4000 cilometri attraverso Svezia e Lapponia

1- ORGANIZZARE UN'AVVENTURA Da anni sogno di fare un viaggio come questo e l'estate scorsa, finalmente, l'ho realizzato, grazie anche a Lucia, che mi ha accompagnato in questa folle avventura. Organizzare una traversata dell'Europa, raccogliere informazioni sui luoghi da visitare, sulle possibilità di alloggio o di campeggio, sui documenti...
Scritto da: poda
4000 cilometri attraverso svezia e lapponia
Partenza il: 22/07/2002
Ritorno il: 15/08/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
1- ORGANIZZARE UN’AVVENTURA Da anni sogno di fare un viaggio come questo e l’estate scorsa, finalmente, l’ho realizzato, grazie anche a Lucia, che mi ha accompagnato in questa folle avventura. Organizzare una traversata dell’Europa, raccogliere informazioni sui luoghi da visitare, sulle possibilità di alloggio o di campeggio, sui documenti necessari, sulla moneta e il cambio, sull’utilizzo dell’automobile in un Paese, sì europeo, ma comunque decisamente diverso dal nostro per clima, ambiente, leggi – e soprattutto circa la capacità di farle rispettare- è un lavoro che richiede settimane. A meno che non vogliate fare tutto attraverso un’agenzia: vi fanno salire su un bus, da quello ad un aereo, poi in hotel, vi fanno visitare ciò che conviene… Beh, una cosa decisamente diversa, oltre al prezzo, dal tipo di vacanza che avevo in mente. Se puntavo alla Scandinavia per la sua natura, volevo vivere quella e poco altro. Così la decisione di andarcene per conto nostro è stata semplice da prendere. Più difficile scegliere il mezzo. Per questioni ambientaliste e … “romantiche” avrei preferito non utilizzare l’automobile, ma i prezzi dei voli erano troppo alti per le nostre tasche, oltre al fatto che dopo esserci informati, abbiamo saputo che ciò che costa di più in Svezia sono il vitto e l’alloggio. Andando con la nostra automobile avremmo potuto caricarci di alimenti comprati al supermercato dietro casa, senza essere costretti a fare spese quotidiane durante il viaggio. Così decidemmo di prendere la nostra macchina e percorrere l’intera Europa per arrivare fino in Lapponia. Avremmo dovuto attraversare la Svizzera, la Germania, la Danimarca e infine la Svezia. A occhio e croce, quattromila chilometri. Solo per l’andata…

Quando si parte per un viaggio così è difficile scegliere l’obiettivo, ma è molto importante farlo. Soprattutto sapendo che la Svezia è grande oltre 2 volte e mezza l’Italia… Bisogna, a tavolino, decidere cosa si vuole visitare in un Paese in cui non si è mai stati. Quali aspetti: se le città o i grandi spazi, se la cultura o la vita “mondana”, e così via. Come ho detto noi su questo non avevamo dubbi: i laghi, i boschi, la taiga e la tundra, era ciò che cercavamo. Arrivare il più possibile a nord, senza però rinunciare alla regione dei grandi laghi, degli altipiani, dei fiumi impetuosi che scendono dalle montagne sul confine con la Norvegia e corrono verso il Baltico; insomma: quello che è un po’ il cuore della Svezia.

Ce l’avremmo fatta? La nostra attrezzatura era all’altezza? Come sarà guidare per così tante ore di fila? E l’automobile avrebbe retto la sfida? Ci preoccupavano un po’ questi dubbi, quindi cercammo di raccogliere il maggior numero di informazioni possibile. Conoscevamo giusto un paio di persone che erano state fin lassù e solo uno di questi era stato l’organizzatore della propria vacanza. Oltretutto si trattava di un fotografo, che era stato in Lapponia con l’intenzione di tornare con delle foto da vendere, il che significa giorni interi da passare con l’occhio nel mirino. Un viaggio diverso da come lo intendevamo noi. Triste conclusione: le conoscenze dirette non potevano aiutarci, tranne che per darci qualche informazione sul clima e la temperatura.

Poco male: le difficoltà non fanno altro che stimolarmi e trovo che l’organizzare una vacanza sia quasi divertente quanto partire.

