Verso Santiago

Alternativa al Cammino di Santiago, fatto parte in autobus e parte a piedi per raggiungere la tomba dell'apostolo nel giorno della sua festa
Scritto da: Rossella Hoara
verso santiago
Partenza il: 16/07/2012
Ritorno il: 26/07/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Da molti anni avevamo voglia di seguire le orme dei pellegrini medievali e di affrontare, seppure con la tranquillità e i molti confort che offre oggi la modernità, quell’antico percorso scomodo, scosceso e a tratti forse anche pericoloso conosciuto come Camino francés, che oggi come allora permette di giungere sulla tomba dell’apostolo Giacomo. Racconta la leggenda che nel lontano 810 d.C, l’eremita Pelayo osservò per diversi giorni una pioggia di stelle nel cielo della Galizia e che, recatosi sul luogo in cui queste si perdevano assieme al vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, scoprì la tomba di Giacomo il Maggiore, il figlio del tuono, li nascosta dai suoi discepoli affinché non fosse profanata dai musulmani.

Santiago dunque ci chiamava ma fatti due conti sui giorni di ferie di mio marito (io sono un’insegnante e almeno d’estate non ho di questi problemi) e soprattutto constatata la nostra impreparazione fisica, abbiamo deciso di spezzare il cammino e di fare una prima parte in autobus per raggiungere poi Santiago, come è di dovere, a piedi.

1° giorno

Partenza dall’aeroporto di Bari con il volo Ryanair delle ore 13.55 per Madrid e arrivo nella capitale alle 18 circa. La metropolitana, con soli tre cambi, ci porta in albergo, Hostal Guerra, in piena Puerta del Sol (50 euro a camera solo pernotto.) Cena, genuina ed economica, presso Museo del Jamon a base di platos combinados e embutidos (lomo e queso curado) e poi subito a letto.

2° e 3° giorno

Partenza alle 08.30 con il bus Alsa per Burgos e arrivo in circa 3 ore. Ci fermiamo 2 giorni per avere modo e tempo di visitare la città. Per essere sicuri che non ci sfugga nulla approfittiamo del Chu Chu, treno turistico che permette di dare uno sguardo di orientamento alle attrattive più importanti di Burgos.

Da vedere la Cattedrale, che il martedì pomeriggio è gratuita, e il Monastero di Las huelgas reales, così chiamato perche i monarchi lo utilizzavano per riposare durante l’estate. Questo è gratuito il mercoledì pomeriggio ed include una visita guidata. Per pranzo o cena vi consigliamo di fidarvi dei Menù del peregrino, che offrono per un prezzo che varia dagli 8 ai 10 euro un primo, un secondo con contorno, il dolce e acqua e vino. Noi abbiamo cenato in uno dei tanti locali vicini alla cattedrale mangiando dell’ottima sopa castellana, morcilla di Burgos, pollo asado, lomo a la plancha e flan. In alternativa, i localini tipici della movida non si contano. In piazza, sui campanili della Cattedrale vediamo i primi nidi di cicogna e poi vediamo anche loro, volteggiare e sfidarsi nel cielo.

4° e 5° giorno

Partenza per Leòn con autobus Alsa delle 11.30 e arrivo intorno alle 15.00. Quando prenoterete l’albergo fate attenzione che sia effettivamente centrale, perche Leon è molto estesa e dispersiva e a volte i siti spacciano per centrici anche hotel che in realtà non lo sono, come è successo a noi. Effettivamente l’hostal è lontano dalla stazione degli autobus e anche dal centro città: si trova a circa 4 km in una frazione di Leon chiamata Trobajo del Camino, circa 30 minuti a piedi dal Parador Nacional di San Marcos. Anche Leon merita un paio di giorni per essere apprezzata: la Cattedrale, conosciuta come la Pulcra Leonina per la sua purezza di stile, la Real Basilica di San Isidoro con annesso il Panteon reale, gratuito il giovedì pomeriggio, Casa Botìn, disegnata da Antonio Gaudì e il palazzo de los Guzmanes. Anche a Leon si può sfruttare il trenino che parte dalla piazza omonima al palazzo, però non lo consigliamo perche il giro è veramente breve e lo stesso lo si può tranquillamente fare a piedi. Se avete tempo, e soprattutto fame, vi consigliamo una visita al mercato dove potete comprare frutta fresca, ma anche salumi e la mitica empanada de atun, una sorta di rustico a base di tonno e cipolla (ma lo si può avere anche nelle varianti morcilla, pollo, queso).

