A zonzo nel sud-est degli Stati Uniti

On the road lungo le strade della Georgia, Alabama, Tennessee, Kentucky, North Carolina e South Carolina
Scritto da: crazyhorse
a zonzo nel sud-est degli stati uniti
Partenza il: 14/02/2015
Ritorno il: 05/03/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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14 febbraio 2015

Ed eccoci qua, in partenza per un nuovo “on the road” attraverso gli spettacolari paesaggi targati USA… il nostro aereo decolla puntuale dall’aeroporto Marco Polo di Venezia e, dopo uno scalo a Roma Fiumicino, nel primo pomeriggio arriviamo all’aeroporto Hartsfield-Jackson di Atlanta.

GEORGIA… PEACH STATE

Transitiamo per la seconda volta in questo bellissimo aeroporto ed evitiamo la lunga trafila dei controlli, in quanto i nostri passaporti sono già registrati e perciò è bastato appoggiarli sul lettore ottico e… via all’avventura! Prendiamo lo shuttle che ci porta all’entrata della “MARTA”, il sistema metropolitano di Atlanta e, con solo 3$ a testa, arriviamo alla fermata Midtown, da dove, dopo un breve tratto di strada a piedi, giungiamo al nostro Georgia Tech Hotel & Conference Center. Preso finalmente possesso della camera e dopo una rilassante e meritatissima doccia, usciamo per mangiare un boccone. C’è tanto vento e freddo questa sera, ma notiamo che le avverse condizioni atmosferiche non spaventano le belle ragazze americane, le quali non esitano a passeggiare con scarpe dai tacchi vertiginosi portate rigorosamente senza calze e con dei vestitini svolazzanti……..d’altronde oggi è San Valentino, che da queste parti è una cosa seria, quindi si fa festa! Puntiamo verso l’Hard Rock Cafe a Downtown, ma il locale è strapieno e sulla strada del ritorno verso l’albergo optiamo per una discreta pizzeria, dopodiché, piuttosto stanchi, ci ritiriamo nelle nostre stanze per un profondo sonno ristoratore.

15 febbraio 2015

Sveglia alle otto questa mattina, fuori c’è un sole splendido, l’aria è frizzantina e c’è molto vento. Facciamo colazione nello Starbucks di fronte all’hotel e andiamo a visitare l’interessante “World of Coca-Cola”. Il museo è ben fatto, vale la pena girarlo e provare tutte le esperienze, vedere i complessi macchinari utilizzati per produrre la bibita, la sua fama nel mondo, il video sulla sua storia, gli assaggi, i racconti e, ovviamente, siamo usciti senza conoscere l’ingrediente segreto, custodito in un’enorme cassaforte! Di fronte al Museo della Coca-Cola ci sono l’acquario più grande del mondo e il Museo dei Diritti Civili. Attraversiamo il bellissimo e curatissimo Centennial Olympic Park, costruito in occasione delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e ci dirigiamo verso la sede della CNN, ubicata in un bell’edificio che al piano terra presenta un’ampia area con negozi e ristoranti, mentre gli studi televisivi dell’emittente americana si trovano ai piani superiori. Attorno a noi è presente una moltitudine di megaschermi che trasmettono programmi in diretta, notizie varie e le immancabili e dettagliatissime previsioni del tempo. Nelle vicinanze della CNN si trovano una bellissima ruota panoramica e la Philips Arena, dove giocano gli Atlanta Hawks, la squadra di basket NBA locale. Nel frattempo mangiamo un boccone veloce e ci dirigiamo verso lo Sweet Auburn Historic District, in quanto la prima parte del nostro viaggio è dedicata alla tristemente nota vicenda della segregazione razziale, quindi visiteremo i luoghi più significativi, che hanno visto l’inizio delle prime marce di protesta contro la sopraffazione della popolazione di colore. Il Martin Luther King Jr. National Historic Site si trova in Auburn Ave NE, cuore della cultura afroamericana. Raggiugiamo il sito dopo una bella camminata di circa mezz’ora da Downtown. Cerchiamo la Ebenezer Baptist Church, la famosa chiesa dove tutto ebbe inizio, in quanto qui M.L.K. padre e M.L.K. Jr. predicarono e piantarono il seme della libertà. La chiesa è stata restaurata, è bellissima, ci si può sedere e ascoltare la voce di M.L.K. Jr., tutto è rimasto immutato nel tempo. Le celebrazioni religiose ora si tengono nella nuova chiesa, che si trova dall’altra parte della strada. Sempre nell’area del sito storico si può visitare gratuitamente un interessantissimo museo, ricco di documenti, testimonianze e video originali che raccontano le drammatiche vicende della popolazione afroamericana, delle violenze che ha subito, delle lotte e delle marce, davvero un museo commovente e da non perdere. Arriviamo al King Center e ci troviamo dinanzi all’imponente e scenografica tomba in marmo bianco di Martin Luther King e della moglie Coretta Scott King., posizionata al centro di una lunga e stretta piscina a fianco della quale si dipana il Civil Rights Walk of Fame, un sentiero dedicato a coloro che hanno lottato per i diritti civili. Questo emozionante e storico quartiere comprende la bella casa dove il Premio Nobel nacque nel 1929 e dove la famiglia King visse dal 1926 al 1941. Infine, diamo un’occhiata dall’esterno alla Stazione nr. 6 dei Vigili del Fuoco, divenuta famosa per essere stato il primo esempio di integrazione razziale in città; qui infatti, per la prima volta, vennero assunte persone di colore. Questa visita ci è piaciuta molto e ce ne andiamo con la consapevolezza che qui si è svolta una pagina di storia importantissima, è stato bello averla respirata. Questa sera cena all’Hard Rock Cafe e poi a nanna.

16 febbraio 2015

Questa mattina la dedichiamo alla visita di Midtown, che comprende la vasta area del Georgia Institute of Technology, dove la maggior parte delle abitazioni sono riservate agli studenti; il tutto ci appare come una città nella città e notevole è la cura e la pulizia dei giardini, delle aiuole e dei marciapiedi. Ci dirigiamo verso Peach Street, ricca di negozi, locali e con un bel teatro, attraversiamo Downtown e dopo una lunga camminata raggiungiamo il Georgia State Capitol, stupendo edificio del XIX° secolo con un’imponente cupola dorata. Purtroppo però il Campidoglio è chiuso per una non meglio specificata emergenza, un vero peccato per noi che amiamo visitare le sedi governative delle capitali americane! Decidiamo quindi di tornare per pranzo all’interno dell’edificio della CNN, oggi c’è meno gente e possiamo goderci questo interessante ambiente. E’ arrivata l’ora di salutare la bella e storica Atlanta, ritiriamo i nostri bagagli in albergo e prendiamo la metro per recarci verso l’aeroporto, dove nell’area dedicata al noleggio auto ci aspetta, presso la Dollar, la nostra fiammante Chevrolet Equinox LT grigio scuro targata Pennsylvania JBV 4357. Sistemiamo le valigie nel bagagliaio, saliamo a bordo, controlliamo le miglia di partenza (8106) e via, la strada ci aspetta! Seguiamo le indicazioni per la I85 South accompagnati da una fastidiosa pioggia, meglio comunque della tempesta di neve che sta colpendo gli Stati più a nord, speriamo bene! Il viaggio è tranquillo, Giancarlo ha familiarizzato molto bene con la Chevrolet e io cerco di familiarizzare con la cartina geografica, perché ci piace viaggiare così, senza il navigatore.

