Viaggio faidate in messico

7Agosto 2004 L’aereo sorvola da parecchi minuti la città e ancora non si vede l’aeroporto. Capisco cosa si intende per “una aeroporto nel centro di una città”; molti che sono atterrati a Città del Messico, el DF, me lo hanno descritto così. Ma finalmente siamo arrivati; recuperiamo con un po’ di ansia i bagagli, passiamo...
Scritto da: Pier Monti
viaggio faidate in messico
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
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7Agosto 2004 L’aereo sorvola da parecchi minuti la città e ancora non si vede l’aeroporto. Capisco cosa si intende per “una aeroporto nel centro di una città”; molti che sono atterrati a Città del Messico, el DF, me lo hanno descritto così. Ma finalmente siamo arrivati; recuperiamo con un po’ di ansia i bagagli, passiamo l’Immigracion, con la carta compilata in volo, superiamo la dogana (è vero, si pigia un bottone e…Se il semaforo accende il VERDE si passa, se invece viene il ROSSO, controllo bagagli). Per tutti noi è VERDE e quindi entriamo in Messico! Primo prelievo di $(pesos) da un ATM all’interno dell’aeroporto (ne abbiamo trovati ovunque sul nostro percorso). Primo incontro con i taxi ufficiali (taxi seguro!); all’interno dell’aeroporto si acquista il biglietto per le varie zone della città e con questo si sale sun un taxi in attesa al di fuori della sala arrivi. Noi andiamo allo Zocalo, l’enorme piazza centrale del DF, dove c’è l’Hostal Moneda. Abbiamo prenotato via internet, ma per un disguido con la compagnia aerea abbiamo due giorni di ritardo. E infatti l’albergo è al completo; nessun problema: in centro abbiamo altri indirizzi e troviamo un ottima sistemazione all’Hotel Gillow (2 stanze comunicanti con bagno -siamo in 4- con Tv, molto confortevoli, $680 a notte). L’hotel ha anche un buon ristorante,($714 x 4p), molto pulito, con un ottimo servizio, e piatti ben preparati, si trova 2 quadre dallo zocalo in calle Isabel La Catolica 17. Il personale dell’hotel si è dimostrato professionale e gentilissimo nel venir incontro a tutti i nostri bisogni. Il ristorante accetta le Carte di Credito, l’albergo pure, ma pagando in contanti si ha il 10% di sconto.

8 ago La mattina esco da solo e contatto all’angolo con lo Zocalo un’agenzia per il giorno successivo: Tehotihuacan, Virgen de Guadalupe e p.Tres Culturas, 8 persone $1500 con un pulmino tutto per noi; colazione al Cafè Popular (da consigliare per qualità e prezzi non solo per il breakfast, ma anche per la cena; non bisogna spaventarsi se c’è coda per entrare, il servizio è efficientissimo e si trova posto in poco tempo), e poi metrò fino al TAPO (la stazione dei bus di 1°cat) per acquistare i biglietti per Oaxaca, la nostra seconda tappa. E qui il primo guaio: dopo aver conservato i passaporti in una custodia appesa al collo per 2 gioni, appena entro in metrò decido di metterli in una tasca applicata ai pantaloni! Perfetto! Adesso ci sono tre messicani a spasso per gli USA con i nostri tre passaporti italiani…AUGURI!!! e qualche accidente a me, alla mia disattenzione e…Al finto cieco che urtandomi, sicuramente mi ha svuotato la tasca; questo contrattempo mi ha consentito di apprezzare la professionalità degli impiegati del Gillow che hanno provveduto a chiamarmi l’ambasciata italiana, dove fisso un appuntamento per la mattina dopo; l’impiegata si presta a venire in ambasciata anche se di domenica, insieme al vice console, per rilasciarci il documento provvisorio che sostituisce il passaporto fino alla fine di agosto. Mezzo pomeriggio lo passiamo nel fare la denuncia di furto alla stazione di polizia (anche qui gentilezza e professionalità e anche qualcosa di più: l’agente di polizia che ci hanno chiamato perché parla inglese è veramente molto carina!!!) e per le foto tessera che serviranno il giorno successivo. Ovviamente disdico, mio malgrado, l’escursione programmata e devo constatare che i messicani si mostrano più dispiaciuti per il nostro guaio che per l’incasso sfumato.

