Un Messico dai mille colori

Yucatan e Chiapas: improvvisando un po'
Scritto da: Costanza Russo
un messico dai mille colori
Partenza il: 15/12/2014
Ritorno il: 01/01/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

15 dicembre 2014

Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato. Messico, arriviamo!

Nessuna programmazione, non vogliamo vincolarci. Con un’accurata ricerca su Internet e un po’ di flessibilità sulle date (partenza il 15 dicembre e Capodanno in volo), troviamo su www.opodo.it e www.airbnb.it delle ottime offerte: volo+macchina e appartamento a Playa del Carmen a 1.080€ a testa.

Dove andare e cosa fare si programmerà sul posto. Lasciare il nostro appartamento per qualche giorno non sarà un problema in quanto il prezzo giornaliero è di 10€ a testa.

Voliamo da Malpensa verso Cancun con America Airlines, scalo in US.

Il viaggio di giorno verso Miami è interminabile. A fronte dell’ottimo prezzo del biglietto, la AA langue nel comfort. Sedili stretti, monitor per i film in comune, cibo mediocre… ma siamo in vacanza e tutto diventa più sopportabile! Dopo più di dieci ore, arriviamo a Miami. Abbiamo 2,5 ore di sosta che ci sembrano inizialmente un’eternità e invece sono appena sufficienti per prendere il volo per Cancun.

Attenzione quindi quando prenotate il biglietto! A Miami vi faranno uscire per prendere i bagagli e poi rientrare e questo comporta lunghissime code per la verifica delle impronte digitali e controllo passaporti sia in uscita che in entrata. Il volo per Cancun, sempre con AA, trascorre tranquillo e arriviamo addirittura con mezz’ora d’anticipo.

La stanchezza e il fuso orario (-7 ore) cominciano a farsi sentire e le lungaggini al ritiro della macchina alla Fox Rental Car ci mettono a dura prova.

Arriviamo a Playa del Carmen dopo circa 50 minuti e dopo diversi giri a vuoto tra le labirintiche vie della periferia, fissiamo un punto d’incontro con il nostro host, Mauricio per la consegna dell’alloggio. L’appartamento è un bilocale di recente costruzione ma la pulizia è un optional! Si trova in una zona decentrata di Playa e qui le case sono solo di locali. Dormiamo vestiti e teniamo le valigie chiuse. Il giorno dopo, lo puliamo, scacciamo qualche scarafaggio e portiamo lenzuola e asciugamani alla vicina lavanderia. Con un po’ di spirito di adattamento è quasi accettabile.

16 Dicembre 2014

Dopo otto ore di sonno, ci rechiamo al Walmart a fare la spesa e poi in centro dove cambiamo un po’ di soldi in banca (qui il cambio è più favorevole) e percorriamo la lunga 5ta Avenida gremita di negozi, bar e ristoranti. La temperatura è perfetta. Caldo secco e sole. Verso le 13.00 scegliamo una location in una spiaggia un po’ appartata, a poca distanza da quelle più affollate con musica a tutto volume. Giusto il tempo per rilassarci un po’ ed è già tramonto (17.30)! Cerchiamo una cartina stradale ovunque ma qui sembra introvabile. Finalmente riusciamo a reperirne una su tutto il Messico da Oxxo (mini Market diffusissimi in questa zona). Ricordatevi che qui occorrono gli adattatori e che la corrente è a 60W, quindi se volete usare un phon e non avete il convertitore, vi conviene acquistarlo in loco (20€).

Ottima cena di pesce da El Muelle sulla 5ta Avenida: 500 $ Mex (30€ in due).

17 Dicembre 2014

Dopo un’abbondante colazione a casa a base di Oreo (biscotti tipo Ringo), yogurt, papaia e cornflakes, ci rechiamo a Paamul, una spiaggia privata in una baia riparata a 10 km a sud di Playa. Acqua cristallina, ristorante in riva al mare, sdraio e ombrelloni gratuiti. Noleggiamo due canoe e navighiamo lungo la costa circondati da pesci volanti. L’acqua è freddina ma veramente rigenerante. Qui, in luglio e agosto, durante la notte, gigantesche tartarughe marine raggiungono la riva per depositare le uova. Sulla strada del rientro facciamo una sosta veloce a Akumal addentrandoci in un villaggio residenziale dallo stile americano, con campi da golf e villette in riva al mare.

