L’autenticità della capitale e dei luoghi sulla costa del golfo del Messico

Ciudad de Mexico e 1300 chilometri attorno alla penisola dello Yucatan, fly and drive e una breve sosta al mare
Scritto da: Nicoletta Balija
l'autenticità della capitale e dei luoghi sulla costa del golfo del messico
Partenza il: 26/02/2012
Ritorno il: 04/03/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Volo Air France in partenza da Trieste via Roma e Parigi per la Città del Messico. In tutto sono state 19 ore di viaggio, ma non si poteva pretendere un trattamento migliore pagando un volo a/r meno di cinquecento auro a persona. Contentissimi, desiderosi di realizzare ciò che per molto tempo abbiamo dovuto posticipare.

Dopo aver trovato l’ottimo prezzo del volo, sono passata alla prenotazione della sistemazione. La guida LP l’avevo già studiata, letto i forum e racconti di viaggio per cui bastava passare all’opera. Qui mi limiterò a raccontarvi la nostra esperienza e non la descrizione di ogni singolo monumento o edificio, quello che non c’è nella guida o quello che secondo le nostre preferenze di viaggio avremmo potuto fare diversamente… Non siamo amanti della spiaggia, ancora di meno dei resort o villaggi, non ci piace l’animazione e ancor di meno i balli di gruppo, quindi avete già un idea di come si è proceduto.

Prima della partenza abbiamo prenotato all’albergo per le cinque notti a Città del Messico, la scelta è andata verso la Zona rosa, un quartiere molto vivace e tutto sommato tranquillo, ma anche un po’ kitsch e “americanizzato”. L’albergo Del Principado offre colazioni abbondanti, servizio gentile e disponibile, camere pulite e silenziose. Ottima scelta. Ma visitando la città nei prossimi giorni abbiamo dedotto che sarebbe stato più pratico soggiornare in uno degli alberghi nelle vicinanze dello Zocalo. Per quanto Zona Rosa sia uno dei quartieri centrali, è sempre circa 10 km distante dallo Zocalo, ovvero tutta la lunghezza del Paseo de la Reforma.

Per non passare il primo giorno a cercare di orientarci, ancora da casa abbiamo prenotato la visita a Teotihuacan con Wayak tours e Alain è stato bravissimo. Ho ritenuto molto utile avere qualcuno che ci faccia un introduzione alla cultura messicana che ci è servita come base per tutte le prossime visite. Siamo stati molto contenti, la guida è stata disponibile e amichevole, molto informato anche se giovanissimo. La loro proposta di visitare La Plaza de las Tres Culturas, la Basilica de Guadalupe e infine le piramidi di Teotihuacan, con la guida locale parlante inglese e spagnolo, è stata una perfetta introduzione oltre che un modo efficiente per visitare molti siti in un solo giorno. Suppongo che da soli, usando i mezzi pubblici, non ci saremo riusciti e ci saremo solo stancati, forse anche persi in quanto si tratta di siti non vicinissimi uno all’altro. Senza aggiunta sul prezzo sono venuti puntuali a prenderci all’albergo… quindi abbiamo anche avuto il modo di vedere un po’ la città e dintorni mentre andavamo col pulmino a prendere i compagni di questa gita.

Il giorno seguente nella capitale abbiamo percorso il Paseo de la Riforma a piedi per raggiungere lo Zocalo (un decina di km), visitato la Cattedrale, il sito archeologico Templo Mayor con il museo annesso davvero bello, siamo andati a visitare il palazzo delle Poste, i murales di Diego Rivera nell’edificio della Segreteria de la Educacion, il parco Alameda Central, il Palazzo de las Bellas Artes, ci siamo persi nelle viuzze, abbiamo pranzato nei locali poco turistici con l’aria degli anni 60-70, ci siamo persi nel mercato nella zona della piazza de los Etudiantes (forse li ci siamo sentiti davvero fuori dal gregge… gli unici bianchi e non ci sentivamo a nostro agio). Alcune zone della città sono davvero autentiche e originali, belle per il clima rilassato e menefreghista messicano, altre sono passate già attraverso la trasformazione capitalista. Il Paseo de la Riforma è la vena vitale e moderna della città, con alberghi a cinque stelle, grattacieli, uffici di rappresentanza, centri commericali, ispirato ai grandi viali, boulevard europei accompagnato da una miriade di Starbucks e McDonalds o loro simili messicani. Ma almeno sono pratici per il wi-fi gratuito. 🙂

