Da Città del Messico a Fortaleza

Un viaggio avventuroso, dal Messico al Brasile, attraversando il Centro America prevalentemente con bus e barche.
Scritto da: zarathustra
da città del messico a fortaleza
Partenza il: 10/01/2009
Ritorno il: 12/04/2009
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
Guardando per l’ennesima volta le foto dell’album di un viaggio che ho fatto molti anni fa mi è venuta voglia di raccontarvi questa avventura.

2009 da Città del Messico a Fortaleza in 3 mesi… tranquilli, ci metterò meno tempo a scriverlo, sarò molto sintetico.

10 gennaio 2009…. partenza “volante” da Milano Malpensa sabato pomeriggio, purtroppo non sono riuscito a finire i lavori edili a casa del mio amico Maurizio e gli ho lasciato la betoniera sul corridoio… arrivo a Ciudad de México, il numero degli abitanti della città e dintorni sono la metà degli italiani, impressionante la quantità di esseri umani in ogni dove, nella metropolitana devi aspettare dietro a una lunghissima coda che è esattamente sull’apertura della porta, ma prima di salirci ne devono passare di metrò… visto:centro històrico, palacio nazional, templo mayor, bienvenidos al bosque de chapultepec, un giorno e mezzo e via bus ‘oficial’ direzione sud, buco di una ruota a metà strada, pausa e giusto un chiosco e un burrito caldo piccante, a trequarti motore fumante pausa snervante sotto il sole cocente, finalmente la città di Oaxaca, notte, zòcalo e alameda e plaza, notte, bus verso Pochuta poi Mazunte, 3 giorni al mare anche a S. Agustinillo e Zipolite, belle spiagge e vista da lontano di balene riparto, bus per S. Cristobal de las Casas, giorno 1: interessante giro coloniale in città; giorno 2: bus con scritta ‘centro Chamula’, con la piazza e la chiesa drappeggiata e bel mercato colorato di rebozi e sarapi; dìa 3 e 4: trekking in solitaria nella reserva ecologica huitepec

20 gennaio… bus linea ‘dorada’ tre ore e mezzo e benvenido alla frontiera con puzzolente enorme discarica ‘si Guatemala no fuera mi patria, seria mi amiga, mi amante, mi esposa’ stop a Huehuetenango centro terminal, e con un ‘olà che tal’ si presenta Alejandro che mi invita a seguirlo, saliamo sul bus ‘sustenta me Senor’ tratta Huehue- Chiantla ospite 2 giorni a casa sua con moglie e 5 bambini dai 2 ai 9 anni… ospitalità generosa, succulento cibo casalingo, truppa molto allegra adios y gracias riparto un pò stordito, direzione la Nueva Guatemala de la Asunciòn, nel bus si siede proprio vicino a me la dolce timida Maria Jose, è di Antigua, non seguo più il percorso del bus, mi trovo ospite della sua famiglia con genitori fratelli sorelle nonni gatti ‘La Antigua’ splendida città, le sue case colorate, le antiche chiese, la architettura barocca ispanoamericana, le montagne vulcaniche che la abbracciano, il mercato di frutta tropicale, il cibo casalingo e la devastante ospitalità di questa gente los amo a todos la quarta mattina, dopo ore di bus e jeep giungo a El Remate, regione di El Peten, qui mi sistemo per la visita del Parque Nacional Tikal e le rovine maya in mezzo alla foresta… il terzo giorno con uno scomodo bus e 8 ore arrivo a Rio Dulce poi la barca e un ora e mezza dopo: ‘Bienvenidos a Livingston ‘ la cuna de la cultura garìfuna’… siamo sulla costa caraibica ma la spiaggia è nera e sporca , un po’ da lontano si vede il Belize

1 febbraio… minibus, Puerto Barrios e Corinto frontiera con l’Honduras, bus, piantagioni infinite di banane ( da allora a Torino non ho più mangiato banane dopo che ho visto come son coltivate), arrivo a S Pedro Sula… di seguito con il bus ‘ dios en mi camino’ mi dirigo nella valle di Copàn Ruina e faccio sosta nella località del sito archeologico 2 giorni dopo sono nel bus per Santa Rosa de Copàn, faccio conoscenza con Maria Dolores, coraggiosamente arredata di braccialetti, anelli, collane d’oro, mi ritrovo accolto nella sua residenza tra i monti, e poi lunghe e umide passeggiate tra i boschi della Reserva de Vida Silvestre Erapuca adios mi dama il bus scassato S. Augustin – Gracias – Marcala mi lascia in questo ultimo villaggio assai polveroso e mi sistemo per la notte è mattina presto, al mercato conosco Jesus, senza una mano, mi carica sulla sua jeep e dopo 30 minuti di strada sterrata di montagna ( ma si suda) arriviamo alla sua ‘finca beraca’… terreni belli in discesa con le piante di caffè e qualche banano, ci sono ragazzini tracagnotti che raccolgono in pesanti sacchi il caffè e i pesantissimi caschi di banane verdi ( io non riuscivo neanche a sollevarli), nella piccola azienda di famiglia i chicchi vengono puliti, lavati e distesi al sole 4 o 5 giorni per asciugarlo, così rimessi nei tipici sacchi di iuta e pesati vengono portati a valle alla Sociedad Agricola Mercantil dove il sacco di 60 kg viene pagato scandalosamente poco gracias Jesus e tua moglie e i ragazzi per la giornata e il pranzo, no grazie non bevo caffè

