La triste favola di ludwig ii di baviera
Lungo tutto il tragitto abbiamo potuto godere di paesaggi montani di notevole bellezza, per i quali la Svizzera è famosa. Da qui le indicazioni diventano un po’ più confuse; infatti entriamo nel centro di Bregenz (Austria) dove rimaniamo bloccati nel traffico cittadino. Una volta rientrati in Germania percorriamo delle strade “statali” che collegano Lindau con Fussen. E’ il primo assaggio del paesaggio che ci accompagnerà negli spostamenti nei giorni a seguire: un susseguirsi di dolci colline verdeggianti, laghetti e boschi, testimonianza delle passate epoche glaciali. Arriviamo a Fussen nel primo pomeriggio (il viaggio è stato un po’ lungo a causa dei numerosi cantieri stradali che abbiamo incontrato un po’ ovunque, sia in Svizzera che in Germania) e proseguiamo verso Hopfen am See, un piccolo paese a 4-5 km da Fussen, dove sul lungo-lago troviamo il nostro albergo: Hotel San Marco (www.Hotel-sanmarco.De). Noi abbiamo prenotato un piccolo appartamento con terrazza vista lago a 70 euro al giorno (completo di stoviglie, detersivi, biancheria e ricambi), inclusa la colazione nel ristorante sottostante…Una sistemazione ideale viaggiando con un bimbo piccolo, che si sa ha le sue esigenze! Nel pomeriggio iniziamo a visitare Fussen, cittadina che purtroppo non gode dell’attenzione che merita, offuscata dalla vicinanza del più famoso tra i castelli, Neuschwanstein, ma che invece offre scorci molto pittoreschi. Affacciato sul fiume Lech, il centro storico medioevale dai caratteristici tetti rossi ha inizio nella Reichenstraße, che ricalca il tracciato dell’antica strada romana Via Claudia Augusta. La via è fiancheggiata da palazzi signorili, le cui facciate sono variamente colorate, azzurre, verdi, arancione, alcune decorate con stucchi o dipinti. Questa via pedonale rappresenta anche il centro dello shopping per tutti i gusti! Molto numerosi sono sia i caffè all’aperto (molto diffuso il caffè italiano, illy e Lavazza) che le pizzerie italiane.
Un consiglio, se dovete fare acquisti non aspettate il sabato: i negozi, che già chiudono molto prima che in Italia, di sabato anticipano ulteriormente la chiusura. Lo stesso vale per i bar e i ristoranti alla sera! Al termine della Reichenstraße, dove si erge la Stadt-brunnen, si può ammirare la mole imponente dello Hohes Schloß, con il Säuling (2047 m di altezza) che fa da sfondo. Il castello, che presenta splendidi affreschi a trompe-l’oeil sulle facciate del cortile, fu l’antica residenza dei principi-vescovi di Augsburg. Oggi ospita la pinacoteca civica. Quando siamo arrivati noi era già chiuso, purtroppo. Di fianco al castello si trova la basilica di S.Mang, la chiesa barocca più grande e bella della città, con annesso l’ex convento benedettino del IX secolo, rimaneggiato in stile barocco.
Da vedere anche la Heilig-Geist-Spital-kirche, con la sua bellissima facciata rococò riccamente affrescata, nella zona del Brotmarkt, il mercato del pane, probabilmente il nucleo originario del borgo medioevale. Da qui si può vedere la fontana dedicata ai liutai, la Lautenmacher-brunnen, per poi proseguire lungo la graziosa Brunnengasse. Scendendo, invece, lungo la Spitalgasse si raggiungono il Franziskaner-kloster e poco più avanti la chiesa di St. Sebastian.
Oltre ai suoi tesori architettonici e artistici, Fussen offre un’estesa rete di sentieri e piste ciclabili (le biciclette si possono affittare in loco), nonché la possibilità di effettuare gite in barca sul vicino Forggensee.
3 Giugno – La giornata è bellissima, il cielo terso e una luce brillante mettono in risalto i colori del paesaggio che ci circonda. E’ la giornata dedicata alla visita dei due castelli più vicini a Fussen, Neuschwanstein (attenzione alla pronuncia, come ci ha fatto notare una delle guide e che a me era sfuggita: quella corretta è “noischvanstain” e non “noischvainstain”…Schwan in tedesco significa cigno, schwein (pronunciato schvain) significa invece maiale. Una differenza non da poco!!!) e Hohenschwangau. La strada che porta a questi castelli si immerge quasi subito nel verde scintillante di un boschetto, affiancata sempre da una larga pista ciclabile abbastanza frequentata.