ALABAMA… HEART OF DIXIE

Lungo la strada incontriamo il nostro primo confine di stato, infatti lasciamo la Georgia ed entriamo nella “sweet” Alabama; arriviamo a Montgomery, la capitale, verso le 17.15 ora locale, in quanto abbiamo attraversato un fuso orario e aver guadagnato un’ora ci fa molto piacere. Troviamo una sistemazione in un grazioso Confort Inn nei pressi della Exit 6 della Interstate, sistemiamo i bagagli e ci dirigiamo verso il downtown di Montgomery, purtroppo piove e la città sembra deserta. Andiamo a bere una birra in un locale dove suonano musica dal vivo nella zona detta “The Alley”, che presenta alcuni bar e ristoranti vicino al Riverfront, dopodiché ceniamo al Central, un bel ristorante dall’arredamento moderno e originale.

17 febbraio 2015

Dopo un’energica colazione torniamo in downtown a Montgomery, parcheggiamo vicino allo State Capitol e iniziamo la visita di questo candido e scenografico edificio, reso speciale dalla sua posizione urbanistica che ne esalta la bellezza da ogni punto di vista, anche se il migliore è l’ariosa Dexter Ave, che termina proprio ai piedi della scalinata dello State Capitol. La città invece sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti, quest’anno ricorre il Cinquantesimo anniversario della storica marcia di protesta ispirata da Martin Luther King e, in attesa dei visitatori, si sta decisamente rifacendo il trucco. Salutiamo il Campidoglio e con una bella passeggiata raggiungiamo Montgomery St., dove ha sede il Rosa Parks Museum, dedicato alla celebre attivista di colore del movimento per i diritti civili, famosa per aver rifiutato, nel 1955, di cedere il posto a sedere su un autobus ad un bianco, venendo così arrestata dalla polizia. Il fermo della sarta di Montgomery avrebbe in seguito scatenato una protesta storica, culminata con il boicottaggio dei mezzi pubblici da parte dei “colored”. Per la visita al museo ci uniamo ad un gruppo di persone non più giovanissime e questo ci appare subito come un privilegio, perché dalla loro palpabile emozione capiamo che hanno veramente vissuto il periodo della segregazione razziale. La mostra come sempre è ben fatta, c’è la ricostruzione dell’episodio dell’autobus e tante fotografie originali, ma ciò che attira maggiormente la nostra attenzione sono le belle persone intorno a noi, loro sono la storia. Usciti dal museo sotto un cielo terso e un sole limpidissimo, riprendiamo la nostra auto e ci dirigiamo verso Selma. Percorriamo la U.S. Route 80, storica strada che vide passare la famosa marcia di protesta degli afroamericani, che percorsero a piedi in quattro giorni gli 87 chilometri che separano Selma da Montgomery. L’arrivo a Selma è di forte impatto, all’ingresso della cittadina ci accoglie subito l’Edmund Pettus Bridge! Realizzato alla fine degli anni Trenta in calcestruzzo e acciaio, il manufatto è intitolato, ironia della sorte, al politico e militare Edmund Winston Pettus, legato in quegli anni al Ku Klux Klan. Proprio ai piedi di questo ponte, nel 1965, si diedero appuntamento più volte dapprima centinaia, poi migliaia di persone di tutte le età, neri, bianchi e di diverse fedi religiose, che volevano manifestare per il diritto di voto della popolazione di colore, ma il corteo, una volta oltrepassata la sommità del ponte, venne affrontato dalle forze dell’ordine e ne scaturirono violentissimi scontri in quella che oggi è ricordata come Bloody Sunday (Domenica di Sangue). Quel giorno, l’America scoprì ciò che stava accadendo nel sud del Paese e, finalmente, la marcia di protesta poté essere portata a compimento tra imponenti misure di sicurezza. Dopo aver parcheggiato la macchina attraversiamo più volte il ponte a piedi, un brivido scorre nelle nostre vene, proviamo a immedesimarci in quegli uomini coraggiosi e l’emozione prende il sopravvento. Ci siamo solo noi e per questo ce lo godiamo intensamente, pensare che qui tra 15 giorni verrà Barack Obama per celebrare l’anniversario, che peccato non esserci! Al di là del ponte c’è la nuova sede del “National Voting Rights Museum and Institute”, precedentemente ubicata in Water Ave, che noi visitiamo ricavandone nuove e forti sensazioni. Selma, con i suoi edifici dei primi del ‘900, è molto bella e originale, si respira veramente l’aria e l’atmosfera del sud, dove tutto è volutamente lasciato così com’è. Sono ormai le quattro del pomeriggio e il nostro viaggio deve continuare in direzione di Mobile, situata nel Sud-Ovest dell’Alabama. Come spesso accade preferiamo raggiungere la nostra meta lungo una strada secondaria, quindi percorriamo la 41 South che si rivela un tipico nastro d’asfalto che attraversa il “nulla”, dove però non mancano le suggestive e isolate chiese a presidio del territorio e al servizio della quasi invisibile comunità. In generale la zona appare piuttosto povera, lo si evince dal tipo di case, spesso trascurate, con delle vecchie automobili arrugginite in giardino. La strada che stiamo percorrendo è a due corsie e spesso la si vede in tutta la sua lunghezza, con quell’andatura a “onde” tipica delle strade americane. La luce è limpida e guardare fuori dai finestrini è di per sé uno spettacolo. Facciamo una sosta a metà strada nella sperduta Monroeville, mangiamo un boccone nel delizioso Courthouse Cafe e proseguiamo sulla 41 South, che poco dopo lascia il passo alla 21 South. Ormai si è fatto tardi e, per velocizzare il viaggio, ci immettiamo sulla I65 South, scegliendo come luogo per passare la notte la graziosa Fairhope, che si trova dalla parte opposta della baia rispetto a Mobile. Questa località è davvero carina, piena di addobbi per il carnevale molto simili alle nostre decorazioni natalizie, con file di luci che avvolgono gli alberi come l’edera, lunghe ghirlande ricolme di palline colorate, maschere appese alle terrazze e recinzioni delle case sulle quali campeggiano le sgargianti collane di plastica che caratterizzano i festeggiamenti in questo Stato e in Louisiana. Cena leggera in un accogliente localino e poi ci ritiriamo nel confortevole Hampton Inn.

