Sudafrica: consigli pratici dalla A alla Z

Come organizzare un viaggio in Sudafrica, un Paese vastissimo. Vastissimo e diversissimo. È Africa, ma allo stesso tempo anche Europa, America, Australia
sudafrica: consigli pratici dalla a alla z
Partenza il: 09/10/2017
Ritorno il: 27/10/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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La terra rossa che si butta nell’oceano, il deserto che lascia spazio a foreste verdissime. E poi ancora colline rigogliose, lagune, cascate, distese di terra arida che si alternano a campi fioriti. Un panorama che cambia in continuazione nel giro di pochissimi chilometri, cartoline esotiche che si alternano a paesaggi che sanno di casa.

Il Sudafrica è davvero tutto il mondo in un solo Paese.

In questo diario trovate i miei consigli per organizzare un primo viaggio in questo Paese immenso e generoso. Come al solito consigli pratici dalla A alla Z.

A – Agulhas

La punta più estrema del Sudafrica che più a Sud di così proprio non si può andare. Molti credono che the most southern point sia il Capo di Buona Speranza, ma in realtà quello è il punto più a sud-ovest. Lasciate quindi che i pullman carichi di turisti si fermino lì, voi invece andate oltre anche se per arrivare fino a qui dovete mettere in conto di fare una bella deviazione. Ad attendervi ci sarà sicuramente un vento fortissimo: non lasciatevi scoraggiare e salite in cima al Cape Agulhas Lightouse prima di raggiungere The meeting of the oceans, il punto dove Oceano Indiano ed Oceano Atlantico si incontrano. Chiudete gli occhi e respirate a pieni polmoni, vi sembrerà davvero di essere arrivati ai confini del mondo. Se potete cercate di pernottare in uno degli chalet del Cape Agulhas Rest Camp: il cielo stellato che si vede da qui è da brividi. Indimenticabile.

B – Big five Ovvero i fantastici 5: bufalo, elefante, leone, leopardo e rinoceronte

I big five sono uno dei vanti del Sudafrica tanto da essere riprodotti su tutte le banconote (vedi lettera R – Rand). Ma mentre è piuttosto facile avvistare bufali ed elefanti, per gli altri tre bisogna avere pazienza ma soprattutto taaaaanta fortuna. Noi siamo riusciti a vederne 4 su 5: per il leopardo non c’è stato niente da fare. Qualche consiglio per aumentare le vostre chances di avvistamento: cercate di svegliarvi all’alba (noi i leoni li abbiamo visti proprio durante il morning drive delle 4), guidate molto piano e portatevi un binocolo per scandagliare bene la vegetazione. Ricordatevi inoltre di consultare le bacheche degli avvistamenti presenti nei rest camp (di solito sono posizionate davanti alla reception o allo shop): vengono aggiornate ogni giorno ed è possibile farsi un’idea della direzione in cui si muovono gli animali. Noterete che l’unico animale a non essere segnalato è il rinoceronte. Il motivo? Il bracconaggio che imperversa nei parchi africani. Questa piaga è dovuta al fatto che ancora oggi, soprattutto in alcuni paesi asiatici, il corno di rinoceronte è considerato uno status symbol e gli si attribuiscono proprietà afrodisiache. Sembra pazzesco ma purtroppo è così.

C – Cape Town e la Penisola del Capo The Mother City

A me piace pensare che si chiami così perché tutta la storia del Sudafrica ha avuto inizio qui, con i primi coloni olandesi. In realtà sembra che questo soprannome risalga agli anni ’30 quando un giornale locale dichiarò che l’unica città del Sudafrica a potersi definire metropoli fosse appunto Cape Town: dal greco metro=mother e poli=city —> ed ecco quindi The Mother City. Cape Town è una città incredibile, incastonata tra la Table Mountain e la catena dei Twelve Apostoles da una parte e l’Oceano dall’altra: un anfiteatro naturale che le regala un clima praticamente perfetto tutto l’anno. Noi le abbiamo dedicato 4 giorni, ma volendo ci si potrebbe fermare anche 1 o 2 giorni in più senza annoiarsi. Su Cape Town e la Penisola del Capo sto scrivendo un post a parte, ma inizio ad anticiparvi quello che secondo me non potete assolutamente perdervi:

– salire sulla Table Mountain

– raggiungere il leggendario Capo di Buona Speranza

– fare una passeggiare tra Greenmarket Square e il coloratissimo quartiere di Bo Kaap

– passare una serata al Victoria & Albert Waterfront

– visitare, meteo permettendo, Robben Island Io ve lo dico, a Cape Town lascerete sicuramente un pezzettino del vostro cuore.

