Vienna, Salisburgo e l’apoteosi dello stock

Esiste una teca in plexiglas, all’angolo fra due importanti vie proprio nel centro storico di Vienna, sotto cui è conservato un tronco d’albero, di oltre 500 anni, nel quale sono conficcati migliaia di chiodi. E’ il mistero dello “Stock-im-Eisen” che dà il nome alla piazza antistante la Haas Haus, nella cui moderna facciata a vetri si...
Scritto da: LunaB
vienna, salisburgo e l’apoteosi dello stock
Partenza il: 08/04/2008
Ritorno il: 12/04/2008
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
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Esiste una teca in plexiglas, all’angolo fra due importanti vie proprio nel centro storico di Vienna, sotto cui è conservato un tronco d’albero, di oltre 500 anni, nel quale sono conficcati migliaia di chiodi. E’ il mistero dello “Stock-im-Eisen” che dà il nome alla piazza antistante la Haas Haus, nella cui moderna facciata a vetri si rispecchia l’antica cattedrale di santo Stefano e fa quasi da (stranissimo!) mediatore fra questi due opposti architettonici. Un oggetto che suscita curiosità e sentimenti ambivalenti: un ciocco antico, interamente ricoperto di “bolle” di ferro, come in una virtuale orticaria che fa anche un po’ impressione. Per estensione: metafora concreta e tangibile di un’idea fissa, un pensiero ricorrente, un pungolo inesauribile che mi porto dietro pure in vacanza, pure a Vienna! Sarà anche per questo che mi incuriosisce così tanto? Pare che i fabbri in partenza da questa città usassero conficcare lì un chiodo a ricordo del loro passaggio. Ma è solo una leggenda e il reale significato di quel singolare tronco (sempre ammesso che ne abbia uno), resta un vero mistero! Tornerò più volte, durante il breve soggiorno in questa città, a guardarlo e a curiosare fra le sue pieghe, chiedendomi cosa rappresenti, associandolo al mio ormai affezionato pensiero molesto, e poi, volgendogli le spalle, a guardare quel contrasto inspiegabile del duomo che si specchia nell’edificio curvilineo…

PRIMO GIORNO: “LE SETTE CHIESE” La prima cosa che facciamo, una volta atterrati e recuperati i bagagli, è comprare la VIENNA CARD, direttamente al banco informazioni dell’aeroporto. Essendoci studiato per intero l’itinerario di 4 giorni, con l’obiettivo di martellare a tappeto ogni singolo angolo della città, ed essendoci informati soprattutto sui prezzi dei biglietti per tutti i musei e le mostre che –molto ottimisticamente- vorremmo visitare…Stabiliamo che quei 16,50 euro a testa saranno ben presto ammortizzati innanzitutto dai viaggi gratis su tutti i mezzi pubblici per i 3 giorni successivi (e pur essendo dei gran camminatori li useremo moltissimo, soprattutto per guadagnare tempo e far stare più cose possibili in una giornata!), poi dalle svariate riduzioni per le entrate. Probabilmente per le famiglie o i gruppi non conviene, essendo già previsti degli sconti per loro ma, come entità singole, l’abbiamo trovata molto vantaggiosa. L’unico mezzo che non rientra nella magica card è il treno veloce (CAT) che dall’aeroporto porta in centro città e noi…Decidiamo naturalmente di prendere proprio quello, alla modica cifra di 7,50 euro (il prezzo pieno sarebbe stato di 9. Se non proprio gratis, perlomeno si ha diritto a uno sconto!). In realtà ci sarebbero altre soluzioni più economiche: l’autobus o il treno normale delle ferrovie OBB, ma i maggiori vantaggi di questa scelta, che rinnoveremo al ritorno, li sperimenteremo proprio in questa seconda occasione, quando faremo il check-in direttamente alla stazione di Wien-Mitte, senza code, liberandoci subito subito dei bagagli e trovandoci già in mano la carta d’imbarco…Il che ci permetterà di sfruttare fino all’ultimo secondo di permanenza in terra austriaca e arrivare in aeroporto giusto una ventina di minuti prima dell’imbarco.

