinare sulle foto notturne dei ponti illuminati sui canali.
Lunedì 25 aprile 2011
La giornata è fresca e soleggiata, il vento scuote le chiome degli olmi e una pioggia di petali trasparenti volteggia nell’aria, posandosi sulle strade e sui canali; la città è profumata e avvolta in una luce di primavera. Dopo la colazione in hotel iniziamo il nostro giro da Torensluis, caratteristico ponte sul Singel rallegrato dal busto bronzeo dello scrittore olandese Multatuli. Ci dirigiamo alle Nieuwe Kerk, che troveremo chiusa (prevista riapertura il 7 maggio), così via verso il Begijnhof. Questa enclave fu per secoli il luogo di residenza delle beghine, donne nubili che conducevano vita quasi monastica pur senza aver preso i voti. Si respira ancora un’atmosfera fuori del tempo all’interno dell’ampio cortile, su cui affacciano le casette basse immerse nel silenzio (tra le quali spicca al n. 34 la casa più antica di Amsterdam con la facciata in legno), due chiese, i giardini fioriti.
Sempre camminando arriviamo alla Casa sui tre canali, proprio davanti all’Agnietenkapel; a due passi l’Oudemanhuispoort, porta d’ingresso di un antico ospizio, e la Zuiderkerk; proseguiamo fino allo Stopera, che ammiriamo da fuori, sul Blau Brug, il ponte costruito -pare- ad imitazione del Pont Alexandre III di Parigi (ma col quale ha ben poco a che vedere), e poco distante ecco il Magere Brug, “il ponte magro”, cui gli abitanti di Amsterdam sono molto affezionati, che di sera viene illuminato come un albero di Natale.
Passiamo per piazza Nieuwmarkt: il Waag, l’antica pesa pubblica, oggi ospita una caffetteria; lì vicino la scultura in onore del drammaturgo olandese Bredero, raffigurante due innamorati. Ci inoltriamo poi nella Città Vecchia e nel quartiere a luci rosse, il vicolo Zeedijk, rallegrato dagli accesi colori del santuario buddista Guan Yin, la Warmoestraat, le vie limitrofe dove ragazze in vetrina si propongono pazientemente ai clienti; e a pochi metri di distanza la Oude Kerk, dove troviamo un po’ di fila, perché in questo periodo vi ospita la mostra del World Press Photo, che non possiamo esimerci dal visitare (7,50 €). Dietro la chiesa, non molto visibile per via delle dimensioni, la piccola statua di Belle, in onore delle donne che praticano il mestiere più antico del mondo, commissionata alla scultrice Els Rijerse da una famosa maitresse. Facciamo uno spuntino veloce all’aperto nella caffetteria Villa Zeezicht, sul Torensluis, approfittandone per riposarci un attimo. Poi di nuovo in esplorazione: la Torre del Pianto, un’appuntita torretta difensiva circolare, così chiamata perché la leggenda narra che qui venivano le mogli a salutare i marinai che salpavano. Siamo nei pressi del Nemo e andiamo a vederlo da vicino; l’edificio, collegato alla Central station da uno scenografico ponte pedonale e ciclabile, ha la forma della prua di un’enorme nave verde e una terrazza-bar a gradoni sul tetto già affollata alle 4 del pomeriggio. Dirimpetto vediamo l’Arcam, altro modernissimo edificio che ospita mostre temporanee di architettura. Già che siamo qui ci allunghiamo in Funenkade 5, dove troneggia l’antico mulino a vento De Gooyer, del XVIII secolo, non più in funzione, appena sotto la celebre fabbrica di birra Ij, con tavoli e panche ad uso degli avventori. E’ uno degli ultimi rimasti in città, forse il più caratteristico.
Ci attende una lunga passeggiata per tornare all’hotel, attraverso la verdissima Sarphatistraat che costeggia piacevoli parchi. Ci affacciamo a dare un’occhiata all’Entrepotdok, un complesso di abitazioni e locali nato dalla ristrutturazione di un’area destinata un tempo a magazzino portuale.
Proseguiamo su Plantage Muidergracht, un canale assai scenografico che rivela tranquilli angoli di verde adatti ad un pic-nic o ad un pomeriggio di relax. Imbocchiamo Hortusplantsoen che ci conduce sull’Herengracht e da lì è tutto dritto fino all’albergo, con una piccola sosta aperitivo all’altezza di piazza Spui. Per cena proviamo la Pancake House (Prinsengracht 191) dove assaggiamo le famose frittelle olandesi. Ce ne sono di tutti i tipi, dolci o salate. Somigliano alle crepes ma sono molto fritte, complessivamente non ci entusiasmano.
