Rotolando verso sud: una Pasqua all’insegna di cultura e bellezza nel Mezzogiorno d’Italia

Un giro alla scoperta del Barocco leccese e salentino e della città lucana e i suoi curiosi Sassi
Scritto da: Lurens55
rotolando verso sud: una pasqua all'insegna di cultura e bellezza nel mezzogiorno d'italia
Partenza il: 24/03/2016
Ritorno il: 29/03/2016
Viaggiatori: 2
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Vacanze Pasquali a Lecce e Salento con gita a Matera

  • Periodo: 24-29 Marzo 2016
  • Partecipanti: io e Franca

Prologo

Il Salento con il suo capoluogo, Lecce, è una delle tante mete ricche di arte che non bisogna mancare di visitare. Era da un po’ che ci stavamo pensando. Le vacanze di Pasqua dovrebbero essere un buon periodo per trascorrere qualche giorno nel sud dell’Italia, in particolare se ci sarà bel tempo. Confidiamo nella buona sorte. E dato che Matera (con i suoi famosi sassi) non è così lontana da Lecce sarà inclusa nel tour.

A metà gennaio si comperano i biglietti Ryanair Torino-Brindisi (460 € A/R), si prenota il B&B L’Antica Rimessa a Lecce (con booking, 5 notti con colazione 220€) e si prenota con rentalcars.it una Panda (190 € con copertura assicurativa totale). Quindi non resta che partire.

Diario di viaggio

Giovedì 24 marzo

salento 1

È arrivato il giorno della partenza. Le previsioni meteo a Lecce e dintorni non sono un granché. Ogni volta che le guardo sono diverse; il che significa che c’è molta incertezza e quindi può capitare di tutto. Comincia l’imbarco del volo. Si va un po’ per le lunghe e il volo parte con quasi mezz’ora di ritardo. A Torino c’è un bel sole e si respira aria di primavera. Il comandante informa che lungo la rotta ci sono turbolenze. Di lì a poco ce ne accorgiamo! L’aereo pianta degli scrolloni molto energici. Finalmente arriviamo a Brindisi con pochi minuti di ritardo.

Il cielo è grigio e fa molto più freddo che a Torino (13 °C).

Si ritira da Ecovia una Panda di un orribile colore marroncino chiaro e si parte verso Lecce con sosta all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, un antichissimo complesso monastico in fase di restauro da parte del FAI (ingresso libero, offerta “consigliata” a sostegno dei restauri 4€). Si procede poi fino al B&B L’Antica Rimessa. Accoglienza molto calorosa da parte di Alessandra e Alessandro (i giovani proprietari marito e moglie). Ci offrono te, caffè e biscotti mentre ci danno varie informazioni sulla città ed il Salento in generale. Prendiamo possesso della camera. Carina e sufficientemente spaziosa. Il bagno privato è molto grande. L’unico punto a sfavore è che non comunica direttamente con la camera e si accede dal corridoio.

Dopo aver sistemato i bagagli, partiamo a piedi per il centro (circa un quarto d’ora di camminata). Entriamo nel centro storico da Porta Napoli e passeggiamo per le caratteristiche strette stradine lastricate di pietra chiara. Tutti gli edifici sono costruiti con blocchi di pietra leccese e tufo di una bella tonalità chiara. Giriamo un po’ a casaccio e ci fermiamo in via Umberto I a chiacchierare con un artigiano che ha un atelier di oggetti di cartapesta e sculture di terracotta. Mi sa che torneremo per farci dare qualche informazione sulla lavorazione della cartapesta.

Girando per il centro passiamo di fronte a bellissimi edifici barocchi, all’anfiteatro romano e a numerosissime chiese tra cui una chiesa greca cattolica di rito bizantino. Verso le 18 c’è una funzione religiosa in corso. Ripassiamo verso le 20 e sta continuando (!?!). Abbiamo notato che è venuto buio molto più presto che da noi a Torino. In effetti la longitudine di Lecce è circa 10°30′ più a est e quindi tenuto conto che ogni grado corrisponde a 4 minuti, qui l’alba e il tramonto sono circa 40 minuti prima che a Torino. Si va a cena da Angiulino. Una trattoria di quelle “vere”, che dovrebbero essere protette dall’Unesco. Piatti semplici della tradizione ma pieni di sapore. Io ho mangiato una “banale” (si fa per dire) porzione di patate, carciofi, capperi e olive al forno letteralmente indimenticabile.

Satolli si torna al B&B. Chiacchierata con Ale&Ale e grappino e limoncello per scaldarci visto che siamo arrivati intirizziti dal freddo. Poi a riposare le stanche membra in camera. A me sta venendo il raffreddore. Sarà questo bel clima artico di Lecce? Il meteo di domani prevede bel tempo. Vedremo.