Seconda possibilità: internet. E qui abbiamo trovato veramente di tutto. L’elenco dei siti web che parlano di Svezia e Lapponia, soprattutto sotto l’aspetto turistico, è infinito. Da quelli di aziende per il turismo, a quelli personali; da quelli di associazioni di studenti alle monografie dei grandi motori di ricerca.

Ma, non ancora soddisfatti, siamo stati in biblioteca e in libreria dove abbiamo trovato guide per turisti e qualcosa di più interessante, circa la storia e la politica della Svezia, che poi sono le mie materie di studio universitario. Almeno per quanto riguarda la Svezia in generale, ma ben poco siamo riusciti a reperire sulla popolazione Sami ( i “Lapponi”). Quel poco che siamo riusciti a scoprire non ha fatto altro che incuriosirmi sempre più, tanto da spingermi a parlarne con diversi amici. Qualcuno che, a grandi linee, sapeva qualcosa riguardo i Sami lo trovammo, ma le informazioni erano davvero scarse. Chi sono i Sami? Di dove sono originari? Di cosa vivono? E, soprattutto, esistono ancora? E quelle strane voci sullo sciamanesimo e i loro riti? Qualcuno addirittura sostiene che lo sciamanesimo non viene dall’Africa, ma proprio da li: dalla Lapponia! Altri mi han raccontato di aver visto film in cui si assiste a delle vere e proprie metamorfosi fisiche degli sciamani Lapponi durante certi riti. E ne parla ancora con timore! Su guide e libri non trovai niente al riguardo. Beh, come potete immaginare, tutto ciò mi aveva messo in testa l’idea che dovevo vederli a tutti i costi. Incontrarli, parlargli, vivere qualche giorno con loro e, magari, assistere ad un loro rito! Per fortuna c’era Lucia che seppe farmi tornare sui binari di una vacanza. Trovammo un compromesso: ok per cercare di raccogliere informazioni sui Sami, ma una ricerca antropologica è ben altra cosa…

Ormai di informazioni ne avevamo a sufficienza, eravamo pronti per partire! 2- PARTENZA! E allora via! Il 25 luglio, alle 7 del mattino saltiamo in macchina e, dopo un paio di giorni di diluvio e code in autostrada, siamo a Kopenaghen. A dire la verità non ci fermiamo in città, ma in un campeggio ad una trentina di chilometri a nord della città, a Niva, per la precisione. La Danimarca è stupenda. Ti accorgi subito della differenza con il resto del continente. La prima cosa che noti quando superi la Germania è il cielo: sembra contemporaneamente più basso e più profondo. L’effetto delle nuvole provenienti dall’oceano, più vicine alla terra e più schiacciate. Sotto sembrano tagliate da una lama. E ovviamente anche l’effetto dell’aria più limpida, dei colori più accesi: l’azzurro e il verde. La Danimarca è un po’ tutta piatta, a parte le dolci pendenze delle verdissime colline sparse qua e la.