Martedì 26 aprile 2011
Stamattina esploriamo il Joordan, ex turbolento quartiere operaio, che ospitava gli artigiani addetti alla costruzione dei canali; oggi tornato a nuova vita, dopo la riqualificazione degli anni ’90. Dall’hotel Nadia ci dirigamo verso la Westerlkerk, all’angolo con il Prinsenghracht oltrepassiamo la statua di Anna Frank, percorriamo tutto il canale fino all’incrocio con il Brouwersgracht, che prende nome dalle numerose birrerie qui presenti nei secoli scorsi. Incontriamo la statua bronzea dell’educatore Theo Thijssen rappresentato insieme ad uno scolaro. Le vie del Joordan sono ombreggiate e tranquille: poco traffico, molti spaccati di vita quotidiana, qui non ci sono frotte di turisti, solo l’autenticità di una piccola enclave cittadina. Negozietti, ristorantini e boutiques. Qualche operaio al lavoro sui tetti. Modeste attività commerciali, gastronomie che propongono prelibatezze accattivanti. Mamme che portano i figli all’asilo dentro grossi carretti trainati dalle bici. E’ presto, le strade non sono ancora affollate; c’è profumo di risveglio lento, graduale. Girovaghiamo per il quartiere fermandoci in Johnny Jordaanplein, piccola piazza con un minuscolo parco giochi e i busti bronzei di cantanti popolari olandesi. Sulla cabina elettrica qualcuno ha scritto a lettere vivaci “Amsterdam, wat bent je mooi!” (come sei bella). L’Houseboat museum ci incuriosisce, e così gli dedichiamo una breve visita (€ 3,50). Questa casa galleggiante, fino a una decina di anni fa adibita ad abitazione privata, è ora un esempio a portata di tutti di come possa svolgersi la vita su una barca invece che dentro un appartamento. Un filmato di 5 minuti spiega le modalità di conduzione e manutenzione di questo genere di abitazioni, un tempo assai economiche, ora non più.
Gironzoliamo senza meta nelle caratteristiche “9 strade” (Negen Straatjes), dove è davvero difficile non venire attratti irresistibilmente da qualche negozietto o locale di tendenza. Ci imbattiamo nel paradiso dei formaggi in Runstraat (De Kaas Kamer) e ne acquistiamo diversi tagli da degustare in Italia. In Keizergracht 401 visitiamo la Huis Marseille (5 € a persona), che ospita esposizioni temporanee di fotografia.
Torniamo sul Singel, dove nei giorni feriali si tiene il mercato dei fiori galleggiante, che non vogliamo perdere. In realtà di galleggiante ha ben poco, semplicemente affaccia sul canale e si tiene in grossi, coloratissimi chioschi dal pavimento di legno che ospitano tutte le bulbose immaginabili. Un trionfo di colori che fa venir voglia di comprare tutto! Anche i prezzi non sono male…
Scoviamo proprio di fronte un altro negozio di formaggi che sta servendo piccoli assaggi: naturalmente non possiamo mancare e anche qui non lesiniamo gli acquisti. Si vende anche cioccolata Droste a prezzi migliori di quelli italiani, ne approfittiamo.
A forza di frequentare formaggerie c’è venuta fame e sappiamo già dove fare una pausa gustosa: Caffetteria De Jaren, Nieuwe Doelenstraat 20, consigliatissimo. Per alloggiare sulla bella terrazza ci sono dieci minuti di attesa, ma ne vale la pena. Anche l’interno è gradevole, ma in una splendida giornata primaverile sarebbe un delitto mangiare al chiuso. Ci accomodiamo sulla terrazza inferiore (ce n’è anche una più piccola sul tetto della caffetteria) e ci rilassiamo un’oretta – i piedi ringraziano – ammirando il canale e la gente di passaggio sulla sponda di fronte (lunch 19,20 € in due).
Di nuovo attivi, oltrepassiamo la Muntorren, che un tempo ospitava la zecca di stato, per portarci nelle frequentatissime Rembrantplein (con l’immancabile statua del famoso pittore) e Thorbekplein. Non ci ispirano una sosta, per cui proseguiamo verso il Reguliersgracht che ha la caratteristica, da alcune prospettive, di offrire scorci di 7 e addirittura di 15 ponti. Lo percorriamo fino all’Amstelkerk, molto graziosa, di legno bianco: oggi non è più consacrata e ospita una caffetteria che affaccia su un piccolo parco giochi. Sulla strada del ritorno c’è ancora tempo per visitare il Foam, altro museo fotografico (6€) e la Coster Diamonds, che non ci trasmette alcuna conoscenza aggiuntiva sull’arte della lavorazione dei diamanti, mentre la fantastica pasticceria Yujk di Utrechtsraat (ce ne sono diverse sparse per la città) invece sì, ci entusiasma, eccome!
