Portogallo compulsivo
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Premesse
Per una volta niente aereo, si parte in macchina direttamente da casa, come chi aveva la nostra età qualche anno prima di noi. Vogliamo vedere l’effetto che fa.
Dove
Destinazione Portogallo (la spunta su Danimarca e Sicilia anche se è il più distante), percorso da nord a sud, attraversando di slancio Francia e Spagna.
Chi
Con me ci sono Uccio, Teo (a fine vacanza Gregory White Truffle House) e FF (Willy Giacobbo), compagni di corso all’università (cioè 3 anni fa); le vacanze sono un’ottima scusa per rivedersi di tanto in tanto. Tutti architetti 27-28enni.
Quando
Domenica 31 luglio – domenica 14 agosto. Uccio, che ha una fidanzata ed una tesi a casa che lo aspettano, rientra in aereo da Lisbona il 9 agosto.
Organizzazione
Tutto fai da te. L’obiettivo di partire in macchina, oltre al malsano pensiero che possa essere divertente macinare km on the road, è quello di avere la massima flessibilità. L’unico punto fermo è il volo di Uccio il 9 da Lisbona. Partiamo con un bozzone di viaggio in testa, un po’ di racconti di Tpc stampati, guide Lp e Tci, indicazioni su mete architettoniche papabili; andremo “a braccio”, decidendo sul momento o poco prima che fare e dove andare. L’idea è di cercare dove dormire di giorno in giorno, in base alla piega che prende il nostro giro. Alla partenza le uniche notti prenotate sono quella a Bilbao e le 3 a Lisbona.
Costi
Tutto sommato contenuti. Messi in conto 1000-1300 a testa, siamo stati sui 1000, tutto incluso: ci piace. Come al solito scegliamo ostelli, bungalow, appartamentini, un paio di alberghi economici. Mangiare fuori è poco costoso (in posti alla buona mediamente 10€, difficile superare i 15), spesso cuciniamo da soli risparmiando ulteriormente. Le altre spese turistiche come ingressi o trasporti sono oneste. Insomma non possiamo lamentarci.
Viaggio
Alla fine saranno oltre 5.500 km, all’odore di gasolio (stillicidio ininterrotto dal filtro per tutta la vacanza) ed all’insegna dell’afa (condizionatore kaput il secondo giorno) ma senza reali inconvenienti: la 206 sw 1.8 diesel di Matteo tiene botta efficientemente. Viaggio di andata più soft, con tappe principali ad Avignone e Bilbao, tragitto che si è rivelato intenso ma non eccessivamente pesante. I km quotidiani si sono ridotti nella decina di giorni trascorsi in Portogallo, mentre il ritorno in un paio di giorni con cameo a Cordoba è stato notevole (cioè pesante) ma a fine vacanza ci stava.
Itinerario (in breve)
Il nostro giro è riassumibile a grandi linee con queste tappe principali, più o meno volanti. Francia: Avignone, Carcassonne; Spagna: San Sebastian, Bilbao, Burgos, Leon; Portogallo: valle del Douro, Oporto, Coimbra, Tomar, Batahla, Lisbona, Sintra, Evora, Sagres (spiagge), Lagos, Faro; Spagna: Cordoba.
Itinerario
Portogallo compulsivo, perché per un itinerario del genere in 15 giorni non potrebbe essere altrimenti. A noi è piaciuto così, a costo di vedere alcune cose di sfuggita (ma che altrimenti chissà quando) e di riposarci non durante, ma dopo, questa vacanza.
31 luglio: Alba – Carcassonne (Avignone)
Raduno a casa di Matteo, carichiamo la 206, ci sta tutto, nessuno viaggerà col trolley in braccio ed è già un buon inizio. Alle 9.30 circa siamo in partenza. È domenica 31 luglio, bollino nero: sconfiniamo per il Colle della Maddalena, sulle Alpi del cuneese, evitando la Liguria, che si suppone intasata dal traffico, e la Torino-Bardonecchia, a rischio no-tav. Siamo ad Avignone nel primo pomeriggio. Parcheggio interrato fuori le mura, trascorriamo un paio di ore in città. Carina, turistica, affollata ma senza eccessi; bianca. Piena di ragazzi che pubblicizzano spettacoli teatrali nelle maniere più assurde: divertenti. Non c’è tempo né particolare interesse a visitare monumenti, per cui visto il centro ci rimettiamo in macchina. Notte a Carcassonne, dove arriviamo intorno alle 21.