18 febbraio 2015

Questa mattina sveglia alle 7.30, la giornata è splendida, la temperatura è fresca e il vento soffia allegramente. Facciamo la solita abbondante colazione e poi un giretto per le strade della carinissima Fairhope. Ci rimettiamo in marcia e, dopo aver imboccato la giusta direzione, ci dirigiamo verso Mobile, parcheggiamo l’auto nel Downtown e facciamo una passeggiata lungo la via principale, dove di solito sfilano le maschere durante il Mardi Gras, che si svolge proprio in questo periodo. Il vento che ci accompagna è pazzesco, d’altronde siamo sul golfo e l’oceano si fa sentire, ma la limpidezza del cielo e dell’aria è unica, i negozi sembrano tutti chiusi, non si riesce a vedere dentro, ma sono comunque muniti della tipica scritta al neon “OPEN” sulla porta, solo così si capisce se sono aperti o no! Mobile ricorda molto New Orleans grazie alle terrazze in ferro battuto e decorato delle case e alle facciate colorate, molto bella e caratteristica ci appare Dauphin Street. Non mancano ovviamente un paio di grattacieli dalla bella architettura e il famoso The Battle House Renaissance Mobile Hotel & Spa, con la sua scenografica lobby e la volta a cupola riccamente decorata. Dopo un meritato the bollente ripartiamo in direzione Tuscaloosa seguendo la 43 North. Ad un certo punto ci viene la strana idea di fare una piccola deviazione e, all’altezza di Jackson, imbocchiamo la 69 North che sulla cartina stradale sembra leggermente più lunga e che all’altezza di Linden si ricongiunge con la 43 North. Spinti dalla curiosità, sperimentiamo il significato di “infinito” che si prova nel percorrere certe strade americane, lunghissime, dritte ed affilate come la lama di un rasoio! Corriamo per chilometri e chilometri in mezzo ai boschi, incontriamo qualche mucca al pascolo e minuscoli centri abitati, la terra intorno a noi è di un bel colore rosso intenso. Ad un certo punto torniamo sulla 43 North e facciamo una pausa in un McDonald’s per rifocillarci. Attraversiamo Tuscaloosa senza fermarci e continuiamo in direzione Birmingham lungo la 20 East. Arriviamo verso le 18.30 e decidiamo di fermarci per la notte al La Quinta Inn, motel ubicato sulla I65 North in una di quelle vaste ed accoglienti aree di sosta molto utilizzate dagli americani per riposare durante i lunghi viaggi. Per cena scegliamo una Steakhouse nelle vicinanze del nostro alloggio, dove gustiamo un trancio di salmone veramente buono!

19 febbraio 2015

Questa mattina la sveglia suona alle 7.00, il sole splende alto nel cielo e dopo colazione andiamo nel downtown di Birmingham per visitare il Civil Rights Institute, ma arriviamo troppo presto, in quanto apre alle 10.00, così ne approfittiamo per fare una passeggiata in un parco vicino al museo. Da qui parte il Memorial Trail, un interessante percorso da seguire a piedi, dove si incontrano delle sculture che raccontano gli episodi salienti che hanno visto protagonisti gli esponenti del Movimento per i Diritti Civili. La città, durante gli anni delle dure lotte contro la segregazione razziale, fu protagonista di una lunga serie di attentati dinamitardi, che le valsero l’eloquente ed ironico soprannome di “Bombingham”; il 15 settembre 1963, le mani assassine di quattro membri del Ku Klus Klan furono colpevoli di una di queste esplosioni, che durante una funzione religiosa colpì la 16th Street Baptist Church, uccidendo quattro bambine di colore. Come sempre da queste parti, il Birmingham Civil Rights Institute si rivela un museo molto interessante e perfettamente organizzato. E con questa emozionante esperienza si conclude il nostro splendido tour attraverso la storia di questi luoghi meravigliosi, popolati da persone gentili e ospitali, che tanto hanno sofferto a causa della follia umana. Salutiamo Birmingham passando sotto la statua raffigurante il Dio Vulcano; questo manufatto in ghisa, considerato il più grande al mondo, venne costruito nei primi anni del Novecento dallo scultore italiano Giuseppe Moretti.

TENNESSEE… THE VOLUNTEER STATE

Entriamo nello Stato del Tennessee e la nostra prossima meta è la minuscola e incantevole Lynchburg, dove un detto popolare dice: “A Lynchburg ci si capita solo per due motivi, o perché hai sbagliato strada o per il Jack Daniel’s”… per noi, ovviamente, vale il secondo motivo! Percorriamo un tratto della I59 North per immetterci poco dopo sulla Hwy 231 North. All’altezza di Fayetteville si prosegue sulla 50 e in poco tempo ci si ritrova in questo paesino da favola, dove troviamo la nostra prima neve che dona al luogo un non so che di romantico. Entriamo subito nella distilleria e riusciamo ad unirci all’ultima visita guidata, che dura quasi due ore ed è accompagnata da un ragazzo che parla uno slang di non facile comprensione, ma la mostra è cosi ben fatta che riusciamo lo stesso a gustarcela. Visitiamo le varie strutture dove viene prodotto il whiskey, le vasche di fermentazione e di filtraggio attraverso il carbone, dove l’odore è intensissimo, vediamo la fonte d’acqua purissima scelta da Jasper Newton “Jack” Daniel per produrre il suo prezioso distillato. Al termine di questa bellissima sosta le nostre papille gustative vengono deliziate da tre diversi assaggi di Jack Daniel’s, precisamente il Gentleman Jack, il J.D. Honey e il famoso J.D. nr. 7. Ce ne andiamo a malincuore, ma prima acquistiamo nello Shopping Store una meravigliosa bottiglia di Jack Daniel’s Select. Riattraversiamo la scenografica “piazza” di Lynchburg, ammiriamo i suoi edifici storici in stile “Far West” perfettamente conservati e proseguiamo lungo la 231 North per raggiungere Hendersonville, dove ci fermiamo per la notte in un motel della catena Quality Inn. Nel frattempo la temperatura è scesa a 8 gradi Fahrenheit, cioè –13 gradi Celsius, le strade sono pulite e con i cumuli di neve ai lati, dalle automobili in sosta pendono piccole stalattiti di ghiaccio e gli alberi sembrano di cristallo, che atmosfera!