Per cena scegliamo un posto vicino all’hotel: Cafe Oude Wester (Rozengracht 2), qualità e prezzi discreti.
Mercoledì 27 aprile 2011
Giornata di musei. Ci facciamo trovare pronti all’apertura del Van Gogh Museum, per schivare la fila che immancabilmente aumenta al progredire della giornata. Costo 14 €. Lo visitiamo con calma e senza lottare contro l’eccessivo affollamento delle sale. Bello, però a mio avviso la collezione del Museo d’Orsay è imbattibile! Attraversiamo il vasto spazio aperto del Museumplein, fermandoci come tutti a fotografare la scritta “I AMsterdam” che campeggia bianco-rossa, cubitale. Prendiamo un cappuccino caldo in uno dei chioschi, poi ci tuffiamo nel Rijksmuseum e la sua ricchissima collezione d’arte olandese. Al termine della visita è ormai ora di pranzo e, visto che non è distante, ci spostiamo all’Albert Cuypmat, mercato di quartiere molto frequentato, che presenta banchi prevalentemente di abbigliamento o di genere alimentare. Niente di che, pensavamo fosse più caratteristico. Mangiamo in una caffetteria laterale, De Duval, in Helstraat e poi, visto che la giornata soleggiata lo permette, ci andiamo a spaparanzare al parco Vondel, davvero molto bello, rilassante ed ordinato! Vi trascorriamo gran parte del pomeriggio, poi rientriamo in hotel per rinfrescarci prima di cena. Stasera si va “Ai due Greci” (De 2 Grieken) in Prinsengracht 20. Niente male, prezzi leggermente più alti del solito ma sempre accettabili (37€ in due).
Giovedì 28 aprile 2011 (Keukenhof)
Non si può immaginare l’Olanda senza pensare ai suoi sterminati campi di tulipani. Il cliché del paese fiorito sarà forse banale ma inevitabile. E quindi… oggi visiteremo il Keukenhof, parco floreale a 20 km da Amsterdam, raggiungibile comodamente in 40 minuti con il bus 58 dall’aeroporto di Schiphol (prezzo cumulativo trasporto + ingresso 21 €). Il parco è grande 30 ettari; all’ingresso troverete una piantina con l’indicazione delle maggiori attrazioni. E’ splendido e curatissimo. Pur essendo artificioso, e zeppo di turisti, resta un’oasi di armonia e bellezza incomparabile. Le persone si disperdono sulla sua vasta superficie e non si intralciano reciprocamente. I colori sono stupefacenti, le varietà di fiori quasi sconfinate. E’ un piacere passeggiare lungo i viali (le bici sono vietate nel parco) rallegrando i sensi al cospetto di tanta bellezza. Non mancano sculture moderne, punti ricreativi, uno splendido lago, e attrazioni per i più piccini come il mulino, il recinto degli animali e il labirinto. La giornata vola via in fretta e ci ritroviamo alle 17 ad abbandonare questa oasi di tranquillità. Programmate almeno 5/6 ore di visita, veramente c’è tanto da vedere!
Prima di rientrare in hotel ci mettiamo in coda per entrare alla casa di Anna Frank (€ 8,50). Questo luogo storico richiama da sempre un’infinità di persone, per cui è piuttosto difficile evitare la fila. E’ aperto dalle 9 del mattino fino alle 21 e in genere l’orario più consigliabile per una visita in relativa tranquillità è verso le 20, quando la gran parte della folla si è dispersa altrove.
Tutti conosciamo la storia della sfortunata ragazza, tutti noi abbiamo letto il suo diario durante l’adolescenza, eppure salire quelle ripide scale, aggirarsi tra le poche stanze abitate da due famiglie (8 persone) tra il 1942 e il 1944, senza mai allentare la corda, senza fare il minimo rumore per la paura di essere scoperti, senza mai uscire alla luce del sole, vi toccherà profondamente. Le guide vi condurranno con delicatezza e precisione all’interno del mondo segreto di questa bambina, che ha lottato disperatamente per sopravvivere a una delle pagine più nere della storia di tutti i tempi, e che purtroppo non ce l’ha fatta.
