4000 chilometri e non sentirli: il mistero più chiacchierato dell’antichità è la linea immaginaria che unisce 7 luoghi tra Europa e Medio Oriente

Come una spada che fende il cielo: la linea di san Michele dall’Irlanda alla Palestina
Francesco De Luca, 18 Nov 2024
4000 chilometri e non sentirli: il mistero più chiacchierato dell'antichità è la linea immaginaria che unisce 7 luoghi tra europa e medio oriente

È una linea retta, ideale, immaginaria, che, molto probabilmente, sul versante storico e documentario, trova poche conferme. Eppure, a ben guardare, un fil rouge che lega gli edifici dedicati all’arcangelo Michele – almeno quelli disseminati dall’Irlanda alla Palestina –, esiste e come. “Chi è come Dio?”, questo il significato del nome Michele, il principe degli angeli nell’Antico Testamento, fra i messaggeri preferiti da Dio, colui che pesa le anime e ne cura il passaggio nel momento della morte.

Quando è rappresentato, a livello iconografico, l’Arcangelo è spesso intento a uccidere il drago – per antonomasia, simbolo del male –, e porta con sé in una mano la bilancia e nell’altra la spada, l’attributo che, più di tutti, ci rimanda a questa lunga e ininterrotta linea.  

Sette siti seriali, sette edifici in cui Michele è l’unico e indiscusso protagonista: affascinanti, imponenti, e, soprattutto, volontariamente pensati e costruiti in altezza, verso il sole, verso il cielo e verso Dio.

Il Monastero di Skellig Michael in Irlanda; St. Michael’s Mount in Cornovaglia; Mont Saint-Michel in Francia; la Sacra di San Michele e Monte Sant’Angelo in Italia; San Michele a Simi in Grecia; il Monastero di Stella Maris in Israele.

Non c’è spazio per dare voce a tutti i monumenti, motivo per cui, l’obiettivo del nostro racconto sarà in primis quello di capire il legame fra queste zone e l’Arcangelo; insomma, perché qui/lì e non altrove?

Spenderemo poi qualche parola sui due siti italiani; del resto, la nostra rubrica, che, certo, ha cura di mantenere un occhio internazionale, è pur sempre dedicata alle Storie d’Italia.

San Michele fra Oriente e Occidente

L’origine del culto micaelico è orientale, su questo non ci piove; per la precisione, siamo in Anatolia – grossomodo corrispondente all’odierna Turchia –, e, in particolare, nella Frigia, regione storica collocata nel versante centro-occidentale.

La Frigia – insieme a Costantinopoli, dove l’imperatore Costantino, nel IV secolo, fece costruire uno dei primi santuari dedicati all’Arcangelo – è dunque la zona in cui si attesta la devozione più antica e radicata.

Dando un rapido sguardo a quest’area della Turchia, e cercando di rispondere alla domanda perché qui e non altrove, possiamo subito individuare i punti a favore, quelli che, anche negli altri 7 siti di nostro interesse, si ripresentano e permettono l’installazione del culto in un luogo piuttosto che in un altro:

  • L’acqua, direttamente collegata al potere guaritore dell’Arcangelo;
  • Una grotta;
  • Un luogo di culto pensato e costruito in altezza, sia esso su una montagna o su altre alture.

Sia chiaro, non è necessaria la compresenza di tutti e tre gli elementi; tuttavia, come vedremo a breve, almeno uno di questi è sempre presente. La nostra linea, che termina sul Monte Carmelo in Israele, inizia parecchio a nord.

Monastero di Skellig Michael (Irlanda)

skellig michael, irlanda

Il Monastero di Skellig Michael in Irlanda, risalente a prima dell’VIII secolo, si trova sull’omonima isola a largo dell’Oceano Atlantico; qui, secondo la tradizione, san Patrizio – poi patrono d’Irlanda –, avrebbe ricevuto la visione dell’Arcangelo. Entrato a far parte del Patrimonio UNESCO dal 1996, il sito ha più di una carta in regola per ospitare il culto di san Michele: posto parecchio in alto, con dei tratti a strapiombo sul mare, Skellig Michael conta anche delle grotte e delle celle, costruite, fra l’altro, interamente a secco.

Mont Saint-Michel (Normandia)

mont saint-michel

Le somiglianze fra St. Michael’s Mount in Cornovaglia e Mont Saint-Michel in Normandia sono parecchie, sebbene il secondo sia di gran lunga più famoso e visitato del primo. Entrambi ubicati parecchio in alto rispetto al territorio circostante, quasi a volerlo scrutare e dominare, condividono ulteriori caratteristiche, anzitutto il fatto di essere due santuari costruiti su un isolotto collegato alla costa da una lingua di terra.