6° giorno

Partiamo alla volta di Ponferrada, sempre con un autobus di linea, dove faremo sosta fino a sera per poi riprendere il nostro viaggio. Siamo infatti appassionati di castelli e qui se ne conserva uno meraviglioso, conosciuto come Castillo de los Templarios, magnifica testimonianza dell’antico ordine cavalleresco. La città poi, deve il suo nome a un ponte di ferro costruito nel XII secolo per permettere ai pellegrini diretti a Santiago di superare il fiume. Dopo un’altra empanada, di pollo stavolta ma sempre ‘cipollosa’ , riprendiamo l’autobus per Melide, prima cittadina galiziana del nostro itinerario da dove domani mattina inizieremo il vero cammino. Il viaggio dura quasi 3 ore e la strada è piena di curve e dislivelli. L’arrivo e la cena in hotel (camere con i tipici balconi a vetri gallego costruiti per tenere caldi d’inverno) ci ripagano del mal di stomaco: menu del dia a 10 euro tutto incluso: ensalada de lacon, sopa de fideos, ternera asada, patatas, tarta de Santiago, vino.

7° giorno

Da Melide, alle 8.30 del mattino (prima non si può uscire perche è umido e fa freddo), incominciamo a camminare con il nostro zaino in spalla, conchiglia, zucca e bordone. Le valigie, necessarie per una permanenza di 15 giorni le mandiamo all’albergo successivo con il servizio di transporte de mochila per 3 euro a collo. Ovviamente, prima di partire ci facciamo mettere il primo sello sulla credencial del peregrino. Siamo ufficialmente al km 50 del camino, anche se il nostro hotel si trova a circa 3 km dal mojon. La tappa di oggi ci porterà ad Arzua (15 km). È davvero difficile perdersi, il camino è segnalato benissimo da conchas, conchiglie, flechas amarillas, frecce gialle che si trovano praticamente dipinte ovunque, e i mitici mojones, le pietre miliari che segnano il mezzo km. Prima sosta alla Iglesia de Santa Maria de Melide, che però è chiusa, e si continua poi immersi nei boschi di eucalipto fino a raggiungere Boente dove ci fermiamo per andare in bagno e per il sello. Questa storia del timbro è per alcuni maniacale, noi spesso ce ne dimenticavamo. La seconda sosta, piuttosto obbligatoria visto l’incantevole paesaggio è a Ribadiso do Baixo: un ponte romano consente l’accesso all’albergue de peregrinos di San Anton, ben segnalato da una coda interminabile di pellegrini che cercavano un posto letto, superato il quale si riprende la strada per Arzua, capitale del formaggio e delle queseiras, a cui è dedicato anche un monumento nella piazza centrale. Lungo il camino è facile incontrare cassettine di frutta fresca che si può prendere in cambio di un’offerta libera. Arriviamo alle 3 del pomeriggio e appena in hostal facciamo il primo bucato (tutte le strutture ricettive mettono a disposizione fili e mollette per il bucato), riposiamo i piedi per qualche ora e poi usciamo a fare un giro. Cerchiamo subito un posto dove poter comprare pane e formaggio fresco (non possiamo non assaggiarlo!) che saranno il nostro pranzo di domani. Per cena, tortillas de asparragos blancos e di formaggio, ovviamente!

8° giorno

Dopo una frugale colazione riprendiamo la strada delle stelle in direzione O Pedrouzo. Oggi camminiamo per 21 km, attraversando boschi di eucalipti ma anche tratti di statale. Dal nostro albergo ci dirigiamo verso la rua do Carmen che conduce al camino. I portici e le facciate in legno di questa via ci salutano. Il percorso è un continuo tunnel di alberi, susseguirsi di laghetti e di voci che augurano con gioia íBuen camino! Si attraversano piccoli paesini e case sparse, Calzada, Boavista, Salceda, A Rua e infine O Pedrouzo. La nostra sistemazione si trova giusto al limite del bosco. Si chiama Pension Arca ed è organizzata proprio come una casa per pellegrini, con tanto di cucina equipaggiata, frigo, lavandino, giardino con tutto per il bucato. Al nostro arrivo un gruppo di sivigliani sta preparando spaghetti alla carbonara. Decliniamo l’invito ad unirci a loro (si, durante il camino si condivide tutto, anche la pasta scotta!) e ci ritiriamo in camera per la doccia e per disinfettare le ampollas, le vesciche, ch inevitabilmente hanno colonizzato i nostri piedi. Immediatamente scopriamo da alcuni volantini appiccicati al muro che ogni sera alle 18.30 una comunità di padri guanelliani celebra nella vicina parrocchia di Arca la santa Messa in italiano e decidiamo di parteciparvi. Così in fretta ci prepariamo, anche spiritualmente, a prendere parte all’incontro. Durante l’omelia padre Fabio, napoletano, ci chiede cosa ci ha spinto a percorrere quei passi, ma nessuno riesce a rispondere vinto dall’emozione, che vi possiamo assicurare in alcuni momenti è davvero tanta. Prima di uscire il ragazzo che gestisce l’hotel ci ha suggerito un posto in cui cenare. Ci passiamo davanti più volte perche l’esterno non ci invita per nulla ma alla fine decidiamo di fidarci ed entriamo. Chiediamo anche qui due menu del pellegrino e mentre cerco di tradurre i nomi dei piatti per mio marito, il cameriere risoluto e pronto ai tanti turisti stranieri che non parlano spagnolo (io no, io lo insegno), ci si presenta con delle mini porzioni di tutto cio che la carta offre, onde evitare confusione. Scegliamo delle zuppe come primo che ci vengono servite nelle classiche coppe di alluminio, tipiche delle mense, e per secondo carne accompagnata da patatine fritte. Le porzioni sono ottime e abbondanti, non manca il vino tinto che mischiamo, su consiglio, con casera, gazzosa, cosi da formare quello che qui è chiamato vino de verano. La sera in queste piccole cittadine non c’è nulla da fare cosi rientriamo presto, anche se qui alle 22.00 c’è ancora il sole… In pensione troviamo nuovamente i sivigliani che ci chiedono di intrattenerci con loro ma la stanchezza, e soprattutto i dolori ai piedi incombono e cosi andiamo a nanna.

