Sardegna en plein air
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Giugno, che meraviglia!
Aprile, maggio, giugno e poi settembre, ottobre, a volte anche novembre, sono mesi straordinari per vivere l’isola, sicuramente i migliori. Un’isola alla portata di tutte le tasche, basta saperla viaggiare, sapersi organizzare, come ogni angolo del mondo. Personalmente vivo quest’isola da quasi trent’anni e la viaggio, ogni anno, in lungo e in largo, meravigliandomi, ogni volta, per quanto poco ancora la conosco. La Sardegna è un piccolo continente, ogni stagione cambia radicalmente. E ti sorprende, ti “spiazza”, ti meraviglia. Eppure, spesso, si leggono tante sciocchezze, sui giornali locali come anche sulle testate specializzate in turismo… Ahiahiahiiii, quante bufale, quanti luoghi comuni. Per alcuni di loro è noto che la Sardegna è cara! ma quale Sardegna? Che le spiagge sono affollate e, notizia recente, anche inaccessibili per le privatizzazioni, i lidi e gli stabilimenti! Ma quali spiagge? Che sono sporche, trascurate! Mon dieu! Solo bufale! Tremende bugie! E lo dico e lo scrivo da emiliano. Lo dico, semplicemente, per amor di verità. La Sardegna non è costosa nei trasporti come nel soggiorno, nella ristorazione come nello shopping. Basta sapersi organizzare. Altrimenti costosa è anche la Liguria e la Romagna, la Toscana e le Marche, la Campania e la Calabria e la Puglia e la Sicilia, come l’Europa e il mondo intero, e tutte quante, allo stesso modo, nel momento in cui ci si approcia, così, senza conoscenza, senza documentazione. Sono messaggi gravi, una disinformazione che danneggia fortemente, quella che riporta dati falsi, luoghi comuni infondati, perché, si sa, quello che “è scritto sul giornale” è verità. Molto spesso, invece, chi scrive spesso non conosce nulla, prende articoli già scritti, li “aggiusta” e il suo editore li pubblica. Senza conoscerne davvero nulla, i costi per raggiungere altre isole in traghetto, come la Tunisia o la Spagna o la Grecia, ma anche le nostre isole minori, come l’Elba, le Eolie, le Egadi… bah!… forse un giorno… chissà. Per ora vorrà dire che la Sardegna se la godono coloro che “sanno viaggiare” e “fare turismo”, consci dei costi che sono in linea con altre mete assai meno straordinarie… beati loro!
15 giorni dal mare all’entroterra
L’isola che ho vissuto nel mese di giugno è un’isola un po’ diversa da quella vissuta, nello stesso periodo, negli anni precedenti. Le condizioni meteo che hanno funestato la primavera e l’inizio estate di questo 2010 hanno trasformato quel territorio che conoscevo, altri colori, altre luci, altre sfumature. E anche… altre temperature! Soprattutto per chi, come me, la viveva a cavallo di una moto, la mia affezionata Suzuki Bandit con la quale ho attraversato l’intera Europa e parte dell’amata Africa. Ebbene, cieli plumbei London Style, ingrigite scogliere a strapiombo sul mare che pareva d’Irlanda, dentro ad un clima tropicale che alternava ripetutamente sole splendente ad acquazzoni dirompenti nell’arco di una sola giornata! Insomma, una Sardegna mai vista, nuova e sorprendente.
Come ci siamo organizzati
Prima sulle fiere del settore, poi su internet, abbiamo programmato questa motovacanza. Si, anche se già la conosco non poco, faccio sempre così, mi muovo come se andassi per la prima volta. Anche perché ogni anno, ogni stagione, le offerte, le proposte cambiano, e le novità possono determinare un viaggio “diverso”, come è stato in questa occasione. Abbiamo scoperto un gruppo di strutture consorziate che fanno turismo all’aria aperta, villaggi e camping, attraverso un catalogo, una cartina e poi un sito dedicato. Sono camping e villaggi turistici quelli di Faita Sardegna, oltre 50 e coprono tutta la Sardegna costiera, mentre purtroppo lasciano scoperta la Sardegna dell’entroterra. Per cui ci siamo organizzati con tappe di un paio di giorni per ogni camping, scelti all’interno del gruppo di Faita Sardegna, coprendo l’isola per intero, aiutati dalla cartina dell’associazione, sempre aperta e pronta per essere consultata nella tasca trasparente della borsa piazzata sul serbatoio della moto. È stata una vacanza in massima libertà, in totale indipendenza… una vacanza in plein air!