Proprio questo legame mare-terra sarebbe alla base della scelta, da parte dell’Arcangelo, di palesare la sua apparizione prima a St. Michael’s Mount, nel 495, e poi a Mont Saint-Michel, nel 709; il perfetto binomio uomo-Dio, rispettivamente le isole, soggette a scossoni e all’impeto delle maree, e la terraferma. Da secoli, ambedue sono, anche e soprattutto in virtù della linea di San Michele, meta di parecchi pellegrinaggi e incontri spirituali.

Panormitis e Stella Maris, tra Grecia e Israele

panormitis

Lasciamo da parte l’Italia, su cui torneremo dopo, e seguendo la linea di San Michele voliamo in Grecia, per la precisione sull’isola di Simi, beata e galleggiante nell’azzurro del mar Egeo.

Il Monastero di San Michele di Panormitis, per essere precisi, sorge sulle rive di questa isola incantata dell’Egeo meridionale; qui, neanche a dirlo, il rapporto con l’acqua è più evidente di quello con la terraferma.

La datazione si attesta intorno alla metà del V secolo, un periodo che dovette essere abbastanza florido per la diffusione del culto micaelico fra Oriente e Occidente; l’esterno, che richiama uno stile architettonico di matrice veneziana, gioca e gode del contrasto fra la colorazione del campanile, tendente ai colori di un deserto, e il bianco della strutta circostante.

Arriviamo al capolinea con il Monastero di Stella Maris in Israele, anch’esso in regola con le leggi di san Michele, in quanto ubicato sul Monte Carmelo.

Un monte di non poco conto, celebre non certo grazie all’Arcangelo; già nella Bibbia, infatti, si narra di come, qui, Elia sfidò alcuni profeti fenici.

Il monastero stesso, fra l’altro, si ipotizza che sia stato costruito direttamente sulla grotta in cui dimorò Elia.

Il Monastero della Stella del mare, questa la traduzione – anche quello del Monte Carmelo, infatti, come quello di Simi, sorge vicino al mare –, risale al periodo bizantino, siamo dunque intorno al V-VI secolo, e, dal periodo delle Crociate, passò nelle mani dei Carmelitani, ordine eremitico nato proprio sull’omonimo monte.

Uno sguardo ai luoghi di San Michele in Italia

sacra di san michele

Li abbiamo lasciati da parte, due fra gli innumerevoli e suggestivi edifici italiani dedicati all’Arcangelo.

La Sacra di San Michele in Piemonte e il santuario di Monte Sant’Angelo in Puglia impreziosiscono il nostro fil rouge, rispettivamente al nord e al sud del Bel Paese. Il culto dell’Arcangelo – a fronte, soprattutto, della centralità di Roma per la nascente e non ancora strutturata società cristiana –, arrivò nella nostra penisola molto presto, si pensa agli inizi del V secolo.

La paternità del primo edificio micaelico sorto in Italia è rivendicata dalla Città Eterna e da Monte Sant’Angelo, anche se, molto probabilmente, fu proprio in Puglia, sul Monte Gargano, che sorse il primo santuario dedicato a San Michele.

Fatto sta che, sia a Roma che a Monte Sant’Angelo, le apparizioni del santo furono alquanto premature, relativamente nel 590, sulla vetta della Mole Adriana – di lì in poi Castel Sant’Angelo –, e nel 490.

linea di san michele, monte sant'angelo

Il santuario garganico, incluso, dal 2011, nel sito seriale UNESCO Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774), gode di una fama millenaria: passato, nei secoli, sotto le grinfie e le attenzioni di papi, duchi longobardi, mercenari e conti normanni, conserva una collocazione unica, a circa 800 metri d’altitudine.

Qui, gli elementi ci sono tutti: la grotta, la fonte d’acqua, lo slancio architettonico verso il cielo; ma non è tutto.

Le impronte dell’Arcangelo nella Sacra Grotta, le iscrizioni runiche di pellegrini vichinghi e anglosassoni risalenti al VII secolo, gli echi di divinità pagane e nordiche, fanno di questo luogo un vero e proprio fossile culturale vivente.

Concludiamo questa lunga rincorsa ai luoghi della linea di San Michele con la Sacra, e non la sagra – magari di paese –, di san Michele in Val di Susa.

Siamo a quasi 1000 metri d’altitudine, sulle terrazze del monte Pirichiano, fra le Alpi Cozie – che, già in epoca romana, erano attraversate dall’omonima via –, e la Pianura Padana.

La Sacra è imponente, con l’aspetto di un qualcosa di inattaccabile e inespugnabile; nei giorni di nebbia, scomparendo e apparendo all’osservatore, dà l’idea di essere sospesa fra cielo e terra.

Qui, l’apparizione dell’Arcangelo avvenne più tardi; siamo, infatti, intorno all’anno 1000, periodo grossomodo accreditato come quello della sua costruzione, che, fra le altre, ricevette le cure e le attenzioni di Silvestro II, il papa mago e matematico.

Con la Sacra di San Michele chiudiamo in bellezza la nostra linea, precisando, fra l’altro, che questa fu d’ispirazione a Umberto Eco per il suo romanzo più celebre: il nome della rosa.



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