Contrariamente a ogni più funesta aspettativa, maturata sulla base delle previsioni meteo consultate in internet (…!), troviamo ad accoglierci uno splendido sole e un caldo davvero fuori dalla norma. Qui è primavera piena! E la nostra prima giornata a Vienna, dopo aver fatto tappa in hotel per depositare bagagli, giacche e sciarpe…La spendiamo gironzolando un po’ per il centro e facendo, letteralmente, il giro delle sette chiese.. Partiamo dal duomo di santo Stefano (STEPHANSDOM), quasi interamente impacchettato dalle impalcature per lavori di restauro: saliamo fino in cima a visitare la PUMMERIN (l’enorme campana ottenuta dalla fusione di 100 palle di cannone sparate dai turchi contro le mura viennesi durante l’assedio della città) e a gustarci un panorama bello e assolato, che lascia ben sperare anche per i prossimi giorni! Da quell’altezza adocchiamo svariati caffè dall’aria molto invitante e quando ridiscendiamo ne scegliamo uno a caso per spararci la prima fetta di torta che non sarà la stranota sacher ma un ottimo topfelstrudel (formaggio e uvetta) che, servito caldo e arricchito di una spolverata di zucchero vanigliato, appaga i sensi e spalanca le porte del piacere sublime…Imbocchiamo la via del Graben, dove ammiriamo la baroccheggiante Colonna della peste (PESTSAULE), quindi ci fermiamo a visitare la Chiesa di san Pietro (PETERSKIRCHE), l’edificio più antico della città, anche se completamente rimaneggiato nel 1700. Curiosa e molto bella nella sua pianta ovale ripresa dalla cupola, ricca di decori.