Da Olbia alla Costa Smeralda (3 notti – 2/4 giugno)
Più che mai inflazionata la Gallura, tuttavia imperdibile per il fascino della sua storia, fatta di prestigio e di èlite. È assolutamente necessario trascorrere un paio di giorni lungo le strade della cosiddetta “costa”, vale a dire la Costa Smeralda che non necessita di specificazione, “andare in costa” significa andare a Porto Cervo o a Liscia di Vacca, a Baja Sardinia o a Poltu Quatu… insomma, nel cuore dello sfarzo mondiale, al centro del mondo in quanto a immagine e charme. È necessario anche per capire quali estremi tocca l’isola, come convivono il turismo elitario e quello più popolare, dell’Ogliastra piuttosto che del nuorese, ma anche della Piana del Sinis e dell’oristanese in genere. Parlare di questi luoghi è la migliore risposta di chi parla della costosa Sardegna. Torniamo a bomba sulla prima tappa: la Gallura. Qualche giorno trascorso in un villaggio tra San Teodoro e Olbia, sulla costa occidentale, a pochi minuti dallo sbarco del porto olbiese. A proposito, partivo da Piacenza, la mia città, il costo del biglietto per 2 persone + la moto € 140,00, andata e ritorno, partenza e rientro Livorno, di giorno, passaggio ponte (con la cabina di notte avremmo speso 36 € in più a testa). Appena sbarcato è ora di cena, quindi tappa a Pittolongu, sul mare a 2 minuti da Olbia, 50 € in 2. Il giorno seguente visita nell’entroterra gallurese con tappa a Luras, all’ulivo millenario, a Calangianus con visita al Museo del sughero, prima Telti, poi Monti, con assaggi alla Cantina Sociale, per giungere a Tempio Pausania, ai piedi del Limbara, dove le acque scorrono fresche e leggere nelle tante fonti nei dintorni. Una visita al bel borgo di Tempio, poi in direzione Berchidda, dove si svolge in agosto una tra le più belle manifestazioni canore della Sardegna, il Time in Jazz, organizzato ormai da diversi anni da un musicista noto in tutto il mondo, Paolo Fresu. Il rientro è per la sera, che prevede, a differenza del veloce spuntino di mezzogiorno (insalata e frutta in un baretto lungo la strada), una bella cenetta a base di carne, con specialità locali, gustose e genuine, prezzo € 45,00 in due, vinello compreso. Il giorno successivo un po’ di mare tra la meravigliosa Spiaggia del Principe, in costa, e una traversata di 20 minuti, partenza da Porto San Paolo, per giungere all’isola di Tavolara, splendida e selvaggia. Cena a base di pesce, in una trattoria nella zona di Montepetrosu, costo attorno alle 55,00 € per 2 persone. Per dormire camping di Faita, in bungalow 3 notti per 2 persone € 135.
