3 giorni a Berlino!
Partita quasi prevenuta... tornata con una voglia INCREDIBILE di ritornarci al più presto!
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Partiti da Torino con il volo Lufthansa che fa scalo a Francoforte (168 euro a testa A/R preso su edreams.it che si è intascato una commissione assurda, 35 euro a biglietto, notata quando mi è arrivato il resoconto della Visa…e meno male che sul sito campeggia il banner “sconto edreams 18 euro”), io e il mio adorato fratello minore arriviamo a Berlino verso le 11 di sera. Troppo pesti per capire dove e quale bus prendere per il centro città, optiamo per un comodissimo taxi che ci costa 20 euro esatti e ci porta direttamente al nostro hotel l’Hackescher Markt a Mitte. Il posto si rivela assolutamente perfetto per visitare Berlino, a portata di piedi dal mercato da cui prende il nome, l’Hackescher Markt appunto, e dai suoi splendidi cortili liberty, da Alexander Platz e dalla Unter den Linden, dal duomo e dal bellissimo lungo Sprea, dal Pergamon e dalla Alte Gallery, dalla fermata dei comodissimi bus 100 e 200 che toccano le più turistiche bellezze della città, dal divertente Sea Life e da decine di localini ottimi dove mangiare. Scelto per puro caso, davvero un colpo di fortuna che, se non vado errata, ci è costato sui 250 euro per 3 notti. Il primo giorno (venerdì) il tempo è incerto e noi decidiamo di prendercela con estrema calma, gironzolando per la città e decidendo sul momento le varie visite, Lonely Planet alla mano. La colazione in hotel ha un prezzo esorbitante (17.50 euro a testa), per cui ci dirigiamo verso la sicurezza dell’ottimo caffè con muffin ai mirtilli di Starbucks che è proprio a due passi. Ci spostiamo quindi verso Alexander Platz, dominata dalla torre della televisione, la Fernsehturm, che decidiamo di lasciare per la sera in modo da poter avere una visuale notturna della città, e cominciamo a camminare sulla Unter den Linden verso la Porta di Brandeburgo. Arrivati all’incrocio con Friedrichstrasse, giriamo però sulla sinistra per raggiungere il Checkpoint Charlie che ci incuriosisce parecchio. Il posto è preso d’assalto dai turisti che sgomitano per farsi fare una foto con i figuranti in divisa davanti alla finta guardiola che riproduce l’originale dell’epoca della Guerra Fredda (“1 euro a testa!” mi sussurra sdegnata una signora giapponese a cui ho scattato una foto insieme al marito), ma ha comunque un certo fascino, sottolineato da una serie di cartelloni fotografici che illustrano la storia del posto, a patto di riuscire a passare sopra alla miriade di bancarelle che vendono paccottiglia simil-sovietica spacciandotela per merce originale. Ci dirigiamo quindi verso lo Judisches Museum (ingresso 10 euro), spettacolare edificio progettato da Libeskind, che illustra la storia del popolo ebraico attraverso una planimetria contorta e altamente simbolica: l’Asse dell’Olocausto, ad esempio, conduce al vuoto buio e tetro di una torre altissima attraverso la quale filtrano solo i rumori del traffico esterno; una sensazione davvero inquietante, amplificata dalla luce fioca che si perde verso l’alto sulle pareti scure fino a scomparire del tutto. Un posto imperdibile. Sempre passeggiando un po’ a caso, torniamo quindi in direzione Unter e finalmente ci sediamo un attimo per gustarci uno dei famosi curry wurst a un bagarino di fronte alle Porte di Brandeburgo, immaginandoci chissà che raffinata prelibatezza; in realtà una signora piuttosto insofferente prende un wurstel, lo annega nel ketchup, spolvera il tutto con del curry in polvere e ce lo rifila. Però. Beh, comunque ci piace e ci dà le forze necessarie a spostarci fino al vicino Donkin Donuts a prendere un enorme caffè take-away con ciambella glassata al seguito (il colesterolo ringrazia!). Attraversiamo quindi la Porta di Brandeburgo, splendida, e proviamo a dare un’occhiata alla coda davanti al Reichstag, che tutti ci hanno detto essere interminabile se non affrontata nelle prime ore del mattino. Lo è, in effetti, per cui ci riproponiamo di alzarci presto il giorno successivo e tentare la salita alla bellissima cupola di vetro. Presi da raptus suicida, decidiamo quindi di andare allo zoo (come rinunciare a vedere il famosissimo “zoo di Berlino” e l’orsacchiottone Knut?), sempre a piedi, attraversando il Tiergarten che scopriamo a nostre spese essere uno dei parchi cittadini più estesi d’Europa. E’davvero un posto incredibile, un’estensione di verde e di sprazzi fioriti splendida, con laghetti e viali alberati ovunque…ma, ecco, in effetti, per raggiungere lo zoo sarebbe stato meglio