Il più grande scultore della storia “rivive” alle porte di Treviso: ecco cos’è, e perché dovresti visitare la Gypsotheca di Possagno
Che Antonio Canova sia il maggiore esponente del neoclassicismo europeo, è un dato incontrovertibile, così come il fatto che le sue opere siano disseminate in giro per l’Europa, suscitando da secoli meraviglia e stupore per la bellezza , la perfezione delle forme e l’equilibrio. Ma come nasceva una scultura di Canova? Come lavorava l’artista, come era organizzato il suo laboratorio? Come si producevano le opere che oggi conosciamo come capolavori di eleganza, levigatezza e bellezza fuori dal tempo? Per scoprirlo, ed esplorare l’intera produzione artistica di Antonio Canova, ho deciso di visitare la casa natale dello scultore a Possagno, paese in provincia di Treviso.
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Nella casa che ha visto nascere l’artista nel 1757, il fratello (di seconde nozze) Giovanni Battista Sartori, ha voluto trasferire tutti i modelli in gesso che si trovavano nello studio romano alla morte del fratello. Grazie a Sartori, oggi possiamo visitare una galleria d’arte unica nel suo genere, e conoscere il metodo di lavoro del Canova, un metodo ingegnoso e moderno. Potere ammirare uno vicino all’altro questi capolavori assoluti dell’arte, seppure siano gessi e non marmi, regala emozioni uniche e permette di fare un viaggio nel genio assoluto del grande scultore.
Il museo Canova è composto, oltre che dall’abitazione in cui Canova è nato e che decide di ampliare e ristrutturare dopo essere diventato un artista di fama internazionale, dalla Gypsotheca, una straordinaria galleria che custodisce i modelli originali in gesso dai quali sono stati tradotti i marmi che oggi si trovano nei più importanti musei del mondo. Entrare sotto l’ampia volta a botte della galleria, bianca e luminosa, e ammirare il susseguirsi delle candide forme delle sue opere più famose, suscita una suggestione e un’emozione grandissima. La collezione propone i modelli in gesso di sculture senza tempo come “Le grazie”, “Venere italica” e culmina nell’abside, dove troneggia un grandioso modello in gesso di “Ercole e Lica”.
Una nota: il termine gypsotheca, o gipsoteca, deriva dalla parola greca gypsos, che significa gesso. In italiano, è a volte resa come calcoteca, con riferimento però alle statue di bronzo.
La Gypsotheca canoviana di Possagno
Il modo migliore per visitare la galleria, è partecipare a una delle tante visite guidate. Durante il weekend, il museo ne organizza ad almeno 5-6 ad orari diversi e il costo è alla portata di tutte le tasche (biglietto di ingresso 10 euro + 4 euro per la visita guidata). La nostra guida Giliola ci ha illustrato come è nato il Museo, ci ha parlato dell’ampliamento avvenuto nel 1957 su progetto dell’architetto veneziano Carlo Scarpa, grazie al quale hanno potuto trovare opportuna collocazione e valorizzazione tutti i gessi della più grande gypsotheca monografica d’Europa. Ci ha poi spiegato come funzionava il processo produttivo delle sculture nello studio del Canova, che poi è anche il motivo della presenza di questa grande quantità di gessi a Possagno.
Il processo creativo iniziava con un disegno su carta e un bozzetto in argilla. Nelle sale della casa natale sono esposti bozzetti a matita, provenienti da un taccuino di Canova, ma anche dipinti e tele, che Canova usava come studi di preparazione per la realizzazione delle sculture. Successivamente l’artista realizzava un modello in argilla a grandezza naturale che poi veniva distrutto con la produzione della forma. Un esempio di questo percorso, l’unico ancora esistente, è quello conservato a Possagno all’ingresso della gipsoteca, che rappresenta Adone incoronato da Venere. Il modello si è fermato a questo stadio perché il committente aveva rinunciato alla produzione della statua in marmo.
Lo stadio successivo era la produzione della forma, un involucro di gesso prodotto rivestendo il modello in argilla che veniva distrutto asportandola dall’interno della forma. Il modello in gesso a grandezza naturale veniva prodotto dalla solidificazione del gesso all’interno della forma, il modello veniva poi lisciato e levigato e ad esso venivano applicati dei chiodini in posizioni simmetriche.
Il modello in gesso con i chiodini e il blocco di marmo venivano accostati e collocati sotto a due telai, dai quali scendevano fili con il piombo. Questi andavano a toccare i punti di maggiore sporgenza del gesso o fungevano da distanziatori di misurazione e indicavano così, fino a che punto si poteva procedere per scolpire il blocco di marmo, che nel frattempo era stato ampiamente “sbozzato” dai collaboratori di Canova.
Passaggio fondamentale della fase finale era infatti “l’ultima mano”, l’intervento dello scultore, che con la sua sapiente opera di rifinitura ed eliminazione delle imperfezioni sugli ultimi millimetri della superficie marmorea, donava vita eterna alle proprie sculture. In virtù di questo processo produttivo, le opere sono replicabili e infatti di alcune ne esistono più versioni, ad esempio de “Le grazie”.
Piccola curiosità: il modello in gesso di Paolina Borghese è stato trasferito dalla Gypsotheca a una stanza dell’abitazione, dopo che due anni fa era stato danneggiato da uno scellerato turista straniero, che si era incautamente seduto su un piede della nobildonna per farsi fare una foto. Le dita del piede di Paolina che si erano staccate sotto il peso del turista, sono state sapientemente ristrutturate e il gesso è ora protetto da una catena. È opportuno non avvicinarsi ai gessi con borse o zaini sporgenti, tantomeno è consentito toccarli o usarli come poltrone.
Tempio Canoviano di Possagno
A Possagno si trova anche l’opera architettonica più celebre di Antonio Canova, il Tempio neoclassico, situato su un’altura a poche centinaia di metri dal museo. Il Tempio è un edificio religioso che Canova ha progettato e costruito a proprie spese, mostrando grande attaccamento al suo paese natale. Ora sede della chiesa parrocchiale (per questo più noto come chiesa arcipretale della Santissima Trinità), al suo interno è collocata la tomba dell’artista. È possibile salire sulla cupola, con un biglietto di 2,50 euro, e ammirare dalla sua sommità il panorama della valle dove si trova il paese di Possagno e dei monti che fanno da cornice a questo scrigno di meraviglie.
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