Gubbio da Guinness
Arriviamo a destinazione con una pioggerellina fina ma insistente. La città brulica di gente ed è difficile trovare parcheggio. Piazza 40 Martiri, dove sono stati allestiti i tipici mercatini di Natale, però ci fa la sorpresa. L’unico posto libero. Nostro.
Dopo un doveroso pranzo a base del prodotto tipico umbro, l’immancabile tartufo, inizia il nostro tour per l’uggiosa Gubbio.
Ciò che ci ha spinto in questo nostro primo viaggio dell’anno è stata principalmente la curiosità di vedere dal vivo l’albero da Guinness che ogni anno viene allestito sul Monte Ingino e che illumina le notti eugadine durante le festività natalizie, ma ci accorgiamo ben presto che tutta la città risente particolarmente dello spirito festoso.
In questa giornata di pioggia, però, l’immagine che ci appare davanti sembra quasi surreale: pian piano il Monte viene inghiottito delle nuvole che con lui si porta via anche la nostra speranza di vedere l’albero.
Le nostre prime tappe sono la Chiesa di San Giovanni, meglio conosciuta come Chiesa di Don Matteo, e subito ci sentiamo catapultati sul set della famosa fiction della rai; poi la Chiesa di San Francesco, a cui accediamo attraverso la Porta Santa, allestita in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia indetto per il 2016; e per finire, puntiamo dritto al Teatro romano che fa capolino fuori dal centro storico, risalente a fine del I secolo a.c.
Gubbio non è famosa solo per l’albero di Natale più grande del mondo, ma anche per i suoi due presepi a grandezza naturale. Il primo che diciamo di visitare si trova nel quartiere San Martino, lungo la Via del Capitano del Popolo, Via Ondedei, Via Lazzarelli, Via del Loggione e vicoletti limitrofi.
Per strada, si assiste a scene di vita quotidiane tramite le statue del presepe intente nei loro mestieri: c’è il macellaio, il falegname, le donne al lavatoio, il fornaio. Un vero e proprio quartiere che porta il visitatore nell’epoca di Gesù Cristo. Il presepe si snoda anche in Via del Fiume, lungo il torrente Camignano e si conclude con una toccante natività.
L’altro presepe famoso di Gubbio è quello vivente che viene allestito nel quartiere di San Pietro, una laterale di Corso Garibaldi, che purtroppo, per via della pioggia, capiamo che oggi non verrà svolto, ma normalmente anima i sabati e le domeniche pomeriggio dalle 17.30 alle 19.30, nonché i giorni di festa, come il 25-26 dicembre e il 1-6 gennaio. In prossimità della Chiesa di Piazza San Pietro ci accontentiamo di ammirare un’altra natività.
Passiamo ora all’aspetto più divertente del nostro soggiorno umbro. Ci dedichiamo a due tradizioni popolari molto caratteristiche, che non ci vogliamo perdere neanche con il tempo avverso.
La fontane più famosa di Gubbio è la fontana del Bargello, che è soprannominata la “fontana dei matti”, perché qui si compie un rito a cui noi non potevamo sottrarci, essendo noi dei “matti”: abbiamo ottenuto la cittadinanza onoraria da “matto di Gubbio” facendo per tre volte il giro della fontana di corsa e acquistando la nostra “patente da matto” presso un vicino negozio di souvenir.
La seconda tradizione ha valenza religiosa: ad una estremità di Corso Garibaldi è posta la statua del patrono, Sant’Ubaldo. Sotto la statua c’è un anello. La tradizione vuole che il visitatore che intende farsi aiutare dal santo ad esaudire un desiderio, deve esprimerlo inserendo un dito nell’anello e poi iniziare a percorrere tutto il corso senza mai parlare e dando le spalle alle statua, senza mai voltarsi a guardare la statua. Ovviamente non potevamo non provarci. Alla fine della via ci siamo messi a ridere, ma ce l’abbiamo fatta !!
A questo punto ci dedichiamo a ciò per cui realmente siamo venuti fin qui: vedere il famoso albero che con centinaia di luci colorate veglia su Gubbio appena tramonta il sole. E’ così che con la macchina ci spostiamo e raggiungiamo Via Beniamino Ubaldi, nella parte più bassa della città. Da qui si gode della visuale migliore per fotografare l’albero, che purtroppo questa sera riusciamo a vedere solo così.
Nonostante sperassimo di poterlo ammirare in tutta la sua maestosità, la sua particolarità ci ha colpiti anche con la maggior parte dell’avvolta nella nebbia.
Tornado verso il nostro hotel ci tuffiamo in Piazza Grande, dove si affacciano il Palazzo dei Consoli e il Palazzo Pretorio, nonché un grande albero addobbato e la pista da pattinaggio, oggi chiusa a causa del cattivo tempo. Buona notte Gubbio.
Il giorno successivo, ci scegliamo con il rumore delle pioggia che ancora non si decideva ad abbandonarci. Pertanto rinunciamo all’idea di gironzolare ancora per i vicoli e ci dirigiamo in macchina alla Basilica di Sant’Ubaldo, che si trova fuori il centro storico, sul Monte Ingino. Ci si può arrivare in funicolare, oggi ovviamente chiusa, o a piedi, oggi ovviamente improponibile, o in macchina, oggi sicuramente la scelta migliore.
La strada è avvolta da un misto di nebbia e pioggia, ma ne vale veramente la pena.
Il panorama che si gode dal quassù è indescrivibile e anche la chiesa dedicata al santo patrono di è un vero gioiello. Si accede in basilica attraverso un chiostro che trasmette pace e tranquillità.
All’interno, spicca il corpo mummificato di Sant Ubaldo nei pressi dell’altare; e sul lato destro invece sono esposti i famosi i Ceri. Una delle manifestazioni religiose più particolari in cui sono protagonisti i cittadini di Gubbio è proprio la Festa dei Ceri, che si celebra ogni anno il 15 maggio. In questa giornata, dedicata a Sant’Ubaldo, tutta la popolazione si riunisce per innalzare in Piazza Grande i tre Ceri di devozione: a Sant’ Ubaldo, il cero giallo, a San Giorgio, il cero blu, e a Sant’Antonio, il cero nero. Questi tre ceri vengono prelevati dalla Basilica in cui sono esposti durante tutto l’anno, poi innalzati in Piazza Grande con le statue dei tre santi poste all’estremità del cero, e poi riportati a spalla fino alla Basilica di Sant’Ubaldo.
Mentre risaliamo in macchina per lasciare definitivamente Gubbio, ci riproponiamo di tornare, un giorno, in questa splendida città medioevale proprio per poter assistere a questa particolare festa popolare.