Al tramonto, che su questa costa purtroppo non è visibile, torniamo sulla 5ta Av. dove consumiamo un aperitivo da Tattoo a base di due piatti pantagruelici di nachos e guacamole innaffiati da birra fresca.

Cena argentina alla Botegita del Medio, riproduzione dello storico locale dell’Havana con musica cubana dal vivo. Mojiti e cibo mediocri ma vale la pena perderci una serata.

18 Dicembre 2014

Oggi decidiamo di recarci a Tulum, alla Rosa del Viento, bellissimo resort di proprietà di un siciliano con lettoni e sdraio sulla spiaggia. Molto curato e ottimo servizio. Ci chiedono un minimo di 250 pesos (15€) per la consumazione e per poter usufruire dell’attrezzatura da spiaggia. Ottimo, direi!

Prima del tramonto ci rechiamo alle vicine rovine, in riva al mare, già visitate durante il nostro viaggio precedente, ma che non stancano mai la vista!

Cena sulla 5ta Avenida, alla Fisheria, ottimo servizio, cibo buono. 750 pesos (38€).

19 Dicembre 2014

Ci svegliamo presto e piove. Le previsioni danno brutto e per un paio di giorni sarà così. Senza pensarci troppo, mettiamo in macchina le valigie (ancora chiuse!) e decidiamo di partire per il Chiapas.

Il viaggio fino a Palenque sarà lunghissimo. Dieci ore su una strada dritta come un fuso con una fitta giungla sui lati (attenzione a non ritrovarvi senza benzina o viveri!). Un’unica veloce sosta presso un distributore con una caffetteria italiana (!) e poi di nuovo in marcia per arrivare prima del tramonto. In tutto il Messico è meglio evitare di viaggiare con il buio perché le strade sono poco illuminate e mal tenute.

Arriviamo stremati all’hotel Xibalba, trovato su booking a 570 pesos (33€ camera senza colazione). L’hotel è carino e pulito, la stanza spaziosa con due letti alla francese e ottima doccia. Il wifi è free. Se avete bisogno di internet non affidatevi alla possibilità di trovare facilmente questo servizio così come, al di fuori delle zone principali, potreste fare chilometri e chilometri senza avere linea o poter usare il telefono. In ogni caso, conviene prendere una scheda telefonica prepagata (chip) e chiedere in aggiunta il pacchetto Internet: 450 pesos per due settimane. Non spenderete una fortuna, sarà più veloce e con una maggiore copertura. Per la ricerca delle strade ci affidiamo a Google Map.

Cena di pesce al ristorante attiguo all’hotel. Ottimo! 550 pesos

20 Dicembre 2014

La sveglia suona alle 06.00. Oggi abbiamo due mete: sito archeologico di Palenque e San Cristobal. Ci prefissiamo di cominciare il nostro giro alle 09.00 e riusciamo a essere puntuali. Per 600 pesos assoldiamo Matteo, che d’italiano ha solo il nome. È un indio che vive nella giungla, ha 28 anni e da dieci fa la guida turistica.

Le rovine di Palenque ci accolgono avvolte in una nebbiolina che ne accentua il mistero. Una città immersa nella giungla che è stata riportata alla luce solo per il 15%. I templi e i palazzi affiorano con lunghe e ripide gradinate e sono ricchi di bassorilievi che raccontano episodi dell’affascinante civiltà Maya durata circa un millennio ed estintasi a causa della deforestazione per la coltivazione del mais che nei secoli ha inciso sulla fertilità del terreno. Il palazzo del governatore Pakal è una reggia di tutto rispetto, con arcate dalla risonanza gotica e ampi cortili.

La visita del sito termina con il giro nella giungla dove Matteo ci illustra le piante velenose e quelle curative, nozioni apprese dal nonno sciamano. Ci racconta che questa è una meta molto ambita dagli hippy in quanto i funghi allucinogeni si trovano con molta facilità e che l’accesso alle torrette è ora vietato a causa di lanci nel vuoto di tossici al culmine di visioni deliranti.