Verso Alghero (2 notti – 5/6)
Giungiamo ad Alghero nel tardo pomeriggio, con una tappa a Santa Teresa Gallura e alla sua Rena Bianca, bandiera Blu d’Europa, poi attraverso la Costa Paradiso, nello scenario incredibile dell’Isola Rossa, che abbiamo purtroppo lasciato qualche ora prima del tramonto, quando il roccione assume quella colorazione che giustifica il suo nome. Immancabile tappa a Castelsardo, dopo aver attraversato Valledoria, bellissima laddove il corso del Coghinas sfocia nel mare, regalando un ambiente tra i più straordinari della costa nord. Il piccolo e straordinario antico borgo di Castelsardo meriterebbe ben più tempo, con il suo castello e la sua zona mare, Lu Bagnu. Tuttavia il tempo è sempre troppo poco quando attorno hai tali bellezze, quindi in moto e via, verso la cittadina forse la più bella della Sardegna costiera. Alghero è sempre più straordinaria, ogni volta che la vedo, i suoi torrioni, le sue stradine, le sue piazzette, le tante botteghe, la vita che scorre tra quelle antiche mura, è davvero sorprendente. Faremo 2 notti lì, nelle strutture sempre segnalate nella cartina della Faita Sardegna, davvero utile e pratica. Spenderemo anche qui poco, o il giusto, in 2 circa 90 € per 2 notti, sistemazione bungalow. Pranzeremo sempre leggero, verdure e frutta consumate sui chioschetti del lungomare algherese, mentre la sera andremo a spendere un po’ di più, ristorantini sfiziosi che chiedono 40/50 € per due persone, due portate più acqua e vino. Andremo a visitare Stintino e la sua famosa spiaggia della Pelosa, dove di fronte, così vicina che sembra di toccarla, l’isola cosiddetta ora “dei cassintegrati”, per quel gruppo di operai della Vynils che hanno occupato l’Asinara per trovare visibilità e dare voce ai loro diritti. Pensavamo di andare a trovarli, di conoscerli per stringere loro la mano e di invitarli a continuare così, per dire loro che sono dei grandi, per esprimere la nostra ammirazione, oltre a tutta la solidarietà. Le partenze sono però poche e, dobbiamo ammetterlo, in questo caso non ci siamo organizzati per niente bene. Peccato, torniamo verso Alghero, non prima di fare tappa a Punta Argentiera, dove il mare si fa impetuoso e i segni della fatica e del lavoro dei minatori è ancora evidente nelle cave e nelle miniere che, da queste parti, hanno dato occupazione e sostegno a tanti uomini, in cambio, però, di grandissimo sacrificio. Il giorno della partenza per la Penisola del Sinis, trascorreremo la giornata a Capo Caccia, su una spiaggetta dove un piccolo bar ha appena aperto e dà ristoro ai pochi, fortunatissimi, turisti. Lì sotto si aprono le grotte di Nettuno, di fronte si stagliano le isolette di Piana e Foradada, qua e là torri e fari disegnano un territorio di una bellezza inenarrabile.
Penisola del Sinis (2 notti – 7/8)
Lungo la Riviera del Corallo e attraverso un selvaggio e splendido tratto costiero, giungiamo a Bosa verso le 16,00, tappa per una breve visita, birra, rigorosamente Ichnusa, e panino compresi. Risaliamo il lungo Temo per ammirare le caratteristiche case colorate affacciate sul corso del fiume. Realizziamo che Bosa, da poco attribuita alla provincia di Oristano dopo un trascorso nuorese, a breve diverrà una tra le mete più ambite della costa sarda. Da lì percorreremo la strada che conduce verso Cuglieri e poi Santulussurgiu, arrampicando ai 1000 metri del Monte Ferru, da dove si apre una veduta mozzafiato che ci obbliga volentieri ad una sosta per qualche scatto. La direzione sarà poi Narbolia, dove trascorreremo una notte nell’unico campeggio dell’entroterra segnalato dalla cartina (davvero conveniente per l’ottima soluzione ricettiva, circa 40 € per una notte in 2). I giorni successivi scopriremo un territorio al turismo di massa sconosciuto, uno tra i più affascinanti mai veduti. La spiaggia di Is Arutas che si stende con la sua sabbia di riso di fronte all’isola di Madiventre, mentre nei dintorni luoghi e località che incantano, per l’ambiente, per la storia, nei nuraghe e nelle antiche rovine, e poi Tharros, il primo luogo abitato della Sardegna. E il tutto immerso in un contesto naturale dove una ricca fauna marina trova l’habitat ideale. Abbiamo incontrato da queste parti tanti turisti italiani e stranieri, dotati di biciclette che scaricavano dai loro camper, altri che al posto delle ruote avevano preferito comode calzature da trekking, impegnati in passeggiate lungo i sentieri che portavano a diretto contatto con questa meravigliosa area naturale protetta, sapientemente curata e ben tenuta. Questa è un’altra risposta al luogo comune di Sardegna costosa. Abbiamo soggiornato e ben mangiato a pochi soldi (per le due notti tra Torre Grande e Narbolia, in 2 circa € 80; per mangiare in 2 circa 40 € a cena, con pesce freschissimo cucinato alla brace e bottarga di Cabras).
