Il bianco e il blu di Paros, Santorini, Folegandros e Milos

Tra chiesette, mulini a vento, muri a secco e spiagge
Scritto da: gjina
il bianco e il blu di paros, santorini, folegandros e milos
Partenza il: 06/05/2012
Ritorno il: 18/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Dopo tanti viaggi organizzati sulla base delle vostre splendide e utilissime guide, ho deciso questa volta di dare anch’io il mio contributo a questa meravigliosa community, dalla quale ho sempre ricavato ottime informazioni su cose da vedere, percorsi alternativi e posti in cui mangiare. Eccomi qui a raccontarvi quella che ho sempre definito la “vacanza dei miei sogni”, il posto in cui ho desiderato per tanto tempo andare, e quello in cui medito di tornare a vivere magari per qualche mese: le isole Cicladi. Organizzo già a novembre 4 giorni nella sola isola di Santorini (quella da cui sono più attratta in assoluto), con partenza prevista per il mese di luglio. Ma, ben presto, cambio idea assieme al mio ragazzo e decidiamo di sfruttare le nostre ferie di maggio per un tour che tocchi diverse isole oltre alla sola Santorini. Scegliamo maggio come mese per la nostra visita alle Cicladi per evitare appositamente la bolgia di turisti, e goderci quei luoghi con la massima calma e la sensazione di intimità. La nostra scelta si rivelerà azzeccatissima, in quanto maggio regala alle nostre isole già tutto il calore e la luminosità dell’estate. Nel diario che leggerete a breve, ho cercato di imprimere sensazioni ma anche di riassumere suggerimenti concreti per chiunque di voi volesse intraprendere questo magico viaggio nel mondo bianco dalle finestre azzurre.

GIORNO 1: ATENE

Partenza il 6 maggio con volo easyJet e arrivo ad Atene nel pomeriggio. Con l’autobus X96 raggiungiamo la zona del Pireo. Abbiamo prenotato il nostro hotel quì, ritenendolo più comodo per la partenza l’indomani mattina alle 6:30. L’hotel scelto tramite Trip Advisor si chiama Phidias ed è fornito di un ottimo servizio di pick up gatuito da e per il porto: su suggerimento telefonico della receptionist, scendiamo alla fermata predefinita e dopo qualche minuto viene a prenderci un furgoncino per trasferirci in hotel. La struttura è stata rimessa a nuovo da poco: stanze ben arredate e pulite, ottima scelta ad un prezzo economicissimo; decidiamo di confermare l’hotel anche per il giorno di rientro dalle isole. Velocemente ci cambiamo e ci rechiamo in zona portuale per cambiare in biglietti cartacei le prenotazioni on line dei traghetti, e poi diretti alla fermata della metropolitana per raggiungere il cuore di Atene: dal Pireo, prendete la linea 1, scendete a Monastiraki e vi troverete in una deliziosa piazzetta ai piedi dell’acropoli (sebbene alle sue spalle). Da lì partono delle viuzze che vi condurranno nel quartiere della Plaka, pieno di negozi e taverne. Decidiamo di cenare da Tou Psarra, ristorantino con una veranda vista acropoli (anche se sempre di spalle): delle sfoglie al formaggio e ai porri, una moussaka, un souvlaki, un bicchiere di vino e una birra a € 30. Avevo delle perplessità sulla qualità del cibo, trattandosi di un ristorante e non di una classica e più casereccia taverna, ma i piatti che abbiamo gustato hanno smentito qualsiasi dubbio. Dopo cena, di rientro in hotel: l’indomani inizia il viaggio vero e proprio!

GIORNO 2: PAROS

Partenza ore 7:25 con il traghetto della Blue Star Ferries, direzione Paros. Definirlo traghetto è davvero riduttivo: la nave è molto grande e finemente arredata, sembra una mini crociera! Il viaggio dura circa 4 ore e verso le 11:30, finalmente, il ponte della nave inizia ad aprirsi lentamente: stiamo per mettere piede in terra cicladica! L’accoglienza è calorosa: davanti ai nostri occhi tante casette bianche, un sole splendido e un uomo col cartello “pension Sofia” ad attenderci. La pensione Sofia è una bella villetta circondata da tanto verde, appena fuori dalla zona portuale di Parikia (la città principale di Paros). I proprietari sono una simpaticissima coppia di greci, Manolis e Sofia, che si prendono cura della struttura in tutto e per tutto, dandoti costantemente quella sensazione di sentirti a casa tua. Vista la nostra stanza e il nostro balconcino, decidiamo di avventurarci alla scoperta dell’isola e Manolis ci consiglia un posto vicino l’hotel in cui noleggiare un quad. L’ufficio si chiama Kondilis e si trova sulla strada che dal porto prosegue più avanti, lasciandosi il mulino a vento alle spalle e il mare a sinistra, appena dopo un supermercato. Ad accoglierci un ragazzo spagnolo che ci noleggerà un quad 150 a 15 euro al giorno, dandoci anche utili suggerimenti su cosa vedere nell’isola. Piccola parentesi: abbiamo notato quanto disciplinati alla guida siano gli abitanti dell’isola. Nessuno corre per strada o azzarda sorpassi rischiosi… Un vero piacere per la guida! Cartina alla mano, partiamo per la nostra esplorazione, direzione nord. Passiamo dalla spiaggia di Kolimbithres, esploriamo la zona fino ad arrivare alla chiesa di Ag. Ioannis, e poi riprendiamo la strada per Naoussa. Arrivati qui, il deserto attorno a noi: uno splendido paesino sul mare, tutto bianco e blu, immerso nel più totale silenzio della siesta pomeridiana. Piccolo appunto: durante tutta la nostra permanenza sull’isola, abbiamo potuto notare che tutte le attività commerciali (esclusi ovviamente i bar e i ristoranti) rimangono chiuse al pomeriggio fino alle 17/17:30 circa. Ci fermiamo a pranzare da Moschonas, piccolo ristorantino con i tavoli disposti su una piazzetta all’aperto sul mare, e gustiamo delle ottime polpettine di pomodoro e zucchine, un’insalata greca e del pesce fritto, accompagnati da acqua, spendendo la cifra di € 30. Successivamente, ci renderemo conto che in quest’isola si mangia divinamente dappertutto, spendendo delle cifre davvero ragionevoli! Con la pancia a posto per il resto del pomeriggio, torniamo in sella al nostro fidato amico e prendiamo la strada verso est, per poi dirigerci a Lefkes, piccolo paesino dell’entroterra, che mantiene il fascino primitivo. Passeggiatina per i vicoletti deserti, succo d’arancia fresco e via verso Parikia. La strada intorno a noi è tutta aperta campagna, dai colori caldi del giallo e del verde, puntellata quà e là di piccole chiesette dalle cupole blu, costruite dalla gente del posto come altari votivi ad uso personale. Per strada nessuno, la sensazione di avere quell’isola tutta per noi ci fa impazzire e sentiamo di esserne già pazzamente innamorati. Di ritorno in hotel per una doccia e via alla volta della visita della città di Parikia, questa volta immersi in una bella passeggiata a piedi, lungo il porto. Il sole è ancora caldo e alto all’orizzonte, anche se sono le 19:30 passate. I vicoletti del paesino si aprono di fronte a noi e ci inghiottono letteralmente, per poi restituirci alla parte opposta del lungomare, vicino alle rovine del castello e della chiesa adiacente. Decidiamo di mangiare una cosa al volo e tornare con calma in hotel: la giornata è stata lunga e abbiamo un disperato bisogno di riposare.

