Tutto sui Parchi del Sudafrica

Kruger, Imfolozi, Wetland: qualche consiglio pratico
Scritto da: drlove
tutto sui parchi del sudafrica
Partenza il: 20/01/2011
Ritorno il: 08/02/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Il nostro viaggio in Sudafrica è iniziato da dove molti lo finiscono, da quell’incredibile parco che è il Kruger. Considerato che si tratta di un luogo assolutamente a sé, con caratteristiche diverse dal resto del paese, abbiamo deciso di dedicargli un resoconto autonomo insieme agli altri due parchi più belli del tour, riassumendo i consigli e le indicazioni raccolte durante la nostra (purtroppo breve) esperienza. Il resto del viaggio se vi interessa lo trovate in Howzit? Sudafrica – consigli pratici.

Auto: Impensabile e insensato visitare il parco senza un mezzo proprio. Compratevi una mappa all’ingresso e gironzolate pianificando solo itinerari a grandi linee, che modificherete a seconda dei consigli di altri viaggiatori o dell’ispirazione del momento. Può bastare anche un auto normale, noi con una classica economy (che spesso consiste in una Chevrolet Spark) non abbiamo avuto alcuna difficoltà. Forse solo in caso di forti piogge può essere consigliabile ripiegare su di un mezzo più alto e potente. Una 4×4 è inutile al Kruger, mentre all’Imfolozi e al Wetland è l’unico mezzo per affrontare alcuni (pochi) tratti, che si possono comunque evitare senza rimpianti. Quello che è assolutamente indispensabile è l’aria condizionata, visto che nei parchi i finestrini dovrebbero restare chiusi; verificarne bene il funzionamento al momento del ritiro!

Viaggiare nei parchi: il punto fondamentale è la velocità, che deve restare sotto ai 40 km/h. Riguardo le strade va detto che la manutenzione è assolutamente impeccabile e che anche le sterrate sono gestite perfettamente, ripulite e controllate quotidianamente soprattutto dopo il maltempo. Non c’è nessun pericolo nel girare da soli (tranne la possibilità di essere schiacciati da un elefante!), ovviamente a patto che non si scenda dalla macchina dove non è consentito. È un mondo a sé, senza le tensioni e il crimine del resto del paese. L’unico limite è orario, con la chiusura dei campi e dei gates dal tramonto all’alba. Ogni tanto è necessaria qualche sosta, per le quali, oltre ai camps, ci sono numerosissime aree da pic-nic e ristoro.

Itinerari: importantissimo chiedere ai ranger e a chi ha lavorato nel parco riguardo gli itinerari migliori; nelle zone sbagliate si rischia di vagare per ore senza incontrare un passerotto, mentre magari la strada accanto offre molto di più. L’altra fonte di informazioni sono i tabelloni presenti in ogni camp, aggiornati continuamente in base agli animali avvistati e al luogo dell’incontro. Un’osservazione non irrilevante: non date per scontato che sulle strade asfaltate si vedano meno animali! Nella nostra esperienza è stato il contrario, gli incontri migliori sono stati proprio su arterie principali. Di conseguenza andate piano e occhi apertissimi sempre, anche vicino ai gates e agli ingressi dei camp.

Pernottamenti: mentre i parchi più piccoli vengono spesso visitati in giornata, al Kruger quasi tutti scelgono di pernottare presso i camp, alcuni dei quali descriviamo di seguito. In realtà non è assolutamente indispensabile, e una buona opzione consiste nel scegliere tra i molti B&B appena fuori dal parco (ad esempio il Trees Too a Komatispoort), più piccoli e accoglienti e che spesso offrono un migliore rapporto qualità prezzo, e visitare anch’esso in giornata. È la soluzione che sceglieremmo ad esempio tornando a visitare la parte sud del parco. Il costo della “tassa di conservazione” (180R al giorno) resta lo stesso, che si pernotti o che si entri in giornata. Un’altra opzione è rappresentata dai Bushveld Camp, molto più spartani e senza nessun servizio ma (almeno il Sabie Overnight Hide) puliti e perfetti per un pernottamento davvero più avventuroso ed emozionante rispetto ai camps preconfezionati e un po’ monotoni. Il problema è che bisogna portarsi proprio tutto, per lo meno il sacco lenzuolo e gli asciugamani aumentando sensibilmente il bagaglio. Infine ci sono i camping site, all’interno dei camp, per chi vuole risparmiare qualcosa; i servizi e la corrente sono a disposizione come in qualunque campeggio. Nell’Imfolozi ci sono due camps, ma le dimensioni ridotte del parco rendono nel complesso superfluo il pernottamento all’interno; lo stesso vale per il Wetland, dove si può alloggiare presso il resort di Cape Vidal.