prendere la metro o un bus perché non è proprio dietro l’angolo! La Siegessaule, la colonna con la Vittoria alata che si erge al centro del Tiergarten, purtroppo è in restauro e quindi non riusciamo neanche a scorgerla. Raggiunto lo zoo decisamente sfatti per la camminata, entriamo (l’ingresso se non sbaglio costava 12 euro) agognando disperatamente una panchina. Gli animali sembrano ben tenuti e abbastanza liberi di gironzolare in habitat non troppo opprimenti; solo il leone ci ha fatto veramente tristezza perché ingabbiato in una cella striminzita in cui non sembrava, giustamente, per niente vispo. Bella l’idea di fare i tunnel al buio per gli animali notturni e le vasche trasparenti per gli ippopotami…e Knut, nel frattempo (è nato nel 2006) è cresciuto ed è diventato bello grosso. Usciti dallo zoo, prendiamo la linea S, la metro esterna, e non paghi di aver già camminato per miglia, ci dirigiamo verso la East Side Gallery, il residuo di Muro lungo all’incirca 1 Km che corre parallelo alla Sprea e che nel 1990 è diventato una galleria a cielo aperto per i vari graffiti e dipinti che lo decorano. Un altro posto imperdibile, affascinante, una vera gioia per gli occhi e per la macchina fotografica che inquadra e cerca di carpire tutti quei colori magnifici. Una braccia nel Muro ci spalanca poi una vista che non ci aspettavamo: una spiaggia sul lungo Sprea, con sabbia, sdraio e palme e un bar a cui ci accostiamo per prendere una birra e andare a sederci proprio a pelo dell’acqua…esce anche un raggio di sole, ci togliamo scarpe e calze e ci godiamo questa insperata sosta balneare. Riprendiamo quindi la S per tornare in hotel, farci una doccia e uscire per cena. Purtroppo non ricordo il nome del ristorante, ma era comunque uno dei locali con dehor di Monbijou Platz – carinissima per altro! – a due passi dall’hotel in direzione Sprea; zuppa, bisteccona con patate e una birra sui 20 euro a testa. La serata è piacevolissima, quindi perché riposare gli oltremodo sfatti menischi andando a dormire? Decidiamo di salire sulla torre della televisione. Piccolo consiglio: evitatelo accuratamente. Scopriamo a nostre spese (neanche poche, 16.50 euro a testa! Assolutamente esagerato per quello che la salita offre) che Berlino è una città molto buia, fra parchi ed estesissime zone non costruite…la vista dall’alto non è davvero nulla di speciale e oltre tutto i vetri della cupola sono sporchissimi da non vederci quasi attraverso. Decidiamo di rifarci: la Lonely suggerisce di provare un assaggio del Sea Life dalla lobby dell’hotel Radisson di Alexder Platz in quanto l’Acquadom, una colonna d’acqua alta 16 metri in cui nuotano beati mille pesci tropicali, si trova proprio lì. E’ a due passi, andiamo. Lo spettacolo è SPLENDIDO, da restare a bocca aperta: un posto onirico. Restiamo dieci minuti buoni a fissare i pesci pensando alla vista che si gode dalle stanze che si affacciano qui di fronte. Attorno alla colonna c’è il bancone di un bar: sentendoci un po’ a disagio in quanto vestiti come barboni in questo posto ultra-chic, ordiniamo da bere e crepi l’avarizia: 10 euro a drink (argh!), ma quando mai berrò di nuovo un Amaretto di Saronno praticamente in mezzo ai pesci farfalla? Incredibile! Finalmente andiamo a dormire e il giorno successivo il tempo è splendido. Sveglia alle 7 per correre subito alla fermata del 100 e andare al Reichstag dimenticandoci che lì attorno il giorno prima stavano allestendo delle barriere per una corsa ciclistica; il bus è deviato e noi ce ne accorgiamo quando è troppo tardi per scendere; rimediamo tornando allo zoo e prendendo la S per scendere ad Hauptbanhof e proseguire a piedi. Mentre corriamo verso il Reichstag maledicendo i ciclisti di mezzo mondo per l’inutilità della nostra levataccia, ne approfittiamo per dare un’occhiata a questa modernissima zona della città, con piacevoli prati ben curati, costruzioni interessanti e l’ennesimo lungo Sprea dotato di sabbia e sdraio. La coda dura una mezz’oretta (temevamo molto peggio), l’ingresso è gratuito e dopo un accuratissimo controllo, saliamo in cima. Beh, che dire…QUESTA è una vista mozzafiato della città, altro che la torre della sera prima…e la cupola ha una struttura magnifica per scattare le foto più improbabili essendo interamente composta di specchi e vetro. Scendiamo, e dopo la colazione – rigorosamente da Starbucks – andiamo al Memoriale dell’Olocausto, 2711 blocchi di cemento di diverse altezze posizionati su un terreno ondulato. Incredibile come riesca perfettamente a dare l’idea dell’immensità della strage. Si cammina attraverso il labirinto, ci si