Proseguiamo per l’HOHER MARKT, la più antica piazza di Vienna a un’estremità della quale sorge l’ANKERUHR, il pittoresco orologio a carillon, sospeso fra due palazzi, che segna le ore con una sfilata di personaggi storici fra cui Carlo Magno, Maria Teresa e suo marito Francesco I…Ma sono le 15:30 e non è previsto alcun rintocco, dunque il massimo che riusciamo a scorgere sono delle figure in abiti storici che stazionano lungo le due finestrelle laterali in attesa della prossima uscita. Nota: pare (perchè noi non ci siamo trovati da quelle parti per quell’ora in nessuno dei tre giorni successivi…) che la più bella sia a mezzogiorno, quando sfila il musicista Haydin, insieme a tutti gli altri personaggi. Passata e ammirata anche la vecchia sede del municipio (ALTER RATHAUS), ci infiliamo per un attimo nell’edificio di “Maria sulla riva” (MARIA AM GESTADE), chiesa nazionale ceca, per ammirarne le vetrate gotiche; quindi scendiamo lungo la ripida scalinata su cui si affaccia e ci dirigiamo verso la chiesa di “Nostra Signora degli scozzesi” (SCHOTTENKIRCHE): bellissima, dagli interni di un meraviglioso colore rosa antico. Notiamo con stupore che in ogni chiesa in cui entriamo, pur deserta, di fedeli e anche di turisti, c’è la musica struggente di un organo in funzione. Proseguiamo lungo la Herrengasse, fino a incrociare un palazzo molto bello che attira subito la nostra attenzione, con il suo cortile interno completo di fontana zampillante e la galleria col soffitto a volte decorate, che ci si profilano davanti non appena varchiamo l’ingresso. Si tratta, come apprendiamo dagli appunti che ci guidano, del palazzo Ferstel, sede di eleganti negozi e uffici, su un lato del quale sorge anche il famoso CAFE’ CENTRAL, frequentato in passato da artisti e intellettuali e in cui ancora oggi, seduta a un tavolo, staziona l’inquietante figura di cartapesta del poeta Peter Altenberg…Evitiamo la sosta-caffè intimoriti dalla sontuosità dell’ambiente e con l’intento di ripiegare su una cosa più tranquilla. La nostra tappa successiva è la Chiesa dei Padri Minoriti (MINORITENKIRCHE), sede religiosa della comunità italiana di Vienna, e al cui interno troneggia la copia dell’Ultima cena di Leonardo. Terminiamo con la Chiesa di san Michele (MICHAELERKIRCHE), che fronteggia l’ingresso dell’Hofburg. Ci piacerebbe visitare le catacombe ma apprendiamo che per farlo ci sono degli orari ben precisi (11:00-13:30), così usciamo su quella piazza molto bella accomodandoci sui gradini delle rovine romane poste al centro, per ammirare l’insieme e studiarci, incuriositi, la linea del famoso “Palazzo senza ciglia”. Così denominato dai viennesi perchè privo di decori alle finestre e piuttosto spoglio almeno nella parte superiore, soprattutto rispetto a tutte le altre ricche costruzioni che caratterizzano la città, quando fu costruito, ai primi del ‘900 suscitò addirittura scandalo per la sua “oscena nudità”! Oggi è sede di una banca. I piedi cominciano a reclamare vendetta, ci rimane l’energia appena sufficiente per fare una capatina alla pasticceria Demel, che attira i golosi con una vetrina super invitante!! Entriamo anche qui con una certa cautela (l’eleganza dei caffè e delle pasticcerie di questa città è, a tratti, imbarazzante!) e veniamo subito trascinati in un turbinio visivo e olfattivo di violette candite, petali di rosa caramellati, cioccolatini e praline di ogni foggia, biscotti, sculture di torte e palline di marzapane. I prezzi sono piuttosto alti: ci accontentiamo di scattare qualche foto sotto lo sguardo severo delle commesse che ci hanno faticosamente accordato il permesso di immortalare quella sfilza di prelibatezze. Dopo la sosta in albergo (sulla Mariahilferstrasse) ci mettiamo in cerca di un ristorante per cenare: imbocchiamo una via laterale della piazza del Graben e troviamo quello che diventerà una tappa fissa anche per le tre serate successive. Si tratta di un caratteristico ristorante a conduzione famigliare (la stessa dai primi del ‘900), ricavato in quelle che fino al 1687 erano le stalle dei cavalli dell’imperatrice Maria Teresa. Luci soffuse, travi di rovere al soffitto, piccole nicchie in cui sono “nascosti” tavolini che si affacciano discretamente sulla via pedonale, velati da tendine di pizzo. Ottima cucina viennese, vino e birra alla spina, dolci superbi rigorosamente fatti in casa a prezzi davvero onesti. Protagonista indiscussa del locale (e di buona parte della memory card della nostra digitale): la cagnolina Putzi che con sguardo languido e dolcissimo si apposta accanto al tavolo senza emettere suoni, confidando solo nella potenza del suo sguardo assassino…Quando poi il proprietario la richiama a un comportamento più dignitoso e composto, lei si allontana fingendo di zoppicare! UN MITO!! (Il ristorante è “Beim Hofmeister”, Bräunerstrasse, 7).