KENTUCKY… BLUEGRASS STATE: 20 febbraio 2015

Al nostro risveglio tutto è coperto dalla neve, facciamo colazione e partiamo per raggiungere Bowling Green, nel Kentucky. La cittadina è carina e vivace, con un bel downtown composto da edifici storici e superbe case che meritano una fotografia, rese ancora più candide dalla neve che le ammanta. Ci rimettiamo in viaggio e il paesaggio che scorre fuori dai finestrini ci emoziona, le dolci colline sono ricoperte dalla tanta neve caduta nei giorni scorsi, dicono sia un evento eccezionale da queste parti. Ma il tutto assume un aspetto molto poetico, comprese le lunghe staccionate di legno bianco che delimitano i terreni delle innumerevoli fattorie e i minuscoli cimiteri che ogni tanto appaiono sul ciglio della strada. Stiamo percorrendo la 65 North verso Bardstown, quando poco prima di Elisabethtown siamo attratti da un cartello che indica Glendale Historic Site, la curiosità è tanta e così imbocchiamo una bellissima strada che corre dritta in mezzo alla campagna, attraversiamo un isolato passaggio a livello e poco dopo entriamo in un paesino che ci proietta indietro nel tempo. Sembra di essere nel Far West, con tanto di saloon e ufficio dello sceriffo, che bello! Ampiamente soddisfatti della deviazione, ci rimettiamo in strada e in pochi minuti siamo a Bardstown. Vorremmo alloggiare nella storica Old Talbott Tavern, ma purtroppo le sole cinque stanze sono tutte occupate e la gentile ragazza alla reception ci consiglia un B&B proprio accanto alla taverna, il Jailer’s Inn, dove troviamo una stanza un po’ costosa, ma per questa location ne vale la pena, trattandosi di una dimora storica del 1819 arredata con mobili d’antiquariato, ma la vera chicca la scopriremo domani. Il benessere da questa parti sembra ben distribuito, Bardstown è molto curata e le vecchie dimore sono tutte magnificamente restaurate. Il tempo stringe, abbiamo attraversato un altro fuso orario che ci ha portato via un’ora e noi vogliamo andare a visitare le distillerie di Bourbon, grazie alle quali questa cittadina è considerata la capitale mondiale della produzione del prezioso nettare. Purtroppo chiudono quasi tutte alle quattro del pomeriggio, così proviamo alla Barton 1792 Distillery, ma l’ultimo tour è già iniziato, allora ci rechiamo nello shopping store e la simpatica signora che ci accoglie chiede se vogliamo degustare del Bourbon assieme ad altri due ospiti e noi, ovviamente, accettiamo; veniamo così deliziati da due ottimi assaggi e da un delicato cioccolatino. Ringraziamo per la calorosa accoglienza e ci dirigiamo verso la Willett Distillery, posizionata in cima ad una collina innevata, ma purtroppo è già chiusa. Giriamo velocemente la macchina e andiamo alla ricerca della Heaven Hill Distillery, arrivando proprio nel momento in cui i dipendenti della distilleria, terminata la giornata di lavoro, salgono sui loro enormi Pick-up e se ne vanno allegramente. Ci fermiamo dinanzi l’ingresso dello shopping store e notiamo con piacere che chiude alle cinque, questa volta siamo stati fortunati. La distilleria, molto grande, è distribuita in vari fabbricati di colore grigio un po’ inquietanti, poiché ricordano vagamente le baracche in cui venivano ammassati i reclusi nei campi di concentramento nazisti. Tralasciamo questo triste particolare e ci rinfranchiamo grazie alla bellezza dello Store, che ci accoglie con uno splendido soffitto formato da grosse travi a vista, ma anche qui scopriamo che le visite guidate sono terminate; fortunatamente, l’addetto al ricevimento percepisce il nostro dispiacere e allora chiede a un collega se c’era il tempo per farci fare alcuni assaggi e quest’ultimo, disponibilissimo, ci ha introdotti in una bella sala rotonda con il soffitto a cupola e un bancone di legno circolare attorniato dagli sgabelli. Anche qui degustiamo due assaggi di Bourbon e un ottimo cioccolatino, dopodiché acquistiamo una bottiglia di Bourbon Henry McKenna 10 Year Single Barrel. Usciamo dalla distilleria che c’è ancora abbastanza luce per fare un giro nel centro di Bardstown e, stranamente, sentiamo molto meno il freddo, chissà come mai?! Al termine della passeggiata torniamo al B&B per riscaldarci con un the nella nostra romantica camera e, dopo un meritato riposo, usciamo per la cena optando per il Café Primo, una pizzeria davvero molto buona dove il pizzaiolo, saputo probabilmente della nostra presenza dalla cameriera, viene al nostro tavolo e ci racconta che lui è emigrato da Sarajevo nel 1995 e poi, terminata la guerra nei Balcani, è stato raggiunto da tutta la famiglia. Nel frattempo si unisce alla conversazione anche la madre del pizzaiolo, la quale ci racconta della sua vita in America e in Bosnia, di quanto le piaceva fare shopping a Trieste, Monfalcone, Udine e Pordenone…..insomma, che dire, ancora una volta questo straordinario Paese ci riserva degli incontri a dir poco emozionanti! Dopo una scorpacciata di pizza ci vuole un buon Bourbon per concludere degnamente la serata, così andiamo al bar dell’Old Talbott Tavern dove troviamo anche una band che suona dal vivo.

21 febbraio 2015

Questa mattina Amanda, la receptionist del Jailer’s Inn, dopo la colazione ci fa visitare la prigione ospitata all’interno del B&B. La struttura penitenziaria è stata attiva fino al 1987, ci sono tre celle freddissime, una delle quali è anche disponibile come camera per chi volesse provare questa originale esperienza. Ma ormai è ora di andare, con questa piacevolissima sosta abbiamo chiuso anche il cerchio dei superalcolici, quindi prendiamo la 31E North che ci porterà direttamente a Louisville. Poco dopo vediamo sulla sinistra il “My Old Kentucky Dinner Train”, uno sfavillante treno rosso e grigio che ospita un rinomato ristorante, ma noi dobbiamo proseguire, questa mattina piove molto e la temperatura si è alzata di qualche grado. Arriviamo in prossimità di Louisville e sembra di entrare in un set cinematografico, la strada è ricca di locali e negozi ospitati in edifici di mattoni rossi, le case sono dipinte con colori vivaci e abbondano le insegne di tutti i tipi. Nel Downtown troviamo parcheggio vicino al Riverfront Plaza Belvedere, una bella e panoramica area pubblica nei pressi dell’Ohio River; inoltre, proprio in questa zona, il leggendario campione di boxe Muhammad Ali ha voluto che sorgesse il “Muhammad Ali Center”, museo e centro culturale dedicato alla sua vita e alle sue gesta, che purtroppo noi troviamo chiuso a causa dell’abbondante nevicata che ha investito la città. Andiamo a visitare il Louisville Slugger Museum & Factory, all’interno del quale si trova la famosa fabbrica di mazze da baseball Hillerich & Bradsby Co.; all’entrata del museo è presente un’altissima mazza da baseball appoggiata alla parete del bellissimo edificio in mattoni, all’interno del quale si sviluppa un’interessante dimostrazione inerente alla realizzazione delle mazze da baseball: dalla scelta del legno al taglio, dalla limatura alla levigatura, si rivela un lavoro di estrema precisione e un vero e proprio culto per gli abitanti di Louisville. Usciamo dal museo, ma le strade e i marciapiedi ancora coperti dalla neve che si sta sciogliendo non ci consentono una passeggiata agevole, così facciamo un ultimo giro della città in macchina e poi imbocchiamo la I64 East verso Frankfort, la capitale del Kentucky. Lungo la strada non si contano le splendide fattorie, con delle lunghissime e sinuose staccionate di legno scuro che contrasta magnificamente con la neve candida adagiata sopra. Arrivati nella piccola Frankfort ci dirigiamo immediatamente verso il New State Capitol Building, leggermente decentrato rispetto al Downtown, dove si trova l’Old State Capitol. Davanti ai nostri occhi si profila un edificio davvero imponente, bellissimo, dominante dall’alto di una collinetta e raggiungibile salendo una scalinata. Attorno al Campidoglio vediamo delle classiche e ben tenute case con il portico e un arioso viale con i lampioni in ferro battuto, che ci piace moltissimo. Il Downtown è davvero piccolo ma è molto originale, ancora una volta ci rendiamo conto che visitare queste città “minori” non ci stanca mai, poiché ognuna di esse possiede qualcosa di “Old America” che a noi fa impazzire. Soddisfatti della visita riprendiamo la I64 East e, lungo la strada, ci facciamo corrompere per l’ennesima volta dai cartelli stradali che indicano “Georgetown Historic Site”. Imbocchiamo quindi una solitaria strada di campagna e, dopo poche miglia, ci ritroviamo immersi in una nuova atmosfera da favola che questa cittadina ci regala. Ripartiamo in direzione di Lexington e, giunti in centro città, veniamo inghiottiti dal traffico, ci chiediamo come sia possibile e la risposta arriva presto: oggi è sabato e alla Rupp Arena va in scena la partita di basket Kentucky Wildcats vs Auburn Tigers! Usciamo da Downtown e troviamo alloggio al Marriott Residence Inn, un agglomerato di casette a due piani molto bello. Posiamo i bagagli in camera e torniamo in centro per mangiare un boccone in un pub, dopodiché ci ritiriamo nel nostro rifugio e guardiamo la partita di basket in televisione.