Alle 12.00 siamo in macchina per dirigerci verso il cuore del Chiapas: San Cristobal de Las Casas. Google Map ci indica il tempo di percorrenza: 3,5 ore per 200 km. Ne impiegheremo ben cinque tra curve, tornanti, salite, discese, buche, cedimenti della strada, vibradores (rallentatori) e topes (dossi). Impossibile fare una media superiore ai 50 km/ h. Evitate assolutamente di percorrere questa strada con il buio, è già sufficientemente pericolosa con la luce, e partite con il pieno perché lungo la strada il primo distributore è dopo tre ore, a meno che non vogliate acquistare i bidoni di gasolina che vendono nelle baracche lungo il percorso. I paesini locali sono formati prevalentemente da catapecchie colorate con tanto di parabolica, alcune in muratura ma in gran misura di legno. Le donne lungo il ciglio della strada danno sfoggio dei loro vestiti tradizionali dai colori sgargianti e molte di loro trasportano bambini con fasce a tracolla o sono seguite dalla prole obbediente. Tutti sorridono ed esibiscono uno stato di grande serenità nonostante la vita di sussistenza che devono condurre. Forse è proprio questo il segreto della felicità: sapersi accontentare del nulla. Cani randagi si aggirano vicino ai margini della giungla e delle piantagioni di banane e di qualcuno se ne scorge la carcassa lungo la carreggiata. All’altezza dei dossi, quando fermarsi è quasi obbligatorio, donne e bambine picchiano sui vetri della macchina per venderci arance, tortillas e banane, altre sono pigramente sedute all’ombra dei loro banchetti dove aspettano i turisti per vendergli camiciole e vestitini tradizionali.

Arriviamo a San Cristobal che sono già le 18.00 e nel mezzo dell’ora di punta. La sciatta periferia ci fa avere qualche dubbio sulla scelta che abbiamo fatto ma appena ci avviciniamo al centro, per raggiungere il nostro hotel, tutto cambia. Strette viuzze con casette colorate a un piano e quartieri addobbati a festa ci fanno entrare improvvisamente nello spirito della città.

Nell’attesa, in coda a causa del traffico, ci ritroviamo nel bel mezzo di una sagra. Abbassiamo il finestrino e visi sorridenti ci regalano una cioccolata calda con dolcetti locali mentre le campane della chiesa di Santo Domingo suonano a festa.

L’hotel si trova in una via dove ci passa a malapena una macchina e perdiamo una buona mezz’ora per trovare il parcheggio. L’aria è frizzantina, non ci saranno più di 13 gradi ma non c’è da meravigliarsi visto che ci troviamo a più di 2.000 metri d’altezza. Mi accorgo di aver lasciato le mie scarpe da ginnastica a Playa… La vedo dura con le mie infradito! Per fortuna con noi abbiamo i piumini che qui non sono per niente fuori luogo.

L’hotel Axkan Arte, trovato sempre su booking per 670 pesos (40€ senza colazione), dalla hall molto curata, sembra la scelta azzeccata ma la camera è sporca e il lavandino perde acqua. Ci cambiano di stanza e la seconda è decisamente più pulita.

Dopo una bella doccia bollente, ci avventuriamo per le vie affollate e piene di vita di San Cristobal. Giungiamo alla Plaza 31 de Marzo, circondata da eleganti palazzi coloniali. Nel centro, attorno a un elaborato palco per le orchestre realizzato in ferro, si aggirano lustrascarpe e venditori ambulanti di ogni specie. Un grande albero di Natale si erge al lato del municipio illuminato da suggestive luci che lo fasciano a intermittenza di rosso, arancione e giallo. Da lì parte la zona pedonale Andador, percorsa da bandierine festose e meta di hippy e personaggi bohémien. Molti locali sono animati da una vivace scena musicale e noi scegliamo un argentino per consumare la nostra comida. Scelta eccellente! Carne e pesce veramente deliziosi. Si spende il doppio rispetto ai canoni messicani ma ne vale veramente la pena!

Sulla strada del rientro ci perdiamo nel labirinto delle viuzze e una famiglia messicana dall’inestimabile gentilezza, ci accompagna a destinazione in macchina.

21 Dicembre 2014

Le prime luci del mattino ci vedono già svegli. Facciamo colazione nel patio aperto dell’hotel e, se non fosse per i 7 gradi e le mie infradito, il contesto sarebbe veramente gradevole.

Un’ora dopo il sole comincia a scaldare e la giornata si preannuncia bellissima.

Ripercorriamo la strada di ieri sera. Si sono spente le luci e si sono accesi i colori!

L’atmosfera è intima e accogliente mentre le tonalità delle case dall’ocra all’azzurro scaldano l’anima. San Cristobal si deve ancora svegliare e una spazzina sta ripulendo la Plaza con una lunga foglia di palma. Si vede che qui, il Comune, sa come risparmiare rimanendo su scelte ecologiche!