Ottimizziamo il tempo rimasto con una gita su quei pulmann scoperti che girano le città; è la prima volta, ma è l’unico modo per vedere qualcosa dopo aver perso mezza giornata alla polizia e dal fotografo. Tra l’altro il pulmann è economico e consente di scendere e risalire a piacimento: infatti siamo scesi al Museo di Antropologia, -da non perdere!!!-, anche per una visita breve come la nostra, con contorno di spettacolo dei Voladores, nel Bosque di Chapultepeq, il grnade parco pubblico al centro di DeFe.

9 ago Mattinata persa all’Ambasciata con ritiro del documento sostitutivo del passaporto e visita a Tehotihuacan: ci siamo fatti chiamare un taxi dall’impiegata dell’ambasciata e per $400 siamo andati a visitare le spettacolari Piramidi del Sole e della Luna; si può andare con i bus, ma si impiega molto più tempo, noi l’abbiamo usato per il ritorno. Il taxi ci ha portato all’ingresso proprio all’altezza della Piramide del Sole: ottima scelta perché appena fuori ci sono una serie di comedor economici e di discreta qualità, al contrario del bar all’ingresso principale (noi siamo stati nell’ultimo a dx -quello con i giochi per i bambini-). La visita è stata un po’ disturbata dall’affollamento dovuto al forte afflusso di messicani che di domenica entrano gratis. Al ritorno siamo riusciti con una corsa in taxi dalla stazione dei bus allo zocalo, a vedere gli affreschi di Rivera nel palazzo presidenziale; per entrare ci vuole un documento, è per quello che il giorno prima avevo i passaporti, invece di lasciarli in hotel… Cena da Potzolcalli una catena di ristoranti tradizionali messicani: abbastanza cari ($507 x 4p) e dal nostro punto di vista, di qualità bassa, con un servizio approssimativo. E poi piazza Garibaldi, i mariachi, da vedere e da sentire; non è possibile descrivere una situazione tanto inusuale per noi e nello stesso tempo tanto naturale per i messicani: imperdibile! 10 ago Con un taxi prenotato la sera prima dall’hotel siamo andati al TAPO e abbiamo preso il nostro primo pulmann messicano; veramente di 1° classe: check in per i bagagli, aria condizionata, bagno in coda, TV con film in inglese ma con sottotitoli in spagnolo, posti numerati ed assegnati all’acquisto del biglietto, orari e prezzi controllabili via internet sul sito www.Ticketbus.Com.Mx. In perfetto orario arriviamo ad Oaxaca dopo un viaggio sull’altipiano con paesaggi che cambiano continuamente e con contrasti non solo naturalistici molto forti: valga per tutti il confronto tra l’economia del contadino che ara il suo campo tenendo a mano l’aratro trainato dai buoi e l’enorme fabbrica Wokswagen di Puebla. In taxi dalla stazione dei bus, che è dalla parte opposta della città, all’hotel Pasaje che abbiamo prenotato telefonicamente la sera prima: molto economico, – camera x 4p $350 – ma perlomeno discutibile per la qualità. Se le lenzuola sono pulite, qualche dubbio viene dal copriletto che sia pur arrotolato in fondo al letto, mi ha regalato parecchie punture di pulci (conosco, e distinguo da altre simili, questo tipo di punture!). Inolte le stanze che affacciano sulla strada sono praticamente all’altezza dei rumorosi bus di seconda categoria che si dirigono alla stazione in fondo alla strada.