22 febbraio 2015

Salutiamo anche Lexington e riprendiamo la I64 East verso Ashland, in quanto abbiamo in programma di percorrere la US 23 South, altrimenti detta Country Music Highway, bellissima strada che si snoda placida nel mezzo di un paesaggio montano, con grandi distese di boschi e roccia molto scura. A Paintsville incrociamo il bell’edificio in legno chiaro che ospita lo “U.S. 23 Country Music Highway Museum”, dedicato alla musica country e ai suoi meravigliosi interpreti, omaggiati anche da numerosi pannelli che lungo la strada indicano i luoghi di nascita delle “star” di questo genere musicale amato in tutto il mondo. In particolare, l’indicazione che segnalava l’”Homeplace” della famosissima Loretta Lynn ha attirato la nostra attenzione, invogliandoci a imboccare una lunga strada “persa” in mezzo ai boschi e alla campagna, dove abbiamo attraversato minuscoli villaggi sospesi nel tempo, senza purtroppo riuscire a individuare la casa della cantante, ma va bene lo stesso, in quanto la deviazione ci è piaciuta moltissimo. Percorriamo ancora parecchie miglia in mezzo alla natura, dopodiché lasciamo il Kentucky, attraversiamo un breve tratto di West Virginia ed entriamo nuovamente in Tennessee.

TENNESSEE… THE VOLUNTEER STATE

Prendiamo la I81 West che ci porta direttamente a Knoxville, dove prendiamo alloggio nell’ottimo Crowne Plaza, in una camera con splendida vista sulla città. Abbiamo bisogno e voglia di sgranchirci le gambe, facciamo una lunga passeggiata in questa gradevole e vivace città e in Market Square ceniamo molto bene al Tupelo Honey Cafe.

23 febbraio 2015

Prendiamo la 441 East diretti verso le mitiche Great Smoky Mountains. Lungo il tragitto attraversiamo Pigeon Forge, un agglomerato urbano di edifici molto kitsch, ad uso e consumo dei turisti. Non si contano gli alberghi e i locali a tema, in stile Far West o a forma di King Kong, pupazzi di tutte le dimensioni, case rovesciate, parchi gioco, insomma un marasma generale che in piena stagione attira folle di turisti. Ci fermiamo per bere qualcosa in uno Starbucks e, appena scesi dalla macchina, veniamo avvicinati da un tizio che ci chiede se siamo italiani, dopodiché inizia a raccontarci di essere un padre missionario e che è stato per un periodo a Firenze… nel salutarci ci lascia un “santino” con l’immagine di Elvis Presley, affermando che è il suo “santo” preferito…..mah! Proseguiamo verso Gatlinburg e raggiungiamo il pannello che indica l’ingresso al Great Smoky Mountains National Park, dove il panorama cambia radicalmente e i boschi la fanno da padrone. Purtroppo non riusciamo a percorrere integralmente la 441, che taglia in due il Parco, in quanto è chiusa a causa della neve e del ghiaccio. Decidiamo allora di prendere la 321 East e poi la I40 South e usciamo all’indicazione della Maggie Valley. La strada è bella, è uscito il sole e fa quasi caldo, mentre prima nevischiava. Ora siamo sulla 19 South, la strada che attraversa la riserva indiana Cherokee, prosegue attraverso paesaggi di montagna impreziositi da un fiume sinuoso dove si pratica il rafting e ci conduce a Dahlonega, in Georgia.

GEORGIA… PEACH STATE

Arriviamo abbastanza presto in questa caratteristica cittadina universitaria, curata e con molti negozi di antiquariato, facciamo una bella passeggiata e mangiamo una pizza discreta da “Piazza”, poi a dormire al nostro motel Super 8.

24 febbraio 2015

Questa mattina, dopo qualche fotografia nel downtown innevato di Dahlonega, partiamo alla volta delle Amicalola Falls, che raggiungiamo dopo aver percorso con prudenza, a causa delle condizioni della strada, la 52 West. All’ingresso dell’Amicalola Falls State Park non c’è nessuno, come richiesto (in totale fiducia) da un cartello lasciamo cinque dollari in una cassetta ed entriamo. Arriviamo ad un parcheggio dove, all’interno della sola autovettura presente, c’è un signore al quale chiediamo quanto tempo ci vuole per raggiungere le cascate e, molto gentilmente, ci risponde che in dieci minuti di camminata ce la possiamo fare. Attraversiamo un ponticello di legno, l’atmosfera è magica, tutto è coperto da una spessa coltre di neve, non c’è segno di presenza umana, nessuna impronta se non le nostre, siamo gli unici! Saliamo attraverso il sentiero in mezzo al bosco e incontriamo le prime cascatelle dal suono dolce. Salendo ancora inizia un percorso lungo una solida scala di legno che a tratti è dotata di piccole terrazze panoramiche sulle cascate. Il rumore si fa sempre più intenso e la massa d’acqua aumenta. Ci fermiamo su un ponte che si affaccia orizzontalmente sulla cascata, alzando la testa si vede l’acqua che scende impetuosa molto vicina a noi. Dopo il ponte il percorso prosegue ancora in salita, un cartello minaccioso ci avvisa che mancano ancora 425 scalini e noi ce li facciamo tutti fino in cima. Arriviamo in un ampio spiazzo attrezzato con panchine e tavoli, la neve e la foschia rendono ovattato il paesaggio, da qui inizia il famoso Appalachian Trail, il sentiero lungo 3.500 chilometri che arriva fino al Mount Katahdin, nel Maine. Torniamo alla nostra macchina ancora esterrefatti per questa stupenda esperienza in solitaria, riprendiamo la 52 East verso Dahlonega e da qui imbocchiamo la 60 South e la I85 North per Greenville, in South Carolina.

SOUTH CAROLINA…..THE PALMETTO STATE

Ci ritroviamo subito sulla splendida Main Street, parcheggiamo l’auto e iniziamo la nostra passeggiata. Greenville è considerata, a ragion veduta, una delle città del Sud con il “downtown” più bello. Oltre ad essere davvero green, con molte e curatissime aiuole, è anche pulitissima, abbellita da diverse sculture e con una architettura dove antico e moderno creano una perfetta armonia. La zona delle cascate, in pieno centro cittadino, è spettacolare, l’acqua scorre all’interno di un armonioso giardino, dove il ricurvo e moderno Liberty Bridge permette di osservare le cascate dall’alto mentre lo si attraversa. Ripartiamo dopo questa gradevolissima sosta in direzione di Asheville, percorrendo la 25 North e la I26 North.

NORTH CAROLINA… TAR HEEL STATE

Asheville si presenta come una cittadina di montagna piuttosto interessante, troviamo una stanza nel decentrato Country Inn & Suites e ritorniamo in Downtown. Si nota subito la cura dei particolari in questa artistica località, nulla è lasciato al caso, molte sono le sculture distribuite nelle sue strade e perfino gli sportelli del bancomat sono camuffati con pannelli decorativi. Abitata da una folta comunità hippie, Asheville trasmette subito un senso di rilassatezza, i ragazzi vestono in maniera molto informale, i negozi e i locali seguono la stessa tendenza. Ceniamo al Tupelo Honey Cafe, dove facciamo conoscenza con un simpatico ragazzo di Portland che gira gli Stati Uniti in autobus alla ricerca di un luogo dove trasferirsi, in quanto nella sua città piove troppo! Incredibilmente, lo rivedremo di sfuggita qualche giorno dopo a Charleston!

