Safari in Tanzania…la natura al potere!!!

Safari in Tanzania…la natura al potere!!!
Scritto da: amarantegnene
safari in tanzania…la natura al potere!!!
Partenza il: 02/02/2010
Ritorno il: 10/02/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Finalmente, dopo anni di documentari, letture e tanta immaginazione, sono riuscito a coronare uno dei miei sogni “turistici”, e cioè quello di fare un safari in uno dei posti più belli della terra, la Tanzania e i suoi parchi più importanti. Con non poca fatica e mesi di “lavoro” alla fine riesco a convincere la mia fidanzata a seguirmi e quindi l’itinerario è fatto: 8 giorni durante i quali visiteremo i parchi del circuito settentrionale, cioè Ngorongoro, Serengeti, Lake Manyara e Tarangire. Prima di partire ci premuniamo sotto tutti i punti di vista, in particolare in relazione alle vaccinazioni; febbre gialla, epatite A e profilassi antimalarica (optiamo per il Malarone, più costoso ma con minori controindicazioni). 2-3 febbraio: Partiamo da Roma Fiumicino alle 24.00 con volo di linea Ethiopian Airlines… beh, di sicuro non è una compagnia aerea da consigliare, specie dopo una settimana da un grave incidente. Dopo uno scalo ad Addis Abeba e uno a Mombasa, intorno alle 14 finalmente giungiamo in Tanzania, aeroporto di Kilimanjaro; appena arrivati ci accolgono 3 ragazzi della compagnia tanzaniana Akorn, tra i quali anche quello che sarà il nostro driver, Geremia, un ragazzo di 27 anni che parla bene italiano e si dimostrerà un guidatore eccezionale, cosa fondamentale in luoghi con strade certamente molto pericolose. Saliamo sulla Toyota Land Cruiser verde scuro che per una settimana ci porterà, da soli, alla scoperta di alcuni dei posti più belli del pianeta, e subito si parte alla volta di Ngorongoro; il tragitto è lungo, più di 200 km, la stanchezza si fa sentire, ma l’eccitazione di essere arrivati è troppo grande. Dopo quasi 5 ore di viaggio finalmente eccoci all’entrata della Ngorongoro Conservation Area; fuori è già buio, sbrighiamo le lunghe pratiche per l’accesso e poi ci addentriamo nella foresta che ricopre le pendici del cratere. Il nostro albergo, il Sopa Lodge, si trova infatti sulla sommità del cratere e la strada da percorrere è lunga; nel corso del tragitto abbiamo subito un assaggio di ciò che ci attende; ad un lato della strada, nascosto tra la vegetazione, vediamo subito un leopardo e, poco più avanti, ecco un elefante in mezzo alla strada. Finalmente arriviamo in hotel e, dopo una breve cena, andiamo subito a letto; il mattino dopo ci aspetta il nostro primo vero safari. 4 febbraio: dopo una ricca colazione alle 7.30 siamo in macchina e iniziamo la discesa verso la base del cratere. Lo spettacolo che si vede dalla sommità è mozzafiato; le nuvole ricoprono la parte bassa del cratere e, nel corso della discesa, iniziano a risalire le pendici dello stesso, creando una sorta di “effetto cascata” difficile da descrivere. Fantastico. Continuando la discesa ci ritroviamo immersi in una natura così verde da non sembrare neppure di essere in Africa; la strada, in terra battuta, è rossa e molto sconnessa. Finalmente giungiamo all’interno del cratere e davanti a noi si apre uno spettacolo indescrivibile; animali in quantità incredibile, vicinissimi ai finestrini della jeep, di qualsiasi specie. Subito assistiamo al parto di uno gnu; immediatamente dopo incontriamo due leonesse intente a osservare alcuni facoceri. Dopo un lungo appostamento, ecco che una delle due finalmente lancia l’attacco…il tutto letteralmente in mezzo alle jeep ferme ad osservare la scena…sembra davvero di assistere dal vivo ad un documentario del National Geografic!! Proseguiamo il nostro safari nel meraviglioso Ngorongoro e, vicini ad una pozza d’acqua, ecco 2 bellissimi leoni che sfoggiano una splendida e folta criniera; intorno iene, struzzi, ippopotami, zebre, bufali…insomma qualsiasi animale possibile. Il tempo inizia a peggiorare, ma non vogliamo assolutamente rischiare di andarcene senza vedere almeno un rinoceronte nero, l’animale di sicuro più difficile da avvistare, dato che, si dice, ne siano rimasti soltanto 25. Incominciamo a girare ininterrottamente e, alla fine, eccolo qua; sono 2 animali, uno maschio e l’altra femmina, probabilmente in amore; rimaniamo ad ammirarli per svariati minuti, con grande emozione e gioia. Ma questa gioia diventa addirittura entusiasmo quando, poco più in la, incontriamo anche una femmina con un piccolo, evento che, ci dicono, essere davvero raro. Il nostro primo safari volge al termine, ma c’è ancora tempo per imbatterci in un vero e proprio branco di leoni e leonesse, circa una decina, tutti in una collina che domina il cratere. Terminato il safari, prima di tornare in albergo per un po’ di riposo, visitiamo un tipico villaggio masai, dove veniamo accolti dalla danza caratteristica e poi invitati ad entrare in una loro capanna. Infine veniamo accompagnati nella scuola del villaggio dove possiamo abbracciare tutti i piccoli scolari che la frequentano. 