GIORNO 3: PAROS

Gli uccellini, il gallo e la natura tutta che abita il giardino di villa Sofia ci accolgono in questo nuovo giorno, destinato all’esplorazione della costa est dell’isola. Più confidenti con il nostro mezzo di trasporto, decidiamo di avventurarci nelle stradine sterrate che portano alle varie spiaggette della costa orientale, attraversando un paesaggio di mulini a vento e ancora una volta chiesette bianche e blu sparse quà e là a profusione. Per pranzo ci fermiamo a Piso Livadi, taverna Halaris, che abbiamo letto essere una delle migliori dell’isola. La taverna è la penultima prima di arrivare al molo e le aspettative non vengono di certo smentite: antipastino misto di specialità isolane, pesce grigliato e dolce offerto dalla casa, a prezzi ancora una volta sbalorditivi se confrontati con la nostra penisola (€ 45). Terminato il pranzo, il mio ragazzo decide di voler circumnavigare la collinetta più alta dell’isola, fino a raggiungere l’area delle antenne. La strada è totalmente sterrata, tortuosa e impossibile da percorrere in macchina o motorino, ma la vista è mozzafiato: Antiparos si stende davanti a noi in un mare che ti fa venire voglia di non andare più via. Una volta raggiunte le fantomatiche antenne, decidiamo di prendere l’altra strada che va giù per la collina, passando in mezzo a chiese e monasteri talmente belli da toglierti il fiato. Provo a chiedere di visitare quello di Ag. Theodoron, ma mi dicono che non è possibile, quindi torno in sella alla volta di Petaloudes e la valle delle farfalle. Purtroppo scopriamo che è ancora chiusa, e ci spingiamo poco oltre, verso il monastero di Christou Dasous, che ho letto visitabile dalle sole donne: lo troviamo chiuso ma prendo nota degli orari di apertura. Devo tornarci l’indomani, voglio assolutamente visitarlo. La strada che da Petaloudes ci riporta a Parikia scorre liscia come il vento (e sempre deserta). Stavolta decidiamo di cenare in un ristorantino vicino l’hotel, su consiglio di Manolis: elaea. Peperoni grigliati ripieni di feta e zuppa di cozze: prezzo poco più alto che in qualsiasi taverna, ma gusto altrettanto eccezionale.

GIORNO 4: PAROS

L’ultimo nell’isola… Ahimè… Decidiamo di viverlo al massimo, come i giorni precedenti, e ci dirigiamo verso il monastero che non sono riuscita a visitare il giorno prima. Ma anche stavolta resto delusa: nonostante l’orario sia quello di apertura, il portone è chiuso. Magari è ancora bassa stagione e non si aspettano visite. Decidiamo, perciò, di scendere verso Pounda e prendere il primo traghetto per Antiparos, l’isoletta che sta di fronte alla sorella maggiore. Traversata con mezzo di trasporto annesso, al costo di 8 euro a testa a/r. In sella al nostro quad partiamo per la spiaggia di Agios Georgios, fermandoci prima a visitare le cave: si tratta di un’enorme grotta sotterranea, profonda circa 100 metri, all’interno della quale si possono ammirare stalattiti e opere d’arte realizzate dalla natura nel corso dei millenni. 5 euro a testa per 400 gradini da scendere giù nel cuore della grotta… e da risalire! Stancante ma ne vale la pena! Da quì, diretti poi ad Agios Georgios e, tramite una stradina interna perfettamente asfaltata, verso Livadia, la spiaggia ad est che dicono sia la più bella dell’isola. Non è vero si possa raggiungere solo a piedi, ma benissimo anche in quad o macchina, basta seguire le indicazioni stradali anche se in greco! Bagnetto veloce per il mio fidanzato, per me giusto mezzora di sole, e poi indietro alla volta del paese di Antiparos. Pranzo veloce in un bar, giretto per le vie del paese fino a raggiungere il kastro e di nuovo sul traghetto, per il rientro a Pounda. Da lì, prendiamo la strada che costeggia l’aeroporto, alla ricerca del museo Skorpios: si tratta di un artigiano con la passione del modellismo, che ha realizzato una miriade di velieri oltre che riproduzioni dei monumenti più famosi delle isole Cicladi. Il museo è aperto solo la mattina, ma abbiamo la fortuna di trovarlo aperto nel pomeriggio grazie alla visita di un gruppo organizzato, e ci accodiamo a loro. Di rientro verso Parikia, decidiamo di spingerci fino alla parte nord della strada che costeggia il porto, e ci troviamo davanti a delle spiaggette meravigliose, circondate da acqua cristallina, e arriviamo fino ad un faro. Tornati indietro, decido di farmi lasciare nel paesino di Parikia per un ultimo giro tra i vicoletti in solitudine, in un’unione tra me stessa e il silenzio magico delle sue stradine. Adoro perdermi tra le chiesette e le case della gente, e dopo aver acquistato un piccolo souvenir torno a piedi in hotel. Per la cena seguiamo ancora una volta i suggerimenti di Manolis e ci rechiamo alla taverna Trata, il posto in cui mangio meglio durante tutte le già deliziose pause nell’isola di Paros. Per chi viene dal porto, occorre lasciarsi il mulino alle spalle e il mare a sinistra, procedere per circa 500 metri, e all’altezza del ristorante elea girare a destra, costeggiando l’antico cimitero. La taverna è li di fronte, con i suoi piatti prelibati e i prezzi letteralmente da sballo (€ 52 in due, per una cena luculliana)! A fine cena ci viene pure offerto un dolce tipico, fatto di pasta sfoglia, crema e cannella. E arriva l’ultima notte da trascorrere a villa Sofia, triste per l’imminente partenza. Paros mi è entrata nel cuore con i suoi paesaggi, le sue immense distese dorate, le piccole chiesette di campagna dalle cupole blu e le sue baie. Ma cresce l’entusiasmo tipico dei bambini per quella che sarà, l’indomani, la tappa più attesa di questo tour, quella che non mi fa dormire da tempo per l’emozione: Santorini!