1 agosto: Carcassonne – Bilbao (San Sebastian)
Veloce salto mattutino alla cittadina medievale (sono l’unico a non averla mai vista): dentro è piena di botteghe e localini per turisti, ma non è male, soprattutto a quest’ora in cui non è ancora troppo affollata. A metà mattina ci rimettiamo in auto ed in qualche ora siamo a San Sebastian, località di mare tra Francia e Spagna. Pausa con giro sulla spiaggia imballata di gente, peccato aver lasciato i costumi in macchina, vabbè; due ore scarse di cazzeggio e via verso Bilbao. L’impatto è strano, molti quartieri residenziali nuovissimi e relativamente poca gente in giro. Per il momento non ci convince.
2 agosto: Bilbao-Braganca (Burgos, Leon)
Dritti filati al Guggenheim, che è poi il motivo per cui siamo qui. Nessuno di noi è un particolare fan di Gehry, però…, edificio notevole. L’impatto visivo è pazzesco, apprezziamo molto. Visitiamo il museo guardando più la scatola che il contenuto, usciamo e gli giriamo attorno fotografandolo ininterrottamente, del resto il soggetto invita. Il cielo è nuvolo, chissà com’è quando gli batte addosso il sole. In ogni caso, ci piace. E’ tempo di rimetterci in viaggio, e del resto per quanto visto al volo Bilbao non sembra aver molto altro di davvero interessante da offrire. Nel primo pomeriggio siamo in macchina per avvicinarci al Portogallo. Lungo la strada ci sarebbero due cantine (siamo nella regione vinicola spagnola di La Roja), sempre di Gehry una e di Calatrava l’altra, e la città di Burgos con la sua cattedrale gotica. Sazi di architettura contemporanea puntiamo su Burgos, dove sostiamo un paio d’ore. Parcheggiamo appena fuori dal centro ed andiamo dritti alla piazza della Cattedrale, molto bella. Giro attorno per vederne l’esterno, visitiamo gli interni (oggi gratis, bene), quindi soddisfatti via in macchina verso Leon, con l’intenzione di passarci la notte. Immaginiamo (non abbiamo una guida sulla Spagna) una città industriale, quando arriviamo lì è tardo pomeriggio ma ci accorgiamo che è una bella cittadina, per cui facciamo un rapido giro in centro che è animato e interessante: ci piace. Anche qua una bella cattedrale gotica; il tutto alla luce del tramonto è particolarmente piacevole. Niente male, non ce lo aspettavamo. Siamo piuttosto in forma, quindi decidiamo di raggiungere il Portogallo già in serata. Puntiamo sulla semisconosciuta cittadina di Braganca, appena oltre il confine. Percorriamo la tratta Leon-Braganca su strade via via più desolate e deserte (tipo che incontri una macchina ogni 20′). Il trasferimento è vivacizzato da una pattuglia che ci ferma per chiederci se abbiamo droga, da una famiglia di cinghiali papà mamma e 3 cuccioli che ci attraversano la strada dopo averci pensato un po’, e da una tappa per vedere il cielo stellatissimo (architetti dal cuore tenero) che è il contrappasso positivo di trovarci in mezzo al nulla a quell’ora. Sconfiniamo e siamo a Braganca verso mezzanotte.