SECONDO GIORNO: DISPERSI A SCHÖNBRUNN , RITROVATI AL PRATER! Avevamo calcolato di dedicare alla sfarzosa residenza estiva degli Asburgo al massimo mezza giornata: quello che ci interessa di più, dicevamo, è uno sguardo d’insieme agli appartamenti, una panoramica generale sui giardini, per concludere però con un attento giro nel museo delle carrozze (fortemente voluto dalla sottoscritta dopo essersi perso quello di Bruxelles!). Non avevamo fatto i conti con la magnifica giornata di sole e l’attacco improvviso di pigrizia associato all’unico desiderio di concederci delle ore di svago completo a contatto con la natura e con gli ospiti del suggestivo zoo, il più antico d’Europa, che si estende all’interno del complesso. Prima però facciamo i turisti seri e buttiamo un occhio anche agli appartamenti imperiali, dove la fedele audioguida plurilingue (compresa nel prezzo del biglietto) ci esorta a non trascurare proprio nulla! Uscendo nei giardini, sperimentiamo anche il divertente labirinto fatto di siepi, al termine del quale si erge una piattaforma da cui ammirare il percorso dall’alto (e magari gustarsi le peripezie di quelli ancora alle prese con passaggi segreti e vie senza uscita…), quindi ci facciamo coraggio e, sfidando il sole cocente, ci arrampichiamo perfino sulla collina de La Gloriette dove, non paghi dello sforzo, affrontiamo le scale per ammirare il panorama (davvero mozzafiato!) dall’alto della sua terrazza. Sbrigate tutte queste pratiche scendiamo trotterellando e non più nella pelle dalla gioia, verso il giardino zoologico, incrociando sul nostro cammino dei timidi e lestissimi scoiattoli che purtroppo non facciamo in tempo a fotografare. Varcata la soglia di questo e provata anche l’ebbrezza di una focaccia all’aglio (…!!!! Qualcuno direttamente, altri solo per le conseguenti esalazioni mefitiche…), ci buttiamo in una passeggiata che ci assorbirà completamente per le successive quattro ore buone! Avvistiamo gorilla, foche, pinguini, tigri, ippopotami, orsi bianchi e bruni; ci incantiamo (non senza provare un po’ di pena) davanti a quel peluche vivente che è il panda, intento a sgranocchiare bambù e indifferente ai gridolini entusiastici di bimbi e nonni; non ci facciamo mancare nemmeno le aree didattiche e interattive solo teoricamente riservate ai più piccoli!! Un tuffo nell’infanzia, ma anche una passeggiata molto istruttiva – perchè questo zoo, al di là del suo discutibile significato, è organizzato e concepito davvero molto bene- e completa di momenti di tenerezza nel vedere gli inservienti prendersi particolare cura degli animali, somministrando, oltre al cibo, generose porzioni di baci e coccole. Facciamo una sosta presso un chioschetto proprio davanti all’elegante padiglione centrale che sembra fare da perno a tutto il complesso. Ci sediamo al tavolo con l’intento di piluccare un hot dog e ci ritroviamo invece alle prese con un piattone ipercalorico meglio noto come “Berner Wurstel” costituito di salsicciotti ripieni di formaggio e avvolti in fettine di pancetta, accompagnati da patatine fritte, ketchup e anelli di cipolla, per il quale tuttavia non ci formalizziamo più di tanto e spazzoliamo via tutto nel tempo di un amen… La ripresa del giro costa la fatica di una digestione leggermente laboriosa, ma c’è il miraggio del museo delle carrozze (WAGENBURG) e le energie non tardano a raccogliersi. I cimeli lì dentro conservati sono davvero notevoli e pieni di fascino. Al di là dei più sfarzosi carri delle grandi occasioni, così pieni di decori e ornamenti da confondere perfino i pensieri, saltano all’occhio anche le piccole carrozze per bambini (antichi e un po’ ingombranti passeggini gemellari), quelle monoposto, le più sportive decappottabili. Impressionante e quasi fastidiosa allo sguardo per l’intensità del suo colore nero, troneggia, su un lato della enorme sala, la carrozza funebre parzialmente ricoperta di pesanti drappi di velluto.

Riprendiamo la metro che è quasi sera, per nulla pentiti di una giornata in cui sono saltati parecchi punti della nostra tabella di marcia, così minuziosamente studiata per non lasciarci sfuggire proprio nulla. Anzi: facciamo l’ennesimo strappo ”alla regola” e anziché prendere la strada dell’albergo decidiamo di concludere in bellezza la giornata di puro sollazzo con un giro sulla ruota panoramica del Prater. Il fascino di questa consiste nella sua antichità, non nell’altezza, non nei brividi di sprezzo del pericolo che potrebbe regalare qualsiasi altra attrazione di questo lunapark. Il panorama da lassù, con la bella giornata ormai al tramonto e il vento che urla tra le fessure delle sue vetrate, regala dolcezza e serenità.