Percorriamo tutta la via pedonale spingendoci verso il Templo di Santo Domingo, una delle chiese più belle della città. Dicono che la sua facciata rosa durante il tramonto sia spettacolare, noi purtroppo ce la perderemo. Non ci lasciamo sfuggire un’occhiata veloce al pittoresco mercato artigianale che la circonda, dove donne chamula e personaggi eccentrici che provengono da tutto il mondo, vendono i loro prodotti fatti a mano. Tessuti locali e guatemaltechi, tappeti, tovaglie, coperte di lana, gioielli hippy (qui avrei comprato il banco intero!) e molto altro.

L’atmosfera più autentica della tradizione indigena si trova al Mercado Municipal, situato otto isolati a nord della piazza principale. La parte dedicata alla frutta e alla verdura è una tavolozza di colori che si mescolano a quelli della popolazione. Piramidi di pomodori, arance, mango e papaie sono un richiamo per gli occhi e per la macchina fotografica. Per gli appassionati di Street Photography non c’è posto migliore!

All’interno di un capannone, banchi di dolciumi si mescolano a quelli di pesce creando un mix di odori nauseabondo. Non varcate quella soglia se siete deboli di stomaco!

Il resto è tutto da vivere e da vedere. Un vero carosello di emozioni.

Tornando verso l’hotel c’imbattiamo in una sorta di presepe vivente che inizialmente scambiamo per carri carnevaleschi. Una lunga processione di trattori che ospitano scene tratte dal Vangelo, dall’Annunciazione alla nascita di Gesù con tanto di banda in apertura e chiusura.

Riprendiamo il viaggio a ritroso verso Palenque alle 12.00. Abbiamo valutato tutte le opzioni per poterlo evitare ma sembra di essere in un cul de sac dal quale non se ne può uscire se non ripercorrendo la strada dell’andata. Le scene che si susseguono per le 5 ore successive sono sempre le stesse. Bambini con il machete, uomini e donne che trasportano legna sulla schiena tramite una fascia attorno alla fronte (solo a vederli mi viene la cervicale!), curve, dossi, tornanti, pini marittimi ad alta quota e giungla mescolata a banani quando scendiamo. In prossimità di un dosso non ci accorgiamo in tempo della inchiodata del pick-up davanti a noi e solo un miracolo evita lo scontro. La macchina si spegne, attimo di panico, dopo qualche tentativo si riaccende…sospiro di sollievo! Non oso pensare come avremmo fatto se fossimo rimasti in panne, distanti chilometri da un centro abitato, senza segnale telefonico e di domenica. Proseguiamo con molta prudenza, le strade sono scivolose e la macchina senza ABS slitta come su una pista ghiacciata.

A Palenque torniamo all’hotel Xabalba e ci viene assegnata una stanza nella dependance, dove non arriva il segnale wifi (di solito si trova sia negli hotel che nei ristoranti).

Ceniamo al ristorante di fronte all’hotel, uno dei pochi aperti lungo i 100 metri del centro pedonale ed ecologico di Palenque. Ci ritroviamo in mezzo a due tavolate lunghissime di messicani chiassosi. Sono cominciate le loro vacanze e…si vede!

22 dicembre 2014

Percorriamo Palenque-Chetumal in sei ore e arriviamo nella cittadina marittima verso le 16.00. Ricostruita dopo l’uragano degli anni ’50 che l’ha distrutta completamente, si presenta compatta e semplice da girare con le strade a scacchiera e facili indicazioni.

La lunga strada che conduce al porto è in rifacimento e disseminata di bancarelle e negozietti. Nonostante sia molto animata, non c’è l’ombra di un turista.

Le nostre aspettative di spostarci da lì al vicinissimo Belize vengono miserabilmente smontate. L’unico traghetto d’andata per San Pedro (l’Isla bonita di Madonna) è alle 16.00, l’unico per il rientro alle 08.30. Questo comporterebbe fare due notti (i prezzi in questo periodo sono altissimi) per poter godere di un solo giorno.

Con la macchina a noleggio non possiamo varcare il confine messicano quindi, con la coda tra le gambe, decidiamo di far ritorno, il giorno dopo, alla nostra casa-tugurio di Playa.

Ceniamo nell’unico squallido ristorante della via principale, del quale ho rimosso addirittura il nome!