Venerdì 25 marzo

lecce

Ore 8: apro le persiane e il cielo è nuvoloso con qualche microscopico squarcio di azzurro e l’aria è tutt’altro che calda. Scendiamo a fare colazione dove assaggiamo il famoso pasticciotto leccese. Decisamente goloso. Verso le 10 usciamo diretti verso il centro. È abbastanza soleggiato, ma c’è un vento freddo molto parente della bora. Prima sosta da Angiulino per prenotare un tavolo per questa sera. Stavano pulendo una montagna di “rape”, specie di broccoletti che da noi non ho mai visto. Le assaggerò questa sera con le orecchiette. Poi in via Umberto I ci fermiamo all’atelier della cartapesta e ci facciamo spiegare le varie tecniche per realizzare oggetti con questo materiale. Una chiacchierata molto interessante.

Visitiamo all’interno la Chiesa di Santa Croce e poi proseguiamo la passeggiata fino a piazza Sant’Oronzo dove ci fermiamo un po’ a prendere poco sole e tanto vento prima di proseguire per il Duomo. Oggi piazza Duomo con il sole mette in risalto tutto il suo splendore. L’esterno del Duomo è un capolavoro. L’interno invece non mi è piaciuto. Troppo orpelloso. Con la modica spesa di 1€ siamo entrati nel chiostro del Museo Diocesano dove al centro c’è un bellissimo pozzo.

Proseguiamo il nostro giro andando al Museo Faggiano (ingr. 3€). Un piccolo museo privato, non citato dalla Lonely, ma che merita assolutamente la visita.

La signora alla biglietteria ci racconta che il museo era fino a non tanti anni fa un piccolo esercizio commerciale, poi è diventato una abitazione fino a quando non si è reso necessario spaccare il pavimento per sostituire il collettore fognario. Quando hanno cominciato la demolizione hanno trovato svariati strati di pavimenti fino ad arrivare a incontrare un pavimento molto antico (pare di epoca messapica – V sec. a.C.). Da lì l’idea di ampliare l’opera di demolizione che ha riportato alla luce muri medievali, pozzi, cunicoli di epoca romana, ecc. Un po’ come per l’esercito di terracotta di Xi’an scoperto grazie ai lavori di scavo di un pozzo. Un museo molto interessante.

Nel frattempo si è fatta l’una passata e l’idea di mangiare una succulenta puccia si fa strada. Chiediamo consiglio ad una ragazza che ci spiega come arrivare da 9cento nei pressi del Duomo. Un ottimo suggerimento. Ottima sia la puccia con friarielli e salsiccia sia quella con mozzarella di bufala; cotte al momento (7€ l’una).

Soddisfatto il bisogno alimentare, oziamo un po’ su una panchina al sole nel vano tentativo di scaldarci le ossa e poi andiamo a visitare il Castello Carlo V. Alla biglietteria ci dicono che buona parte del Castello non è accessibile a causa dei lavori di restauro. Purtroppo è chiuso pure il museo della cartapesta situato nel sotterraneo. Andiamo ugualmente (biglietto ridotto 4€, intero 5€), ma è un po’ una delusione. Non c’è nessun arredo, saloni completamente spogli. Ben meglio il museo Faggiano.

Usciti dal castello girovaghiamo a caso per i vicoli perdendoci volutamente. Ogni tanto girato un angolo si trova qualcosa di interessante; un edificio, un portone, una balconata, una piazzetta e così via. A forza di girare a caso ci ritroviamo al Duomo da cui raggiungiamo i giardini (niente di speciale) e poi in camera per riposare un po’. A cena da Angiulino con “orecchiette e rape” e “ciciri e tria” (minestra densa di ceci e lasagnette di pasta in parte lesse e in parte fritte) insuperabili. Ho preso le cicorie (cioé tarassaco) saltato in padella con le olive ed era buonissimo pure questo. E dire che, di suo, il tarassaco non è proprio una prelibatezza. Da Angiulino fanno miracoli in cucina! Lunga passeggiata digestiva e poi in camera un po’ provati dalla quindicina di km a piedi fatti oggi.

Sabato 26 marzo

matera

Sveglia sul presto. Cielo nuvoloso, aria fredda. Colazione veloce e poi partenza per Matera (circa 200 km). Alla partenza il termometro segna 11 °C. C’è pochissimo traffico e alle 10.40 siamo al parcheggio dell’autostazione (50 cent l’ora). E fa freddo pure qui (12 °C). A piedi raggiungiamo piazza Vittorio Veneto dove c’è un punto informazioni turistiche che propone tour accompagnati. Il tour più breve al Sasso Caveoso costa 15€, il tour più lungo che comprende anche il sasso Barisano costa 20€. Valutati i tempi prendiamo quello breve che parte alle 12.30 e il sasso Barisano ce lo giriamo a piedi da soli con la cartina.