La Costa Verde e il Medio Campidano (2 notti – 9/10)
Dalla terra della bottarga (uova di tonno o muggine), ottimo condimenti per i primi di pesce o gustato in insalata con il sedano (straordinario!), la tappa successiva ci portava laddove mi rivedevo, trent’anni prima, giovine incantato. Era sulla spiaggia di Piscinas dove avevo cominciato ad amare la Sardegna, e dove avevo cominciato a capire che si trattava di una terra unica. All’epoca, nell’80, su quella chilometrica distesa di dune di sabbia bianchissima non v’era nulla, solo un casottino per il materiale per la pesca che un vecchio aveva lasciato in eredità al figlio, il quale lo aveva adibito a deposito di una moto Honda a 3 grandi ruote e di un hovercraft (che mai avevo visto prima). Costui mi farà provare l’ebbrezza di solcare queste dune a bordo di questi mezzi, un giorno di luglio di tanti anni fa, ma che non dimenticherò mai. Questo signore, un medico mi pare di ricordare, trasformerà quel magico casottino, in un meraviglioso piccolo hotel, poche stanze e ottimo ristorante, sobrietà e fascino tra le bianche dune, ad un metro dal mare di Sardegna. Qualcosa è cambiato, ora. Quella perla d’albergo ha contribuito a rendere noto un luogo ancora quasi sconosciuto, oggi mèta di un turismo comunque ancora “sostenibile”, capace di far convivere le esigenze dell’economia turistica con le necessità della tutela del territorio. Nell’entroterra di questo tratto di costa paradisiaca si custodiscono “pezzi di terra” unici nel loro genere, come la Giara di Gesturi, dove faremo tappa lo stesso giorno di visita all’area archeologica di Barumini. È il territorio della Marmilla, stretto tra il Sarcidano e il Golfo di Oristano, luoghi che custodiscono innumerevoli nuraghe, capaci di raccontare pagine dell’antica storia dell’isola, lambiti da piccoli corsi d’acqua che attraversano piane, e che, ogni tanto, si allargano formando larghi specchi d’acqua. Un territorio che ha un solo limite e una fortuna nello stesso tempo, quello di essere poco conosciuto, quello cioè, di essere mèta di pochi fortunati. Quando il limite è un pregio, quando l’ombra protegge dai raggi del sole, lasciando filtrare il giusto necessario. Trascorreremo qui, al centro di questo incanto, ore di pace, di serenità, ore di perfetto equilibrio tra anima e corpo. Trascorreremo nell’oristanese quei giorni che rimarranno tappa fondamentale di questo viaggio. Per pochi soldi, alla faccia delle solite chiacchiere, poco più di 100 € in 2 per 2 notti (campeggio Faita), pasti, prime colazioni e Ichnusa sempre comprese.