Terzo giorno: il quartiere Coyoacan

Di quel quartiere mi rimane un bellissimo ricordo e anche se ci siamo arrivati per andare a vistare la Casa Azul, casa natia di Frida Kahlo, siamo rimasti stupefatti dall’atmosfera contadina, quasi da paese, e dalla vita semplice che si svolgeva davanti a noi: il parco con la fontana che rappresenta i due coyote, emblema del quartiere, i bambini che giocano, le mamme che passeggiano le signore che fanno la spesa, il mercato (una vera esperienza…). Tutto quello che era difficile da trovare nella zona centrale della città. Per raggiungere la casa di Frida Kahlo bisogna partire con anticipo se si vuole usare i mezzi pubblici. E’ abbastanza distante dalla fermata della metropolitana, si deve camminare un po’ anche se il percorso è molto piacevole perché si attraversano i Viveros – un bellissimo parco con scoiattoli che sono i padroni. E’ stata la giornata più bella nella capitale.

Quarta giornata: Il museo di antropologia

Non è roba per tutti… Per chi non riesce a resistere, per chi ama i musei, adora leggere e cercare nel passato delle tradizioni e del folclore, è un luogo perfetto per approfondire ciò che magari si è visto negli altri musei o siti archeologici. Ma bisogna dire che è impegnativo per una serie di motivi: è grande ed è situato nel parco ancora più grande. Ripensandoci avrei scelto il taxi che ci avrebbe portati di fronte all’ingresso, invece abbiamo preso la metro e poi abbiamo camminato un bel po. Il parco è bellissimo, con visuali davvero incantevoli, ma è pur sempre un parco. Le sale sono tantissime e ognuna è un museo per se. Noi abbiamo scelto di vederle tutte passeggiando in mezzo ai reperti, ma ci siamo soffermati solo laddove era esposto o trattato un tema inerente alle nostre prossime visite: cultura azteca, maya, olmeca, siti archeologici dello Yucatan ecc. E comunque abbiamo finito alle 4 del pomeriggio. Per la ricchezza dei reperti, la sistemazione, servizi e chiarezza si potrebbe paragonare ai grandi musei europei. Uno spettacolo. La giornata finisce con un’ultimo giro in centro, la bellissima e grenita alameda de Cinqo de Mayo, non siamo saliti sulla Torre Latinoamericana, ma abbiamo passato un piacevole pomeriggio. Visto che abbiamo sempre consumato i pasti strada facendo, nei locali messicani, tavole calde o osterie, abbiamo deciso di di completare la giornata con la cena in un ristorante al 5° piano del albergo Majestic e con vista sullo Zocalo. Molto romantico, incantevole e bello…. E’ stato anche il migliore pasto consumato a Città del Messico, piatti tradizionali e servizio impeccabile.

Quinto giorno

Abbiamo viaggiato dalla capitale a Cancun con un volo interno prenotato da casa, con la compagnia Viva. Il programma era di arrivare a Cancun, affittare la macchina e arrivare a Valladolid per pernottare. Per fare ciò abbiamo impiegato più tempo del previsto, per le pratiche al noleggio ma anche per la strada che porta da Cancun a Valladolid. L’auto ci è costata meno di 200 euro per una settimana. Abbiamo scelto di percorrere la carretera federal, non l’autostrada, visto che si tratta di poco piu di 100 km…. Abbiamo impiegato circa 4 ore però ce l’abbiamo fatta. Lo rifarei certamente, ne vale la pena per i panorami e per la vita che si vedere scorrere lungo la strada, villaggi, gente comune, bambini che giocano, la diversità, cimiteri, chiese di ogni tipo, animali e la quotidianeità messicana… Valladolid è bellissima. Questo è stato l’ultimo albergo prenotato dall’Italia, dopo attingevamo alla lista nella guida o quella che ho preparato pe rogni città. Abbiamo fatto una bella passeggiata in centro dove la vita si svolge attorno alla piazza e al parco di fronte alla chiesa. Non c’è molto da vedere, la città è tranquilla, abbiamo ascoltato la musica in piazza mentre ci gustavamo la pizza in un locale di un italiano trapiantato in Messico. Ottimo tutto, anche la colazione del giorno dopo.