D – De Hoop Nature Reserve

Questa è una chicca per veri intenditori anche perché – diciamocela tutta – non è così facile arrivarci. Le dune del deserto bianco di De Hoop sono uno dei ricordi più belli che ho di tutto il viaggio e sono state uno dei punti fissi del nostro itinerario fin da subito. Le cittadine più vicine sono Swellendam e Bredasdorp, che possono essere usate come basi d’appoggio, ma io vi consiglio fortemente di fermarvi a dormire in uno dei meravigliosi cottage di De Hoop Collection: anche se costano mediamente di più rispetto agli standard sudafricani vi assicuro che ne vale la pena! In ogni caso dovete mettere in conto di fare circa 40 km di strada sterrata per entrare e uscire dalla Riserva (fattibile anche senza un 4×4), per cui se decidete di andare e tornare in giornata tenetelo bene a mente visto che sullo sterrato difficilmente supererete i 40km/h. I cancelli d’ingresso sono aperti dalle 7 alle 18 (il venerdì fino alle 19), mentre la conservation fee è di 40R a persona (ingresso gratuito per i possessori della Wild Card, vedi lettera W – Wild Card). Noi siamo arrivati a De Hoop nel primissimo pomeriggio, dopo aver trascorso la notte ad Agulhas, e ci siamo subito diretti alla famosissima duna Koppie Alleen. Ci siamo tolti le scarpe e abbiamo iniziato a camminare controvento, affondando i piedi nella sabbia inaspettatamente dura e fredda. Il deserto bianco ed in mezzo solo noi due. Semplicemente meraviglioso.

E – English breakfast

Uova (fried or scrambled, fate voi), bacon, salsiccia, funghi, toast e marmellata, il tutto accompagnato da una bella tazza di caffè nero bollente. Con una colazione così noi abbiamo molto spesso saltato il pranzo, accontentandoci di sgranocchiare qualche biscotto o barretta e guadagnando tempo prezioso sulla tabella di marcia. In questo caso retaggio dell’imperialismo britannico assai gradito.

F – Fuso orario

Nonostante le ore di volo, il fuso orario del Sudafrica rispetto all’Italia è solamente di 1ora in avanti e – anzi – quando in Italia è in vigore l’ora legale non bisogna preoccuparsi nemmeno di quello. Effetti del jet lag addio.

G – Garden Route: sì o no?

Se avessimo visitato il Sudafrica in agosto, il loro inverno australe, avremmo saltato la Garden Route a cuor leggero, ma essendoci stati in primavera abbiamo deciso di percorrere il tratto della N2 fino a Port Elizabeth. Con il senno di poi non mi sento di dire che abbiamo toppato in pieno, ma sicuramente aggiusterei il tiro. La sosta a Mossel Bay per esempio non ci ha detto granché e sicuramente salterei Knysna (carina la laguna, ma niente di imperdibile) per aggiungere una notte allo Tsitsikamma National Park e avere così più tempo per fare i vari trail all’interno del Parco. Mi è dispiaciuto molto non riuscire a vedere invece la Robberg Nature Reserve per cui se avete tempo fateci un pensierino. Per la serie sbagliando s’impara.