L’atmosfera è strana, la gente è caldissima. Ci fermiamo nella prima area di sosta oltre il confine e ci accorgiamo di essere estranei: non ci sono altri italiani. Quando sei in una situazione cosi hai l’impressione che tutti si conoscano tra di loro, tutti tranne te. Con l’inglese me la cavo, certo, ma quando arrivi alla cassa per ordinare un caffè, chiedere se accettano gli euro e così via, qualche difficoltà la trovi. Il cassiere è decisamente rallentato rispetto che a servire gli altri. Ma il buon umore è inevitabilmente con noi, ridiamo di ogni cosa, anche attirando un po’ l’attenzione. All’interno del bar una stanzetta con due bacheche colme di depliant e volantini per turisti, in tutte le lingue – tranne la nostra. Ci guardiamo in giro furtivi, si potranno prendere? E quale scegliere tra tutti questi? Ed ecco il primo, splendido impatto con l’incredibile ospitalità nordica. Un signore, seduto al tavolo con la moglie, si alza e viene verso di noi. “Stranieri? Di dove?” Ci chiede in inglese. “Ah! italiani! Noi siamo danesi, stiamo tornando a casa dall’Ungheria. Vi consiglio questo depliant dei campeggi. Anzi, prendete anche quello: sono un po’ più cari ma eleganti. Volete sapere la strada per Copenaghen? Venite al tavolo: vi mostro la cartina…” Favorevolmente stupiti, gli dedichiamo enormi sorrisi, ma abbiamo l’impressione di non averlo ringraziato abbastanza. Non gli avevamo nemmeno chiesto niente, ci ha visto in difficoltà e ha fatto tutto lui! Poche ore di autostrada, rigorosamente a 120 all’ora, (peccato per quei ponti a 30 euro l’uno! “Ma sono nuovi” ci dicono, “Bisogna ammortizzarne il costo, poi si pagherà di meno a scavalcarli”) e raggiungiamo Niva. Una cittadina incredibile, sembra di essere in un cartone animato. Dalla strada sono poche le case che si riescono a vedere, col loro garage di legno all’aperto e il loro giardinetto. Le altre hanno una folta siepe che le divide dalla strada tanto da nasconderle. Certe volte vedi solo il nome delle vie e hai l’impressione che non ci abiti nessuno: solo piante! In campeggio è lo stesso: in mezzo al verde, seguendo attraversamenti pedonali e piste ciclabili, degni di un paese dove la gente non usa affatto l’auto ma si sposta a piedi o in bici. E in inverno? Gli sci! la signora della reception, gentilissima come tutti, ci spiega cosa si può fare da quelle parti, cosa visitare, quali sono i servizi del campeggio: bagni, doccia calda, cucina e lavanderia, tutto a 6/7 euro a testa. Meno che da noi, ma con una pulizia e una qualità di servizi che non ha paragone. Peccato le zanzare: sarà che abbiamo scelto un campeggio circondato da laghetti, ma sembra non vedano esseri umani da anni! Ti sbranano ogni secondo, anche se ti muovi, anche attraverso i jeans! Ma ce l’aspettavamo e ci siamo attrezzati per questo: zampironi e candele alla citronella non fanno altro che attirarle, meglio con Off ed Autan.

Ci fermiamo un giorno in spiaggia, giusto il tempo di prenderci una scottatura che ci porteremo dietro per un po’. Dalla costa vediamo la Svezia. Siamo a pochi chilometri di distanza, la osservo e resto immobile a pensare come sarà all’interno; ad immaginarmi i boschi e le montagne; i laghi, la fauna e le flora della Lapponia. Tra meno di due giorni realizzerò un altro sogno… lasciata la spiaggia ce ne torniamo a piedi al campeggio, incontrando lungo il percorso pedonale, famigliole di danesi, probabilmente scappati dalla città per il week end. Prendiamo la macchina e decidiamo di andarcene a zonzo per la campagna danese. L’auto sembra scivolare tra quello colline di velluto di un verde acceso. Incontriamo paesini dalle casette da fiaba, mulini, chiesette di legno… E una sagra di paese, di cui avevamo visto i volantini. Ci fermiamo sentendo la musica. Niente di particolare, un po’ come le nostre feste dell’Unità, ma tutto in miniatura. Stanchi e scottati, ma immensamente felici, ce ne torniamo in campeggio a farci sbranare ancora un po’ dalle zanzare e poi ci infiliamo in tenda. Sono già le 23 ma non è ancora del tutto buio.

Ancora una giornata per visitare Kopenaghen (la “Amsterdam scandinava”) e poi in traghetto attraversiamo lo stretto, da Helsingor ad Helsingborg e siamo finalmente in Svezia.

3- FINALMENTE IN SVEZIA Non ci fermiamo, nemmeno il tempo di toccare terra. Guida Lucia, io accanto a lei mi rullo la prima sigaretta della Svezia! Mi sembra un altro pianeta. Eppure il porto e gli edifici circostanti, non sono poi cosi diversi dai porti delle nostre piccole città di mare.

Puntiamo a nord, diretti a Goteborg e non ci fermeremo prima di arrivare. La piccola autostrada a due corsie attraversa boschi e colline; ogni tanto il mare si riaffaccia alla nostra sinistra. Giganteschi ponti ci permettono di scavalcare fiordi, anch’essi incorniciati da abetine. E sempre quel cielo azzurrissimo, e dalle nuvole enormi, basse e tagliate in basso, ci accompagna.