Non si può lasciare Amsterdam senza aver visitato questo luogo, per perpetuare la memoria, per salvare le vite di queste eroiche persone dall’oblio, per non dimenticare, per commuoversi e indignarsi ancora una volta con tutta l’anima contro le intollerabili ingiustizie e atrocità commesse in un recente passato.
La visita dura un’ora e non vi lascerà indifferenti. Andateci. Mettetevi in gioco almeno un’ora per rispetto verso chi si è messo in gioco per più di due anni, per finire poi la propria vita in un campo di concentramento.
Queste cose, purtroppo, sono davvero accadute. Non è sufficiente vederle in televisione. Andateci, toccate con mano! Non bisogna dimenticare. Voglio aggiungere che, a dispetto delle masse di turisti che visitano ogni giorno la casa di Anna Frank, questo museo non dà per niente la sensazione di essere un luogo turistico. E’ un luogo storico, è un luogo sacro, ci si muove in punta di piedi, nel più rispettoso silenzio, mentre le foto alle pareti, le testimonianze scritte di Anna e della sua famiglia lanciano al mondo un grido di denuncia.
Per cena non abbiamo programmi. Gironzoliamo per le strade del quartiere senza fretta, per smaltire le emozioni provate durante la visita, e ci imbattiamo in un posticino che ci ispira ad entrare. T Zwaantje, in Berenstraat 12, super consigliato. Il locale è piuttosto carico, con tappeti a mo’ di tovaglie e locandine appese dappertutto. L’atmosfera è informale e accogliente, il servizio veloce e il cibo perfetto! Siamo stati benissimo e abbiamo mangiato splendidamente (pollo al coccio con sugo di pomodoro, legumi e spezie e cordon bleu con gustosissime patate fritte), senza spendere molto (35€). Cucina tradizionale olandese e qualche piccola variazione sul tema. Ci è talmente piaciuto che abbiamo provato a tornare la sera successiva, ma purtroppo era tutto prenotato. Gli avventori erano prevalentemente olandesi, una garanzia!
Venerdì 29 aprile (il Waterland)
Il magnifico clima primaverile continua ad assisterci. Chi ha detto che in questa città piove continuamente? In 6 giorni noi abbiamo trovato sempre il sole. Quest’oggi faremo una gita fuori porta nel distretto del Waterland. Dall’Italia abbiamo prenotato il noleggio di una utilitaria, che passiamo a ritirare e a pagare (50 €) nell’agenzia di Nassaukade. A occhio e croce sembra a due passi dall’hotel, invece si rivela a più di mezzora di cammino. Un po’ di moto non ci farà male; dopo tre giorni di scorrazzamenti per la città in lungo e in largo e la visita del Keukenhof abbiamo preso un ritmo invidiabile.
La prima tappa è il museo all’aperto di Zaanse Schans, a circa mezzora di auto da Amsterdam (apertura 9-17, parcheggio 7 €; all’interno del parco alcune attrazioni sono gratuite, altre a pagamento), che offre al visitatore l’opportunità di scoprire come fosse la fisionomia di un villaggio olandese qualche secolo fa. Un tempo quest’area industriale comprendeva circa 700 mulini a vento, ore ne rimane qualche esemplare, assai pittoresco, in un contesto rurale di casette di legno, prati fioriti, ponti, corsi d’acqua, salici piangenti, aironi, anatre, cigni, botteghe artigiane e negozietti di souvenirs. Nulla di imperdibile, ma piuttosto caratteristico, seppure evidentemente artificiale. Il giro turistico dura circa un’oretta. Si possono visitare gratuitamente la fabbrica di zoccoli e il museo del formaggio, dove vi verranno offerti prelibati assaggini.