5 febbraio: la giornata inizia con il trasferimento da Ngorongoro al Serengeti; il percorso è lungo, circa 200 Km, e molto accidentato, con strade sterrate, in pessimo stato e molto pericolose. Tanto pericolose che, dietro ad una curva cieca, ci troviamo in mezzo alla strada un branco di asini e ne investiamo in pieno uno, fortunatamente senza conseguenze. Nel corso del tragitto poi, ad un certo punto, ecco 4 ghepardi in lontananza; ci fermiamo e rimaniamo estasiati della bellezza delle forme di questo animale, agile, snello, davvero perfetto per quello che meglio sa fare, cioè correre… Prima di giungere nel parco del Serengeti, facciamo tappa alle Gole di Olduvai, il luogo dove, sembra, sia nata l’umanità, cioè dove sono state rinvenute le prime orme e tracce di vita di ominidi. Dopo questa breve digressione socio naturalistica, riprendiamo il tragitto verso il Serengeti; attraversiamo una lunghissima pianura dove assistiamo alla Grande Migrazione; migliaia e migliaia di gnu e gazzelle che si dirigono tutte insieme verso il parco del Serengeti, brucando tutta l’erba possibile e dando alla luce centinaia di piccoli ogni giorno. Sono talmente tanti che non si vede la fine di questa marea nera di animali tutti in fila e tutti nella medesima direzione. Alla fine, intorno alle 12, eccoci varcare l’ingresso del Serengeti; dopo un’ora di viaggio all’interno del parco, finalmente arriviamo al nostro hotel, decisamente stanchi ma eccitati e desiderosi di immergerci subito in un safari nel parco. Lasciamo i bagagli in camera, pranziamo velocemente e alle 15 abbiamo appuntamento con il nostro driver per un safari pomeridiano. La temperatura è elevata, c’è un sole cocente i cui dannosi risultati non tardano ad arrivare; infatti, a darci il benvenuto nel Serengeti, sono centinaia di mosce tse tse che ci assalgono letteralmente. Siamo quindi costretti e chiudere ogni apertura della jeep e, una dopo l’altra, mi metto ad ucciderle tutte, con grande difficoltà e ansia; la mosca tse tse è davvero il peggior flagello delle Tanzania, non lo auguro a nessuno. Finalmente però riusciamo a liberarci delle mosche e, come d’incanto, ecco che il Serengeti si apre davanti a noi in tutta la sua magnificenza. Elefanti, gazzelle, giraffe, leoni sugli alberi e molti altri animali; percorriamo le strade polverose di questa fantastica riserva naturale e diamo risposta al significato della parola swaili “Serengeti”, cioè “pianura senza fine”. Il parco si estende a perdita d’occhio, e, in lontananza non si vede altro che erba… Siamo arrivati alla fine di una giornata fantastica, andiamo a riposarci, ma non possiamo che pensare a ciò che ci aspetta l’indomani, una intera giornata nel Serengeti! 6 febbraio: Dopo una ricca colazione ci muniamo del cestino da viaggio, dato che abbiamo deciso di goderci a pieno il parco senza quindi tornare in albergo per il pranzo. Nella notte è piovuto e la strada che porta dall’hotel al cuore del Serengeti è quasi impraticabile; il tempo è soleggiato e ottimo, ma le strade del parco sono tutt’altro che fangose, bensì polverose e secche. Avvistiamo una colonia di ippopotami in uno stagno e poi, come per magia, eccoci fermi ad ammirare un leopardo femmina con il suo cucciolo appollaiati sopra il ramo di un albero. Restiamo lì per mezz’ora a vedere il piccolo che gioca, passa da un ramo ad un altro con quel manto maculato che visto dal vivo lascia una traccia indelebile nella mente. Poco più avanti ci imbattiamo in un ghepardo ritto sopra una roccia, intento a scrutare l’orizzonte in attesa di una preda, con la sua inconfondibile silhouette perfetta per la corsa e la velocità. Ma è intorno ad un piccolo laghetto che vediamo una delle cose più belle di tutto il nostro safari; prima scorgiamo due leonesse nascoste tra l’erba e, vicino a loro un leone. Ma poco più avanti, ecco svelarsi un altro magnifico leone, accucciato e con una folta criniera spazzata dal vento; accanto a lui la carcassa di un bufalo, ucciso nella notte, e del quale era rimasta soltanto la testa. Riusciamo ad avvicinarci il più possibile con la jeep e quindi ci fermiamo a circa 4 metri da lui; l’emozione è palpabile, è un animale bellissimo e gigantesco, il cui ansimare possiamo distintamente sentire tra una folata e un’altra di vento. Non avrei mai pensato di poter arrivare tanto vicino ad un leone, che di solito è un animale molto sfuggente. Ma non è finita qui, dato che, sdraiati sopra una delle