All’inizio Goteborg ci fa una cattiva impressione: come tutte le grandi città, soprattutto quelle con importanti porti commerciali, la periferia trabocca di capannoni e ciminiere. Ma ben presto siamo in città. Non fatichiamo a trovare il centro e nemmeno un parcheggio (basta pagarlo!) Seguiamo il canale, circondato da imponenti palazzi decorati e colorati, e arriviamo nella zona pedonale della città. Troviamo anche un accogliente bar, dove servono dell’ottimo caffè italiano. Parliamo con il ragazzo che lavora al bancone, ci spiega di essere uno dei 10 abitanti della città che studia la nostra lingua. Che fortuna! Ne approfittiamo per chiedergli la strada più veloce per Ostersund, la nostra prima meta nel cuore della Svezia. Ci consiglia senza esitare di passare dal lago Vanern, sulle cui sponde si trova la cittadina di Amal, famosa per il film (neo-realist-adolescenzial-scandinavo) “Fucking Amal”. Decidiamo di dargli retta, anche perché non abbiamo molta scelta a giudicare dalla cartina. Lo ringraziamo per l’ottimo caffè, facciamo ancora due passi per il centro di Goteborg, che poi scopriremo essere, in tutta la sua bellezza, sostanzialmente uguale a ciascuna della altre cittadine della Svezia a sud della Lapponia. Stradine strette, assolutamente ad uso pedonale, vetrine coloratissime con prezzi a volte assurdi, altre più bassi dei nostri, palazzi piuttosto alti e dall’architettura curata al dettaglio. Non ce n’è uno con l’intonaco sbiadito o con appoggiate impalcature per restaurarlo o ripitturarlo. Lasciamo Goteborg e puntiamo a nord. Seguiamo l’autostrada per Oslo, ma ad un tratto la lasciamo e puntiamo verso uno dei due grandi laghi: il Vanern.

Anche qui scopriamo con piacere quanto case, paesi e zone industriali, siano nascoste da boschi, ormai quasi solo conifere. Costeggiamo il lago per qualche chilometro, passiamo da Amal, un paese di quattro anime, “ma il comune più grande della zona”, ci aveva detto il ragazzo del caffè di Goteborg. In effetti siamo già in una zona talmente poco popolata che comuni e province hanno dimensioni enormi, eppure siamo ancora nel sud della Svezia! Visitiamo il suo campeggio: tropo vicino al paese per i nostri gusti, anche se situato in una splendida pineta sulle rive del lago. Ma abbiamo scelta e non ci accontentiamo. Proseguiamo fino al paese successivo: Saffle. Il campeggio lo troviamo a qualche chilometro del minuscolo centro, oltre una piccola zona industriale, nascosta tra i boschetti, superando campagna fioritissima e colture di fragole, scavalcando qualche ruscello che si tuffa nel lago. Anche questo campeggio, come tutti, scopriremo poi, si trova sulle sponde del lago. Anche questo con tutti i servizi di cui un turista a bisogno. Addirittura un enorme lavatoio esterno, sotto una tettoia, apposito per il pesce, per non “contaminare” quelli interni! Decidiamo di fermarci qualche giorno, quanto basta per visitare il paese sotto la pioggia (una delle due mezze giornate di maltempo che troveremo in tutti questi giorni in Svezia). Mi compro una cartina con i sentieri della zona, che, purtroppo, non ho la possibilità di usare.

Anche se una passeggiata intorno al lago la facciamo. Partiamo tardi: alle sei di sera, tanto la temperatura e le ore di luce ce lo permettono. Partiamo a piedi dal campeggio, e costeggiamo il lago lungo le enormi rocce lisce, bagnate dalla pioggia. Lasciata la costa ci inoltriamo nel bosco. Secondo la direzione che abbiamo preso, in poco tempo dovremmo arrivare alla zona industriale, ma l’intricarsi di sentieri, sempre più stretti e sempre meno battuti ci tradisce. Le voci delle persone e il raro ronzare delle auto ben presto ci abbandona. Siamo in mezzo alla natura, pochi chilometri dal paese, ancora meno dal campeggio, eppure sembra di essere a diverse miglia dalla civiltà. Senza accorgercene arriviamo ad un piccolo porto, ora si vede un po’ di cielo e due splendidi arcobaleni ci fanno capire che sta arrivando il bel tempo. Continuiamo per un sentiero ancora più stretto, sperando di trovarne la fine prima che arrivi il buoi, ormai siamo davvero lontani dal campeggio. Il bosco si apre, siamo di nuovo sulle rive del lago. Ci fermiamo un po’ ad ammirare lo splendido panorama: il sole che scende, mentre l’arcobaleno è ancora li che sovrasta la palude. Poche barche di pescatori tornano verso il paese; li osserviamo senza neanche che si accorgano di noi. Torniamo al campeggio che la luce accenna appena a calare. A fianco della reception inservienti e turisti (quasi tutti svedesi) si godono lo strano caldo di questi giorni, con una birra o un gelato. Ancora due passi sulla spiaggia, per cercare di immortalare il tramonto (alle 10 e mezza di sera!) e poi vado a farmi una doccia. Mi ritrovo a pochi minuti dalla mezzanotte a percorrere le poche decine di metri che separano la doccia dalla tenda, a torso nudo e con i capelli bagnati, senza neanche bisogno di usare la torcia. Mai più avrei pensato ad un clima simile in Svezia! Il giorno dopo smontiamo la tenda e ripartiamo. La nostra meta è Ostersund: il vero cuore del paese.