Proseguiamo in direzione nord, per approdare a Volendam, forse la più simpatica tra le località della zona, rallegrata da un festoso lungomare dove si succedono chioschi di prelibatezze ittiche che non possiamo non sperimentare (slurp!). Trascorriamo un’oretta tra i vicoli accoglienti di questo villaggio a misura d’uomo, ammirando le casette ordinate e respirando l’aria salmastra. Non c’è molto da visitare, ma l’atmosfera che si percepisce è di grande serenità. A seguire Edam, altra cittadina verdissima e tranquilla, conosciuta per aver dato i natali al celebre formaggio dalla pellicola rossa e per il tradizionale mercato che si svolge nella piazza principale durante il periodo estivo. Marken, invece, è sorta per secoli su una minuscola isola, recentemente unita alla terraferma da una strada sopraelevata, e forse per questo conserva un atmosfera da luogo fuori dal tempo. E’ il più marittimo tra i villaggi del Waterland. Si gira solo a piedi o in bicicletta, le auto vanno lasciate all’ingresso del paese. Anche qui variopinte casette di legno, botteghe artigianali, barche a vela ancorate nel porticciolo, anatre, pecorelle, prati verdi a perdita d’occhio e una bellissima pista ciclabile che costeggia il mare e arriva fino al caratteristico faro (a piedi circa 6 km a/r, un po’ lunga ma non impossibile). L’ultima tappa della giornata è Monnickendam, che riproduce abbastanza fedelmente il clima delle altre tre. Simpatica la statua del pescatore di aringhe nel porticciolo. In zona ci sarebbero altri paesini, ad esempio Broek in Watereland, ma ormai sappiamo che sono tutti simili e preferiamo tornare a riposarci un’oretta in albergo. Per cena tentiamo di tornare al T Zwaantje, ma purtroppo c’è il pienone, a causa dei festeggiamenti per la grande festa che sta iniziando, per cui dirottiamo sulla caffetteria Werck, Prinsengracht 277. Ambiente minimal chic, servizio spigliato, cibo senza infamia e senza lode. Complessivamente asettico, comoda la posizione e carina la terrazza esterna da cui vediamo sfilare i primi gruppi vestiti di arancione a ritmo di musica rock.
La notte è animata da feste dislocate un po’ ovunque, persino sui tetti, ed è dura prendere sonno.
Sabato 30 aprile (Queen’s day)
Oggi è il gran giorno: il Koninginnedag, nome impronunciabile con cui gli olandesi indicano e festeggiano il compleanno della Regina. Anche se in realtà il 30 aprile sarebbe il compleanno della regina madre Giuliana, e non dell’attuale regina Beatrice, nata il 31 gennaio, periodo assai meno favorevole dal punto di vista climatico. Per tradizione e comodità è stata dunque mantenuta la data del 30 aprile. Anche oggi è una splendida giornata di primavera, festosa, calda e solare. Amsterdam si sveglia felice. La folla si prepara a scivolare per le strade rivendicando l’orgoglio di appartenere alla nazione. Poiché gli olandesi amano le feste, i festeggiamenti per il Queen’s day cominciano la sera precedente (Koninginnenacht: la notte della regina). Molti locali e club organizzano feste spettacolari a ritmo di balli e musica fino alle ore piccole. Si tiene anche un grande concerto dal vivo al Museumplein. La città si riempie di bancarelle che vendono gadgets, cibo da asporto, bandiere. I trasporti vanno in tilt, nel centro si circola solo a piedi. Dalla stazione centrale continua a riversarsi un fiume di folla proveniente dalle località vicine per tutto l’arco del giorno. Ovunque musica, bande di giovani scanzonati che sventolano cappelli, sciarpe, stendardi o corone arancioni, ma anche persone di tutte le età con indosso salopette attillatissime e le parrucche più improbabili, barboncini vestiti di tutto punto (ovviamente in arancione), gambe che penzolano nel vuoto da tutti i balconi delle case, barconi che si riversano nei canali trasportando feste galleggianti, in parata quasi come fossero dei carri allegorici. Lo spirito è quello giusto, sano: divertirsi, bere, ballare senza esagerazioni e senza danneggiare nessuno. Una festa molto sentita e molto partecipata, che vale senz’altro la pena di conoscere da vicino. Ci perdiamo per le strade, ovunque c’è confusione e allegria. Fotografiamo a tutto spiano, le persone sorridono e si mettono in posa. Tutti sembrano amici di tutti. C’è grande coinvolgimento ed euforia. Artisti di strada e venditori ambulanti si moltiplicano. Nel Vondelpark si tiene per tutto il giorno il mercato dell’usato (freemarket), dove chiunque può vendere liberamente ciò di cui desidera liberarsi; c’è persino una sezione dedicata ai bimbi, piccoli mercanti in erba. La legge infatti per l’occasione consente a tutti di organizzare banchetti e compravendite senza licenza.
E’ veramente un evento incredibile, spiritoso e goliardico. Ci godiamo la mattinata ridendo a crepapelle a ogni nuovo incontro con gli strani personaggi che capitano sulla nostra strada e poi verso le 14, sgomitando tra la folla, raggiungiamo l’hotel per recuperare i bagagli e poi via verso l’affollatissima stazione. Per fortuna siamo in controtendenza. In 20 minuti siamo in aeroporto, pronti per il nostro volo puntuale che ci riporta in Italia.