Il centro storico di Matera (cioé i Sassi) è molto suggestivo. Un ammasso di case scavate nel tufo una sopra l’altra abbarbicate sulle pareti di un profondo vallone con un labirinto di stradine acciottolate a gradini. Alle 12.30 siamo partiti con la guida per la visita del rione Sasso Caveoso dove siamo andati a vedere alcuni ambienti scavati dentro la roccia tra cui una casa che è stata abitata fin verso il 1960 e oggi adibita a micro museo. I vari vani scavati nella profondità della tenera pietra calcarea sono stati arredati con i mobili realmente usati da chi ci viveva. Uno dei vani era la stalla in cui venivano tenuti galline, un asino e una pecora. Sembra inconcepibile che in anni abbastanza recenti potessero ancora vivere delle persone in condizioni così misere e in stretta promiscuità con gli animali. Era stato necessario un intervento governativo per spostare la gente da queste grotte in case popolari. Il giro è durato circa 2:15h e si è concluso con una degustazione di prodotti tipici lucani tra cui i peperoni cruschi (croccanti) e le melanzane rosse.

Purtroppo il cielo nuvoloso con un po’ di pioggerella e la temperatura piuttosto fredda hanno reso la visita meno piacevole. Non ci siamo nemmeno fermati per vedere i Sassi in notturna a siamo tornati a Lecce per cena. Dato che da Angiulino non c’era posto siamo andati da “Li Spilusi” ad Arnesano. Una buona trattoria dove abbiamo assaggiato le cicorie con puré di fave. Poi in piazza Oronzo da Alvino per un pasticciotto e caffè.

Domenica 27 marzo

gallipoli

È Pasqua ed è entrata in vigore l’ora legale. Così per abituarci gradualmente ce la prendiamo comoda. Il cielo anche questa mattina è piuttosto nuvoloso e fa freddo. Indomiti partiamo per Soleto, uno dei paesi della cosiddetta Grecia Salentina, dove c’è l’antichissima chiesa di Santo Stefano. Quando arriviamo davanti a questa microscopica chiesa la troviamo chiusa con un biglietto sulla porta che invita a chiamare il numero 333 845 1218 per prenotare la visita guidata.

Peccato non l’avessi trovato prima sul web. Chiamo, dico che siamo di passaggio e chiedo se è possibile visitarla. Purtroppo la guida non può fino al pomeriggio, ma visto che abita di fronte scende ad aprircela giusto una decina di minuti per vedere gli affreschi interni restaurati. Bellissimi. Sarebbe stato senza dubbio interessante ascoltare la storia di questa chiesa e di come si sia mantenuta per secoli l’identità della minoranza etnica greca in Puglia.

Il nostro giro prosegue con sosta a Galatina dove c’è la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Da fuori ha un aspetto modesto, ma dentro è un vero capolavoro di affreschi. All’interno c’era un cerbero odioso che girava impedendo di fare foto con la macchina fotografica (si possono fare col telefono). Ma dato che trovo un arbitrio intollerabile impedire di fotografare una chiesa, sono riuscito a farne diverse lo stesso. Nelle chiese ci sono molte colonne dietro cui nascondersi.

Tappa successiva Gallipoli. Per strada non c’è quasi anima viva, ma quando arriviamo in prossimità di Gallipoli c’è il mondo. Imbocchiamo la strada che fa il giro del promontorio sperando di trovare parcheggio, ma è tutto riservato ai residenti (e in ogni caso non c’è un posto libero). Riusciamo però a parcheggiare a pagamento (1.50 €/h) appena fuori dal centro. Giruliamo per le vie interne, ma non c’è molto da vedere. Giusto il Duomo e un paio di chiese. È una cittadina molto turistica, ma anche trasandata. Passeggiando per le viuzze abbiamo visto molte case malandate. Dopo 3 ore l’avevamo girata in lungo e in largo così siamo partiti con l’idea di percorrere la strada costiera verso nord e fermarci a prendere un po’ di sole, visto che finalmente si è rasserenato (c’è comunque il vento freddo). Ci fermiamo in una delle località balneari indicate come “di pregio” sulla guida, ma la costa è rocciosa e potrebbe sedersi solo un fachiro, perché piena di piccoli spuntoni. Che fare? Abbiamo ancora più di 3 ore prima di cena. A pochi km c’è Nardò di cui la Lonely parla bene. E in effetti ha ragione. C’è una piazza (p.za Salandra) molto caratteristica e ci sono anche alcune chiese molto belle. Avendo ancora un po’ di tempo da far passare ed essendoci nella piazza dei tavolini del Caffè Parisi al sole ci sediamo un po’ ad oziare. Il suddetto caffè è bello, ha ottime brioche e gelati ed è super-economico. Un caffè, una brioche e una coppa di ottimo gelato artigianale seduti al tavolo 4.40€. Se si passa per Nardò una sosta in questo Caffè è d’obbligo.