25 febbraio 2015

La meta di oggi è Winston Salem, ci sono varie strade per raggiungerla, la I40 North da Asheville è la più rapida e, ovviamente, la meno interessante, quindi cerchiamo subito una deviazione. Prima di tutto vorremmo andare a visitare la Biltmore Estate, considerata la più grande residenza privata degli Stati Uniti, appartenente alla nota famiglia dei Vanderbilt. L’accesso all’area del maniero è maestoso e promette molto bene, ma purtroppo ci rendiamo subito conto che ci vorrebbero ore per visitarlo e non possiamo permetterci di sacrificare quasi un’intera giornata. Un po’ a malincuore ripartiamo, imbocchiamo la I40 North e, complice la bellissima giornata, ci prende il desiderio di deviare sulla 221 North per poi imboccare la Blue Ridge Parkway, ma all’inizio di questa strada panoramica una sbarra ci impedisce di proseguire a causa della neve e del ghiaccio, ma noi non ci scoraggiamo e riprendiamo la 221 North, che corre quasi parallela alla Blue Ridge Parkway ed è altrettanto bella e scenografica, con stupendi paesaggi montani e un’atmosfera che infonde pace e serenità. Questa zona è caratterizzata dalla coltivazione degli alberi di Natale, intere colline sono ricoperte da alberi di tutte le dimensioni disposti in file ordinatissime, con la neve che rende lo scenario ancora più spettacolare. Facciamo una sosta a Blowing Rock, delizioso paesino di montagna con dei motel in legno davvero carini. Arriviamo a Boone, dove ci fermiamo a fare una passeggiata. Qui c’è l’Università e, di conseguenza, ci sono molti studenti, quindi decidiamo di fare una pausa pranzo in un semplice locale gestito da ragazzi molto giovani, dove ci gustiamo un panino niente male. Risaliamo in macchina davvero rilassati, forse anche troppo, perché ora accade il “fattaccio”…..sbagliamo clamorosamente strada! Invece di prendere la 421 East la imbocchiamo verso North, ma come è possibile? Ebbene si, è possibile, l’autista si è fidato troppo della navigatrice che era convinta di essere sulla strada giusta! Quando ce ne accorgiamo è ormai troppo tardi per tornare indietro, così proseguiamo fino a Bristol, ci immettiamo sulla I81 North e poi sulla 58 East fino a incrociare la 21 South, che ci riporta finalmente sulla 421 East…..mai perdersi d’animo! Abbiamo fatto tanta strada in più, attraversando paesaggi bellissimi di quell’America assolutamente non turistica che a noi piace tanto, dove alle cinque del pomeriggio sono già tutti nelle loro intime e accoglienti case a godersi la serata. Con un paio d’ore di guida in più sul groppone arriviamo a Winston Salem e cerchiamo un posto per la notte, ma oggi non è proprio la nostra giornata fortunata, sembra sia tutto sold out e quindi, piuttosto provati, ci rimettiamo in strada verso Greensboro, dove finalmente troviamo un motel Quality Inn… nel frattempo la neve ha iniziato a scendere copiosa.

26 febbraio 2015

Questa mattina ci svegliamo ridendo, poiché una montagna di neve ha praticamente sotterrato la nostra Chevrolet! Dopo aver liberato l’auto ci dirigiamo verso Durham, per oggi niente deviazioni, anche perché c’è troppa neve sulle strade secondarie. In questa bella città universitaria, dove nel passato si produceva e commercializzava il tabacco, l’architettura predominante è costituita da grandi capannoni di mattoni scuri che le conferiscono un certo fascino; noi ci accontentiamo di girarla un po’ in macchina, oggi non è proprio possibile passeggiare, la neve e le pozzanghere sono ovunque. La tappa successiva è Chapel Hill, distante poche miglia da Durham e anch’essa sede di un importante complesso universitario. La città è elegante, con le sue belle case e una lunga Main Street ricca di negozi, vediamo tanti ragazzi in giro, in quanto oggi l’Università è chiusa a causa dell’abbondante nevicata della notte precedente. Ultima città che visitiamo del cosiddetto “Research Triangle” è Raleigh, che è anche la capitale dello Stato. Parcheggiamo vicino al Campidoglio, un gradevole edificio in stile neoclassico al quale dedichiamo una veloce visita, dopodiché ci concediamo una passeggiata e ripartiamo per raggiungere Manteo, un paesino ubicato a Roanoke Island, nelle vicinanze della costa atlantica. La strada che ci porta in questo luogo idilliaco è la 64 East, circondata da paesaggi solitari di terra e acqua, solcati da infiniti filari di pali in legno che sorreggono i cavi dell’energia elettrica. Giunti a Manteo, ormai in prossimità delle famose Outer Banks, prendiamo alloggio all’Elizabethan Inn, ceniamo con una buona pizza nel locale adiacente e ci rilassiamo con in sottofondo le meravigliose canzoni di Frank Sinatra.

27 febbraio 2015

Oggi è una splendida giornata di sole e la neve ormai è solo un ricordo, quindi rinfrancati andiamo a fare colazione al Front Porch Cafe, un delizioso localino con un bel portico dotato di sedie a dondolo, dove gustiamo un cappuccino e un muffin veramente buoni. Non vorremmo più andarcene da qui, ma la strada ci chiama, facciamo due passi in questa graziosissima località di mare che offre spettacolari panorami sull’oceano e riprendiamo la 64 East che ci porta all’altezza di Whalebone, nelle Outer Banks, dove imbocchiamo la 12 South. Ci accoglie il Cape Hatteras National Seashore, dove la strada corre lunga e diritta tra alte dune di sabbia a protezione dall’oceano e un’ampia laguna interna. Siamo soli, e intendiamo dire davvero soli, la nostra è l’unica auto che attraversa questo paesaggio surreale, dove incrociamo isolati villaggi con le abitazioni costruite su alte palafitte e le attività commerciali ancora chiuse, in quanto la stagione turistica inizierà ad aprile. Arriviamo ad Hatteras e un ferryboat ci traghetta, in un’ora e gratuitamente, a Ocracoke Island, dove sbarchiamo alle due del pomeriggio e apprendiamo che il ferry in collegamento tra quest’isola e Cedar Island partirà solamente tra due ore. Felici di questa notizia e piuttosto affamati, giriamo la macchina e cerchiamo un posto per pranzare. Ocracoke è piccolissima, una minuscola lingua di terra con molti caratteristici motel ancora chiusi, ma noi abbiamo la fortuna di gustarci un delizioso sandwich al Gaffer’s Sports Pub, un locale caratteristico con i tavoli da biliardo a creare un’atmosfera molto cinematografica. Laura è un po’ in apprensione, poiché non avendo prenotato teme di avere difficoltà a trovare posto sul traghetto. Così ci avviamo con largo anticipo verso l’imbarco, la nostra è l’unica vettura presente ma siamo convinti che gli altri passeggeri arriveranno con comodo. Facciamo due passi in zona per scattare qualche foto e, con grande sorpresa, notiamo due dolcissime foche adagiate su una piattaforma galleggiante che si stanno godendo i tiepidi raggi di sole. Nel frattempo il ferryboat è arrivato, ma di altre automobili oltre alla nostra non si vede ancora l’ombra, quindi saliamo a bordo e, incredibilmente soli, salpiamo per questa traversata di ben due ore alla modica cifra di 15 dollari! Il rilassante viaggio trascorre tra un sonnellino e un caffè che ci serviamo liberamente, il tutto esaltato da un meraviglioso tramonto che ci godiamo dalla prua della nave. Sbarchiamo quasi controvoglia, salutiamo l’equipaggio e via di nuovo sulla 12 South, ormai è l’imbrunire e il rosso fuoco del sole rende tutto più magico, le case con le lampade e le candele accese alle finestre, gli alberi illuminati da collane di luci dai mille colori, i pick-up parcheggiati in giardino, indescrivibile. Ancora un po’ di strada e siamo a Beaufort, cittadina costiera che ci incanta subito. Arriviamo in Front St, bella strada che si affaccia sul mare e il porticciolo, dove troviamo una camera al grazioso Inlet Inn, testando per l’ennesima volta la straordinaria gentilezza di questo popolo (la signora addetta alla reception ci propone due camere, una vista mare a 130 dollari e una vista cortile a 110 dollari, noi a malincuore scegliamo la seconda per risparmiare qualcosa, ma lei ci assegna ugualmente una bella stanza con terrazza di fronte all’oceano, informandoci di questo graditissimo “upgrade” solamente dopo aver completato la nostra procedura di registrazione). Depositati i bagagli usciamo per cenare e, dopo una breve passeggiata in Front St, ci imbattiamo nel Clawson’s 1905 Restaurant & Pub, dove mangiamo del pesce freschissimo.