H – Hulhluwe-Imfolozi Park

Tappa obbligata per chiunque transiti da St. Lucia, si pronuncia qualcosa come “Shloe-shloe-we-M’folozi” ed è la prima riserva ad essere stata istituita in Sudafrica. Qui è possibile avvistare tutti i Big Five, ma in particolare l’Hulhluwe-Imfolozi è famoso per l’alta concentrazione di rinoceronti – sia bianchi che neri – e in effetti noi abbiamo visto più rinoceronti qui che al Kruger (vedi lettera K – Kruger National Park). Nonostante si possa pernottare all’interno del Parco, noi abbiamo preferito rimanere di base a St. Lucia e visitarlo in giornata: fate conto che siamo entrati intorno alle 10 dal Nyalazi Gate – praticamente sul confine che divide in due il Parco – e abbiamo percorso il tratto di strada asfaltata della Imfolozi Game Reserve (fino al Mpila Camp per intenderci) per poi ritornare indietro e addentrarci nell’Hulhluwe Game Reserve dove, oltre a percorrere la strada asfaltata per uscire dal Memorial Gate giusti giusti per le 18, siamo riusciti a fare anche alcuni loop su strada sterrata. C’è addirittura chi preferisce questo Parco al Kruger, per via della vegetazione più lussureggiante e dei continui saliscendi che rendono l’esperienza del safari ancora più emozionante. Per quel che mi riguarda sono due Parchi di una bellezza completamente diversa, ma sono contenta di aver fatto prima l’Hulhluwe-Imfolozi del Kruger. Il tutto in un crescendo di emozioni.

I – iSimangaliso Wetland Park

Meraviglia. Ma proprio letteralmente perchè questo è il significato della parola “iSimangaliso“. L’iSimangaliso Wetland Park è una gemma incastonata tra l’Oceano Indiano e il Lake St. Lucia, il più grande estuario di tutta l’Africa. Come per l’Hulhluwe-Imfolozi anche in questo caso abbiamo visitato il Parco in giornata da St. Lucia: ci siamo spinti fino alla meravigliosa spiaggia di Cape Vidal facendo tappa ai lookout di Catalina Bay e Mission Rocks. Se siete appassionati di diving potete pensare di andare anche a Sodwana Bay, paradiso delle immersioni. Ricordatevi solamente che all’interno dell’iSimangaliso ci sono pochissimi punti di ristoro e quelli presenti, oltre ad avere una scelta limitata, sono anche carissimi per cui premuratevi di portare una buona scorta di acqua e qualcosa da mangiare. Nei mesi tra giugno e novembre è inoltre possibile avvistare le balene che si spostano dalle fredde acque antartiche per venire a riprodursi al caldo vicino alle coste sudafricane e mozambicane: se non soffrite il mal di mare questa zona è ottima per fare whale watching. Se non vi avessi ancora convinto aggiungo che è anche Patrimonio UNESCO. Cosa volere di più?

J – Jacaranda

La jacaranda sta al Sudafrica come l’albero di ciliegio sta al Giappone. Non so voi ma io prima di andare in Sudafrica non avevo mai visto dal vivo un albero di jacaranda: avevo sbirciato le fotografie delle famosissime jacarande di Pretoria, ma poterle ammirare in piena fioritura è uno spettacolo che lascia a bocca aperta, specialmente quando il vento le scuote dolcemente provocando una vera e propria pioggia di petali viola. Magico.

K – Kruger National Park

Grande qualcosa come 20.000 km quadrati (quanto la Lombardia per intenderci) è il parco sudafricano per definizione. Il suo nome è legato a quello di Paul Kruger – presidente della regione autonoma del Transvaal e leader della resistenza boera – che nel 1898 istituì la Sabie Game Reserve, la versione embrionale del Kruger. L’equazione è molto semplice: più giorni si passano qui dentro meglio è. 4 giorni pieni sono comunque il minimo sindacale, suddividendo le notti tra parte sud, parte centrale e centro-nord: se avete più tempo potete pensare di spingervi fino all’estremo nord, intorno a Parfuri e Punda Maria. Fondamentale a mio parere è dormire all’interno del Parco, nei camp pubblici o – budget permettendo – nelle concessioni o riserve private, evitando così di perdere tempo tutti i giorni all’entrata dei gate dove ci possono essere code lunghissime. Tenete conto che le sistemazioni nei rest camp si possono prenotare con diversi mesi di anticipo dal sito www.sanparks.com e la cancellazione è gratuita fino a 30 giorni prima. Noi abbiamo dormito 1 notte al Pretoriuskop, 2 notti all’Olifants e quando siamo usciti dal Parco l’ultimo giorno abbiamo dormito a Palawbhorna appena fuori dal gate in direzione Panorama Route (vedi lettera P- Panorama Route). Nonostante avessi iniziato a monitorare le disponibilità degli alloggi già da febbraio non sono riuscita a trovare posto in quello che viene da molti ritenuto il restcamp migliore del Kruger, il Lower Sabie: la sua peculiarità è quella di sorgere sull’ansa del fiume Sabie e di offrire quindi magnifici spot di avvistamento. Noi ci siamo trovati benissimo sia al Pretoriuskop che all’Olifants e ci siamo inoltre fermati a fare sosta colazione/pranzo a Berg-en-dal, Skukuza, Satara, Letaba e Mopani. Ci sono sembrati tutti carini e ben organizzati tranne il Satara: vecchio e trasandato, per cui se potete evitatelo. La prima volta che entrerete al Kruger vi chiederanno di compilare un modulo con i vostri dati (compresi quelli della macchina) e, se non siete day visitors, dovrete esibire anche la prenotazione di overnight: per chi non possedesse la Wild Card (lettera W – Wild Card) la fee d’ingresso giornaliera è di 328 rand. Pernottando all’interno del Kruger si ha inoltre la possibilità di partecipare ad uno dei tanti game drive guidati che vengono organizzati dai ranger: noi per esempio abbiamo partecipato ad un morning drive e l’alzataccia alle 4 è stata ripagata con l’avvistamento di un branco di leoni! Insomma il mal d’Africa qui è assicurato.