GIORNO 5: SANTORINI

Prime ore della mattina a goderci il giardino di villa Sofia, e poi Manolis ci accompagna al porto, dove il traghetto della Blue Star Ferries ci aspetta alla volta della nostra isola vulcanica. Alle 15:15 circa, il traghetto entra dentro la caldera, affiancandosi a navi da crociera ormeggiate, dandoci una veduta dal basso dei paesini arroccati in cima all’isola: mi sembra di osservare delle montagne dalle cime innevate, con tutto quel bianco che dalla vetta del cratere si spinge poco oltre, verso il mare. Sono emozionantissima. Il ponte della nave si apre: davanti ai nostri occhi letteralmente una montagna. È il profilo roccioso dell’isola, la parete interna di quello che secoli fa era un vulcano. L’atmosfera è strana e la sensazione che mi assale nell’immediato è quella di inquietudine. L’isola mi sembra tutto a un tratto austera, sembra quasi inghiottire tutto ciò che navighi nel suo mare blu, in quella ferita aperta millenni fa da una catastrofica esplosione vulcanica. Scesi dalla nave ci dirigiamo in un ufficio di fronte, per noleggiare un mezzo: si chiama Drossos, e ci è stato consigliato dalla persona che gestisce il b&b in cui alloggeremo. L’uomo che ci accoglie al banco ci propone inizialmente una skoda a 25 euro al giorno (prezzi scontati per il periodo di bassa stagione), ma noi vorremmo provare la smart crossblade che abbiamo visto qualche giorno prima a Paros: è una Smart senza tetto né parabrezza, e con due barre laterali sollevabili al posto delle porte. Ci fa un prezzo davvero stracciato, dai 70 euro al giorno di listino scende a 40, ma dice che sarà disponibile per il giorno dopo, così decidiamo di noleggiare un buggy per il resto della giornata. Ci organizza un pick up gratuito dal porto fino all’altro ufficio di Oìa, dove ritireremo il mezzo. La professionalità nell’ufficio Drossos di Oìa si rivela ben presto differente rispetto a quella dei colleghi del porto: ci danno un buggy che subito dopo scopriremo non avere nè frecce funzionanti nè freno a mano… Riuscite bene a immaginare cosa significhi non avere il freno a mano in un’isola come santorini, tutta salite e discese…. La loro risposta? “Beh, è roba cinese”… No comment… Ci avviamo verso il nostro hotel, Villa Anemoessa, situato a Finikia, un villaggio poco fuori dal centro di Oìa (che risulta raggiungibile a piedi attraverso una passeggiata di 10 minuti). Ad accoglierci la splendida Irini, che ci fornisce di mappe e preziosi suggerimenti sui posti da vedere e, naturalmente, su ristoranti e taverne… Ormai l’avrete capito che una delle nostre attività preferite è il mangiare! Svelti sul nostro buggy ci dirigiamo a far benzina al primo distributore, sulla strada per Imerovigli, e poi, percorrendo le strade della costa nord orientale, nuovamente indietro verso Oìa a godere del suo famoso tramonto. Parcheggiamo in uno dei tanti spiazzi pubblici (a maggio si trova ancora posto, anche se non così facilmente… non oso immaginare d’estate) e via verso il Castello, uno dei punti più panoramici di tutta l’isola per godere di un tramonto che illumini a sinistra l’isola di Thirasia, a destra i mulini a vento di Oìa e in basso la piccola baia di Amoudi. Tanta gente intorno a noi, sulle mura del vecchio castello e sui terrazzi dei bar e delle case di Oìa, pronti per applaudire a questo spettacolo della natura. Purtroppo il cielo è leggermente velato, quindi il nostro primo tramonto non sarà così indimenticabile. Indimenticabili sono, invece, gli scorci delle cupole blu e delle casette bianche che si possono scorgere dai vari vicoletti, e la vista delle piscine tutte illuminate dei bei resort che popolano la suggestiva Oìa. Decidiamo di soffermarci qui per cena, per gustare la vista del paese che piano piano si accende dalla terrazza del ristorante Skala, uno di quelli che troverete nella via principale. Prezzi non altissimi per un ristorante con vista caldera: una moussaka, una sfoglia di melanzane, un souvlaki e un pollo in salsa, accompagnati da vino, acqua e un immancabile mythos a € 45. Ovviamente, la filosofia del cibo a Santorini è diversa da quella di Paros: posti meno autentici e meno caserecci con prezzi decisamente più elevati. Dopo cena, dirigendoci verso il parcheggio, notiamo l’ufficio Drossos ancora aperto. Chiediamo se sia già disponibile la Smart crossblade, per evitare di tornare il giorno dopo, e ci mettono subito le chiavi in mano. Il problema è che il tizio, ancora una volta poco gentile, ci fa intuire che la macchina non possa essere disponibile al prezzo pattuito col collega al porto: 40 euro al giorno sono troppo poche per lui, così ci propone di tenerla solo per un giorno e tornare la sera successiva, quando avesse concordato con gli altri colleghi il prezzo da imporre. Ci rifiutiamo, in quanto abbiamo già pagato al collega del porto il prezzo del noleggio per l’intero soggiorno e non abbiamo intenzione di rivedere gli accordi presi. Così, di malavoglia, ci lascia andar via con la nostra nuova macchinina tutta scoperta, fantastica per le scorrazzate giornaliere ma non molto ideale per le ventose serate di santorini… Intanto, una leggera foschia avvolge tutta la caldera e il suo mare nero, e la sensazione che mi pervade, mentre tutto intorno si fa buio, è nuovamente quella strana inquietudine. Questa sensazione non mi abbandonerà mai per tutto il mio soggiorno sull’isola, dandomi un pizzico di delusione per delle aspettative in parte tradite: quella che doveva essere l’isola dei miei sogni si rivela, invece, portatrice di vibrazioni molto diverse da quelle regalatemi dalla ridente Paros.