Sapevamo che a Chichen-Itza verso le 11-12 arrivano i pullman pieni di turisti che partono dai loro villaggi sulla costa caraibica e fanno l’assalto al tempio del Culculkan. Dovevamo arrivarci prima. E meno male che ci siamo riusciti perché la quantita di gente che a un certo punto entra nel sito rovina tutta la magia di quel posto. Noi abbiamo avuto il nostro momento di tranquillita per visitarlo e abbiamo deciso di prendere una guida che cambia davvero la prospettiva e i racconti prendono tutt’un’altra forma. Il sito è davvero bello e ben organizzato, molto curato e una guida ve lo farà apprezzare molto di più. Grazie a quello che ci raccontò la guida abbiamo avuto anche la possibilità di visitare e capire in autonomia i siti che siamo andati a visitare successivamente. Nel primo pomeriggio ci siamo avviati verso Merida, abbiamo torvato un albergo e abbiamo avuto anche tempo per girare un po’ e vìcenare in questa vivace città.

Il secondo giorno a Merida l’abbiamo passato in tranquillità, recuperando le energie per quello che ci siamo programmati per i giorni seguenti. Pranzo, giero in centro, una passeggiata a Progreso, piccolo paesino sulla costa a 10 km da Merida. Nulla di che, solo case e locali lungo la costa, come in tutti i paesini sulla costa, ma rende bene lo spaccato della società. Tornando eravamo curiosi di vedere il centro commerciale. Merida è bella e ricca di storia, ha qualche museo carino e edifici di rilievo storico, offre numerose attività sia in città che nelle zone circostanti. Ha l’aria di piccola cittadina, quasi al limite con il paese, la gente è molto piacevole e abbiamo anche fatto qualche amicizia con dei Maya, persone davvero simpatiche e cordiali. Lì, in un negozio gestito dai villaggi Maya ho acquistato l’amaca e il panama. Unici veri souvenir. Volendo ci si potrebbe fermare un po’ di più a Merida, ne vale la pena, magari facendo qualche escurisione nelle vicinanze e visitando qualche hacienda che coltiva l’agave. Sarebbe stato carino…

Ottavo giorno è stato impegnativo: sveglia e partenza per arrivare in serata a Campeche. Sulla strada dovevamo fermarci ai siti archeologici della Ruta Puuc: Uxmal e Labna, avremmo voluto fermarci anche a Kabah ma il tempo era poco. La zona è bellissima, colline verdi e strada che sale e scende attraversando un panorama ripetitivo ma molto bello, lussureggiante, autentico. Molto diverso e molto più genuino da quello che avremmo visto nei prossimi giorni sulla costa caraibica. I siti sono delle vere perle. Sono più piccoli di Cichen-Itza e Teotihuacan, ma sono ben conservati. Grazie alla loro considerevole distanza dai villaggi tutistici sono ancora vivibili e visitabili con tutta la tranquilità e quiete necessari per immergersi in quello che un’ epoca era una cultura sapiente e prosperosa. A Uxmal abbiamo comunque trovato un po’ di gente, a differenza di Labnà dove eravamo soli. Che bellezza! Labnà è un sito piccolino e situato su un prato enorme circondato dalla giungla. La sera siamo arrivati alla bella cittadina coloniale di Campeche, stanchi ma più che soddisfatti. Abbimo dormito in un albergo scelto dalla lista di alberghi preparata per ogni città nella quale avremmo sostato. A Campeche abbiamo preso un aperitivo nel gazebo della piazza centrale, abbiamo ripensato alla giornata passata tra le rovine maya e chiesto indicazioni per cenare. Gamberoni al cocco presso l’osteria la Parroquia sono stati perfetti per coronare la giornata.