L – Libri da leggere prima di partire

Vi lascio tre titoli su tutti che mi hanno aiutato a capire meglio la complicata storia di questo Paese:

Un arcobaleno nella notte di Dominique Lapierre Per ripercorrere la storia del Sudafrica: dallo sbarco dei primi coloni mandati dall’Olanda per rifornire di insalata (pensate un po’!) gli equipaggi decimati dallo scorbuto della Compagnia Olandese delle Indie Orientali ai primi scontri con le tribù nere. E poi ancora la scoperta dell’oro e dei diamanti, la guerra con gli inglesi fino ad arrivare all’istituzione del regime dell’apartheid. Un doveroso ripasso di storia, una storia che non viene per nulla affrontata sui banchi della nostra scuola.

Lungo cammino verso la libertà di Nelson Mandela L’autobiografia di un uomo straordinario: con lo stile che lo contraddistingue, Mandela ci conduce lungo il cammino della sua vita che l’ha portato dalle campagne del Transkei alle township di Johannesburg, dalla prima militanza nell’ANC, passando attraverso ventisette anni di carcere, fino al Premio Nobel per la pace e alla presidenza del paese. Un cammino non solo verso la libertà politica ma anche verso la riaffermazione della piena dignità umana. Sua e di tutto il Sudafrica.

Good morning Mr. Mandela di Zelda La Grange. Un punto di vista particolarissimo sulla figura di Mandela, un ritratto intimo e toccante. Zelda La Grange è stata al suo fianco per quasi vent’anni, lavorando per lui prima come segretaria di presidenza e poi come assistente personale dal 1994 alla sua morte. Figlia della piccola borghesia bianca, Zelda è cresciuta in un mondo intriso di pregiudizi razziali in cui il sistema dell’apartheid era considerato normale. Un mondo che l’incontro con Mandela sgretolerà completamente.

Perchè del resto il viaggio inizia molto tempo prima di partire.

M – Mandela

Impossibile dire Sudafrica e non pensare a lui. Nelson Mandela. Madiba. L’uomo che ha cambiato la storia di questo Paese, che ha sacrificato la sua vita per costruire un Sudafrica migliore. E’ sconcertante pensare che proprio qui, dove la natura è così grande e potente, l’uomo si è rivelato in tutta la sua piccolezza. Ma nonostante le ferite ancora evidenti di un passato con cui è difficile – se non impossibile – scendere a patti e nonostante le disparità che sono ancora sotto gli occhi di tutti, il Sudafrica sta cercando di (ri)costruire la sua identità di “Nazione Arcobaleno” (vedi lettera T – The Rainbow Nation). E il perno su cui si fonda questa nuova identità non può che essere l’eredità umana e politica lasciata da questa grande figura carismatica. Un modello da seguire per tutti i sudafricani e non solo.

