Il Galles, i draghi, il prigioniero e non solo
Il Galles è un Paese affascinante, ricco di storia e natura, capace di accompagnarti in un tour fantastico tra le leggende di draghi e cavalieri, fino a imprigionarti in un villaggio senza via d’uscita. Ma andiamo con ordine…
Il modo migliore per iniziare un giro del Galles è partire dalla capitale, ben collegata a Milano con i voli della FlyBe. Un’enorme scritta ci porge il benvenuto in due lingue: “WELCOME”, perché siamo pur sempre nel Regno Unito, ma loro preferiscono darci un caloroso “COESO” perché siamo arrivati in Galles (Cymru e non Wales)! Dall’aeroporto si raggiunge il centro di Cardiff con un tragitto di circa quaranta minuti su un comodo autobus.
La zona della stazione è caotica perché interessata da molti cantieri che stanno costruendo la nuova city del business nella capitale del Galles. Davanti a voi si apre il piccolo centro della città, affiancato dall’enorme Principality Stadium la cui ampiezza è pari quasi al quartiere centrale e che si adagia sul fiume Taff.
Il primo pomeriggio è quello che mi serve per passeggiare tra le due vie principali del centro: St. Mary Street e Queen Street. Sono le vie dello “struscio” cittadino, piene di pub, ristoranti, negozi e centri commerciali. Sono deliziosi i vicoli tra le case ricoperti da tetti che proteggono in caso di pioggia e dove si nascondono piccole botteghe che meritano una visita. Poi, nel mezzo, c’è il St. Davis Centre che è un grosso centro commerciale con interessanti ristoranti.
Dopo il primo pomeriggio di perlustrazione, il secondo giorno inizia il mio vero e proprio assaggio della città. Al mattino approfitto di un bel sole per percorrere a piedi tutta la Lloyd George Avenue che mi porta fino a Cardiff Bay, la spiaggia della capitale. Si è accolti dal Millenium Centre, che tutti conoscono con il nome di “armadillo” per la sua forma particolare, che ospita un grande teatro e due sale minori per l’opera lirica, il balletto, la danza, le commedie e i musical. Andando oltre, si attraversa la Roald Dahl Plass e si raggiunge il rosso edificio del Pierhead dove inizia una lunga passeggiata per la baia di Cardiff che, nella zona del Barrage, offre delle vere e proprie spiagge (anche se non si può fare il bagno). Purtroppo la costruzione blu prima dell’enorme luna park non ospita più la Doctor Who Experience. Comunque, se siete appassionati del telefilm, troverete di tutto in qualunque negozietto della città. Sì, perché non ve l’ho detto prima ma questa è una vacanza ad alto tasso di nerditudine. E, tra gli eroi nerd, c’è appunto il grande scrittore Roald Dahl, nato a Llandaff, un distretto di Cardiff, che è nuovamente omaggiato con la bella statua dedicata all’enorme coccodrillo, uno dei suoi racconti per ragazzi.
Tornando indietro lungo la Lloyd George Avenue ponete attenzione alle artistiche indicazioni stradali per i turisti.
E così, camminando per tutto il corso per tornare in centro, si percorre tutta St. Mary Street per andare a visitare il Castello di Cardiff. Per fortuna arrivo dieci minuti prima della visita guidata che, costa un po’ di più ma consiglio, in quanto vi fa entrare in alcune stanze non accessibili dai visitatori dotati di biglietto normale. Con il biglietto è comunque compresa un’audioguida in italiano. La struttura all’interno delle mura è composta dai resti del castello in cima alla collina e da un maniero in stile neogotico/vittoriano su un lato. Probabilmente la costruzione fu realizzata per William il Conquistatore o per il nobile Robert Fitzhamon, in seguito alla conquista normanna dell’undicesimo secolo, sui resti di un forte romano del terzo secolo. Nel dodicesimo secolo fu ricostruito in pietra e divenne sede della dinastia dei Gloucester fino al 1404 e alla rivolta di Owain Glyndŵr. Ve lo dicevo che un viaggio in Galles vi porta in pieno medioevo, no? Nel diciottesimo secolo fu la famiglia dei Bute, che costruì le basi della Cardiff moderna, a restaurare il maniero e farlo casa di famiglia fino al 1947 quando, alla morte della quarta Marchesa di Bute, fu donato alla città che, inizialmente, ne fece una scuola di Musica per poi aprirlo al pubblico nel 1974. La visita guidata riguarda le stanze del maniero (favolosa quella dei bambini con le pareti decorate con le favole: provate a trovare l’uomo invisibile) mentre il castello e le mura (rifugi antiaerei durante la Seconda Guerra Mondiale) potete visitarli per conto vostro. Se volete provare la cucina gallese il ristorante è molto valido.