Oaxaca resta comunque una tappa splendida: le case coloniali, lo zocalo che la sera si anima di musica, balli, turisti e persone del luogo, i mercati, la gente tranquilla e cordiale che svolge le proprie attività, incurante dei turisti e da ultimo Monte Alban, sito archeologico tolteco, non imponente, ma soprattutto se non se ne sono già visti molti altri, interessante anche per la collocazione in mezzo alla sierra. Sullo Zocalo vi sono anche una serie di ristoranti non particolarmente economici, ma almeno in quello dove abbiamo mangiato noi (sul lato est della piazza $600 x 4p), la qualità del cibo ed il servizio sono più che discreti. Siamo stati anche in una pizzeria italiana (Pizza Rustica, non economica $390 x 4p e di qualità appena accettabile, con Lucio Dalla a tutto volume che ci ha disturbato tutta la sera) vicino al convento. Consiglio invece il comedor vicino al mercato coperto di cui non ricordo il nome (ma è riconoscibile dalla foto) e con un prezzo insignificante. Altra particolarità di Oaxaca: le cavallette fritte – chapulines – le vendono sulle bancarelle dei mercatini, e non sono male. Qualche dubbio sull’igiene della faccenda… 11 ago Gita a Herve el Agua: località sulla sierra con sorgenti calcaree che formano laghetti balneabili; ci sono gite organizzate dalle agenzie di Oaxaca, ma si può andare con un pulmann di linea che parte dalla stazione di 2°classe alle 7:30; con il pulmann si spende molto meno e si arriva a destinazione quando non c’è nessuno. La magia del posto si perde più tardi quando arrivano le gite organizzate. Aggiungo che una parte del divertimento è garantita proprio dal pulman! Sul posto ci sono dei simpatici comedor famigliari dove si può pranzare discretamente con cifre irrisorie; noi siamo stati nell’ultimo in fondo e ci siamo trovati bene. Alla sera, tornati in città abbiamo scoperto che il sole della sierra sopra i 2000mt lascia il segno; la prossima volta bisogna pensare alla crema solare! Ma il ricordo dell’insolito bagno rimarrrà a lungo. Recuperati gli zaini che l’hotel ci ha conservato (l’organizzazione del Pasaje è buona), ci accampiamo in un bar di fronte alla stazione dei bus per la cena e infine partiamo per Puerto Escondido. E’ il primo viaggio notturno; la scelta garantisce un paio di vantaggi: un viaggio di 12h farebbe sprecare una giornata, e non si paga l’albergo per quella notte; bisogna aggiungere che i pulmann offrono un discreto confort, con sedili reclinabili ben distanziati, AC, fin troppo bassa -ma basta coprirsi-. Non altrettanto si può dire delle strade: una curva ogni 100mt e un tope ogni 200mt (i dossi artificiali che in mexico abbondano), non consentono di riposare tranquillamente. Comunque è una scelta che non rimpiango. Una curiosità è data dalle soste dove gli autisti, e anche i passeggeri massicani, a qualsiasi ora mangiano enormi piatti di tortillas, frijoles, carni varie con salse ancora più varie; anche alle 2 di notte! 12 ago Puerto Escondido ci accoglie con un caldo indescrivibile: per noi che si viene dai 2000 e passa metri dell’altipiano, e da una notte con l’AC del pulmann, l’impatto con il caldo umido della costa del Pacifico è terribile. E forse a causa dello shock termico commettiamo l’errore (oltre che per un’errata informazione della Lonely Planet che indica un’inesistente rivendita biglietti anche in città), di non prenotare i posti sul bus per la tappa successiva: infatti il giorno dopo il pulmann che avevamo deciso di prendere è già tutto occupato. Non è un dramma: in fondo un giorno in più a Puerto si passa più che volentieri. Tra l’altro l’albergo scelto è veramente ottimo: l’Hacienda Revolucion (ha un sito internet), gestito da una simpatica signora di Verona, con il suo giardino tropicale, le camere fresche per i muri spessi ed il riparo dai raggi del sole garantito dal patio antistante, i bagni piastrellati di maioliche colorate, a pochi metri dall’Aldoquin, la via principale di Puerto, rappresenta una tappa di assoluto relax durante un viaggio piuttosto convulso. A Puerto in tre giorni abbiamo fatto un po’ di vita da spiaggia, una gita abbastanza simpatica a Zipolite, località decisamente naif una settantina di km a est; si dice che ricordi la condizione in cui si trovava Puerto Escondido qualche