GIORNO 6: SANTORINI

La giornata di oggi è dedicata all’esplorazione della parte meridionale dell’isola, con la visita al sito archeologico di Ancient Thira e la vicina Akrotiri. La prima è raggiungibile in macchina su per un sentiero asfaltato e tortuoso; per i più temerari, il sentiero è percorribile anche a piedi. Una volta arrivati a quella che sembra la cima del sentiero, si paga il biglietto d’ingresso (2 euro a persona) e si inizia la vera e propria salita per il sito storico dell’antica città, che vi regalerà emozioni di qualsiasi tipo: dalla vista delle rovine di chiese, agorà e antiche dimore al paesaggio che domina tutto il mar Egeo e le baie di Perissa e Kamari. Il sito è un vero e proprio museo a cielo aperto, visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì, fino alle 14:30. Diverso il contesto di Akrotiri, altro sito archeologico di importanza storica dell’isola, dove dimore e perfino suppellettili di vita quotidiana sono state rinvenute in perfetto stato di conservazione ma, proprio per garantirne la tutela più totale, attorno all’intero sito è stata eretta una struttura con tettoia che trasforma il sito in un contesto circoscritto e visitabile da appositi percorsi in passerella, come se ci si trovasse in un museo al chiuso. Il sito è visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì, fino alle 17. Terminata la mattinata dedicata all’antichità, decidiamo di seguire i consigli di altri turisti per caso, e da Akrotiri ci spingiamo nel punto più a sud ovest dell’isola, dove c’è un faro e due trattorie a conduzione familiare lungo la strada per arrivarci. Ci fermiamo nell’ultima, prima di raggiungere il faro, “da Georgis”, il cui cartello recita la presenza di pesce fresco. Peperoni fritti, polpette di carne, polpette di pomodoro, patatine e triglie alla griglia, a € 32. Placata la nostra fame, percorriamo a ritroso la strada verso Akrotiri e proseguiamo più avanti a destra per Emporio, piccolo villaggio tradizionale, di poche case e nessun negozio di souvenir. Appena ripresa la strada che risale verso Thira, svoltiamo a sinistra in una stradina che porta a dei mulini a vento, di cui solo uno risulta in un discreto stato di conservazione. La vista da lì, comunque, merita. Proseguendo verso Thira, svoltiamo poi a desta per Pyrgos, altro paesino tradizionale. Quì una vecchina greca mi chiede di aiutarla per scendere una rampa di scale, e finisce che l’accompagniamo lungo un pezzetto di paese, fino ad un bar, dove mi dona il piccolo ramoscello di geranio rosa che tiene in mano. Lo custodiscò gelosamente tra le pagine del libro che ho portato con me, per farlo appassire e averlo per sempre come ricordo. A Pyrgos visitiamo il castello, ma siamo circondati di turisti: pur essendo maggio, Santorini è comunque tanto visitata, complici le numerose navi da crociera che ogni giorno vi fanno scalo. Ci manca quell’intimità di Paros, e pensiamo comunque di aver indovinato il periodo più adatto per visitare le isole, potendo solo immaginare il trambusto santoriniano in piena estate. Passaggio veloce da Oìa, stavolta dalla parte dei suoi mulini, ma cielo troppo grigio per poter gustare di uno splendido tramonto; quindi stop in hotel per una doccia e una cena veloce, e poi giù alla baia di Amoudi per ammirare Oìa tutta illuminata, dal basso. Ma, delusione: da Amoudi non si scorge se non un piccolo scorcio di Oìa, quindi torniamo indietro decisi a riposare un pò di più, essendo la mia sveglia naturale suonata molto presto questa mattina.