Il nono giorno inizia a buon ora. Si parte per attraversare lo Yucatan e arrivare all’altra costa, da Campeche e Chetumal, fermandosi per visitare il sito archeologico di Calakmul nella Riserva de la Biosfera di Calakmul. Ci eravamo preparati per l’attraversata, bisogna partire attrezzati con una mappa, acqua e cibo e con il pieno di carburante. Prima della giungla c’è Escarcega e ci fermammo per fare il pieno. Dopo ore di lungo viaggio sulla carretera federal che taglia dritta la giungla, non una curva o villaggio, siamo arrivati al bivio per Calakmul, paghiamo l’ingresso nella riserva e percorreriamo i 20 km a 30 km/h per evitare scontri con animali che ci gironzolano. Arrivati al parcheggio del sito notiamo che ci sono solo altre 2 automobili parcheggiate, di cui una del custode. Il sito è immerso nella giungla, alberi altissimi ci circondando e suoni di animali arrivano da lontano. Si ha una sensazione di solitudine e abbandono, ma così si percepisce anche la magia e l’anima di quel posto con queste strutture in pietra gigantesce e incredibilmente inquietanti per le dimensioni e la collocazione. Paghiamo l’ingresso e cominciamo a girovagare… Il sito è talemente grande, comprende diverse migliaia di costruzioni, templi e piramidi e solo 1/3 di queste è stato scoperto e ancor di meno sono visitabili. Ho fotografato la mappa presente all’inizio del percorso, ma si è rivelata inutile, è troppo poco dettagliata e i sentieri non sono numerati. Nella guida LP non c’è la mappa del sito, e neanche una descrizione degna di chiamarsi così, ma neanche all’ingresso è possibile acquistare una guida, depliant o mappa, per cui si è davvero abbandonati alle proprie capacità di orientamento. E quindi ci siamo persi. Il tempo passava e oramai pensavamo di non riuscre ad uscirne prima del buio, ha cominciatò pure a piovere. Su uno dei sentieri ci imbattiamo a un signore anziano, francese, che ci chiede se conosciamo la via d’uscita. Lui viaggia da solo per cui si unisce a noi, ma non non sapevamo da dove iniziare. A un certo punto tutte le piramidi sembrano identiche, imponenti, meravigliose … La mancanza di una mappa e delle indicazioni ci ha tagliato le gambe. Non riuscivamo nemmeno a scorgere un qualsiasi punto di riferimento perché gli alberi della giungla sono altissimi. I cartelli informano sugli animali che vivono nella giungla: la foto delle scimmie con la scritta “noi abitiamo qui”, anche di una specie di pavoni o tacchini giganti, e li abbiamo visti tutti. Ci siamo spaventati quando ci è apparso il cartello con il giaguaro… Caspità. Nessuno sa che siamo qui, il custode ci ha venduto i biglietti, ma verebbe a cercarci?! Fortunatamente sentiamo delle voci e scorgiamo delle persone che stanno facendo la visita al sito con la loro guida personale e ci incaminiamo con loro verso l’uscita. Era loro la macchina parcheggiata e se non fosse stato per loro non so se ci saremo riusciti a trovare il custode o il giaguaro avrebbe trovato noi. L’obbiettivo era arrivare a Chetumal, ma se fosse stato necessario ci saremmo fermati a pernottare anche prima, solo che da Calakmul per Chetumal la strada è sempre in mezzo alla giungla, abbiamo attraversato solo 2 abitati, ma li non so se ci sono alberghi, forse pensioni o sistemazioni d’emergenza. Abbiamo deciso di proseguire nonostante la stanchezza. Ci fermiamo al primo hotel a Chetumal. Nulla di che, ceniamo nell’albergo e non visitiamo nemmeno la città. In conclusione a questa giornata stravolgente che dire… consiglio vivamente di visitare Calakmul ma cercate di trovare una guida che vi accompagni o una mappa dettagliata per poterne uscire. E’ ampio, disteso su ettari di giungla ed è più grande di dieci Chichen-Itze messe insieme, o di più… La collocazione nella giungla lo rende molto affascinante e misterioso, ma allo stesso tempo riduce la capacità di orientamento.

La mattina del decimo giorno, senza fretta prendiamo l’auto e continuiamo il viaggio da Campeche lungo la costa caraibica dello Yucatan. Era rilassante costeggiare il mare, osservare le baie, il sole che lucicca sulla sabbia bianchissima. Il panorama era completamente diverso. La nostra meta quel giorno era Tulum. Arrivati all’ora di pranzo abbiamo fatto due passi a Tulum pueblo, ma desideravamo pernottare nelle cabanas sulla costa. Non è stata un’impresa facile trovare la sistemazione sulla spiaggia che sia allo stesso tempo decente, pulita e non costosa. Fino ad ora abbiamo sempre speso tra 35 e 45 dollari a camera, ma qui il minimo era 90. Abbiamo scelto cabanas La Vita e Bella, riposato un po sulla spiaggia, ma il vento era fortissimo e non si poteva fare il bagno. Abbiamo cenato benissimo al ristorante e ci siamo ritirati. Domani mattina presto volevamo essere all’ingresso del sito archeologico di Tulum. La notte l’abbiamo passata in bianco a causa del forte vento che faceva entrare la sabbia nella stanza, poi il ronzio di animali e cucarache che facevano la ronda… Pensavamo di resistere due notti e sbagliando abbiamo pagato, ma il giorno dopo, dopo la visita alle rovine ce ne siamo andati.