N – Noleggio Auto

Il Sudafrica, con i suoi spazi immensi e i panorami mozzafiato, è una meta ideale per un on the road. La guida è a sinistra ma ci si abitua presto, anche perchè – tolto il traffico delle grandi città – è facile ritrovarsi a guidare soli per kilometri e kilometri. Le strade che collegano i principali centri cittadini sono ben tenute, così come le autostrade che sono per la maggior parte gratuite: occorre solamente fare attenzione, oltre ad eventuali animali che possono attraversare all’improvviso, alle persone che – anche in autostrada! – camminano ai margini della carreggiata alla ricerca di un passaggio. Tenete inoltre presente che l’illuminazione stradale non è diffusa capillarmente e quindi è sconsigliabile guidare quando inizia a fare buio proprio per la presenza sulle strade di persone e animali. Discorso patente internazionale: se provate a cercare su internet troverete informazioni parecchio discordanti sul fatto che sia necessario averla o meno. Il sito Viaggiare Sicuri (www.viaggiaresicuri.it/paesi/dettaglio/sud-africa.html) del Ministero degli Esteri riporta che viene accettata la patente italiana, ma che per noleggiare un veicolo è necessaria la patente internazionale (modello Convenzione di Vienna 1968 o Ginevra 1949). Per evitare problemi abbiamo scelto di farla e in effetti ci è sempre stata richiesta al momento del ritiro dell’auto. Noi abbiamo noleggiato due auto in categoria economy sia per la prima parte del viaggio da Cape Town a Port Elizabeth sia per la seconda parte da Durban a Johannesburg e devo dire che hanno fatto egregiamente il loro dovere, anche sugli sterrati. Considerate poi che nei parchi le strade principali sono asfaltate e che gli sterrati affrontabili solamente con un 4×4 sono ben segnalati. Infine, se non avete intenzione di comprare una sim locale con del traffico internet o di noleggiare il navigatore, vi consiglio di utilizzare Here, una app di navigazione che funziona benissimo anche offline: noi abbiamo scaricato le mappe prima di partire e ci siamo trovati benissimo, indicazioni precise e affidabili. La libertà di un viaggio in macchina è qualcosa di impagabile.

O – Outfit ovvero che cosa mettere in valigia per un viaggio in Sudafrica

Mai come per il Sudafrica vale il consiglio di vestirsi a cipolla! Sembrerà banale ma davvero vi capiterà di uscire all’alba imbacuccati con giacca-felpa-sciarpa per poi togliervi i vari strati mano a mano che la giornata inizierà a scaldarsi. Soprattutto sulla costa atlantica poi il tempo cambia velocemente e il vento è una presenza costante che costringe a dei continui togli-e-metti. Per quanto riguarda i safari sono ideali capi d’abbigliamento dalle tinte neutre, evitando invece i colori forti o addirittura i fluo che adesso vanno tanto di moda. Anche il bianco e il giallo, apparentemente inoffensivi, sono in realtà da sconsigliare in quanto attirano i moscerini. Il total black in questo caso è decisamente out perchè può attirare tafani e mosche tse-tse. Cosa non può mancare quindi in valigia? Una giacca antivento sicuramente, felpe e pantaloni da trekking leggeri, magari modello zip-off con la gamba removibile, ma non dimenticate di portarvi il costume per fare un bagno nell’Oceano Indiano! Completano l’outfit cappellino, occhiali da sole, crema solare e repellente anti zanzare.

P – Panorama route

Così è chiamato quel tratto di strada che dalla catena montuosa dei Drakensberg si snoda fino al Kruger National Park. Noi l’abbiamo percorsa a ritroso inanellando: Three Rondavels e Blyde River Canyon, Bourke Luke’s Potholes, God’s Window e Pinnacle Rock, Berlin Falls e Lisbon Falls per chiudere in bellezza con una merenda a base di pancakes dal celebre Harrie’s Pancakes nella cittadina di Graskop. Che sia all’inizio o alla fine di un viaggio in Sudafrica la Panorama Route è una tappa da non perdere.

Q – Quando andare

Non c’è una stagione più adatta di un’altra per andare in Sudafrica perché ogni stagione ha i suoi pro e i suoi contro.

Gennaio – Aprile A Cape Town il clima è secco ma ci possono essere giornate in cui il temibile Cape Doctor spira incessantemente. Nei parchi invece la vegetazione è lussureggiante anche se è meno facile avvistare gli animali. Meglio evitare invece il periodo tra Natale e Capodanno che coincide con il massimo picco turistico degli stessi sudafricani che durante le vacanze scolastiche si riversano sulle spiagge e nei parchi.