La raggiungiamo dopo una giornata intera di viaggio, attraversando tre regioni: Dalarna, Arjedalen e Jamtland. Ma ne vale veramente la pena. Ancora prima di arrivare al campeggio, nonostante siamo stremati e il buio stia per raggiungerci, ci fermiamo a scattare decine di foto all’incredibile tramonto.

4- OSTERSUND Anche qui parcheggiamo la tenda sulle rive di un lago, più piccolo del precedente, ma decisamente più affascinante. Non siamo lontani dalla Lapponia, e ce ne accorgiamo: autostrade sempre più strette, sempre più immerse nel verde, centri abitati più rari, nuvole più spesse ed ancora più basse, ma tramonti dai colori infiniti. E anche dalla durata infinita! Ormai il giorno non ha fine: restiamo delle ore ad ammirare il tramonto chiedendoci quanto finirà, finché ad un tratto ci accorgiamo che quello che stiamo osservando non è più il tramonto, ma l’alba! Ma il calore della gente è sempre lo stesso. Scegliamo nel campeggio un enorme prato dove montare la tenda e scopriamo che quel prato è tutto per noi! Lucia non perde occasione di farsi una cantata salendo sul palco di un gruppo locale che sta preparandosi per un concerto da tenere in campeggio la sera stessa.

A Ostersund c’è tutto: splendide spiagge con ben pochi turisti sdraiati a prendere il sole o a fare il bagno (noi abbiamo osato: l’acqua non era affatto fredda), boschi dove poter passeggiare, un’isola: Froson, tra le più grandi della Svezia, sulla quale c’è addirittura un piccolo aeroporto; la stupenda cittadina, con il centro pedonale, sentieri e piste ciclabili, un parco divertimenti, possibilità di noleggiare bici, canoe, motoscafi, di fare equitazione, pesca sportiva… C’è anche una Moose Farm, cioè una fattoria in cui, pagando circa 8 euro, si possono vedere le alci. Ci rifiutiamo di sborsare tale somma per vedere degli animali “in gabbia” che speriamo di poter incontrare presto in libertà, nei boschi della Lapponia. Passiamo qui 3 giorni, passeggiando intorno al lago, a piedi o con le mountain bike noleggiate in campeggio. Scattando altre migliaia di foto, ma soprattutto, ammirando gli incredibili tramonti, qualcosa che non si può proprio descrivere. Sul più bello si esauriscono le batterie della macchina fotografica così purtroppo (o per fortuna?) ammiro quella meraviglia… Senza filtro. Ci sediamo nel prato a fianco di un ponte per godere di quei colori e ci stupiamo nell’accorgerci che la gente passa in auto e non si ferma. Anche qui tutti con targhe svedesi o norvegesi. “Evidentemente – concludiamo – la gente del posto è talmente abituata a queste bellezze che non ci fa nemmeno caso. Probabilmente in questa stagione tutti i tramonti hanno questo splendore. Chissà in primavera, con l’aurora…” Dopo altri due giorni passati con questo ritmo, smontiamo per l’ennesima volta la tenda e ripartiamo. Ci piange il cuore, ma il tempo sta cambiando: un giorno di pioggia è meglio trascorrerlo in viaggio. Promettiamo però di ritornare. Forse lo si fa sempre, quando si lascia un posto di vacanza: promettere di ritornarvi; ma sta volta non abbiamo dubbi: a Ostersund ci si torna. Un altro posto così al mondo non esiste! Ora puntiamo alla Lapponia 5- IL SILENZIO La Lapponia è silenzio. Un altro pianeta. Ti senti davvero un estraneo quando superi lo Jamtland. Ti senti solo, ti senti in montagna anche se sei a pochi centinaia di metri di altitudine. Ti senti isolato e abbandonato. L’autostrada è ormai minuscola: una corsia, e non passa nessuno. Trascorri al volante diverse decine di minuti prima di incrociare un’altra auto. Eppure sei sulla strada più frequentata per raggiungere il Nord. Di case ai lati non ce n’è più, solo qualche piccolo centro abitato. Ma ne incontri talmente di rado che ti domandi se sia davvero quella l’arteria principale che porta in Lapponia attraverso l’interno della Svezia. Un po’ hai anche paura, come quando ti accorgi che sei in riserva sparata e non vedi un distributore da ore…