28 febbraio 2015

Questa mattina, con un bel sole e una sostenuta brezza marina, ci dedichiamo all’esplorazione di Beaufort. Curata come tutti i luoghi fin qui visitati, fa bella mostra di sé grazie soprattutto alle magnifiche dimore del XVIII, XIX e XX secolo, perfettamente tenute e con elementi decorativi in legno a dir poco superbi. Inoltre, in ognuna di queste magioni è presente una targa che ne indica l’anno di costruzione e la famiglia di appartenenza. Ormai è giunta l’ora di salutare anche Beaufort, prendiamo la 24 South e dopo aver attraversato un lungo ponte arriviamo a Morehead City, ci limitiamo a darle un’occhiata dal finestrino e proseguiamo sulla nostra strada fino ad arrivare in prossimità di Jacksonville, dove imbocchiamo la 17 South che ci porta direttamente a Wilmington, parcheggiamo in downtown e via con la passeggiata esplorativa. La cittadina è molto vivace, oggi è sabato e c’è parecchia gente in giro. Visitiamo anche il bel “waterfront”, ma adesso la fame si fa sentire e così ci fiondiamo al The Fork ‘N’ Cork, un simpatico locale dove mangiamo un eccellente “Carolina Burger” accompagnato da fragranti sweet potato. Terminato il “pranzo” si riparte, seguiamo sempre la 17 South e, varcato il confine, raggiungiamo Georgetown, in South Carolina.

SOUTH CAROLINA… THE PALMETTO STATE

Questa località ci piace molto, poca gente in giro e il bellissimo Harborwalk in legno che regala meravigliose passeggiate sul lungofiume, dove le cicogne volano a filo d’acqua sperando di agguantare qualche pesce. Diamo un’occhiata anche allo storico downtown, con i suoi deliziosi edifici colorati e le belle case d’epoca, dopodiché si riparte, la mitica Charleston ci aspetta! Arriviamo al nostro motel, il Creekside Lands Inn, che nel frattempo avevamo prenotato online per il timore di non trovare una stanza libera, in quanto nei weekend la città è molto gettonata, scoprendo che questa struttura ricettiva si rivelerà la peggiore del nostro on the road, ma si sa, viaggiando “non organizzati” può capitare di imbattersi in luoghi non all’altezza e questo fa parte del gioco, a noi piace anche l’imprevisto che, di certo, non ci scoraggia. Mangiamo una discreta pizza da Angelo’s, un simpatico signore originario di Taranto che all’età di 51 anni è emigrato da queste parti e poi, con la piacevole conferma che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, andiamo a dormire visibilmente soddisfatti.

1 marzo 2015

Oggi la giornata è dedicata interamente a Charleston, purtroppo è iniziato a piovere intensamente e quindi ci rifugiamo momentaneamente in uno Starbucks, il tempo di bere un cappuccino e la pioggia si calma. Riusciamo a passeggiare per un po’, fino a quando un nuovo acquazzone ci sorprende e quindi, giunta ormai l’ora di pranzo, decidiamo di accomodarci al Magnolias, un locale consigliatoci da una signora del New Jersey che, sentendoci parlare per strada, ci ha avvicinati raccontandoci di essere un’insegnante di italiano che, ogni anno, viene in vacanza con il marito in Toscana! In questo ristorante molto frequentato, dove tra l’altro pranziamo bene, è assolutamente da provare il “grits”, una squisita polentina bianca. Ritentiamo l’ennesima passeggiata nella meteorologicamente capricciosa Charleston, ma quasi subito un nuovo acquazzone ci inzuppa dalla testa ai piedi, così ci ritiriamo in un altro Starbucks e passiamo parte del pomeriggio ad asciugare i panni! Finalmente, dopo un’oretta e mezza, il tempo migliora davvero e riusciamo a fare una strepitosa passeggiata, rimanendo incantati dalla maestosità e dallo sfarzo delle residenze d’epoca, una più affascinante dell’altra, immerse in giardini rigogliosi e con enormi porticati bianchissimi le cui colonne raggiungono il piano superiore. Siamo rapiti da tanta magnificenza e ci rendiamo conto del perché questa città è annoverata stabilmente tra le più belle al mondo. Non ci perdiamo alcuna stradina, dove spesso l’atmosfera è resa ancora più romantica dalla pavimentazione a ciottoli e dove, all’imbrunire, tutto viene avvolto da un alone di mistero e magia. E’ arrivata anche l’ora di cena e così ci accomodiamo al Monza, una gradevole pizzeria dedicata ai grandi piloti della F1 del passato. Si mangia bene e il locale è molto frequentato dalla bella gioventù di Charleston.

2 marzo 2015

Questa mattina il sole splende alto nel cielo e noi ci concediamo l’ultima visita alla città, iniziando dall’Historic Charleston City Market, realizzato nel 1790 e costituito da quattro blocchi di storici edifici disposti in fila, dove si trovano in vendita, principalmente, i prodotti dell’artigianato e della gastronomia locale. Altra immancabile passeggiata e purtroppo arriva l’ora di andare, Columbia, la capitale, ci aspetta e per raggiungerla percorriamo la Highway 61 West, detta anche Ashley River Road e famosa per la presenza, lungo il suo tragitto, di alcune storiche “Plantation”, tra le quali meritano una sosta Middleton Place, Magnolia Plantation e Drayton Hall. Questa bella strada ci conduce a Summerville , dove prendiamo la 26 West e in un’ora e mezza arriviamo a Columbia. Parcheggiamo sulla Main St nelle vicinanze dello State Capitol, un bell’edificio in stile neoclassico progettato dall’architetto di origine viennese John Rudolph Niernsee. Come sempre ci concediamo una visita al Campidoglio delle capitali che attraversiamo e, anche in questo caso, non delude le nostre aspettative, la sede governativa è impeccabile ed è circondata da un giardino curatissimo. Entriamo, svolgiamo i controlli di sicurezza e ci ritroviamo in una grande hall con i soffitti a volta e le colonne bianche, da dove partono due scalinate che conducono ai piani superiori, riccamente decorati con gusto, tanto da farci affermare che questo State Capitol è uno dei più belli e interessanti che abbiamo visto finora. Columbia è stata eletta una delle dieci città degli USA dove si vive meglio e, pur non sfoggiando elementi storici e architettonici di primaria importanza, risulta molto gradevole grazie alla grande cura e pulizia dei suoi spazi verdi e delle sue strade. Ripartiamo con il desiderio di immergerci nel cuore del South Carolina, fatto di immensi campi di cotone e della loro, purtroppo spesso, drammatica storia, perciò imbocchiamo la 321 South e veniamo generosamente esauditi. Le infinite distese di cotone rilassano gli occhi e la mente, ma ci emozioniamo al pensiero di quanto sia costato, tutto questo, in termini di vite umane, consolandoci comunque con la certezza che la tragica epopea dello schiavismo ci ha lasciato un patrimonio storico e architettonico di inestimabile valore. Una deviazione da questa iconica strada ci porta a Beaufort, dove per la notte scegliamo un Quality Inn alle porte del paese. Ceniamo bene al Breakwater Restaurant & Bar, nell’Historic Downtown, che serve piatti ricercati in un ambiente molto accogliente.