Pasti: i ristoranti dei camp del Kruger sono praticamente fatti con lo stampino, identici in tutto e per tutto nome compreso. In genere la scelta migliore è il buffet che a circa 110 R permette di avere carne, insalate e verdure varie; volendo ci sono comunque anche piatti a la carte. Stesso discorso vale per i bar, tutti uguali e ben forniti. Ogni camp dispone anche di un supermercato, questo invece di dimensione e assortimento variabili, dove in ogni caso si può sicuramente trovare quello che serve per un pranzo al sacco. All’Imfolozi nel Masinda Lodge lo shop offre pochissimo, mentre ben rifornito è invece l’Hilltop Camp dove si trova anche un bel ristorante in splendida posizione. Nel Wetland Park ci sono invece pochissimi servizi, situati presso il resort a Cape Vidal, ma è consigliabile fare la spesa a St. Lucia.

Avvistamenti animali: per prima cosa, non deve diventare un’ossessione: i parchi sono belli comunque, e le “graduatorie” e le “collezioni” di animali fanno a nostro parere perdere un po’ di gusto all’esplorazione. Premesso ciò chi visita il Kruger può star certo di non restare deluso in fatto di incontri, così come nell’Imfolozi. Nel Wetland l’interesse consiste soprattutto nei differenti ambienti naturali e nei panorami, anche se gli avvistamenti non mancano. Tornando ai primi due, ci sono alcune regole generali, più o meno note. In primo luogo i felini, come tutti sanno, tendono a muoversi di più all’alba e al tramonto, momenti nei quali si possono incontrare mentre vanno a caccia (o se si è fortunati assistere a un pasto). Durante il giorno li si può comunque incontrare mentre dormono: i leopardi amano stare su alberi frondosi, mentre i leoni preferiscono oziare a terra, all’ombra, spesso su alture più ventilate. Gli altri animali sono invece attivi tutto il giorno incuranti del caldo. Di conseguenza ad ogni ora c’è la possibilità di incontri, che naturalmente sono soprattutto questione di fortuna. Ma oltre alla fortuna c’è la scelta delle zone e dei punti di osservazione (ad esempio le abbeverate nella stagione secca), guide e ranger sono le fonti migliori. In generale le aree montuose e ondulate rendono gli avvistamenti più difficili, così come la vegetazione molto fitta; le zone migliori sono quindi quelle pianeggianti e con vegetazione rada, come intorno al Satara. Un binocolo è molto utile, anche se non è obbligatorio portarsi un cannone, basta uno di quelli tascabili e meno ingombranti.

Attività organizzate: tutti i camp organizzano diverse attività nel parco, dalle passeggiate di un’ora a trekking di una settimana. Quella da cui passano quasi tutti almeno una volta è il safari, all’alba o al tramonto, i cosiddetti morning e sunset drive. Si tratta infatti dell’unico modo di osservare gli animali in quei momenti della giornata, visto che i rigorosi orari di chiusura dei cancelli non consentono di vagare nel parco nelle ore serali e notturne (informarsi sugli orari stagionali). Il morning drive costringe a un’alzataccia e si può anche evitare ripiegando sul tramonto, che ha all’incirca le stesse caratteristiche: per un tratto si viaggia con la luce, poi ai passeggeri viene chiesto di usare delle torce apposite. Non illudetevi comunque che le possibilità di incontri salgano così clamorosamente, semplicemente è più probabile incontrare felini in attività e erbivori all’abbeverata. Le strade percorse sono le stesse in cui potete guidare voi di giorno, niente “posti segreti” accessibili solo ai ranger. Questi ultimi però sono in genere molto professionali, esperti e pronti a fornire informazioni sugli animali; non ultimo, hanno una vista da falco e si accorgono di ogni presenza prima di voi, anche guidando! A nostro parere è invece sconsigliabile il safari notturno, che pare non abbia dato molte soddisfazioni a chi vi ha partecipato; un’eccezione è il safari “astronomico” organizzato all’Olifants, ovviamente scegliendo una serata limpida. Esistono poi proposte più particolari, come le passeggiate più o meno brevi, con il ranger (armato) che illustra dettagli di ambienti e piante, mentre incontri ravvicinati sono più improbabili. Infine per i più avventurosi ci sono veri e propri trekking-spedizione di qualche giorno, con pernottamento in tenda e un pieno contatto con la savana…anche se, nonostante le armi, i rischi innegabilmente ci sono: il mamba nero non ha paura del fucile, e meglio non guardare su youtube i filmati con i leoni intorno alle tende! Qualche filmato meno inquietante viene invece proiettato la sera in tutti i camp (tranne la domenica), se non siete sazi di animali.