Si lascia l’auto al parcheggio a pagamento (4 euro tutta la giornata…Ma quante auto italiane!), quindi si raggiungere il ticket-center dove si acquistano i biglietti per entrambi i castelli, 17 euro il biglietto cumulativo. Le visite sono programmate alla perfezione. Su ciascun biglietto si trovano infatti scritti l’ora della visita (specificando la lingua per le audioguide) e il numero della chiamata (che verrà visualizzato su un display all’entrata dal castello). In questo modo non si creano affollamenti indesiderati.
Noi iniziamo la nostra visita dal castello reale di Hohenschwangau, meno conosciuto e frequentato dai turisti, che spicca con il suo colore giallo nel verde folto della vegetazione circostante. Lo si raggiunge con una passeggiata di 5 minuti scarsi, salendo una scalinata alle spalle del ticket-center. Gioiello del romanticismo tedesco, il castello di Hohenschwangau fu costruito nel dodicesimo secolo dai cavalieri di Schwangau. Dopo un periodo di abbandono e rovina il castello venne acquistato e restaurato tra il 1832 e il 1836 da quello che diverrà il re Massimiliano II, padre di Ludwig II. Ludwig trascorse qui i 17 anni della sua infanzia e della sua prima giovinezza, ospitando il suo amico Richard Wagner, che invece non si è mai trattenuto nel castello di Neuschwanstein. Ma le impressioni riportate in quest’ambiente saranno poi determinanti per la progettazione e la costruzione di Neuschwanstein. Gli interni del castello sono molto sfarzosi e ricchi di dipinti murali raffiguranti scene relative alla leggenda del cavaliere del cigno Lohengrin (il cigno insieme al pavone saranno gli animali preferiti da Ludwig, nei quali vedeva la raffigurazione della regalità), alla storia del castello, a scene di vita castellane, fino ai dipinti della camera da letto ispirati all’opera “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso.
Dai giardini esterni lo sguardo spazia sui laghi circostanti, quello di Alpsee a sinistra e di Schwansee a destra, nonché sulla ricca campagna circostante. Il giro dura circa 40 minuti, un tempo accettabile per chi, come noi, ha un bimbo al seguito che rischia di annoiarsi.
Dopo una breve pausa pranzo, torniamo in prossimità del ticket-center, a 100 metri dal quale si trova la fermata del bus navetta che porta al castello di Neuschwanstein.
Il costo del biglietto è di 2.6 euro andata e ritorno, ma il castello si può raggiungere anche a piedi, con una passeggiata di 20-30 minuti, su una strada che mi è sembrata un po’ ripida. Dalla fermata del bus si deve camminare ancora per qualche minuto prima di raggiungere la tanto desiderata entrata del castello, mentre questo inizia a mostrare il suo volto tra le fronde degli alberi.
A proposito del castello di Neuschwanstein, Ludwig II scrisse nel maggio del 1868 a Wagner: “ho l’intenzione di far ricostruire l’antica rovina del castello di Hohenschwangau presso la gola Pöllath, nello stile autentico degli antichi castelli feudali tedeschi…La posizione è una delle più belle che si possono trovare…”. In realtà Ludwig visse a Neuschwanstein non più di qualche mese! Se Hohenschwangau colpisce per la sua ricchezza, il castello di Neuschwanstein supera ogni immaginazione; tutto, infatti, dagli oggetti d’arredo alle decorazioni delle sale, dai dipinti murali ai panorami che si godono dalle ampie finestre, lascia senza parole. Non mi dilungo a descrivere tutto, riporto solo ciò che ci ha colpito maggiormente: la sala del trono, in realtà mai utilizzata, in stile bizantino ricorda molto la Basilica di S. Marco a Venezia. Al centro della sala pende un grande candelabro in ottone dorato (pesa diversi quintali), a forma di corona bizantina, decorato con pietre dure e nel quale sono inserite 96 candele. E’ difficile immaginare l’atmosfera che si poteva creare il quella sala tutta dorata all’accendersi di tutte quelle candele…Il pavimento è interamente a mosaico e deve essere davvero molto bello, peccato che per la maggior parte è coperto da un tappeto. Ludwig amava le camere da letto sfarzose (noi diremo non solo quelle!!); in quella del castello di Neuschwanstein si possono ammirare dei meravigliosi intagli in legno di quercia che ornano il baldacchino del letto, la sedia, la colonna centrale, il lavabo. Per realizzare questa sola stanza avrebbero lavorato 14 intagliatori per la bellezza di 4 anni. Il lavabo è stata un’autentica sorpresa; infatti dal rubinetto a forma di cigno sgorgava acqua corrente, proveniente da una sorgente poco più a monte, così che la pressione naturale era sufficiente per rifornire d’acqua anche i piani più alti del castello. Le pitture murali della camera da letto, infine, rappresentano scene della leggenda di “Tristano e Isotta”, immortalata poi in un’opera di Wagner, mentre i tendaggi, le coperte e la tappezzeria sono di un intenso blu, il colore preferito dal re (lo si vedrà anche nel castello di Linderhof). Al soggiorno reale si accede passando attraverso una piccola grotta artificiale di stalattiti e stalagmiti; da qui, passando dallo studio, si giunge all’ultima sala, quella detta dei Cantori, in quanto dal 1933 (in occasione del 50° anniversario della morte di Wagner) al 1939 vi furono tenuti concerti di gala. La sala non fu mai utilizzata, invece, quando Ludwig era in vita. Da una delle finestre si gode un panorama straordinario sulla gola del Pöllath, formata dal torrente omonimo che, passando sotto il Marienbrücke, alimenta una cascata alta 45 m. Questa è la nostra meta subito dopo essere usciti dal castello, alla fine della visita durata circa 45 minuti.