3 marzo 2015

Questa mattina colazione al Magnolia Bakery Cafe, un ambiente molto carino e originale con tanti articoli per il giardinaggio in vendita, oltre a saponi profumati, ciabatte, foulard e chi più ne ha più ne metta, ovviamente c’è anche la zona ristorazione, dove gustiamo due deliziose fette di torta accompagnate da due enormi e ottimi cappuccini. Beaufort è una cittadina davvero gradevole, con una lunga passeggiata lungo il fiume e una vista mozzafiato sullo scenografico Woods Memorial Bridge. Passeggiando in Bay St si incontrano numerosi negozi di vario genere, dall’antiquariato agli oggetti in stile marinaro, mentre l’Historic Downtown è ricco di residenze neoclassiche che poco hanno da invidiare a quelle di Charleston, immerse come sono in uno splendido scenario di enormi querce americane drappeggiate di tillandsia, fitti filari cadenti di muschio spagnolo che donano all’ambiente un aspetto, al contempo, romantico e tenebroso. E’ arrivata l’ora di ripartire, la 170 inizia proprio a Beaufort e ci porta direttamente alla nostra prossima meta, Savannah, dove cerchiamo subito una sistemazione. Troviamo una bella stanza al B Historic Hotels & Resorts, parcheggiamo l’auto nel garage dell’albergo e iniziamo a scoprire la città, che si rivela subito facilissima da girare, squadrata e molto ordinata. Abbondano le piazze immerse nel verde e i viali alberati, andiamo subito alla ricerca di Chippewa Square, famosa per aver ospitato la panchina resa celebre dal leggendario Forrest Gump, ma, con nostra amara sorpresa, scopriamo che è stata rimossa qualche anno fa e portata a Hollywood. Del “prezioso” cimelio non è presente alcuna indicazione circa la sua originaria collocazione, ma con un po’ di immaginazione e con l’aiuto di Google riusciamo a individuare con ottima approssimazione la posizione, attualmente occupata da un’aiuola delimitata da una catena. Si è fatta l’ora di pranzo e noi ci fiondiamo da Angel’s BBQ, un posto incredibile dove non ci saremmo mai fermati se non fosse così famoso in città. Assomiglia a un garage malandato ricolmo di cianfrusaglie, dove la pulizia non la fa da padrona, ma noi non ci facciamo intimorire e ordiniamo due “Pulled Pork” che il proprietario, un omone tatuato piuttosto “untuoso” ma con lo sguardo dolce, ci prepara con grande maestria. Dopo il primo morso capiamo il perché della sua fama, il panino è strepitoso! Continuiamo la nostra lunga passeggiata nella stupenda Savannah, ci godiamo la sua incredibile architettura, l’ombra dei suoi giardini curatissimi e il clima che, in questa stagione, è piacevolmente mite. Bellissima è Jones Street, una via residenziale tutta da fotografare. Da qui si giunge al Forsyth Park, dove un ampio viale alberato ci porta alla ottocentesca fontana circolare, splendida e zampillante, proseguendo si incontra un prato molto vasto dove gruppi di ragazzi giocano con il frisbee, a pallacanestro e a football americano, mentre tantissimi appassionati fanno footing. Camminiamo ancora per un paio d’ore, finché la stanchezza comincia a farsi sentire, così ci portiamo nella zona molto vivace e frequentata di City Market, dove sulla W. Bryan St. troviamo il Vinnie Van GoGo’s, una delle migliori pizzerie provate negli States fino ad ora, l’ambiente è veramente interessante e “friendly”, con un lungo bancone e gli sgabelli allineati davanti, dove una variegata fauna di persone gusta ottime pizze cotte nel forno a legna.

4 marzo 2015

Savannah merita ancora una bella passeggiata, il sole e il caldo non opprimente rendono le nostre ultime ore in città davvero deliziose. Le strade cominciano ad addobbarsi con bandiere e vessilli di ogni genere di colore verde, il 17 marzo si celebrerà il St. Patrick’s Day, famosissima festa di origine irlandese che coinvolgerà tutto il Paese. Arrivederci splendida Savannah, lo spirito on the road inesorabilmente ci chiama, percorriamo un tratto della 17 South detto Georgia Scenic Byways e, arrivati a Eulonia, ci fermiamo a pranzare all’Altman’s Restaurant, tipico locale che si incontra su queste strade, ospitato in un edificio isolato con le tende da sole scure e l’immancabile scritta al neon “OPEN”. Lungo la strada incrociamo due “Plantation” con i bufali al pascolo, proseguiamo e arriviamo nell’Old Town Historic District di Brunswick, interessante cittadina costiera con un bel teatro sulla Newcastle St., dove passeggiando incappiamo nella Pam Pam Cupcakes Bakery, uno spettacolo di negozio che ci proietta nella Georgia degli anni ’50, ci sono cupcakes di tutti i gusti e colori. Sembra un posto molto conosciuto, la proprietaria ci chiede di firmare il libro dei visitatori sul bancone, ci sono commenti e dediche di persone provenienti da tutto il mondo. Sosta ottima e fortunata! Il nostro viaggio purtroppo sta per finire, ormai ci dobbiamo avvicinare ad Atlanta, ma la nostra voglia di continuare fino all’ultimo ad esplorare questi luoghi magici ci porta sulla U.S. 341, per penetrare nel cuore dello Stato e curiosare ancora un po’. Incontriamo qualche piccolo centro abitato, il paesaggio è dominato da una fitta foresta di alberi destinati alla produzione di legname e non si contano i camion carichi di grossi tronchi. Il disboscamento sembra fatto con una certa logica, ci sono appezzamenti di terreno con alberi molto piccoli appena piantati e altri con alberi già pronti per essere abbattuti. Ad un certo punto imbocchiamo un tratto della U.S. 441 detto Golden Isles Parkway e continuiamo a girovagare, ma si sta facendo tardi e a Dublin troviamo il nostro ultimo motel del viaggio, un Days Inn dove il simpatico indiano alla reception ci dà la lieta notizia, questa notte dormiremo su letti con i materassi nuovi, wow!

5 marzo 2015

L’aeroporto di Atlanta ci aspetta, oggi non facciamo lunghe soste e deviazioni, nel pomeriggio riconsegniamo la nostra splendida e affidabile Chevrolet ma, come sempre accade, ci assale la nostalgia per dover salutare quella che è stata una vera e propria compagna di viaggio. Abbiamo percorso in totale 4315 miglia, che corrispondono a 6904 chilometri, attraversando sei Stati con temperature che oscillavano tra i -13 e i 16 gradi centigradi. Adesso è giunto il momento di tornare a casa, goodbye America!

Laura & Giancarlo

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A ZONZO NEL SUD-EST DEGLI STATI UNITI



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