innumerevoli “rocce di Simba” presenti nel Serengeti, ecco che troviamo altri 5 leoni che sonnecchiano all’ombra di un albero. Beh, il Serengeti è davvero un posto unico al mondo. Dopo un breve pic nic proseguiamo il nostro safari e incontriamo tantissimi altri animale e uccelli, veniamo praticamente accerchiati da un folto branco di elefanti e assistiamo pure all’accoppiamento in apnea di due ippopotami in un piccolo stagno. Quello nel Serengeti è stato un safari davvero indimenticabile, che porteremo nei nostri ricordi per tutta la vita. 7 febbraio: Di buon mattino si parte dal Serengeti, direzione Lake Manyara. Il tragitto è molto lungo e disagiato, dovendo percorrere nuovamente tutta la strada che porta a Ngorongoro, per poi proseguire verso il Manyara. In tutto saranno circa 6 ore di viaggio, tutte di fila e su strade sterrate, polverose e di certo non agevoli. Anche in una mattina di spostamento di tal genere però la Tanzania ha in serbo per noi un bellissimo regalo; nella strada che percorre le pendici di Ngorongoro, infatti, ad un certo punto ecco che spunta fuori una bellissima leonessa sul ciglio della carreggiata. Ci fermiamo e, aperti i finestrini, ecco che ce la troviamo praticamente sotto la jeep, che ci guarda incuriosita mentre le scattiamo qualche foto pazzesca! Finalmente giungiamo all’ingresso del Parco del Lake Manyara; siamo davvero stanchi, ma iniziamo subito il safari, che però, a causa del brutto tempo, non durerà molto. Nel parco vediamo molte scimmie, babbuini, elefanti e giraffe, alcune delle quali sdraiate e accucciate, quasi in posizione joga. Terminato il safari ci dirigiamo al nostro albergo, anzi al campo tendato! Eh sì, stanotte proveremo l’esperienza di dormire in tenda nella campagna tanzaniana. Il campo è davvero splendido, e la nostra tenda ampia e con il bagno annesso; beh, non ci si può aspettare l’Holiday Inn, ma la vista sul Lake Manyara è davvero impareggiabile. Cala l’oscurità, e dopo aver chiuso bene tutte le zip della tenda, ci mettiamo sotto le coperte, immersi nei rumori della natura che ci faranno trascorrere la migliore notte tra tutte quelle passate in Tanzania. 8 febbraio: Ci svegliamo di primo mattino grazie ai numerosi ma dolcissimi suoni della natura e, dopo una ottima prima colazione, saliamo sulla nostra jeep e ci dirigiamo verso l’ultima tappa del nostro viaggio, il parco del Tarangire. Arriviamo all’ingresso del parco dopo un paio d’ore di viaggio e lo percorriamo tutto fino ad arrivare al nostro albergo, che purtroppo si dimostrerà di gran lunga il peggiore tra quelli che ci hanno ospitato. Il parco si spiega lungo il percorso del fiume Tara, che lo attraversa con le sue svariate anse, ed è molto caldo, arido, disseminato di baobab e erba alta che rende difficoltoso l’avvistamento degli animali, ad eccezione dei numerosi elefanti. Arrivati in hotel pranziamo e poi ci rilassiamo un paio d’ore nella piscina dell’albergo; dopo partiamo per un breve safari nel parco, che però non può minimamente essere paragonato a quelli visti in precedenza. La cena non è delle migliori, con un gran caldo e zanzare dappertutto; e la notte, purtroppo, non sarà delle migliori… 9 febbraio: Ci svegliamo molto presto per sistemare le valigie…purtroppo oggi è il nostro ultimo giorno di permanenza. Per fortuna abbiamo la possibilità di fare un ultimo safari nel parco e, proprio mente stiamo per uscire dallo stesso, ecco apparire due leonesse, quasi per darci un ultimo saluto e lasciarci nel cuore questo meraviglioso paese. Attraversiamo la città di Arusha e poi ci fermiamo in un negozio per portarci in Italia un po’ di oggetti e souvenir, che però, pur belli e in legno, sono sufficientemente costosi. Il nostro viaggio ormai volge al termine; la nostra splendida guida ci accompagna sin dentro all’aeroporto e, dopo un commosso saluto, ci imbarchiamo nel volo che ci riporterà nel Bel Paese, anche se con diversi patemi e arrabbiature a causa della pessima organizzazione della Ethiopian Airlines. Il viaggio che abbiamo avuto la fortuna di fare è stato di sicuro indimenticabile; la bellezza dei luoghi che abbiamo visto, i suoni e i colori di una natura incontaminata ci rimarranno per sempre nel cuore; molti, tornando da questi luoghi, parlano di “mal d’Africa”, spesso però a sproposito. In realtà questa bella “malattia” è frutto di un vero e proprio ritorno alla natura, che si acquisisce soltanto assaporando ogni istante del tempo passato in mezzo alla stessa, ascoltando in silenzio i rumori degli animali, l’odore dell’erba portato dal vento e riflettendo sulla inutile frenesia della nostra vita quotidiana. La Tanzania è davvero un luogo magico e meraviglioso.


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