Undicesimo giorno di viaggio: le rovine di Tulum sono particolari soprattutto per la loro invidiabile posizione sulla costa. Da questi templi si ha una stupenda vista sull’oceano e sul mare cristallino, le onde battono con forza contro le pareti delle roccie sulla cui cima troneggiano le piramidi Maya. Ma non ne siamo rimasti colpiti più di tanto. Dal punto di vista architettonico Uxmal è molto più bello. Inoltre, è indescrivibile la quantità di gente che ci arriva dopo una certa ora, creando file lunghissime all’ingresso e creando ingorghi di fronte a ogni singola iguana o palma, degradando il luogo e l’atmosfera che ci dovrebbe regnare. Non contenti dall’aria troppo turistica che tira a Tulum prendiamo l’auto e avanziamo passando per diverse località turistiche. Nulla di interessante. Akumal è una zona per ricchi che si sono costruiti le ville e appartamenti a filo d’acqua, Playa del Carmen è simile a Rimini. Nel sottomettersi alle regole del turismo di massa hanno perso tutta l’autenticità e varietà culturale del popolo messicano, hanno creato i banali stereotipi e souvenir vendibili solo ai turisti che scendono dai charter americani. Va bene… Adesso ci siamo resi conto che la scelta di non passare dall’agenzia viaggi ci ha salvati. I mega resort sulla costa nella zona di Playa hanno le loro uscite sull’autostrada con tanto di scenografie all’ingresso, ballerine e fontane che buttano petali e acqua all’arrivo dei shuttle. Un’assurdità sconvolgente, anichilimento della cultura e sfruttamento della popolazione da parte delle catene multinazionali. Tanto triste che decidiamo di non fermarci, non vogliamo contribuire. Eravamo stanchi ma ci facciamo forza tiriamo fino all’aeroorto di Cancun, lasciamo l’auto e prendiamo un taxi fino al porto Juarez dove ci imbarchiamo sul motoscafo per Isla Mujeres.

Dopo l’estenuante tour della Città del Messico e 1300 km attorno allo Yucatan, avevamo bisogno di riposare… Le spiagge nei resort non erano il nostro caso, volevamo far due passi la sera, a piedi, senza dover usare i mezzi, volevamo la tranquillità dei paesini sulla costa ligure o istriana, volevamo il contatto con i locali. Holbox era decisamente troppo piccola e Cozumel troppo mondana e troppo affollata. Eravamo contentissimi di aver scelto Isla Mujeres. Il paese, situato sull’‘isola omonima, è piccolo, ma molto pittoresco, tutti si conoscono, ma tuttavia non è tanto piccolo da annoiarsi. Per noi 4 giorni erano piu che sufficienti. Oramai abbiamo deciso che le cabanas sono il massimo dello “scomfort” per i nostri gusti e quindi abbiamo soggiornato in un albergo, Maria del Mar, in ottima posizione sulla Playa Norte con il Buho’s bar sulla spiaggia dove facevamo colazione. La struttura era appena alle spalle, camere vere, ampie e comode e pulite, il personale così così… ma tanto non ci importava, eravamo lì per starsene sotto la palma. Un pomeriggio non soportando più il troppo relax, abbiamo preso il battello per vedere se ci siamo persi qualcosa a Cancun. Che gita inutile! Ovvero, utile solamente per vedere di quale scempio è capace l’uomo. La città è praticamente inesistente, non un piazza o chiesa, un centro con il solito mercato…niente. La vita si svolge nella Zona Hotelera, una strada lunga 25 km e resa finta dall’interminabile fila di alberghi e centri commerciali destinati esclusivamente al turismo di massa. Purtroppo anche la vita della popolazione locale si svolge lì, perché li lavorano intere famiglie, tutti con le loro uniformi vanno a servire il turista esigente della serie all inclusive. Noi abbiamo preso un pullman di linea e dopo 10 min siamo scesi, preso un caffe e fatto due passi, delusi siamo tornati verso il porto. Non siamo ne ammiratori, ne intenditori di spiagge, per questo, o perché siamo già fortunati abbastanza di avere un mare bellissimo a casa, non siamo rimasti entusiasmati. Oggettivamente il mare è davvero bello, pulito, la sabbia è bianca e sottillissima e starsene lì per ore a guardare il viavai, leggere il libro e sorseggiare i jugos della signora del chiosco dietro l’albergo è stata la maniera perfetta per concludere il viaggio.



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