Maggio – Ottobre È il periodo ideale per i safari perché il bush nei parchi è più scarno e gli animali, a causa della siccità, si dirigono verso le pozze d’acqua rendendo più semplici gli avvistamenti. Le giornate tuttavia sono più corte e nella zona di Città del Capo e della Garden Route i mesi fino ad agosto possono essere piovosi e freddi. È anche vero che questa è la stagione ideale per il whale watching, mentre tra agosto e settembre si può assistere alla straordinaria fioritura del Namaqualand.

Novembre – Dicembre Nei parchi le temperature sono più miti e i temporali pomeridiani rendono la vegetazione più folta. Nella zona di Cape Town invece è un periodo caldo e assolato.

Insomma, lo avete capito: ogni periodo dell’anno è buono per un viaggio in Sudafrica!

R- Rand

È la valuta ufficiale sudafricana dall’indipendenza ottenuta dal Regno Unito solo nel 1961. Il nome deriva dalla regione del Witwatersrand dove prese il via la corsa all’oro. Inizialmente le banconote riportavano l’immagine di Jan van Riebeeck, il fondatore di Città del Capo, ma negli anni ’80 vennero ridisegnate con le immagini dei Big Five. Dal 2012 le immagini dei cinque animali sono impresse sul retro, mentre sul fronte di tutte le banconote è raffigurato il volto di Nelson Mandela. Attualmente il cambio con l’euro è molto vantaggioso e viaggia intorno ai 14,571R.

S – Swaziland

Il regno dello Swaziland costituisce, insieme al Lesotho, un’enclave in territorio sudafricano: tranne che per un breve tratto confinante con il Mozambico è infatti completamente inglobato nel Sudafrica. Tuttavia appena si varca il confine si percepisce subito un netto distacco: si viene catapultati nell’Africa più povera e rurale. Ma il vero flagello di questa piccola monarchia assoluta è rapppresentato dall’AIDS che, con una percentuale di sieropositivi sulla popolazione adulta superiore al 40%, conferisce allo Swaziland il triste primato di paese più colpito al mondo. Attraversare lo Swaziland è sicuramente la strada più veloce per raggiungere il Kruger da St.Lucia o viceversa, ma vale la pena prendere in considerazione l’idea di trascorrere almeno una notte in uno dei parchi nazionali swazi. Le formalità per entrare e uscire dallo Swaziland sono abbastanza veloci: per entrare si paga una tassa di 50R. Noi siamo entrati in Swaziland dal Golela Border Post e ci siamo diretti verso il Mlilwane Wildlife Sanctuary dove abbiamo pernottato: la particolarità di questo parco è quella di poter effettuare diversi trail a piedi, cosa che – dopo giorni di safari in macchina – non vi sembrerà vero di poter fare.

Oltrepassare lo Swaziland senza fermarsi sarebbe davvero un peccato!

T – The Rainbow Nation

L’espressione, entrata ormai nell’uso comune, è stata coniata dall’arcivescovo Desmond Tutu – altra grande personalità impegnata nella lotta contro l’apartheid – per descrivere la situaziome sudafricana dopo le prime elezioni democratiche del 1994. La frase è stata poi ripresa da Nelson Mandela in un suo discorso quando ha proclamato:

Each of us is as intimately attached to the soil of this beautiful country as are the famous jacaranda trees of Pretoria and the mimosa trees of the bushveld – a rainbow nation at peace with itself and the world

La nazione arcobaleno è anche simbolicamente rappresentata dalla bandiera sudafricana che sfoggia sei colori diversi: il nero della maggioranza dei suoi abitanti, l’oro di cui il Sudafrica è ricchissimo, il verde delle immense pianure del veld, il bianco dei diamanti, il rosso del sangue versato durante le guerre che lo hanno attraversato e il blu degli oceani. Del resto il motto sudafricano è proprio Ex unitae vires. Dall’unità la forza.