10 febbraio… salgo sul esausto bus Marcala – Gotera – Perkin – Sn. Miguel sulla ‘ruta de paz lenca’ , 26 km di montagna per El Salvador, c’è anche la nebbia e l’immigration, e dopo più di 4 ore scendo barcollante a Perquìn avevo letto qualcosa sulla storia della guerra e del FMLN, visito la città e il museo de la Revoluctiòn Salvadoregna e mi raccolgo a El Mozote:.. … si el grano de trigo cae a tierra y muere da mucho fruto …

15 febbraio… oggi viaggio tutta la giornata verso sud, Perqìn – S. Francisco Gotera – El Amatillo frontiera honduregna – Guasaule frontiera del Nicaragua – e con il bus ‘expresso managua’ dopo più di 10 ore giungo nella città di Matagalpa affitto la bici e mi sparo 3 giorni di esplorazione della città e dintorni con i muscoli doloranti salgo sul bus Matagalpa – Juigalpa, la città è in festa con spettacoli e sfilate in strada e allora mi fermo 2 giorni guardo la cartina, potrei passare a destra del lago Cocibolca per Granada ma da qui decido di andare dritto, prendo il bus con gli ammortizzatori modificati direzione S. Carlos, la strada è di terra polverosa tutta una buca e dossi, dopo 7 ore in piedi per molleggiare sulle ginocchia e non spaccarmi la schiena a S.Carlo non arrivo, mi fermo prima a S.Miguelito, il villaggio mi piace, lo spettacolare tramonto sul lago e dietro all’isola di Ometepe, le ragazze aspettano sul molo il traghetto per offrire cibo e bibite ai passeggeri

23 febbraio… il mattino del 3° giorno riparto per S.Carlos, aspetto il traghetto e quando è quasi pieno ci imbarchiamo sul rio Frio per la frontiera con il Costa Rica dove aspetto il bus che in 5 ore mi porta nella capitale S. Josè nella hall della gueshouse faccio conoscienza con 2 sorridenti ragazze giapponesi , Koi e Saki e decidiamo di viaggiare un pò insieme il mattino seguente ci sediamo sul bus S. Josè – Cahuita dove arriviamo nel pomeriggio, e ci accomodiamo in un hotel economico… passiamo una settimana a dir poco brillante: playa negra e la lunga escursione nel Parque Nacional Cahuita, playa bianca, playa vargas, poi ci spostiamo a Puerto Viejo de Talamanca e da qui a Manzanillo e lo splendido paesaggio circostante, mare e giungla, bici, nuotate e trekking yokatta

4 marzo… saluto le giapu e mi muovo verso la frontiera a Sixaola, passo il confine e mi trovo a Guabito, nello stato di Panama’, sul minibus seduti davanti l’autista, la bella ragazza mulatta panamense Beatriz e io, decido di seguirla a Bocas de Toro, ci fermiamo al porto di Almirante e il traghetto ci trasporta a isla Colòn, sono le 11 del mattino ci diamo appuntamento per la sera, nella cittadina cerco una sistemazione economica, son tutte full, in 2 posti mi chiedono 50 euro a notte, (cifra che fino ad adesso nel viaggio ho speso in 5 giorni con i pasti) accipicchia, lo siento mi àngel, prendo al volo l’ultima nave per la terraferma, in serata sono a Panama city e qui mi fermo mi muovo: Casco e Panamà Viejo, Parque Natural Metropolitano, canale di Panamà e una disavventura… cammino per strada, sosto davanti a un carretto pieno di arance e mi bevo uno zumo de naranja, poi salgo sul bus e mi siedo vicino al finestrino, trenta secondi e avverto un acuto male allo stomaco e sudori freddi, immediatamente non riesco più a controllare l’evacuazione, è una scarica continua silenziosa, mi alzo sofferente dico ‘desculpe’ alla mia vicina di posto e in piedi desolato aspetto e spero che il pulman si fermi prima possibile, mi guardo le scarpe se dai blujeans esce qualcosa, no nulla, la mia pancia è in subbuglio è un continuo defecamento, non ce la faccio più, finalmente si aprono le porte mi precipito giù vedo l’insegna ‘pizzeria bella napoli’ penso: sono salvo, suono mi apre un indigeno gli chiedo tremante donde sta il bagnero mi dice aqui no tienes que ir là, e mi indica col dito un caseggiato basso, cosi piegato in due attraverso la strada e entro in un probabile ospedale, con la vista annebbiata individuo la figura dei cessi, apro e mi trovo solo il wc e basta, ma non faccio il difficile mi chiudo dentro, tolgo le scarpe poi piano piano calo i jeans, nulla ma dove…è? come calo gli slip il disastro, inizio ripetutamente a tirare l’acqua e sciacquarmi, la ricarica è lenta, riesco alla fine a farmi come una doccia con il wc, mi lavo tutto ma senza sapone… esco facendo finta di niente, non ho piu mal di pancia sono sfinito e pure disidratato, 2 passi un pò d’aria e in un chiosco li vicino mi mangio un intero ananas