9° giorno

Gli ultimi 20 km di oggi ci porteranno a Santiago. Partiamo intorno alle 9 e al primo bar presente sul camino troviamo già centinaia di pellegrini. Noi tiriamo dritto perche il mal di gambe ci costringe ad un’andatura più lenta e non vogliamo rischiare di arrivare troppo tardi e perdere i festeggiamenti. Oggi infatti è il 24 luglio e domani è la festa di Santiago, e già i preparativi e le prime manifestazioni fervono. Il percorso di oggi è alquanto scomodo, un po’ per la salite che lo caratterizzano (pendio di Cimadevila), un po’ perche parte di esso è sull’asfalto. Dopo circa 10 km dalla partenza incontriamo il rio Lavacolla, un torrente in cui gli antichi pellegrini si lavavano e si cambiavano per poter entrare puliti a Santiago e che oggi anticipa l’arrivo al tanto atteso Monte do Gozo, il monte della gioia, che ospita un monumento a Giovanni Paolo II, che qui chiuse, nel 1989, la giornata mondiale della gioventù, rilanciando il camino, in quel periodo in disuso. Da qui mancano solo 5 km, gli ultimi, per contemplare la maestosità della Cattedrale. Quest’ultimo tratto è in realtà grigio perché si è costretti ad attraversare la periferia di Santiago e la zona nuova ma all’ingresso del centro storico, sotto l’arco del Palacio, si viene accolti trionfalmente dal suono delle cornamuse. Un secondo dopo lo zaino è per terra ed è tutto un abbracciarsi e un dirsi ‘ce l’abbiamo fatta!’. Foto d’obbligo. La cattedrale è chiusa per la preparazione dei Vespri solenni in latino, ai quali partecipiamo dopo esserci lavati e cambiati. Con qualche ora di ritardo possiamo compiere il rito: fare il giro intorno alla colonna del Portico della Gloria, dare tre colpetti sulla testa della statua di Maestro Mateo, il santo dos croques,(virtuali perche ora la colonna è recintata) affinché ci trasmetta sapienza, umiltà e intelletto e poi, infine, abbracciare l’Apostolo. E questo sicuramente il momento più emozionante, il momento in cui ogni pellegrino resta solo con Santiago e ha l’opportunità di ringraziarlo e di chiedergli la benedizione. Ceniamo velocemente per assicurarci l’accesso alla piazza de Obradoiro, dove alle 23.30 si consumerà il Fogo do Apostol, uno spettacolo pirotecnico e di luci e suoni proiettati sulla facciata della Cattedrale. La calca è incredibile, centinaia di pellegrini e di gente del posto pronti a rendere omaggio all’apostolo.

10° giorno

Senza neanche aver fatto colazione, corriamo in Cattedrale per la messa solenne delle 10.00 durante la quale assisteremo alll’Ofrenda al Apostol da parte della famiglia reale e al lancio del Botafumeiro, un enorme incensiere che oscilla paurosamente nella navata principale durante la benedizione finale. Inutile dire che la Cattedrale è stracolma di fedeli (consigliamo di recarsi molto prima dell’inizio se si vuole prendere posto) e che il caldo si fa sentire. Al termine della celebrazione ci dedichiamo alla visita di Santiago, in particolare del suo centro storico, delle sue stradine strette e tortuose, del mercado de abastos e del quartiere dell’Alameda da cui si ha una vista panoramica di tutta la città. La sera andiamo a cena in una tipica pulperia, Os concheiros, all’ingresso di Santiago, un po lontana dal centro ma molto pittoresca. Ordianimo, ovviamente pulpo a la gallega, servito su piatti di legno, e vino tinto che beviamo in scodelline di coccio. Si dice che il polpo preparato qui sia il migliore della città, noi che veniamo dal mare (Gallipoli e Bari) lo troviamo discreto ma non eccezionale. Torniamo in albergo a fare le valigie perche domani abbiamo il volo per Madrid, dove ci fermeremo 4 giorni. Ma questo è un altro viaggio!

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