Dopo pranzo si può passeggiare lungo il suggestivo muro degli animali per entrare nel Bute Park, il parco del castello frequentato da scoiattoli e… dinosauri (quando sono andato stavano allestendo un Jurassic World Park ma non so se sarà una struttura permanente o legata a un evento).
Uscendo dal lato est del parco potete visitare una coppia di edifici gemelli che sono il City Hall e il National Museum (il cui ingresso è gratuito). Da lì potete riversarvi su Queen Street e godervi la serata nelle solite due vie.
Il terzo giorno ho disponibilità solo al mattino per visitare un’ultima volta la capitale. Decido di dedicarlo allo splendido Cardiff Market, il mercato coperto (deliziosi i negozietti di robivecchi al primo piano, pieni di gadget per la vostra vacanza nerd). Ah! Volevate sapere cosa significa la scritta che campeggia nello stemma della città? “Y Ddraig Goch Ddyry Cychwin” vuol dire “il drago rosso sarà la guida”. Fatevi trascinare dalla fantasia in questo viaggio. Davanti al mercato campeggia la bella chiesa di St. John che merita una visita.
Dopo pranzo mi aspetta un treno alla stazione con cui attraversare tutto il Galles fino al profondo nord. Il viaggio è lungo e rilassante. Fino alla città di Newport (che, vista dal treno, sembra molto interessante) il panorama è industriale. Poi si entra in aperta campagna e si costeggia tutto il confine con l’Inghilterra con ore e ore di prati e pecore. I bambini sul treno sono autentiche pesti.
La mia meta dopo cinque ore è la meravigliosa città medioevale di Conwy. Dalla minuscola stazione non è facile capire immediatamente che la città è racchiusa tra le storiche mura. Il mio albergo è appena fuori e, nel caso, non avventuratevi per la strada in quanto, a un certo punto, il marciapiede finisce e vi trovereste con le vostre valigie in mezzo a un traffico caotico. Cercate la stradina per il parcheggio (il Morfa Bach Car Park) da dove si esce facilmente dalla città.
Il posto è molto frequentato dagli inglesi e si trova sulla costa nord del Galles alla foce del fiume Conwy che sta per immettersi nell’oceano nella baia di Liverpool.
La prima sera seguo il consiglio della mia affittacamere e faccio una passeggiata sulle storiche mura medioevali che abbracciano la cittadina. Con il tramonto che arrossisce le nuvole di una bella giornata è assolutamente incantevole e ti fa capire tutto del posto. Fate attenzione se avete con voi dei bambini perché i mancorrenti sono molto alti e il pericolo che cadano giù dalle mura, secondo me, è elevato. La passeggiata mi ha messo un certo appetito che riesco a soddisfare pienamente in uno splendido pub all’interno delle mura (The Erskine Arms).
Il quarto giorno è occupato da uno degli obbiettivi del viaggio: il Castello di Conwy, patrimonio Unesco dell’Umanità dal 1986. Se vi alzate il mattino presto e siete fortunati come me da trovare una meravigliosa giornata di sole, prima di entrare nel castello, andate a fotografarlo dal ponte pedonale. Esistono tre ponti che entrano paralleli nella città proprio all’altezza del castello: uno automobilistico, uno ferroviario e, quello centrale, pedonale. La foto dal ponte è la migliore che potete fare al castello. Ma ricordatevi che non porta al suo ingresso che non è facile da trovare. Si trova infatti praticamente dall’altra parte rispetto al ponte e dovete seguire un’indicazione che vi porta a una casupola dove si trova la biglietteria e il negozio. Già perché, in realtà, per difenderlo meglio, non esisteva un vero e proprio ingresso al castello e, quando fu costruito, bisognava scalare la roccia per entrarvi. Non era proprio il massimo del comfort come vedrete al suo interno ma Edoardo I, che lo costruì e ci abitò anche per un po’, doveva essere un vero duro. Tranquilli, ora per entrare è stata costruita una passerella che vi accompagna fino all’interno di una fortificazione voluta da Edoardo I, appunto, e costruita tra il 1283 e il 1287. È la meglio conservata delle fortezze dell’anello di ferro che il Re d’Inghilterra aveva fatto costruire per difendere la Snowdonia che aveva appena conquistato dagli indipendentisti guidati da Llywelyn ap Gruffydd. Ma non vi sentite già immersi in queste epiche battaglie tra cavalieri? Per la progettazione fu chiesto aiuto a uno degli architetti della Famiglia Savoia e, infatti, si vedono somiglianze con fortificazioni analoghe di Francia, Piemonte e Valle d’Aosta. Il castello vide guerre, rovine e restauri. Non si trattava di un palazzo nobiliare e vi stupirete della semplicità anche delle stanze del Re e della Regina. È composto da due barbacane, otto torri massicce e un grande cortile centrale. Potete salire su tutte le torri e visitare le stanze e la cappella (le vetrate sono di epoca recente).
