Tobago: l’isola dei galli

Svegliarsi alle 5 del mattino che fa ancora buio per il concerto simultaneo di forse un centinaio di galli? Può succedervi a Tobago. E non è finita: perché appena la luce inizia a fare capolino sono le pecore che iniziano a tenervi compagnia. O le caprecore, come le chiamavamo noi, visto che per ovvi motivi climatici non hanno lana e quindi il...
Scritto da: silvia b.
tobago: l'isola dei galli
Partenza il: 01/02/2009
Ritorno il: 13/02/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Svegliarsi alle 5 del mattino che fa ancora buio per il concerto simultaneo di forse un centinaio di galli? Può succedervi a Tobago.

E non è finita: perché appena la luce inizia a fare capolino sono le pecore che iniziano a tenervi compagnia. O le caprecore, come le chiamavamo noi, visto che per ovvi motivi climatici non hanno lana e quindi il loro aspetto è alquanto diverso dalle nostre e somigliano quasi alle capre…

Di tutto ciò ci siamo resi conto solo la mattina dopo il nostro arrivo, perché il volo della British in partenza da Londra Gatwick per Tobago è partito con due ore di ritardo. Dopo lo scalo nella più chic Antigua dove è scesa la maggior parte dei passeggeri abbiamo quindi toccato il suolo di Tobago nel buio delle sette di sera, e immediatamente l’aria calda e umida si è appiccicata ai nostri jeans e ai maglioni di lana. Il tempo di scendere la scaletta e di percorrere i 20 metri dall’aereo all’aeroporto ed eravamo già in maglietta! Che soddisfazione…

Dopo mezz’ora di fila ai controlli doganali usciamo finalmente dall’aerostazione che è già buio e percorriamo a piedi i circa 400 metri che ci separano dall’albergo che abbiamo prenotato su internet, il Bananaquit (www.Bananaquit.Com). E’ domenica sera e i barettini che costeggiano la strada sono piuttosto animati, la gente beve birra e rum allietata da alcuni gruppi che cantano dal vivo.

Una volta entrati in camera e poggiati a terra i borsoni ci rendiamo conto di essere realmente stanchi… E ci infiliamo immediatamente sotto le coperte, fino al concerto a voce multipla che ci sveglierà la mattina seguente! L’isola: bella, molto verde (leggi abbastanza piovosa anche nella dry season!), ancora piuttosto autentica.

Turisti: pochi, e quasi tutti nordeuropei, con qualche eccezione americana; italiani? gli unici che abbiamo incontrato erano parenti del proprietario della pizzeria di Crown Point, e davvero pochi altri, tutti comunque sulla spiaggia di Pigeon Point.

Il mare: qualche spiaggia da sogno e con acqua da cartolina (Store Bay, Pigeon Point), altre famose per le onde da surf, altri punti invece rinomati per le immersioni, soprattutto sulla costa atlantica.

La gente: cordiali e rilassati, di etnia africana al 98%, appassionati di reggae e Bob Marley, auto smaragliate, cerchi in lega, finestrini abbassati e musica a tutto volume.

Gli animali: appunto polli, galli e galline con relativi pulcini, naturalmente in giro per strada assieme ai passanti e alle auto; una ventina di tipi diversi di iguane; le caprecore; qualche mucca; tanti, tanti volatili (Tobago è considerata uno dei paradisi del birdwatching), tra i quali fregate, aironi, colibrì, uccelli variopinti di cui non so il nome e il mitico bananaquit che tutte le mattine ci veniva a trovare durante la colazione alla ricerca di qualcosa di dolce; qualche zanzara, ma pensavamo peggio…

La cucina: creola e molto appetitosa e saporita; noi ovviamente da appassionati ci siamo lanciati in tutte le sperimentazioni possibili, e abbiamo gradito in particolar modo i granchi con le frittelle (curry crabs and dumplings), il roti (una specie di grande crèpe gialla al curry con ripieni vari di pollo, capra, pesce), il pollo in tutte le salse (fritto – d’accordo, questo è più anglosassone che creolo ma ogni tanto scappava – al cocco, alla creola), il pesce (soprattutto aragosta e marlin), la meravigliosa e ottima frutta del chioschetto vicino al nostro albergo (ananas, papaya, banane, cocco) che tutte le sere non mancavamo di comprare.

Cercate una pizzeria o un fast food se non vi piacciono: il curry (è ovunque!), l’accostamento della carne con la frutta (abbiamo mangiato aragosta con insalatina di ananas, gamberoni su cubetti di papaya e marlin su letto di cocco) Acqua: quella del rubinetto è potabile, per cui non ha dato alcun problema alla nostra pancia, ma non è buonissima; l’acqua in bottiglia comunque è reperibile ovunque a costi molto ragionevoli.

Taxi: ci sono quelli pubblici e quelli privati, che vi suoneranno mentre camminate tranquillamente sul marciapiede per segnalarvi la loro disponibilità (e vengono chiamati shared taxi perché raccolgono più persone contemporaneamente).

Supermercati e negozi: per chi come noi sceglierà la soluzione camera con uso cucina (molto comoda se non altro per godersi al mattino la colazione in relax sul terrazzo!): c’è un unico supermercato abbastanza fornito che si chiama Penny Savers con due sedi, una a Crown Point (grande e ‘moderno’) e l’altra a Scarborough (molto più piccolo e sguarnito); per il resto si trovano però un sacco si minimarket (minimart) dove comprare i generi di prima necessità.

Prezzi: in confronto all’Italia? Bassi! Una birra al bar: da 10 a 15 TTD (1,5 – 2 euro); la benzina: 0,27 TTD (3 centesimi di euro); una cena di pesce al ristorante con antipasto, aragosta, dolce e rum: 40 euro; mangiare ai baraccotti sulla strada o vicino alle spiagge: 5 euro, a volte anche meno; hotel: noi abbiamo speso 65 dollari americani a notte (hotel di sole otto camere, camera con cucina e uso piscina – che ovviamente con il mare che c’era non abbiamo mai sperimentato -); autobus: nuovi, con aria condizionata 2 TTD da Crown Point a Scarborough (circa 0,25 euro); noleggio auto: abbiamo preso un’auto per un giorno e fatto un giro dell’isola in autonomia con meno di 40 euro.

Tobago è stata la nostra prima esperienza di mare d’inverno e di Caraibi, la destinazione era stata da noi scelta appositamente perché una delle meno turistiche e frequentate. Devo dire che è andata piuttosto bene!! Per qualsiasi informazione contattatemi tranquillamente, ciao a tutti!



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