Il sole è tramontato dietro una delle innumerevoli chiese e quindi ripartiamo per Porto Cesareo dove ci hanno suggerito di andare per mangiare il pesce. Arriviamo verso le 19 e c’è una quantità incredibile di gente e auto. Dopo vari giri finalmente troviamo un buco dove mollare la macchina e iniziamo la ricerca di un ristorante. Dopo un breve giro ci fermiamo da Almanegra. Buono, senza meritare però elogi particolari. Pesce fresco. Prezzi onesti. Mi ha stupito il fatto che nel fritto di paranza i pesci non fossero eviscerati. Giro per mandare giù la cena e poi rientro al B&B.

Lunedì 28 marzo

otranto

Pasquetta. Contrariamente alla tradizione che in questa giornata piove, il tempo sembra promettere bene. Colazione veloce e poi si parte. Prima tappa Martano. Non c’è nulla ma è uno dei maggiori centri della Grecia Salentina. Poi direttamente a Otranto dove arriviamo in tarda mattinata insieme ad una quantità di gente da far paura. Riusciamo comunque a parcheggiare in un’area a pagamento vicino al centro (1.50€/h). Andiamo direttamente alla Cattedrale che chiude a mezzogiorno. Un vero e proprio capolavoro! Il pavimento è tutto un mosaico realizzato più di mille anni fa e conservato molto bene. Anche la cripta sottostante è pregevole. Giruliamo con qualche difficoltà per le stradine invase da turisti. Un altro monumento interessante è la chiesa bizantina di San Pietro che abbiamo potuto vedere solo da fuori, perché chiusa, così come il Castello Aragonese. Probabilmente quest’ultimo non sarebbe comunque stato molto interessante perché ci hanno detto che non contiene arredi ed è prevalentemente vuoto. Dopo 3 ore, Otranto l’abbiamo girata in lungo e in largo e quindi ci siamo diretti a sud lungo la costa (rocciosa e alta). Nel frattempo è uscito un bel sole caldo (l’aria è sempre fresca).

Arriviamo a Santa Cesarea Terme dove c’è un grosso parcheggio (teoricamente a pagamento, ma tutte le macchinette dei ticket erano spente e quindi in realtà gratuito). Ci sistemiamo al sole per circa un’ora e poi comincia a rannuvolarsi e a fare freddo. A pochi km di distanza c’è il giardino botanico di Giuggianello che pare sia particolarmente interessante. Riuscire a raggiungerlo è stata un’impresa perché il navigatore faceva casino. Ad un certo punto mi fa infilare una pista ciclabile. Decido quindi di non dargli più retta e vado a naso fino a quando trovo un’indicazione e nel giro di poco arriviamo. Il biglietto costa 6€ e francamente per quello che offre mi sembra proprio troppo, tant’è che non essendoci controlli entriamo gratis. Probabilmente nel momento di massima fioritura la visita vale di più la pena. Oggi di fiori ce n’erano pochissimi. Il sole sta tramontando e si avvicina l’ora di cena. Nel pomeriggio avevamo visto una pubblicità di una trattoria a Porto Badisco specializzata in ricci e frutti di mare. Partiamo fiduciosi, ma ci sono diverse strade chiuse per lavori e di nuove aperte, così dopo un po’ il navigatore va in palla. Giriamo un po’ a vuoto e poi finalmente imbocchiamo una strada conosciuta dal TomTom che ci porta a Porto Badisco alla trattoria vista prima. È molto ruspante, persino un po’ grezza, ma ha dei bei ricci di mare nelle vasca con l’acqua corrente e quindi belli freschi (40 cent. ogni riccio). La cucina, a vista, è drammaticamente spenta, ma il proprietario dice di non preoccuparci. Arriva la cameriera e le dico che vorremmo mangiare della pasta con i ricci e chiedo se possono cucinarla, visto che non c’è nel menù che ci ha dato. No problem. La fanno cucinare dal ristorante attiguo. Per ingannare l’attesa ci facciamo preparare un frittino di pescetti niente male. Neanche 15 minuti e arriva il cameriere del ristorante di fronte con due abbondanti piatti di pasta ai ricci (forniti questi dalla trattoria). Un esempio di “cooperative business”.

Il viaggio di ritorno a Lecce è da incubo. Un traffico che procede per lunghi tratti a passo d’uomo in strade piene di cantieri. Finalmente si arriva e per consolarci che la vacanza è finita andiamo da Alvino a prenderci un dolce. Poi in camera a fare le valigie. Domani si torna. È stata una vacanza molto piacevole. Peccato solo per il cielo nuvoloso e la bassa temperatura per gran parte del tempo.

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