L’appuntamento per la cena, nonostante la stanchezza tremenda che ci spingerebbe a rimanere in hotel dopo il pit stop per la doccia, è da quello che ormai è stato ribattezzato come “l’amico nostro”, dove gustiamo tafelspitz (manzo bollito accompagnato da salse e patate rosti) e uno strudel caldo di mele da far resuscitare all’istante ogni energia spesa! TERZO GIORNO: A ZONZO PER UNA SALISBURGO TROPICALE Sfidando la tentazione di girarci dall’altra parte al suono della sveglia, alle 7:15 ci ritroviamo invece puntuali, anche se non ancora del tutto desti, alla stazione Westbanhof per una gita fuori porta. Acquistiamo il biglietto (80 euro andata e ritorno, treni ogni mezzora, ma è bene consultare gli orari sul sito delle ferrovie austriache –www.OEBB.At – perchè i tempi di percorrenza variano molto a seconda che si tratti si un regionale o di un diretto e a volte risulta inutile prendere quello precedente pensando di arrivare molto prima…), più una paradisiaca brioche appena sfornata presso la catena ANKER (provare per credere…Non se ne uscirà più!!) e ci accomodiamo sul nostro mezzo diretto a Zurigo. La nostra fermata è la quarta: avendo davanti quasi 3 ore di viaggio, ci esortiamo vicendevolmente a ricordarcene tra un ronfo e l’altro…

Ad accoglierci nella città di Mozart un caldo che ha dell’incredibile: molto più che a Vienna, eppure ce ne siamo allontanati parecchio! Chiediamo al gentile referente del banco informazioni la direzione per il centro e con un mugugno appena percettibile ci indica un lungo viale da percorrere A PIEDI! “Ma scusi, molti autobus recano la scritta Zentrum, non potremmo…” “NEIN! ZU FUSS!” è la sua risposta che non dà adito a repliche ma sarà l’unico caso di persona poco disponibile in una città, come del resto Vienna, in cui si rivelano tutti molto cortesi e pronti ad aiutarti…

L’interminabile via ci porta nel vivo della bella cittadina. Decidiamo di partire dal duomo, ma molto prima veniamo attratti dall’Abbazia di san Pietro e dall’annesso cimitero monumentale (PETERSFRIEDHOF), cui fanno da cornice antichi porticati ricoperti di epitaffi e su un lato del quale domina la montagna in cui sono scavate le suggestive catacombe. Luogo di preghiera dei primi cristiani nel III secolo dopo Cristo, queste ultime si snodano lungo un percorso fatto di scalini appena intuibili, ricavati nella roccia e consumati ormai dal tempo, al termine del quale si apre un altare rudimentale su cui poggia un massiccio, enorme crocifisso di marmo.

Usciamo all’aperto curiosando fra quelle tombe antiche per guadagnare l’uscita, visitiamo il duomo e poi ci dirigiamo verso la funicolare per raggiungere il castello-fortezza che domina tutta Salisburgo (FESTUNG HOHENSALZBURG). Il biglietto cumulativo comprende, oltre che il percorso in funicolare, la visita dei cortili interni alle mura, l’ingresso al museo delle marionette, agli appartamenti vescovili, al museo e alle torri della fortezza. La giornata è splendida, il sole implacabile e la temperatura per nulla mitigata dalle vicine e affascinanti vette alpine pur piene di neve.