10 marzo… ora vorrei passare il confine panamense colombiano, la superstrada panamericana finisce e inizia una foresta inestricabile con i paramilitari narcotrafficanti, non sono molto sicuro della strada da seguire, alle 6 della magnana vado all’aeroporto, chiedo se c’è il volo su Puerto Obaldia, va bene, alle 9 salgo sull’aereo più piccolo che abbia mai preso, dopo 50 minuti dall’oblò ammiro lo spettacolare atterraggio su un campo di calcio senza una porta, sono contento quando ho i 2 piedi sul prato, 2 militari con il cane che mi annusa, non sò se c’è e dovè qualcuno che controlli il mio passaporto, poi si materializza un chiosco con un tavolino, è il precario ufficio dell’immigration, apporto del timbro, seguo delle persone verso il mare e tutti veniamo caricati sulla instabile barchetta che strapiena si avvia in mezzo al mare e in 1 ora mi naufraga tutto bagnato ma salvo nel villaggio di Capurganà – Turbo in Colombia il mattino dopo con un traghetto serio sbarchiamo a Cartagena e mi piazzo in uno desgastado hotel , la città è muy hermosa e ci spendo 3 giorni, anche solo a passeggiare tra le vie dove si respira aria di storia antica, i balconi pieni di fiori e le pareti di delicati colori pastello… in una stanza dello stesso pianerottolo dove sono io, faccio conoscenza con 3 sorridenti ragazze colombiane, si cambiano e si truccano prima del ‘lavoro’, mangiamo insieme sul tavolo con il cibo vicino a piccoli mucchietti di cocaina, mi offrono lo sniffamento, no grazie non ho neanche mai fumato una sigaretta buenas noches chicas bus direzione est mi fermo a S.Marta, nel viaggio conosco la generosa Mercedes che lavora in una agenzia turistica, mi organizza per un precio barato il trekking alla Ciudad Perdida, 6 giorni e non sentire più le gambe il settimo giorno gli amici Nuria e Juan, una coppia di Bogotà in vacanza, mi invitano a una gita, dopo un breve tragitto e passeggiata tra i boschi arriviamo a una bella cascata con il laghetto dove si può fare il bagno e rilassarci, ‘Bienvenidos a las Cascadas de Valencia…

23 marzo… stamattina mi alzo alle 4, mi aspetta il bus per Caracas, dopo 6 ore entriamo in Venezuela e incontriamo il primo check in, fanno scendere tutti e con le valige in mano si passa sotto i raggi x, in 12 ore ci fermano una decina di volte alla ricerca di droga, alle 22 arrivo a Caracas city, bello esaurito… ci sono 2 temini di cambio soldi : bolivar per i locali e bolivar per i turisti, non si capisce niente, penso che non rimango qui in Venezuela…

25 marzo… così dopo 2 notti riparto, stamattina bus per Manaus, ricordo poco di questo lungo viaggio, alla frontiera con il Brasile mi presento davanti al serio e impettito militare venezuelano, io gli dico: niente cane? lui mi guarda con occhi severi: yo soy el perro… 26 marzo, nel pomeriggio arrivo a Manaus, mi si presenta subito il fiume limaccioso e i numerosi traghetti a più piani attraccati ai moli: un bel casino il giorno dopo più riposato cerco di capire come andare a Belèm, il traghetto ci mette tre giorni e mezzo e costa 85 dollari senza cabina, compro il biglietto per il giorno dopo l e n t a m e n t e trasportato dal rio delle amazzoni sbarco a Belèn e mi immergo nel mercado Ver-o-Peso, mi lascio travolgere da una valanga di frutta e animali e persone, investire da odori e profumi tropicalmarciume, con i soldi nelle mutande il bus ‘ Deus nos guia’ da Belèn a Sào Luis, 2 notti 1 giorno passeggiando nel centro coloniale con sottofondo di musica reggae, poi autobus 4 ore per Barreirinhas e insieme a 2 turiste belghe gitone allo spettacolare Parque Nacional dos lenc,òis Maranhenses, rotolarsi giù per le dune di sabbia bianca fino a bagnarsi nell’acqua dei laghetti, una goduria in un posto veramente stupefacente con il bus più un mezzo fuoristrada giungo sballottato a Jericoacoara, meraviglioso dunoso sabbioso allegro villaggio cearànense, 3 giorni di festa e mal di testa con la saudade nel cuore riprendo il fuoristrada e il bus e dopo 7 ore sono a Fortaleza ho ancora qualche giorno di viaggio, la mattina successiva prendo il bus per Icapuì ma scendo prima, a Peroba, percorro a piedi la strada che và verso il mare, poi diventa più ripida e dopo 10 minuti eccomi alla pousada Estrela de Peroba dalla mama Fatima, qui davanti al mare sull’amaca mi rilasso un pò di giorni per poi tornare a Fortaleza e in Italia e a Torino con il volo del 12 aprile 2009

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