Cracovia e Auschwitz

Cracovia in inverno
Scritto da: Elle67
cracovia e auschwitz
Viaggiatori: 1
Spesa: Fino a €250 €
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Cracovia è una piccola città nel sud della Polonia, ideale per un week-end lungo. Noi ci siamo stati a fine novembre, che non è proprio il periodo ideale perché il clima è più rigido che da noi, si rischia di rimanere bloccati causa pioggia, neve o freddo intenso, alle 4 del pomeriggio è buio, e molti edifici sono chiusi perché è bassa stagione. Però siamo capitati nel sabato in cui si accendeva il grande albero di Natale nella piazza principale e iniziavano i mercatini natalizi. Devo dire che la piazza era davvero bella anche se la folla era decisamente troppa per l’”era covid”.

I quartieri di interesse sono il centro storico, circondato da una cintura di giardini, il Kazimierz che era il quartiere ebraico, il ghetto, appena oltre la Vistola (il fiume che la attraversa). A una decina di km c’è Nowa Huta che è il quartiere fatto costruire dall’URSS negli anni ’50 che può essere interessante. E poi ci sono due gite fuori porta da fare, le miniere di sale a Wieliczka e i campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Il centro storico è piccolino, una buona parte degli edifici degni di nota sono nella piazza centrale che invece è enorme (Rynek Glowny). Ha un edificio giusto al centro dove ci sono tanti negozietti turistici, su un lato ha la maestosa Basilica di Santa Maria (molto bello anche l’interno) e dalla parte opposta la Torre del Municipio. Le strade che circondano la piazza sono molto turistiche e piene di negozietti e soprattutto posti dove mangiare svariate leccornie, soprattutto in inverno. Le due strade principali sono la Florianska, che arriva fino al Barbacane e alla porta di St. Florian e la Grodzka che invece scende fino al Castello. Vicino alla porta di St. Florian c’è il Princes Czartoryski Museum che non siamo riusciti a vedere per mancanza di tempo ma che credo sia interessante, se non altro perché c’è la “Dama con l’ermellino” di Leonardo.

Sulla Grodzka segnalo due o tre posti che sfornano in continuazione una specie di bombolone locale, una cosa morbida e dolce con vari tipi di ripieni che se assaggi non dimentichi! Ottimo anche vuoto!

Il Castello di Wawel delimita il centro a sud, si erge maestoso e ben illuminato e tra il Castello e il fiume c’è la statua (bruttina) del Drago che la leggenda vuole infestasse la città. Il Castello non l’abbiamo visto, i biglietti andavano prenotati, ci voleva almeno una mezza giornata e in due giorni e mezzo non si poteva far tutto.

Poco oltre c’è il quartiere Kazimierz, che era il quartiere ebraico. Noi abbiamo fatto un walking tour ed è stato molto utile perché quello è forse il quartiere più importante per la storia di Cracovia. Ci sono diverse sinagoghe, cimiteri ebraici, qui ci hanno girato molte scene di Schindler’s List (da rivedere prima o dopo esserci stati, meglio prima) e c’è anche una bella Chiesa cattolica, la Basilica Corpus Christi.

Oltre la Vistola invece c’è il Ghetto. Anche questo l’abbiamo fatto con la guida. Molto bello il ponte pedonale Father Bernatek’s, bisogna passarci di giorno per guardare bene le statue che sono in un apparentemente precario ma in realtà stabilissimo equilibrio su dei fili metallici (non ho capito il trucco!). il Ghetto è denso di storia, ci sono molti posti da vedere, dalla piazza con le sedie (la Plac Bohaterów Getta) e la Farmacia dell’Aquila all’angolo, la Chiesa San Giuseppe che sembra un castello della Disney ed è recentissima quindi poco interessante, un murale di Blu chiamato Ding Dong Dumb, il centro Cricoteka, il piccolo frammento del muro del ghetto rimasto, costruito con le lapidi dei cimiteri. L’aria è pesante, difficile non immedesimarsi e non percepire l’orrore di questi luoghi, non pensare a quello che è successo non tanti anni fa. Interessante vedere i resti di questo muro in un momento in cui i Polacchi vorrebbero costruirne uno al confine con la Bielorussia.