Quando riscendiamo in città è abbondantemente passata l’ora di pranzo: ci avventiamo su un monumentale bretzel speck e formaggio, mentre costeggiamo quello che da un cartello orgogliosamente esposto apprendiamo essere il più antico forno di Salisburgo che produce pane cotto nel forno a legna: l’odore è davvero inebriante! Ci inoltriamo nella Goldgasse dalle splendide insegne in ferro battuto, quindi arriviamo presso la casa natale di Mozart e, purtroppo, abbiamo l’infelice idea di visitarne anche l’interno. L’edificio ci lascia delusi: il museo dedicato al grande compositore ci appare solo una enorme installazione confezionata ad hoc per i turisti, tanto che rimaniamo perplessi anche di fronte ad alcuni cimeli (come i ciuffi di capelli) esposti in teche appena visibili. Lo scenario è architettato in modo tale, con musiche, luci, manichini anche vagamente inquietanti, da confondere le acque di una raccolta che tutto sommato non è così sostanziosa. Ne usciamo delusi e dispiaciuti per il povero Mozart piazzato invece con enfasi in ogni angolo della città (ma anche di Vienna) con un’immagine a grandezza naturale, mentre tiene in una mano una scatola delle famigerate palle di cioccolato e marzapane e nell’altra un esemplare rappresentativo di queste…Che finaccia! A questo punto non rimane che tornarcene a Vienna: di cose da vedere a Salisburgo ce ne sarebbero un’infinità, ma il tempo purtroppo scarseggia e un solo giorno è davvero poco! Per tornare in stazione percorriamo delle vie ramificate e ben lontane dalla strada, lunghissima ma tutta dritta, indicataci al nostro arrivo…Anziché ammettere che ci siamo persi, esaltiamo il vantaggio di vedere luoghi fuori dai percorsi turistici e angoli sconosciuti della città!!! Davanti a una incantevole e fiabesca PUPPENHAUS (casa delle bambole e di mobilini in miniatura), vengo letteralmente trascinata via con tanto di battute infelici sul nome tedesco, perchè è tardi e rischiamo di perdere il treno…Ma non finirà qui!). Il viaggio di ritorno (molto più lungo dell’andata perchè abbiamo beccato un locale che non salta nemmeno una fermata!) trascorre fra un sonnellino e una spettegolata sui vicini di posto e si conclude con una sfida a NomiCoseeCittà adattata per l’occasione a temi del tutto vacanzieri come: “mete all’estero in cui siamo stati insieme”/”piatti stranieri”/”ristoranti”/monumenti o opere d’arte che abbiamo visto”/ecc ecc. Sul risultato sorvolo per non mortificare ulteriormente qualcuno…La cena dall’amico nostro, dopo una rigenerante doccia, è all’insegna delle più classiche e buonissime wienerschnitzel con patate e di un meraviglioso dolce a base di pezzettini di omelette accompagnati da salsa di prugne (KAISERSCMARREN, “frittata dolce dell’imperatore”).

QUARTO GIORNO: TUTTO QUEL CHE RESTA! Dopo il girovagare quasi senza meta dei giorni precedenti, in barba a ogni programma perfettamente stilato, ci mettiamo a tavolino e stabiliamo quello che, prima di ripartire, vogliamo (?) assolutamente vedere. Concordiamo su una tabella di marcia abbastanza impegnativa ma aperta a possibili deroghe. Innanzitutto percorrere a piedi la Mariahilferstrasse per arrivare in centro, ma solo rigorosamente DOPO la ormai consueta capatina da Anker per una pastarellona ripiena di salsa alle noci!! La successiva tappa inaspettata è invece in un negozio di porcellane in miniatura dove ricevo in regalo (con la scusa di aiutare a scegliere un regalino per mammà!) un bellissimo “quadro” 3D che raffigura l’interno di una stanza, con tanto di carta da parati, tavolo, sedie, ritratto dell’imperatrice Sissi e tazzine minuscole conservate in una credenzina dalle forme ridottissime. Splendido e indimenticabile “compenso” alla mancata visita della puppenhaus! Ci immergiamo nel quartiere dei musei, facciamo una piccola deviazione verso l’Hotel Sacher di cui siamo curiosi e poi, costeggiando l’Albertina e le splendide serre antistanti, raggiungiamo la Michaelerplatz da cui partiamo per la visita dell’HOFBURG. Gironzoliamo silenziosi e in attento ascolto dell’audioguida, lungo le file di porcellane coloratissime e i massicci candelabri dalle forme mastodontiche. Osserviamo le affascinanti piegature dei tovaglioli cui sono stati dati forme di fiori e di animali. Ammiriamo le stanze degli appartamenti imperiali: quelle ricche e sfarzose dell’inquieta Sisi e quelle spartane e rigorose dell’imperatore, suo marito. La visita prosegue con il museo dedicato alla famosa principessa: una celebrazione della sua figura assurta a mito dopo la morte, ma un percorso tutto sommato molto curato e soprattutto ricchissimo di cimeli, ricordi, oggetti personali, abiti, lettere e diari. Anche qui: una sorta di installazione cinematografica che culmina nella teca in cui è conservato il pugnale con cui fu trafitta da un italiano anarchico. E tuttavia i disegni, le foto d’epoca, gli articoli di giornale e le immagini che scorrono su una parete, contribuiscono a rendere affascinante un viaggio inconsueto nella vita di questa donna. Concordiamo nel ritenere che, almeno gli interni, risultano più interessanti di quelli di Schönbrunn. Non paghi della mattinata trascorsa in processione lungo i labirintici musei, decidiamo di spararci anche quello dei tesori imperiali (SCHATZKAMMER), diviso in “sacro” e “profano” dove si trovano esposti, oltre alle corone e ai vessilli della monarchia austriaca anche le insegne e le vesti del Sacro Romano Impero (tra le altre la corona di Carlo Magno, la lancia di Longino e i vestiti normanni di Ruggero II di Sicilia, usati in occasione delle incoronazioni a imperatore del Sacro Romano Impero).