Il ponte lo si raggiunge comodamente a piedi. Dai suoi 92 metri di altezza si può ammirare la mole del castello arroccato in tutta la sua maestà su di uno sperone roccioso che domina la valle sottostante; è l’unico punto in cui lo si può vedere da vicino e per intero. Non ci si deve aspettare infatti di poter ammirare Neuschwanstein come lo si vede nelle cartoline o nei poster, si potrebbe rimanere molto delusi.
A conclusione di questa intensa giornata, dopo un ritorno avventuroso sul minibus che scende dal castello, ci siamo riposati un po’ sulle sponde del vicino Alpsee, affollato di giovani tedeschi intenti a giocare e a prendere il sole. Uno spaccato di vita quotidiana in un luogo così affollato di turisti! 4 Giugno – Quando ci svegliamo e guardiamo fuori dalla finestra della terrazza ci accorgiamo che il caldo sole di ieri ha lasciato il posto ad un cielo grigio che minaccia pioggia. Questo non ci intimorisce di certo, in programma oggi c’è la visita al castello di Linderhof a circa 50 km da Fussen. Avendo avuto qualche difficoltà a trovare la strada giusta passando attraverso l’Austria, decidiamo di seguire per un breve tratto la Romantische Straße (l’itinerario turistico che parte da Fussen e arriva fino a Würzburg) attraversando i paesi di Schwangau, Halblech, Steingaden, Wildsteig, per poi tornare verso sud in direzione di Oberammergau. Il cielo uggioso non toglie fascino al paesaggio che scorre sotto i nostri occhi. Sulla strada si incontra l’indicazione per la famosa Wieskirche, dichiarata patrimonio dell’Unesco. Noi con rammarico non ci siamo fermati, ma credo che una sosta valga proprio la pena farla. Seguendo l’indicazione Linderhof si imbocca una strada secondaria che si inoltra nella valle di Graswang. Appare difficile pensare che in quell’aspra zona montuosa, resa ancora più dura dal brutto tempo, sorga un castello così elegante. Lasciata l’auto al parcheggio a pagamento anche questa volta (prezzo 2.5 euro se non ricordo male) e dopo aver notato che le auto con targa italiana sono molto ma molto meno numerose di quelle di ieri, raggiungiamo la biglietteria. Inaspettatamente la cassiera, senza che io abbia aperto bocca, ci si rivolge il italiano fornendoci le indicazioni per l’entrata.
Ci inoltriamo nel vasto parco che circonda la villa. Scorgiamo la casa marocchina in alto sulla sinistra, un laghetto sulla destra, poi ecco il cancello.
Chi è stato a Versailles noterà immediatamente l’assoluta somiglianza del castello di Linderhof con la reggia dei sovrani francesi. Su ispirazione dopo una sua visita a Versailles, il re fuggente dal mondo fece costruire questa Villa Reale, monumento di regnanti assoluti, non come costruzione rappresentativa, bensì quale rifugio privato e luogo di vita ritirata. Il castello di Linderhof, infatti, fu l’unica costruzione di cui Ludwig vide la fine, a differenza di quanto accadde per Neuschwanstein, rimasto incompiuto. Linderhof restò anche il luogo di soggiorno preferito dal Re fino alla sua tragica morte avvenuta nel 1886. La visita al castello è breve, ma nei trenta minuti di permanenza in questa residenza reale passano davanti agli occhi dei preziosi capolavori. All’interno si assiste ad un susseguirsi di stanze, ognuna caratterizzata da un proprio colore, tutte incorniciate da stucchi d’oro (si dice che in tutto il castello siano presenti 5 kg di oro puro in forma di lamina), in stile rococò e tutte sfarzosamente arredate. Da notare due pavoni in preziosa porcellana, di dimensioni reali, che venivano collocati all’entrata del castello per indicare che il Re era “in casa”. E poi ancora la camera da letto, la sala più vasta del castello, con l’enorme (per quell’epoca) letto a baldacchino blu e la sala da pranzo, di color rosso. Nel mezzo di quest’ultima si trova una sorta di tavolino “magico” che con un sistema di carrucole veniva calato nelle cucine sottostanti, apparecchiato e riportato su nella sala da pranzo, dove Ludwig poteva pranzare solo e indisturbato. L’istallazione dello stesso impianto non fu tecnicamente possibile a Neuschwanstein perché la cucina si trova tre piani sotto. Oltre ad essere di animo solitario, lo sfortunato Re pare soffrisse di piorrea, una malattia che colpisce i denti facendoli cadere. Ludwig si vergognava di questa sua situazione e preferiva non essere visto mentre mangiava.