Ti fermi in una piazzola accanto alla strada, accendi una sigaretta, ti sgranghisci le gambe, bevi un bicchiere di acqua, poi ad un certo punto ti fermi. Resti immobile. Manca qualcosa…

Ti stupisci di quanto faccia rumore la sigaretta bruciando, o quanto impieghi un’auto ad apparire dopo che hai sentito il rombo del suo motore…

Una scena da film: abeti a perdita d’occhio, intervallati da tratti di prato di colore scuro. All’orizzonte un fiume forma grandi anse, quasi dei laghi. Osservi meglio quegli abeti e ti accorgi che sono poco più alti di cespugli; spesso hanno i rami spezzati o secchi. Molti sono morti. Ti guardi in giro, cerchi di capire, ma ancora a tutto ciò manca qualcosa…

E finalmente capisci: non si sentono uccellini cinguettare, non si sentono grilli o cavallette, non si sente nemmeno il vento! Tutto è silenzio. Tendi le orecchie per ascoltare meglio, ma le senti solo ronzare: un silenzio che spaventa.

Raggiungiamo Arvidsjaur, un paesino consigliato dalla nostra guida, per il suo museo all’aperto con delle capanne Sami. Non delle ricostruzioni, bensì delle capanne ancora usate fino a pochi anni fa, quando i Sami si ritrovavano in paese per il mercato primaverile. Dopo tante notti in tenda decidiamo di passarne una in un letto, anche perché in questo paese c’è la possibilità di alloggiare in un “hotel” gestito proprio da un lappone. Riusciremo a sapere qualcosa di più su questa misteriosa popolazione? Purtroppo i padroni di casa, nonostante la grande disponibilità e accoglienza alla quale siamo ormai abituati, non ci dicono granchè, lui addirittura quasi non conosce l’inglese, sua moglie sostiene che di Sami non ne esistono più; “O meglio: per esistere esistono, ma non vivono più come un tempo, ormai abitano tutte in case normali, con acqua calda ed energia elettrica.” Rattristati da questa notizia decidiamo di trascorrere la serata davanti all’ennesimo tramonto. Per scegliere dove, non dobbiamo fare altro che aprire la nostra cartina e cercare il lago più vicino alla cittadina; lo troviamo pochi chilometri a nord.

La mattina dopo ripartiamo, sempre verso nord La Lapponia raccontata da Lucia “5 agosto 2002 La Lapponia è silenzio.