Io ho fatto il biglietto valido non solo per il castello ma anche per il Plas Mawr, un palazzo in stile Elisabettiano nel centro della cittadina costruito da Robert Wynn, un nobile locale, nel Sedicesimo secolo. Il restauro è ottimo e l’audioguida (in inglese) vi fa vivere come un signorotto del Sedicesimo secolo invitato nell’ospitale casa dei Wynn.
Nel centro della cittadina sorge la chiesa di St. Mary’s & All Saints che merita una visita anche per il suggestivo cimitero.
Ma, per il pranzo, vi consiglio di sedervi, magari con una porzione di granchi comprati al banchetto, e godervi le acque blu del Conwy che stanno per tuffarsi nella baia di Liverpool. Siamo nella Conwy Quay appena fuori le mura. Da lì si può prendere la barca per una gita nella baia che vi fa capire la conformazione della zona. La sera passeggio ancora attorno alle mura e sono attratto da dodici protuberanze su una parete. Edoardo I era stato un innovatore e aveva fatto costruire ben dodici bagni pubblici contro l’usanza dell’epoca di… farla per strada. Certo, era meglio non passare sotto quella parete in quel periodo.
Il mattino successivo decido di fare una passeggiata sotto una leggera pioggerellina fino a Conwy Marina, la frazione della città fuori dalle mura con il porto, molte villette e delle meravigliose spiagge da cui mi godo l’orizzonte della baia con l’arcobaleno.
Infine, torno indietro per visitare la più piccola casa della Gran Bretagna: per una sterlina si può visitare questa minuscola villetta composta da una piccola cucina da cui, con una ripida scala, si raggiunge il sottotetto con il letto. Interessante, ma io, che sono originario di Torino e so cos’è la fetta di polenta, non resto molto impressionato.
Dopo pranzo il treno mi porta poco fuori dal Galles perché questa mia quinta giornata è destinata a raggiungere la cittadina di Shrewsbury, in Inghilterra. E la raggiungo sotto un vero e proprio diluvio universale che mette a dura prova il mio giudizio iniziale pur confermandone il tono noir dei romanzi della saga di Fratello Cadfael scritti da Ellis Peters e ambientati in questi luoghi. Per fortuna la sera torna il sereno e posso iniziare a capirne la bellezza del suo lungofiume, delle sue vie antiche e di un ottimo ristorante vicino alla Piazza del Mercato che è il centro della città. Una città di confine… virtuale. Sì perché siamo sempre nel Regno Unito ma cosa accadrebbe nel caso di GBRexit? Ovvero l’uscito del Galles e della Scozia dal Regno per stare in Europa. Fantapolitica? Forse…
Shrewsbury è la città natale di Charles Darwin e, per questa mia sesta giornata di viaggio, mi sarei aspettato un museo sull’Evoluzione della Specie. Nell’ufficio del turismo posto all’ingresso del Muesum & Art Gallery scopro che non è così ma mi munisco della guida per scoprire i luoghi Darwiniani di Shrewsbury e del passaporto degli indipendenti che è una bella idea di marketing per promuovere la visita di tutti i quartieri della città (in pratica vi invita a farvi timbrare il passaggio in ogni quartiere).
Inizio la mia visita darwiniana cercando la biblioteca nazionale che una volta ospitava una scuola e dove al suo ingresso sorge la statua al suo allievo più famoso. Questo monumento a Darwin è famoso perché si trova spesso nei libri quando si parla di lui e si vuole dare un’idea della sua fisionomia.
Davanti alla biblioteca sorge il rosso castello di Shrewsbury di cui visito il cortile prospiciente l’ingresso. Da lì parte una scalinata per la Laura’s Tower da cui si gode una bella vista sulla città e i suoi dintorni.