anno fa quando non era ancora una meta di moda. Abbiamo provato tre ristoranti tutti sull’Aldoquin; due gestiti da italiani, La Galeria (dove la carbonara è a regola d’arte), e Claudio (dove tutte le sere si proietta il film di Salvatores dedicato a Puerto Escondido), ma il meglio è sicuramente il Danny’s Terrrace direttamnte sullla magnifica spiaggia di baia Principal, orlata di palme, dove una cena di pesce per 4, propina compresa, costa $680. La propina, la mancia, nei ristoranti è praticamente obbligatoria perché rappresenta il guadagno dei camerieri e va calcolata intorno al 10% del conto; se si paga con la carta di credito la si aggiunge a penna sul foglietto dove c’è stampata la voce propina, altrimente si lascia sul tavolo il contante. La prima sera a Città del Messico, pur avendolo letto in parecchie guide, non ci pensavo e la povera cameriera non si capacitava della mia totale mancanza di acume: facendo riferimento al conto mi chiedeva: Serrado? Serrado? Intendendo, è chiuso così?, poi finalmente ha tirato un sospirone quando io ho intuito, e ho aggiunto la dovuta propina! Altra gita a breve distanza da Puerto è la laguna di Manialtepec, dove in un pomeriggio in barca si vedono da vicino più uccelli che in una settimana in Camargue. Le gite partono da alcuni ristoranti ai margini della laguna e costano tutte uguali: $500 8 persone su una barca per un pomeriggio, compreso bagno finale (doppio considerato l’acquazzone preso al ritorno!). La Lonely da le indicazioni corrette per arrivarci, ma pur sbagliando la fermata del bus, si trovano altre possibilità per fare ugualmente l’escursione, facendo forse lavorare anche i barcaioli non indicati dalla mitica guida. Anche playa Zicatela, la lunga spiaggia battuta dalle impressionanti onde del pacifico, ha il suo fascino, e una mattinata a guardare i surfisti che cavalcano le onde rappresenta, per noi mediterranei, un modo insolito di stare al mare. Certo baja Principal dove si nuota insieme ai pellicani con lo sfondo da cartolina delle palme ha un altro fascino! Ma anche la parentesi di Puerto Escondido è finita e ci attende un’altra notte in bus. Saldato il conto ($300-350 la camera doppia e $500 la quadrupla) e salutato la proprietaria dell’Hacienda Revolucion siamo partiti sotto un violento acquazzone tropicale.

16 ago San Cristobal de Las Casas: arriviamo al mattino presto attraversando paesaggi che dopo Tuxla Gutierrez diventano sempre più montani; scompaiono le piante tropicali che vengono sostituite da pinete curiosamente alternate a piccole coltivazioni di un mais piccolo e stentato. Si notano nei pressi di San Cristobal anche un gran numero di serre. L’aria del mattino è frizzante e il cielo è blu. Non abbiamo prenotato in nessun albergo e, lasciato il gruppo e i bagagli in un bar su Insurgentes di fronte alla stazione dei bus dove abbiamo consumato la peggior colazione di tutto il viaggio, due di noi fanno un sopralluogo negli alberghi dei dintorni della stazione; prenderemo un bus alle 7:30 e non vogliamo dormire lontani. Dopo una piccola ricerca (ci fermiamo solo 2 notti) ci sistemiamo alla Posada Vallarta ($360 la camera x 4), appena decente – qualche animaletto che cammina per la stanza, e soprattutto, scopriremo poi, il cortile interno su cui affacciano le stanze è adibito a parcheggio e, al contrario di quello che c’è scritto alla reception, funziona tutta notte -. San Cristobal merita certo più dei due giorni che gli abbiamo dedicato: le tipiche costruzioni coloniali a un piano color pastello, il mercatino artigianale indio nei dintorni della cattedrale, il grande mercato di prodotti alimentari, la chiesa blu e il dispensario con la coda di mamme e bambini (che ricordano il romanzo “QUEL CHE C’E’ NEL MIO CUORE” di Marcela Serrano ambientato in Chiapas), la piazza principale che qui chiamano el Parque, con il suo porticato, hanno caratteristiche che la rendono unica, almeno per quello che abbiamo visto fin ora; ma anche il contesto in cui è inserita San Cristobal, tipicamente montano, è da ricordare. I caratteristici dintorni comprendono i paesi abitati da comunità tzotzil direttamente discendenti da popolazioni indio, con i loro usi e la loro cultura assolutamente singolare. Verrebbe anche spontaneo giudicare certi