GIORNO 7: SANTORINI

Ultimo giorno a Santorini, e decidiamo di dedicarlo a ciò che ci manca da visitare dell’isola: Thira, Firostefani e Imerovigli. Per le gite di cui ho letto negli altri racconti, come quella al vulcano, non abbiamo avuto tempo, né maggio rappresenta proprio la stagione adatta per fare un bagno nelle acque fredde dell’egeo. Per quanto riguarda la cena sul veliero al tramonto, per vedere anche Oìa da sotto… beh, se avete tempo potrebbe sicuramente essere molto interessante, altrimenti la vista dell’isola che si ha entrando nella caldera con il traghetto ne rende piena giustizia. Thira: grossa delusione! Affollata di turisti e negozi di souvenir (in cui probabilmente si acquista a prezzi più bassi che da altre parti), non ha nulla, ai miei occhi, del fascino di Oìa. Proviamo la discesa a piedi verso il suo porticciolo, e una volta lì troviamo atrettanti bar e ristoranti iper turistici, quindi decidiamo di risalire, stavolta in groppa ad un asinello. La condizione in cui tengono questi animali lungo la stradina per il porto è deplorevole, sono tutti lì ammassati gli uni accanto agli altri, senza alcuno spazio vitale. Per questo, durante la risalita, decido di rispettare al massimo il mio “destriero”, facendogli fare tutte le pause che merita, lasciando lui a riposare e me a godere della splendida visuale attorno. Acquistato, di rito, il pelouche dell’asinello che diventerà la mascotte della nostra vacanza, proseguiamo verso Firostefani, uno dei punti più panoramici dell’isola. Facciamo un giro a piedi per la stradina principale e poi, in preda ai morsi della fame, alla ricerca della suggeritaci taverna Kritikos: giù da Thira seguendo la strada per l’aeroporto, arrivati a Messaria girate a sinistra, e poi subito a destra, seguendo le indicazioni del Wine Museum. Superate il Museum e sulla sinistra vi troverete questa piccola trattoria sulla strada, con una verandina, frequentata da soli greci. Molto cheap e specializzata in carne alla griglia (€ 25 in due), all’esterno la sua locandina recita “XL sizes, XS prices”. Soddisfatti, ci avviamo nuovamente verso Imerovigli, la cui vista mi lascia senza parole. Alla sua destra si osserva Oìa e alla sua sinistra Firostefani e Thira, in un groviglio di case e vicoli bianchi, con piscine a terrazza sul mare. Penso sia splendido percorrere il sentiero a piedi che parte da lì e raggiunge Thira, ma nuovamente prevale l’ottimizzazione delle attività da fare in funzione del tempo ormai rimasto. Torniamo così in hotel, ci godiamo un’ora di sole a bordo piscina, e poi nuovamente alla volta di Oìa: stasera il tramonto si prospetta spettacolare… E così è, ma ovviamente non solo per noi. Torniamo al castello, ma troupe di fotografi ci impediscono di stazionare lì: il sole promette uno spettacolo senza precedenti per non approfittarne e girare scene di film o servizi fotografici… Così, saliamo sul tetto di una casetta vicino al castello e stazioniamo accanto ad una coppia di olandesi per gustarci il saluto che l’isola ha in serbo per noi, prima della nostra partenza. Ricambiato questo regalo con un lungo applauso, torniamo verso Imerovigli: voglio scattare delle foto da lì verso Firostefani e Thira illuminate a presepe, così scegliamo il Blue Note per una cena su terrazzo con vista caldera (prezzi altini ma non proibitivi: € 40 in due, e una pasta fatta in casa molto buona), e subito dopo troviamo il nostro angolo dal quale goderci la vista delle lucine lontane. Il momento valigia è arrivato, e con esso la solita tristezza. Santorini mi ha un pò delusa, anni luce lontana dalla maggiore autenticità di Paros o Folegandros. Ma i tramonti Oìa e gli scorci di Imerovigli mi si sono impressi nel cuore…