Concludiamo la sfacchinata con la visita alla chiesa degli agostiniani (AUGUSTINERKIRCHE), teatro di matrimoni famosi e sede della cripta in cui sono conservate le urne con i cuori degli imperatori.

La sosta per il pranzo è ai tavolini all’aperto della catena Nordsee, sorta di fast-food self service con piatti esclusivamente a base di pesce e la compagnia di un vanitosissimo piccione che si apposta in cima alla staccionata, accanto al nostro tavolo, lasciandosi immortalare in tutte le pose. Il pomeriggio ci vede impegnati in una marcia serrata volta ad esplorare tutto il quartiere dell’università, a nord del Graben. In realtà facciamo prima una piccola deviazione in metro per vedere la chiesa dedicata a san Carlo Borromeo (KARLSKIRCHE) che sorge sull’omonima, bella e vastissima piazza.

Imponente, con la sua enorme cupola di 72 metri e le due trionfali colonne ai lati dell’ingresso, svetta sui giardini antistanti in un colpo d’occhio davvero ricco di fascino. Scopriamo con disappunto che per entrare si pagano ben 6 euro e siamo quasi tentati di abbandonare l’impresa, anche solo per questione di principio, ma apprendiamo poi che il prezzo del biglietto è giustificato in realtà dalla presenza, al suo interno, di un ascensore che porta fino in cima alla cupola. Non ancora del tutto convinti, decidiamo comunque di entrare e saliamo sull’ascensore a vetri che ci porta in realtà su una piattaforma, già a considerevole altezza, dalla quale parte una scala piuttosto lunga per raggiungere l’apice di questa. L’impalcatura su cui tutto poggia vibra ed emette strani suoni: gli affreschi della cupola, dai colori vivi e brillanti, visti così da vicino sprigionano tutta la loro bellezza, ma ci affrettiamo a scattare qualche foto cercando di ignorare dove ci troviamo e, prima di scendere per reinfilarci nell’ascensore, raccogliamo anche il coraggio per buttare un occhio sotto di noi…L’esperienza, a quell’altezza vertiginosa, è sicuramente bella, ma continuiamo a pensare che 6 euro siano un furto! La zona dell’università è invece animata da strampalati personaggi in costumi tirolesi che raccolgono gli strumenti musicali per caricarli su un pullman. Poco più avanti, dopo aver costeggiato la chiesa votiva (VOTIVKIRCHE), che con le sue guglie splendidamente illuminate svetta sul paesaggio notturno di Vienna scopriamo che nei pressi del municipio (RATHAUS) è in corso una sorta di sagra mangereccia con stand pieni di prelibatezze e che quei musicisti hanno appena finito di esibirsi. Fotografiamo mezze forme di groviera impilate e catene di salsicciotti appesi gustandoci anche la visione di enormi boccali di birra che ci sfrecciano da ogni lato.

I giardini davanti al municipio pullulano, oltre che di persone intente a prendere il sole, perfino in costume da bagno(!) di fiori bellissimi: narcisi perlopiù, ma anche tulipani e gerbere. Al lato opposto della piazza sorge il maestoso teatro della corte imperiale (BURGTHEATER) e proprio accanto, un altro dei famosi caffé viennesi (CAFE’ LANDTMAN), considerato il più elegante (anche se noi fatichiamo a ritenere da meno molti altri!). Attivo da ben 125 anni, pare abbia avuto, fra i suoi clienti di maggior spicco, personaggi come Sigmund Freud e Marlene Dietrich. Anche questo ci limitiamo a rimirarlo da fuori, proseguendo il giro verso il bellissimo palazzo del parlamento che ci appare in tutto lo splendore del suo stile neoclassico greco e gli scrosci gioiosi dell’antistante fontana monumentale dedicata a Pallade Atena.