comportamenti (mi riferisco in particolare alle pratiche pseudoreligiose cui si assiste nella chiesa di San Juan), ma non va dimenticato che a questo popolo è stata cancellata la storia e negata la cultura, prima dai conquistadores spagnoli e poi dai vari governi messicani che li hanno sempre tenuti ai margini di una società che per noi occidentali è al limite del terzo mondo. Temo che i processi economici di globalizzazione degli anni duemila li vedranno ancora ultimi degli ultimi; noi, abbiamo visitato San Juan Chamula e Zinacantan con un agenzia di San Cristobal (1 pomeriggio con guida e auto per 4p circa $600 – si può fare autonomamente con bus che partono vicino al mercato alimentare spendendo meno, ma impiegando più tempo); bisogna dire che la guida è di aiuto nello spiegare qualcosa in più rispetto alla Lonely Planet e torna utile anche quando finisco per litigare con due personaggi (secondo me un po’ bevuti o altro…) che vogliono il mio rullino perché sostengono che io li ho fotografati. A posteriori avevano anche ragione, sono i due puntini gliallo e blu sullo sfondo: non mi ero neppure accorto che erano nell’inquadratura…In linea di massima tendo a rispettare il diritto di chi non vuole essere fotografato, oppure le regole dei vari ambienti (nelle chiese non ho fatto nessuna foto, sapendo che non era consentito, e c’era da fotografare!, non ho fotografato i notabili di Zinacantan con i loro costumi coloratissimi e particolari, ma quei due…) . 18 ago Da San Cristobal si parte al mattino presto e il viaggio è reso interessante dal paesaggio che curva dopo curva, tope dopo tope, cambia continuamente: dopo le conifere ritornano i banani ed infine ci accoglie la vegetazione tipica dello Yucatan, che ha sostituito la foresta pluviale Lacandona che resiste ancora in alcune parti basse del Chiapas verso il confine con il Guatemala. Il bus fa una fermata dove ci si sgranchisce le gambe a Ocosingo, posto abbastanza squallido ma che incuriosisce perché, nel già citato romanzo della Serrano, la protagonista vi si reca per un appuntamento con i contras del subcomandante Marcos. L’arrivo a Palenque dopo 7 h di viaggio ci riserva lo shock dell’impatto con il caldo umido tipico dell’interno dalla penisola dello Yucatan; il contrasto con l’aria fresca che abbiamo lasciato a San Cristobal ( e con l’AC sempre polare del bus) è netto e noi letteralmente trasciniamo i bagagli all’hotel Santa Elena, strategicamente posto a pochi metri dalla stazione dei bus: camere appena accettabili e prezzo basso – 4p $360 – , ma contiamo di fermarci una sola notte; tra l’altro Palenque, il paese, non ha nessuna attrattiva. Visitiamo le rovine nel pomeriggio dopo un pranzo veloce nel discreto comedor a fianco dell’albergo che ha prezzi irrisori; contiamo di tornarci per cena, ma la sera (anche il giorno successivo) è stranamente chiuso. La visita alle rovine, (che si raggiungono con pulmini che partono vicino alla stazione dei bus) certamente suggestive, è in parte disturbata dal caldo eccessivo – bisogna andarci la mattina presto! La mattina dopo (ore 6:30) si parte per Yaxchilan e Bonampak, siti Maya immersi nella foresta Lacandona, scoperti di recente, che si visitano con gite organizzate da agenzie di Palenque; la visita faidate è possibile, ma richiede più tempo e non offre niente di più, se non la suggestione di un’eventuale notte a Frontera Corozal, autentico luogo fuori dal mondo. Noi ci accordiamo con un’agenzia che ci consiglia la padrona del Santa Elena; comunque sembrano costare tutte lo stesso prezzo e, apparentemente offrono tutte lo stesso servizio: la nostra costa $1800 x 4p e offre viaggio con pulmino da 12posti (ma strada facendo i passeggeri diventano anche 14 o 15…), AC (all’andata non serve e al ritorno stranamente si guasta…), breakfast in un self-service nella foresta lungo la strada, e pranzo in un comedor a Frontera, entrambi di buon livello. Il tragitto si svolge una strada da pochi anni asfaltata, la Carretera Fronteriza, che attraversa la terra dei Lacandoni, discendenti diretti degli antichi maya. La loro condizione, case fatiscenti, senza acqua e luce, ai margini della foresta, ci sembra da porre sullo stesso piano di quella delle bidonville ai margini delle grandi città messicane.