Il cagliaritano (3 notti – 11/13)
Cade proprio nel week end di metà mese il nostro soggiorno nel cagliaritano. Beh, qui non c’è che l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda l’ospitalità, poiché sono più di una decina le strutture che la cartina Faita Sardegna mi indica, segnalandomi la posizione precisa di dove si collocano. Ne scegliamo 3, una per notte. La prima sulla Costa del Sud, nei pressi di Pula, la seconda a Quartu Sant’Elena, nei pressi di Cagliari, la terza sulla Costa Rei. Come sempre nessun intoppo, nessun problema, fin qui ogni campeggio ha risposto perfettamente alle nostre aspettative. La provincia di Cagliari è ampia, sono quasi 200 km. Di costa ed esteso è anche l’entroterra. Non ci faremo mancare la mitica spiaggia della città, il Poetto, con alle spalle uno dei più suggestivi ambienti “umidi” dell’isola, lo stagno di Molentargius, con centinaia di fenicotteri rosa, come quelli che abbiamo visto e fotografato i primi giorni, a San Teodoro. Li incontreremo, però, nella zona delle saline, ancora prima di giungere a Cagliari, risalendo la Costa del Sud, da Porto Teulada. Faremo un bagno nelle trasparenti acque della stupenda spiaggia di Chia, poi faremo tappa alle rovina di Bithia e all’antica città di Nora, infine visiteremo Pula. Da lì sceglieremo di arrampicarci per strade un bel po’ tortuose (ma in moto è assai divertente), per raggiungere Punta Sebera, dove dai suoi quasi 1000 mt. Si apre una veduta fantastica, qualche foto e si riparte, salendo ancora un po’ per incrociare il corso del Rio Gutturu Mannu, che seguiremo per entrare in città. Cagliari la vivremo un giorno un po’ grigio, la scopriremo nella sua discreta imponenza, fascinosa e regale, ma facile e “su misura”. La gente del luogo, non a caso, è signorile e cortese, ti indica e ti istruisce, ti consiglia moderatamente. Cagliari chiede qualche giorno per poter essere visitata e apprezzata appieno, cosicché la nostra giornata servirà per lasciarci la voglia di tornare e continuare la sua conoscenza. La Costa Rei è un susseguirsi di emozioni, dietro ad ogni curva si aprono scenari da film, tratti di mare che sembrano disegnati, tanto incredibilmente belli per essere veri. Villasimius e poi Capo Ferrato, immersi nell’Area marina protetta di Capo Carbonara, fino ad arrivare a Villaputzu, dove il Salto di Quirra fa da confine con la neoprovincia dell’Ogliastra. Terminiamo il soggiorno nella provincia del capoluogo sardo consapevoli di aver visto e visitato non più di una minuscola parte di questo territorio, come se l’avessimo spiato dal buco della serratura e ne avessimo carpito un piccolissimo spiraglio. La promessa è sempre la stessa “dovremo ritornarci presto!”. Soggiorno di 3 notti, cene + prima colazione e panino e Ichnusa a pranzo € 190,00.
L’Ogliastra (2 notti – 14/15)
Piccola giovane provincia l’Ogliastra, che sorge dove c’era un po’ di cagliaritano e un po’ di nuorese. Forse troppo piccola per essere provincia, così come il Medio Campidano, così come l’Iglesiente, ma sono considerazione di carattere extraturistico, o magari no… Risaliamo questa nuova tappa da sud, dal Salto di Quirra, un’area dove la natura, come da nessun’altra parte, gioca un ruolo di primaria importanza. Da queste parti si respira la Sardegna più vera, più pura, più originale, come sarà anche per il nuorese. E non poteva essere che così. Quando l’isola viveva la sua esplosione di mèta turistica mondiale, qui ancora si viveva di pastorizia, di agricoltura. E ancora oggi questa tradizione è impregnata nei muri delle strade, nelle vecchie e umili case, nei disadorni e rustici locali. Quelli che compongono i piccoli borghi di questa terra “d’altri tempi”, vissuta da uomini dall’immancabile “berritta” anche d’estate, da donne coperte da lunghi abiti neri. Dire che qui il tempo sembra essersi fermato è una mezza verità, poiché qui il tempo davvero si è fermato. Il turismo non ha spostato un mattone, non ha mosso una pietra, non ha cambiato nulla, come se si fosse fermato fuori dalla porta, e può solo assistere a quello che davvero è la Sardegna, nelle sue tradizioni e nelle sue genti, orgogliose della loro terra, della loro cultura, disposte a difendere con le unghie e con i denti quei luoghi, le usanze e i suoi costumi, la loro storia. Visiteremo di questa terra apparentemente così impenetrabile, in verità incredibilmente ospitale, borghi poco conosciuti, fuori dagli itinerari più noti, dalle strade più calcate, centri dove la lavorazione del tappeto e degli arazzi è rimasta come mille anni fa, con i telai che impegnano mani e piedi, e richiedono pazienza e precisione massima, ma anche dove le uve vengono raccolte e lavorate per produrre piccole quantità di vino, quasi a voler soddisfare non più della propria allargata famiglia. Ed è così che trovi locande ed osterie, qui “tzilleri”, che ti danno da mangiare gli stessi cibi che cucinano per loro, lo stesso rosso che sta al centro della tavola di casa. Ma passeremo anche tempo in quei centri più noti ed attrezzati, da Baunei con Santa Maria Navarrese, poi Tortolì, Lotzorai, Arbatax, dove ci fermeremo a dormire, dopo breve consultazione della nostra fedele cartina, presso strutture che legano con armonia l’attaccamento e la tutela della propria terra al “fare turismo”, quell’economia che, tuttavia, ha consentito maggiori risorse e benessere alla comunità d’Ogliastra, senza snaturare nè l’origine di quel popolo, tantomeno la straordinarietà di un ambiente davvero unico. A proposito: quanto abbiamo speso? In tutto 110,00 €.
