Bruxelles e Bruges, tra musei e birre

Due città in aperto contrasto, entrambe ricche di storia e fascino
Scritto da: olghis
bruxelles e bruges, tra musei e birre
Partenza il: 01/04/2011
Ritorno il: 04/04/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ho messo piede per la prima volta sul suolo belga nel 2001: avevo 18 anni, corti capelli spettinati e in cuore una storia ancora nemmeno iniziata. L’occasione del viaggio era uno scambio con una scuola nella provincia vallona di Liegi, l’Abbaye de Flone, e i miei ricordi si concentrano quindi soprattutto su serate alcoliche a base di birra alla frutta e strani panini ripieni di carne e salse. Esattamente 10 anni dopo, sono tornata in Belgio per visitare con più calma Bruxelles e per vedere Bruges, accompagnata dallo stesso ragazzo che nel 2001 mi scriveva messaggi, entrambi curiosi di verificare se a Bruxelles si brusselleggi ancora, come sosteneva a suo tempo quel l tipo di Jacques Brel. Una volta atterrati, raggiungiamo in treno Bruges ed in autobus il nostro b&b; il sistema dei trasporti è abbastanza semplice ed efficiente da permetterci di raggiungere la nostra camera prima di pranzo e ancora di ottimo umore, e così iniziamo la scoperta della città.

Per la verità, iniziamo la scoperta della cucina belga e delle sue famose birre, prima di quella della città, perché ci fermiamo subito per rifocillarci con Brugge Tripel e una quiche alle verdure saporita e piena di panna; ripartiamo, leggermente storditi dall’alta gradazione alcolica delle bevande, e restiamo subito incantati da questo paese fiabesco, miracolosamente inondato di sole. Percorriamo le strade fermandoci spesso per qualche foto ai pittoreschi scorci sui canali, visitiamo la bellissima Basilica del Sacro Sangue proprio mentre è in corso l’ostensione della reliquia contenente il sangue di Cristo e terminiamo il pomeriggio con una passeggiata nel cortile delle beghine: è primavera e il prato è punteggiato da narcisi dorati, uno spettacolo naturale di grande quiete e bellezza. Rientriamo al b&b per un bagno ristoratore: la camera che avevamo prenotato tramite Internet (http://www.bedandbreakfastcoupure.be/) è spaziosa e ben decorata, nonché molto luminosa grazie alle grandi vetrate affacciate su uno dei canali cittadini. Anche la posizione è comoda, e ci permette di arrivare in pochi minuti nel ristorante che abbiamo prenotato, “Den Dijver”. Optiamo per due menù, di cui uno accompagnato da degustazione di birre, che condivideremo. L’ambiente è ricercato e piacevolmente tranquillo, e ci vengono servite con una cortese presentazione 3 portate deliziose e inusuali: il prezzo finale è alto, ma ne è valsa decisamente la pena; satolli e felici ci concediamo un breve tour notturno della piazza e dei canali immediatamente vicini.