23 dicembre 2014

Partiamo da Chetumal dopo un’orripilante colazione all’Hotel ABH. La strada per Playa prevede diverse ore di guida così decidiamo di concederci qualche sosta. Visitiamo Cenote Azul, una pozza di acqua dolce profonda 90 mt. con diametro di 100 mt. Decisamente sopravvalutato. Ci fermiamo a Laguna Bacalar, enorme bacino d’acqua dolce alimentata da fiumi sotterranei, dove ammiriamo l’acqua turchese, dalle differenti sfumature e la sabbia bianca. La spiaggia, nel punto dove ci siamo fermati, è però quasi inesistente. Proseguiamo per Mahahual, cittadina balneare semi-deserta, percorriamo la strada sterrata che costeggia la riva e ci fermiamo a prendere un caffè in un piccolo resort che si affaccia sul mare. C’è un vento fortissimo che solleva la sabbia borotalco e la corta spiaggia, sporcata dalle alghe, non ha proprio un bell’aspetto. Nonostante tutto, il posto è molto affascinante. Vive sulle soste delle navi da Crociera e, nei giorni senza affluenza, si trasforma in una città fantasma. A una rotonda incrociamo una signora con un largo cappello bianco che fa autostop. Le diamo un passaggio fino a Carrillo e lei ci intrattiene per più di un’ora in un monologo senza sosta. È una guida turistica, quindi ricambia il favore dandoci informazioni fin troppo dettagliate su tutto.

Sfiniti dalle chiacchiere, ci fermiamo per il classico aperitivo a base di birra, nachos e guacamole a Tulum. Il Diamond K è un gioiellino. Bungalow dalle ampie vetrate che si confondono tra le palme e piante di ogni genere. Sabbia borotalco ovunque e un bar, al limite del mare, con musica di sottofondo e cuscinoni dove accomodarci. Un’acqua dai colori stupefacenti, le palme in riva al mare e pellicani a caccia di cibo. Un sogno.

Facciamo rientro alla nostra casa-tugurio, l’aria è viziata e il caldo è opprimente. Azioniamo il ventilatore e una nuvola di polvere si disperde nella stanza. Questo è il nostro: Bentornati! 😉

Cena a El Muelle, sempre ottimo!

24 dicembre 2014

Giornata di spiaggia a Playa gremita di gente. Per noi che amiamo la pace e il rumore del mare, non è il massimo ma non possiamo lamentarci. È Natale ed è normale che sia così e noi siamo dei privilegiati a poter essere qui…

Stendiamo i parei in uno dei pochi metri liberi, tra le alghe, la gente e gli hotel. Pellicani che rincorrono un pescatore danno spettacolo

Aperitivo al solito Tattoo sulla 5 Avenida, locale frequentato da giovani alla ricerca di un nuovo tatuaggio affogato in litri di birra.

25 dicembre 2014

Giornata a Xp-ha tra Playa e Tulum. Ci piazziamo in prossimità di un bar-ristorante molto fricchettone e con 400 pesos pranziamo e riceviamo due sdraio scalcagnate. Tempo un’ora e la bella e lunga spiaggia diventa meta di decine e decine di famiglie messicane con viveri, sedie, gazebo e borsoni termici che si riversano sulla riva per il pic-nic di Natale. Pensare che avevamo cercato accuratamente una località poco segnalata e poco turistica per evitare la ressa…

Cena all’argentino De Local sulla 5 Ave che tra le sue specialità ha anche… pizza (!!!).

Carne buona e camerieri simpatici. Il Mojito sembra una bevanda ma il resto ci lascia soddisfatti. 650 pesos

26 dicembre 2014

Pur sapendo cosa avremmo trovato ad Akumal, una delle spiagge rese famose dalla presenza delle tartarughe, decidiamo di rischiare. Partiamo presto e il fermento turistico è già presente. Una vera macchina da soldi. Sin dall’entrata veniamo tampinati da chi vuole venderci lo snorkeling con le tartarughe o qualche altra escursione. Un vero girone dantesco. Gruppi di persone, in fila uno dietro l’altro, vengono attrezzati di maschera, boccaglio, pinne e gilet salva gente. Foto di rito, per poi dirigersi con la guida a 100 mt dalla riva, dico 100 mt! Ma serve qualcuno che ti accompagni per fare così poca strada? Mah, misteri umani… Una catena di montaggio così non l’avevo mai vista, giuro! Per il resto, la spiaggia sarebbe anche bella. Solita sabbia bianca e mare cristallino, sporcato da centinaia di persone. La sensazione è di essere a Rimini! Stranamente pochi italiani.