La visita ha termine nella fastosa Sala degli Specchi, dove grandi specchi creano un gioco di riflessi infiniti che moltiplicano gli ornamenti e prolungano enormemente la sala. L’uscita si apre sul retro del castello, di fronte alla quale si innalzano, sulla collina erbosa, 30 scalini di marmo sui quali si versa una cascata che confluisce nel bacino sottostante con il gruppo di Nettuno.
Da qui seguiamo le indicazioni che conducono alla Grotta di Venere, una caverna di stalattiti e stalagmiti tutta artificiale. Vi si accede attraverso una porta che si apre in stile “apriti sesamo”.
Man mano che ci si inoltra nella grotta si scopre questo mondo dei sogni perduti di Ludwig. Al centro della grotta si trova un laghetto che ospita una barca che ricorda la valva di una conchiglia. L’acqua, come pure l’intera grotta, era riscaldata. Inoltre nel laghetto venivano create artificialmente delle onde, mentre il tutto era avvolto dalla magia degli effetti di luce colorata creati da dischi di vetro rotanti, mossi dalle prime macchine dinamo. Pare che all’impianto di illuminazione abbia lavorato un certo signor Siemens! Nella grotta Ludwig si ritirava ad ascoltare le musiche del suo amico Wagner.
Usciamo da questo mondo irreale per dirigerci verso il chiosco moresco, dal gusto decisamente esotico. Dominato da cupole d’oro, l’interno del chiosco è illuminato dalla fioca luce delle finestre colorate, rosse e blu, e ospita tre pavoni di ghisa smaltata che fiancheggiano il divano.
Il tempo peggiora, inizia a piovere. Torniamo verso la Villa per salire lungo le scalinate del terrazzo che conducono al Tempio di Venere. Da qui si gode di un’eccezionale vista panoramica della villa con i suoi giardini, dominati da un bacino al centro del quale si trova un gruppo di statue dorate, su cui si eleva la fontana alta 30 metri.
La pioggia cade più intensamente, conviene tornare in albergo, anche perché dobbiamo iniziare a preparare le valige, domani si torna già a casa.
5 Giugno – Il cielo è un po’ indeciso, non sa ancora se vuole essere soleggiato o grigio come ieri. Noi iniziamo il viaggio di ritorno alle 9:30, con una certa nostalgia nel cuore. Per un’oretta ancora, prima di arrivare all’entrata dell’autostrada, godremo del dolce paesaggio bavarese.
Il viaggio procede bene, in Svizzera il sole fa decisamente capolino, scaldando questa domenica. Incuriosita già durante il viaggio d’andata per un cartello stradale, chiedo a mio marito di fermarsi alla prima area di sosta in prossimità dell’indicazione Viamala, subito dopo aver superato Thusis. Lo svincolo ci porta direttamente ad un parcheggio dove ai nostri occhi si apre un panorama mozzafiato: delle gole che tagliano profondamente la montagna, all’interno delle quali scorre un torrente dalle acqua turchesi. Di gole così ne abbiamo viste tante, ma ogni volta lo stupore è sempre lo stesso, ingenuo quasi come quello dei bambini. Da queste parti, tra l’altro, c’è passato anche Goethe. Il biglietto per visitare le gole di Viamala costa 3 euro. Si scende lungo una scalinata dove si possono trovare delle bacheche che forniscono alcune informazioni turistiche, ma purtroppo sono scritte solo in tedesco! Man mano che si scende l’aria si fa decisamente più fresca, si inizia a percepire il fragore prodotta dall’acqua impetuosa e ci si avvicina sempre più alla forra. Si possono vedere delle enormi Marmitte dei Giganti; poi una passerella scavata nella roccia ti porta nel cuore della gola, fin dove questa è accessibile.
Dopo poco meno di un’ora ci rimettiamo in viaggo; questa sarà la nostra ultima tappa, prima di arrivare a casa, a Milano, nel pomeriggio.