U – Un viaggio perfetto per la luna di miele e non solo

Come vi avevo già accennato qui (http://www.myscratchmap.it/2017/03/31/viaggiare-e-sempre-una-buona-idea-next-scratch-sudafrica-in-viaggio-di-nozze) la scelta del Sudafrica come meta per il nostro viaggio di nozze è nata un po’ all’improvviso, quasi per caso se volete. Ma io sono convinta che non sia il viaggiatore a scegliere il viaggio bensì il contrario. Con il Sudafrica per noi è stato così ed è un viaggio che non posso che consigliare a chiunque ami la natura selvaggia e potente, gli spazi immensi, i panorami grandiosi. Se a questo si aggiunge l’estrema cordialità dei suoi abitanti, il buon cibo e il clima da favola quello che si ottiene è un mix perfetto a cui è difficile resistere. Il tutto poi condito da un senso di avventura che è difficile da spiegare a parole.

V – Visto e Vaccinazioni

Per i cittadini italiani il visto non è necessario, ma il passaporto deve avere una validità residuale successiva alla data di uscita prevista dal Paese di almeno 30 giorni, oltre che avere due pagine contigue libere. Non sono invece richieste particolari vaccinazioni anche se quella contro la febbre gialla è obbligatoria per chi proviene da paesi dove questa malattia è endemica: vale anche per il transito superiore alle 12 ore negli aeroporti di questi paesi quindi occhio alla durata di eventuali scali. E la malaria? Innanzitutto occorre precisare che la malaria risulta circoscritta nella zona orientale del Sudafrica e quindi nelle regioni del KwaZulu-Natal, Mpumalanga, Limpopo e Kruger oltre che nello Swaziland. Decidere di sottoporsi o meno alla profilassi anti-malarica è dunque una scelta personale e dipende sia dalle zone che si andranno a visitare che dal periodo di viaggio. In ogni caso l’assunzione di un farmaco anti-malarico, i più diffusi sono il Malarone e il Lariam, non garantisce l’immunità dalla malaria. E’ comunque fondamentale utilizzare spray repellenti, prediligere maniche lunghe e pantaloni lunghi, oltre che dormire all’interno delle zanzariere.

Mai come in questo caso prevenire è meglio che curare.

W – Wild Card

Per accedere ai parchi sudafricani si paga una fee d’ingresso giornaliera il cui costo varia da parco a parco. Se avete perciò intenzione di trascorrere all’interno dei parchi diversi giorni fate due conti e valutate se vi conviene acquistare la Wild Card: potete farlo direttamente online (www.sanparks.org/wild_new) oppure al gate del primo parco in cui vi recate. Ce ne sono di diversi tipi: individuale, di coppia e per famiglie, oltre che riferite a diversi cluster di parchi. Noi abbiamo acquistato direttamente dall’Italia la All Parks Cluster al costo di 1.860R. Ricordatevi solo che la Wild Card non è comunque valida per l’iSimangaliso Wetland Park, mentre è compreso l’ingresso nei parchi dello Swaziland.

X – Xhosa

Dopo gli zulu (vedi lettera Z – Zulu), gli xhosa solo il secondo gruppo etnico più numeroso del Sudafrica. Presenti soprattutto nell provincia dell’Eastern Cape, sono famosi soprattutto per parlare una lingua che schiocca. La lingua xhosa infatti contiene i tipici suoni click delle lingue khoisan e lo stesso nome xhosa inizia con quelli che vengono definiti suoni click! Quando la parola diventa un strumento musicale.

Y – … passo

Z – Zulu

Gli Zulu sono il gruppo etnico più numeroso del Sudafrica, ma la lingua zulu, nonostante sia la lingua più parlata in Sudafrica, è diventata una delle 11 lingue ufficiali del Paese solo dopo la fine dell’apartheid. Con l’espressione Zululand, che evoca atmosfere selvagge e ritmi tribali, si identifica quella regione del KwaZulu-Natal che si estende dalla foce del Tugela River fino all’Oceano Indiano: la parola zulu, che significa “paradiso”, ben descrive la fertile pianura costiera e le dolci colline che caratterizzano questi paesaggi. Ma basta uscire dalle strade più battute per rendersi conto di come la povertà sia ancora una realtà quotidiana da queste parti.

“No one is born hating another person because of the color of his skin, or his background, or his religion. People must learn to hate, and if they can learn to hate, they can be taught to love, for love comes more naturally to the human heart than its opposite”

Nelson Mandela

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Tramonto a Cape Town

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De Hoop Desert

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It's time for Africa

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Leoni al Kruger



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