3 agosto: Braganca-Porto (valle del Douro)
Veloce giro del minuscolo centro storico di Braganca, già che siamo qua. Quindi via verso la valle del Douro (dove ci sono i vitigni del Porto), saltando a piè pari i siti rupestri della zona, che poco o nulla ci interessano. Puntiamo su Pinhao, indicato come il centro in cui inizia la coltivazione estensiva delle viti. Nel tragitto Braganca-Pinhao si incrina definitivamente il nostro rapporto con il navigatore satellitare (da ora sarà amore-odio), ed impariamo che in Portogallo dovremo abituarci ai “desvio” (deviazione, nel qual caso seguire i cartelli gialli). Il paesaggio lungo il tragitto non è mozzafiato in toto, ma ci sono geometriche coltivazioni di ulivi che fanno la loro bella figura. Siamo a Pinhao a metà giornata, il paesello è piccolo e bruttino, ma intorno a noi è un trionfo di colline coperte di viti che scendono verso il fiume Douro, che qui è ormai bello largo e suggestivo. C’è un gran bel sole e tutto quanto messo insieme fa un bell’effetto. FF e Teo pranzano a base di trippa (ci saranno 35°) in una taverna verace, dopodichè ci mettiamo in macchina seguendo il corso del fiume e godendoci il panorama notevole. In realtà già dopo pochi km decidiamo di fare una sosta per visitare una cantina: a casaccio finiamo da Sandeman, che scopriremo poi essere un produttore commercialissimo e di notevoli dimensioni (a Porto la sua pubblicità è ossessiva). Scaliamo la collina lungo una strada Sandemancelebrativa tra le viti, quindi visita della cantina con degustazione finale. Ne usciamo alticci, contenti e con bottiglie di vino che non avevamo intenzione di comprare, ma al quinto assaggio di porto sei più propenso all’acquisto di quanto immaginavi. Uccio, che non ha degustato, ci riporta a valle, dove continuiamo a costeggiare il Douro verso Porto (meta della serata); la strada tra Pinhao e Peso da Regua è molto bella. Deviamo per Lamego, per vedere (dall’alto) la lunga e imponente scalinata che collega il centro cittadino alla chiesa che lo sovrasta; apprezziamo ma senza eccessi, più impegnati a smaltire la mezza sbornia, accentuata peraltro alla strada tutta curve. Ripartiamo verso Porto, dove arriviamo dopo le 10. Trovare un albergo all’ultimo non è stato facile. Puntata alla Ribeira e prima di andare a dormire approfittiamo dell’ora tarda e del traffico scarso per un veloce giro di Porto by night in macchina. Quindi lasciamo la 206 in un parcheggio interrato in centro (il conto sarà di 12-15 euro per circa 20 ore, più che onesto).
4 agosto: Porto-Sao Jacinto
Porto, come Lisbona, non è una città pianeggiante. Quindi scorci ma anche fatica. Diamo tregua ai nostri culi squadrati dal tanto viaggiare in auto e ci sgranchiamo arrancando sui vari saliscendi del centro città seguendo l’itinerario a piedi della Lonely Planet. Come noi, tutti gli altri possessori di Lp, per un visibile effetto mandria: muuu! In ogni caso, partiamo dalla vista della città dall’alto della Torre dos Clerigos. Curiosità: il parapetto del belvedere ha la balaustra esattamente ad altezza occhi, quindi servono contorsioni varie per vedere il panorama; in compenso, tra un pilastrino e l’altro, c’è uno spazio abbastanza grande per farci passare comodamente un bambino di 4 anni. Scena: papà “tesoro stai attenta ai bimbi che non finiscano tra i buchi del parapetto”; mamma “eh lo so, devo stare attenta anche per me chè ci passo anche io lì in mezzo!; papà: “tu ci passi fino alla testa, ma poi ti incastri con il naso”. Fino a Porto non si era visto un italiano ed in effetti mi mancavano (senza ironia).
Proseguiamo il giro, entriamo nella chiesa di Sao Francisco (interni curiosi per la mole delle decorazioni), attraversiamo il quartiere turistico della Ribeira (bello) e percorrendo il ponte siamo a Vila Nova de Gaia. L’usanza turistica vorrebbe che qui si degustasse il porto in almeno una delle tante cantine presenti (in effetti ci sono solo quelle), ma abbiamo già dato. In compenso il panorama sul centro di Porto, dall’altra parte del fiume, non è affatto male. Torniamo dal lato giusto del Douro, quindi metropolitana per la Casa da Musica: non mi piace. Si fa tardi, quindi recuperiamo la 206 e ci dirigiamo verso sud, direzione Aveiro. A malincuore saltiamo la città di Braga e la Tea House di Alvaro Siza a Boa Nova (meta da architetti), ma i tempi sono davvero strettissimi.
5 agosto: Sao Jacinto – Nazarè (Aveiro, Coimbra, Tomar, Fatima)
Perdiamo un paio d’ore per vedere lo sconosciuto e perdibilissimo campus universitario di Aveiro, quindi ripartiamo ed in tarda mattinata parcheggiamo in strada a Coimbra a ridosso del centro. In un paio d’ore facciamo un rapido giro, visitando la famosa biblioteca universitaria: ci piace. Apprezzo molto anche la vecchia Sé (cattedrale), peccato per le auto che le girano attorno. Coimbra in due ore è piuttosto tirata, ma non si può fare altrimenti quindi partiamo alla volta di Tomar, dove si trova uno dei tre famosi monasteri della zona (gli altri sono a Batahla e Alcobaca). La strada per raggiungerla è snervante (limiti bassi per tratti lunghissimi), ma ne vale la pena: il monastero, sull’altura che sovrasta il centro della cittadina, è davvero bello ed articolato: ci piace. Verso le 19 ci rimettiamo in macchina in direzione Nazarè, sull’oceano, per la notte. Lungo il tragitto facciamo una breve sosta a Fatima.