GIORNI 8 e 9: FOLEGANDROS

È arrivato il momento di andar via… Gli ultimi saluti alla fantastica Irini e giù verso il porto, per riconsegnare la nostra macchina. Il traghetto della Nel Lines spunta all’orizzonte: sono le 9 del mattino, è ora di imbarcarsi per una nuova esperienza. Stavolta il nostro viaggio sarà su una nave più simile ad un traghetto vero e proprio, ma dotato comunque di comode poltrone e ogni comfort. Una raccomandazione: qualora doveste prenotare in anticipo sul web i biglietti per i traghetti, come abbiamo fatto noi, controllate sempre sul sito della compagnia qualche giorno prima gli orari di partenza aggiornati, dal momento che talvolta possono ritardare un pò o tagliare delle fermate di mezzo e quindi anticipare il vostro arrivo sull’isola cui siete diretti. Solito ponte che si abbassa, e di fronte ai nostri occhi uno spettacolo della natura: un’isola rocciosa come Santorini, ma tanto tanto più “sorridente”, ricolma di vegetazione e tanto calore. La sensazione che mi assale è la stessa che mi ha accolta al mio arrivo a Paros, e l’inquietudine di Santorini svanisce nel giro di pochi minuti. Ad attenderci al porto, Yiannis e il furgoncino dell’hotel Provalma, spettacolari studios situati ad Ano Meria, con vista dall’alto sull’egeo e sulla chora. Appena arrivati in camera, io inizio a sistemare i bagagli e il mio ragazzo va in città accompagnato da Yiannis, per noleggiare un mezzo: sulla strada dal porto ad Ano Meria realizziamo subito quanto il quad si riveli il mezzo più adatto anche su quest’isola. Purtroppo il prezzo non é quello di Paros, ma i giorni di noleggio sono solo due, quindi il nostro nuovo compagno di avventura sarà nuovamente un kimco 150 a 25 euro al giorno (nessuno sconto dovuto alla bassa stagione). Altra curiosità: leggevo in un altro diario di viaggio che a Folegandros nessuno consegna gratuitamente delle mappe per girare l’isola, e confermo a pieno! Abbiamo acquistato una mappa al costo di 3 euro presso un mini market a Chora, ma più per lo sfizio di aggiungerla alla nostra collezione di viaggio, piuttosto che per scoprire su quali itinerari avventurarci: l’isola, infatti, si snoda intorno ad un’unica via principale, dal porto ad Ano Meria, e qualche stradina laterale, senza sbocco, e percorribile solo se in possesso di quad e di guidatore provetto. Sono i sentieri che conducono alle baie dell’isola, che lambiscono un mare dai colori imbarazzanti per la loro bellezza. A nord, oltrepassato il villaggio di Ano Meria, e avventuratici giù per le stradine sterrate, le baie di Ag. Georgios, Lygaria e quella di Ambeli regalano panorami mozzafiato, con chiesette che spuntano dal nulla in cima alle collinette, e tutt’intorno campi terrazzati e muretti a secco. Ovunque, casette diroccate trasformate in ovili improvvisati, e capre e asinelli che pascolano in libertà o quasi, con le zampe legate affinché non possano allontanarsi di tanto dal controllo del loro pastore: quì sembra che il fulcro dell’economia sia proprio la pastorizia, e gli animali da pascolo sono una fonte di ricchezza immane per gli abitanti dei villaggi come Ano Meria, piccolo borgo rurale composto da pochissime case, un forno tradizionale, una casa/museo del folklore e tre taverne, e nelle cui strade gli unici mezzi in cui vi imbatterete saranno gli asinelli carichi di merci o il vecchio autobus che parte dal porto e attraversa tutta l’isola nella sua lunghezza (circa 14 km). Ad Ano Meria ci si sente immersi in un’atmosfera di autenticità, quello è il modo in cui vivono i 400 abitanti greci dell’isola, e se vi fermerete alla taverna Mimis avrete anche l’opportunità di assaggiare piatti tipici della tradizione locale ad un prezzo adatto a tutte le tasche (€ 23). Dopo aver calpestato il palcoscenico della teatrale Santorini, siamo nuovamente immersi in una realtà fatta di verità, tradizioni e folklore, quella del cibo semplice e del vino locale, di un inglese masticato, sebbene a strascichi, anche dagli anziani locandieri che con un sorriso ti offrono orgogliosi, a fine pasto, un assaggio di dolce locale. Ovviamente i vecchietti dei paesi fuori dalla Chora hanno nei loro occhi la diffidenza legata alla figura di un turista che invade la loro piccolissima realtà, soprattutto quando ti vedono in sella ad un rumorosissimo quad che disturba la quiete del loro villaggio, ma con un “kalimera” o “yasas” che sia, conquisterete generalmente la loro fiducia. La Chora è il villaggio principale dell’isola, ricolmo di chiesette, vicoli e case dalle finestre e porte blu, verdi e rosse, incorniciate dal profumo di rose, gerani e gelsomini. La vita si riunisce nelle tre piazzette centrali, che accolgono indigeni e turisti nei salottini fatti di sedie colorate, sotto i pergolati di taverne, caffè e ristoranti. Qualsiasi momento sembra quello giusto per la gente della Chora per rifornirsi di scorte nei piccoli market, salutare la vicina che lavora al forno, rinfrescarsi e giocare a carte fra amici nei tavolini di un bar e salutare con un sorriso il tuo passaggio e la tua sosta in taverne come To Sik (o, anche, Chic), Spitiko o Asigritos. Dalle stradine dietro al vecchio kastro, ormai quartiere residenziale, parte il sentiero percorribile solo a piedi e diretto alla chiesa della Panaghia, mentre dalla parte opposta del paese si aprono dei sentieri sterrati (percorribili in quad, ma con molta attenzione) che conducono alla chiesa di Ag. Eleftherios, in alto vicino alle antenne, a quella di Ag. Nikolaos, ormai trasformata in ovile, e a quella di Evangelistria. Se volete un tratto di mare raggiungibile con un mezzo motorizzato e senza troppa fatica, la baia di Angali fa al caso vostro. Porticciolo intimo e riservato, con due taverne sulla spiaggia: non ci abbiamo mai mangiato, ma penso proprio abbiano del buon pesce fresco. Il nostro soggiorno a Folegandros scorre, dunque, così, tra paesaggi e vicoli, immerso in una calma totale e volge pian pianino verso il termine, anticipato di qualche ora a causa di una notte ventosa che ha portato mare molto grosso. Il telefono suona alle 8:30 del mattino e l’agenzia locale Diaplous ci avvisa con molta professionalità e tempismo che la nave veloce seajets delle 13:15 è stata cancellata, e al suo posto partirà un traghetto più robusto (ma ovviamente più lento) alle 10. Il vento che fuori spazza ogni cosa sta portando via anche noi troppo velocemente da quest’isola, direzione Milos… Ahimè ultima tappa 🙁