Il mattino successivo ci alziamo presto per poter godere con calma della città ancora libera dalle gite organizzate di un giorno; approfittiamo dell’abbondante e gustosa colazione della nostra guesthouse, ricaricandoci per la prima tappa della giornata. Contro ogni previsione ho infatti accettato la proposta del mio compagno di salire la lunghissima scalinata che conduce in cima alla torre del municipio: anche io sono curiosa di vedere dall’alto i bei tetti spioventi delle case e di avere una visione di insieme di questo centro medievale così ben conservato. L’esperienza non delude le aspettative: la fatica di percorrere l’intera scalinata è esattamente quella prevista, e così anche la vista sulla città e sui corsi d’acqua che la tagliano e la circondano; assistiamo da vicino anche al suono delle campane, assordante ma pieno di fascino. Abbiamo ancora alcune ore da trascorrere in città e le sfruttiamo appieno, visitando la cattedrale di San Salvatore e la Jerusalmkerk, con i suoi particolari macabri ed il suo perfetto silenzio; ci concediamo poi un picnic su una panchina nel parco e infine passeggiamo senza meta nelle vie meno frequentate del centro, giungendo fino ai mulini a vento al margine ovest della città vecchia. In treno torniamo fino alla stazione di Bruxelles Nord, e il contrasto appena usciti rispetto alla cittadina medievale è evidente: siamo in una metropoli multietnica, piena di contraddizioni e a tratti molto degradata. Raggiungiamo a piedi il comodo hotel che avevamo prenotato tramite internet (http://www.maxhotel.be/), e corriamo fuori per goderci le ultime ore di sole sulla Grand Place. Nonostante l’avessi già vista tanti anni fa, lo spettacolo che mi si apre davanti alla fine di Rue des Harengs è mozzafiato: palazzi gotici e barrocchi circondano interamente la piazza, fitti di decorazioni come un pizzo, illuminati da dettagli dorati. Mentre ci guardiamo intorno entusiasti, ci accorgiamo di una manifestazione che sta partendo dal municipio, con banda musicale e cittadini canterini al seguito; proviamo a seguirla e ci porta esattamente davanti al Mannken Pis, il simbolo della città. Capiamo di essere fortunatamente capitati durante una delle cerimonie che prevedono la vestizione del Manneken con un costume particolare; nel nostro caso, il bimbo è stato equipaggiato di un maglioncino bordeaux e pantaloni color crema: la tenuta di un gruppo di golfisti, come scopriamo poi. Continuiamo a passeggiare per il centro e arriviamo fino alla piazza di Sainte Catherine; decidiamo che le 7 e 30 in Belgio non sono un orario sconveniente per cenare e ci accomodiamo nel bistrot “la Villette”, dove ceniamo con gustose portate francese e belghe, sempre innaffiate da abbondante birra: in particolare, abbiamo scoperto la Rochefort 10, una birra trappista dal colore scuro ed estremamente aromatica, ottima per accompagnare i pasti, salvo la controindicazione di una gradazione alcolica notevolissima. Torniamo in hotel a piedi, visto che è ancora presto, e ci addormentiamo mentre proviamo a programmare la giornata successiva….che inizia prestissimo, con una visita ai due principali musei della città: il Musée Magritte e il Musée Royaux des Beaux Arts, entrambi ricchissimi di opere d’arte e ben strutturati. La visita è lunga anche se sempre coinvolegente, e all’uscita abbiam decisamente bisogno di una pausa per rifocillarci: optiamo per un piccolo ristorante vietnamita con cucina a vista, ottimo. Nel pomeriggio ci dedichiamo alla visita più “leggera” del museo del fumetto, e ad alcune Rochefort 10 come aperitivo, poi scopriamo con dispiacere che la domenica sera molti ristoranti sono chiusi; optiamo quindi per una bella creperie bretone, dove riassaporiamo sapori a noi ben noti. Anche questa sera abbiamo cenato ad orari nordeuropei e raggiungiamo quindi tranquillamente l’hotel a piedi con una lunga passeggiata.

L’ultima mattina è dedicata alla visita del quartiere di Sablon, particolarmente ricco e piacevole, con una lunga sosta in una delle più celebri boutique del cioccolato, quella del maitre Pierre Marcolini: un bellissimo negozio arredato tutto in bianco e nero, nel quale vengono vendute le fantasiose praline ripiene nei gusti più diversi, dallo zafferano al the al bergamotto. Ci rechiamo poi nel quartiere “europeo”, dove è piacevole passeggiare alla scoperta degli edifici art nouveau, opera di Horta e di altri architetti; ci concediamo anche un’occhiata all’atomium, uno dei simboli della città, e al tristemente famoso stadio dell’Heysel. Manca poco prima del nostro volo, giusto il tempo di tornare in centro per gustare due birre in uno dei caffè storici della zona della Borsa, il Falstaff, e poi correre verso la Gare du Nord carichi di bagagli; questa volta mi sono fatta del Belgio un’idea più ampia, anche se ancora non completa. Ritorneremo, magari tra altri 10 anni, per vedere magari la bella campagna belga e altre città medievali.



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