6 agosto: Nazarè-Lisbona (Batahla, Peniche, Sintra)
Ci svegliamo con un cielo stracoperto, quindi le intenzioni di passare un paio d’ore sulla spiaggia di Nazarè svaniscono per cause di forza maggiore. Facciamo solo un giro in auto del paesello, che è un mix di tipiche case bianche e palazzi anni ’70: senza infamia e senza lode. Puntiamo su Batahla, per vedere il relativo monastero. E’ l’opposto di Tomar: se questo dominava il paese ed era una (bellissima) accozzaglia frutto di rimaneggiamenti e modifiche attuate nel tempo, con un numero indefinito di chiostri, il monastero di Batahla è nel centro pianeggiante della cittadina, ha dimensioni molto più ridotte ed un impianto unitario (due soli chiostri), cui fa eccezione solamente la parte delle Cappelle Incomplete (non finite). Apprezziamo, anche e forse soprattutto per le differenze rispetto a quanto visto il giorno precedente: niente effetto dejavù. Un paio d’ore dopo il nostro arrivo ripartiamo in direzione Peniche, paesino sulla costa; in realtà il tempo continua ad essere brutto con nuvole ed ogni tanto un po’ di pioggia. Peniche è imballato di gente nonostante il maltempo, c’è una sorta di festa patronale ed è molto turistico. Impieghiamo un’ora a parcheggiare, facciamo un rapido giretto del paese (senza infamia e senza lode, come Nazarè), mangiamo pesce e via in direzione Sintra. Qui troviamo il maltempo peggiore della vacanza, nebbiazza così, pioggia, non si vede nulla, ci perdiamo in auto, ci perdiamo a piedi, tanti saluti, ci dirigiamo verso Lisbona. L’ostello si rivela in ottima posizione (Chiado), il traffico non è caotico (sono le 20 di un sabato pomeriggio); parcheggiamo la 206 in un parcheggio interrato (90 euro circa per 60 ore: non pochi). Trascorriamo la serata tra i locali del Barrio Alto, pieni di gente, ci piace.
7 agosto: Lisbona
Oggi ci dedichiamo al centro di Lisbona, girando molto a piedi sfruttando il bel sole. Girovaghiamo per l’Alfama, visitiamo la cattedrale, ci godiamo la vista da alcuni belvedere (miradouro): fantastico, mi piace davvero. A inizio pomeriggio scendiamo verso la Baixa (in meno di 3 giorni ci passeremo almeno dieci volte), dedicandoci in successione a: Elevador de Santa Justa (ennesimo bel panorama in cima), Hard Rock, Ginjinha (bugigattolo dove servono questo tipico liquore alla ciliegia), risalita all’Alfama e ritorno con il celebre tram 28 (nota: abbiamo fatto il biglietto a bordo, 3 euro circa a tratta; facendo il giornaliero della metro, come abbiamo fatto il giorno successivo, credo sia incluso). La sera svacchiamo in ostello, molto soddisfatti della giornata.
8 agosto: Lisbona
Anche oggi un bel sole: bene. Raggiungiamo in metro la zona dell’Expo, dove tra le altre cose ci sono un paio di edifici famosi di Siza (padiglione portoghese) e Calatrava (stazione ferroviaria). Trascorriamo un paio d’ore girovagando per il quartiere, ma in effetti visti quelli il resto mi lascia abbastanza indifferente anche se non mi dispiace essere venuto a dare un’occhiata. A fine mattinata ritorniamo in centro a Lisbona, qui prendiamo un bus in direzione Belem, dove ci limitiamo ad un giro attorno al Mosteiro dos Jeronimos, ad una capatina all’affollato cafè famoso per i tipici dolcetti, ad un salto al Centro Cultural opera del nostro Gregotti (mah). Siamo un po’ fiacchi ed il caldo non aiuta; il quartiere comunque non mi impressiona più di tanto. Un paio di settimane dopo scoprirò che a Belem esiste la Torre di Belem, simbolo di Lisbona (!). Ci trasciniamo alla fermata dei bus, ne prendiamo uno a caso che non va dove pensiamo ma così attraversiamo i quartieri interni tra Belem ed il centro: ci piacciono. Ritrovata la bussola torniamo in centro dove ci dividiamo: Uccio e FF vanno a vedere lo stadio, io e Teo giriamo di nuovo un po’ tra Chiado e Baixa, passando davanti alla casa natale di Pessoa. Anche stasera svacchiamo in ostello. La stanchezza di tutto sto girovagare inizia a farsi sentire.