GIORNO 10: MILOS

Il traghetto Ag. Georgis che viene a recuperarci nella ventosa Folegandros porta un pò di ritardo, a causa delle non ottime condizioni di navigazione. Approdiamo, così, a Milos intorno alle 13:30, e troviamo ad attenderci Nancy dell’hotel Psaravolada. Lei stessa ci accompagna a noleggiare una macchina nell’ufficio di fronte al porto, che è anche un’agenzia viaggi (Sun Sophia). Lì ci confermano che la seajets, purtroppo, è avvezza a cancellare i propri transfer in presenza di mare grosso, per cui chiediamo loro di avvisarci nel caso si presenti questa possibilità il nostro ultimo giorno di soggiorno sull’isola. Milos si presenta abbastanza brulla ai nostri occhi, immersa in un paesaggio collinare di strade prevalentemente sterrate: considerate che soltanto la parte a destra (la nord est) dell’isola è popolata da abitazioni e locali, ed è pertanto servita da una rete stradale. La parte ad ovest è totalmente disabitata, e servita soltanto da percorsi sterrati. Decidiamo, comunque, di avventurarci alla scoperta di quanto più possibile nei nostri prossimi 3 giorni, contemplando anche una visita alla parte disabitata dell’isola, e noleggiamo pertanto una piccola jeep al prezzo di 40€ al giorno. Paghiamo, intanto, i primi due giorni di noleggio e per il terzo si vedrà, a seconda della nave che riprenderemo per tornare al Pireo. Accompagnati da Nancy, ci dirigiamo immediatamente in hotel (anch’esso in una stradina sterrata del sud dell’isola, vicino a Kyriaki) e lì, accolti dalla splendida Dimitri, prendiamo quante più informazioni possibili sui posti da vedere. Cartina alla mano, decidiamo di dedicare ciò che resta della giornata (tutto il primo pomeriggio) alla visita della parte ovest dell’isola, in modo da avere un’altra giornata piena per la visita alle spiagge più belle e ai borghi più caratteristici dell’isola. I piani per il nostro terzo giorno li lasciamo in sospeso in funzione del traghetto. Sosta a Zefiria per un pranzetto veloce da Petrino (proprio di fronte la chiesa ortodossa), e via verso Agia Marina, ultimo tratto di strada asfaltato prima di addentrarci nei sentieri su per la collina. Se progettate una gita da quelle parti, ricordate che non ci sono nè bar nè negozietti in cui rifocillarvi, quindi portate dietro tutto ciò che potrebbe servirvi, in base alle vostre esigenze. Lo scenario che si apre davanti ai vostri occhi è comunque suggestivo: percorrendo i sentieri attorno al monte Profitis Ilias (quello con le antenne in cima.. non chiedetemi il perché di questa fissazione del mio ragazzo durante la vacanza!), attraverserete anche le miniere dell’isola, e la roccia cambierà più volte colore davanti ai vostri occhi, passando dal rossiccio sulfureo al bianco più candido. Tutt’intorno, tante caprette saltellanti, un panoramico scorcio della caldera con la Plaka nello sfondo e… nulla più! Se avete tempo, e soprattutto voglia di camminare, nel punto più a sud ovest dell’isola troverete la spiaggia di Kleftiko, che dicono sia una delle più belle dell’isola, raggiungibile solo via barca da Adamas (il porto principale dell’isola) o percorrendo un sentiero a piedi. Tenete a mente che le indicazioni stradali in tutta l’isola sono generalmente pessime, e la maggior parte dei cartelli sono scritti in greco, quindi occhio vigile sempre! Sulla strada del ritorno siamo saliti su fino alla Plaka: a differenza degli altri villaggi visitati nelle precedenti isole, ci siamo trovati di fronte ad un dedalo di viuzze percorribili anche in automobile, in corsie larghe poco più di una macchina, ma percorribili a doppio senso, e salite ripide tra le abitazioni: scarsa la segnaletica in merito ai parcheggi o alle direzioni da prendere, quindi più volte ci siamo trovati in vie senza uscita (praticamente a casa delle persone!), rimpiangendo i bei centri pedonali della Chora delle altre isole. Noi abbiamo trovato un piccolo parcheggio in alto alla Plaka, vicino al castello, e lasciata la jeep li, ci siamo diretti su in cima al castello per godere dello spettacolo del tramonto. Lungo la salita affiancherete due chiesette piccole, una chiesa più grande, dal mosaico in pietra esterno, fino a giungere in cima al kastro, dove troverete un’altra chiesa, quella che domina tutta la Plaka, e che si vede anche avvicinando le coste dell’isola in barca. Purtroppo non ricordo i nomi delle chiese, ma non potrete sbagliarvi. Il panorama da lì è suggestivo, si vede il sole tramontare a picco sul mare, in un gioco di ombre con il campanile della chiesa sottostante. Bello sicuramente, ma tanto tanto ventoso: il forte vento che soffia da sud non ci ha abbandonato per tutta la giornata (e lo ritroveremo anche nei giorni successivi), e ci costringe a scendere giù verso la Plaka prima che lo spettacolo del tramonto termini del tutto. Giunti al parcheggio, propongo un giro veloce per i vicoli del paese, ma la stanchezza pende il sopravvento: la mia resta una semplice proposta, rinviata al giorno successivo, a favore di una doccia e una cena in hotel, prima di andare a dormire.