Cena da Regina, in una laterale della 5 Ave. Il ristorantino sarebbe molto carino, un’autentica taverna di pescatori, spartano ma caratteristico, se non fosse per il servizio lento e poco accurato e il camino che rende l’aria irrespirabile dal fumo. 750 pesos.

27 dicembre 2014

Per disintossicarci dalla giornata di ieri, decidiamo di tornare nell’oasi di pace di Tulum. La Rosa del Viento oggi è più popolata e troviamo posto per miracolo. La passeggiata lungo la spiaggia è spettacolare, i kite sfrecciano sulle onde e la brezza rende piacevole la camminata sotto il sole.

28 dicembre 2014

Oggi ci dedichiamo a Cancun dove, nel pomeriggio, dovremo incontrare un’amica locale che si presterà gentilmente a farci fare un tour NON turistico della città.

Cancun si divide in due aree: una situata nella parte continentale, dove c’è la vera e propria città, e l’altra in un’isola lunga 22 km, su cui si estende la zona degli alberghi (zona hotelera). Fino al 1974 Cancún era un’isola deserta e poche persone ne conoscevano l’esistenza. Nata come progetto turistico interamente pianificato, con il passare di pochissimi decenni si è trasformata in una città di tutto rispetto. Basta girarla in macchina per capire le profonde contraddizioni che la caratterizzano: da una parte la zona hotelera con monumentali alberghi fino a 20 piani, discoteche all’avanguardia e opulente residenze per la classe alta della città, dall’altra la zona centrale della città (in cui i quartieri sono definiti con numeri che vanno dall’uno al cinquantuno) dove vive la classe medio alta (direttori di alberghi, di banche ecc.) e poi l’enorme periferia destinata alla classe più umile (composta per lo più dai lavoratori degli alberghi).

Trascorriamo la mattina in spiaggia a Playa Delfines. Se siete stanchi delle solite spiagge affollate, allora Playa Delfines fa al caso vostro. Posta a pochi chilometri da Cancun sulla Boulevard Kukulkan verso l’aeroporto, Playa Delfines è un must delle passeggiate sulla spiaggia. Ha il vantaggio di non trovarsi di fronte ai grandi alberghi e ciò la rende molto ambita perché a Cancun, vi assicuro, trovare una spiaggia libera è veramente un’impresa… Libera assolutamente da tutto: niente chioschi, pochi venditori ambulanti, pochissimi lettini e ombrelloni, niente musica: è la spiaggia ideale per chi desidera vivere una giornata in assoluta tranquillità e godersi il sole fino all’ultimo (altrove scompare un’ora prima dietro ai grattacieli bordo-mare). Pochi turisti e molti messicani… cosa chiedere di meglio!

29/30 dicembre 2014

Gli ultimi due giorni li trascorriamo sulle bellissime spiagge di Cancun, con salti e tuffi tra le onde impazzite e lunghe passeggiate lungo la battigia, in continua contemplazione di un mare turchese dal colore mozzafiato.

La spiaggia di Chac Mool si trova a nord della zona Hotelera. Molto bella ma poco attrezzata, quindi se non volete condividere una palapas (ombrellone di paglia) con qualche rumorosa famiglia messicana, vi conviene equipaggiarvi a dovere.

Attenzione al mare, anche se le onde non sono altissime, le correnti sono molto pericolose. Attenetevi alle indicazioni dei baywatch e non allontanatevi dalla riva. Abbiamo assistito a diversi salvataggi, fortunatamente tutti conclusi bene.

Dopo una giornata di spiaggia, fate un pieno di vitamine al bar vicino all’entrata di Chac Mool.

La nostra vacanza sta per concludersi. Domani ci aspetta il lungo viaggio di ritorno con 5 ore di scalo a New York. La solita tiritera del ritiro bagagli, le lunghe code, il giro al duty free, gli ultimi acquisti.

Di questo viaggio ricorderò i colori e i profumi del Chiapas, la magia delle rovine di Palenque, la pace e la sabbia borotalco di Tulum, l’acqua turchese di Cancun, i nachos con guacamole e birra al Tattoo di Playa, la casa-tugurio che ci ha ospitati con i suoi scarafaggi e i gechi, le ore di macchina a guidare su una strada sempre uguale, i topes e i vibratores, i biscotti Oreo, le vasche sulla 5 Avenida e tanto altro!



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