Il caldo è veramente torrido: troviamo refrigerio sotto gli alberi del vicino VOLKSGARTEN, dove notiamo con stupore la presenza di file di sedie verdi, al posto delle classiche panchine. La pulizia e l’ordine di questi parchi (non una sedia è spostata rispetto alla fila di tutte le altre), ci colpisce e quasi ci imbarazza soprattutto pensando alle panchine divelte, piene di scritte, mezze sgarrupate dei nostri parchi…

Quando riprendiamo la metro decidiamo di uscire (alla fermata di NEUBAUGASSE) dalla parte in cui ci si trova direttamente nel centro commerciale Merkur. Non paghi della scarpinata, continuiamo a gironzolare per gli scaffali del supermercato curiosando fra le mille proposte, soprattutto dolciarie. Decidiamo di appagare questa voglia concedendoci una fetta di sacher, la prima da quando siamo a Vienna, sulla terrazza di un bar poco distante, che domina la Mariahilferstrasse. Le porzioni dei dolci in questa città non sono abbondanti ma ESAGERATE, in ogni caso, spazzoliamo fino all’ultima briciola e senza formalizzarci troppo, ognuno la sua bella fettona di torta pure generosamente spruzzata di panna. Un gelato sarebbe stato meglio, dato il caldo, ma si può venire a Vienna e andarsene senza aver assaggiato una fetta della sua torta leggendaria? L’albergo, alla fine di questa giornata, ci appare quasi un miraggio. Ne riusciamo solo verso le nove, a fatica, per andare a salutare l’amico nostro e l’indimenticabile cagnolina Putzi.

QUINTO GIORNO: I SALUTI Impacchettiamo velocemente i ricordini e le immancabili palle di Mozart. Riempiamo i trolley e li molliamo al deposito dell’albergo riconsegnando diligentemente le chiavi della stanza. Abbiamo voglia di un caffè serio, e decidiamo per la prima volta in quattro giorni di entrare nella catena italiana di un tipo pare molto noto che firma le sue insegne con nome e cognome. Facciamo la conoscenza di un cameriere italiano che vive in Austria da tanti anni e ha quasi perso il suo accento originario e che ci racconta la storia della sua vita. Non abbiamo fretta e tanto siamo già abbastanza afflitti per l’imminente ripartenza…Ci congediamo solo dopo molto, a malincuore, e proseguiamo un giro senza meta, senza programmi, solo per vedere visi e fotografare attimi di vita. Per il pranzo scegliamo nuovamente la catena Nordsee e alle 16:30 siamo in aeroporto. Non c’è neanche la fila per i controlli al metal detector perchè qui ogni uscita d’imbarco ha il suo, e la procedura si espleta solo al momento in cui chiamano il volo. Nemmeno la tristezza per la fine della vacanza ci smorza l’appetito, così ne approfittiamo per un ultima fetta di strudel al formaggio che però, purtroppo, poco ha a che vedere con quella mangiata in centro. Annunciano il volo, saliamo a bordo, guardiamo ancora una volta il paesaggio assolato di una città che credevamo di dover visitare sotto la pioggia e intabarrati nei piumini e che invece ci ha riservato la sorpresa di un clima quasi estivo. Mentre finiscono le procedure di imbarco, allaccio la cintura e mi metto a guardare le quasi 700 (!!!) foto scattate. Le scorro attentamente e già con una punta di nostalgia, una a una, penso che in fondo è stata proprio una bella occasione di svago, di stacco da tutto e mentre mi sfilano davanti le immagini mi accorgo che…Toh!…Ho dimenticato di fotografare proprio lui, lo stock im eisen, il tronco con i chiodi…La metafora del mio pensiero molesto…Realizzo che ho dimenticato, incredibilmente, perfino di pensarci! Luna



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