La visita ai due siti e il tragitto in barca sull’Usumacinta per raggiungere Yaxchilan rappresentano in assoluto uno dei momenti topici del nostro viaggio: le rovine di Yaxchilan immerse in una foresta impenetrabile, l’inquietante ruggito delle scimmie urlatrici, la dimensione unica di un luogo situato ad un’ora di lancia lungo le acque di un fiume, le cui rive sono un autentico muro di vegetazione, valgono da sole un viaggio in Messico. Anche Bonampak è molto interessante, anche se richiederebbe, per essere apprezzzato al meglio, forse una maggior competenza; ma gli affreschi, a colori, sono unici nel loro genere. Un piccolo (che poteva diventare più grande) problema è nato dal fatto che, dopo il guaio di Mexico City, avevo lasciato i passaporti in albergo, senza pensare che Frontera Corazal è, a tutti gli effetti la frontiera con il Guatemala, e il fiume Usumacinta ne rappresenta il confine; per cui i soldati presenti all’imbarcadero richiedono i documenti e anche lungo la strada da e per Palenque vi sono posti di blocco. E’ anche grazie all’autista del pulmino che siamo riusciti a far comunque la gita e, soprattutto, a non avere seccature con la polizia messicana. Forse anche per questo i disservizi sopra citati sono passati in secondo piano. Alle 23 dopo una delle peggiori cene di tutto il viaggio in uno dei tanti comedor vicina alla stazione dei bus, partiamo per Merida dove c’è la coincidenza per Pistè (Chichen Itza). L’ultima notte in bus con un mezzo di 1°categoria superiore con servizio bar compreso nel biglietto. A Merida, nonostante la straordinaria puntualità dei bus messicani, perdiamo la coincidenza per un disguido tra noi e i nostri amici e questo ci regala un paio d’ore per una breve visita della città che meriterebbe invece più attenzione. Non tutta la famiglia partecipa di questa passeggiata perché uno di noi, colpito dalla vendetta di Montezuma (è il terzo della famiglia, alla fine l’unico a scamparla resterò io!), non può letteralmente allontanrsi dai bagni della stazione dei bus. Per questo motivo il giorno successivo taglieremo dal nostro itinerario Tulum, servito solo da bus di seconda categoria senza bagno a bordo. E questa mancata visita è l’unico rammarico del nostro viaggio, ma forse rappresenta una ragione in più per tornare in Mexico.

20ago Piste’ – Hotel Dolores Alba. La scelta dell’albergo, fatta sulla solita Lonely, presenta luci e ombre: l’albergo ad un prezzo di $520 per una quadrupla con AC offre due piscine in un giardino tropicale e il collegamento con un minibus-navetta con le rovine di Chichen Itza, il Cenote Ik Kil a due passi, ma è lontano dal paese e quindi si è un po’ costretti a rimanere in albergo dopo la visita delle rovine di Chichen Itza, fatta la mattina dopo. Ed è un consiglio che mi sento di dare a chiunque: mai Chichen Itza dopo le 12! Ho visto gente uscire alle 2 del pomeriggio in condizioni pietose…In più al mattino ancora non ci sono i pulmann che arrivano dai villaggi all inclusive di Cancun e della riviera Maya e, visitare il sito, salire sul Castillo senza la folla è un’altra cosa. La sera sempre con il minibus dell’hotel siamo tornati per lo spettacolo suoni e luci che al contrario della visita del mattino, veramente entusiasmante, ci ha un po’ deluso, in parte anche a causa della pioggerellina, coda dell’acquazzone serale, che un po’ disturbava.

22 ago Bagno al Cenote Ik Kil (il biglietto comprato al Dolores Alba offre un piccolo sconto) e poi ci trasferiamo alla partenza del bus per Cancun che è all’ingersso delle rovine di Chichen Itza; abbiamo chiesto all’hotel di chiamarci un taxi ed è comparso il solito minibus che, allo stesso prezzo dei taxi, ci ha accompagnato a destinazione. Pizza al self service e viaggio senza storia fino a Cancun, taxi per P.To Juarez e traghetto veloce per Isla Mujeres, la località dove abbiamo scelto di passare gli ultimi giorni di vacanza, a mollo nelle tiepide acque dei Caraibi. Arriviamo alle 9 di sera e prendiamo due ottime camere con AC all’hotel Gomar ($350 la doppia) proprio di fronte all’imbarcadero. Cena a base di pesce in uno dei ristorantini sul lungomare di fronte a Cancun; buona qualità, servizio lentissimo, prezzo modesto. Non ricordo il nome, ma ho avuto la sensazione che fossero tutti molto simili.