9 agosto: Lisbona-Odeceixe (Cascais, Sintra, Evora)
Sveglia presto, recuperiamo la 206 ed alle 6.30 siamo all’aeroporto dove Uccio abbandonerà la combriccola. Baci ed abbracci, ci rivedremo a Torino cinque giorni dopo. Puntiamo la 206 verso la cittadina balneare di Cascais, dove arriviamo alle 8. A quest’ora è semideserta. Sonnecchiamo in spiaggia un’oretta, quindi facciamo due passi scoprendo che ci sono i team che disputano la Coppa America (credo per gli allenamenti, non me ne intendo). Passeggiatina per il porto, FF fraternizza con uno della security e finiscono a cantare coretti pro Del Piero, quindi ripartiamo in direzione Sintra: oggi c’è il sole, vogliamo riprovarci. Per la cronaca Cascais è carina, ha un’aria un po’ fighetta demodè ma ci piace.
Arriviamo a Sintra con un bel sole, stavolta dritti alla meta senza perderci nella nebbia, attorno a noi c’è un delirio di gente. Trascorriamo qui un’oretta abbondante, limitandoci ad un giro da fuori del Paco Real e desistendo dall’idea di salire al Castelo dos Mouros visto che il traffico è in tilt per la quantità di gente ed a piedi salire fin lassù non è cosa (pigri). Impressione personale su Sintra: troppo turistica, non fa per me (almeno non con tutto questo casino); FF e Teo invece hanno apprezzato molto. Siamo di nuovo in macchina e addentrandoci verso l’interno nel primo pomeriggio siamo ad Evora. E’ un forno. Lasciamo l’auto appena fuori le mura, e sfidiamo il caldo boccheggiando per il centro storico semivuoto. Prima giriamo a caso per i vicoli di questa cittadina con le case bianche e le cornici di porte e finestre gialle, quindi puntiamo verso la cattedrale e il vicino tempio romano. Siamo qui da un paio d’ore ma è tempo di andare, destinazione Odeceixe, in Algarve. Quando raggiungiamo la macchina il termometro segna 48°. Non saranno davvero così tanti, ma in tutto il resto della vacanza non ha praticamente mai superato i 40°. Il tragitto in macchina, lungo strade secondarie, ci porta attraverso i bei paesaggi dell’Alentejo, quasi selvaggi e sicuramente poco battuti: suggestivi. In serata siamo ad Odeceixe (non so ancora come si pronunci), paesino per surfisti a ridosso dell’Atlantico in cui capitiamo un po’ per caso, non avendo trovato da dormire altrove. E’ un paese raccolto, poco turistico, ma vivace nel suo piccolo e frequentato più che altro da Portoghesi: ci piace.
10 agosto: Odeceixe-Sagres (Praia de Vale Figueira, Praia do Amado, Cabo de Sao Vicente)
Finalmente ci aspettano 2-3 giorni di svacco balneare. Lasciando Odeceixe passiamo senza fermarci per la spiaggia omonima (sembra carina) e puntiamo direttamente verso praia de Vale Figueira. Un po’ scomoda da raggiungere, con la strada che diventa via via più malridotta e l’ultimo tratto sterrato da percorrere ai 10 all’ora se non vogliamo sfasciare la 206, è una bella spiaggiona con tanta gente ma tutt’altro che affollata viste le dimensioni e la posizione defilata. Ci buttiamo al sole per qualche ora, che poi vero sole non è visto che sull’acqua c’è foschia ed il cielo è a tratti velato; in ogni caso i raggi picchiano forte. E’ una spiaggia per surfisti, che infatti sono tantissimi in acqua; ciò non toglie comunque che per sopravvivere al caldo si possa fare un tuffo veloce (acqua gelida) anche senza muta, e così facciamo. Poi ci spostiamo verso praia do Amado, fermandoci per acquisti in un negozio di surf a Carrapaceira. Il clima di questo tratto di costa è davvero bello, è meta appunto di surfer (alcuni col Bulli VW, per intenderci, secondo i migliori clichè), ci piace. Arriviamo alla praia verso le 5, è molto bella anche se più affollata, e sembra più adatta alla balneazione anche se i surfisti pure qui non mancano. Svacchiamo un’oretta ancora cotti dal troppo sole che ci ha picchiato in testa nelle ore precedenti. Quindi ripartiamo alla volta della vicina Sagres dove dormiremo. Scaricati i bagagli ci dirigiamo a Cabo de Sao Vicente per vedere il faro, le famose scogliere e un gran bel tramonto insieme a qualche centinaio di altre persone. Pare che molti vengano a godersi il tramonto qui (l’oceano è ad ovest quindi la scena è quella da disegnino col mezzo sole appoggiato sull’acqua) dopo una giornata nelle spiagge vicine, portandosi anche qualcosa da sgranocchiare e bere per un aperitivo panoramico svaccati sulla scogliera. Bello. La sera cena fuori e mondanità, Teo oggi ne fa 28.
