AVVENTURA A GOCTA, la 3 cascata più alta del mondo

In marzo 2006, mi aveva incuriosito la notizia della scoperta in Perù di una cascata fra le più alte del mondo: mi chiedevo come fosse possibile che una caduta d’acqua di almeno 771 metri non fosse mai stata notata sino a quel momento. I giornali peruviani riportavano un articolo di un esploratore tedesco, Stefan Ziemendorff, che con un gruppo...
Scritto da: gabrielepoli
Partenza il: 06/07/2007
Ritorno il: 09/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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In marzo 2006, mi aveva incuriosito la notizia della scoperta in Perù di una cascata fra le più alte del mondo: mi chiedevo come fosse possibile che una caduta d’acqua di almeno 771 metri non fosse mai stata notata sino a quel momento. I giornali peruviani riportavano un articolo di un esploratore tedesco, Stefan Ziemendorff, che con un gruppo di compagni aveva deciso di rilevare la topografia della cascata, scoprendo trattarsi della terza più alta della terra. Approfittando dell’invito ricevuto da parte del Professor Danilo Manera, rappresentante del nostro Ministero degli Affari Esteri, a tenere una conferenza sui miei libri e l’Associazione Magie delle Ande presso la Fiera Internazionale del Libro di Lima, dove quest’anno l’Italia è ospite d’onore, anticipo il viaggio. Desidero conoscere da vicino Gocta, ma riuscirò nel mio intento? Sono ben dieci anni che non compio escursioni e non credo che sarà una passeggiata giungere sin là. Bene, si vedrà. La sera di venerdì 6 luglio, con Angelica Rojas, l’avvocato di Magie delle Ande in Perù, si parte da Lima in bus cama (autobus dotato di letti) alla volta di Chiclayo, città sulla costa nord del paese andino. Giunti a destinazione alle otto del mattino, era nostra intenzione proseguire subito il viaggio verso Chachapoyas, ma il primo pullman utile sarebbe partito solo alle 19.30, pertanto decisi di approfittare del tempo a disposizione per visitare l’amico Walter Alva. Alva è uno dei più famosi archeologi del Perù che nel 1987 scoprì l’importante tomba del Señor di Sipán, ancora intatta e ricca quanto quella di Tutankamon. Negli uffici del bellissimo Museo Tumbas Reales de Sipán, Walter ci accolse con la consueta amabilità; ci spiegò che era intento a scavare una seconda tomba appena rintracciata che promette di rivelarsi importante quanto la prima. La seconda notte consecutiva in bus ci permise di giungere alla bella città di Chachapoyas, capitale del Dipartimento di Amazonas. Fino alla deviazione di Pedro Ruíz, la strada è asfaltata ed in buone condizioni, ma in seguito diventa accidentata e per coprire i restanti sessanta chilometri è necessaria oltre un’ora. In questi giorni, tuttavia, sono in corso lavori di manutenzione ed è possibile che entro un anno anche questo tratto venga asfaltato. Chachapoyas s’innalza a 2.335 metri, sopra alla valle del Rio Utcubamba. E’ una graziosa cittadina coloniale di circa ventimila abitanti, con la sua università specializzata, in modo particolare, in amministrazione e turismo, pur se di viaggiatori sino ad oggi se ne vedono ben pochi in zona. L’Hostal Casa Vieja in Jiron Chincha Alta, dove andiamo ad alloggiare, è un’antica casa coloniale che nel passato ha ospitato pure un convento di monache; è accogliente e pulito, senza dubbio confortevole, grazie anche alla gentilezza delle responsabili, Liliana in testa. L’agenzia locale di PromPerù, ufficio di promozione turistica nazionale, ci propone una guida per l’escursione che faremo domani a Gocta; ci avvertono che non sarà una passeggiata, ma ormai siamo in ballo e sarebbe sciocco non approfittare dell’opportunità. L’indomani alle otto un’auto attende alla porta di Casa Vieja. Un’ora di viaggio è sufficiente per giungere al villaggio di Coca che con Cocachimba (letteralmente: Coca di là del rio) rappresenta il punto di partenza per l’escursione. Una bellissima bimba dagli occhi verdi mi sorride oltre l’uscio della sua capanna; incantato, le parlo, la chiamo, non risponde. E’ sordomuta dalla nascita. Mi avvicino e non riesco a trattenermi dal darle un bacio sulla tenera guancia. Si parte e subito il sentiero sale, impietoso, ma è solo un breve tratto, afferma sibillina la guida. Certo, dopo il primo ripido pendio il tratturo scende un poco, ma nuovamente risale, poi declina, quindi s’inerpica… Dalla sommità del primo colle che valichiamo, in lontananza, eccola laggiù, Gocta! Ma se già ora scorgiamo l’imponente cascata, non posso credere che mai nessuno prima l’abbia scoperta. Infatti, la gente del luogo la conosce da sempre con il nome de La Chorreria (cascata), tuttavia solo lo scorso anno qualcuno si prese la briga di valutarne le dimensioni: 771 metri, la terza cascata più alta del mondo, dopo il Salto del Angel in Venezuela (972 metri) e le Tugela Falls in Sudafrica (948 metri). Riprendiamo il cammino soffrendo di più ad ogni passo; scendiamo inoltrandoci nella foresta fino ad un torrente in secca che guadiamo e torniamo a salire, su, sempre più su. Mi pare di non poter percorrere un altro metro, mi fermo ed ansimo. Ancora un piccolo sforzo, m’incoraggio, e avanzo a fatica, ma non sarà un “piccolo sforzo”, bensì sette ore di sofferenza, fra andata ritorno. Una curva del sentiero, il precipizio a pochi centimetri dai miei piedi; sono rimasto indietro, Angelica, sospinta dalla guida, è scomparsa lassù, fra il fitto fogliame del bosco. Tentenno, quasi quasi mi fermo, rinuncio. Respiro a fondo e attendo che il tam tam del cuore scompaia dal cervello, che la testa smetta di pulsare. Avanzo. Ho resistito e sono premiato. Gocta è lì! Alzo gli occhi e fatico a scorgere la sommità: è immensa, bella, affascinante. Scendo scavalcando pietre e massi e accarezzo l’acqua del piccolo bacino formato dalla cascata. Mi stendo al suolo, gambe in alto e testa in basso, osservo ammirato. Descrivere l’incanto è forse possibile, ma rinuncio perché le parole non saprebbero rendere ciò che provo. Ho conquistato la mia meta o, forse, ne sono stato conquistato. Il viaggio di ritorno è ancora più duro, tuttavia in qualche modo, fermandomi a respirare ogni cento metri, riesco a tornare a Coca. Angelica è sfatta, io distrutto, trovo però la forza di acquistare poche caramelle che dono alla bimba sordomuta dagli occhi verdi. Un ultimo bacio. Gabriele Poli


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