Ho scoperto troppo tardi l’esistenza del Fort Benedict, non distante dai resti del muro, peccato perché secondo me valeva la pena passarci.

Un po’ fuori dal ghetto verso est ci sono la fabbrica di pentole di Oskar Schindler e proprio di fronte il Museo di Arte Contemporanea Mocak. Dentro alla fabbrica oggi c’è un museo che ricorda l’occupazione nazista della Polonia e di Cracovia in particolare, va visto, anche come introduzione ai campi.

Il Mocak è carino, non troppo grande, e conviene visitarlo quando si visita la Fabbrica perché sono uno di fianco all’altra.

Abbiamo scelto di dedicare una mezza giornata alla visita di Nowa Huta, una città sorta negli anni ‘50 a una decina di km (ci si arriva con i bus urbani) che doveva ospitare chi lavorava nella grande fabbrica a poca distanza. Mi aspettavo un quartiere interamente brutalista, ma non è interessantissimo. Anche qui abbiamo fatto un walking tour ma questo ci ha deluso moltissimo. Iniziava alle 11 del mattino, durava due ore a mezza, considerando i tempi per gli spostamenti ci ha rubato quasi una giornata. Inoltre, la guida indugiava su aneddoti irrilevanti, drammatizzando in modo esagerato ogni singolo particolare, insomma una noia mortale, almeno la prima ora. La seconda ora è stato un po’ meglio, interessante la storia della Croce di Nowa Huta (ci fu una sommossa popolare quando provarono a toglierla), quella del Teatro Ludowy, e da vedere la chiesa Our Lady Queen of Poland con l’immancabile statua di Wojtyla: fuori a mio parere è orrenda, dentro direi anche ma il Cristo è da vedere, molto angosciante! Di sabato mattina (non so se anche altri giorni) lì vicino c’è un mercato ed è interessante farci un giro (si scopre che le carote in origine non sono arancioni ma marroni perché ricoperte di terra!!!).

Abbiamo comprato la Krakow Card che per due giorni costa 30 euro (su internet costa 30 ma in aeroporto abbiamo pagato un po’ meno) e include trasporti pubblici e quasi tutti i musei e gli edifici a pagamento (non il Castello); si compra già in aeroporto all’ufficio informazioni così si può prendere l’autobus per andare in centro. Si entra senza strisciare nulla, in caso di controllo si mostra la carta.

L’ultimo giorno abbiamo deciso di fare un tour organizzato perché era l’unico modo per vedere sia Auschwitz che le Miniere di Sale, entrambi fuori città. Pick up in hotel alle 6.30 e ritorno 12 ore dopo (minivan con altre 6 persone)! Quello che abbiamo scelto noi prevedeva che loro si occupassero di tutto, trasporto, biglietti, quindi potevi rilassarti e non preoccuparti di nulla. Ad Auschwitz ci siamo uniti ad un gruppo più grande (una trentina di persone) con una guida parlante inglese (più o meno…).

Ecco, qui bisogna fare un discorso a parte. Auschwitz va visto, senza dubbio. Però visto così come l’abbiamo visto noi non ha molto senso. Lasciamo perdere il problema covid (se non ci siamo beccati qualcosa è solo perché siamo fortunati perché due ragazze nel minivan smoccolavano di continuo, nessuno, tranne noi, aveva la mascherina e nei campi i gruppi erano di 30 persone e spesso in una stanza – con cartello che indicava capienza 6 persone – ne entravano una trentina, anche se lì almeno la mascherina era obbligatoria). Il fatto è che non puoi vedere un posto così in mezzo a una moltitudine di turisti, tra selfie di coppia davanti alla porta di ingresso e una guida che parla come un disco (tra l’altro in un inglese orrendo) raccontandoti cose che si capisce benissimo ripete 3 volte al giorno da anni. Forse sono possibili visite guidate private, ma il prezzo era già sostenuto per la giornata organizzata così (direi 75/80 euro a testa).