23 ago Al mattino dopo un’ottimo breakfast con vista sul mar dei Caraibi bordato dalle palme, ci trasferiamo alla Posada del Mar, hotel di categoria superiore (camera doppia $570), ma che ci sembra possa rappresentare la degna conclusione di un viaggio, per quanto interessante, comunque faticoso, in attesa, non dimentichiamo, del lungo trasferimento a Milano. I tre giorni successivi, sono dedicati soprattutto al mare: la splendida playa Norte è il punto migliore di Isla Mujeres, che in generale si rivela una scelta indovinata, priva com’è delle strutture per il turismo internazionale all inclusive; mantiene ancora una dimensione abbastanza a misura d’uomo: non ci sono case alte più di uno o al massimo due piani, le discoteche hanno un tono discreto, la spiaggia non è mai troppo affollata. La sera c’è un ampio ventaglio di ristoranti con svariate proposte. Per due sere la nostra scelta è caduta su Rolandi, discreta pizzeria, un po’ cara (circa $500 x 4p), ma con maxi schermo per seguire la Juventus nei preliminari di Champion’s League! La terza sera invece siamo stati da Gomar, ottimo ristorante, dove per $900 abbiamo cenato a base di aragosta! Una giornata intera è stata dedicata all’escursione a Isla Contoy. Tra le numerose proposte abbiamo scelto, senza rimpianti, il Capitano Ricardo Gaitan. La gita dura tutto il giorno e comprende colazione e pranzo, sosta sulla barriera per fare snorkeling e qualche ora sull’isola; il tutto costa $1500 x 4p. L’isola è un parco naturale e accoglie un n° limitato di persone al giorno, quindi il sovraffollamento non esiste. E’ un oasi di grande interesse naturalistico perché la laguna interna ospita una gran varietà di uccelli; noi, non particolarmente esperti in ornitologia, vi abbiamo dedicato poco tempo e abbiamo apprezzato di più la dimensione dell’isola caraibica: spiaggia bianca, palme, acque trasparenti. Il pranzo prevede un barracuda alla griglia pescato a traina durante il viaggio oltre a guacamole, riso, pollo, frutta e bevande a volontà. Un ultimo bagno nelle acque di Isla Contoy ci regala la compagnia di una razza che nuota tranquilla insieme a noi! 25 ago L’ultimo giorno in Messico trascorre tranquillo tra bagni a Playa Norte e un po’ di televisione in camera (è l’anno delle Olimpiadi di Atene). A Mezzanotte prendiamo un traghetto per P.To Juarez e poi un taxi fino all’aeroporto di Cancun dove passiamo una notte scomoda e solitaria (l’aeroporto è in ristrutturazione e le panchine disponibili sono scomode e non vi sono voli dop le 24 con conseguente chiusura di bar e negozi), ma abbiamo il check-in alle 5 e non vi è altra soluzione. Il check-in non sarà per niente rapido a causa dei meticolosi controlli dei bagagli (che vengono aperti a molti viaggiatori) e neppure il passaggio della dogana per le perquisizioni di abiti e scarpe, oltre che del bagaglio a mano. Invece i nostri fogli sostitutivi del passaporto non creano alcun imbarazzo e neppure la mancanza della carta di immigracion. Meglio così. Avremo invece un contrattempo a Houston (dove Continental obbliga ad uno scalo); pensavamo potesse dipendere dai nostri documenti sui generis, invece è un problema legato al computer della dogana che non trova traccia dell’ingresso di Stefano negli USA durante il viaggio di andata; risolto l’equivoco, grazie anche a un poliziotto che parla italiano, riusciamo a prendere il volo per Newark per un pelo, dopo una corsa nell’immenso aeroporto texano. I nostri documenti ci creeranno problemi solo il giorno dopo a Malpensa dove dopo un viaggio di 20h siamo costretti a starcene in una stanzetta per un paio d’ore a compilare moduli…



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