11 agosto: Sagres-Luz (Praia Beliche)
Abbiamo imparato la lezione ed iniziamo la giornata comprando un paio di ombrelloni per non farci cuocere il cervello dal sole, quindi raggiungiamo la praia di Beliche appena fuori dal centro di Sagres. Anche questa molto bella. Passiamo la giornata a sonnecchiare, a fuggire dalla marea che pian piano invade una bella parte di spiaggia, a goderci lo spettacolo delle ondone che si infrangono a riva, con parecchia gente che le sfida divertendosi molto; l’acqua è fredda ma meno gelida di ieri. L’idea sarebbe quella di spostarci altrove a metà giornata, ma in fondo perchè? Stiamo bene qui. Verso le 18 risaliamo in macchina in direzione Luz, alle porte di Lagos, per passare la notte.
12 agosto: Luz-Cordoba (Praia de Dona Ana, Lagos, Faro)
Ultimo giorno in Portogallo. Si pensava di trascorrere qualche ora nella celeberrima praia de Dona Ana di Lagos, ma ci sono 2 scottati su 3 quindi passiamo solo a darle un’occhiata: in effetti è bella, diversa da quelle già viste perchè più raccolta ma allo stesso tempo più turistica ed affollata (tutt’altro che un carnaio, comunque). Quello che notiamo è che, come ci avevano detto, da Lagos in poi (verso est) il caos aumenta ed i luoghi diventano più turistici; la cosa si ripercuote sull’edificato: Odeceixe era un paesello raccolto e di casette, qua a ridosso di praia de Dona Ana non mancano palazzoni da località balneare turistica, e così pare essere fino a Faro. Detto questo, basta spiaggia quindi vista la già citata praia ci dirigiamo a Lagos. Parcheggio multipiano appena fuori le mura, trascorriamo qua qualche ora passeggiando, facendo gli ultimi acquisti e scrivendo cartoline. Città turistica ma carina. Nel primo pomeriggio siamo di nuovo on the road, direzione Faro, dove trascorriamo un’oretta nel bel centro storico (per il resto non sembra avere nulla da offrire). Saluti al Portogallo, ci mettiamo in macchina per iniziare il lungo viaggio di ritorno. La meta di giornata è Cordoba, dove arriviamo in serata. Giretto attorno alla cattedrale by night (bellissima), ci imbattiamo anche nei minuti finali di una spettacolo popolare di flamenco, quindi a nanna.
13 agosto: Cordoba-Montpellier
Alle 8.30 siamo davanti alla cattedrale; l’ingresso fino alle 10 oggi è gratuito (non so se tutti i giorni). In un’oretta visitiamo quest’edificio davvero notevole, alle 10 siamo in macchina pronti a partire. Maciniamo km, toccando Valencia e lambendo Barcellona, sconfiniamo in Francia, puntando su Beziers dove abbiamo intenzione di trascorrere la notte. Qui c’è il festival di non si sa cosa, tutto esaurito, siamo in macchina da 12 ore e siamo alle cozze, puntiamo verso Montpellier dove chissà se troveremmo qualcosa ma è tardi quindi tagliamo la testa al toro e prima ancora di raggiungerla ci fermiamo a riposare qualche ora in autogrill. Esperienza nuova per tutti, in fondo è folkloristico e quindi ci adeguiamo.
14 agosto: Montpellier-Alba
Alle 6 ci rimettiamo in viaggio, siamo dei rottami e non vediamo l’ora di arrivare a casa. Alle 12 siamo da Matteo, soddisfatti e sfiancati: ora può iniziare la nostra settimana di vacanza per riprenderci dalla vacanza.