Un silenzio quasi assordante, il vuoto. Eppure intorno c’è vita, una natura sconfinata che respira a pieni polmoni eppure non si sente. C’è solo verde e blu intorno, e i due colori sembrano bastare a tutto il resto. Qui, pur non essendoci nulla, non manca nulla.” 6 – Oltre il circolo polare Abbiamo sfatato un altro mito: quello che dice che al polo nord fa freddo! Non esageriamo, non abbiamo certo raggiunto il polo, ma anche superare il circolo polare in t-shirt e pantaloncini corti, vi assicuro che fa uno strano effetto. Per non parlare dell’aria condizionata in auto! Ci dirigiamo verso Jokkmokk. Ne abbiamo sentito a lungo parlare grazie al suo museo dedicato interamente alla cultura e allo stile di vita Sami. La cittadina è simile a tutte le altre della Lapponia: una strada principale con palazzi a due o tre piani, negozi e qualche ufficio (immancabile quello per l’accoglienza ai turisti), e una dozzina di strade perpendicolari, con case più basse e giardini. Il museo è incredibile, diviso in sezioni che rappresentano i diversi aspetti della regione -che va dalla Norvegia, attraverso Svezia e Finlandia, fino a sfiorare la Siberia- la vegetazione, la fauna e soprattutto i Sami, con centinaia di foto e diversi filmati, anche recenti, che illustrano lo stile di vita che li caratterizzava fino a pochi anni fa. Una parte dedicata anche ai fattori dei devastazione dell’ambiente: miniere, ferrovie, disboscamento… Oltre al museo, nella cittadina resta ben poco da visitare. Ci fermiamo a mangiare un Kebab (che altro puoi mangiare di tipico in Lapponia?!) e scopriamo che è più simile ai veri Kebab arabi che non quelli che si mangiano in Italia. Un salto al Turist Buro, giusto per sentirci rispondere “Certamente” alla domanda: “Ma è vero che neri parchi nazionali si può campeggiare dove si vuole?”, prendere qualche depliant sul vicino parco Muddus, e siamo di nuovo in auto, diretti proprio a quest’ultimo. Come sempre ci si impiega un po’ a decidere cosa portare nello zaino e cosa invece lasciare in auto. L’intenzione sta volta è di abbandonare la macchina per almeno un paio di giorni, camminare qualche ora, vedere la Lapponia dall’interno e fermarci dentro di essa a passare la notte, in mezzo al niente, soli con l’unico riparo della nostra tenda. Ora che siamo saliti ancora di più verso nord, non possiamo che constatare come quelle che avevamo deciso essere caratteristiche tipiche della regione, siano qui ancora più accentuate: alberi sempre più bassi, vegetazione meno varia, percentuale decisamente alta – almeno uno su tre – di alberi secchi, molti caduti, altri con buona parte dei rami senza foglie, fauna invisibile e, soprattutto, il silenzio. Camminiamo circa tre ore, su un tappeto infinito di mirtilli, tra piccoli abeti e qualche ruscello. Alla nostra destra il fiume scorre impetuoso in fondo al suo canyon. Da noi questa sarebbe primavera: tutta quest’acqua indicherebbe il primo sciogliersi della neve. Qui indica invece l’ETERNO sciogliersi della neve. L’estate infatti è agli sgoccioli. Tra poche settimane qui sarà inverno e gran parte di ciò che vediamo sarà sepolto infatti sotto un manto bianco. Pensando a ciò non facciamo fatica a capire il perché di tanti alberi morti, di una fauna così rara; di una natura tanto severa e impossibile. Eppure più a nord di qui ci sono ancora case e città; la nostra intenzione è vederla, non prima di aver vissuto ancora un po’ di natura. Montiamo la tenda, mangiamo qualcosa e restiamo ad ascoltare…Il ronzio delle zanzare. Quelle non mancano mai, neanche quando gli unici animali che incontri sono due renne… Pelle e ossa! Da ore non vediamo delle persone, da quando abbiamo lasciato l’auto. Siamo davvero a decine di chilometri dalla civiltà. Certo non è la prima volta in vita mia che mi trovo in una situazione simile: anche sulle nostre montagne ho dormito a chilometri da case ed automobili, ma qui è diverso. E quando Lucia si chiude nel sacco a pelo e io mi trovo a passeggiare da solo per il bosco, con la fioca luce delle 23 e 30, non posso fare altro che pensarci. Lascio il sentiero e mi incammino senza meta per il bosco. E’ tutto diverso, neanche per un istante mi sento sulle MIE montagne.