sente sommersi dall’incubo di questi monoliti grigi dai tagli netti e impassibili; nei sotterranei del Manhnmal, il museo che racconta la vita di una decina di famiglie ebraiche dal ghetto al lager attraverso foto e testimonianze, permette di rievocare in pieno tutta la vastità della tragedia ripetutasi identica per un’infinità di famiglie, per un totale di 6 milioni di ebrei sterminati. Angoscia allo stato puro sintetizzata dalla frase di Primo Levi che campeggia all’ingresso: “E’accaduto, può accadere di nuovo…”. Decisamente scossi riemergiamo in superficie e optiamo per una boccata d’aria fresca a Charlottenburg; prima di entrare al castello mangiamo un’ottima omelette ai funghi e prosciutto e salsicce con crauti innaffiati da una spettacolare birra artigianale (abbiamo preso tutti gli assaggi possibili e immaginabili per poterle provare tutte!) nel birrificio Brauhaus Lemke di Luisenplatz. L’interno del castello ci interessa relativamente poco nonostante i nostri genitori ci abbiano magnificato la collezione di porcellane in primis…facciamo un giro velocissimo (il biglietto costa 7 euro) e poi ci fondiamo nel bellissimo e freschissimo parco, con laghi, fiumi, cigni e papere a volontà. Camminiamo in mezzo ai boschi fino al Belvedere e poi ci stendiamo su un prato addormentandoci all’istante, complice la birra di poco prima. E’ora il momento di visitare l’Acquadom dall’interno! Torniamo via metro ad Alexander Platz e andiamo al Sea Life; un po’ caro l’ingresso (17.50 euro a testa e meno male che la Lonely descrive Berlino come una città perfetta per chi vuole girare in economia!) ma carinissime le vasche dei pesci e divertente il labirinto di specchi che c’è all’uscita…senza contare la salita in ascensore attraverso la colonna d’acqua che la sera prima avevamo visto dall’esterno…davvero, un panorama assolutamente insolito e unico nel suo genere. Da non perdere, a parer mio, cosí come il lungo Sprea dei dintorni, che vanta una bellissima vista sul duomo e sul parco di Monbijou. Per la cena decidiamo di dare un’occhiata a cosa propone l’Hackescher Markt; i cortili sono davvero particolari, minuscoli, con alberi secolari che si innalzano al centro, giardini in miniatura, oppure negozietti di vestiti e dolci…il ristorante invece si rivela un po’ una delusione (non ricordo il nome purtroppo, ma era il primo locale sulla sinistra del primo cortile): buona la zuppa di carote, ma la carne era filamentosa e difficilmente masticabile. Pazienza, decidiamo di rifarci andando a dare un’occhiata a Potsdamer Platz prendendo il 200. Ecco, che dire: ha insistito mio fratello per andare, io sarei tornata alla Porta di Brandeburgo per vederla di notte…e avrei commesso un imperdonabile errore. La cupola a vele e tiranti d’acciaio (molto tunnel spazio-temporale!) che alterna illuminazione celeste a rosa del Sony Center é un posto assolutamente fantascientifico che per gli amanti dell’architettura moderna non puó essere saltato. Nello stesso incredibile posto si trovano bar e ristoranti e…miracolo…l’IMAX Theatre, che io amo follemente ma che la Lonely non segnala…prendiamo il programma e scopriamo che il giorno dopo ci sarebbe stato un documentario in 3D sulla vita negli oceani. Decidiamo all’istante di non perdercelo. Ci beviamo qualcosa all’Australian Bar (che ha prezzi piu’ ragionevoli, io torno sull’Amaretto e stavolta lo pago “solo” 5 euro) con la testa rivolta verso le spettacolari vele cangianti e poi torniamo in hotel. Il terzo e ultimo giorno ci alziamo nuovamente di buon’ora per fiondarci al Pergamon dopo il check-out in albergo (anche in questo caso per evitare code chilometriche meglio andare almeno 10-15 minuti prima dell’apertura): l’ingresso è di nuovo caro, 10 euro, ma il museo é spettacolare, fra l’Altare di Pergamo e la Porta di Isthar c’è – di nuovo – da restare a bocca aperta in muta contemplazione. Il richiamo dell’IMAX é troppo forte, per cui siamo costretti a saltare l’Alte Gallery per tornare in Potsdamer Platz a vedere lo show di mezzogiorno…che è di una bellezza…ma di una bellezza…QUESTO é un vero 3D, non quello che spacciano per tale nei cinema ultimamente. Più che soddisfatti dalla nostra 3 giorni berlienese, sfidiamo l’uragano che si é scatenato nel frattempo per mangiare ancora un curry wurst in un locale vicino al Sea Life (c’è una bella galleria coperta fra l’acquario e il Radisson), dare ancora un’occhiata al cimitero ebraico che é proprio a due passi dall’hotel (un angolo di quiete assoluta immerso nel verde), recuperare le valigie e prendere un taxi per fiondarci all’aeroporto e – sigh – tornare a casa.