GIORNO 11: MILOS

Sveglia alla solita ora, ma la stanchezza dei giorni di vacanza precedenti inizia a farsi sentire notevolmente: abbiamo vissuto ogni singolo istante al massimo, sfruttando tutto il tempo possibile per conoscere ogni angolo più recondito delle isole precedenti, assetati da una curiosità e uno stupore tutto nuovo, ma adesso sentiamo il bisogno di allentare un pò. Oltre a ciò, sento leggermente scemare il mio entusiasmo: mi sembra di trovarmi in un’isola che di greco abbia poco… O, almeno, di quel greco che fa di un’isola cicladica un’oasi a parte rispetto alla seppur maestosa Atene: poche le abitazioni dal bianco candido e le finestre azzurre, molte le opere edilizie non terminate, totale assenza di asinelli in circolazione, niente vicoli suggestivi, niente distese di campagne puntellate da chiesette. Insomma, l’isola è immersa in una “modernità” dal sapore decisamente poco cicladico, una realtà dei giorni nostri, niente atmosfera sospesa in altri tempi, niente scorci di vita rurale. Milos è autentica nel suo vivere moderno, nella ciminiera della sua centrale di energia elettrica che guarda al porto, ma è un’autenticità che poco aggiunge alla mia curiosità e alla mia voglia di esplorazione. Non so, dunque, se sia più per la stanchezza crescente o per una riduzione dell’entusiasmo, percorro i vicoli della Plaka senza addentrarmi nella sua “anima” fino in fondo e mi basta un semplice giro in macchina tra le viuzze della vicina Tripiti per placare la mia voglia di visitarla a piedi. Suggestiva, invece, la visita a Klima, borgo di pescatori a sud della Plaka, che mette in bella mostra i suoi coloratissimi syrmata, piccoli garage al piano terra delle abitazioni, utilizzati come rimesse per le barche dei pescatori. Ci sarebbe piaciuto pranzare lì sul posto, in qualche taverna gestita da pescatori, e godere della soddisfazione di un pesce appena pescato, ma a Klima ci sono solo abitazioni, peraltro disabitate almeno in questo periodo dell’anno. Perciò, guidati dalla voglia di pesce fresco, non esattamente il fulcro della cucina di Milos, ci dirigiamo verso il villaggio di Pollonia, secondo porto dell’isola, un agglomerato di casette abbastanza tranquillo e tradizionale, e ci soffermiamo alla taverna Armenaki, gustando uno dei pasti più buoni in assoluto durante la nostra vacanza: pesce freschissimo, prezzi non esorbitanti (€ 41 per un piatto di fasolari crudi, delle uova di pesce crude condite con limone e olio, un piatto di gamberi al tegamino con feta, pomodoro e vino rosso, un piatto di sardine grigliate, un bicchiere di vino bianco e acqua). Porzioni molto abbondanti, sorbetto finale offerto dalla casa e un servizio impeccabile. Il ragazzo che ci ha servito ai tavoli parlava un italiano eccellente, e ci ha consigliato di cancellare un altro piatto che avevamo preso, perché sarebbe stato troppo… Forse ad eccezione della più turistica Santorini, lo spirito imprenditoriale dei ristoratori incontrati su queste isole è davvero eccellente: raramente ti imbatti in chi abbia voglia di truffare il turista (come potrebbe, invece, accadervi nelle agenzie di noleggio quad e automobili), la loro priorità è quella di servirti in maniera impeccabile, destreggiandosi anche nella tua lingua, offrendoti sempre il dolce a fine pasto e regalandoti il gusto di un ottimo pranzo o cena e la voglia di tornare. Un discorso a parte meritano le spiagge dell’isola, o almeno le poche che abbiamo visitato: a causa della sua formazione rocciosa, Milos accoglie al suo interno baie dal fascino indescrivibile, lambite da acqua cristallina. Basti pensare a Papafragas, un’insenatura ai piedi delle rovine del vecchio insediamento di Filakopi, o alle spiagge di Paxaina e Mytakas (anche in quest’ultima potrete ammirare i syrmata del piccolo villaggio di pescatori). Ma su tutte splende incontrastata la baia di Sarakiniko, una piccola lingua di sabbia e acqua cristallina incastonata tra le rocce di un bianco lunare. Per il tramonto decidiamo di trovare il monastero abbandonato ai pressi di Agia Marina, dal quale si dice si goda di uno dei tramonti più belli dell’isola. Ma probabilmente arriviamo troppo tardi per poterne ammirare lo splendore, dal momento che il sole è già basso dietro le colline e lo spettacolo sembra già svanito. Ci dirigiamo, quindi, verso Adamas ad acquistare qualche souvenir e poi a cena da O Xamos, poco più avanti di Adamas, sulla strada che va verso il sud dell’isola. Abbiamo letto di questo locale da più parti e decidiamo di provarlo: troviamo tutto ciò che qualcun’altro ha ampiamente decantato, tazze di coccio, sacca di tela con le posate da appendere alla sedia, menù scritto a mano in varie lingue (tra cui l’italiano) e dei piatti davvero gustosi. Neanche a dirlo, servizio eccellente e dolcetto a fine pasto. La giornata è stata poco ventosa rispetto alla precedente, ma adesso il vento inizia a soffiare nuovamente più forte. Sono pensierosa per l’indomani, per il nostro traghetto…

GIORNO 12: MILOS-PIREO

Il vento soffia forte già dalla mattina, chiediamo informazioni sul nostro traghetto della seajet ma è ancora troppo presto per sapere se lo cancelleranno o no. Decidiamo, allora, di non rischiare e prenotiamo due posti sulla Ag. Georgis, la cui partenza è prevista per le 12:45 e il tempo di traversata pari a 7 ore… Stavolta non riusciremo ad ottenere indietro l’intero importo dalla seajet, dal momento che non si sa ancora se la traversata verrà cancellata o meno, ma con il 50% di rimborso compriamo gli altri due posti in prima fila per la traversata infinita… Qualora dovessi riprogrammare una vacanza di questo genere, cercherò di evitare da principio le navi super veloci, a causa della loro inaffidabilità operativa, optando già in partenza per le più lenti ma affidabili navi traghetto. Ancora una volta, dovremo lasciare prima del previsto l’isola in cui ci troviamo, ma non essendoci innamorati particolarmente di Milos, la cosa non ci affligge notevolmente. Cerchiamo di sfruttare al meglio le due ore che ci restano prima del traghetto, e optiamo per una visita al Milos Mining Museum e, successivamente, una scappata al porto di Mandrakia, restituendo la macchina in tempo entro le 48 ore già saldate. La nave che ci porterà via da questa splendida vacanza è già all’orizzonte, e le Cicladi sembrano già un lontanissimo ricordo. Qualche lacrimuccia e via a bordo della traversata infinita, destinazione ultima notte al Pireo per il volo di rientro dell’indomani.

Una piccola nota finale vorrei riservarla all’aspetto economico della vacanza: credevo che le isole Cicladi fossero molto costose e inaffrontabili. In realtà, siamo riusciti a pianificare un tour indimenticabile mantenendo piuttosto basso il badget di spesa: per 12 giorni, abbiamo speso 1200 euro a testa, comprensivi di tutto (voli, traghetti, hotel, noleggi e spese extra di cibo). Ma, come avrete potuto leggere, abbiamo scelto di soggiornare in strutture piuttosto eleganti e ci siamo permessi il lusso di un pranzo e una cena fuori quasi ogni giorno. Volendo, quindi, risparmiare notevolmente è possibile progettare lo stesso tour spendendo ancora meno dei 100 euro al giorno nostri.

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Il bianco e il blu di Paros, Santorini, Folegandros e Milos

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