La mattina ci svegliamo con gli stessi colori e gli stessi suoni di quando ci siamo coricati: solo verde scuro e solo il ronzio delle zanzare e quello del fiume sotto di noi ci accompagnano nel ritorno alla macchina. Quasi non ce ne accorgiamo ma alla nostra sinistra un picchio è da un po’ che insiste nel beccare un albero. Contento di vedere finalmente un po’ di vita, gli scarico addosso quasi metà rullino! Ripartiamo, ancora verso nord. 7 – Giro di boa Forse Kiruna meritava di essere vista, se non altro perchè è la città più a nord della Svezia, ma ci accontentiamo di vedere il paese precedente: Gallivare, e ci sentiamo in diritto di credere che la successiva non sarà poi così diversa. Le case sono ormai dei cubi prefabbricati, bassi e tozzi, con poche finestre. Ora comincio a capire il significato del film Fucking Amal, e a credere che vivere da queste parti sia dura, in inverno. Anche la gente è diversa, sia nei lineamenti, sia, almeno questa è la nostra impressione, nei modi di fare un po’ più freddi. Qui decisamente non c’è niente da visitare ed è proprio qui che tocchiamo il punto più a nord del nostro percorso, ora si inizia a scendere, verso sud. Verso casa? Mh… Mancano circa quattromila chilometri, non ci sentiamo diretti esattamente verso casa… Diciamo verso il mare, il golfo di Botnia, la costa della Svezia, Stoccolma e il sud: lo Scania. Ancora una notte in Lapponia, giusto il tempo di fare un piacevolissimo incontro alla reception di un campeggio: una ragazza che è stata sposata per 12 con un italiano, anzi: un napoletano. Sentire una biondissima svedese parlare napoletano, vi assicuro che è un’esperienza significativa! Gentilissima, come tutti, ci mostra i servizi del campeggio che gestisce: bagni e docce, cucina, lavanderia… Il tutto a circa 3 euro a testa! Ok, sta volta abbiamo ricevuto un po’ di sconto, grazie alla parlata napoletana di Lucia! Non ci è difficile la mattina seguente trovare un punto panoramico da cui si può vedere tutta la zona, compresa l’enorme ansa del fiume sulle cui sponde è situato il campeggio e, ad est, le montagne che intuiamo siano in Finlandia.

Ora cominciamo a scendere verso il mare. Un attimo di tristezza e nostalgia nel superare il circolo polare nella direzione opposta, ma ci consolano le renne che passeggiano accanto (o in mezzo?!) all’autostrada.

Comè il mare in Svezia? Beh, probabilmente è esattamente come lo immagina chi non c’è mai stato: scuro e dall’aria decisamente inospitale. Niente a che vedere con le nostre spiagge del Mediterraneo. Tanto che arrivati a Sundsvall, dopo aver dato un’occhiata alle spiagge, cerchiamo sulla cartina un lago dove poter affittare delle una canoa! Le città sono diverse rispetto all’interno: più grandi e “trafficate” (tra virgolette perché non hanno comunque niente a che vedere col nostro di traffico), ma altrettanto colorate e calde.; non mancano piccoli e grandi parchi, servizi per i turisti, musei ed invitanti vetrine affacciate su ampie vie pedonali. Il 10 agosto arriviamo a Stoccolma. “La capitale più bella del mondo” secondo alcuni. Ne ho viste troppo poco per poterlo dire, ma probabilmente rispetto a quelle che ho visto lo è. Grazie anche alla civiltà e cordialità della gente, all’efficienza dei servizi eccetera. Certo i ristoranti son carissimi, ma non ti capita di pagare tre euro per una bottiglietta d’acqua come in alcuni bar delle nostre città d’arte. Qui facciamo un altro dei pochi ma significativi incontri con qualcuno che parla la nostra lingua: un ragazzo marocchino che, dopo aver lavorato in Piemonte, si è trasferito in Svezia. “Col cavolo che ci torno da voi! In Italia dopo 15 anni che lavoravo, ancora non ero assicurato. Qui, pagando le tasse per tre anni, son diventato cittadino svedese!” E si pensi che siamo in uno dei Paesi europei con la più alta percentuale di immigrati. Non so cosa mi sia rimasto più impresso da questo viaggio: se la civiltà dei suoi abitanti o la purezza dei suoi ambienti. Una cosa è certa: i 2 fattori sono senz’altro collegati. Ma questa è un’altra storia… Il racconto completo, CON LE FOTO, LO TROVATE SUL SITO: http://members.Xoom.Virgilio.It/podapoda/ Contattatemi per saperne di più, o per raccontarmi del vostro viaggio, o … Per qualunque motivo! Grazie della pazienza e a presto – Andrea – ps: quanti chilometri abbiamo fatto in totale? ottomilasettecentosettantasette e novecento metri!



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