Comunque, arriviamo prima delle 8 del mattino, freddo cane, giornata grigia, già file di pullman nel parcheggio e neanche un bar aperto per un caffè. Pausa bagno (secondo me sono quelli originali mai ritoccati dal 1945). Alle 8.30 ci danno un adesivo giallo da attaccarci sulla giacca (meno male che non era a forma di stella), ci dividono in varie file, ci assegnano la guida da cui non possiamo staccarci per nulla al mondo e ci fanno passare per una doccia disinfettante. Ora, che ad Auschwitz la prima cosa che ti facciano fare sia la doccia è un po’ inquietante, ma se sei dotato di umorismo macabro riesci a vedere il lato comico della cosa. Poi iniziamo il tour che se non ricordo male dura un paio d’ore e si sposta sempre tra dentro e fuori. Ovviamente si parte dalla porta con la famosa scritta, molto più piccola di quello che immagini. Fuori il terreno è molto difficoltoso, pieno di buche piene d’acqua, fango, sassi, assolutamente necessarie scarpe comode che si possano sporcare. Dentro le stanze sono buie, le scale consumate, il gruppo si muove in fretta, insomma ci vuole un po’ di preparazione atletica per tenere il passo.

Nonostante il racconto meccanico della guida, quello che si vede è abbastanza impressionante. Le foto dei prigionieri con le date di entrata e di morte (gli uomini giovani resistevano anche un anno, le donne in generale un paio di mesi), i mucchi di scarpe, di valigie con i nomi dei proprietari, di occhiali, di capelli: i capelli…non si può immaginare quanti sono. Quando i russi sono entrati nel campo ne hanno trovate 7 tonnellate. Lì ce ne sono ancora tanti, dietro una parete di vetro lunga una decina di metri c’è una montagna di capelli. Capelli di donne. Terrificante.

I campi sono due: Auschwitz e Birkenau, a 3 km di distanza. In questo le condizioni di vita erano ancora peggiori, perché qui dormivano tutti assieme in giacigli come quelli che si vedono di solito nei film. Questo è il campo in cui il treno passa sotto la porta di ingresso, in Schindler’s list si vede benissimo.

Insomma, al momento non fa molto effetto perché l’organizzazione troppo turistica trasforma un luogo di orrore in un tour organizzato, ma dopo continui a pensarci, è una visita che continua a scavare dentro anche dopo giorni.

Poi, risaliti sul minivan con le moccolone che mangiavano patatine (e noi in apnea per 90 minuti) siamo andati alle miniere di sale. Meno male, bisognava riprendersi dopo i campi di concentramento. Anche qui pausa di oltre un’ora prima di entrare, ma almeno in un bel bar-ristorante al caldo, e poi ci siamo uniti ad un gruppo. Le miniere non si visitano in privato, la guida è necessaria, ci sono centinaia di km di tunnel e serve chi ti conduca. La nostra guida era una ragazza giovanissima, entusiasta, carica come una molla, allegra, preparata, insomma un vero piacere, ammesso che si riuscisse a seguirla, perché camminava nei tunnel della miniera a una velocità pazzesca, ma abbiamo fatto bella figura, eravamo sempre tra i primi del gruppo!

Si scende a piedi, per molti molti piani, direi oltre 300 scalini, si arriva a meno 130 metri se non ricordo male. Quello che c’è sotto terra è incredibile, oltre alle varie statue tutte scolpite nel sale, c’è una vera e propria chiesa, un salone per le feste, e tante “stanze” con soffitti altissimi, la visita non è per niente claustrofobica, tutto ben organizzato e molto scenografico. La risalita si fa con un velocissimo ascensore.

Insomma, una cittadina carina, con prezzi abbordabili, decisamente più bassi che da noi, molto bella nel periodo natalizio ma con il rischio che il meteo la renda veramente impraticabile, se si soffre il freddo meglio evitare. Molto importante dal punto di vista storico.

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