Non solo uova e colomba: questi 5 dolci di Pasqua tradizionali ti faranno vivere una festa diversa dal solito

Una festa che non è solo un momento di forte rinascita spirituale e, per il periodo, anche ambientale. Perché è anche il momento in cui le cucine danno il meglio di sé, grazie a tutti quei dolci di Pasqua tradizionali che spaziano in un assortimento di sapori, che concentrano gli ingredienti del periodo invernale e di quello primaverile e che portano insieme famiglie, amici e gruppi di ogni tipo (si sa: a Natale con i tuoi, a Pasqua con chi vuoi) alla ricerca del connubio di tante materie prime che vanno a impreziosire le ricette. A cavallo tra la sacralità e la bontà, la storia di questi dolci è anche un viaggio nell’Italia delle regioni e dei territori, per superare il tradizionale dualismo, spesso estremamente commerciale, di uovo e colomba e sostituirlo, o integrarlo, con specialità davvero gustosissime.
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5 dolci di Pasqua tradizionali da scoprire in tutta Italia
Gubana, Friuli-Venezia Giulia
Partiamo da questa terra di confine, dall’incredibile fascino e con un patrimonio storico di grandissimo rilievo: i paesaggi e le città, con tutte le loro meraviglie, sono meta di turismo che si riempie gli occhi di bellezza e la bocca di sapori indimenticabili. Tra le preparazioni storiche c’è la gubana, le cui origini sono legate alle Valli del Natisone: è un dolce che ricorre nelle grandi festività, comprese le nozze. In occasione della Pasqua non può mancare, ma, come tutte le ricette tipiche, vanno tenute presenti le varianti che si trovano custodite in ogni famiglia. Questo rafforza l’idea del profondo legame con il territorio, perché la gubana è protagonista di una storia antica: nel 1409, fu servita in occasione del banchetto in onore di papa Gregorio XII che visitò Cividale del Friuli. La gubana è un gran lievitato a forma di chiocciola, con un ripieno di arancia candita, uvetta e frutta a guscio tra cui noci, nocciole, mandorle, pinoli tostati; per finire scorza grattugiata di limone e aromatizzazione al rum o grappa.
Ciaramicola, Umbria
La ciaramicola è una grossa ciambella e questo potrebbe risultare un po’ banale, ma la glassa che la ricopre è sbalorditiva e viene solo voglia di tagliarne subito una grossa fetta. Anche qui andiamo indietro nel tempo, fino al XV secolo perché nella zona di Perugia questo dolce era già in circolazione. Dobbiamo sempre pensare che tanto tempo fa non c’era niente di simile ai dolci come li conosciamo oggi, ma è certo che da queste prime preparazioni si sia sviluppata la ricetta che è arrivata fino a noi. L’impasto è fatto con uova, zucchero, burro, farina, alchermes e buccia di limone. La glassa si ottiene lavorando gli albumi con lo zucchero: quando la ciambella viene sfornata, si aspetta che si raffreddi e poi si mettono sopra gli albumi montati con decorazioni colorate: il tutto va di nuovo in forno perché solidifichi. La ciaramicola porta con sé significati simbolici: la glassa dovrebbe essere disposta in modo tale che simuli i rioni storici di Perugia, le cinque montagnole della città. L’impasto di colore rosso e il bianco della glassa sono i colori di Perugia. Le decorazioni messe sopra, sono di vari colori e possono essere confetti o praline: stanno a simboleggiare i pascoli, le montagne e il Lago Trasimeno.
Pastiera, Campania
La pastiera risale probabilmente al 1600, è uno dei simboli della tradizione culinaria di Napoli, una città perfetta da scoprire in primavera magari con un tour guidato gratuito. la preparazione è un vero e proprio rituale perché richiede cura e tempi lunghi, ogni famiglia custodisce gelosamente la sua ricetta simbolo di appartenenza. Questo dolce lo si deve alle monache di clausura in San Gregorio armeno che, con grande maestria e con gesti pieni di significato, mettevano insieme gli ingredienti. Era un dolce destinato alla nobiltà e all’alta borghesia, una ricetta sapientemente realizzata in nome dei sacri simboli della resurrezione pasquale. La pastiera andrebbe preparata di Giovedì Santo, secondo la tradizione. Questo dolce, fatto con una base di pasta frolla, si caratterizza per la ricotta e il grano, nell’impasto va anche la buccia grattugiata di un limone o un’arancia. Si presenta con le tipiche strisce messe sopra ed è un vero e proprio concentrato di gusto e aromi: la golosità della pastiera può essere incrementata aggiungendo gocce di cioccolato e anche cannella
Agnello di Favara, Sicilia
Andiamo in provincia di Agrigento per scoprire l’agnello di Favara, trionfo di sapori e un superbo esempio della cucina tipica siciliana. Anche qui si fa riferimento al mondo religioso, esattamente alle suore del Collegio di Maria, ritenute le depositarie di questa ricca ricetta che era sicuramente destinata alle famiglie nobili, visti gli ingredienti preziosi. Sebbene il successo di questo dolce tardò ad arrivare, ora è indiscutibilmente il simbolo di Favara. Una golosità realizzata da un cuore di pistacchio di Raffadali, ricoperto dalla pasta di mandorle di Castrofilippo, il tutto lavorato e decorato a mano con le sembianze dell’agnello, animale simbolo della Pasqua e, per estensione, simbolo religioso del sacrificio di Gesù per la salvezza dell’umanità, come ritroviamo nelle parole della liturgia ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Pardulas, Sardegna
Concludiamo il nostro viaggio alla scoperta dei dolci di pasqua tradizionali in Italia con le pardulas, che sono delle tortine a forma di stella, simbolo della Pasqua nella storica zona del Campidano, nel sud dell’isola: ci sono molte varianti perché la ricetta risente delle peculiarità di ogni paese che lo realizza. Questo significa che ogni territorio presenta non solo preparazioni con caratteristiche diverse, ma anche con nomi che suonano nuovi, ma di fondo parliamo sempre della stessa ricetta: vediamo come è fatta. Queste piccole torte hanno una sfoglia realizzata con farina, semola, albumi e strutto; il ripieno è fatto con farina, ricotta freschissima, zucchero, buccia di arancia e limone, zafferano. Dalla sfoglia si ricavano dei dischetti rotondi dove verrà messo, al centro, del ripieno: pizzicando e sollevando i lembi dei dischi, si ottiene la forma di una stella, come fosse un fagottino che, però, rimane aperto lasciando la farcia esposta. Dopo la cottura in forno, le pardulas si possono presentare con una bella spolverata di zucchero al velo.