Nuorese e Barbagia (2 notti – 16/17)
E siamo al capolinea. Purtroppo questa è l’ultima tappa del mototour e, non a caso, siamo nel nuorese. Si, è vero, abbiamo circumnavigato la Sardegna in senso antiorario, partendo dalla Gallura, quindi non potevamo che chiudere qui il nostro viaggio. Vero è che potevamo compiere il giro in senso opposto e a chiudere il viaggio saremmo stati altrove. Vero è, infine, che non c’è più degna chiusura della visita all’isola con quest’angolo di terra, quello che racconta la Sardegna più “narrata”, più sanguigna, più tutto. Il nuorese e la Barbagia hanno riempito libri di storia, di eventi, è terra di artisti, scrittori, musicanti, e sempre qui sono state dettate quelle leggi, mai scritte, che hanno regolamentato la società dell’isola, per millenni, che ancora, seppur aggiornate e rivedute, restano ancora al centro del”modus vivendi” di questo straordinario popolo. Il nuorese è la sintesi della Sardegna, la vera essenza dell’isola, dove convivono passato e presente senza sgomitare, la giusta evoluzione nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente che lo circonda, come nell’animismo, quella religione antica quanto l’uomo. E qui andremo dentro quei paesi che suscitano strana curiosità, da Orgosolo con i suoi murales a Orani con il Museo titolato a Nivola, da Mamoiada noto per le belle maschere dei mamuthones (che acquistiamo) a Gavoi, dove ogni anno, a luglio, si svolge il Festival delle storie. Sono però tantissimi i centri della Barbagia che meritano di essere visitati, che si estendono fino ai monti del Gennargentu, vette che si alzano per fare da confine con l’Ogliastra. Come l’entroterra, il nuorese è straordinario anche nella sua terra di mare, nella Riserva Naturale della Foca Monaca dove la Grotta del Bue Marino e Cala Luna rappresentano angoli di costa incantevoli, inimitabili. Le sue località costiere, da Siniscola a Orosei a Dorgali con Calagonone, sono perle che splendono in un mare cristallino, con emergenze naturalistiche che le collocano tra i più bei luoghi di mare d’Europa, primato che si giocano con altre località di quest’isola. Si dorme nelle strutture del circuito Faita Sardegna, zona Santa Lucia, in campeggi che si affacciano sul mare, si mangia in giro per la Barbagia, costo totale di 2 notti e 2 cene per 2 persone: 120 €, sempre brioche e cappuccino, panino e Ichnusa compresi!
Si ritorna
Rientriamo, al porto, facciamo 2 conti, da quello che avevamo stabilito come budget rimangono 200 €. Abbiamo trascorso 16 notti, tra bungalow e soluzioni comunque confortevoli (in tenda avremmo speso molto meno), per una spesa di 750 € a testa, traghetto, maschera, carburante, olio (per i 2300 km. Coperti) compresi. Alla faccia di chi dice e scrive che la Sardegna è costosa! Mototurismo e Sardegna, giugno e Faita Sardegna, binomi perfetti per una vacanza all’insegna della libertà, del plein air, del mare “piùbellochecè”, di un entroterra dal sapore ricco, tra gente “vera”, diretta, spontanea. E straordinariamente accogliente. Un saluto dal traghetto che ci riporta “in continente”, e un arrivederci a presto, magica isola!
Roberto Rossi