KRUGER

Percorsi: è consolidata l’opinione che la zona più interessante sia quella meridionale, ed è quella che abbiamo visitato; i consigli che seguono vengono non solo dalle nostra breve esperienza ma soprattutto da indicazioni di sudafricani che hanno lavorato nel parco, di rangers e di altri viaggiatori.

Conviene scegliere un percorso di massima, che in genere si sviluppa tra una strada principale asfaltata e diverse parallele e “loop” su sterrata, per poi fare deviazioni verso punti panoramici o aree di sosta secondo l’ispirazione del momento e seguendo consigli di altri; spesso infatti un leone o un leopardo possono dormire tutto il giorno nello punto senza spostarsi. Partendo dagli ingressi meridionali uno dei percorsi più indicati è quello che segue la H4-2 dal Crocodile Bridge Gate, con una deviazione verso la Hippo Pool poco dopo l’ingresso. La zona della H3 e del Berg-en-dal pare invece essere più povera di incontri. La zona compresa tra il Lower Sabie, lo Skukuza e Tshokwane offre la massima possibilità di avvistamenti, sia sulle H1-4, H10 e H1-2 che sulle molte sterrate. Un’altra zona ricchissima è quella a ovest dello Skukuza, lungo il percorso circolare passando per il Pretoriuskop. Più a nord la zona del Satara ha il vantaggio di essere pianeggiante e con una vegetazione rada, aumentando di conseguenza le possibilità di avvistamenti. Anche intorno all’Olifants, presso il fiume, la concentrazione di animali (elefanti soprattutto) regala ottime possibilità di incontri. Ancora più in su la zona del Letaba e verso l’uscita di Phalaborwa è invece piuttosto povera, nonostante lo splendido paesaggio.

Restcamps Premessa: i campi sono molto simili tra loro, con un edificio principale e servizi (bar, shop, piscina, ecc.) standard e con camere-bungalow strutturalmente uguali; descrivere e giudicare i singoli ristoranti, come accennato prima, non ha particolarmente senso. In generale né come alloggio né come pasti farete esperienze indimenticabili. Quello che può variare è il livello di pulizia e l’accuratezza degli interni, ma anche su questi giudizi definitivi sono fuori luogo, dipendendo molto dall’organizzazione e dal periodo; questo è il motivo per cui sentirete giudizi molto discordanti tra loro. Noi proveremo a descrivere la nostra esperienza e le nostre impressioni, concentrandoci sugli aspetti oggettivi. Lower Sabie: lo citiamo solo per ricordare che è uno dei pochi che mette tutti d’accordo, nel senso che è considerato il peggiore, anche a detta dei sudafricani. Vanta però un’ottima posizione, nel cuore di una delle zone più belle e ricche di animali del sud del parco. Skukuza: paga il difetto di essere molto grande: dispersivo, anonimo. L’unico vantaggio, a parte quello di essere il camp principale (con banca, posta, internet, ambulatorio) è la posizione strategica in una zona ricchissima di animali. Inoltre viste le dimensioni è improbabile non trovare un posto. La nostra stanza (semi-luxury a 420R a testa) era però decisamente scadente, con letto e bagno vecchi e squallidi, condizionatore anni 80, niente prese per la corrente. In più l’abbiamo trovata decisamente sporca, con diversi animaletti vaganti. Le zone cucina, in comune con altri, non sono quasi utilizzabili talmente sono malridotte e luride. Lo shop, apparentemente uguale agli altri, vendeva prodotti scaduti e ammuffiti, e dulcis in fundo l’aroma non faceva pensare a un’igiene impeccabile. Non vogliamo dare giudizi definitivi, è possibile che il problema fosse una malgestione temporanea, ma non possiamo raccontare nulla di meglio. Pretoriuskop: anch’esso si trova in zona popolata di animali, anche se più periferica rispetto allo Skukuza. L’aspetto è più curato e grazie alle minori dimensioni sembra più raccolto e rilassante. Satara: molti viaggiatori lo consigliano vivamente, e in effetti si trova in una zona splendida, immerso in una vera e propria savana da cartolina che peraltro rende molto facili gli incontri grazie all’ampia visibilità e al gran numero di felini. Riguardo alla struttura va sottolineata la bella piscina centrale; i bungalow sono ben curati anche se piccoli. Olifants: è l’unico che ci sentiamo veramente di definire imperdibile. La posizione è unica, con una visuale che dalla cima della collina spazia sul fiume, con frequenti avvistamenti di animali e splendidi tramonti. Consigliatissimo spendere 875R per un semiluxury affacciata sul fiume, che peraltro abbiamo trovato pulitissima e ben arredata e attrezzata. Unico difetto: l’assenza della piscina, ma sinceramente si può farne a meno. Shop pulito e ristorante strapanoramico, insomma non perdetevelo. Letaba: qui la zona non è delle migliori quanto ad avvistamenti, pur essendo molto bella paesaggisticamente. Il camp tanto per cambiare è simile agli altri, ma è ben tenuto e con una bella posizione sul fiume e una piscina aperta anche ai visitatori in giornata. Merita una visita il museo dedicato agli elefanti, piuttosto interessante.

