Ai piedi del vulcano c’è la magnifica città che ha reso famosa la cucina italiana in tutto il mondo
L’imponenza del Vesuvio che domina incontrastato rapisce lo sguardo, lasciandoci addosso un misto di stupore e di timore. Napoli ha origini antichissime e la sua storia ha visto avvicendarsi popoli e dominazioni, rendendola una vera e propria culla di cultura. Tutto ciò si percepisce passeggiando per la città, il centro brulica di gente: percorrendo vie e stradine, in modo apparentemente confusionario, si mischiano spaccati di vita privata, commercio e arte. Napoli è un vortice di emozioni, sapori, colori che lascia storditi: il visitatore rimane travolto dalla bellezza dei tesori architettonici e dal paesaggio naturale, una sequenza di forti emozioni che rimangono negli occhi e nel cuore. In ogni periodo dell’anno, ma soprattutto in corrispondenza delle festività natalizie, è d’obbligo una visita a San Gregorio Armeno, l’antica stradina diventata la via dei Presepi, per la ricchezza delle sue botteghe artigianali: la tradizione del presepe napoletano risale al 1700 e si è arricchito di figure popolari nel corso del tempo.
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La poesia di Goethe per Napoli
Goethe arrivò a Napoli nel 1787 e rimase profondamente affascinato dalle sue bellezze storico artistiche, dalle influenze culturali della Magna Grecia, dal clima meraviglioso, tutti ingredienti sintetizzati in questa celebre citazione: “Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi!“
La cucina napoletana è un tesoro per tutto il mondo
Parlare di gastronomia è un compito arduo, perché chiunque abbia visitato Napoli sa bene quanta ricchezza e varietà di ingredienti disponga la cucina del posto: dal pesce, ai dolci, a tutte le preparazioni tipiche, sappiamo immediatamente abbinare i nomi che sentiamo ai piatti, perché sono tutti molto noti.
La pastiera, i friarielli, il babà, la frittata di pasta, il ragù napoletano, la sfogliatella, il casatiello, sono solo alcune delle ricette che bisogna assolutamente assaggiare. La città offre qualunque tipo di soluzione per la ristorazione: si va dai posti più ricercati, alle infinite rosticcerie del centro, alle favolose pescherie che per l’ora di pranzo si trasformano in trattorie, sistemando qualche piccolo tavolino lungo la strada.
La pizza, simbolo dell’Italia a tavola
Indubbiamente la regina delle preparazioni napoletane è la pizza, il cui successo mondiale è simbolo indiscusso del made in Italy. Sulle origini della pizza si può dire che gli impasti lievitati accompagnano da sempre la storia dell’uomo, tuttavia il prodotto che conosciamo oggi è in uso a partire dal XVI secolo. La sperimentazione del pomodoro in gastronomia risale al ‘700 e la sua diffusione è del secolo successivo: fino ad allora questo frutto non veniva impiegato per usi alimentari, ma solo ornamentali. La celebre pizza margherita fu resa famosa dal pizzaiolo Raffaele Esposito nel 1889, in omaggio alla Regina consorte Margherita di Savoia. La pizza cominciò a diffondersi nel secolo scorso in tutta Italia e con l’emigrazione dei napoletani negli altri continenti, divenne di fama mondiale. Per i napoletani veri esistono solo due versioni della pizza, la margherita e la marinara che è più antica: prima dell’introduzione del pomodoro veniva condita con acciughe, capperi, origano, olive nere, sale e olio.
Le regole d’oro per la ricetta originale napoletana della pizza sono la base stesa rigorosamente a mano, diametro e spessore ben definiti, cottura veloce in forno a legna a 485 °C. A tutto ciò si aggiunge il pregio dei prodotti locali come i pomodori San Marzano tipici delle pendici del Vesuvio, olio EVO, il basilico fresco e ovviamente la meravigliosa mozzarella del territorio. Non meno celebre è la pizza al taglio che viene infornata in teglia e il cui condimento lascia spazio alla fantasia.
La pizza napoletana è patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO e anche STG (Specialità tradizionale garantita).
I pregiati vitigni autoctoni: una storia antica
In queste zone la viticoltura è antichissima, il terreno prevalentemente vulcanico va da quello a ovest dei Campi Flegrei a quello sud-est del Vesuvio. La viticoltura caratterizzata dai diversi terroir, presenta caratteri distintivi: la Falanghina e il Piedirosso della denominazione Campi Flegrei, su sabbie silicee, danno vini freschi e profumati. Il Piedirosso del Vesuvio risulta invece più complesso, con profumo di frutta rossa, come ribes nero e mora, note minerali, tannini e sapidità che lo rendono perfetto per la carne di agnello.
Ricca di storia la sottodenominazione Lacryma Christi della DOC Vesuvio, nelle varianti bianco, rosato e rosso: il nome pare risalire all’epoca dei monaci che custodivano la coltivazione della vite ed i suoi segreti. Il bianco nasce dal vitigno autoctono a piede franco Falanghina e dal Caprettone: vino dal colore giallo paglierino e dalla particolare mineralità, ottimo in abbinamento con antipasti e piatti di mare.
Rosato e rosso hanno come vitigni Piedirosso e Aglianico: il rosato di pronta beva è un mix tra la freschezza del bianco e la giusta corposità del rosso giovane; il rosso dal color rubino, presenta note di frutta rossa appena colta, è morbido e piacevolmente tannico, perfetto nell’abbinamento con ragù e carni rosse.