Torno verso il centro e visito St. Chad dove Darwin fu battezzato e che la frequentò negli anni giovanili. La chiesa del 1792 ha una curiosa pianta circolare e un’alta torre che la rende facilmente notabile dalla città. Vicino a essa si entrerebbe nel parco Quarry ma in quei giorni l’ingresso è a pagamento per l’importante fiera dei fiori. Si dice che Darwin abbia iniziato a osservare la natura proprio in questo parco. Però si può passeggiare sull’elegante lungofiume che porta lo stesso nome del parco. Molti cartelli indicano la Darwin Townhouse ma non penso sia la casa natale bensì un espediente di marketing di un hotel. Immancabile invece il più grande centro commerciale della città che ovviamente si chiama The Darwin Shopping Centre e con gli ingressi decorati da vetrate con disegni di scimmie… “evoluzione della specie” dixit.
Nel pomeriggio mi aspetta un treno per raggiungere la costa ovest del Galles e risalirla. Attenzione: in questa tratta è importante capire la carrozza in cui salire perché ad un certo punto solo due proseguono per la costa. Ovviamente io mi sono sbagliato ma il controllore ha prontamente corretto il mio sbaglio.
La mia tappa è la piccola cittadina di Porthmadog e la ancor più piccola sua frazione di Tremadog a circa un chilometro che è composta da una chiesa e la sola piazza del mercato e che raggiungo sotto la mia solita pioggia della sera. Ottimo albergo e ancor meglio il ristorante che decido di sfruttare data la pioggia serale e data la lunga camminata che mi aspetta il giorno dopo.
Il settimo e ultimo giorno non mi riposo ma mi dedico alla visita del luogo da cui è partita la mia idea di viaggio in Galles. Mi aspetta una passeggiata di circa cinque chilometri sotto una leggera pioggerellina. Da Tremadog raggiungo la cittadina di Porthmadog, con il suo bel porto e la attraverso tutta. È rinomata come punto di ingresso dello Snowdonia National Park e per la stazione di arrivo della Ffestiniog Railway, la panoramica ferrovia a vapore. Ho la fortuna di veder arrivare proprio il suo caratteristico trenino pieno di turisti. Ma non è quella la mia meta.
Oltre la stazione si percorre la lunghissima Britannia Terrace che protegge la bellissima palude dalle acque dell’oceano. È un paradiso del birdwatching con uccelli di diverse specie. Molti si avventurano nei sentieri della palude che è un parco rinomato. Ma io proseguo per un’altra meta. Terminata la strada salgo in direzione di Minffordd ma poco prima di raggiungere il piccolo paese devio per un sentiero, aiutato da Google Map. Mi trovo in mezzo ai prati, spesso chiusi da cancelli per animali (potete aprirli per passare ma dovete richiuderli sempre).
Arrivo a un parcheggio e, finalmente, alla mia agognata meta: Portmeirion che è il villaggio della serie TV degli anni Sessanta “Il Prigioniero”, giusto epilogo per questa vacanza nella fantasia. Pur sotto la pioggia vi ritrovate come dentro a una televisione a rivivere quelle utopiche sequenze. Portmeirion nasce dalla fantasia dell’architetto Sir Cloug Williams-Ellis che voleva creare qualcosa che ricordasse i villaggi del Mediterraneo. Il paragone con i colori di Portofino, da lui sempre negato, balza agli occhi. Ma c’è qualcosa di più. Ogni palazzo è di design diverso come tanti frammenti di case che potrebbero sembrare non avere nulla di comune tra di loro eppure legano benissimo nel trionfo del kitsch. Semplicemente delizioso e, pur nella sfortuna della pioggia, la dea bendata mi regala una inaspettata parata di Lotus restaurate proprio come quelle che guidava Patrick McGoohan nel mitico telefilm, un momento chiave della cultura britannica che ha influenzato intere generazioni e molti artisti: dai Pink Floyd agli Iron Maiden. Ora posso urlare: “IO NON SONO UN NUMERO! IO SONO UN UOMO LIBERO!”. Ma riuscirò a uscirne malgrado i rover? Il villaggio è delizioso e, oltre alla citata serie, ha ispirato artisti del calibro di Noël Coward che qui scrisse “Spirito allegro”, dell’architetto Frank Lloyd-Wright che lo visitò spesso, dagli attori Gregory Peck e Ingrid Bergman e dal musicista Paul McCartney.
Troppo fantastico per essere reale. Mi tocca tornare indietro perché sei ore di treno mi riporteranno per l’ultima sera a Cardiff da dove il mattino seguente un volo mi riporta in Italia pieno di storie fantastiche nella testa.