HLUHLUWE-IMFOLOZI

Pur non potendo vantare gli spazi enormi del Kruger questo piccolo parco, visitabile in un (intensa) giornata non lascerà nessuno deluso. Si tratta in realtà di due differenti parchi, con caratteristiche diverse. In generale, le strade sono ben tenute ma le indicazioni sono più rare e scadenti rispetto al Kruger, con il rischio, se non proprio di perdersi, di essere disorientati. Noi abbiamo iniziato con l’Imfolozi, che nel primo lungo tratto, praticamente fino al Masinda Lodge, offre poche sorprese, anche a causa del terreno ondulato e della vegetazione molto fitta. É bene verificare all’ingresso l’apertura del ponte, che a volte viene chiuso dopo periodi di pioggia. Oltre il Lodge (piuttosto essenziale) il terreno diventa più livellato, la foresta si apre e iniziano gli incontri, gli stessi del Kruger. Noi ci siamo concentrati sulle strade della zona nord-ovest, dove abbiamo avvistato diversi rinoceronti, elefanti e bufali oltre agli innumerevoli altri erbivori, ma pare che anche la zona sud dia le stesse soddisfazioni. Valgono le solite accortezze, ritmi lenti, loop vicino al fiume e occhio ad alberi e alture. Nella seconda parte della giornata ci siamo spostati verso l’Hluhluwe, che nella prima parte è più spoglio e con altezze maggiori e diversi punti panoramici. La parte migliore è quella oltre l’Hilltop Camp, dove dopo la discesa (con relative soste per foto) si può scendere percorrendo i loop vicino al fiume. La gente del posto consiglia infatti di arrivarci verso fine giornata, momento favorevolissimo per elefanti e felini, che infatti non si sono fatti desiderare! Infine attenzione agli orari di chiusura dei gates, molto rigorosi.

WETLAND

Si tratta di un parco molto diverso dagli altri due, in cui la caccia agli animali è secondaria rispetto all’attraversamento di ambienti naturali unici. Le strade sono molto ben tenute e segnalate, perlomeno nella zona meridionale fino a Cape Vidal che è quella che quasi tutti visitano. Alcune strade sono accessibili solo ai 4×4 a causa del terreno sabbioso ma la maggior parte dei circuiti si possono affrontare tranquillamente con auto normali. Si passa da scogliere a splendide spiagge, da dune di sabbia a lagune, da foreste fittissime a savana; in quest’ultimo ambiente si possono scorgere erbivori e rinoceronti (e pare anche qualche felino), mentre nella foresta prevalgono innumerevoli uccelli, farfalle e qualche scimmia. Il punto di arrivo in genere è Cape Vidal, dove si trova l’unico resort in cui è possibile pernottare; per chi ci passa in giornata si ha a disposizione lo shop e i servizi. La spiaggia non è in alcun modo attrezzata, ombrelloni e sdrai sono disponibili a St.Lucia, mentre sul posto si affitta materiale per snorkeling (anche se le correnti forti non permettono di vedere granché), ma proprio perché così selvaggia è ancora più affascinante. In conclusione, non perdetevi anche quest’ultimo parco!

Buon viaggio! Manuel&Renata Se volete contattateci per altro materiale o informazioni! manuelrenna@libero.it



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